G. Santaera, “Intermedialità e viralità in Zerocalcare tra fumetti, media e racconti seriali animati” in L. Torti, B. Della Gala (a cura di), Pixel. Letteratura e nuove forme dell’audiovisivo, MucchiEditore, 2021., 2021
In alcune tavole della graphic novel di Kobane Calling, pubblicata dalla casa editrice Bao nel 20... more In alcune tavole della graphic novel di Kobane Calling, pubblicata dalla casa editrice Bao nel 2015, il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, prova a spiegare il motivo più profondo della sua partenza per un racconto sul conflitto in Siria. La difficoltà di dare a questo parola e immagine si traduce inizialmente in una vignetta pixellata. Una sgranatura, come dice l’autore, che trasmette la difficoltà di messa a fuoco che finisce per rivelare alla fine un cuore pieno di ferite, immagini e parole raccolte altrove.
Questa, probabilmente, è la sequenza che incide quasi come una matrice il lavoro intermediale di Zerocalcare diviso fra l’azione creativa sui livelli di definizione materiale e immateriale dei linguaggi mediatici rispetto alla storia, alla società e agli immaginari e l’espressione sensibile dei chiaroscuri della realtà umana.
Il contributo mira per questo a rileggere alcuni tratti di ibridazione tra pagine e schermi della produzione di Zerocalcare a partire soprattutto da Rebibbia Quarantine, esperimento di ‘sconfinamento’ tra fumetto, reportage e serialità sul web prodotto durante i mesi della pandemia da Covid-19. Più che un nuovo percorso dell’artista, che ha da poco lavorato alla produzione della serie animata per Netflix "Strappare Lungo i Bordi", la serie manifesta i tratti più tipici della rimediazione dei racconti in una prospettiva rigenerativa da parte di Zerocalcare rendendo però più visibili ed espliciti i meccanismi ‘virali’ di interfaccia tra autore, audience e contesto mediale che ‘animano’ la configurazione stessa dell’opera.
In particolare, il saggio approfondisce in una prospettiva visuale opere, usi comunicativi e temi dell'artista che affrontano i dispositivi tecnologici, le esperienze e i media in relazione alle: dinamiche autoriali, fra autofiction e partecipazione collettiva della serie animata confrontandola con i fumetti e le graphic novel precedenti; i caratteri performativi della pratica intermediale dell’autore rispetto ai generi, ai linguaggi, ai piani e alle intersezioni fra parole, immagini e suoni; e la comunicazione social e web.
Abstract del volume:
Costantemente circondati da schermi composti di pixel, siamo oggi sempre più portati a concepire l'interfaccia digitale come naturale finestra sul mondo. Anche le scritture letterarie si sono ritrovate a fare i conti con questa evoluzione tecnologica: da una parte, il display può essere utilizzato per riprodurre la pagina cartacea, che acquisisce così uno statuto ipermediale; dall'altra, tecniche e procedimenti mimetici del display sono sperimentati sulla pagina stessa, per restituire a chi legge l'esperienza percettiva dello schermo. Di fronte alle molteplici e variegate intersezioni tra letteratura e media digitali che lo scenario odierno ci propone, questo volume prende corpo dall'esigenza di monitorare le esperienze recenti in cui autori e autrici si cimentano in produzioni sempre più interattive e performative, dando vita a reticoli testuali aperti e potenzialmente infiniti. Dalla letteratura alle serie tv, dalla poesia al fumetto, dai social network alla retorica visuale: i contributi qui raccolti mostrano la ricchezza di approcci disciplinari e metodologici che è possibile adottare per analizzare le scritture letterarie che continuano a mettersi in gioco nella costruzione di immaginari all'interno del panorama mediale contemporaneo.
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How and at what levels does the cultural heritage produce well-being in the present? What actions and methodologies can be put in place to trigger practices of active involvement? Which collaborations make it possible to overcome systemic obstacles? Which tools are best suited to evaluate efficiency and effectiveness?
The papers published here are arranged according to three thematic sessions, i.e. ‘Memory’, ‘Perception’, and ‘Research-Actions’ in which several contributions have highlighted: the physical, psychological and social-based foundations that the enjoyment of cultural heritage and arts exerts on people, groups, and different communities; the role of information and communication technologies; and, the importance of researches on the cultural heritage management developing a wide range of SDGs’ 2030 Agenda.
The volume is opened with a foreword by the editors, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello and Giovanna Santaera, and a special feature by one of the keynote speakers, Peppino Ortoleva (media theorist and historian) on "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".
ITA. All’interno degli studi sul binomio ‘patrimonio culturale-benessere’, l’edizione 2021 del convegno di CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, fondato dal dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania) ha raccolto nel volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023) alcuni contributi della conferenza, svoltasi durante lo scoppio della pandemia da COVID-19.
Come e a quali livelli il patrimonio culturale produce benessere nel presente? Quali azioni e metodologie possono essere adottate per attivare pratiche di coinvolgimento attivo? Quali collaborazioni rendono possibile superare gli ostacoli sistemici? Quali strumenti sono più adatti per valutare l’efficienza e l’efficacia?
I saggi, in inglese e italiano, sono legati ai tre temi delle sessioni (‘Memoria’, ‘Percezione’ e ‘Ricerca-azione’) in cui diversi contributi hanno evidenziato: i fondamenti fisici, psicologici e sociali per cui la partecipazione e condivisione del patrimonio culturale e delle arti esercita sulle persone, i gruppi e differenti comunità; il ruolo dell’informazione e delle tecnologie della comunicazione, e, l’importanza delle ricerche sul management del patrimonio culturale sviluppando molti dei punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Il volume è introdotto da una prefazione dei curatori, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello e Giovanna Santaera, e dallo speciale di uno dei keynote, Peppino Ortoleva (teorico e storico dei media) su "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".
Chapters in books
ITA. Nonostante la proliferazione negli ultimi dieci anni di studi sul cineturismo manca in tutti i contributi l'apporto dato o potenziale dei musei del cinema (e di altre istituzioni come archivi, cineteche, filmoteche, mediateche, case del cinema o centri di cultura cinematografica). L'articolo, partendo dai musei del cinema siciliani, vuol essere un contributo "sperimentale", fondato su alcuni risultati parziali di una ricerca di dottorato sui musei del cinema e la comunicazione del patrimonio cinematografico. Il recupero della loro storia e delle attività offre un quadro dei limiti e delle potenzialità espresse nella realizzazione e nelle pratiche messe in atto che non si limita solo a un cineturismo "di culto". Si attivano invece in questi organismi complessi altre due direttrici: una creativa, legata ai meccanismi di costruzione intorno al cinema (tecnologica, estetico percettiva, industriale, distributiva, socio-economica, accessoria); l'altra, relazionale, cioè di confronto tra la propria persona o gruppo di persone e un ambiente, un periodo storico e dei caratteri culturali. Nella prima sezione, in particolare, ci si concentrerà sul Museo del Cinema di Catania, il più grande per estensione al momento. La seconda, invece, getta uno sguardo sull'ex Museo del Cinema di Siracusa, da poco ceduto dal fo ndatore Remo Romeo all'amministrazione locale e in fase di riapertura dopo l'affidamento a un'impresa culturale del territorio. Gli ultimi passaggi offrono invece alcuni spunti in fieri provenienti da altre realtà contemporanee.
ITA. Il saggio - proposto per il convegno CHAIN 2021 "WellBeing and Cultural Heritage. Memory, Perception and Research-actions" (organizzato dall'Università di Catania) - mira a riflettere sulle relazioni tra patrimonio cinematografico e il benessere riguardano le relazioni fra persone, tecnologie del medium e le istituzioni che supportano la sua diffusione. Per questa ragione, l'articolo offre una panoramica su che cosa può essere intese come 'BenEssere cinematografico', non solo con un approccio positivo, ma esplorando la natura sfaccettata dei media. L'analisi delle strategie e qualche esempio di iniziative sviluppate dai musei del cinema è introdotta qui per indicare tre possibili approcci: artistico, istituzionale e creativo-sperimentale.
Questa, probabilmente, è la sequenza che incide quasi come una matrice il lavoro intermediale di Zerocalcare diviso fra l’azione creativa sui livelli di definizione materiale e immateriale dei linguaggi mediatici rispetto alla storia, alla società e agli immaginari e l’espressione sensibile dei chiaroscuri della realtà umana.
Il contributo mira per questo a rileggere alcuni tratti di ibridazione tra pagine e schermi della produzione di Zerocalcare a partire soprattutto da Rebibbia Quarantine, esperimento di ‘sconfinamento’ tra fumetto, reportage e serialità sul web prodotto durante i mesi della pandemia da Covid-19. Più che un nuovo percorso dell’artista, che ha da poco lavorato alla produzione della serie animata per Netflix "Strappare Lungo i Bordi", la serie manifesta i tratti più tipici della rimediazione dei racconti in una prospettiva rigenerativa da parte di Zerocalcare rendendo però più visibili ed espliciti i meccanismi ‘virali’ di interfaccia tra autore, audience e contesto mediale che ‘animano’ la configurazione stessa dell’opera.
In particolare, il saggio approfondisce in una prospettiva visuale opere, usi comunicativi e temi dell'artista che affrontano i dispositivi tecnologici, le esperienze e i media in relazione alle: dinamiche autoriali, fra autofiction e partecipazione collettiva della serie animata confrontandola con i fumetti e le graphic novel precedenti; i caratteri performativi della pratica intermediale dell’autore rispetto ai generi, ai linguaggi, ai piani e alle intersezioni fra parole, immagini e suoni; e la comunicazione social e web.
Abstract del volume:
Costantemente circondati da schermi composti di pixel, siamo oggi sempre più portati a concepire l'interfaccia digitale come naturale finestra sul mondo. Anche le scritture letterarie si sono ritrovate a fare i conti con questa evoluzione tecnologica: da una parte, il display può essere utilizzato per riprodurre la pagina cartacea, che acquisisce così uno statuto ipermediale; dall'altra, tecniche e procedimenti mimetici del display sono sperimentati sulla pagina stessa, per restituire a chi legge l'esperienza percettiva dello schermo. Di fronte alle molteplici e variegate intersezioni tra letteratura e media digitali che lo scenario odierno ci propone, questo volume prende corpo dall'esigenza di monitorare le esperienze recenti in cui autori e autrici si cimentano in produzioni sempre più interattive e performative, dando vita a reticoli testuali aperti e potenzialmente infiniti. Dalla letteratura alle serie tv, dalla poesia al fumetto, dai social network alla retorica visuale: i contributi qui raccolti mostrano la ricchezza di approcci disciplinari e metodologici che è possibile adottare per analizzare le scritture letterarie che continuano a mettersi in gioco nella costruzione di immaginari all'interno del panorama mediale contemporaneo.
Mónica Savirón è un’artista sperimentale ibero-americana tra video e cinema ma è anche curatrice indipendente e autrice di molti interventi su avanguardie cinematografiche e artists’ cinema per sostenere soprattutto una rete di artist* ai margini. I brevi lavori filmici presi in esame, prodotti di lunghe ricerche, (Broken Tongue, 2013; Wedding Song, 2016; Answer Print, 2016) sono stati esposti nel mondo, in forma di proiezioni e videoinstallazioni, ottenendo premi e riconoscimenti. Con un approccio poetico ricompongono narrativamente la tangibilità dei processi tecnici che investono l’inscrizione, la conservazione e la proiezione di pellicole, suoni e immagini mettendo al centro dinamiche e storie invisibili.
When The Towel Drops Vol 1 di Rhada May, invece, è un progetto di ricerca artistica transnazionale che in cinque modalità e momenti diversi esplora materiali filmici censurati o tacciati di immoralità rielaborandoli in luoghi periferici per riflettere sulla rappresentazione del piacere e la sessualità femminile nei film del secondo Novecento. Questo lavoro, in più tappe, si compone attraverso film installation, performance e wiki digitali. Rhada May è un’artista che si identifica con Elisa Giardina-Papa (di origine siciliana), Nupur Mathur (New Delhi) e Bathsheba Okwenje (Kampala, Uganda).
Articles in Journal
Il contributo analizza la trasposizione filmica animata di Pino Zac del 1970 dell’omonimo romanzo di Italo Calvino, Il cavaliere inesistente (Einaudi, 1959). Il lungometraggio, caratterizzato dall’uso dell’animazione in tecnica mista (usando cioè disegni, immagini derivate e attori reali), riflette contenuti e approcci alla creatività fantastica di Calvino ampliandone soprattutto il portato visuale. Attraverso il lavoro sui passaggi dalla cornice alla materia del racconto in particolare, accentuando il ruolo critico della personaggia-narratrice suor Teodora (la cavaliera Bradamante), l’uso di differenti materie espressive, delle riprese e del montaggio contribuiscono a un’espansione della lettura di genere dell’opera, adattata al mutato contesto storico-culturale.
ITA. La parabola dell'attrice italiana Silvana Mangano, dal secondo dopoguerra fino alla scomparsa nell’‘89, attraversa vari generi e movimenti. Formazione, evoluzione attoriale e trattamenti filmici rispetto al tema del numero del CSCI (dedicato alle forme erotiche del cinema italiano, affrontato qui nelle forme più ‘implicite’) restituiscono una storia tecnico culturale del medium, di cui esplorare permanenze e discontinuità.
Il saggio è un primo stimolo alla riflessione sulle forme e le strategie della museologia d’opera per i musei del XXI secolo attraverso il caso studio del Museo Zeffirelli a Firenze. Esso ripercorre la nascita e gli obiettivi del patrimonio del regista, scenografo e costumista fiorentino, rimessi in ‘opera’ dal 2015 dalla Fondazione Zeffirelli Onlus e dal nascente Centro Internazionale per le Arti e lo Spettacolo realizzato all’interno del Complesso di San Firenze nella città natale. Archivio, museo e scuola, esso lavora oggi in maniera complementare alla trasmissione della sua opera divisa fra cinema, teatro e opera. Partendo dal riconoscimento dei rapporti legati alla cultura visuale dell’artista si analizzano qui le strategie espositive e le attività legate ai percorsi operistici.
Attraverso un’azione prolifica e incessante hanno lavorato alla genesi e allo sviluppo rispettivamente della Film Library del Museum of Modern Art (MoMA) negli Stati Uniti, della Cinémathèque Française a Parigi e della Japanese Film Library.
Da differenti aree, grazie a un incessante attivismo, hanno modellato queste istituzioni filmiche partendo da una rete di contatti e scambi soprattutto verso l’Europa.
Il contributo, partendo da una rilettura degli scritti e delle testimonianze nel tempo, mira a illuminare similitudini e differenze biografiche e a riconoscerne l’eredità nella concezione del cinema e dei musei.
La loro mobilità e le posizioni assunte potranno rivelare come la storia del cinema si sia affermata attraverso figure simili in maniera “dialettica” rispetto ai panorami internazionali, economici e socioculturali.
For this reason, between images and words in honor to her concept of "cine-writing", this paper present her ideas, works, and legacies
through an alphabet in order to propose a reasoned introduction.
G. Santaera, "Abécédaire Varda", Arabeschi, n. 16, luglio-novembre 2020, pp. 7-20.
This could enlighten the importance to connect visual culture approach to archeological and ecological perspectives. Similar works could give us the opportunity also to reconsider the connection between artists, archival-exhibition istitutions, the research and communicative dinamics in the time.
The contribute is in Italian. Please, use Deepl Translate to be able to read it or contact me if you are interesting.
For cit:
G. Santaera (2020), "(Under)represented cinema, video, stillness and moving image heritages. The visual media works of Mònica Saviròn and Radha May", Arabeschi. Rivista Internazionale di Studi su Letteratura e Visualità, n.16, <http://www.arabeschi.it/56-underrepresented-cinema-video-stillness-and-moving-image-heritages--the-visual-media-works-of-mnica-savirn-radha-may/>.
How and at what levels does the cultural heritage produce well-being in the present? What actions and methodologies can be put in place to trigger practices of active involvement? Which collaborations make it possible to overcome systemic obstacles? Which tools are best suited to evaluate efficiency and effectiveness?
The papers published here are arranged according to three thematic sessions, i.e. ‘Memory’, ‘Perception’, and ‘Research-Actions’ in which several contributions have highlighted: the physical, psychological and social-based foundations that the enjoyment of cultural heritage and arts exerts on people, groups, and different communities; the role of information and communication technologies; and, the importance of researches on the cultural heritage management developing a wide range of SDGs’ 2030 Agenda.
The volume is opened with a foreword by the editors, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello and Giovanna Santaera, and a special feature by one of the keynote speakers, Peppino Ortoleva (media theorist and historian) on "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".
ITA. All’interno degli studi sul binomio ‘patrimonio culturale-benessere’, l’edizione 2021 del convegno di CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, fondato dal dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania) ha raccolto nel volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023) alcuni contributi della conferenza, svoltasi durante lo scoppio della pandemia da COVID-19.
Come e a quali livelli il patrimonio culturale produce benessere nel presente? Quali azioni e metodologie possono essere adottate per attivare pratiche di coinvolgimento attivo? Quali collaborazioni rendono possibile superare gli ostacoli sistemici? Quali strumenti sono più adatti per valutare l’efficienza e l’efficacia?
I saggi, in inglese e italiano, sono legati ai tre temi delle sessioni (‘Memoria’, ‘Percezione’ e ‘Ricerca-azione’) in cui diversi contributi hanno evidenziato: i fondamenti fisici, psicologici e sociali per cui la partecipazione e condivisione del patrimonio culturale e delle arti esercita sulle persone, i gruppi e differenti comunità; il ruolo dell’informazione e delle tecnologie della comunicazione, e, l’importanza delle ricerche sul management del patrimonio culturale sviluppando molti dei punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Il volume è introdotto da una prefazione dei curatori, Thea Messina, Stefano Russo, Giuseppe Sanfratello e Giovanna Santaera, e dallo speciale di uno dei keynote, Peppino Ortoleva (teorico e storico dei media) su "Living the Cultural Heritage in the New Media Environment".
ITA. Nonostante la proliferazione negli ultimi dieci anni di studi sul cineturismo manca in tutti i contributi l'apporto dato o potenziale dei musei del cinema (e di altre istituzioni come archivi, cineteche, filmoteche, mediateche, case del cinema o centri di cultura cinematografica). L'articolo, partendo dai musei del cinema siciliani, vuol essere un contributo "sperimentale", fondato su alcuni risultati parziali di una ricerca di dottorato sui musei del cinema e la comunicazione del patrimonio cinematografico. Il recupero della loro storia e delle attività offre un quadro dei limiti e delle potenzialità espresse nella realizzazione e nelle pratiche messe in atto che non si limita solo a un cineturismo "di culto". Si attivano invece in questi organismi complessi altre due direttrici: una creativa, legata ai meccanismi di costruzione intorno al cinema (tecnologica, estetico percettiva, industriale, distributiva, socio-economica, accessoria); l'altra, relazionale, cioè di confronto tra la propria persona o gruppo di persone e un ambiente, un periodo storico e dei caratteri culturali. Nella prima sezione, in particolare, ci si concentrerà sul Museo del Cinema di Catania, il più grande per estensione al momento. La seconda, invece, getta uno sguardo sull'ex Museo del Cinema di Siracusa, da poco ceduto dal fo ndatore Remo Romeo all'amministrazione locale e in fase di riapertura dopo l'affidamento a un'impresa culturale del territorio. Gli ultimi passaggi offrono invece alcuni spunti in fieri provenienti da altre realtà contemporanee.
ITA. Il saggio - proposto per il convegno CHAIN 2021 "WellBeing and Cultural Heritage. Memory, Perception and Research-actions" (organizzato dall'Università di Catania) - mira a riflettere sulle relazioni tra patrimonio cinematografico e il benessere riguardano le relazioni fra persone, tecnologie del medium e le istituzioni che supportano la sua diffusione. Per questa ragione, l'articolo offre una panoramica su che cosa può essere intese come 'BenEssere cinematografico', non solo con un approccio positivo, ma esplorando la natura sfaccettata dei media. L'analisi delle strategie e qualche esempio di iniziative sviluppate dai musei del cinema è introdotta qui per indicare tre possibili approcci: artistico, istituzionale e creativo-sperimentale.
Questa, probabilmente, è la sequenza che incide quasi come una matrice il lavoro intermediale di Zerocalcare diviso fra l’azione creativa sui livelli di definizione materiale e immateriale dei linguaggi mediatici rispetto alla storia, alla società e agli immaginari e l’espressione sensibile dei chiaroscuri della realtà umana.
Il contributo mira per questo a rileggere alcuni tratti di ibridazione tra pagine e schermi della produzione di Zerocalcare a partire soprattutto da Rebibbia Quarantine, esperimento di ‘sconfinamento’ tra fumetto, reportage e serialità sul web prodotto durante i mesi della pandemia da Covid-19. Più che un nuovo percorso dell’artista, che ha da poco lavorato alla produzione della serie animata per Netflix "Strappare Lungo i Bordi", la serie manifesta i tratti più tipici della rimediazione dei racconti in una prospettiva rigenerativa da parte di Zerocalcare rendendo però più visibili ed espliciti i meccanismi ‘virali’ di interfaccia tra autore, audience e contesto mediale che ‘animano’ la configurazione stessa dell’opera.
In particolare, il saggio approfondisce in una prospettiva visuale opere, usi comunicativi e temi dell'artista che affrontano i dispositivi tecnologici, le esperienze e i media in relazione alle: dinamiche autoriali, fra autofiction e partecipazione collettiva della serie animata confrontandola con i fumetti e le graphic novel precedenti; i caratteri performativi della pratica intermediale dell’autore rispetto ai generi, ai linguaggi, ai piani e alle intersezioni fra parole, immagini e suoni; e la comunicazione social e web.
Abstract del volume:
Costantemente circondati da schermi composti di pixel, siamo oggi sempre più portati a concepire l'interfaccia digitale come naturale finestra sul mondo. Anche le scritture letterarie si sono ritrovate a fare i conti con questa evoluzione tecnologica: da una parte, il display può essere utilizzato per riprodurre la pagina cartacea, che acquisisce così uno statuto ipermediale; dall'altra, tecniche e procedimenti mimetici del display sono sperimentati sulla pagina stessa, per restituire a chi legge l'esperienza percettiva dello schermo. Di fronte alle molteplici e variegate intersezioni tra letteratura e media digitali che lo scenario odierno ci propone, questo volume prende corpo dall'esigenza di monitorare le esperienze recenti in cui autori e autrici si cimentano in produzioni sempre più interattive e performative, dando vita a reticoli testuali aperti e potenzialmente infiniti. Dalla letteratura alle serie tv, dalla poesia al fumetto, dai social network alla retorica visuale: i contributi qui raccolti mostrano la ricchezza di approcci disciplinari e metodologici che è possibile adottare per analizzare le scritture letterarie che continuano a mettersi in gioco nella costruzione di immaginari all'interno del panorama mediale contemporaneo.
Mónica Savirón è un’artista sperimentale ibero-americana tra video e cinema ma è anche curatrice indipendente e autrice di molti interventi su avanguardie cinematografiche e artists’ cinema per sostenere soprattutto una rete di artist* ai margini. I brevi lavori filmici presi in esame, prodotti di lunghe ricerche, (Broken Tongue, 2013; Wedding Song, 2016; Answer Print, 2016) sono stati esposti nel mondo, in forma di proiezioni e videoinstallazioni, ottenendo premi e riconoscimenti. Con un approccio poetico ricompongono narrativamente la tangibilità dei processi tecnici che investono l’inscrizione, la conservazione e la proiezione di pellicole, suoni e immagini mettendo al centro dinamiche e storie invisibili.
When The Towel Drops Vol 1 di Rhada May, invece, è un progetto di ricerca artistica transnazionale che in cinque modalità e momenti diversi esplora materiali filmici censurati o tacciati di immoralità rielaborandoli in luoghi periferici per riflettere sulla rappresentazione del piacere e la sessualità femminile nei film del secondo Novecento. Questo lavoro, in più tappe, si compone attraverso film installation, performance e wiki digitali. Rhada May è un’artista che si identifica con Elisa Giardina-Papa (di origine siciliana), Nupur Mathur (New Delhi) e Bathsheba Okwenje (Kampala, Uganda).
Il contributo analizza la trasposizione filmica animata di Pino Zac del 1970 dell’omonimo romanzo di Italo Calvino, Il cavaliere inesistente (Einaudi, 1959). Il lungometraggio, caratterizzato dall’uso dell’animazione in tecnica mista (usando cioè disegni, immagini derivate e attori reali), riflette contenuti e approcci alla creatività fantastica di Calvino ampliandone soprattutto il portato visuale. Attraverso il lavoro sui passaggi dalla cornice alla materia del racconto in particolare, accentuando il ruolo critico della personaggia-narratrice suor Teodora (la cavaliera Bradamante), l’uso di differenti materie espressive, delle riprese e del montaggio contribuiscono a un’espansione della lettura di genere dell’opera, adattata al mutato contesto storico-culturale.
ITA. La parabola dell'attrice italiana Silvana Mangano, dal secondo dopoguerra fino alla scomparsa nell’‘89, attraversa vari generi e movimenti. Formazione, evoluzione attoriale e trattamenti filmici rispetto al tema del numero del CSCI (dedicato alle forme erotiche del cinema italiano, affrontato qui nelle forme più ‘implicite’) restituiscono una storia tecnico culturale del medium, di cui esplorare permanenze e discontinuità.
Il saggio è un primo stimolo alla riflessione sulle forme e le strategie della museologia d’opera per i musei del XXI secolo attraverso il caso studio del Museo Zeffirelli a Firenze. Esso ripercorre la nascita e gli obiettivi del patrimonio del regista, scenografo e costumista fiorentino, rimessi in ‘opera’ dal 2015 dalla Fondazione Zeffirelli Onlus e dal nascente Centro Internazionale per le Arti e lo Spettacolo realizzato all’interno del Complesso di San Firenze nella città natale. Archivio, museo e scuola, esso lavora oggi in maniera complementare alla trasmissione della sua opera divisa fra cinema, teatro e opera. Partendo dal riconoscimento dei rapporti legati alla cultura visuale dell’artista si analizzano qui le strategie espositive e le attività legate ai percorsi operistici.
Attraverso un’azione prolifica e incessante hanno lavorato alla genesi e allo sviluppo rispettivamente della Film Library del Museum of Modern Art (MoMA) negli Stati Uniti, della Cinémathèque Française a Parigi e della Japanese Film Library.
Da differenti aree, grazie a un incessante attivismo, hanno modellato queste istituzioni filmiche partendo da una rete di contatti e scambi soprattutto verso l’Europa.
Il contributo, partendo da una rilettura degli scritti e delle testimonianze nel tempo, mira a illuminare similitudini e differenze biografiche e a riconoscerne l’eredità nella concezione del cinema e dei musei.
La loro mobilità e le posizioni assunte potranno rivelare come la storia del cinema si sia affermata attraverso figure simili in maniera “dialettica” rispetto ai panorami internazionali, economici e socioculturali.
For this reason, between images and words in honor to her concept of "cine-writing", this paper present her ideas, works, and legacies
through an alphabet in order to propose a reasoned introduction.
G. Santaera, "Abécédaire Varda", Arabeschi, n. 16, luglio-novembre 2020, pp. 7-20.
This could enlighten the importance to connect visual culture approach to archeological and ecological perspectives. Similar works could give us the opportunity also to reconsider the connection between artists, archival-exhibition istitutions, the research and communicative dinamics in the time.
The contribute is in Italian. Please, use Deepl Translate to be able to read it or contact me if you are interesting.
For cit:
G. Santaera (2020), "(Under)represented cinema, video, stillness and moving image heritages. The visual media works of Mònica Saviròn and Radha May", Arabeschi. Rivista Internazionale di Studi su Letteratura e Visualità, n.16, <http://www.arabeschi.it/56-underrepresented-cinema-video-stillness-and-moving-image-heritages--the-visual-media-works-of-mnica-savirn-radha-may/>.
How and at what levels does the cultural heritage produce well-being in the present? What actions and methodologies can be put in place to trigger practices of active involvement? Which collaborations make it possible to overcome systemic obstacles? Which tools are best suited to evaluate efficiency and effectiveness?
ITA. All’interno degli studi sul binomio ‘patrimonio culturale-benessere’, l’edizione 2021 del convegno di CHAIN (Cultural Heritage Academic Interdisciplinary Network, fondato dal dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania) ha raccolto nel volume “WellBeing and Cultural Heritage/ BenEssere e Patrimonio Culturale” (Duetredue edizioni, 2023) alcuni contributi della conferenza, svoltasi durante lo scoppio della pandemia da COVID-19.
Come e a quali livelli il patrimonio culturale produce benessere nel presente? Quali azioni e metodologie possono essere adottate per attivare pratiche di coinvolgimento attivo? Quali collaborazioni rendono possibile superare gli ostacoli sistemici? Quali strumenti sono più adatti per valutare l’efficienza e l’efficacia?
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