Della Rovere

L'articolo descrive l'evoluzione dello stemma dei Della Rovere signori di Senigallia e poi duchi di Urbino, nel periodo della generazione di Giovanni, primo signore di Senigallia dal 1474 al 1501. Nella ricerca sono coinvolti gli stemmi di Giuliano Della Rovere (cardinale dal 1471, poi papa Giulio II), di Leonardo Della Rovere (Prefetto di Roma dal 1472 e duca di Sora e Arce dal 1472) e di Giovanna da Montefeltro moglie di Giovanni Della Rovere.
Si descrivono così gli incrementi aragonesi e poi quelli montefeltreschi dell'arma roveresca.
La ricerca si sofferma poi sulle decorazioni araldiche della rocca di Senigallia e del convento senigalliese di Santa Maria delle Grazie, oltre alla descrizione degli stemmi presenti in alcuni castelli del dominio di Giovanni.

Titian made the first portrait of Paul III in 1543, during the meeting of the Pope and the Emperor Charles V. It had a great success. So Titian was immediately requested for replicas. This paper makes the history of the portrait and the philological point on the original versions and the copies.

Accanito lettore della Bibbia e dei testi sacri collezionati nella famosa 'Libraria' a stampa di Casteldurante, confluita per volontà di papa Chigi nella prestigiosa biblioteca Alessandrina di Roma, Francesco Maria II (1545-1631) incarna perfettamente l'immagine del principe cristiano controriformato. Nell'età più avanzata l'ultimo duca di Urbino, come l'anziano Tobi dell'Antico Testamento, aveva in ogni modo tentato di lasciare la sua eredità e le redini del governo al figlio Federico Ubaldo per ritirarsi a vita privata, sotto la guida dei Chierici Regolari Minori, destinatari e custodi dei suoi preziosi libri e del suo stesso corpo. L'autore, che ritrova una copia inedita dell' "Angelo e Tobia" di Tiziano proveniente dalla guardaroba del duca, ricostruisce le ragioni della replica del dipinto alla luce delle vicende dinastiche dei Della Rovere.

In 1933 the archivist and art historian Georg Gronau did a great disservice to Titian’s sensitive portrait of Guidobaldo II della Rovere, Duke of Urbino —now in the collection of the Yale University Art Gallery—when he published an essay that associated it with the wrong image.1 Since then, basing their judgment on an incorrect and unimpressive image, scholars have dis- missed the painting.2 Recently retrieved from the Gallery’s storeroom and subject to new examination, the portrait brings to life the visage of an important player in Italian poli- tics in the mid-sixteenth century.

Il volume raccoglie quasi un secolo (1505-1601) di documenti di varia natura (testamenti, inventari, sponsalia, ecc.),  che contribuiscono a ricostruire la storia di una nobile famiglia della Tuscia, dal matrimonio di Niccolò Franciotti Della Rovere, nipote di papa Giulio II, e di Laura Orsini, figlia di Orsino Orsini e di Giulia Farnese e a sua volta nipote di papa Paolo III, fino alla morte dell'ultima della delle loro figlie, Lavinia. La storia familiare coinvolge le alterne vicende di alcuni feudi della Tuscia, da Carbognano a Bassanello, da Gallese a Soriano nel Cimino. Precede un'introduzione che illustra i personaggi e le località implicate.

Cuando Giuliano della Rovere ascendió al pontificado en 1503 hacía más de tres décadas que compartía con Fernando e Isabel −reyes de Castilla y Aragón− unas relaciones marcadas por la rivalidad política y la convergencia religiosa. Durante este tiempo, aquel buen cardenal pero hombre sin medio se había convertido en interlocutor clave en el conflicto sucesorio castellano, la política eclesiástica de los Reyes Católicos y la pugna sostenida con Francia en las guerras de Italia. A pesar de su apoyo en el cónclave, Julio II tardó en normalizar las relaciones con el poder hispano en su empeño por redefinir los Estados Pontificios, mientras Fernando e Isabel afirmaban su dominio sobre Nápoles y daban forma a la Iglesia de Indias. El Roble y la Corona reconstruye por primera vez esta historia con novedosa documentación, explorando los procesos políticos y territoriales compartidos por la monarquía y el papado hasta el fallecimiento de la reina Católica en un mundo abocado a su primera globalización. Unos años de profundas transformaciones de los equilibrios europeos, donde la pólvora de Garellano coexistió con los inicios de la diplomacia moderna, los sueños de unidad mediterránea y el proyecto imaginado por Bramante para la nueva basílica de San Pedro.

This essay explores how, after the death of the prince Federico Ubaldo, the agents involved in the devolution of the Duchy recalled or purposely neglected the events related to the 1517 war of Urbino and to the Medicean occupation. In the legal dispute over the possession of the Della Rovere territories, the Grandukes’ strategy to recall the expropriation of the feud by Pope Leo X proved unsuccessful as the Holy See was willing to avoid any compromising allusion to that precedent. Francesco Maria II in particular tried to celebrate the memory of his ancestor (Francesco Maria I) with a variety of initiatives; his attempts, however, were gradually reversed, starting from the funeral orations to him in his honour. In the meantime, the largest communities of the new ‘Legazione’ marginalized the memory of Della Rovere rule and of the political and military events connected with it. If Urbino completely erased these memories, in Pesaro one finds attempts at downsizing the strife for the Duchy in the early sixteenth century to a local and municipal fact.

"Pesaro città e contà",17 (2003), pp. 7-14.
L'arma rappresentata sull'elmo ha permesso di individuare il titolare di un'armatura del XVI sec. i cui pezzi sono custoditi in importanti musei europei: Ermitage di S. Pietroburgo, Moldi Pezzoli di Milano e Bargello di Firenze.
Il titolare dell'armatura ebbe nello scudo l'arma dei Della Rovere che è emblema della sua fortuna, ma anche della sua rovina.

"Pesaro città e contà", 23 (2006), pp. 7-15.
Si ripercorrono le origini della casata sulla base delle fonti disponibili che escludono una pur vantata parentela con i Della Rovere torinesi.  Tuttavia da questi ultimi sembrerebbe essere stata mutuata l'arma da Francesco Della Rovere (futuro papa Sisto IV), verosimilmente quando divenne cardinale giacché fu ordinato vescovo solo al momento di salire al soglio pontificio. Allo stato delle ricerche non risulta l'uso dello stemma da parte del padre Leonardo, né da parte dello stesso Francesco quale generale dei Francescani. Lo stemma divenne emblema della politica nepotista del papa e fu adottato dai parenti e dalle famiglie con questi imparentate. Le caratteristiche della rovere di questo stemma, ormai universalmente noto, sono talvolta ritenute quelle della quercia in araldica. Lo testimonia l'ultima versione dell'arma dei Carabinieri.
Il seguito di questo studio, "La prima evoluzione dell'arma dei Della Rovere: la generazione di Giovanni Signore di Senigallia", è stato pubblicato su "Studi Pesaresi", 3 (2015), pp. 51-69.

This contribution analyzes the visual sources of the remarkable naturalism of Gherardo Cibo (Rome or Genua, 1512 – Arcevia, 1600). A member of the Vigerio Della Rovere family, Cibo was considered during the 1560’s the best painter and draftsman of plants and landscapes by the renowned botanist Pietro Andrea Mattioli. Although he considered himself a dilettante (amateur), Cibo was extremely receptive of both the local legacy of Raphael and the Northern influences in the depiction of nature and landscape and covered a prominent role as a court artist in Urbino and Pesaro. This contribution aims to draw an outline of the origins of landscape drawing and painting in the Della Rovere Court culture during the Cinquecento: within this context, Cibo established an original artistic language which will be extremely instrumental for the development of this genre in the region of the Marche up to Taddeo and Federico Zuccari (a new unpublished landscape drawing of the latter is presented here), and Federico Barocci.

Trained in the workshops of Luca Signorelli and Pietro Perugino, the Italian Renaissance painter, draftsman, and architect Girolamo Genga (Urbino, 1476–1551) was one of the key figures for the diffusion of the Raphaellesque style in Central Italy. As the first court artist to the della Rovere ducal family of Pesaro and Urbino, Genga played a crucial role in every artistic aspect of the Duchy for over thirty years. His rare, yet powerful drawings record the infinite variety of his production including architectural solutions, inventions for paintings and decorations, and ornamental designs for applied arts. This talk will retrace his activity as a draftsman, explaining the function of some of his drawings with the help of the numerous letters he had exchanged with his patrons, such as the dukes Francesco Maria della Rovere (1490–1538), Eleonora Gonzaga (1493–1570), and Guidobaldo II della Rovere (1514–1574).