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ENG. In the wake of the studies on the binomial ‘cultural heritage-well/being’, the 2021 CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, established by the PhD in Sciences of Cultural Heritage and Production of the University... more
ENG. In the wake of the studies on the binomial ‘cultural heritage-well/being’, the 2021 CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, established by the PhD in Sciences of Cultural Heritage and Production of the University of Catania) team edited the volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023), which collects the contributions of the conference held in 2021, triggered by the outbreak of the crisis of COVID-19.

How and at what levels does the cultural heritage produce well-being in the present? What actions and methodologies can be put in place to trigger practices of active involvement? Which collaborations make it possible to overcome systemic obstacles? Which tools are best suited to evaluate efficiency and effectiveness?

The papers published here are arranged according to three thematic sessions, i.e. ‘Memory’, ‘Perception’, and ‘Research-Actions’ in which several contributions have highlighted: the physical, psychological and social-based foundations that the enjoyment of cultural heritage and arts exerts on people, groups, and different communities; the role of information and communication technologies; and, the importance of researches on the cultural heritage management developing a wide range of SDGs’ 2030 Agenda.

The volume is opened with a foreword by the editors, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello and Giovanna Santaera, and a special feature by one of the keynote speakers, Peppino Ortoleva (media theorist and historian) on "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".

ITA. All’interno degli studi sul binomio ‘patrimonio culturale-benessere’, l’edizione 2021 del convegno di CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, fondato dal dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania) ha raccolto nel volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023) alcuni contributi della conferenza, svoltasi durante lo scoppio della pandemia da COVID-19.

Come e a quali livelli il patrimonio culturale produce benessere nel presente? Quali azioni e metodologie possono essere adottate per attivare pratiche di coinvolgimento attivo? Quali collaborazioni rendono possibile superare gli ostacoli sistemici? Quali strumenti sono più adatti per valutare l’efficienza e l’efficacia?

I saggi, in inglese e italiano, sono legati ai tre temi delle sessioni (‘Memoria’, ‘Percezione’ e ‘Ricerca-azione’) in cui diversi contributi hanno evidenziato: i fondamenti fisici, psicologici e sociali per cui la partecipazione e condivisione del patrimonio culturale e delle arti esercita sulle persone, i gruppi e differenti comunità; il ruolo dell’informazione e delle tecnologie della comunicazione, e, l’importanza delle ricerche sul management del patrimonio culturale sviluppando molti dei punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Il volume è introdotto da una prefazione dei curatori, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello e Giovanna Santaera, e dallo speciale di uno dei keynote, Peppino Ortoleva (teorico e storico dei media) su "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".
Voce nel volume alfabetico dedicato a Goliarda Sapienza sul motivo del filo nell'opera della scrittrice e attrice a partire dall'analisi dello spettacolo intermediale "Io ho fatto tutto questo" di Maria Arena (2012).
Con la Sicilia all’addritta (1958) i fratelli Taviani – ricorrendo al racconto in primo piano del cantore siciliano, Ignazio Buttitta, e a partire da raffigurazioni disegnate e poi da immagini di vario tipo (riprese, fotografie,... more
Con la Sicilia all’addritta (1958) i fratelli Taviani – ricorrendo al racconto in primo piano del cantore siciliano, Ignazio Buttitta, e a partire da raffigurazioni disegnate e poi da immagini di vario tipo (riprese, fotografie, iscrizioni, didascalie e giornali) – muovono la camera in Sicilia fra paesi, campagne e scuole in degrado fino agli spazi della politica siciliana interni ed esterni. Raccontano così come le potenzialità e ambiguità di un tempo e un luogo emergano dalle (im)posture fisse e dai ‘movimenti’ tanto dei corpi sociali che dei «mangiuna di intra e di fora». Allo stesso modo pochi anni dopo con il mediometraggio Con il cuore fermo, Sicilia (1965) ¬¬– nato dopo il progetto di un primo lungometraggio immediatamente bloccato – Mingozzi realizza un’inchiesta, un saggio ‘fisico-poetico’ inframezzato da scatti fotografici che esplora il paesaggio rurale, minerario e soprattutto le strade in cui le storie dei bisogni e desideri umani si intrecciano a una Storia di timori, brutalità e abbandoni. Accompagnato dalla consulenza di Cesare Zavattini, i testi di Leonardo Sciascia e le musiche di Egisto Macchi, l’opera ha ricevuto riconoscimenti in Italia e all’estero, agendo come strumento di denuncia a partire da un lavoro sulla visibilità dei corpi fra questi luoghi per raccontare un tempo quasi inenarrabile fatto di cadaveri e morti in ‘presa diretta’. La triangolazione fra immagini dei corpi umani, dell’isola e della sua dimensione pubblica è evidente, infine, nel titolo stesso della serie Volto di Sicilia di Ugo Saitta. I dieci episodi segnano in questo modo il passaggio e la resistenza di un ritmo umano attraverso il ‘nervo visuale’ di una società che dalla povertà arcaica muove verso l’‘esposizione sovraeccitata’ del boom economico nell’ultimo episodio, esplorando quindi spazi esterni-interni come elementi pubblici-privati. Sono però soprattutto alcuni passaggi, soprattutto nelle intro, a segnare esplicitamente l’apertura di una dimensione terza fra le due polarità con cui il regista rivela tanto il fondo storico quanto tragico e poetico delle opere. Nel racconto degli autori sembra emergerne quindi un filo comune nel tentativo di rendere filmicamente il rapporto fra interiorità ed esteriorità proprio per mezzo della relazione fra corpi, spazi e tempi individuali e pubblici. Un insieme di opere capace in questo modo di ‘pulsare’ trasmettendone le ‘stasi’ storiche, le pose e i gesti sociali e politici del ‘corpo siciliano’ come simbolo anche di una storia nazionale e globale. I modi della visione si trasformano infatti in tentativi di uno sguardo inedito sulla realtà. L’intervento mira per questo ad analizzarne forme e prassi individuandone specifiche similitudini e differenze nella restituzione sensibile della dialettica tra pubblico e privato nelle opere individuate.
ENG. Despite the proliferation in the last ten years of studies on cinema tourism, the given or potential contribution of cinema museums (and other institutions such as archives, film archives, film libraries, media libraries, cinema... more
ENG. Despite the proliferation in the last ten years of studies on cinema tourism, the given or potential contribution of cinema museums (and other institutions such as archives, film archives, film libraries, media libraries, cinema houses or film culture centres) is missing in many contributions. Starting from Sicilian cinema museums, this article is meant to be an "experimental" contribution, based on some partial results of a PhD research on cinema museums and the communication of cinematographic heritage. The recovery of their history and activities offers a picture of the limits and potentialities expressed in their realisation and in the practices implemented, which is not limited only to a "cult" cine-tourism. Instead, two other directions are activated in these complex organisms: one creative, linked to the mechanisms of construction around the cinema (technological, aesthetic-perceptual, industrial, distributive, socio-economic, accessory); the other, relational, that is, of comparison between one's own person or group of people and an environment, a historical period and cultural characteristics. In the first section, in particular, we will focus on the Cinema Museum in Catania, the largest in size at the moment. The second, instead, casts a glance at the former Museum of Cinema in Syracuse, recently ceded by the former Director, Remo Romeo, to the local administration and in the process of reopening after being entrusted to a local cultural enterprise. The last passages instead offer some hints in the making from other contemporary realities.

ITA. Nonostante la proliferazione negli ultimi dieci anni di studi sul cineturismo manca in tutti i contributi l'apporto dato o potenziale dei musei del cinema (e di altre istituzioni come archivi, cineteche, filmoteche, mediateche, case del cinema o centri di cultura cinematografica). L'articolo, partendo dai musei del cinema siciliani, vuol essere un contributo "sperimentale", fondato su alcuni risultati parziali di una ricerca di dottorato sui musei del cinema e la comunicazione del patrimonio cinematografico. Il recupero della loro storia e delle attività offre un quadro dei limiti e delle potenzialità espresse nella realizzazione e nelle pratiche messe in atto che non si limita solo a un cineturismo "di culto". Si attivano invece in questi organismi complessi altre due direttrici: una creativa, legata ai meccanismi di costruzione intorno al cinema (tecnologica, estetico percettiva, industriale, distributiva, socio-economica, accessoria); l'altra, relazionale, cioè di confronto tra la propria persona o gruppo di persone e un ambiente, un periodo storico e dei caratteri culturali. Nella prima sezione, in particolare, ci si concentrerà sul Museo del Cinema di Catania, il più grande per estensione al momento. La seconda, invece, getta uno sguardo sull'ex Museo del Cinema di Siracusa, da poco ceduto dal fo ndatore Remo Romeo all'amministrazione locale e in fase di riapertura dopo l'affidamento a un'impresa culturale del territorio. Gli ultimi passaggi offrono invece alcuni spunti in fieri provenienti da altre realtà contemporanee.
ENG. This paper – as proposed by the CHAIN 2021 conference, Wellbeing and Cultural Heritage. Memory, Perception and Research-actions (organized by the University of Catania where the contribute was discussed) – aims to reflect on the... more
ENG. This paper – as proposed by the CHAIN 2021 conference, Wellbeing and Cultural Heritage. Memory, Perception and Research-actions (organized by the University of Catania where the contribute was discussed) – aims to reflect on the relationships between cinematographic heritage and the possibilities of well-being that affect people, on the history of the medium itself, and the institutions that support its diffusion. For this reason, this paper offers an overview of what can be considered as ‘cinema well-being’, not only with a positive approach, stemming from the multifaceted nature of the media history. The analysis of strategies and some examples of initiatives developed by cinema museums is carried out assuming three possible approaches: artistic, institutional and creative-experimental.

ITA. Il saggio - proposto per il convegno CHAIN 2021 "WellBeing and Cultural Heritage. Memory, Perception and Research-actions" (organizzato dall'Università di Catania) - mira a riflettere sulle relazioni tra patrimonio cinematografico e il benessere riguardano le relazioni fra persone, tecnologie del medium e le istituzioni che supportano la sua diffusione. Per questa ragione, l'articolo offre una panoramica su che cosa può essere intese come 'BenEssere cinematografico', non solo con un approccio positivo, ma esplorando la natura sfaccettata dei media. L'analisi delle strategie e qualche esempio di iniziative sviluppate dai musei del cinema è introdotta qui per indicare tre possibili approcci: artistico, istituzionale e creativo-sperimentale.
In alcune tavole della graphic novel di Kobane Calling, pubblicata dalla casa editrice Bao nel 2015, il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, prova a spiegare il motivo più profondo della sua partenza per un racconto sul conflitto... more
In alcune tavole della graphic novel di Kobane Calling, pubblicata dalla casa editrice Bao nel 2015, il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, prova a spiegare il motivo più profondo della sua partenza per un racconto sul conflitto in Siria. La difficoltà di dare a questo parola e immagine si traduce inizialmente in una vignetta pixellata. Una sgranatura, come dice l’autore, che trasmette la difficoltà di messa a fuoco che finisce per rivelare alla fine un cuore pieno di ferite, immagini e parole raccolte altrove.

Questa, probabilmente, è la sequenza che incide quasi come una matrice il lavoro intermediale di Zerocalcare diviso fra l’azione creativa sui livelli di definizione materiale e immateriale dei linguaggi mediatici rispetto alla storia, alla società e agli immaginari e l’espressione sensibile dei chiaroscuri della realtà umana.

Il contributo mira per questo a rileggere alcuni tratti di ibridazione tra pagine e schermi della produzione di Zerocalcare a partire soprattutto da Rebibbia Quarantine, esperimento di ‘sconfinamento’ tra fumetto, reportage e serialità sul web prodotto durante i mesi della pandemia da Covid-19. Più che un nuovo percorso dell’artista, che ha da poco lavorato alla produzione della serie animata per Netflix "Strappare Lungo i Bordi", la serie manifesta i tratti più tipici della rimediazione dei racconti in una prospettiva rigenerativa da parte di Zerocalcare rendendo però più visibili ed espliciti i meccanismi ‘virali’ di interfaccia tra autore, audience e contesto mediale che ‘animano’ la configurazione stessa dell’opera.

In particolare, il saggio approfondisce in una prospettiva visuale opere, usi comunicativi e temi dell'artista che affrontano i dispositivi tecnologici, le esperienze e i media in relazione alle: dinamiche autoriali, fra autofiction e partecipazione collettiva della serie animata confrontandola con i fumetti e le graphic novel precedenti; i caratteri performativi della pratica intermediale dell’autore rispetto ai generi, ai linguaggi, ai piani e alle intersezioni fra parole, immagini e suoni; e la comunicazione social e web.

Abstract del volume:

Costantemente circondati da schermi composti di pixel, siamo oggi sempre più portati a concepire l'interfaccia digitale come naturale finestra sul mondo. Anche le scritture letterarie si sono ritrovate a fare i conti con questa evoluzione tecnologica: da una parte, il display può essere utilizzato per riprodurre la pagina cartacea, che acquisisce così uno statuto ipermediale; dall'altra, tecniche e procedimenti mimetici del display sono sperimentati sulla pagina stessa, per restituire a chi legge l'esperienza percettiva dello schermo. Di fronte alle molteplici e variegate intersezioni tra letteratura e media digitali che lo scenario odierno ci propone, questo volume prende corpo dall'esigenza di monitorare le esperienze recenti in cui autori e autrici si cimentano in produzioni sempre più interattive e performative, dando vita a reticoli testuali aperti e potenzialmente infiniti. Dalla letteratura alle serie tv, dalla poesia al fumetto, dai social network alla retorica visuale: i contributi qui raccolti mostrano la ricchezza di approcci disciplinari e metodologici che è possibile adottare per analizzare le scritture letterarie che continuano a mettersi in gioco nella costruzione di immaginari all'interno del panorama mediale contemporaneo.
Il contributo, attraverso l'approfondimento delle produzioni sperimentali di Monica Saviron e Radha May propone un recupero della riflessione sugli approcci archeologici tra media, immagini e pratiche artistiche di rigenerazione creativa... more
Il contributo, attraverso l'approfondimento delle produzioni sperimentali di Monica Saviron e Radha May propone un recupero della riflessione sugli approcci archeologici tra media, immagini e pratiche artistiche di rigenerazione creativa di archivi.

Mónica Savirón è un’artista sperimentale ibero-americana tra video e cinema ma è anche curatrice indipendente e autrice di molti interventi su avanguardie cinematografiche e artists’ cinema per sostenere soprattutto una rete di artist* ai margini. I brevi lavori filmici presi in esame, prodotti di lunghe ricerche, (Broken Tongue, 2013; Wedding Song, 2016; Answer Print, 2016) sono stati esposti nel mondo, in forma di proiezioni e videoinstallazioni, ottenendo premi e riconoscimenti. Con un approccio poetico ricompongono narrativamente la tangibilità dei processi tecnici che investono l’inscrizione, la conservazione e la proiezione di pellicole, suoni e immagini mettendo al centro dinamiche e storie invisibili.

When The Towel Drops Vol 1 di Rhada May, invece, è un progetto di ricerca artistica transnazionale che in cinque modalità e momenti diversi esplora materiali filmici censurati o tacciati di immoralità rielaborandoli in luoghi periferici per riflettere sulla rappresentazione del piacere e la sessualità femminile nei film del secondo Novecento. Questo lavoro, in più tappe, si compone attraverso film installation, performance e wiki digitali. Rhada May è un’artista che si identifica con Elisa Giardina-Papa (di origine siciliana), Nupur Mathur (New Delhi) e Bathsheba Okwenje (Kampala, Uganda).
"San Berillo Web Serie Doc" è un esempio di serialità audiovisiva web documentaria frutto di un laboratorio partecipato nell'antico quartiere del centro storico della città sottoposto nel 1956 a un'operazione di sventramento e... more
"San Berillo Web Serie Doc" è un esempio di serialità audiovisiva web documentaria frutto di un laboratorio partecipato nell'antico quartiere del centro storico della città sottoposto nel 1956 a un'operazione di sventramento e speculazione edilizia. Da allora il quartiere è stato ripopolato da sex workers, immigrati e abusivi stigmatizzato e abbandonato all'incuria. La web serie doc, frutto di un progetto di rigenerazione urbana collettivo, lavora tra recuperi d'archivio, sperimentazione documentaria e digitale per trasmettere alle nuove generazioni una conoscenza e consapevolezza nell'uso dei media in ottica estetica, sociale e culturale.
Il contributo in volume è un sondaggio metacritico dedicato alle riviste letterarie (non limitate ai) nei decenni Quaranta-Sessanta per comprendere le relazioni tra cinema, letteratura e critica: «Mercurio» e «Il Politecnico» fondate... more
Il contributo in volume è un sondaggio metacritico dedicato alle riviste letterarie (non limitate ai) nei decenni Quaranta-Sessanta per comprendere le relazioni tra cinema, letteratura e critica: «Mercurio» e «Il Politecnico» fondate dagli scritto Alba de Céspedes ed Elio Vittorini; gli articoli di Anna Banti su «L'Approdo»; e la forma conversazione in «L'Europa letteraria» alla ricerca di occasioni di scambio volte alla costruzione di una cultura sovranazionale. Anche se pensato congiuntamente il primo paragrafo è stato scritto da Maria Rizzarelli, il secondo da Marco Sciotto e il terzo da Giovanna Santaera.
Il contributo affronta le relazioni instauratesi tra pratiche cinematografiche, audiovisive e performative di carattere documentario a partire dal film "Gesù è morto per i peccati degli altri" di Maria Arena e "San Berillo Web Serie Doc".... more
Il contributo affronta le relazioni instauratesi tra pratiche cinematografiche, audiovisive e performative di carattere documentario a partire dal film "Gesù è morto per i peccati degli altri" di Maria Arena e "San Berillo Web Serie Doc". Le due opere si inseriscono in un contesto di costruzione partecipata che coinvolge media, comunità, individui e impatti socio-culturali illuminando nuove pratiche estetiche, produttive e distributive.
The contribution examines Pino Zac's 1970 animated film adaptation of Italo Calvino's novel of the same title, Il cavaliere inesistente (Einaudi, 1959). The feature film, characterised by the use of animation in mixed technique (i.e.... more
The contribution examines Pino Zac's 1970 animated film adaptation of Italo Calvino's novel of the same title, Il cavaliere inesistente (Einaudi, 1959). The feature film, characterised by the use of animation in mixed technique (i.e. using drawings, derived images and real actors), reflects the contents and approaches to Calvino's fantastic creativity, especially by expanding its visual scope. Through the work on the transitions from the narrative frame to the subject matter of the story in particular, emphasising the critical role of the character/narrator Sister Theodora (the knightess Bradamante), the use of different expressive materials, filming and editing contribute to an expansion of the genre reading of the work, adapted to the changed historical and cultural context.

Il contributo analizza la trasposizione filmica animata di Pino Zac del 1970 dell’omonimo romanzo di Italo Calvino, Il cavaliere inesistente (Einaudi, 1959). Il lungometraggio, caratterizzato dall’uso dell’animazione in tecnica mista (usando cioè disegni, immagini derivate e attori reali), riflette contenuti e approcci alla creatività fantastica di Calvino ampliandone soprattutto il portato visuale. Attraverso il lavoro sui passaggi dalla cornice alla materia del racconto in particolare, accentuando il ruolo critico della personaggia-narratrice suor Teodora (la cavaliera Bradamante), l’uso di differenti materie espressive, delle riprese e del montaggio contribuiscono a un’espansione della lettura di genere dell’opera, adattata al mutato contesto storico-culturale.
Since its Italian and English presentations referred to “moving images” or “audiovisivo and cinema”, the new museum of MIAC (2020) shows one of the tensions that have characterised all the institutions devoted to the transmission of film... more
Since its Italian and English presentations referred to “moving images” or “audiovisivo and cinema”, the new museum of MIAC (2020) shows one of the tensions that have characterised all the institutions devoted to the transmission of film or cinematographic culture from the half of the last century. Firstly, there is the inevitable (but not always adopted) storytelling of audiovisual or cinema traditions as items of a combined history of communicative media. In fact, for example, many areas of the museum present devices dedicated also to the radio. Indeed, perhaps for the first time in Italy, it has consequently collocated them into the major panorama of the visual culture, animated from various forms not only of ‘moving images’ but also through different technologies and socio-cultural boundaries. Most importantly, these oscillations reveal a tendency towards their re-exhibition through the same images as archival and museological dispositives themselves. For these reasons, the paper aims to present and discuss, using cine-museological studies, the concept behind the institution of MIAC, realized by the MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e l’Istituto Luce-Cinecittà with many Italian researchers, audio-visual institutions, and film archives. The analysis will follow its translation into the museographic developments, generally characterized by the combination of chronological and thematic storylines referred parallel to histories, production-reception systems, and imaginaries of these media. This study about MIAC could disclose comparatively new possibilities, specificities, and critical limits linked to the Italian and international film museums. The research, in particular, tries to enlighten its reuse of audio-visual products to problematize their role configuring (Italian) imaginary; the contribution given by the artistic work of None Collective focused into the building of “narrative” and “transmedial” installations; and, the intermedial strategy of the museum notably exemplified by the building of a chronological timeline with animated graphics, images, lights, and so on. So, applying recent studies about the relationships between medial spaces and morphological constructions, it could be useful understand how the cine-museums can work with aesthetic and creative approaches on the ‘transmission’ of historical and topological connections between representations, technologies, audiences, and contexts.
ENG. The parable of actress Silvana Mangano, from the post-World War II period until her disappearance in '89, crosses various genres and movements. Training, actorial evolution and filmic treatments with respect to the theme of the... more
ENG. The parable of actress Silvana Mangano, from the post-World War II period until her disappearance in '89, crosses various genres and movements. Training, actorial evolution and filmic treatments with respect to the theme of the special issue (dedicated to the erotic forms of Italian cinema, addressed here in the most 'implicit' forms) return a technical-cultural history of the medium, of which to explore permanencies and discontinuities.

ITA. La parabola dell'attrice italiana Silvana Mangano, dal secondo dopoguerra fino alla scomparsa nell’‘89, attraversa vari generi e movimenti. Formazione, evoluzione attoriale e trattamenti filmici rispetto al tema del numero del CSCI (dedicato alle forme erotiche del cinema italiano, affrontato qui nelle forme più ‘implicite’) restituiscono una storia tecnico culturale del medium, di cui esplorare permanenze e discontinuità.
This paper aims to stimulate a reflection on the museology of opera during the 21st century through the study case of the Zeffirelli Museum in Florence. The essay analyses the birth and the objectives of the heritage collected by the... more
This paper aims to stimulate a reflection on the museology of opera during the 21st century through the study case of the Zeffirelli Museum in Florence. The essay analyses the birth and the objectives of the heritage collected by the director, set and costume designer. They are reused since 2015 by the Fondazione Zeffirelli Onlus and the International Centre for the Arts and the Performing Arts, set up inside the Complesso di San Firenze in his hometown. As an integrated archive, museum, and school, it now works on the transmission of his heritage divided between cinema, theatre and opera. For this reason, the analysis starts from the recognition of the visual culture embedded inside the opera paths and exhibition activities of the intermedial museum.

Il saggio è un primo stimolo alla riflessione sulle forme e le strategie della museologia d’opera per i musei del XXI secolo attraverso il caso studio del Museo Zeffirelli a Firenze. Esso ripercorre la nascita e gli obiettivi del patrimonio del regista, scenografo e costumista fiorentino, rimessi in ‘opera’ dal 2015 dalla Fondazione Zeffirelli Onlus e dal nascente Centro Internazionale per le Arti e lo Spettacolo realizzato all’interno del Complesso di San Firenze nella città natale. Archivio, museo e scuola, esso lavora oggi in maniera complementare alla trasmissione della sua opera divisa fra cinema, teatro e opera. Partendo dal riconoscimento dei rapporti legati alla cultura visuale dell’artista si analizzano qui le strategie espositive e le attività legate ai percorsi operistici.
Autrici, critiche e curatrici Iris Barry, Lotte Eisner e Kashiko Kawawita sono tra le prime donne ad aver sostenuto nel mondo, dalla prima metà del Novecento, il riconoscimento specifico del cinema come arte e sistema produttivo nei... more
Autrici, critiche e curatrici Iris Barry, Lotte Eisner e Kashiko Kawawita sono tra le prime donne ad aver sostenuto nel mondo, dalla prima metà del Novecento, il riconoscimento specifico del cinema come arte e sistema produttivo nei musei.

Attraverso un’azione prolifica e incessante hanno lavorato alla genesi e allo sviluppo rispettivamente della Film Library del Museum of Modern Art (MoMA) negli Stati Uniti, della Cinémathèque Française a Parigi e della Japanese Film Library.

Da differenti aree, grazie a un incessante attivismo, hanno modellato queste istituzioni filmiche partendo da una rete di contatti e scambi soprattutto verso l’Europa.

Il contributo, partendo da una rilettura degli scritti e delle testimonianze nel tempo, mira a illuminare similitudini e differenze biografiche e a riconoscerne l’eredità nella concezione del cinema e dei musei.

La loro mobilità e le posizioni assunte potranno rivelare come la storia del cinema si sia affermata attraverso figure simili in maniera “dialettica” rispetto ai panorami internazionali, economici e socioculturali.
Since Agnès Varda (the French film director born in Belgium on 1928) left us in 2019, many physical or online screenings or promotions through DVD boxes of all her films have continued to evoke her lessons through her irreducible... more
Since Agnès Varda (the French film director born in Belgium on 1928) left us in 2019, many physical or online screenings or promotions through DVD boxes of all her films have continued to evoke her lessons through her irreducible production for its richness and variety.
For this reason, between images and words in honor to her concept of "cine-writing", this paper present her ideas, works, and legacies
through an alphabet in order to propose a reasoned introduction.

G. Santaera, "Abécédaire Varda", Arabeschi, n. 16, luglio-novembre 2020, pp. 7-20.
This paper aims to present the work of the ibero-american avant-gard & artist cinema Mònica Saviròn and the collective of Radha May, that give birth to creative researches for reconsidering audio-visual materials and contents in a... more
This paper aims to present the work of the ibero-american avant-gard & artist cinema Mònica Saviròn and the collective of Radha May, that give birth to creative researches for reconsidering audio-visual materials and contents in a technical, discoursive and historical approach.

This could enlighten the importance to connect visual culture approach to archeological and ecological perspectives. Similar works could give us the opportunity also to reconsider the connection between artists, archival-exhibition istitutions, the research and communicative dinamics in the time.

The contribute is in Italian. Please, use Deepl Translate to be able to read it or contact me if you are interesting.

For cit:

G. Santaera (2020), "(Under)represented cinema, video, stillness and moving image heritages. The visual media works of Mònica Saviròn and Radha May", Arabeschi. Rivista Internazionale di Studi su Letteratura e Visualità, n.16, <http://www.arabeschi.it/56-underrepresented-cinema-video-stillness-and-moving-image-heritages--the-visual-media-works-of-mnica-savirn-radha-may/>.
Il saggio, attraverso lo spettacolo intermediale "Io ho fatto tutto questo" (Catania, 2009-2010) della regista Maria Arena intorno agli scritti autobiografici "Lettera aperta" (1967) e "Il filo di mezzogiorno" (1969) di Goliarda Sapienza,... more
Il saggio, attraverso lo spettacolo intermediale "Io ho fatto tutto questo" (Catania, 2009-2010) della regista Maria Arena intorno agli scritti autobiografici "Lettera aperta" (1967) e "Il filo di mezzogiorno" (1969) di Goliarda Sapienza, offrendo uno sguardo sull’eredità artistica e memoriale della scrittrice e attrice  nel contesto contemporaneo.
ENG. In the wake of the studies on the binomial ‘cultural heritage-well/being’, the 2021 CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, established by the PhD in Sciences of Cultural Heritage and Production of the University... more
ENG. In the wake of the studies on the binomial ‘cultural heritage-well/being’, the 2021 CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, established by the PhD in Sciences of Cultural Heritage and Production of the University of Catania) team edited the volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023), which collects the contributions of the conference held in 2021, triggered by the outbreak of the crisis of COVID-19.
How and at what levels does the cultural heritage produce well-being in the present? What actions and methodologies can be put in place to trigger practices of active involvement? Which collaborations make it possible to overcome systemic obstacles? Which tools are best suited to evaluate efficiency and effectiveness?

ITA. All’interno degli studi sul binomio ‘patrimonio culturale-benessere’, l’edizione 2021 del convegno di CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, fondato dal dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania) ha raccolto nel volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023) alcuni contributi della conferenza, svoltasi durante lo scoppio della pandemia da COVID-19.
Come e a quali livelli il patrimonio culturale produce benessere nel presente? Quali azioni e metodologie possono essere adottate per attivare pratiche di coinvolgimento attivo? Quali collaborazioni rendono possibile superare gli ostacoli sistemici? Quali strumenti sono più adatti per valutare l’efficienza e l’efficacia?
G. Santaera, "Sara Martin e Isotta Piazza (a cura di), Spazio mediale e morfologia della narrazione", Arabeschi, n. 16, luglio-novembre 2020, pp. 202-204.
Research Interests:
Research Interests:
Research Interests:
Call for Contribution: "Wellbeing and Cultural Heritage", CHAIN Conference, 11-12 February, University of Catania, PhD Science of Cultural Heritage and Production.



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Research Interests:
Call for Paper per CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network) 2020: 11-12 Febbraio, Università di Catania, Dottorato in Science per il patrimonio e la produzione culturale. Per maggiori info scaricate il PDF o visitate... more
Call for Paper per CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network) 2020: 11-12 Febbraio, Università di Catania, Dottorato in Science per il patrimonio e la produzione culturale.

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