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L'articolo mette in luce la complessita del fenomeno delle migrazioni forzate e della sua gestione da parte di attori istituzionali in Europa. L'obbiettivo dell'autrice e quello di evidenziare le relazioni di potere e le... more
L'articolo mette in luce la complessita del fenomeno delle migrazioni forzate e della sua gestione da parte di attori istituzionali in Europa. L'obbiettivo dell'autrice e quello di evidenziare le relazioni di potere e le frizioni che emergono dall'interazione tra i sistemi di controllo e gestione delle migrazioni e i tentativi di muoversi autonomamente messi in atto dai soggetti migranti. Verra utilizzato il concetto di soggettivita, che permette di indagare gli effetti delle relazioni di potere e le pratiche di costruzione del se messe in atto dai soggetti dentro i limiti e le costrizioni strutturali in cui si muovono. Queste dinamiche verranno rappresentate attraverso il caso-studio etnografico di "secondi movimenti" di un gruppo di migranti forzati approdati in Italia nel 2011 e trasferirtisi successivamente in Germania, alla ricerca di condizioni migliori di vita, nonostante le limitazioni ai loro movimenti imposte dagli accordi di Schengen e Dublino. I soggetti migranti vivono cosi una condizione di transito prolungata nel tempo, che assume una dimensione sia spaziale, che temporale e giuridica - categorie che transitano dalla condizione "illegale" a quella "legale" e viceversa - divenendo essa stessa parte integrante dell'esperienza migratoria e non piu solo una fase di passaggio. Si sviluppano cosi soggettivita in movimento caratterizzate da temporalita in transito, che si incontrano e scontrano con le istituzioni europee, nazionali e locali. Le frizioni che emergono da questi incontri mostrano come l'Europa sia un campo di battaglia, dove pratiche di negoziazione tra soggetti migranti, attori istituzionali e gruppi di supporto, contribuiscono alla ridefinizione dei confini territoriali, giuridici e politici.
On 7 May 2009, the Italian coastguard intercepted 227 migrants on board three different ships crossing the Strait of Sicily and sent them back to Libya while they were still in international waters, and more precisely in the Maltese... more
On 7 May 2009, the Italian coastguard intercepted 227 migrants on board three different ships crossing the Strait of Sicily and sent them back to Libya while they were still in international waters, and more precisely in the Maltese Search and Rescue Area (SAR).
Questo articolo intende approfondire la situazione dei migranti forzati in Italia, con particolare riferimento al periodo compreso tra il 2011 e il 2014, individuando le principali tendenze in termini di politiche e di pratiche. A fianco... more
Questo articolo intende approfondire la situazione dei migranti forzati in Italia, con particolare riferimento al periodo compreso tra il 2011 e il 2014, individuando le principali tendenze in termini di politiche e di pratiche. A fianco di un'analisi della natura dei flussi di migranti che giungono a cercare protezione in Italia, si propone di interpretare le modalità di gestione istituzionale messe in campo in questo periodo come un processo di continua tensione tra il tentativo di costruire un sistema coerente ed omogeneo e le reiterate spinte a creare soluzioni ad hoc, parallele al sistema ordinario, in nome di una più o meno nominata emergenza che imporrebbe strategie straordinarie. L'articolo si propone di presentare le specificità di queste diverse situazioni, indagando in particolare il quadro politico ed istituzionale che le ha determinate, le forme e le pratiche di accoglienza che ne sono derivate e il rapporto tra questi 'sistemi straordinari' e il 'si...
... Enzo Colombo, Lorenzo Domaneschi e Chiara Marchetti WWW .SOCPO L.UN ... partecipazione e identificazione Enzo Colombo, Lorenzo Domaneschi, Chiara Marchetti 1. Le trasformazioni della cittadinanza: una tensione tra diritti,... more
... Enzo Colombo, Lorenzo Domaneschi e Chiara Marchetti WWW .SOCPO L.UN ... partecipazione e identificazione Enzo Colombo, Lorenzo Domaneschi, Chiara Marchetti 1. Le trasformazioni della cittadinanza: una tensione tra diritti, partecipazione e identificazione ...
The article aims to present recent research findings \u2013 using in-depth interviews \u2013 concerning immigrants\u2019 children attending Italian upper secondary schools. The study attempts to explore how these youngsters \u2013 either... more
The article aims to present recent research findings \u2013 using in-depth interviews \u2013 concerning immigrants\u2019 children attending Italian upper secondary schools. The study attempts to explore how these youngsters \u2013 either born in Italy or arrived during their childhood \u2013 represent and claim citizenship, how interested they are in claiming it, what kind of motivation they advance for its achievement, how they value it. Specific attention is reserved to comparing how different contemporary sociological perspectives about citizenship\u2019s permanence and change can be useful to better understand the Italian situation. The interviews indicate that citizenship is still considered very important by immigrants\u2019 children, born or bred in Italy. Citizenship is still fundamental for the rights to stay, to be legitimately present, that is to be allowed to participate, on a ground of equal consideration and recognition, in daily life. On the other hand, if one considers the ties between citizenship and identification, rather than formal and participatory dimensions, one observes the emergence of transnational and cosmopolitan ideas of citizenship, calling for the recognition of plural and different forms of loyalties and belongings. Although these youths identify themselves as Italians (in terms of lifestyle, routines, freedom and opportunities stemming from their living in Italy), they are not willing to give up or hide others forms of belonging (especially as concerns values, traditions, and family ties)
Aprire le porte della propria casa e ospitare per un periodo più o meno lungo un rifugiato è diventata un’esperienza possibile anche in Italia e per decine di famiglie è già una realtà. A partire dalle prime sperimentazioni del Comune di... more
Aprire le porte della propria casa e ospitare per un periodo più o meno lungo un rifugiato è diventata un’esperienza possibile anche in Italia e per decine di famiglie è già una realtà. A partire dalle prime sperimentazioni del Comune di Torino, con il progetto “Rifugio diffuso” iniziato nel 2008, si sono susseguiti diversi progetti che pur mantenendo un carattere pionieristico si sono diffusi soprattutto a partire dal 2015, in corrispondenza con la cosiddetta “crisi europea dei rifugiati”, quando a fianco di
un consistente aumento del numero di richiedenti asilo in arrivo sul territorio italiano sono aumentate anche le espressioni di solidarietà e di desiderio di coinvolgimento da parte di molti cittadini.
Nel capitolo vengono innanzitutto illustrate le principali ragioni che rendono l’esperienza dell’accoglienza in famiglia particolarmente interessante in questa precisa
congiuntura storica. Innanzitutto, l’Italia si trova in una fase in cui la messa a sistema dell’accoglienza istituzionale dei richiedenti protezione internazionale è venuta a corrispondere con il momento in cui il numero di domande di asilo è andato crescendo molto rapidamente, passando dalle 26.620 del 2013 alle 123.482 del 2016, con un corrispondente ampliamento del numero complessivo di migranti accolti, che nel corso del 2016 ha superato complessivamente quota 200mila. Tuttavia tale incremento non ha coinvolto in modo proporzionale le persone cui è stata riconosciuta una qualche forma di protezione che rappresentano una minoranza degli accolti (circa 18.000 titolari di protezione hanno goduto di un posto in SPRAR nel 2016). Queste carenze in termini di accoglienza per i titolari di protezione internazionale non sono d’altra parte compensate da efficaci politiche di integrazione. Questo significa che una volta usciti
dal sistema dedicato di accoglienza (per i fortunati che riescono ad accedervi) non si trovano nelle politiche pubbliche misure e servizi che facilitino l’integrazione e impediscano – o quantomeno rendano più difficile – una caduta nella marginalità e nell’esclusione sociale. Tutto ciò avviene nel contesto di un peggioramento della percezione degli italiani nei confronti degli stranieri in generale, ma più specificamente nei confronti di profughi e rifugiati che solo negli ultimi anni sono entrati nel dibattito pubblico e politico come fenomeno a sé stante. Nonostante questi numerosi motivi di preoccupazione
va altresì sottolineato che in diversi contesti è stato parallelamente rilevato un incremento della sensibilità e del desiderio di attivazione nei confronti di richiedenti
asilo e rifugiati, con manifestazioni di solidarietà, espressioni concrete di vicinanza ed aiuto, organizzazione dal basso di servizi e supporti materiali e sociali.
Non è un caso quindi che da diverse parti sia sorta l’idea di sperimentare dei progetti che potessero affrontare contemporaneamente molti dei problemi appena espressi,
valorizzando al contempo la disponibilità spontanea di tanti cittadini residenti. In questo senso tutte le esperienze di accoglienza di rifugiati in famiglia mettono a tema il contatto interculturale e il supporto nell’orientamento e nella socializzazione dei rifugiati
come parte di un più complesso percorso di integrazione sociale che risponde in qualche misura alle carenze dei sistemi istituzionali in favore dei titolari di protezione,
ma che allo stesso tempo valorizza l’apporto positivo di quelle componenti della società italiana che mostrano solidarietà ed empatia nei confronti dei rifugiati e una più
generale apertura verso la creazione di comunità interculturali. Tutti i progetti inoltre prevedono e considerano un più ampio effetto moltiplicatore che potrebbe discendere da iniziative di questo genere: a essere coinvolti e interessati, non sarebbero solo i diretti
protagonisti (famiglie e rifugiati) ma reti sociali più ampie e diversificate, che includono famigliari, vicini di casa, colleghi di lavoro, genitori dei compagni di classe dei
figli, comunità etniche e religiose di riferimento per i rifugiati. Questo impatto sulla promozione di una cultura dell’accoglienza e dei valori di una società interculturale è
difficile da misurare, ma è certamente l’orizzonte condiviso entro cui si muovono queste esperienze che, pur avendo ancora – da un punto di vista numerico – un carattere sperimentale, immaginano un effetto trasformatore ben più diffuso delle singole unità
interessate dai progetti.
Pur con questo comune intento, i progetti di accoglienza in famiglia al momento esistenti in Italia si diversificano sotto diversi aspetti. Nel capitolo vengono analizzati e confrontati per esempio a seconda della fonte di finanziamento (pubblica o privata),
della fase in cui viene prevista l’accoglienza in famiglia (dopo il riconoscimento della
protezione, durante la procedura di asilo o indifferentemente), la propensione a favorire
il coinvolgimento di famiglie italiane o di connazionali degli ospitati (accoglienze etero
o omoculturali), la partecipazione più o meno attiva e integrata degli enti locali, la
matrice religiosa o laica dei progetti. Alcune esperienze nascono nell’ambito delle accoglienze
istituzionali (SPRAR in primis, ma talvolta anche CAS), altre invece sono esplicitamente
extraistituzionali e autogestite (per esempio Refugees Welcome). Le diverse
esperienze sono descritte sia in modo comparato che attraverso schede che riportano gli
elementi salienti di ciascun progetto, tra cui anno di inizio, soggetti promotori, numero
di rifugiati e di famiglie coinvolti, oltre a una breve presentazione delle caratteristiche e
delle specificità del progetto stesso.
Nel capitolo vengono anche esplorati – approfondendo il caso studio del progetto “Rifugiati in famiglia” dello SPRAR di Parma e Fidenza – alcuni aspetti dell’accoglienza in famiglia che si rivelano particolarmente significativi per ripensare in modo radicale l’approccio all’accoglienza e alle relazioni interculturali. Si indagano per esempio il ruolo degli operatori e del metodo di lavoro, in raccordo con le precedenti fasi dell’accoglienza; i vissuti dei rifugiati in rapporto a una radicale esperienza di immersione nel contesto sociale del paese ospitante; le aspettative delle famiglie e in modo in cui queste influenzano l’esperienza di convivenza e l’integrazione dei rifugiati; l’impatto più generale sulla comunità locale e sulle comunità etniche. Queste analisi offrono spunti per promuovere il tentativo di uscire da una fase di prima sperimentazione e passare a una messa a sistema integrata nei sistemi istituzionali di accoglienza e indicano altresì alcune piste più ampie per favorire politiche inclusive e interculturali, anche attraverso pratiche di comunità diverse dall’accoglienza in famiglia, come per esempio il co-housing e il tutorato per l’integrazione.
Questo capitolo cerca di ricostruire la reazione che si è sviluppata e si sta sviluppando a livello sociale nei confronti del nuovo assetto normativo, ma più in generale contro il clima di chiusura – quando non di aperto razzismo – nei... more
Questo capitolo cerca di ricostruire la reazione che si è sviluppata e si sta sviluppando a livello sociale nei confronti del nuovo assetto normativo, ma più in generale contro il clima di chiusura – quando non di aperto razzismo – nei confronti di migranti e rifugiati. Nonostante siano numerose le ricerche che evidenziano come in Italia stiano aumentando attitudini xenofobe e nazionaliste, non si può negare che nell’ultimo anno si siano dispiegati a più livelli interventi concreti di segno opposto. Il capitolo si sofferma in particolare sulle reazioni istituzionali (di regioni e comuni), sulle reazioni della Chiesa, della società civile organizzata e dei singoli cittadini e cittadine. Un’attenzione particolare viene riservata alla campagna nazionale “Io accolgo” che mira a dare voce e visibilità ai tanti cittadini che condividono i valori dell’accoglienza e della solidarietà e che vogliono esprimere il proprio dissenso rispetto alla “chiusura dei porti”, al decreto Sicurezza e in generale alle politiche anti-migranti, mettendo in rete le molte iniziative già attive e promuovendone di nuove, sia di forte impatto comunicativo (l’esposizione dell’oggetto simbolo: la coperta termica), sia di rilevanza concreta nel “ridurre il danno” del decreto Sicurezza, promuovendo reti territoriali di prossimità e realizzando interventi di accoglienza, servizi di supporto all’inclusione sociale e azioni di tutela dei diritti. In conclusione, il capitolo interroga le contraddizioni e le tensioni messe in scena dall’Italia che resiste e che accoglie, sottolineando l’esigenza di una nuova politica della somiglianza che superi i rischi della logica di contrapposizione amico-nemico: non solo quella più evidente verso i migranti e rifugiati, ma anche quella più sotterranea che riguarda i “vicini” italiani che la pensano diversamente da noi.
Indice Punto meridiano Archivio pubblico, migrazioni e capacità di aspirare di Arjun Appadurai 1. Memoria e archivio 2. Migrazione, memoria e agentività archiviale 3. La capacità di avere aspirazioni e la frattura della memoria Profughi... more
Indice

Punto meridiano
Archivio pubblico, migrazioni e capacità di aspirare di Arjun Appadurai
1. Memoria e archivio
2. Migrazione, memoria e agentività archiviale
3. La capacità di avere aspirazioni e la frattura della memoria
Profughi
Profughi e accoglienza. Interpretazioni e percorsi di ricerca di Stefano Gallo
1. Il secolo europeo delle migrazioni forzate
2. Il profugo come vittima
3. Profughi e istituzioni
4. Le migrazioni dei profughi
5. Le memorie del profugato
I campi in Italia nel secondo dopoguerra di Matteo Sanfilippo
1. Introduzione
2. I campi alla fine della guerra
3. I campi del dopoguerra
4. Conclusioni
Rifare gli italiani. Profughi e progetti per il welfare (1944-47) di Giacomo Canepa
1. Una categoria composita
2. Affari civili alleati, governo italiano e profughi «nazionali»
3. Il ministero per l’Assistenza post-bellica e la costruzione del diritto all’assistenza
4. La critica del «profughismo professionale»
5. «Riabilitare, più che soccorrere; prevenire, più che curare»
Memorie ferite: esuli e rimpatriati nell’Italia repubblicana di Patrizia Audenino
1. Profughi, esuli e rimpatriati
2. Una patria accogliente?
3. Il bagaglio invisibile
4. Fra amnesia e risvegli della memoria
Gli anni novanta: una rete di accoglienza diffusa per i profughi dell’ex Jugoslavia di Marzia Bona
1. Caratteristiche dell’intervento pubblico: apertura normativa e lacune nell’implementazione
2. La rete di accoglienza decentrata: meccanismi di attivazione, coordinamento e autonomia
3. Note conclusive
Le sfide dell’accoglienza. Passato e presente dei sistemi istituzionali di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia di Chiara Marchetti
1. I sistemi di accoglienza: separazione vs. integrazione
2. Il controllo attraverso l’accoglienza
3. L’accoglienza integrata e diffusa
4. Se l’accoglienza non è per tutti: le tentazioni dell’emergenza
5. Passi avanti, passi indietro: elementi di criticità del sistema attuale
La crisi dei rifugiati e il sistema europeo comune di asilo: che cosa non ha funzionato? di Mattia Vitiello
1. Fu vera emergenza?
2. L’arrivo dei profughi e la crisi europea
3. Quali cati all’ingresso. La politica di asilo dell’Ue dopo il 1989
4. Tra l’accoglienza e il ri uto. La crisi del sistema europeo comune di asilo e le sue radici
Da «clandestini» a «falsi profughi». Migrazioni forzate e politiche migratorie italiane dopo le Primavere arabe di Sergio Bontempelli
1. Gli arrivi via mare in Italia: migranti o profughi?
2. «Immigrazione clandestina» e accordi bilaterali
3. Le Primavere arabe e lo stallo delle politiche espulsive
4. Da clandestini a profughi: l’Emergenza Nord Africa
5. Epilogo: da «richiedenti asilo» a «falsi profughi»
Interviste
Le profughe, i profughi, l’accoglienza: un percorso storico. Incontro con Silvia Salvatici a cura di Michele Colucci
Research Interests:
«Non capivo perché ci rimanessero così male se non telefonavo per avvisare che tornavo tardi. Poi ci ho pensato. Era da così tanto tempo che qualcuno non si preoccupava per me, da quando ero con la mia famiglia in patria». «Dopo una... more
«Non capivo perché ci rimanessero così male se non telefonavo per avvisare che tornavo tardi. Poi ci ho pensato. Era da così tanto tempo che qualcuno non si preoccupava per me, da quando ero con la mia famiglia in patria».
«Dopo una litigata in casa mi hanno chiesto se per me quest’esperienza avesse un valore, che cosa ci trovassi di positivo. Ho risposto subito: la cosa più importante è che mi trattate come gli altri, come trattate i vostri figli. Se c’è qualcosa che non va me lo dite fuori dai denti ma non mi mandate via».
Non è un caso se abbiamo scelto queste parole, che raccontano un vissuto anche problematico, per raccontare i modi con cui stiamo provando a ripensare l’accoglienza diffusa e integrata. Le abbiamo scelte perché la sfida dell’incontro e della partecipazione porta – ben oltre la gratitudine e le emozioni positive dell’accogliere – una solidarietà viva, in cui anche il conflitto è quotidianità. Non solo in famiglia, dato che abbiamo scelto che in ogni progetto, compresenti, ci fossero insieme – ad immaginare il futuro comune – gli operatori dell’accoglienza, le istituzioni (i comuni, l’Ausl, l’università), le comunità della nostra società (famiglie, associazioni, parrocchie, gruppi informali, comunità etniche) ed anche, con il proprio portato, i rifugiati, i migranti.
Research Interests:
Introduzione al numero monografico (1/2016) di Mondi Migranti "Rifugiati in transito attraverso l’Europa" Elena Fontanari, Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di... more
Introduzione al numero monografico (1/2016) di Mondi Migranti "Rifugiati in transito attraverso l’Europa"

Elena Fontanari, Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di attraversamento dei confini
Giulia Borri, "Mobilità" intra-europea: il caso dei movimenti di ritorno a Torino di migranti titolari di protezione umanitaria
Francesca Cucchi, Chiara Padoan, L’armonizzazione della procedura di decisionmaking nel Sistema Europeo Comune d’Asilo - Il Sig. J. aveva ragione?
Chiara Denaro, I rifugiati siriani sulle rotte via mare verso la Grecia. Riflessioni sul transito e sullo svuotamento del diritto d’asilo
Riflettere oggi sulla propria condizione di precario e precaria dell’università significa per me ragionare criticamente sulla mia condizione personale e sulle strutture sociali e le dinamiche di potere che hanno contribuito a plasmarla,... more
Riflettere oggi sulla propria condizione di precario e precaria dell’università significa per me ragionare criticamente sulla mia condizione personale e sulle strutture sociali e le dinamiche di potere che hanno contribuito a plasmarla, confrontandomi costantemente con colleghi e colleghe in una situazione simile alla mia e anche con molte persone che appartengono al mondo esterno all’accademia. Occupandomi prevalentemente di migrazioni, è in questo ambito che ho cercato di trasferire quanto elaborato e immaginato con altri, sperimentando forme e pratiche di produzione del sapere e di resistenza dentro e fuori l’università. Questo articolo, mantenendo la dialettica tra racconto personale e riflessione sul sistema, prova a dare conto di queste esperienze.
Questo articolo intende approfondire la situazione dei migranti forzati in Italia, con particolare riferimento al periodo compreso tra il 2011 e il 2014, individuando le principali tendenze in termini di politiche e di pratiche. A fianco... more
Questo articolo intende approfondire la situazione dei migranti forzati in Italia, con particolare riferimento al periodo compreso tra il 2011 e il 2014, individuando le principali tendenze in termini di politiche e di pratiche. A fianco di un'analisi della natura dei flussi di migranti che giungono a cercare protezione in Italia, si propone di interpretare le modalità di gestione istituzionale messe in campo in questo periodo come un processo di continua tensione tra il tentativo di costruire un sistema coerente ed omogeneo e le reiterate spinte a creare soluzioni ad hoc, parallele al sistema ordinario, in nome di una più o meno nominata emergenza che imporrebbe strategie straordinarie. L'articolo si propone di presentare le specificità di queste diverse situazioni, indagando in particolare il quadro politico ed istituzionale che le ha determinate, le forme e le pratiche di accoglienza che ne sono derivate e il rapporto tra questi 'sistemi straordinari' e il 'sistema ordinario' rivolto a richiedenti e titolari di protezione internazionale.
The Arab Spring has produced a number of consequences, including a massive migratory flow which involved - among others - also Italy in early 2011, when about 60,000 people landed on the southern coasts of the country and especially on... more
The Arab Spring has produced a number of consequences, including a massive migratory flow which involved - among others - also Italy in early 2011, when about 60,000 people landed on the southern coasts of the country and especially on the island of Lampedusa. Drawing on empirical material and on analysis of Italian political and normative documents, the paper questions the category of ‘emergency' almost a-critically applied to the management of forced migrations by institutional actors in the observed period of time. The different treatments accorded to Tunisian migrants compared with those (mainly Sub-Saharan Africans) arriving from Libya will help illustrate the use of the term ‘emergency' to frame politics and policies towards asylum seekers and other migrants in Italy. At a time of mixed migrations and the blurring of boundaries among different categories of protection, what kind of protection can be envisaged for those people who do not fulfill all the requirements for qualifying as refugees? The paper critically describes and interprets the consequences of two polarized practices, both founded on the political use of emergency: ‘protection without reception' and ‘reception without protection'.
... fine del riconoscimento formale, a Enzo Colombo va attribuita la scrittura dei capitoli 1 e 4, a Lorenzo Domaneschi quella dei capitoli 2 e 5, a Chiara Marchetti quella ... Più sfumata, e più interessante, la posizione di chi, pur... more
... fine del riconoscimento formale, a Enzo Colombo va attribuita la scrittura dei capitoli 1 e 4, a Lorenzo Domaneschi quella dei capitoli 2 e 5, a Chiara Marchetti quella ... Più sfumata, e più interessante, la posizione di chi, pur evidenziando la rilevanza assunta dalle dimensioni ...
... Title: Un mondo di rifugiati : Migrazioni forzate e campi profughi. Authors: MARCHETTI, CHIARA. Publication date: 2006. ... MIUR subjects: null. Citation: Un mondo di rifugiati : Migrazioni forzate e campi profughi / C. Marchetti. -... more
... Title: Un mondo di rifugiati : Migrazioni forzate e campi profughi. Authors: MARCHETTI, CHIARA. Publication date: 2006. ... MIUR subjects: null. Citation: Un mondo di rifugiati : Migrazioni forzate e campi profughi / C. Marchetti. - Bologna : EMI, 2006. - ISBN 8830715727. ...
CALL FOR PAPERS_ESCAPES.LABORATORIO DI STUDI CRITICI SULLE MIGRAZIONI FORZATE
RAGION DI STATO RAGIONI UMANITARIE. GENEALOGIE E PROSPETTIVE DEL SISTEMA DI ASILO
Research Interests:
Exclusion, marginality, segregation, camps. These experiences are common in the lives of forced migrants who end up to settle in Europe. They frequently happen both in the transit and in the destination countries. And they produce a... more
Exclusion, marginality, segregation, camps. These experiences are common in the lives of forced migrants who end up to settle in Europe. They frequently happen both in the transit and in the destination countries. And they produce a spiral of marginality hard to overcome, even after years of settlement and entitlement of formal rights connected with refugee status.
My intervention builds on a sociological research carried out in Parma (Italy) with refugees who are involved in experimental projects adopting the opposite approach, that means focusing on intense intercultural relations and immersion in the local community. “Rifugiati in famiglia” and “Tandem” focus on possible integration promoted by deep involvement in Italian social networks. In the first case, through 9 months living in a local family; in the second case, sharing the apartment with Italian university students and engaging together in voluntary activities for the community.
My intervention will present the perceptions and the experiences of the refugees, comparing their present situation with the ones they went through in the past. They have been interviewed when they were part of the projects and they had already spent several years either permanently in Italy or in different European countries. All of them have also gone through a period in a SPRAR project. Therefore in the interviews they have been invited to share their views and experiences about three different periods: 1) arrival in Italy/Europe and contexts of abandonment/segregation/encampment; 2) first settlement in Italy in a SPRAR project (living in an apartment with other refugees, relevant relations mainly with social and legal operators); 3) towards integration in Italy, experiencing an innovative project with strong relations with “common people” and their social networks and with the possibility to “give back”, to be active and engaged in the construction of the local community.
Research Interests:
This chapter offers an overview of the role of social relations in reception practices towards asylum seekers and refugees, updating these considerations in the framework of the Immigration and Security Decree (3). The experience of the... more
This chapter offers an overview of the role of social relations in reception practices towards asylum seekers and refugees, updating these considerations in the framework of the Immigration and Security Decree (3). The experience of the Wonderful World House in Parma is described as a reaction to the exclusionary policies enacted at the national level (4) and it is analysed as a space offering emplacement opportunities both to migrants and Italians (5). The final part confronts the Wonderful World experience with the concepts of direct social action and social innovation, in order to foreshadow its medium-and long-term impact in asylum policy making (6).
Research Interests:
The chapter examines the public discourse and the administrative acts carried out by local institutions in front of the arrival of asylum seekers in their territories, with a specific attention to what happened since 2016, when a national... more
The chapter examines the public discourse and the administrative acts carried out by local institutions in front of the arrival of asylum seekers in their territories, with a specific attention to what happened since 2016, when a national allocation plan required all 8000 Italian municipalities to do their part. The different sets of arguments raised in refusing asylum seekers have been clustered in six different categories: Nationalistic arguments; securitarian arguments; assumptive arguments; utilitarian arguments; bureaucratic arguments; and paternalistic arguments. The widespread effect is to turn asylum and reception into a key political issue, even more sensitive at a local level, since it can easily be connected to personal safety and security of local citizens.
What happens when a regime of rights is substituted by a regime of deservingness? What do Italian institutions expect from migrants, and vice versa? How do social workers mediate these possibly conflicting expectations? Though it descends... more
What happens when a regime of rights is substituted by a regime of deservingness? What do Italian institutions expect from migrants, and vice versa? How do social workers mediate these possibly conflicting expectations? Though it descends from a strong rights-based approach, the asylum system claims to uphold a meritocracy, follows the stair-case model, and embodies the logic of a declining welfare, with its moral economy of what is “good” and what is “bad.” This paper, drawing on fieldwork conducted between October 2013 (with the beginning of the Mare Nostrum operation) and May 2019, uses the concepts of deservingness and the community of value to analyse the social construction of the un/worthy refugee and aims to interrogate the policies meant to govern irregular migrants and asylum seekers, as well as the constructions of Italy’s “real refugees” and “good citizens.”
Research Interests:
Inserendosi all'interno di un volume sulle migrazioni forzate in Italia, il saggio affronta il tema della protezione internazionale, concentrandosi sugli sviluppi – sul piano normativo così come su quello delle politiche di accoglienza -... more
Inserendosi all'interno di un volume sulle migrazioni forzate in Italia, il saggio affronta il tema della protezione internazionale, concentrandosi sugli sviluppi – sul piano normativo così come su quello delle politiche di accoglienza - derivanti dalle crisi umanitarie degli anni Novanta. In particolare, vengono prese in considerazione la situazione del diritto d'asilo in Italia nei decenni precedenti, le reazioni agli arrivi dall'Albania, con il conseguente diffondersi del “mito degli sbarchi”, e di quelli di cittadini jugoslavi in fuga dalle guerre di dissoluzione. Il capitolo dedica particolare attenzione alla ricostruzione di come l'iniziativa dal basso della società civile abbia dato il via a forme di accoglienza decentrata che avrebbero portato, nel decennio successivo, al consolidarsi del sistema SPRAR.
Le misure draconiane di distanziamento sociale messe in campo durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria hanno mostrato con chiarezza quanto i lavoratori immigrati siano indispensabili alla sopravvivenza della società, a partire dai... more
Le misure draconiane di distanziamento sociale messe in campo durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria hanno mostrato con chiarezza quanto i lavoratori immigrati siano indispensabili alla sopravvivenza della società, a partire dai servizi di cura, la logistica e la filiera alimentare—per citare alcuni settori che hanno tenuto in piedi il Paese durante questa crisi senza precedenti. Ma la pandemia getta luce anche sulla condizione di esclusione in cui residenti stranieri erano sovente relegati già in tempi pre-COVID. In questo contributo analizziamo la condizione di tre profili di migranti: gli immigrati cosiddetti economici, regolarmente residenti, le cui vulnerabilità pregresse rischiano di essere amplificate drammaticamente dalla recessione economica dovuta al COVID-19; i richiedenti asilo e rifugiati, quelli già ospitati nei centri di accoglienza e coloro che invece hanno cercato di chiedere asilo nel nostro paese nel tempo dell’emergenza; gli immigrati irregolari, ai quali principalmente si rivolge il provvedimento di regolarizzazione approvato lo scorso maggio all’interno del Decreto Rilancio. Il contributo si chiude con alcune riflessioni relative a come superare i limiti più macroscopici delle politiche migratorie sia in questo tempo di emergenza sia in un futuro a più lungo termine.
Questo contributo assume come punto di osservazione il vissuto in prima persona dei rifugiati e la loro esperienza di “cittadinanza pratica”: al di là infatti del riconoscimento dello status e della cittadinanza formale, in molti casi i... more
Questo contributo assume come punto di osservazione il vissuto in prima persona dei rifugiati e la loro esperienza di “cittadinanza pratica”: al di là infatti del riconoscimento dello status e della cittadinanza formale, in molti casi i rifugiati esprimono atteggiamenti pro-sociali, di partecipazione e responsabilità, che superano la fredda strumentalità e le aspettative di restituzione da più parte sollecitate da parte di alcune componenti della società ricevente. Le forme di partecipazione attiva, di volontariato, di attivismo in favore di altri (anche sconosciuti e al di fuori della propria comunità nazionale) sono molto diffuse e articolate, oltre che ben diverse dal “volontariato coatto” a cui negli ultimi anni sono stati sottoposti molti richiedenti asilo al fine di dimostrare una presunta titolarità in termini di buon comportamento e gratitudine, praticando un pericoloso scivolamento dal diritto al merito.
Tali atteggiamenti di genuina generosità e di contributo alla coesione sociale si sono resi particolarmente evidenti nel periodo del lockdown e dell’emergenza sanitaria connessa alla pandemia di Covid-19: anche in questo caso nella grande maggioranza dei casi i rifugiati – in particolare quelli ospitati nei progetti di accoglienza diffusa – hanno manifestato grande senso di responsabilità individuale e sociale, e si sono mobilitati spontaneamente e in raccordo con gli enti di riferimento per portare solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita dal virus e a chi ha sofferto maggiormente l’isolamento, l’impoverimento e la disconnessione sociale.