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This book collects the proceedings of the International conference "The Postmodern Condition: Forty Years Later" held at University of Genova on December 2019. The conference took advantage of the fortieth anniversary of the publication... more
This book collects the proceedings of the International conference "The Postmodern Condition: Forty Years Later" held at University of Genova on December 2019. The conference took advantage of the fortieth anniversary of the publication of "The Postmodern Condition" by Jean- François Lyotard as a “trigger” to relaunch the still actual and ongoing debate about the meaning of postmodernity, the end of postmodernism and the advent of new aesthetics, philosophy and social “structure of feelings” that have overcome (or tried to) the postmodern paradigm. The book aims at interweaving the two main faces of the problem: on the one hand, the analysis of the vitality, legacy, topicality and historicizing process of postmodernity and postmodernism; on the other, the analysis of the debate on the crisis of postmodern paradigm and of the advent of new conceptual frames, often born as a direct refusal of postmodern critical discourse and philosophy.
Fotografa, regista, scrittrice, disegnatrice, spettatrice, pensatrice... più semplicemente: artista. Difficile chiudere in una sola definizione il percorso di Agnès Varda (1928-2019), una figura chiave della cultura contemporanea, una... more
Fotografa, regista, scrittrice, disegnatrice, spettatrice, pensatrice... più semplicemente: artista. Difficile chiudere in una sola definizione il percorso di Agnès Varda (1928-2019), una figura chiave della cultura contemporanea, una narratrice instancabile che ha saputo utilizzare in modo sempre personale e spesso sorprendente tutte le forme della comunicazione audiovisiva, iniziando alla fine degli anni Quaranta con la fotografia per poi inaugurare, superati i settant’anni, una felice carriera di artista visuale. In mezzo, tanto cinema, di finzione e documentario, dagli anni Cinquanta, quando debutta nel lungometraggio con La pointe courte (1955), definito da André Bazin “un vero miracolo”, fino all’anno della sua scomparsa, quando presenta al Festival di Berlino Varda par Agnès (2019), un viaggio personale nella propria avventura di cineasta, ideale chiusura di un percorso autobiografico che occupa l’ultima parte della sua carriera. Il successo “nouvelle vague” di Cleo dalle 5 alle 7 (1961) è solo la prima tappa di un cammino in cui, nel corso di più di sei decenni, Varda ha attraversato stagioni molto diverse tra loro, segnate da importanti cambiamenti tecnologici, culturali e linguistici, sempre intuendo il modo più fecondo di continuare e, insieme, rinnovare il proprio percorso artistico. E, soprattutto, senza mai smarrire quella stupefazione per la vita, la realtà, i luoghi e le persone che segna in modo costante la sua produzione.
Attraverso ventidue parole chiave – da America a Memoria, da Voce a Spiagge, da Cinema a Donne, da Autoritratto a Parigi... – il libro compone un ritratto di Varda, scritto e visivo, il più possibile esauriente e, insieme, aperto, mobile, stratificato: un ritratto in grado di dare conto della costellazione di passioni, curiosità, incontri ed esperimenti attraverso i quali Agnès Varda ha raccontato la realtà e, insieme, se stessa. Un pianeta umanissimo e gioioso, di cui resta ancora molto da esplorare.
“Cultura visuale” è un’espressione oggi sempre più comune per indicare sia il complesso insieme dei fenomeni visivi che caratterizzano e determinano la vita delle persone, sia un ben definito ambito disciplinare che si afferma a partire... more
“Cultura visuale” è un’espressione oggi sempre più comune per indicare sia il complesso insieme dei fenomeni visivi che caratterizzano e determinano la vita delle persone, sia un ben definito ambito disciplinare che si afferma a partire dagli anni Novanta in Europa e negli Stati Uniti. All’interno di quest’ultimo, questioni antiche, come quelle dello sguardo e dell’agency delle immagini, oppure problemi nuovi, come quelli posti dalle sfide del presente digitale e mediale, trovano risposte originali, intrecciando saperi e metodologie provenienti da campi disciplinari diversi. Di questi temi, il libro, nei suoi cinque capitoli ricchi di illustrazioni, affronta i principali e, per certi versi, i più urgenti, resi tali da recenti fenomeni storici e sociali: la documentalità, l’autorappresentazione, il rapporto fra immagine e corpo, le forme della creatività digitale, la vitalità delle immagini. Obiettivo del progetto rivolto principalmente a studenti di entrambi i livelli della formazione universitaria è, in particolare, la presentazione della rete di concetti, pratiche e approcci che definiscono lo studio del visivo, per offrire al lettore un sapere (questioni, sfondi, metodi) e un saper vedere (l’oggetto immagine in quanto tale). Di qui, l’importanza accordata all’analisi delle produzioni visive più diverse (dall'arte al cinema, dalla fotografia alla realtà virtuale), sempre usate come punto di sviluppo e appoggio dell’argomentazione.
The volume collects most of the speeches presented at the conference “Technophobia and Technophilia in the Media, Art and Visual Culture” held at the University of Genoa in May 2018. The conference was organized by some scholars and... more
The volume collects most of the speeches presented at the conference
“Technophobia and Technophilia in the Media, Art and Visual Culture” held at the University of Genoa in May 2018. The conference was organized by some scholars and students of the Doctoral School in Digital Humanities of the same University particularly interested
in investigating the political, cultural and “sentimental” impact of technology. So, “philia” and “phobia” appeared immediately as two crucial concepts in order to test both the cultural and ideological perception of technology in our society, and the emotional “temperature” of the relationship between human beings and technical devices, tools and environment. But, at the same time, a question was also posed in regard to the feelings toward technology itself, seen as symptoms of an incomplete neutralization of technology. This condition, it seems, is in fact to be the destiny, or the final accomplishment, of our “transparent society”.
Il progetto rappresenta uno strumento originale e realmente efficace nell’analisi del film e, in particolare, del suo funzionamento linguistico. Il volume ha infatti un doppio sviluppo, cartaceo e digitale: il volume cartaceo,... more
Il progetto rappresenta uno strumento originale e realmente efficace nell’analisi del film e, in particolare, del suo funzionamento linguistico. Il volume ha infatti un doppio sviluppo, cartaceo e digitale: il volume cartaceo, nell'introdurre i concetti chiave dell'analisi, insiste soprattutto su questioni teoriche e metodologiche, oltre a fornire approfondimenti di tipo storico in merito allo sviluppo della tecnologia e del linguaggio cinematografici. La piattaforma digitale, rispettando la suddivisione degli argomenti del volume cartaceo, si concentra invece sui singoli aspetti formali e linguistici, con analisi puntuali associate a un’immediata visualizzazione tramite scene e sequenze estratte da film (circa duecento in totale). La complementarietà tra volume e piattaforma è ulterioremente rafforzata da un sistema di rimandi interni (per parole chiave).
Il volume prende le mosse da una ricostruzione dell’attuale dibattito sulla fine della postmodernità per poi procedere a ripensare la nozione di “cinema postmoderno” da una prospettiva più attenta alla cultura visuale, al nodo... more
Il volume prende le mosse da una ricostruzione dell’attuale dibattito sulla fine della postmodernità per poi procedere a ripensare la nozione di “cinema postmoderno” da una prospettiva più attenta alla cultura visuale, al nodo tecnologia/estetica, alle trasformazioni industriali e culturali. Un ripensamento che, partendo dalla fine, mira complessivamente a offrire nuovi spunti di riflessione su un tema che, almeno in Italia, è stato spesso frettolosamente interpretato e archiviato.
Dopo un trentennio di popolarità globalizzata, infatti, le idee di postmoderno, postmodernità, postmodernismo e postmodernizzazione sono quasi del tutto scomparse dal dibattito attuale, già affollato di nuove etichette (neomodernità, ipermodernità, supermodernità) che segnalano, prima di tutto, il desiderio di lasciarsi alle spalle un’epoca e la sua filosofia.
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Il saggio analizza il caso dei box set da collezione. Essi appaiono fenomeni paradigmatici, sia dal punto di vista sociosemiotico che culturale e filosofico, del cinema digitale “delle interazioni”, in cui il film, più che un testo... more
Il saggio analizza il caso dei box set da collezione. Essi appaiono fenomeni paradigmatici, sia dal punto di vista sociosemiotico che culturale e filosofico, del cinema digitale “delle interazioni”, in cui il film, più che un testo circondato da una serie, per quanto estesa e articolata, di elementi paratestuali, emerge come artefatto cinematografico distribuito, punto di innesco di interpretazioni, pratiche e modalità di azione segnate da un’estensione, anche materiale, dell’universo di partenza e della forma e della tipologia del rapporto dello spettatore con il film in quanto oggetto (reale e immaginario).
From her very first feature films, Agnès Varda treated the sound component and, in particular, the voice, as an element endowed with its own “corporality” and autonomy, pushing it toward a different expressive goals but always using it to... more
From her very first feature films, Agnès Varda treated the sound component and, in particular, the voice, as an element endowed with its own “corporality” and autonomy, pushing it toward a different expressive goals but always using it to deconstruct the mimetic illusion. This interest in the voice evolved in a decisive way with Daguerréotypes (1976), in which the director introduced a voice over commentary, acted by herself, inaugurating a “first person” cinema, both from visual and acoustic point of view, that would characterise the entire last phase of her production (2000-2019).
La valenza atmosferica che contrassegna la nozione di medialità invita a ripensare la dimensione partecipativa della produzione artistica e, in particolare, di quella più direttamente orientata alla costituzione di ambienti che rendono... more
La valenza atmosferica che contrassegna la nozione di medialità invita a
ripensare la dimensione partecipativa della produzione artistica e, in particolare,
di quella più direttamente orientata alla costituzione di ambienti che
rendono l’interazione tra soggetto e mondo sia osservabile che sperimentabile.
L’opera multiforme dell’artista messicano Rafael Lozano-Hemmer, la
cui spiccata originalità risiede nella natura “territoriale” dello spazio performativo
e nell’impiego interattivo del medium tecnologico, appare particolarmente
indicata per interrogare la nozione di mediascape. Il saggio si
sofferma in particolare su quelle opere che problematizzano l’idea stessa di
medium, la decostruzione delle pratiche interattive quotidiane e la vitalità
sinestesica della tecnologia.
Far from simply being a “return” to the set and story of Twin Peaks, the third installment of the series opens up an articulate and subtle work on the images, on their visual consistency, time-space position, and autonomy. In so doing,... more
Far from simply being a “return” to the set and story of Twin Peaks, the third installment of the series opens up an articulate and subtle work on the images, on their visual consistency, time-space position, and autonomy. In so doing, Twin Peaks: The Return addresses the issue of memory, and the distance from the previous seasons in terms of (sometimes uncanny) recognition and identification of images themselves, to the extent that there is a clash between the separate levels of story and discourse. David Lynch is clearly not interested in simply adding a third part in order to revisit the past (and the myth) and the stories and characters from previous seasons; in short, he does not seek to serialize the series by simply breathing life, for a third time, into the world of Twin Peaks. Instead, Twin Peaks: The Return is a complex, subtle visual operation, in which the famous promise made by Laura Palmer to Agent Cooper in the final episode of the second season ("I’ll see you again in 25 years") reveals itself, episode after episode, to be an unpredictable return on the imagery of the series, and on a time (that of images) that exceeds the standard, commonsense idea of time.
Focusing on two TV series, the French Les Revenants and the American The Leftovers, the essay aims to analyse the cultural and techno-scientifijic paradigm of animation of the inanimate and its opposite, which may range from reifijication... more
Focusing on two TV series, the French Les Revenants and the American
The Leftovers, the essay aims to analyse the cultural and techno-scientifijic
paradigm of animation of the inanimate and its opposite, which may
range from reifijication and ghostly disembodiment to a redefijinition of
what the human is. Driven by an apocalyptic imaginary, both television
projects revolve around the failure of the natural order to distinguish and
separate life from death; therefore, they revolve as well around the crisis
of the psychological, social and ritual processes through which life, by
working through the thought of death, allows the subject to make sense
of time and reality—that is, to perceive and understand the fijinitude of
things and the mortality of bodies.
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Between the late Seventies and the early Eighties the visual representation of ur country deeply changed. The work of Luigi Ghirri is one of the main examples of this transformation, fulfilled by the desire to document a new Italy. But on... more
Between the late Seventies and the early Eighties the visual representation of ur country deeply changed. The work of Luigi Ghirri is one of the main examples of this transformation, fulfilled by the desire to document a new Italy. But on the road of an original representation of the Italian landscape there is also literature. In particular, alongside the work of Ghirri, the essay aims to analyze the role of the first person reportage by Pier Vittorio Tondelli.
Il motore dell’attuale “società del calcolo” (Cardon), e cioè i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilità che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e... more
Il motore dell’attuale “società del calcolo” (Cardon), e cioè i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilità che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e tecnologie soprattutto in termini di percezione e comprensione delle seconde da parte dei primi. La “scatola nera” dei calcolatori rappresenta, in particolare, l’incarnazione di un limite (anche politico) alla possibilità di vedere e pensare la presenza della “macchina” che governa la nostra vita quotidiana, al di là degli effetti che essa produce. L’arte contemporanea ha tentato di reagire, spesso in modo polemico, a questa condizione: un lavoro orientato proprio a un superamento di questo limite visivo e, insieme, epistemologico, per mostrare l’operare dell’“intelligenza” della società del calcolo e dei dispositivi di rilevazione e osservazione su cui essa si fonda. Una produzione che mira, complessivamente, a sfondare un limite, per dare a vedere le “nuove immagini” dei big data e degli algoritmi, il modo in cui essi pensano, ci guardano e ci processano.
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Fin dalle origini, il cinema è stato pensato (e utilizzato) anche come dispositivo di mediazione e incontro tra il soggetto e le dimensioni non immediate dell’esistenza; l’immagine stessa è stata vista come luogo in cui si deposita,... more
Fin dalle origini, il cinema è stato pensato (e utilizzato) anche come dispositivo di mediazione e incontro tra il soggetto e le dimensioni non immediate dell’esistenza; l’immagine stessa è stata vista come luogo in cui si deposita, assieme a una traccia del reale, qualcosa di simile a un’essenza della vita altrimenti impensabile. Il cinema, dunque, come una specie di linguaggio per concettualizzare ciò che normalmente non si vede: di qui, una lunga vicenda – tra teoria e prassi – che lo inquadra essenzialmente come un dispositivo di rivelazione e scoperta di un non meglio definito (perché, nel tempo, diversamente valorizzato) al di là – un al di rispetto alle dimensioni fenomenologicamente conosciute e conoscibili del reale. Entro questo spazio di riflessione, la nozione di visione ha conseguentemente guadagnato uno statuto ulteriore, e l’immagine cinematografica – anche quando, e anzi proprio perché, traccia del reale – è stata investita di proprietà ontofaniche, di capacità di mediazione tra il soggetto e l’essenza delle cose, la loro verità o esistenza “piena”. Lo raccontano bene, tra gli altri, i percorsi di autori come Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Martin Arnold e Ken Jacobs.
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The essay analyzes a wide selection of scripts and stories never filmed by Renato Castellani, preserved in the Archives of the Museum of Cinema of Turin and here thoroughly studied for the first time. In particular, the essay analyzes... more
The essay analyzes a wide selection of scripts and stories never filmed by Renato Castellani, preserved in the Archives of the Museum of Cinema of Turin and here thoroughly studied for the first time. In particular, the essay analyzes these materials in relation to three main issues of Castellani's directing career: the transition from screenwriter to director and his relationship with neorealism; the development, from the mid-forties onwards, of a popular and youthful universe which coincides with his major works; and the «crisis» of the sixties and the seventies, in parallel to the director's successful transition to television.
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The geographical description of the world has always had a linguistic dimension: it is a symbolic process of translation in which the signs simultaneously describe and portray. In this regard, the “history of lines” is also the history of... more
The geographical description of the world has always had a linguistic dimension: it is a symbolic process of translation in which the signs simultaneously describe and portray. In this regard, the “history of lines” is also the history of the will to regulate the visible and give an order to the world. In recent years, the drones have become emblems of a visual geographical culture dominated by the importance of the view from above, “tamed”, in civilian zones, by Google Maps and Google Earth. Today, many artists and performers have made the aerial view, the video surveillance, and the technological colonization of the skies the object of their investigation. A counter-geography and a visual counterculture indicating borders, weapons, and tactics of a new battlefield: the one between earth and sky opened, in the middle of the last century, by the first satellite picture.
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Giornata di studi a cura di Luca Malavasi e Anna Masecchia
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Forty years after the publication of La Condition Postmoderne by Jean-François Lyotard, this conference aims to promote a debate on the very word “postmodern” that, for almost three decades, has guided the interpretation of the... more
Forty years after the publication of La Condition Postmoderne by Jean-François Lyotard, this conference aims to promote a debate on the very word “postmodern” that, for almost three decades, has guided the interpretation of the political-economic structure of Western society, of its social dynamics and of his artistic and cultural production, and which today appears either radically rejected or historically reconceptualised.
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La valenza atmosferica che contrassegna la nozione di medialit\ue0 invita a ripensare la dimensione partecipativa della produzione artistica e, in parti-colare, di quella pi\uf9 direttamente orientata alla costituzione di ambienti che... more
La valenza atmosferica che contrassegna la nozione di medialit\ue0 invita a ripensare la dimensione partecipativa della produzione artistica e, in parti-colare, di quella pi\uf9 direttamente orientata alla costituzione di ambienti che rendono l\u2019interazione tra soggetto e mondo sia osservabile che sperimen-tabile. L\u2019opera multiforme dell\u2019artista messicano Rafael Lozano-Hemmer, la cui spiccata originalit\ue0 risiede nella natura \u201cterritoriale\u201d dello spazio perfor-mativo e nell\u2019impiego interattivo del medium tecnologico, appare parti-colarmente indicata per interrogare la nozione di mediascape. Il saggio si so\ufb00erma in particolare su quelle opere che problematizzano l\u2019idea stessa di medium, la decostruzione delle pratiche interattive quotidiane e la vitalit\ue0 sinestesica della tecnologia
Il motore dell\u2019attuale \u201csociet\ue0 del calcolo\u201d (Cardon), e cio\ue8 i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilit\ue0 che, tra le altre cose, riconfigura i... more
Il motore dell\u2019attuale \u201csociet\ue0 del calcolo\u201d (Cardon), e cio\ue8 i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilit\ue0 che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e tecnologie soprattutto in termini di percezione e comprensione delle seconde da parte dei primi. La \u201cscatola nera\u201d dei calcolatori rappresenta, in particolare, l\u2019incarnazione di un limite (anche politico) alla possibilit\ue0 di vedere e pensare la presenza della \u201cmacchina\u201d che governa la nostra vita quotidiana, al di l\ue0 degli effetti che essa produce. L\u2019arte contemporanea ha tentato di reagire, spesso in modo polemico, a questa condizione: un lavoro orientato proprio a un superamento di questo limite visivo e, insieme, epistemologico, per mostrare l\u2019operare dell\u2019\u201cintelligenza\u201d della societ\ue0 del calcolo e dei dispositivi di rilevazione e osservazione su cui essa si fonda...
The geographical description of the world has always had a linguistic dimension: it is a symbolic process of translation in which the signs simultaneously describe and portray. In this regard, the “history of lines” is also the history of... more
The geographical description of the world has always had a linguistic dimension: it is a symbolic process of translation in which the signs simultaneously describe and portray. In this regard, the “history of lines” is also the history of the will to regulate the visible and give an order to the world. In recent years, the drones have become emblems of a visual geographical culture dominated by the importance of the view from above, “tamed”, in civilian zones, by Google Maps and Google Earth. Today, many artists and performers have made the aerial view, the video surveillance, and the technological colonization of the skies the object of their investigation. A counter-geography and a visual counterculture indicating borders, weapons, and tactics of a new battlefield: the one between earth and sky opened, in the middle of the last century, by the first satellite picture.
Il postmoderno e la cultura visuale: \ue8 possibile pensare che gli attuali studi sulla visualit\ue0 siano il frutto della grande riflessione sulla postmodernit\ue0 ipericonica avviata negli anni Ottanta
This essay focuses on the main transformations witnessed in contemporary American war cinema, which places itself between fiction and documentary, Hollywood cinema and independent productions, with an emphasis on the so-called “War on... more
This essay focuses on the main transformations witnessed in contemporary American war cinema, which places itself between fiction and documentary, Hollywood cinema and independent productions, with an emphasis on the so-called “War on Terror”. More specifically, this study aims to offer an image-specific introduction to the historical and moral issues of contemporary American conflicts. As a consequence of the emergence of new media tools and of a new accessibility to images, war cinema is facing today the challenge of a total representability of war in every respect, both at the level of personal experience and subjectivity. On the one hand contemporary war cinema attempts to cope with the partial visibility derived from the images produced by the soldiers’ use of light technologies; on the other hand it displays a form of tactical and holistic visibility, which is never as distant as in today’s warfare, due to the introduction of remote-controlled missiles, satellites and drones. ...
Lagaan, Once upon a time in India
Il motore dell’attuale “societa del calcolo” (Cardon), e cioe i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilita che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e... more
Il motore dell’attuale “societa del calcolo” (Cardon), e cioe i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilita che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e tecnologie soprattutto in termini di percezione e comprensione delle seconde da parte dei primi. La “scatola nera” dei calcolatori rappresenta, in particolare, l’incarnazione di un limite (anche politico) alla possibilita di vedere e pensare la presenza della “macchina” che governa la nostra vita quotidiana, al di la degli effetti che essa produce. L’arte contemporanea ha tentato di reagire, spesso in modo polemico, a questa condizione: un lavoro orientato proprio a un superamento di questo limite visivo e, insieme, epistemologico, per mostrare l’operare dell’“intelligenza” della societa del calcolo e dei dispositivi di rilevazione e osservazione su cui essa si fonda. Una produzione che mira, complessivamente, a sfondare un limite, per dare a veder...
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Il volume intende sviluppare una riflessione sulla produzione culturale dell’Italia degli anni Ottanta a partire da Pier Vittorio Tondelli, che di quel decennio è stato non semplicemente uno degli interpreti più innovativi, influenti e... more
Il volume intende sviluppare una riflessione sulla produzione culturale dell’Italia degli anni Ottanta a partire da Pier Vittorio Tondelli, che di quel decennio è stato non semplicemente uno degli interpreti più innovativi, influenti e originali, ma anche il centro propulsore e il punto di riferimento generazionale, prima ancora che artistico, di una nuova sensibilità. Non si tratta di “cercare” Tondelli al di là di Tondelli, o di teorizzare una specie di “tondellismo” più o meno imperante; piuttosto, consapevoli che la figura dello scrittore emiliano incarna, tra le altre cose, una nuova declinazione dell’idea di “autore” all’interno di un’industria culturale in rapida e profonda trasformazione, l’intento del volume è quello di ripartire dall’opera multiforme di Tondelli, dalla potente, originale interpretazione/testimonianza che lo scrittore ha saputo dare dell’Italia degli anni Ottanta – attraverso romanzi, testi teatrali, scritti giornalistici, appunti autobiografici e indagini al confine con il reportage –, per ripensare le linee di forza della produzione culturale del decennio, la sua identità e il suo ruolo.
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La riflessione teorica che ha accompagnato l’avvento della società postmoderna, segnata da un profondo rinnovamento del sistema dei media, della comunicazione e dell’informazione, e da un nuovo ruolo assunto dalla produzione culturale, ha... more
La riflessione teorica che ha accompagnato l’avvento della società postmoderna, segnata da un profondo rinnovamento del sistema dei media, della comunicazione e dell’informazione, e da un nuovo ruolo assunto dalla produzione culturale, ha contributo, tra le altre cose, a portare in primo piano la necessità di ripensare i concetti di immagine e rappresentazione, mentre il territorio della visualità veniva additato, per la prima volta con tanta forza, come uno spazio d’elezione per comprendere e misurare i cambiamenti in atto.
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La cultura visuale contemporanea è caratterizzata dalla comparsa e dalla diffusione di nuove forme di immagini e di nuove forme di visualizzazione: immagini trasmesse da videocamere installate su missili o droni, documenti visivi... more
La cultura visuale contemporanea è caratterizzata dalla comparsa e dalla diffusione di nuove forme di immagini e di nuove forme di visualizzazione: immagini trasmesse da videocamere installate su missili o droni, documenti visivi provenienti da videocamere di sorveglianza o da dispositivi indossabili, procedure di visualizzazione in ambito scientifico e medico, VR e AR ecc. Rispetto a questo orizzonte in costante evoluzione, negli ultimi anni, nell'ambito degli studi visuali, è emerso un interesse specifico nei confronti di quelle immagini del tutto o in parte legate a una visione macchinica e a processi automatici di codifica e decodifica. Dal tema dell'invisibilità a quello del ruolo del calcolo algoritmico, passando per le più ampie questioni dei modelli di apparizione del visivo, della riconfigurazione del nesso che lega realtà e rappresentazione e del rapporto tra soggetto e immagine, i problemi posti dalla machine vision si sono rivelati sintomi preziosi non solo per ripensare radicalmente la nozione stessa di immagine (e la sua storia), ma anche le metodologie di ricerca in ambito visuale. La machine vision, infatti, non coincide semplicemente con l'avvento di nuove tecnologie e di nuovi dispositivi, ma con l'affermazione di un inedito regime esistenziale e operativo per le immagini e, di conseguenza, di un nuovo modello relazionale, comunicativo e performativo tra soggetto e produzioni visuali, come ben rivela il tema, non privo di risvolti perturbanti, dell'azione scopica che questi dispositivi e applicazioni esercitano nei confronti dei loro utilizzatori, con le immagini che smettono di essere un oggetto passivo di sguardo per sollecitare azioni e reazioni. Come puntualizza Jill Walker Rettberg, «with the Internet of Things, objects that perceive us have become reality. Cameras watch us from satellites and drones, sharing information and using facial recognition algorithms to track individuals. Home surveillance systems measure air quality and send messages to parents when their facial recognition algorithms identify that a child has returned home from school. Alexa and Siri listen for our voices and answer our questions with information from the cloud» (Rettberg 2016). La diffusione contemporanea della visione macchinica-intesa essenzialmente come registrazione, analisi e rappresentazione di informazioni visuali da parte di macchine che operano in modo automatico (anche se la presenza umana, sia essa quella dei programmatori o quella dei click workers, costituisce una componente fondamentale)-sollecita insomma un ampio spettro di riflessioni che intersecano tutti i principali termini attorno ai quali ruota la ricerca in ambito visuale, forzando in particolare l'analisi di questioni essenziali come quelle dell'agency e della
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