Wer ist Leonardo?
Da Caligari al cinema senza nomi
/Wer ist Leonardo? From Caligari to
the Cinema Without Names/Studi
in onore di Leonardo Quaresima/
Studies in Honor of
Leonardo
Quaresima
Indice
9 Da Caligari al cinema senza nomi.
Scritti in onore di Leonardo Quaresima
19 From Caligari to the Cinema Without Names.
Writings in Honor of Leonardo Quaresima
29
Richard Abel
From Red Roosters to “Mad” Audiences
33
37
François Albera
Kinème me suive…
Alice Autelitano
Lola corre ancora
Nereo Battello
41 Il (mancato) dibattito del 1945-1950 sulla “terza via”
Alla cara memoria di Ugo Casiraghi e Glauco Viazzi ma anche di
Callisto Cosulich e Tullio Kezich
49
Raymond Bellour
Une temps
photo
Paysage
avec
photo
49 Une
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Anna Bertolli
53 King Vidor torna in Italia
Il romanzo tratto dal film Luana la vergine sacra
(Bird of Paradise, King Vidor, 1932) e pubblicato sulla rivista
Cinema-Illustrazione
555
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Indice
Enrico Biasin
Doppio melodramma maschile ne La Lupa (1953, 1996) 73
Da Alberto Lattuada a Gabriele Lavia, da Ettore Manni a Raul Bova
Christa Blümlinger
Das „fehlende Bild“ als Installation
83
Hans-Michael Bock
„Mölti“. Leonardo, MLVs und Spring School
89
Alberto Boschi
Le architetture “intransitive” degli Estensi 95
nell’episodio ferrarese di Cronaca di un amore
David Bruni
El Bruto (Luis Buñuel, 1953) tra “generi” e “stili”
Dominique Budor
Un film en bande dessinée
Paolo Caneppele
La cura dei sentimenti
103
109
117
Michele Canosa
L’elemento più prezioso. Senza nome 1. – LibreOffice Writer 124
Gianni Canova
Freeze frame 129
556
Indice
133
141
153
Lucia Cardone
Fare la differenza. Elena Ferrante
e la storia del cinema senza nomi
Francesco Casetti
A Counter-genealogy of Screen
Diego Cavallotti
Anonimia endemica: dalla storia del cinema
alla storia dei media senza nomi
Marco Comar
163 L’undicesima musa
New media and new muses
169
175
Lorenzo Cuccu
Attraverso Antonioni al cinema senza nomi
Raffaele De Berti
Un omaggio per la première di Tarzan, l’uomo scimmia
183
187
Luciano De Giusti
Il teatro del desiderio
Francesco Di Chiara
Le voci del pubblico: novellizzazioni e cineromanzi come
tracce di un percorso interpretativo
557
Indice
Simone Dotto
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
Thomas Elsaesser
Über die Zukunft der Filmgeschichte:
Leonardo Quaresima zu Ehren
195
205
Vincenzo Estremo
Silberhöhe: l’apparizione di forme di governo
213
Ludovica Fales
Tutto ciò che ha a che fare con la vita 221
Tra prossimità e distanza, il documentario “materiale”
di Cecilia Mangini
Gian Luca Farinelli
Mi pare impossibile!
Luisella Farinotti
Fermare il tempo
229
233
Francesco Federici
Riscrivere le storie 239
Usare l’archivio tra cinema e arte contemporanea
Antioco Floris
Corrasi
249
Suggestioni a partire da un fotogramma di Banditi a Orgosolo,
Vittorio De Seta, 1961
558
Indice
255
Caterina Furlan
Una Crocifissione di Angelo Savelli tra storia e memoria
261
273
Matteo Galli
Artisti sotto la cupola del teatro, scatenati
André Gaudreault
Grazie a lui ! Notes et réflexions sur des destins croisés
Margitta Giera, Michael Langer
280 Mickey Maus – Das lustige Taschenbuch, Sonderausgabe
02.05.2017
Donald und Daisy treffen auf Prof. Leonardo Quackresima
285
Federico Giordano
Storia, filologia e conservazione di un medium instabile
299
Malte Hagener
The Clouds of Arnold Fanck and Olivier Assayas
Vinzenz Hediger
307 The Operatic Mode of Industrial Cinema: A Note on the
Opening (and Closing) Frames of Visconti’s La caduta degli dei
313
Veronica Innocenti
Dalle “forme brevi” al Branded Entertainment: nuovi modelli
di storytelling
559
Indice
François Jost
Una voce plurale
321
Frank Kessler, Sabine Lenk
Learning to See
325
Michèle Lagny
À la recherche d’une atmosphère perdue…
333
Gloria Lauri-Lucente
Small Screen, Big Screen: TV, Cinema and Literature
341
Sandra Lischi
A scuola
349
Massimo Locatelli
Leni e le altre. Appunti su un bagliore di modernità
Nuccio Lodato
Un tal Quaresima
359
Giuseppe Longo
La storia del Palazzo del Cinema/Hiša filma
Trond Lundemo
The Name and the Credits
369
Giovanna Maina
Lo strano vizio del melodramma 375
Attorno a La voce dello spettatore
560
365
353
Indice
Elisa Mandelli
385 A partire dal “quadro”: percorsi intermediali
in Shirley – Visions of Reality di Gustav Deutsch
Giacomo Manzoli
395 “Preferibilmente non tedesco o del muto”.
Sull’imprevedibile traiettoria dell’influenza
401
Luca Mazzei
Il trillo del diavolo: Yambo e la microteoria in forma di
vignetta
415
419
Roy Menarini
Il motore melodrammatico delle narrazioni espanse
Natalja Nusinova
“L’Uomo-Domanda” nella Ruota del diavolo (ovvero il
problema del genere)
423
Roger Odin
Une sorte de galerie d’art
427
Peppino Ortoleva
La spirale del tempo
Ivelise Perniola
433 Attacco al soggetto
Leonardo Quaresima sull’anti-cinema di Walter Ruttmann
561
Indice
Guglielmo Pescatore, Giulia Carluccio
Il faccione di James Stewart 441
Il faccione di James Stewart II
Alessandra Raengo
The Work of the Thinker 447
Vicente Sánchez-Biosca
Our Palimpsests 457
Amy Sargeant
Diderot Brecht Eisenstein Barthes: 461
From the “coup d’oeil of the theatre” to découpage
Irmbert Schenk
Kracauers Ambivalenzen in Filmkritik und
Filmgeschichtsschreibung
471
Antonio Somaini
Balázs, Moholy-Nagy, Benjamin, Ejzenštejn 489
e l’idea di una “storia del cinema senza nomi”
Pierre Sorlin
A che serve analizzare le immagini senza oggetto?
495
Wanda Strauven
Turning a Cracker into a Smartphone: 501
Children as the Protagonists of a New Media History/Theory
Without Names
562
Indice
511
515
Annie van den Oever
Touching Experiments. Rediscovering the Sensorial
and Tactile Dimensions of Film’s History
521
531
Giorgio Tinazzi
C’è Cinema e Cinema
Marc Vernet
L’horizon Quaresima
Laura Vichi
Harmonies de Paris, ou le documentaire entre avant-garde et
populisme
541
Vito Zagarrio
Il cinema e le altre arti di Leonardo
547
Indice iconografico
563
Editing by Margherita Merlo
Con il contributo di
MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine)
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Sesto San Giovanni (MI)
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Seconda edizione
Finito di stampare nel mese di luglio 2017
da Digital Team - Fano (PU)
Simone Dotto
Simone Dotto
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
Il volume Walter Ruttmann. Cinema, Pittura, Ars Acustica1 si pone all’ideale intersezione
tra due dei filoni che più hanno caratterizzato la ricerca di Leonardo Quaresima nel corso
degli anni. Da un lato l’interesse per un’area di studio storicamente circoscritta, il cinema
delle avanguardie nella Germania prima della Seconda Guerra Mondiale; dall’altro un
approccio al cinema tout court sempre visto entro un sistema dinamico di interrelazioni con
espressioni artistiche altre. La stessa tensione a tracciare “motivi ricorrenti”, di carattere
estetico o tematico, che eccedano i confini del solo ambito cinematografico, era già presente
195
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
in nuce nei lavori precedenti. Prendendo in considerazione i rapporti tra cinema e cultura
nella Repubblica di Weimar, già nel 1978 Quaresima opponeva alla tendenza “puntiforme”
degli studi contemporanei – che “atomizzava”, “erodeva” e “ritagliava” l’esperienza della
Nuova Oggettività ascrivendola di volta in volta a singoli autori, tendenze, stili – una
visione sistemica:
Ma come spiegare una serie di fenomeni che apertamente contraddicono questa immagine
critica della Neue Sachlichkeit? (...) Come valutare il processo di confronto (interno, sul piano
della concreta produzione, certo, se non su quello frontale, del manifesto e del proclama) con
temi, repertori, moduli narrativi della cultura di massa (...) così come l’ostinato, accanito esercizio
di sperimentazione sui procedimenti, i codici (tra tutti quello della riproduzione fotografica)
introdotti dalla riproducibilità tecnica e fatti propri dalle nascenti forme della cultura di massa?
(...) Come giustificare la presenza di una fitta rete di componenti (tematiche e compositive)
che attraversano testi multiformi e appartenenti a serie diverse, istituibile non sulla base di una
generalissima ed esteriore similarità di rimandi e di riscontri, ma proprio in forza dell’identità
del ruolo e della funzione che vengono ad assumere all’interno dei singoli contesti?2
Benché organizzata intorno al corpus di un unico artista, la riflessione in Walter Ruttmann:
Cinema, Pittura, Ars Acustica riecheggia ancora gli stessi interrogativi. Quel che a prima
vista potrebbe apparire il tentativo di delineare un profilo autoriale si risolve sul piano
documentativo in una giustapposizione ragionata di “frammenti” di provenienza eterogenea
e su quello teorico in un più complesso esercizio di ri-problematizzazione sul piano
storiografico e analitico. La produzione di Ruttmann qui è investigata non tanto in virtù
di una presunta coerenza lineare o evolutiva, ma anche, e forse soprattutto, come luogo di
“incontro” e “scontro” dei processi di scambio e di interrelazione che la attraversano, quasi
un avamposto privilegiato per osservare le diramazioni di cui sopra, entro e fuori dai confini
del “sistema Nuova Oggettività” e dell’arte cinematografica stessa. Come sottolineato
recentemente anche da Michael Cowan proprio in riferimento alla pubblicazione curata da
Leonardo Quaresima, l’estensione all’opera pittorica e alle sperimentazioni radiofoniche
allarga lo sguardo su Ruttmann alla sua dimensione di “multimedia artist”3.
196
Simone Dotto
È del resto significativo che un’altra raccolta, Il Cinema e le Altre Arti, venga pubblicata
in occasione della biennale di Venezia dello stesso anno4, primo capitolo di una riflessione
collettiva che verrà poi ulteriormente sviluppata nel VII Convegno di Studi Internazionali
sul Cinema, svoltosi a Udine nel Marzo 2000 sotto lo stesso titolo. Quella che coinvolge il
cinema, rifletterà Quaresima, “non è solo questione di interscambio con le altre arti (...) La
relazione si istituisce con apparati comunicativi, tecniche, condizioni di relazione sociale (...
Il cinema) non è un linguaggio, che produce mimesi o innesti ma un nuovo modo d’essere
prodotto dalla modernità, l’emergere di una nuova forma di esistenza”5.
Colpisce ora riscontrare la stessa attenzione alle trasmigrazioni tra “testi multiformi ed
appartenenti a serie diverse”6 applicata al medesimo contesto storico-culturale anche da
parte di studi più recenti, a maggior ragione quando questi emergono in assenza di una
filiazione diretta ed entro un ambito di ricerca non necessariamente correlato ai Film
Studies. Con l’obiettivo di ricostruire il significato culturale del suono e i modi di ascolto
nel paesaggio urbano durante epoche differenti, il progetto Soundscapes of the Urban
Past inaugurato nel 2010 dalla Maastricht University ha indagato sulle rappresentazione
e drammatizzazione di suoni e rumori delle capitali europee attraverso un confronto
incrociato fra documenti storici, testi letterari, film e trasmissioni radio. Uno dei principali
luoghi di applicazione è proprio la Berlino di Weimar. Nel tracciare gli auditory topoi
metropolitani ricorrenti nei vari adattamenti di Berlin Alexanderplatz (il romanzo di Alfred
Döblin del 1929, il radiodramma Die Geschichte vom Franz Biberkopf scritto dallo stesso
autore nel 1930, il film di Phil Jutzi del 1931 e la serie televisiva diretta da Rainer Werner
Fassbinder nel 1980), viene proposta una definizione di “intermedialità” che va oltre la
semiotica di rimandi intertestuali e intramediali per riconsiderare invece i processi di
produzione e le pratiche mediali nella dimensione storico-sociale nella quale prendono
luogo. Come scrivono i titolari del progetto:
Berlin offers a unique synchronic framework for the study of the competition between
cultural media: typewriter, newspaper, telephone, gramophone, radio and film. At a time
when Berlin celebrated itself as the hypermodern capital of technological speed, avantgarde arts, and rampant consumer fetishism, these media, originating in different historical
197
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
contexts, co-existed in constellations of the “simultaneity of the non-simultaneous” (to adapt
Ernst Bloch’s famous phrase). In many ways, Berlin in the years of the Weimar Republic’s
cultural innovation can therefore be seen as the “capital of modernist intermediality”, as a
metropolis where artists, writers, film directors, and theatre producers experimented with
the aesthetic potentials and social effects created by the interaction of various traditional
and avant-garde media. Intermediality, in this sense, is not only a theoretical category for
the study of the complex interrelations among different media forms or their intramedial
references, but is also a lived reality in which new cultural practices emerge7.
Quasi scontato, a questo punto, segnalare la rilevanza delle sperimentazioni sonore di
Walter Ruttmann per i Sound Studies interessati agli aspetti uditivi della modernità. Com’è
noto, il radiodramma per pellicola Wochenende, trasmesso dalla stazione radio di Breslau
nel Giugno 1930, presenta un ritratto acustico di Berlino durante il fine settimana: i dodici
minuti e i 220 takes che compongono il lavoro vengono organizzati secondo un ordine
circolare che consta di sei “scene acustiche”. Malgrado la struttura segua dunque un
succedersi di “movimenti” assimilabile, per la sua ispirazione sinfonica, a quello di molte
delle produzioni cinematografiche di Ruttmann, l’uso delle dissolvenze tra un suono e
l’altro restituisce un senso di “simultaneità” che bene riflette l’idea dell’intermedialità come
“realtà esperita” cui si accennava prima. L’avvicendarsi dei diversi modi di comunicazione
che coesistono sulla scena metropolitana viene reso concretamente udibile: rumori iconici,
quali il ticchettare dei tasti e lo scampanellìo della macchina da scrivere o la voce di un
uomo al telefono vanno a sovrapporsi alle prove di una cantante lirica con orchestra e a
una giovane voce che recita un passaggio dalla ballata di Goethe, “Wer reitet so spät durch
Nacht und Wind?”, quasi una metafora della competizione fra forme artistiche e mediali
differenti esperita attraverso l’orecchio. Come annotato da Quaresima nell’analisi di Berlin
Die Sinfonie der Großstadt, “il problema del posto del soggetto nella sfera della tecnica e
dell’universo urbano (...) è tutt’altro che espulso; alla sua presenza è legata in buona parte
la possibilità di operare una decifrazione formale della realtà”8. Lo stesso può dirsi per
Wochenende e il suo tentativo di formulare un’estetica dell’ascolto moderno: la prospettiva
di chi ascolta coincide, almeno a tratti, con quello del Wanderer che percorra la “capitale
198
Simone Dotto
modernista dell’intermedialità”, dove la continuità dei discorsi viene frammentata dai
rumori di strada, l’espressione verbale relativizzata e messa sullo stesso piano del suono
accidentale.
Se da un lato Wochenende può assurgere a rappresentazione della compresenza di diversi
media in un unico luogo, dall’altro può esserne interpretato come un prodotto, il risultato
concreto della trasmigrazione di un complesso di codici estetici, pratiche culturali e
supporti tecnologici tra cinema e radio. L’idea di un regista prestato alla radio giungeva
a coronamento dei pionieristici esperimenti inaugurati presso la stessa stazione da
Werner Milch e Friedrich Wilhelm Bischoff, già al lavoro sul montaggio di quattro dischi
stereofonici per Hallo! Hier Welle Erdball! Eine Hörsymphonie, trasmesso per la prima
volta nel 1928 e di nuovo due anni più tardi insieme a Wochenende, in una nuova versione
intitolata semplicemente Hallo! Hier Welle Erdball! e fissata su banda sonora. Proprio
l’introduzione della pellicola come supporto tecnico – proposta dalla società Tri-Ergon
Film GmbH e già più volte rifiutata dall’industria cinematografica – costituisce un ulteriore
tassello per il ridefinirsi delle pratiche di produzione radiofonica, quello che spingerà
l’allora direttore della stazione di Breslau Hans Flesch a parlare del film sonoro come ideale
“mezzo di intermediazione da porsi tra l’artista e il microfono”9 anche per scongiurare
imperfezioni e inconvenienti durante la realizzazione di un radiodramma. Delle novità
che avevano interessato le tecniche produttive e nell’apparato tecnologico della radio,
Ruttmann tirerà le somme nel suo Programma per un’arte radiofonica fotografica, che fin dal
titolo propone un nuovo esercizio di “accanita sperimentazione” sui procedimenti della
riproducibilità tecnica e sui codici della riproduzione fotografica, allo scopo di convertire
questi ultimi al regime uditivo: “per cinema sonoro in questo caso non si deve intendere
la combinazione di fotografia visiva ed acustica, ma unicamente il procedimento della
riproduzione fotografica non stilizzata dei fenomeni udibili insieme alle loro caratteristiche
spaziali”. Questa Neue Gestaltung va intesa quindi in senso speculare al cinema per il modo
in cui poggia sul “materiale naturale” dei suoni e si serve del montaggio per attuare una
“costruzione formale”, ma verrebbe concepita e presentata “principalmente attraverso la
radio e il disco” come “un’arte acustica totalmente nuova – sia per i mezzi che per l’effetto
prodotto” in grado di “ampliare i campi della musica e del radiodramma”10.
199
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
Malgrado gli auspici espressi nel manifesto, i testi direttamente riconducibili alla “nuova
arte” si limitano allo stesso Wochenende e al precedente Deutscher Rundfunk/Tonende
Welle trasmesso nel 1928 e oggi considerato perduto. La stagione dei Filmhörspiele si
esaurì nel giro di pochi anni, perlopiù a causa dei costi elevati della pellicola, costituendo
comunque un passaggio obbligato per le storie della radio11 ma senza effettivamente
porre le premesse per un’arte che fosse, anche nominalmente, distinta dalla musica o dal
radiodramma. Tuttavia, anche un’esperienza così ridotta nella durata e così specifica per
contesto di riferimento e mezzi utilizzati può suggerire qualche considerazione più ampia
sul modo in cui guardiamo ai media in senso lato.
Ci riferiamo qui a un’ulteriore accezione di “intermedialità”, quella inerente al paradigma
della crisis historiography così presentato da Rick Altman: “l’intermédialité devrait désigner
(...) une étape historique, un état transitoire au cours du quel une forme en voie de devenir un
média à part entière se trouve encore partagée entre plusieurs médias existants, à un point tel
que sa propre identité reste en suspens”12. In questo senso, oltre a qualificarsi come prodotto
della compresenza sincronica di diversi media entro un unico scenario, l’Ars Acustica può
rappresentare anche uno stato transitorio lungo la definizione dell’identità del medium
radiofonico e la sua competizione diacronica con il medium concorrente del cinema. Inoltre,
nell’idea di istituire una pratica artistica che fosse propria delle tecnologie di registrazione
e trasmissione audio si può ravvisare un Leitmotiv che, dalle avanguardie storiche in poi,
ricorre più volte nel corso del secolo: se è vero che, storicamente, una vera e propria “arte del
suono riprodotto” all’infuori dell’ambito musicale non è mai esistita13 e che, secondo un tacito
assioma accettato non di rado anche dagli studi musicologici o mediologici, “le macchine di
riproduzione sonora, quindi, non hanno una relazione diretta con le arti del suono (...) ma si
presentano come strumento subalterno di copiatura che non può creare messaggi propri”14
la storia di una vagheggiata arte dei media sonori non potrà che corrispondere allora a una
successione trans-storica di pratiche sperimentali e teorie programmatiche che variano per
mezzi utilizzati, pratiche di applicazione e contesti di riferimento, alla reiterata ricerca di
uno “specifico mediale”. Nel suo postulare una “volontà creativa dell’arte dell’udito” l’Ars
Acustica ruttmaniana può essere quindi considerata secondo le continuità e le differenze con
gli appunti per un “laboratorio per l’orecchio” di Vertov così come con il costruttivismo di
200
Simone Dotto
un Moholy-Nagy, che già nel 1922 ipotizzava di ribaltare le sorti del grammofono, da mezzo
riproduttivo a mezzo produttivo. Al contempo, la più volte suggerita continuità con altre
esperienze avanguardistiche quali l’Arte dei Rumori di Russolo o la musique concrète di Pierre
Schaeffer può essere ridiscussa non tanto rintracciando affinità musicali che rimarrebbero del
tutto superficiali, ma piuttosto in virtù delle diverse concezioni di medium fonografico (anche
nel senso etimologico di “scrittura dei suoni”) o radiofonico che sottendono altrettante
estetiche dell’ascolto moderno.
L’Ars Acustica corrisponderebbe quindi a un particolare momento di interconnessione fra
pratiche ed estetiche di diversa provenienza, una tappa storica dove i processi di derivazione,
ibridazione, differenzazione e inglobamento di cui Quaresima rende conto a proposito
del cinema e le altre arti divengono visibili a più livelli (scambio tecnologico, di tecniche e
pratiche e infine di nozioni estetiche)15. Così articolata, la nozione di un’arte intermediale
storicizza il mito moderno della medium specificity attraverso un metodo che vi lavora
espressamente contro, mettendo in luce cioè interstizi e “zone grigie” tra le linee evolutive e
aree di competenza tra un medium e un altro. Teorie episodiche e ibridazioni sperimentali,
come quella sul “film radiofonico”, possono essere considerate quali punto d’avvio di vere e
proprie “storie ipotetiche” dei media (e se il cinema sonoro fosse stato privo di immagini?)
oppure aiutare a costruire ricostruire l’epistemologia di un medium filtrandola attraverso la
storia di un altro (in che modo la radio intende il cinema?). Una prospettiva radicalmente
intermediale – ovvero lo studio di un media attraverso “gli occhi e le orecchie” degli altri
media – che, come si è visto, troverebbe nella produzione quaresimiana un prezioso punto di
partenza, non tanto per le sue aree di interesse, quanto per il costante invito che ne proviene
a considerare il cinema senza smettere di guardare (e ascoltare) oltre.
Note
1. Leonardo Quaresima (a cura di), Walter Ruttmann: Cinema, pittura, ars acustica, Manfrini, Calliano (TN) 1994.
2. Giovanna Grignaffini, Leonardo Quaresima, “Nuova Oggettività: fanatica rassegnazione, debolezza d’acciaio”, in
Id. (a cura di), Cultura e Cinema nella Repubblica di Weimar, Marsilio, Venezia 1978, pp. 15-16.
201
Ripensare l’Ars Acustica come arte (inter)mediale
3. Michael Cowan, Walter Ruttmann and the Cinema of Multiplicity: Advertising, Avantgarde, Modernity, Amsterdam
University Press, Amsterdam 2013, p. 19.
4. Leonardo Quaresima (a cura di), Il cinema e le altre Arti, Marsilio, Venezia 1996.
5. Leonardo Quaresima, “Presentazione”, in Laura Vichi (a cura di), La decima musa. Il cinema e le altre arti/The
Tenth Muse. Cinema and Other Arts, Atti del VII Convegno Internazionale di Studi sul Cinema di Udine, 25 Marzo
2000, Forum, Udine 2001, p. 22.
6. Giovanna Grignaffini, Leonardo Quaresima, “Nuova Oggettività: fanatica rassegnazione, debolezza d’acciaio” in
Id., (a cura di), Cultura e Cinema nella Repubblica di Weimar, cit., p. 15.
7. Andreas Fickers, Jasper Albers, Annelies Jacobs, Karin Bijsterveld, “Sounds Familiar: intermediality and remediation in the written, sonic and audiovisual narratives of Berlin Alexanderplatz”, in Karin Bijsterveld (a cura di),
Soundscape of the Urban Past. Staged Sound as Mediated Cultural Heritage, Trascript Verslag, Bielefed 2013, p. 81.
Lo scarto epistemologico che sussiste tra le nozioni di “arte” e “medium” non è certo indifferente: Fickers et al. si
esprimono per una visione integrata di “the material or technological dimension of media products and practices
and their social or cultural meanings” (Ivi, p. 80). Per una teorizzazione più ampia sulla concatenazione fra elementi
tecnologici ed “espressivi” e su come questi contribuiscano ad affermare l’identità di un medium si veda: André
Gaudreault, Philippe Marion, “A medium is always born twice…”, in Early Popular Visual Culture, 3.1, 2005, pp.
3-15.
8. Leonardo Quaresima, “Astrazione e Romanticismo. Ruttmann e la mobilità del moderno”, in Id. (a cura di), Walter Ruttmann. Cinema, Pittura, Ars Acustica, cit., p. 16.
9. Hans Flesch, “Hörspiel Film Schallplatte” [1931], citato in Daniel Gilfillan, Pieces of Sound. German Experimental
Radio, University of Minnesota Press, Minneapolis 2009, p. 76.
10. Walter Ruttmann, “Neue Gestaltung von Tonfilm und Funk: Programm einer photographischen Hörkunst”
(1929), ripubblicato come “Nuova creazione del cinema sonoro e della radio. Programma per un’arte radiofonica
fotografica”, in Leonardo Quaresima (a cura di), Walter Ruttmann, Cinema, Pittura, Ars Acustica, cit., pp. 278-279.
11. Nei termini di una stagione feconda per gli sviluppi del medium radiofonico ne trattano Antje Vowinckel, Collagen im Hörspiel. Die Entwicklung einer radiophonen Kunst, Königshausen & Neumann, Würzburg 1995, e in Jeanpaul Goergen, Walter Ruttmanns Tonmontagen als Ars Acustica, Universität-Gesamthochschule Siegen, Siegen 1994,
il cui autore verrà chiamato a contribuire alla collettanea curata da Quaresima.
12. Rick Altman, “De l’intermédialité au multimédia: cinéma, médias, avènement du son”, in CiNéMAS, 10.1, 1999,
pp. 38-51.
202
Simone Dotto
13. Douglas Kahn, “Audio Art in the Deaf Century”, in Dan Lander, Micah Lexier (a cura di), Sound by Artists, Art
Metropole and Walter Phillips Gallery, Toronto 1993, pp. 301-328.
14. Peppino Ortoleva, “La registrazione sonora e la coscienza del Novecento”, in Id., Barbara Scaramucci (a cura di),
La memoria dei suoni, speciale monografico di Archivi e Cultura, 36.2, Dicembre 2004, p. 177.
15. Leonardo Quaresima, “Presentazione”, in Laura Vichi (a cura di), La decima musa: il cinema e le altre arti /The
Tenth Muse: Cinema and Other Arts, cit., pp. 27-33.
203