
Carlo Altini
Carlo Altini, PhD, is Full Professor of History of Philosophy at the University of Modena and Reggio Emilia, Director of the editorial series "Archivio Thomas Hobbes. Testi e studi" (Casa editrice Leo S. Olschki, Firenze) and "Straussiana. Studi e testi" (Edizioni ETS, Pisa). He is member of the Administration Board of University of Modena and Reggio Emilia; chair of the graduate course "Scienze pedagogiche" at University of Modena and Reggio Emilia; co-director of editorial board of the journal “Filosofia politica” (Società editrice Il Mulino, Bologna); member of steering committee of the “Consulta Nazionale di Filosofia” and of "Società Italiana di Storia della Filosofia"; member of scientific committee of PhD School in "Human Sciences" of University of Modena and Reggio Emilia and of Italian PhD School in "Religious Studies". From 2013 he is director of the scientific committee of the "Convegno nazionale dei dottorati di ricerca in filosofia". He is also "Socio ordinario" of “Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena” and director of "Laboratorio sul pensiero critico" (Department of Education and Humanities, University of Modena and Reggio Emilia). He has taught History of Political Philosophy at the University of Siena in the years 2003-2006 and was scientific director of the Fondazione San Carlo (Modena) - and of the PhD School in Humanities of the Fondazione San Carlo - in the years 2009-2022. He has held lectures and seminars at the Universities of Angers, Barcelona, Bari, Bologna, Cordoba, Ferrara, Firenze, Jerusalem, Lausanne, Macerata, Milano, Milano "Cattolica", Milano "San Raffaele", Napoli "Federico II", Padova, Paris Sorbonne, Parma, Perugia, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Tilburg, Torino, Trento, Trieste, Udine, Uppsala, Urbino, Venezia "Ca' Foscari" and at Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Paris), Max-Weber-Kolleg (Universität Erfurt), Universidad Francisco de Vitoria (Madrid), John Cabot University (Roma), Scuola Normale Superiore (Pisa), Istituto Italiano per gli Studi Storici (Napoli), Scuola Superiore Sant'Anna (Pisa), Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento (Firenze), Accademia delle Scienze (Torino), Fondazione Mario Tobino (Lucca), Fondazione Studi Alfieriani (Asti) and Gabinetto Vieusseux (Firenze). In collaboration with Ecole Pratique des Hautes Etudes (Paris) and University of Erfurt, he has organized 9 international conferences on issues (such as "interpretation", "historiography", "tradition" and "modernity") related to the methodology of research in the humanities. In his research he has dealt with the origins, the development and the crisis of philosophical and political modernity through the analysis of some authors of the Early Modern Age (Machiavelli, Hobbes, Harrington, Spinoza) and of Twentieth Century (Carl Schmitt, Oswald Spengler, György Lukács, Karl Löwith, Alexandre Kojève, Gershom Scholem, Eric Voegelin and in particular Leo Strauss, of which he is one of the leading international specialists). He has also reconstructed the history and the theory of some philosophical and political categories of modernity, as democracy, power, sovereignty, progress, utopia, potentia/actus, machinery, war/peace.
Address: Dipartimento di Educazione e Scienze Umane
Università di Modena e Reggio Emilia
viale Timavo, 93 - 42121 Reggio Emilia (Italy)
Address: Dipartimento di Educazione e Scienze Umane
Università di Modena e Reggio Emilia
viale Timavo, 93 - 42121 Reggio Emilia (Italy)
less
Related Authors
Andrea Salvatore Cerfeda
Università degli Studi di Torino
Francesco Toto
Roma Tre University, Rome, Italy
Gaia Tomazzoli
Università degli Studi "La Sapienza" di Roma
Giulia Benghi
Indiana State University
Dario Panno-Pecoraro
Università degli Studi di Firenze (University of Florence)
Angelo Piacentini
Università Degli Studi Dell'Aquila
Guido Frilli
Università degli Studi di Firenze (University of Florence)
Luc Foisneau
Centre National de la Recherche Scientifique / French National Centre for Scientific Research
Dimitri D'Andrea
Università degli Studi di Firenze (University of Florence)
InterestsView All (30)
Uploads
Books by Carlo Altini
L’idea di progresso è uno dei concetti chiave della modernità: fin dal XVII secolo essa indica un processo continuo di accumulazione delle conoscenze, attraverso il quale è possibile realizzare il benessere umano grazie all’integrazione di scienza, etica e politica, che permette l’emancipazione dai pregiudizi, dalla superstizione, dalla servitù e dai poteri autoritari. Ma l’idea di progresso non è esente da ambiguità e contraddizioni. A partire da fine Ottocento l’ottimismo illuministico e positivistico cede gradualmente il passo a una visione critica della mitologia del progresso: l’esito della modernità sembra essere caratterizzato da una ragione calcolante che determina l’asservimento dell’essere umano alla tecnica, mostrando così i segni del declino e della decadenza dell’Europa, preludio di un tramonto che appare inevitabile e che ancora oggi incombe sullo spirito della civiltà occidentale.
Essays by Carlo Altini
(NB: open access)
L’idea di progresso è uno dei concetti chiave della modernità: fin dal XVII secolo essa indica un processo continuo di accumulazione delle conoscenze, attraverso il quale è possibile realizzare il benessere umano grazie all’integrazione di scienza, etica e politica, che permette l’emancipazione dai pregiudizi, dalla superstizione, dalla servitù e dai poteri autoritari. Ma l’idea di progresso non è esente da ambiguità e contraddizioni. A partire da fine Ottocento l’ottimismo illuministico e positivistico cede gradualmente il passo a una visione critica della mitologia del progresso: l’esito della modernità sembra essere caratterizzato da una ragione calcolante che determina l’asservimento dell’essere umano alla tecnica, mostrando così i segni del declino e della decadenza dell’Europa, preludio di un tramonto che appare inevitabile e che ancora oggi incombe sullo spirito della civiltà occidentale.
(NB: open access)
The list does not claim to be complete, but it is meant to provide a useful tool for further Straussian studies. If you find this bibliography useful, and intend to use it, please refer explicitly to it and its author with quotations. Any suggestions are more than welcome.
Guerra e pace sono da sempre le condizioni esistenziali delle società umane, caratterizzate da una continua alternanza tra stati di quiete e stati di conflitto, nonostante sia solo la pace a permettere la prosperità individuale e collettiva. Pur essendo condizioni eminentemente sociali e politiche, guerra e pace riguardano anche la dimensione antropologica: fin da Platone, infatti, è evidente il nesso tra ordine (cioè benessere) dell’anima e ordine della città, così come, fin da Omero, è evidente il rapporto tra il «fondo» antropologico della violenza e le pratiche di guerra, la cui tragica efficacia è progredita di pari passo con lo sviluppo delle tecniche, soprattutto moderne. Pertanto non solo a livello politico, ma anche antropologico, la figura dello straniero – e dell’alterità – è stata sottoposta alla domanda sulla tolleranza e sull’intolleranza, sull’amicizia e sull’inimicizia, con esiti concreti spesso drammatici che hanno reso evidenti le difficoltà di proporre misure in grado di limitare il ricorso alla violenza e ai meccanismi di esclusione: al centro del binomio guerra/pace è infatti presente la questione filosofica del male, soprattutto nel suo rapporto con il potere. Di qui le contraddizioni interne alla triangolazione tra potere, guerra e pace. Il potere serve per frenare la violenza o per incrementarla? La pace deve essere garantita «dall’alto» (cioè dal potere) o deve svilupparsi «dal basso» (cioè in una prospettiva anarchica)? La natura umana è in sé socievole o aggressiva? Date le condizioni storiche delle società umane, organizzate gerarchicamente, una condizione generale e permanente di pace è da considerarsi possibile o utopistica? E l’uso della forza è legittimo per circoscrivere le aggressioni e le violenze? La finalità principale del volume consiste nella riflessione critica su tali questioni attraverso l’interpretazione delle teorie sulla guerra e sulla pace, incrociandone sia alcuni momenti storici (mondo antico, medioevo, modernità) sia alcune dinamiche del mondo contemporaneo. Non si tratta infatti di elaborare e fondare un giudizio morale – peraltro ovvio – sulla guerra e sulla pace, ma di comprendere alcune distinzioni concettuali e trasformazioni pratiche che si sono verificate nella storia occidentale e che continuano tuttora a svilupparsi in forme contraddittorie.
Si chiarisce così cosa Strauss intenda con l’espressione "Political Philosophy" e, di conseguenza, ciò che si riprometteva dalla sua controversa “ermeneutica della reticenza”. "Political Philosophy" non è una parte della filosofia, ma l’atteggiamento fenomenologico che il filosofo è costretto ad assumere per via dell’inevitabile conflitto con la doxa, col “mondo delle opinioni”. La filosofia politica è, dunque, “filosofia pratica”, nel senso letterale dell’espressione: prassi del pensare filosofico che si compie nel confronto con quel che appare come ovvio, come “naturale”. Donde, la radicale paradossia del modo in cui i filosofi eterodossi hanno scritto i loro libri.
Nel dibattere sul ruolo presente e futuro delle Humanities trascuriamo non di rado di considerare proprio la relazione che corre tra lingua, emozioni e cittadinanza, nonché l’importanza che emozioni negative, come la rabbia, la delusione e il disgusto, hanno nei processi cognitivi. Se elaborate, queste emozioni possono sostenere la nostra propensione a sviluppare esperienze. Se rimosse, la intralciano invece durevolmente. In anni recenti sociologi come Axel Honneth e Richard Sennett o filosofi come Martha Nussbaum si sono soffermati più volte sul ruolo politico delle emozioni negative, spesso in esplicita contrapposizione a Nietzsche. Esistono forme utili e persino legittime di «risentimento»? Come distinguere le une dalle altre? Non è il caso di approfondire l’origine antica del tema, che troviamo formulato per la prima volta, verosimilmente in polemica con l’imperatore Claudio, nel De ira di Seneca. Ma la distinzione tra nobile excandescentia e disdicevole rancor attraversa l’intero Rinascimento – come non richiamare alla mente gli irati di Leonardo – e giunge al Nietzsche della Gaia scienza. A parziale modifica di sue posizioni precedenti, questi celebra qui nell’«odio», con veemenza ditirambica, una potente risorsa storiografica. Edgar Wind, storico dell’arte e allievo di Panofsky nel periodo di Amburgo, distingue ancora tra nobile excandescentia e deplorevole rancor nell’esile nota di un saggio maggiore del 1958, Misteri pagani del Rinascimento. Nelle Considerazioni di un impolitico, apparse nel 1918, Thomas Mann aveva fatto peraltro della contrapposizione fra furor philosophicus e furor politicus una chiave per intendere l’ostilità tedesca al «democratismo liberale» anglofrancese e americano: tema che confluirà di lì a poco nell’agenda della «rivoluzione conservatrice». Si tratta di considerare più da vicino il modo in cui, spesso dopo grande fatica e momenti di aspra confutazione di noi stessi, giungiamo a formulare l’excandescentia (o qualsiasi altro «moto dell’animo») in modo legittimo e attendibile, in accordo con i principi argomentativi che reggono la sfera pubblica.
(da Michele Dantini, Arte e sfera pubblica. Il ruolo critico delle discipline umanistiche, Roma, Donzelli, 2016, pp. 3-20)