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Andrea Sartori
  • 94 Weijing Road (Balitai Campus), 300071 Tianjin (China)

Andrea Sartori

'Pur senza citare Fortini, Steffen Hven elabora una teoria del cinema come messa in atto (enaction) di mondi, non di mera rappresentazione degli stessi, facendo leva sulla relazione incarnata – atmosferica e affettiva – tra spettatore e... more
'Pur senza citare Fortini, Steffen Hven elabora una teoria del cinema come messa in atto (enaction) di mondi, non di mera rappresentazione degli stessi, facendo leva sulla relazione incarnata – atmosferica e affettiva – tra spettatore e film, una relazione che egli coglie all’opera in maniera magistrale nel film più brechtiano e straniante di Lars von Trier, Dogville (2003). La prossimità tra spettatore e scena, in questo caso, non è istituita da alcuna tecnologia tattile che ci faccia “precipitare” nello schermo, né dagli effetti speciali, “immersivi”, delle immagini digitali. Al contrario, se d’identificazione con Grace e con la comunità che abusa di lei si può parlare, questo avviene secondo Hven proprio grazie al minimalismo geometrico, brechtiano, del film, ovvero grazie alla geometrizzazione a oltranza, per così dire, delle passioni che il film stesso chiama a raccolta.
Come per Fortini, è nella consapevolezza della distanza (una consapevolezza esasperata, nel caso di Dogville) che si dà vicinanza, e con essa la possibilità d’un senso per le percezioni, anche violente, che oggi c’inondano da ogni dove. Al punto da divenire, tali percezioni, il tratto dominante della cultura in cui viviamo: una cultura non della televisione, non dei media digitali, ma del percepire stesso come “fenomeno” distinto dal pensare criticamente'.
Research Interests:
As Gramsci observed, in a period of crisis “the great masses [become] detached from their traditional ideologies, and no longer believe what they used to believe previously […]; in this interregnum a great variety of morbid symptoms... more
As Gramsci observed, in a period of crisis “the great masses [become] detached from their traditional ideologies, and no longer believe what they used to believe previously […]; in this interregnum a great variety of morbid symptoms appear.” The protagonists of the novels analyzed in this book, including those of Svevo, De Roberto, Pirandello, and Borgese, show a variety of the “morbid symptoms” of which Gramsci wrote. In fact, Alfonso Nitti, Consalvo Uzeda and his “mad” family, Mattia Pascal, Vitangelo Moscarda, Filippo Rubé – including Pirandello’s six dramatic Characters – suffer in various ways from issues related to their own “being-in-the-world”, that is, to adaptation, social competitiveness (or, in Morselli’s words, “competition for life”), and loss of both purpose and material wealth.

Darwin’s On the Origin of Species (1859) lent to the writers we examine a scientific vocabulary that was a literary one as well. The case of Darwin’s innovation in biology and of the modern Italian novel points out that stories, in a sense, take up the mandate of analyzing, deciphering, (bio)fictionalizing and working through the negativity of the “morbid symptoms” scattered throughout what Gramsci called an “interregnum.” 

Such a mandate is not exhausted today, during years of technological growth, political unrest, gender-based violence, war, climate crisis and an ongoing global pandemic; years in which, as both Mark Fisher and Dario Gentili maintain, a specific version of Darwin’s thought – so-called “social Darwinism” – is the true ideology of our neoliberal (or late-capitalistic) context.

What emerges from our consideration of the struggle for life and the modern Italian novel, however, is that Darwin’s innovative approach to the bios (to life) set the conditions for telling a story different from one that is petrified (and naturalized) by the imperatives of social Darwinism and by the ostensible absence of an alternative. In Svevo’s case, for instance, such an otherwise consisted in literaturizing life. In Pirandello’s case, instead, life’s morbid symptoms, in the last analysis, were acted out by theatricalizing life itself.
Research Interests:
"The Struggle For Life and the Modern Italian Novel, 1859–1925 is an erudite and original book by a thoughtful reader of Italian and European modernity. In it, Andrea Sartori offers a fascinating exploration of the ideological context and... more
"The Struggle For Life and the Modern Italian Novel, 1859–1925 is an erudite and original book by a thoughtful reader of Italian and European modernity. In it, Andrea Sartori offers a fascinating exploration of the ideological context and changing imaginary of Italian writers at the turn of the century, at a time when identity came to be ‘inevitably trapped in a logic of oppression’ (210), and in which ‘violence, enmity and oppression seem to resist any attempt to overcome them’ (210). While the last three chapters focus on a specific male writer from this era (Svevo, De Roberto and Pirandello, with ventures in, and references to Borgese and Primo Levi, among others), offering very productive analyses of their works, the book is best described as a broad exploration of the presence of Darwin’s thought, and of the (mis-)interpretations of Darwin’s work within the
Italian cultural context in the late nineteenth and early twentieth century".
In questo saggio svolgo delle riflessioni utili a inquadrare l'opera trilingue e transnazionale della poetessa ebrea Amelia Rosselli (Parigi, 1930-Roma, 1996) in quel filone della letteratura italiana che Maria Anna Mariani ha inscritto... more
In questo saggio svolgo delle riflessioni utili a inquadrare l'opera trilingue e transnazionale della poetessa ebrea Amelia Rosselli (Parigi, 1930-Roma, 1996) in quel filone della letteratura italiana che Maria Anna Mariani ha inscritto nell'atmosfera, nel clima culturale e nella 'geografia' delle questioni etico-politiche caratterizzanti l'era nucleare.  Il saggio si sofferma soprattutto su alcuni aspetti strutturali, stilistici e biografici della prima raccolta di poesie Variazioni belliche (1964) e della successiva prosa intitolata Storia di una malattia (pubblicata in Nuovi Argomenti nel 1977), a lungo ritenuta poco più della prova lampante dello stato di sofferenza mentale in cui versava la sua autrice. Innanzitutto, che cosa s'intende per letteratura italiana dell'era nucleare? Inoltre: quali sono le coordinate, concettuali e di poetica, di questa letteratura, entro le quali collocare la scrittura di Rosselli?
Le contraddizioni delle società liberali, da ultimo quelle che la Cancel Culture fa fiorire in seno alla difesa nominalistica della libertà, rendo oggi difficile ragionare di censura.
Versione integrale per Italian Poetry Review, diretta da Paolo Valesio, dell'articolo da cui è tratta l'anticipazione su Amelia Rosselli per Le Parole e le Cose. 'All’inizio del ’900 si palesa quella che Martin Heidegger in Essere e... more
Versione integrale per Italian Poetry Review, diretta da Paolo Valesio, dell'articolo da cui è tratta l'anticipazione su Amelia Rosselli per Le Parole e le Cose.

'All’inizio del ’900 si palesa quella che Martin Heidegger in Essere e tempo (1927) chiama «crisi dei concetti […] fondamentali». Si tratta di una crisi in verità preannunciata in modi tra loro differenti dalle filosofie ottocentesche e anti-idealistiche di Arthur Schopenhauer, Søren Kierkegaard e Friedrich
Nietzsche. Essa, secondo Heidegger, stravolge i tradizionali punti di
riferimento della matematica, della fisica, della biologia, delle scienze umane e della teologia. La Krisis, come la definisce Massimo Cacciari in un libro del 1975, finisce per manifestarsi concretamente agli occhi e nelle vite degli individui tramite le grandi trasformazioni della società di massa con cui esordisce il ventesimo secolo. I processi di specializzazione
(e alienazione) del lavoro, l’incipiente atomizzazione sociale e la razionalizzazione dell’economia e della società in vista di scopi da guadagnare – ma a danno dei valori e delle tradizioni d’un tempo, come
ha ben chiaro la sociologia di Max Weber – cospirano a frammentare
e a disgregare il Tutto organico e concluso che per Nietzsche, secondo l’analisi da lui svolta nel Caso Wagner (1888), si esprimeva prima di
allora nel 'grande stile'".
Due riduzionismi di segno opposto – uno culturalista, l’altro biologista – hanno per lungo tempo impedito di pensare lo stile quale termine medio tra un fenomeno culturale come la letteratura (nello specifico, la poesia) e il corpo... more
Due riduzionismi di segno opposto – uno culturalista, l’altro biologista – hanno per lungo tempo impedito di pensare lo stile quale termine medio tra un fenomeno culturale come la letteratura (nello specifico, la poesia) e il corpo naturale. Gli opposti riduzionismi, in altri termini, hanno vietato di sostenere che la poesia sia inscritta, seppure in modi per certi versi sfuggenti, nel bíos, nel vivente, e che in questa inscrizione lo stile abbia un ruolo determinante.
Il 1975 è l’anno a cui va fatta risalire l’origine d’una fenditura epistemologica, nel cui solco si sono sviluppati due versanti di pensiero opposti ma tra loro speculari. Quell’anno, infatti, hanno visto la luce l’influente saggio dell’antropologa culturale Rubin Gayle intitolato The Traffic in Women,  e il libro Sociobiology del biologo Edward O. Wilson.  Da allora e per decenni – soprattutto in ambito angloamericano e in una temperie culturale in prevalenza post-strutturalista e post-moderna – la fenditura tra le due direzioni di ricerca in merito ai rapporti tra la sfera biologica e la sfera sociale ha creato, da un lato, una profonda inimicizia (se non una reciproca demonizzazione) tra le Humanities e la biologia. Tale fenditura, dall’altro lato, ha dato luogo a tentativi spesso isolati di interpretare i fenomeni letterari in chiave esclusivamente biologica, limitando in senso deterministico la creatività, la libertà e l’imprevedibilità del gesto artistico.
Questo libro si concentra sul rapporto tra la darwiniana lotta per la vita e il romanzo italiano moderno poiché, negli anni tra l'uni cazione d'Italia e l'ascesa del fascismo, diversi scrittori diedero voce, in maniere differenti, a delle... more
Questo libro si concentra sul rapporto tra la darwiniana lotta per la vita e il romanzo italiano moderno poiché, negli anni tra l'uni cazione d'Italia e l'ascesa del fascismo, diversi scrittori diedero voce, in maniere differenti, a delle ansietà connesse all'idea d'evoluzione. Diventare italiani (o vivere per anni nella periferia meridionale dell'Impero Austro-Ungarico, nel caso di Italo Svevo) comportava la possibilità di scoprirsi non
L'appello di Serenella Iovino rivolto alla sinistra a fare "qualcosa di darwiniano" ("la Repubblica", 31 ottobre, 2022), può valere tanto per l'Italia quanto per il Paese che l'8 novembre s'appresta a delle elezioni di midterm, le quali... more
L'appello di Serenella Iovino rivolto alla sinistra a fare "qualcosa di darwiniano" ("la Repubblica", 31 ottobre, 2022), può valere tanto per l'Italia quanto per il Paese che l'8 novembre s'appresta a delle elezioni di midterm, le quali si preannunciano problematiche per i dem e in generale per la cultura liberal d'oltreoceano.
Le righe che seguono sono un estratto del capitolo IX d'un manoscritto in via di perfezionamento, provvisoriamente intitolato Assaliti dalle mille luci del cielo. La cultura della percezione. In questo manoscritto viene messa a fuoco... more
Le righe che seguono sono un estratto del capitolo IX d'un manoscritto in via di perfezionamento, provvisoriamente intitolato Assaliti dalle mille luci del cielo. La cultura della percezione. In questo manoscritto viene messa a fuoco quella che può essere chiamata «cultura della percezione», la quale sembra avere attecchito innanzitutto, ma non solo, nella società marcatamente identitaria degli Stati Uniti. L'idea è che tra la percezione e la sua industria (Hollywood, la Silicon Valley) da un lato e la realtà dall'altro, si sia allargato il pertugio della follia, dello scollamento dal reale. Questa 'diagnosi' è sempre più spesso impiegata per indicare il razzismo, l'uso disinvolto e criminale delle armi, il clima diffuso d'incertezza e d'insicurezza, la polarizzazione esasperata del dibattito politico, il ricorso sistematico alla menzogna nell'informazione, persino alcuni aspetti delle discussioni accademiche. Tale follia e le sue origini culturali possono essere interrogate nello specchio della cultura europea, in particolare in quello della Mitteleuropa d'inizio '900. Non è detto, infatti, che gli Stati Uniti di oggi ci forniscano solamente un'indicazione di quel che accadrà presto al di qua dell'Atlantico, come spesso si sostiene. Forse vale anche il contrario, e alcuni temi della filosofia, della letteratura e della sociologia del 'vecchio' continente-inclusa l'Italia-sono utili per capire le dinamiche dell'odierna way of life a stelle e strisce.
Questo saggio prende in considerazione la funzione che il positivismo ottocentesco e la poetica naturalistica ad esso ispirata hanno nell'opera di Federico De Roberto, in particolare nel romanzo I Viceré. Il positivismo non è qui... more
Questo saggio prende in considerazione la funzione che il positivismo ottocentesco e la poetica naturalistica ad esso ispirata hanno nell'opera di Federico De Roberto, in particolare nel romanzo I Viceré. Il positivismo non è qui presentato come un paradigma monolitico, ma come un campo di tensioni epistemologiche che rende conto, al proprio interno, della crisi dell'oggettività sperimentale. Ne I Viceré, a fare le spese di una tale crisi è la nozione naturalistica e zoliana d'ereditarietà, che tuttavia non scompare dal romanzo ma vi riveste un'importante funzione retorica. Questa funzione risulta preliminare a una riflessione condotta nelle pagine conclusive del romanzo-sul vuoto costitutivo del potere politico. Tale vuoto, percepito da De Roberto alla fine dell'800, sembra anticipare inquietudini che caratterizzeranno la politica italiana da lì a pochi decenni.
A partire da alcuni studi recenti, ed in particolare da un libro di Antonella Sisto, è possibile tracciare il profilo d'un paradigma per i Film Studies che non metta più al centro la presunta priorità dell'immagine e della visione sul... more
A partire da alcuni studi recenti, ed in particolare da un libro di Antonella Sisto, è possibile tracciare il profilo d'un paradigma per i Film Studies che non metta più al centro la presunta priorità dell'immagine e della visione sul suono, ma la specificità del suono stesso, nei suoi aspetti tecnici, culturali e ideologici.
Esattamente un secolo fa, un intero quartiere (Greenwood) abitato da circa 10.000 afroamericani nella città di Tulsa, in Oklahoma, venne dato alle fiamme, causando morti e devastazione. Gli aggressori erano una folla inferocita di uomini... more
Esattamente un secolo fa, un intero quartiere (Greenwood) abitato da circa 10.000 afroamericani nella città di
Tulsa, in Oklahoma, venne dato alle fiamme, causando morti e devastazione. Gli aggressori erano una folla
inferocita di uomini bianchi, risentiti e insofferenti del fatto che una popolazione di colore avesse raggiunto, tramite
l’impegno e il lavoro, un livello di prosperità economica e sociale superiore al loro. A neanche sessant’anni
dall’abolizione della schiavitù (1865), Greenwood era infatti conosciuta come l’America’s Black Wall Street.
Il governo di Boris Johnson affronta il tema delicato della libertà di parola nelle università inglesi, per evitare che anche il Regno Unito incorra in quella che ad alcuni osservatori pare una vera e propria deriva in atto nei campus... more
Il governo di Boris Johnson affronta il tema delicato della libertà di parola nelle università inglesi, per evitare che anche il Regno Unito incorra in quella che ad alcuni osservatori pare una vera e propria deriva in atto nei campus americani.
Il mondo ha assistito allo scalmanarsi d'una folla rancorosa a Capitol Hill come a un evento incomprensibile, o quasi.
Quello di classe è il concetto di cui il pensiero filosofico e sociale contemporaneo è orfano. La lotta contro lo sfruttamento del lavoro e la sofferenza (pàthos, in greco) che tale sfruttamento provoca, infatti, non è più condotta in... more
Quello di classe è il concetto di cui il pensiero filosofico e sociale contemporaneo è orfano. La lotta contro lo sfruttamento del lavoro e la sofferenza (pàthos, in greco) che tale sfruttamento provoca, infatti, non è più condotta in nome d'una classe di lavoratori in relazione dialettica o antagonistica con il capitale, ma in nome d'un diritto civile alla giustizia sociale, declinata nei suoi vari aspetti.
L'improvvisa attualità della pandemia sembra metterci di fronte al mero fatto della nostra mortalità, ovvero alla nostra nuda vita. Da qui-in più di un commento di questi giorni-il ricorso al paradigma biopolitico per rendere conto delle... more
L'improvvisa attualità della pandemia sembra metterci di fronte al mero fatto della nostra mortalità, ovvero alla nostra nuda vita. Da qui-in più di un commento di questi giorni-il ricorso al paradigma biopolitico per rendere conto delle pressanti istanze di controllo a cui la naturalità dei corpi e delle vite pare essere sottoposta. È tuttavia opportuno chiedersi, forse, se questa presunta naturalità dei corpi, della vita-del bíos-di cui la biopolitica è insieme censore e portavoce, sia effettivamente tale, e se i corpi finzionali-quel che immaginiamo della nostra vita-siano veramente altra cosa dalla dimensione naturale in cui ci scopriamo intrappolati e a cui siamo tutto a un tratto condannati (dalle apps che tracceranno i nostri spostamenti al di fuori del recinto di casa, dai droni sopra le città che si metteranno alle nostre calcagna e così via).
Nell'«Introduzione» all'edizione da lei curata de On the Origin of Species di Charles Darwin (Oxford University Press, Oxford, 2008), Gillian Beer ricorda che quando Darwin era in vita, le leggi della genetica non erano state ancora... more
Nell'«Introduzione» all'edizione da lei curata de On the Origin of Species di Charles Darwin (Oxford University Press, Oxford, 2008), Gillian Beer ricorda che quando Darwin era in vita, le leggi della genetica non erano state ancora scoperte. La distribuzione dei caratteri nell'ambito d'una famiglia e d'una specie, prosegue Beer, poteva essere osservata empiricamente, ma non spiegata alla luce d'una teoria. Le ricerche di Gregor Mendel sull'ibridismo vegetale, infatti, divennero note solo nel 1900, diciotto anni dopo la morte di Darwin. Negli anni '20, studiosi di genetica delle popolazioni come Ronald Fisher (1890-1962), John Burdon Sanderson Haldane (1892-1964) e Sewall Green Wright (1889-1988) combinarono la teoria di Darwin sulla selezione naturale con la genetica di Mendel e diedero luogo alla moderna sintesi neodarwiniana in ambito scientifico. I genetisti molecolari, e tutto il lavoro scaturito dall'elucidazione della struttura del DNA, sono indebitati con i pionieri degli anni '20.
This paper analyzes different typologies of texts by the under-examined writer Antonio Barolini, who was from Vicenza and emigrated to the United States after WWII. The article argues that in Barolini's work violence has to be examined on... more
This paper analyzes different typologies of texts by the under-examined writer Antonio Barolini, who was from Vicenza and emigrated to the United States after WWII. The article argues that in Barolini's work violence has to be examined on a double level. On the one hand, Barolini points out that translation destroys the original version of a text; on the other hand, the very world that he narrates through his writings-the little world of the past-came to an end because of the traumatic, real experiences embedded into history, primarily war. Within such a literary and historical frame, this paper investigates Barolini's further thoughts on tolerance and non-violence, highlighting the author's impolitical take on the political issues of his time.
As it is well known, Sigmund Freud built his theory about the functioning of the psyche upon Oedipus’s vicissitudes and heinous fate. In more recent times, Judith Butler has suggested that, because of its paradigmatic figure (Oedipus),... more
As it is well known, Sigmund Freud built his theory about the functioning of the psyche upon Oedipus’s vicissitudes and heinous fate. In more recent times, Judith Butler has suggested that, because of its paradigmatic figure (Oedipus), Freud’s psychoanalysis is gendered and therefore much more telling of the male identity and the kin relationships associated to it, rather than of the female one. This chapter shifts the focus to Oedipus’s daughter, Antigone, as the archetypal figure onto which Western culture has projected its ideas about what woman is or could be. Following Butler on this issue, this essay argues that an Antigonean revision of psychoanalytic theory should accordingly call into question the normalized notion of kinship derived from the Oedipal framework of psychoanalysis. Such a notion, in Butler’s words, is “based in biological reproduction and the heterosexualization of the family.”
Il saggio prende le mosse dal recente tentativo di Maurizio Ferraris di chiamare in causa Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, e di offrire una lettura del romanzo che supporti il ritorno alla validità ontologica del realismo... more
Il saggio prende le mosse dal recente tentativo di Maurizio Ferraris di chiamare in causa Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, e di offrire una lettura del romanzo che supporti il ritorno alla validità ontologica del realismo empirico, in opposizione al presunto nichilismo del pensiero decostruzionista di Jacques Derrida. Il saggio mostra, tramite una dettagliata analisi testuale, che la tesi di Ferraris non tiene, e dimostra come Pirandello invece possa essere letto non solo alla luce delle nozioni di traccia e di scrittura elaborate da Derrida, ma anche nella prospettiva della nuda vita formulata da Giorgio Agamben. Per introdurre una tale prospettiva, l'articolo si sofferma sul lavoro di Thomas Harrison concernente l'essayism, criticando pertanto l'interpretazione umanistica della storia di Mattia-ovvero l'idea secondo la quale quello di Pirandello è un romanzo incoerente, perchè il suo protagonista difetta in conclusione d'una riconquistata e garantita identità.
In apertura della Prefazione al volume del 1968 che raccoglie l'atti-vità poetica di Antonio Barolini (Vicenza 1910-Roma 1971)-e che le conferisce la definitiva sistemazione voluta dall'autore-Geno Pampaloni riporta un giudizio del 1946... more
In apertura della Prefazione al volume del 1968 che raccoglie l'atti-vità poetica di Antonio Barolini (Vicenza 1910-Roma 1971)-e che le conferisce la definitiva sistemazione voluta dall'autore-Geno Pampaloni riporta un giudizio del 1946 di Franco Fortini, secondo il quale v'è uno iato incomponibile tra la poesia del vicentino e quella a essa contemporanea. «Un ritardatario pieno di grazia» è Ba-rolini secondo Fortini, «a quel modo che lo sono certi tardissimi go-tici di terraferma quando già Andrea del Castagno aveva portato a Venezia le novità strabilianti dell'anatomia e della prospettiva» 1. Ol-1 F. Fortini, Il poetico veliero, in «La lettura», 20 luglio 1946, citato in G. Pam-paloni, Prefazione a A. Barolini, L'angelo attento, Il meraviglioso giardino e altre poesie inedite, Milano, Feltrinelli, 1968, p. 7. Proprio nel 1946 esce per i tipi di Il Pel-licano dell'amico Neri Pozza la raccolta poetica Viaggio col veliero San Spiridone, che comprende con varianti le liriche di Il meraviglioso giardino (Vicenza, Il Pellicano, 1941), Poesie di dolore in morte di Caterina e tre preghiere in aggiunta (Vicenza, Il Pel-licano, 1943), assieme ad altre poesie inedite. San Spiridone era il nome dell'ultimo veliero di famiglia, naufragato alla fine del XIX secolo. La raccolta a esso dedicata è il compendio di una tappa significativa nella vita di un Barolini ormai più che tren-tenne, all'indomani del secondo conflitto mondiale: «ogni epoca della vita / ha la sua esperienza: / ciascuno va per le diverse strade» (Commiato). Per una bibliografia della critica dal 1935 al 2012, si veda la Bibliografia a cura di Monica Giachino, in I. Crotti, M. Giachino, M. Rusi, Un italiano in America. Poesia e narrativa in An-tonio Barolini, Roma, Bulzoni, 2012, pp. 111-114. Per una sintetica trama della vita e delle opere, sempre di M. Giachino e nel medesimo volume, si veda «La trama in-tima». La vita e le opere, pp. 99-108.
Samgha è una rivista culturale attiva in Italia, in Nord America e in Cina. Siamo una comunità di lettori nata nel 2009 e mossa dal desiderio di parlare di libri, e di tutto quello che si muove intorno ai libri, in modo non superficiale.... more
Samgha è una rivista culturale attiva in Italia, in Nord America e in Cina. Siamo una comunità di lettori nata nel 2009 e mossa dal desiderio di parlare di libri, e di tutto quello che si muove intorno ai libri, in modo non superficiale. La nostra ambizione è di approfondire la passione della lettura e della scrittura, creando uno spazio aperto alla discussione e alle diverse discipline.

The military and political events which upset Florence between the end of Quattrocento and the first decades of the sixteenth century, are part of Machiavelli's motivation to write The Prince. Nonetheless, even his most celebrated theatrical work-the Mandragola-is deeply affected by the instability and the moral crisis of the time. The analysis of the text-beyond its comic surface-points out how Machiavelli is aware of the subversion of the values of the humanistic tradition, and of the ambiguous need of adaptation to a reality, which has lost any trace of the past ideality. Preliminary to the reading of the comedy, it is presented an outline of the historical context in which Machiavelli worked (1). The focus on one of the many sources of the Mandragola-the Calandria by Dovizi da Bibbiena (2)-allows then to give the right importance to the theme of the body and of its reckless manipulation, in a realm of usefulness dominated by greed and selfish behaviors (3). The prevalence of contradiction on moral integrity is a consequence of this scenario, reflected in the description of the characters (4). Following Giulio Ferroni's reading, it seems that adaptation (an idea extrapolated from the Prince) is the only way to survive in a world, which is indeed approaching the catastrophe of the sack of Rome (5). On the other hand, the problematic features of the character of Lucrezia, along with the self-undermining presentations of the manly institutions embodied in the figures of Nicia, Timoteo and Ligurio, suggest the possibility of a critique of the suffocating immanence of the hopeless world portrayed by the Mandragola (6).
Il debito su cui pare oggi fondarsi la vita degli individui e degli stati-tenuti in scacco da un pugno di oligarchi della finanza-è per un verso un ritorno a un'originaria condizione naturale dell'uomo, per un altro una sua contraffazione.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda 1770-Berlino 1831) vide per la prima volta il dipinto conosciuto con il nome di "Madonna Sistina" durante un breve viaggio a Dresda nel luglio 1820. Il periodo storico di questa trasferta fuori... more
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda 1770-Berlino 1831) vide per la prima volta il dipinto conosciuto con il nome di "Madonna Sistina" durante un breve viaggio a Dresda nel luglio 1820. Il periodo storico di questa trasferta fuori Berlino si colloca a poco meno di metà strada tra la Restaurazione voluta dal Congresso di Vienna-ribadita sul piano militare con il Congresso di Troppau proprio nel 1820-e la Rivoluzione in Francia del luglio 1830, che riempì d'autentico spavento uno Hegel divenuto nel frattempo Rettore (ottobre 1829-ottobre 1830) e preoccupato soprattutto di mantenere l'Università al riparo dal dilagare della violenza. Il primo viaggio a Dresda, tuttavia, si svolse in un arco di giorni in cui il filosofo non mancò di omaggiare in un contesto conviviale, al di fuori dei confini della Prussia, l'anniversario della presa della Bastiglia. Il viaggio a Dresda era motivato dal desiderio principe di ammirare quello specifico dipinto di Raffaello, di cui Hegel aveva verosimilmente tanto sentito parlare e letto già diversi anni prima nella Jena del suo esordio accademico (1801-1807). I tre giorni di permanenza in città furono sufficienti a lasciare una consistente traccia del dipinto nelle successive lezioni sull'estetica. Si stabilì così, a seguito di un viaggio probabilmente atteso a lungo e infine realizzato in un intervallo estivo dell'attività accademica, un interesse artistico e filosofico che avrebbe riportato più volte Hegel nella città sassone a rinnovare l'ammirazione per l'opera e ad approfondirne la comprensione. Quattro mesi prima (il 23 marzo 1820) venne valutato da una commissione universitaria, di cui faceva parte Hegel, il trentaduenne candidato all'abilitazione Arthur Schopenhauer. Questi, che aveva già pubblicato nel 1818-senza ottenere riscontri-il suo Die Welt als Wille und Vorstellung, proveniva appunto da Dresda, dove si era ritirato in solitudine, allontanandosi dalla madre che viveva a Weimar (ed era in rapporti di amicizia con Goethe). Dopo aver conseguito l'abilitazione, tentò di affermarsi come libero docente per un paio di semestri e poi abbandonò Berlino per mancanza di uditori, ricominciando a viaggiare. Del contatto avuto con Hegel rimangono alcune trascrizioni, non autentiche ma basate sulla versione che ne diede Schopenhauer, che riportano di una accesa e dotta discussione sulle «funzioni animali», e nulla attesta che quel dialogo abbia lasciato una visibile traccia nelle rispettive elaborazioni teoriche. La prossimità temporale del colloquio accademico e del viaggio a Dresda (marzo e luglio 1820) è qui rievocata a suggerire la possibilità, e anzi l'opportunità di un confronto tra i due pensatori sul nostro tema. È certo che Schopenhauer conoscesse il dipinto di Raffaello da alcuni anni, avendogli dedicato un breve componimento poetico già nel 1815. In quest'ultimo, le intuizioni che egli ebbe del capolavoro si discostano dall'analisi che ne dà Hegel, ma sono accostabili ad alcuni aspetti della filosofia dello spirito e della religione del collega più anziano, al di là, quindi, di quanto quest'ultimo dirà del lavoro di Raffaello nel solo ambito estetico.
Spesso si dice che, nella filmografia di Nanni Moretti, Caro diario (1993) segna un decisivo passaggio all'autobiografismo.
Research Interests:
From the Introduction by Roberta Iannacito-Provenzano and Lorella Di Cintio: "The Silence Speaks Symposium is a continuation of discourse and celebrationof the publication of Domestic Goods: Silence Speaks in our objects, clothing,... more
From the Introduction by Roberta Iannacito-Provenzano and Lorella Di Cintio:

"The Silence Speaks Symposium is a continuation of discourse and celebrationof the publication of Domestic Goods: Silence Speaks in our objects, clothing, keepsakes, and interiors in The Italian Canadiana Journal, University of Toronto, Volume 38 (2024). The provocation has opened room for more probing discourse about how silence speaks in our interiors, objects, and keepsakes. How can we grieve, memorialize, and challenge the archive of domesticity, interiority, and its objects as it navigates from personal to political? Conversations about kinships and identities can move back and forth through time: an item may first be framed as inanimate and mundane, then as a cherished heirloom, and then inhabit authorized space as a museum artifact [...]".
At this conference I present the short version of a paper centered on neuroscientist Anil Seth's brain-based theory of perception and its possible use in literary studies (Pirandello and some narratological aspects of modernist literature... more
At this conference I present the short version of a paper centered on neuroscientist Anil Seth's brain-based theory of perception and its possible use in literary studies (Pirandello and some narratological aspects of modernist literature in general).
This special issue of the Journal of the Pirandello Society of America will delve into Pirandello's concept of alienation in all its declinations and across genres. From Mattia Pascal's impression to be "cut off from life" and to continue... more
This special issue of the Journal of the Pirandello Society of America will delve into Pirandello's concept of alienation in all its declinations and across genres. From Mattia Pascal's impression to be "cut off from life" and to continue living "without knowing just how," to the camera operator turned machine in Quaderni di Serafino Gubbio (1925), alienation for Pirandello stands for both private madness and the dehumanizing effects of technology, against a historical background connotated by the end of the political ideals of the past, and, in particular, of the Risorgimento (I vecchi e i giovani, 1909). In this disenchanted world, science has shown that "everything is matter" and that man is nothing more than "the product of Nature's slow development" (Il fu Mattia Pascal, 1904). And yet, even though modernity seems to have expropriated humanity of its presumed essence or soul, this very "beast that steals, kills and lies"-humanity itself and its materiality/physicality-"can also write the Divine Comedy" (ibidem). Conjugating the modal verb in the present tense-humanity can indeed write the Divine Comedy, not could-Pirandello implicitly characterizes alienation as the realm of the possible (Serafino adapting to machines and thus becoming posthuman), and not just as a domain ruled by loss, emptiness, violence, and the absence of any apparent logic. In this sense, we invite contributors to send us paper proposals that not only outline a Pirandellian definition or definitions of "alienation," but also look beyond the author and his times and explore how experiences of isolation, estrangement, expropriation, and purposelessness can create new meanings at the personal, socio-cultural, and techno-scientific levels. We encourage contributions that offer a transhistorical, interdisciplinary perspective on Pirandello's concept(s) of alienation, one that can be updated and integrated into 21st century ideas of human-centeredness and AI (Schneiderman 2022), human self-realization and Digital Humanism (Werthner et al., 2021), human autonomy in the age of surveillance capitalism (Zuboff, 2018), etc. The following themes and approaches are welcome:
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Il numero XXVI de L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture sarà dedicato al tema Poesia e musica oggi (dal secondo Novecento al presente). L'indagine sarà focalizzata su un arco cronologico che va dal secondo Novecento sino alle... more
Il numero XXVI de L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture sarà dedicato al tema Poesia e musica oggi (dal secondo Novecento al presente). L'indagine sarà focalizzata su un arco cronologico che va dal secondo Novecento sino alle scritture poetiche e esperienze musicali più recenti, con attenzione ad autori italiani ma anche ad altre tradizioni linguistiche, europee ed extraeuropee.
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Abstracts Submission Deadline: Friday, February 21st 2020
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In "The Struggle for Life and the Modern Italian Novel, 1859–1925" Andrea Sartori indaga I’impatto delle teorie darwiniane nella letteratura italianafra Otto e Novecento. In questo workshop esploreremo l’influenza che il concetto di... more
In "The Struggle for Life and the Modern Italian Novel, 1859–1925"
Andrea Sartori indaga I’impatto delle teorie darwiniane nella letteratura italianafra Otto e Novecento. In questo workshop esploreremo l’influenza che il concetto di “lotta per la vita”, il rischio di soccombere a tale lotta, l’incapacità – o l’impossibilità – di adattarsi alle trasformazioni sociali messe in moto dall’industrializzazione hanno avuto nelle opere di Federico de Roberto, Italo Svevo, Luigi Pirandello e altri autori nel contesto culturale dell’Italia postunitaria.
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