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This book collects the proceedings of the International conference "The Postmodern Condition: Forty Years Later" held at University of Genova on December 2019. The conference took advantage of the fortieth anniversary of the publication... more
This book collects the proceedings of the International conference "The Postmodern Condition: Forty Years Later" held at University of Genova on December 2019. The conference took advantage of the fortieth anniversary of the publication of "The Postmodern Condition" by Jean- François Lyotard as a “trigger” to relaunch the still actual and ongoing debate about the meaning of postmodernity, the end of postmodernism and the advent of new aesthetics, philosophy and social “structure of feelings” that have overcome (or tried to) the postmodern paradigm. The book aims at interweaving the two main faces of the problem: on the one hand, the analysis of the vitality, legacy, topicality and historicizing process of postmodernity and postmodernism; on the other, the analysis of the debate on the crisis of postmodern paradigm and of the advent of new conceptual frames, often born as a direct refusal of postmodern critical discourse and philosophy.
Fotografa, regista, scrittrice, disegnatrice, spettatrice, pensatrice... più semplicemente: artista. Difficile chiudere in una sola definizione il percorso di Agnès Varda (1928-2019), una figura chiave della cultura contemporanea, una... more
Fotografa, regista, scrittrice, disegnatrice, spettatrice, pensatrice... più semplicemente: artista. Difficile chiudere in una sola definizione il percorso di Agnès Varda (1928-2019), una figura chiave della cultura contemporanea, una narratrice instancabile che ha saputo utilizzare in modo sempre personale e spesso sorprendente tutte le forme della comunicazione audiovisiva, iniziando alla fine degli anni Quaranta con la fotografia per poi inaugurare, superati i settant’anni, una felice carriera di artista visuale. In mezzo, tanto cinema, di finzione e documentario, dagli anni Cinquanta, quando debutta nel lungometraggio con La pointe courte (1955), definito da André Bazin “un vero miracolo”, fino all’anno della sua scomparsa, quando presenta al Festival di Berlino Varda par Agnès (2019), un viaggio personale nella propria avventura di cineasta, ideale chiusura di un percorso autobiografico che occupa l’ultima parte della sua carriera. Il successo “nouvelle vague” di Cleo dalle 5 alle 7 (1961) è solo la prima tappa di un cammino in cui, nel corso di più di sei decenni, Varda ha attraversato stagioni molto diverse tra loro, segnate da importanti cambiamenti tecnologici, culturali e linguistici, sempre intuendo il modo più fecondo di continuare e, insieme, rinnovare il proprio percorso artistico. E, soprattutto, senza mai smarrire quella stupefazione per la vita, la realtà, i luoghi e le persone che segna in modo costante la sua produzione.
Attraverso ventidue parole chiave – da America a Memoria, da Voce a Spiagge, da Cinema a Donne, da Autoritratto a Parigi... – il libro compone un ritratto di Varda, scritto e visivo, il più possibile esauriente e, insieme, aperto, mobile, stratificato: un ritratto in grado di dare conto della costellazione di passioni, curiosità, incontri ed esperimenti attraverso i quali Agnès Varda ha raccontato la realtà e, insieme, se stessa. Un pianeta umanissimo e gioioso, di cui resta ancora molto da esplorare.
“Cultura visuale” è un’espressione oggi sempre più comune per indicare sia il complesso insieme dei fenomeni visivi che caratterizzano e determinano la vita delle persone, sia un ben definito ambito disciplinare che si afferma a partire... more
“Cultura visuale” è un’espressione oggi sempre più comune per indicare sia il complesso insieme dei fenomeni visivi che caratterizzano e determinano la vita delle persone, sia un ben definito ambito disciplinare che si afferma a partire dagli anni Novanta in Europa e negli Stati Uniti. All’interno di quest’ultimo, questioni antiche, come quelle dello sguardo e dell’agency delle immagini, oppure problemi nuovi, come quelli posti dalle sfide del presente digitale e mediale, trovano risposte originali, intrecciando saperi e metodologie provenienti da campi disciplinari diversi. Di questi temi, il libro, nei suoi cinque capitoli ricchi di illustrazioni, affronta i principali e, per certi versi, i più urgenti, resi tali da recenti fenomeni storici e sociali: la documentalità, l’autorappresentazione, il rapporto fra immagine e corpo, le forme della creatività digitale, la vitalità delle immagini. Obiettivo del progetto rivolto principalmente a studenti di entrambi i livelli della formazione universitaria è, in particolare, la presentazione della rete di concetti, pratiche e approcci che definiscono lo studio del visivo, per offrire al lettore un sapere (questioni, sfondi, metodi) e un saper vedere (l’oggetto immagine in quanto tale). Di qui, l’importanza accordata all’analisi delle produzioni visive più diverse (dall'arte al cinema, dalla fotografia alla realtà virtuale), sempre usate come punto di sviluppo e appoggio dell’argomentazione.
The volume collects most of the speeches presented at the conference “Technophobia and Technophilia in the Media, Art and Visual Culture” held at the University of Genoa in May 2018. The conference was organized by some scholars and... more
The volume collects most of the speeches presented at the conference
“Technophobia and Technophilia in the Media, Art and Visual Culture” held at the University of Genoa in May 2018. The conference was organized by some scholars and students of the Doctoral School in Digital Humanities of the same University particularly interested
in investigating the political, cultural and “sentimental” impact of technology. So, “philia” and “phobia” appeared immediately as two crucial concepts in order to test both the cultural and ideological perception of technology in our society, and the emotional “temperature” of the relationship between human beings and technical devices, tools and environment. But, at the same time, a question was also posed in regard to the feelings toward technology itself, seen as symptoms of an incomplete neutralization of technology. This condition, it seems, is in fact to be the destiny, or the final accomplishment, of our “transparent society”.
Il progetto rappresenta uno strumento originale e realmente efficace nell’analisi del film e, in particolare, del suo funzionamento linguistico. Il volume ha infatti un doppio sviluppo, cartaceo e digitale: il volume cartaceo,... more
Il progetto rappresenta uno strumento originale e realmente efficace nell’analisi del film e, in particolare, del suo funzionamento linguistico. Il volume ha infatti un doppio sviluppo, cartaceo e digitale: il volume cartaceo, nell'introdurre i concetti chiave dell'analisi, insiste soprattutto su questioni teoriche e metodologiche, oltre a fornire approfondimenti di tipo storico in merito allo sviluppo della tecnologia e del linguaggio cinematografici. La piattaforma digitale, rispettando la suddivisione degli argomenti del volume cartaceo, si concentra invece sui singoli aspetti formali e linguistici, con analisi puntuali associate a un’immediata visualizzazione tramite scene e sequenze estratte da film (circa duecento in totale). La complementarietà tra volume e piattaforma è ulterioremente rafforzata da un sistema di rimandi interni (per parole chiave).
Il volume prende le mosse da una ricostruzione dell’attuale dibattito sulla fine della postmodernità per poi procedere a ripensare la nozione di “cinema postmoderno” da una prospettiva più attenta alla cultura visuale, al nodo... more
Il volume prende le mosse da una ricostruzione dell’attuale dibattito sulla fine della postmodernità per poi procedere a ripensare la nozione di “cinema postmoderno” da una prospettiva più attenta alla cultura visuale, al nodo tecnologia/estetica, alle trasformazioni industriali e culturali. Un ripensamento che, partendo dalla fine, mira complessivamente a offrire nuovi spunti di riflessione su un tema che, almeno in Italia, è stato spesso frettolosamente interpretato e archiviato.
Dopo un trentennio di popolarità globalizzata, infatti, le idee di postmoderno, postmodernità, postmodernismo e postmodernizzazione sono quasi del tutto scomparse dal dibattito attuale, già affollato di nuove etichette (neomodernità, ipermodernità, supermodernità) che segnalano, prima di tutto, il desiderio di lasciarsi alle spalle un’epoca e la sua filosofia.
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