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Il destino individuale e la biografia intellettuale di Benjamin Fondane consentono di ricostruire il suo percorso esistenziale come successione di tre tappe fondamentali segnate da altrettante città: Bucarest-Parigi-Auschwitz. L’ultima... more
Il destino individuale e la biografia intellettuale di Benjamin Fondane consentono di ricostruire il suo percorso esistenziale come successione di tre tappe fondamentali segnate da altrettante città: Bucarest-Parigi-Auschwitz. L’ultima rappresenta piuttosto un topos infernale, un non-luogo funesto. La capitale del paese d’origine, dove ha partecipato pienamente alla manifestazioni dei gruppi artistici modernisti e d’avanguardia e la Città dei Lumi che ha permesso, a decorrere dalla seconda metà degli anni Venti, l’affermazione del filosofo nell’orbita dell’esistenzialismo e la sua scoperta come saggista di portata europea sono state le città con particolare rilevanza formativa e identitaria per Fundoianu-Fondane. Il passaggio a Drancy (1944), che lo portò poi alle camere a gas del lager nazista di Auschwitz-Birkenau, segna l’inizio di una vicenda personale che precipita brutalmente verso una fine atroce. Saranno, infine, fornite alcune testimonianze pubblicate nelle riviste della resistenza francese Les Lettres Françaises e Les Cahiers du Sud. Il tema introdurrà altri aspetti che riguardano la partecipazione di Benjamin Fondane alle pubblicazioni periodiche della Resistenza francese, rivelando la vocazione di alcune città e personalità ad essere coordinate geografiche e rispettivamente punti di riferimento della rivolta e dell’intransigenza morale del pensiero libero. The individual destiny and the intellectual biography of Benjamin Fondane allow us to reconstruct his existential pathway as a sequence of three fundamental stages, marked by three emblematic cities: Bucharest-Paris-Auschwitz. The last one represents an infernal, ominous topos, a place of no return. Bucharest and Paris were the cities that profoundly shaped his cultural identity. In the capital of his first country he assiduously attended to the birth and development of several modernist and avant-garde artistic groups. On the other hand, from the late 1920s on, the City of Lights made it possible for Fundoianu-Fondane to assert himself as a philosopher within the frames of existentialism and to be recognised as an essayist of European stature. His transfer to Drancy (1944), which then led to his being sent to the gas chambers of the Nazi concentration camp from Auschwitz-Birkenau, marked the beginning of a personal experience which precipitated into a brutal and atrocious end. This study will present a few documentary texts, published in literary journals of the French Resistance, such as Les Lettres Françaises and Les Cahiers du Sud. We will also include other aspects relating to Benjamin Fondane’s contributions to the periodical publications of the French Resistance, revealing the vocation of some cities and personalities to become entrenched in collective memory as benchmarks of moral revolt and intransigence.
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche... more
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche performative che vanno dall’organizzazione di serate e altri eventi palesemente anticonformisti alle formule con cui i dadaisti e i futuristi hanno teorizzato e professato l’arte del teatro dal 1909 al 1925. Il commento delle somiglianze e delle differenze tra le due estetiche sarà accompagnato da alcune considerazioni di ordine storico e letterario, al fine di spiegare non soltanto le motivazioni artistiche più profonde di queste manifestazioni, ma anche i presupposti civici e politici, che sono stati anti-interventisti dalla prospettiva del Dadaismo, e invece favorevoli all’avvio della prima conflagrazione mondiale, per quanto riguarda il versante del gruppo marinettiano.
Presenterò in questo saggio alcuni aspetti che definiscono il personaggio nella letteratura romena degli anni '80, '90 del Novecento e dei primi anni 2000, ovvero il protagonista romanzesco che parla soprattutto in prima persona,... more
Presenterò in questo saggio alcuni aspetti che definiscono il personaggio nella letteratura romena degli anni '80, '90 del Novecento e dei primi anni 2000, ovvero il protagonista romanzesco che parla soprattutto in prima persona, anzitutto all'interno del paradigma letterario creato in seno al postmodernismo romeno, che è stato il modello più innovativo, interessante e produttivo nella prosa degli ultimi decenni in Romania. Nel panorama della letteratura romena sul finire del Novecento, dominata dalla narrativa che si ispira alla biografia di chi scrive, l'analisi dell'homo fictus presuppone anche l'approfondimento di altre nozioni connesse alla costruzione narrativa e al rapporto che si stabilisce fra realtà e finzione. Nei testi esaminati nel saggio saranno indicati alcuni di questi nessi, dapprima nella prosa di Mircea Cărtărescu e in modo più sintetico in taluni romanzi e racconti di Matei Vişniec e di Ştefan Agopian. Ho privilegiato il personaggio-autore...
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the... more
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the twentieth century: the Constructivist and “Integralist” circle founded in Bucharest around the literay reviews The Contemporary, 75 HP, Point and Integral, the Expressionists supported in Berlin by the magazine Der Sturm and the Hungarian movement, represented by Ma. Before a distinctly avant-garde group was formally constituted in Romania, the artists Max Hermann Maxy and Hans Mattis-Teutsch had managed to establish close relations with Der Sturm circle, while the latter had also joined the group Ma. The first two parts of this paper will shed light on the most important aspects of the initial phase of this triple collaboration. The birth proper of the Romanian avant-garde, in 1924, announced by the publication of the “Activist Manifesto for Youth” in Contimporanul, occasioned subsequent cultural exchanges between the editors and the representatives of the movements mentioned above. It is particularly interesting that these cultural connections were possible thanks to the fact that all the three artistic circles included in their own aesthetic program Constructivist affinities, which they adapted according to their own ideological needs, combining it with other more or less iconoclastic elements and trends. Therefore, the third part of the paper will analyse several occasions on which these artistic groups communicated successfully between 1924 and 1927, in order to cultivate the belief of a new art.
Muovendo dai percorsi biografici e letterari di due scrittori romeni, che hanno scelto l’espatrio nel nono decennio del Novecento, il presente approccio si propone di indicare diverse valenze dell’esilio, insite in alcune opere letterarie... more
Muovendo dai percorsi biografici e letterari di due scrittori romeni, che hanno scelto l’espatrio nel nono decennio del Novecento, il presente approccio si propone di indicare diverse valenze dell’esilio, insite in alcune opere letterarie di Norman Manea e Matei Vişniec, ma anche in interviste uscite a stampa in Romania e Italia, che faranno emergere due modalità, complementari a nostro avviso, di concepire la prosecuzione del proprio progetto letterario ed esistenziale in «terre aliene» (a New York e, rispettivamente, a Parigi). Sarà interessante e proficuo ripercorrere alcuni momenti rilevanti delle prime esperienze biografiche, maturate da Manea e Vişniec nei nuovi ambienti culturali e linguistici in cui sono approdati, attraverso la lettura delle note diaristiche del volume Jurnal 1985-1988 [Diario] del critico letterario Monica Lovinescu, ossia di uno dei testimoni rappresentativi dell’esodo degli intellettuali romeni in Francia e altrove, nonché di una delle voci più integre e culturalmente più avvedute, che hanno sostenuto nei decenni più difficili dal microfono della sezione romena della radio Europa Liberă/Free Europe (Monaco di Baviera) la sia pur sporadica dissidenza politica e letteraria dei propri connazionali rimasti in patria. Le opere dei due autori creano entrambe fertili dialoghi intertestuali con la letteratura di altri scrittori, ma le finalità si presentano ancora una volta diverse. Coerenti in Vişniec con precise funzioni di sperimentazione scenica e drammaturgica e di rappresentazione della storia recente dei regimi dittatoriali, secondo moduli che rivisitano il teatro dell’assurdo, mentre i ‘colloqui’ ideali di Manea con Kafka, Celan, Canetti ecc., ripropongono ed estendono le connotazioni dell’esilio letterario e linguistico, come pure le variegate accezioni dell’esule – l’emarginato, l’‘huligano’, l’apolide, l’ebreo, il diverso ecc. –, a un orizzonte più vasto, mitteleuropeo, europeo e universale. Ci siamo soffermati sugli elementi più importanti che indicano nei due autori modalità e prospettive diverse nel situarsi in modo sia pur parziale rispetto all’esilio romeno degli anni ’80, al fine di mettere in luce i significati della nozione stessa di esilio: particolarmente forte in Manea e assunta come tema cardine dell’opera, articolandosi come esilio linguistico problematico, tragico nelle profonde esplorazioni del perpetuo sradicamento ed estraniarsi dell’individuo, concetto convertito invece da Vişniec in fertile avventura del bilinguismo e, forse per questo, in un presumibile felix exilium.
L’essai présentera dans une perspective comparative les modalités littéraires et artistiques à travers lesquelles les intertextes de l’avant-garde (certaines attitudes esthétiques et certains mécanismes textuels) ont nourri la littérature... more
L’essai présentera dans une perspective comparative les modalités littéraires et artistiques à travers lesquelles les intertextes de l’avant-garde (certaines attitudes esthétiques et certains mécanismes textuels) ont nourri la littérature de la « Génération des années quatre-vingt », qui a réussi à développer une culture de la résistance civile contre la dictature et contre la représentation de la réalité accréditée par la production littéraire officielle. Les stratégies artistiques de la contestation et de l’expérimentation, découvertes par l’avant-garde historique roumaine à travers ses contacts permanents avec les autres avant-gardes européennes, grâce, principalement, au rôle d’intermédiaire joué par Tristan Tzara et par Marcel Janco entre les milieux artistiques de leur pays d’origine et les capitales des avant-gardes continentales, ont donné lieu en Roumanie à d’importants transferts esthétiques. Ceux-ci se sont manifestés jusqu’à la chute du totalitarisme (1989) avec des fonctions en partie similaires dans la production littéraire de la « Génération des années quatre-vingt », qui doit être définie comme la première vague de la littérature roumaine postmoderne. Il devient donc possible de traiter ensemble les deux époques littéraires en vertu des affinités stylistiques et structurales qui seront expliquées de manière détaillée, qu’on pourra synthétiser dans une idée d’ordre plus général, notamment épistémologique et axiologique, affirmée entre autres par Matei Călinescu. Notre analyse se concentre surtout sur le profil de l’un des représentants de ce milieu intellectuel, Matéi Visniec, qui s’est affirmé en Roumanie avec sa poésie allusive, laquelle, par rapport à son théâtre sarcastique et subversif, parvint à contourner les filtres de la censure. Il nous semble opportun d’ajouter à ces premières considérations de brèves illustrations qui vont renvoyer à l’œuvre poétique de Mircea Cărtărescu, l’un des plus importants collègues de la génération de M. Visniec.
Il Novecento inizia nella cultura romena sotto il segno del modernismo e del pieno sincronismo con gli ambienti culturali europei. Si tratta di un periodo particolarmente fecondo nella storia della cultura romena. L’immagine complessiva è... more
Il Novecento inizia nella cultura romena sotto il segno del modernismo e del pieno sincronismo con gli ambienti culturali europei. Si tratta di un periodo particolarmente fecondo nella storia della cultura romena. L’immagine complessiva è quella di una molteplicità dinamica, fatta di scambi e intrecci tra letteratura e politica, tra il mondo universitario e la società. All’interno di questo quadro generale, si delineano tanti profili di intellettuali, opinion makers del momento e giovani dalle qualità eccezionali, le cui opere supereranno i confini locali e nazionali. Verranno presentati di seguito i percorsi politici e civili di alcune fra le maggiori personalità della cultura romena ed europea, coinvolte a vario titolo, Tristan Tzara da oppositore e, per certi versi, da vittima, mentre Mircea Eliade, Emil Cioran e il loro mentore Nae Ionescu, da sostenitori di un’ideologia della destra estremistica, incarnata dal movimento della “Guardia di Ferro”, che rappresentava in Romania un orientamento affine al fascismo. Ci preme stabilire in che cosa consista la novità delle loro proposte culturali e quale accoglienza ebbero nell’ambiente culturale romeno di allora; d’altro canto, è utile chiedersi in quale misura l’atmosfera ideologica europea abbia influenzato le scelte dell’élite di Bucarest e, infine, quali siano state, guardando retrospettivamente, le “miopie”, gli errori dei loro percorsi politici.
Alla luce di un’analisi traduttiva della pièce Angajare de clovn Vecchio clown cercasi, scritta ancora in Romania tra il 1986 e il 1987, per essere tradotta fin dal 1988, con la collaborazione dell’autore, da Claire Jéquier, muovendo... more
Alla luce di un’analisi traduttiva della pièce Angajare de clovn Vecchio clown cercasi, scritta ancora in Romania tra il 1986 e il 1987, per essere tradotta fin dal 1988, con la collaborazione dell’autore, da Claire Jéquier, muovendo dunque da uno dei testi che segnano nella biografia di Vişniec il momento di confine, anche sul piano linguistico, tra la fase romena e quella francese della sua produzione letteraria, il presente contributo indica alcune delle principali modalità di scrittura bilingue sperimentate negli idiomi che il drammaturgo ha scelto come lingue della sua opera - il romeno e il francese - ed esamina anzitutto i procedimenti, le condizioni e le funzioni dell’autotraduzione. Saranno messi in luce i cambiamenti registrati tra l’elaborazione dell’originale e dell’autotraduzione, interpretabili come esiti di un approccio traduttivo che rappresenta in modo fertile, aperto e creativo l’opera. Al raffronto delle versioni in romeno e francese abbiamo affiancato un esame degli aspetti più rilevanti riscontrabili nella prima traduzione in italiano, realizzata da Sabrina Faller, a partire dalla versione francese, da lei scelta come testo fonte.
La visita di Filippo Tommaso Marinetti a Bucarest nel maggio del 1930 è un'ottima occasione, più protocollare che programmatica, che ha reso finalmente possibile la magia dell'incontro e del contatto personale fra alcuni... more
La visita di Filippo Tommaso Marinetti a Bucarest nel maggio del 1930 è un'ottima occasione, più protocollare che programmatica, che ha reso finalmente possibile la magia dell'incontro e del contatto personale fra alcuni dei maggiori rappresentanti delle due avanguardie. Crediamo sia legittimo chiedersi anzitutto quale sia stato l'itinerario e il programma del soggiorno dell’alfiere futurista in Romania, se e a quali atmosfere incendiarie egli abbia partecipato, ma anche come sia stato accolto non solo dai compagni di ideale, ma allo stesso tempo dai vertici della cultura romena di quel tempo, un accademico del regime mussoli-niano, in un ambiente d'avanguardia con forti simpatie a sinistra e infine, quale immagine abbia riflesso la stampa culturale dei due Paesi, nei giorni della sua permanenza a Bucarest. I rapporti epistolari e gli scambi culturali intercorsi fra le redazioni delle riviste del movimento romeno d'avanguardia — «Contimporanul» (1922-1932), «75 H. P.» (n. unico, ottobre 1924), «Punct» (1924-1925), «Integral» (1925-1928), «unu» (1928-1932) — con la direzione del futurismo si erano consolidati verso la seconda metà degli anni Venti grazie a un'intensa attività di diffusione dell'estetica marinettiana, attraverso la pubblicazione di numerosi testi di carattere teorico e creativo, dedicati al movimento italiano, cui va aggiunto un corpus assai consistente di materiali informativi, note redazionali e commenti. In effetti, riunendo questa mole di materiali bibliografici, confluiti nella stampa culturale romena fino al 1930, otteniamo una sorta di dossier di ampie dimensioni, che ci consente di individuare in modo oculato e completo il notevole spessore degli aspetti futuristi che hanno permeato il programma estetico, elaborato negli stessi anni dal movimento d'avanguardia bucarestino. Il quadro risulterebbe indubbiamente lacunoso se al corpus di documenti futuristi, pubblicati dalle riviste dell'avanguardia, assieme alla produzione letteraria degli autori romeni ispirati alla medesima estetica, non si aggiungesse una quantità altrettanto rilevante di testi, manifesti e articoli divulgativi sul futurismo comparsi su alcuni periodici modernisti, letterari (postsimbolisti) e socio-culturali. Mentre, da una parte, il flusso della corrispondenza tra Bucarest e gli ambienti marinettiani sarà particolarmente intenso nel primo periodo del movimento romeno e dei suoi primi manifesti, nonché tra il 1930 e il 1931, in prossimità della visita del caposcuola futurista in Romania, dall'altra, i periodici d'avanguardia dedicheranno, durante lo stesso arco di tempo, rubriche, pagine o addirittura numeri speciali al movimento italiano. Ci limiteremo a indicare in questa sede soltanto alcuni testi letterari e diversi materiali, inclusi nel numero di «Integral» riservato al futurismo.
The present article will try to highlight a series of innovations brought about by Mihai Iovănel’s History of Contemporary Romanian Literature 1990-2020 in the current evaluation and critical interpretation of Romanian literature.... more
The present article will try to highlight a series of innovations brought about by Mihai Iovănel’s History of Contemporary Romanian Literature 1990-2020 in the current evaluation and critical interpretation of Romanian literature. Singular in terms of the length of the period under scrutiny and the general objectives pursued by its author, the History views literature as an overarching institution governed by its own mechanisms. The latter are both extraliterary – drawing on historical, sociological, and critical markers – and artistic – explorable by invoking the aesthetic standpoint alone. By discussing the insistence on the first type of mechanisms, I will present one of the major elements of novelty brought by the volume in the contemporary cultural landscape of Romania. Placing myself, therefore, on the position of the “local” reader, i.e., as a connoisseur of the evolution of the contemporary Romanian literary system, I will examine, on the one hand, the ways in which Mihai Io...
L’argomento principale della monografia, che rappresenta la versione a stampa della tesi di dottorato elaborata dalla candidata presso l’Università di Torino, è la ricezione delle opere di alcuni protagonisti dell’avanguardia storica... more
L’argomento principale della monografia, che rappresenta la versione a stampa della tesi di dottorato elaborata dalla candidata presso l’Università di Torino, è la ricezione delle opere di alcuni protagonisti dell’avanguardia storica romena in Italia, più precisamente nelle sedi di maggior riguardo del futurismo italiano, nell’arco di tempo compreso tra il 1909 e il 1930. Dopo avere esaminato, all’interno di ricerche precedenti, la ricezione del futurismo nella stampa culturale romena, la candidata recupera in questo lavoro un filone dello stesso argomento, esaurendo l’analisi delle riviste italiane futuriste e non, ricevute nelle redazioni romene e presenta in modo approfondito il versante complementare dei rapporti intercorsi tra le due avanguardie, attraverso lo spoglio completo delle pubblicazioni periodiche moderniste e futuriste italiane che hanno accolto tra il 1916 e il 1920 l’opera poetica di Tristan Tzara e i contributi pittorici e grafici di Marcel Janco, artisti di origine romena, nonché due dei fondatori del dadaismo. Il presente approccio muove dalla convizione che il cosmopolitismo, l’apertura estetica, la ricchezza concettuale e artistica, il carattere poliedrico e multiforme, come anche le numerose collaborazioni internazionali dell’avanguardia romena di Bucarest sarebbero inconcepibili in mancanza della mediazione e degli scambi culturali concreti che Tzara e Janco hanno stabilito tra le redazioni della capitale romena e gli ambienti delle avanguardie europee: futurismo, dadaismo, costruttivismo, ecc. Frutto di tale mediazione sono le tematiche analizzate nei cap. III-VI del medesimo volume. Per quanto riguarda la ricezione del futurismo in Romania, esaminata a cominciare dalla nascita stessa della corrente italiana, vale a dire, in concomitanza con la pubblicazione dei testi in Italia, la ricerca si è basata sullo spoglio di materiale bibliografico di prima mano, documenti poco o nulla conosciuti in Italia, mai studiati in Romania, reperiti alla Biblioteca dell’Accademia Romena, al Museo della Letteratura Romena e all’Istituto per la Ricerca dell’Avanguardia Romena ed Europea di Bucarest. Quanto al reperimento di periodici italiani, è stato fondamentale lo studio dei corpus conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e nelle diverse biblioteche e centri di studi torinesi (Biblioteca Universitaria Nazionale, biblioteche di diversi Dipartimenti dell’Università di Torino, Biblioteca Storica Piemontese). Inoltre, la candidata ha avuto la possibilità di consultare numerosi volumi di poesia parolibera futurista, pressoché introvabili, grazie ai prestiti interbibliotecari attivati tra biblioteche universitarie di Torino e fondi delle biblioteche di Milano (soprattutto la Braidense), Roma, Genova, Mantova, Bologna, Pisa. Infine, si sono rivelati indispensabili alcuni prestiti internazionali alla Biblioteca Nazionale di Francia (Parigi). Dopo avere ricostruito il mosaico completo dei rapporti personali e degli scambi culturali intercorsi tra alcuni gruppi futuristi e il dadaismo, la candidata ha individuato e commentato i contributi effettivi, i testi poetici e teorici di Tristan Tzara e le riproduzioni delle opere pittoriche e grafiche di Marcel Janco, pubblicati tra il 1916 e il 1920 in riviste italiane. Come risultato di questo approccio interdisciplinare - che si è avvalso degli strumenti e le metodologie della storia letteraria e della critica letteraria -, ora possiamo indicare un numero cospicuo di riferimenti, che costituiscono per la prima volta un dossier completo della presenza di opere e autori romeni, affermatisi in seno alle avanguardie europee, pubblicati in Italia. Al fine di recuperare la bidirezionalità dei rapporti, è stato completato un altro dossier, altrettanto ricco, di articoli, opere futuriste, note redazionali, lettere ricevute dall’Italia, manifesti, pubblicati nelle principali riviste dell’avanguardia romena. Gli interlocutori degli scambi culturali italo-romeni sono rappresentanti di spicco delle due avanguardie. Da una parte, Tristan Tzara e Marcel Janco, iniziatori del dadaismo, che hanno mantenuto saldi legami con l’avanguardia romena e hanno lasciato opere e contributi artistici in Romania, sicché, pur vivendo in Svizzera e in Francia per diversi anni (Tzara per sempre), sono considerati a tutti gli effetti creatori dell’avanguardia romena. Marcel Janco è tornato a Bucarest dopo l’avventura artistica dadaista (dove si era illustrato in veste di pittore, creatore di manifesti, di scenari e maschere antropomorfiche per le "soirées" e le mostre Dada), contribuendo in modo decisivo, nel 1924, alla fondazione dell’avanguardia romena, come condirettore della più duratura rivista d’avanguardia "Contimporanul", nonché come architetto formatosi in ambienti Bauhaus e costruttivisti. Tristan Tzara, l’alfiere non solo del movimento dadaista, ma anche del suo principale organo, la rivista "Dada", era, come pure Janco, un artista di…
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the... more
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the twentieth century: the Constructivist and “Integralist” circle founded in Bucharest around the literay reviews The Contemporary, 75 HP, Point and Integral, the Expressionists supported in Berlin by the magazine Der Sturm and the Hungarian movement, represented by Ma. Before a distinctly avant-garde group was formally constituted in Romania, the artists Max Hermann Maxy and Hans Mattis-Teutsch had managed to establish close relations with Der Sturm circle, while the latter had also joined the group Ma. The first two parts of this paper will shed light on the most important aspects of the initial phase of this triple collaboration. The birth proper of the Romanian avant-garde, in 1924, announced by the publication of the “Activist Manifesto for Youth” in Contimporanul, occasioned subsequent cultural exchanges between the editors and the representatives of the movements mentioned above. It is particularly interesting that these cultural connections were possible thanks to the fact that all the three artistic circles included in their own aesthetic program Constructivist affinities, which they adapted according to their own ideological needs, combining it with other more or less iconoclastic elements and trends. Therefore, the third part of the paper will analyse several occasions on which these artistic groups communicated successfully between 1924 and 1927, in order to cultivate the belief of a new art.
L'ouvrage place sous l'éclairage de disciplines diverses les revues culturelles des années 1900-1940, selon un axe thématique fédérateur : la science. De nombreux périodiques répondirent aux nouvelles sollicitations scientifiques... more
L'ouvrage place sous l'éclairage de disciplines diverses les revues culturelles des années 1900-1940, selon un axe thématique fédérateur : la science. De nombreux périodiques répondirent aux nouvelles sollicitations scientifiques et techniques dans l'espoir de renouveler la poétique de la modernité.
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles... more
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles que scéniques. La métathéâtralité et la ré-écriture bilingue (comme forme d’intertextualité auctoriale) conduisent à une illustration complexe du concept du théâtre-performance, explicitée par le biais de deux déclinaisons différentes du topos du «théâtre dans le théâtre» à l’intérieur des pièces Angajare de clovn [Petit boulot pour vieux clown] et L’histoire du communisme racontée aux malades mentaux. Ce topos est tout d’abord étudié au niveau thématique et ses riches potentialités sémantiques sont mises en évidence grâce à la nature bilingue de l’écriture. Les virtualités du motif du «théâtre dans le théâtre» opèrent aussi de manière féconde sur le plan de la pratique scénique, ce qui place l’écriture de Visniec destinée à la scène dans le cadre du nouveau langage dramaturgique, d’autres éléments esthétiques venant conforter ses liens avec les approches théoriques de la dramaturgie postmoderne.
Il volume che include l'intervista concessa da N. Manea a E. David, raccoglie gli atti della giornata di studi organizzata in occasione della presenza in Italia di Norman Manea (13-19 settembre 2017), ospite dell'Università di Padova e... more
Il volume che include l'intervista concessa da N. Manea a E. David, raccoglie gli atti della giornata di studi organizzata in occasione della presenza in Italia di Norman Manea (13-19 settembre 2017), ospite dell'Università di Padova e dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Manea è uno dei grandi nomi dell’esilio culturale romeno, nonché uno dei più noti e celebrati scrittori europei. Sopravvissuto alla persecuzione nazifascista e alla dittatura comunista di Ceaușescu, nel 1986 ha scelto definitivamente l’esilio e oggi vive a New York, dove insegna letteratura al Bard College. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nonino nel 2002, ed è stato appoggiato nella corsa al Nobel per la letteratura da scrittori come Heinrich Böll, Philip Roth e Orhan Pamuk. Durante l’incontro padovano, introdotto da Caludio Magri e al quale è intervenuta anche l'intervistatrice (si veda la pubblicazione "La quinta impossibilità: le avversità della scrittura e dell’identità", presente su ARPI), si è parlato dei rapporti tra letteratura ed esilio ed è stato presentato il suo ultimo volume uscito in Italia per i tipi del Saggiatore, intitolato "Il Corriere dell'Est, Conversazioni con Edward Kanterian", traduzione di Anita Bernacchia (Il Saggiatore, Milano, 2017). L'intervista concessa dallo scrittore a E. David è dedicata agli stessi temi.
Presenterò in questo saggio alcuni aspetti che definiscono il personaggio nella letteratura romena degli anni '80, '90 del Novecento e dei primi anni 2000, ovvero il protagonista romanzesco che parla soprattutto in prima persona,... more
Presenterò in questo saggio alcuni aspetti che definiscono il personaggio nella letteratura romena degli anni '80, '90 del Novecento e dei primi anni 2000, ovvero il protagonista romanzesco che parla soprattutto in prima persona, anzitutto all'interno del paradigma letterario creato in seno al postmodernismo romeno, che è stato il modello più innovativo, interessante e produttivo nella prosa degli ultimi decenni in Romania. Nel panorama della letteratura romena sul finire del Novecento, dominata dalla narrativa che si ispira alla biografia di chi scrive, l'analisi dell'homo fictus presuppone anche l'approfondimento di altre nozioni connesse alla costruzione narrativa e al rapporto che si stabilisce fra realtà e finzione. Nei testi esaminati nel saggio saranno indicati alcuni di questi nessi, dapprima nella prosa di Mircea Cărtărescu e in modo più sintetico in taluni romanzi e racconti di Matei Vişniec e di Ştefan Agopian. Ho privilegiato il personaggio-autore o meglio
Abstract-In this paper I shall present some of the defining features of characterization in Romanian literature during the 80s and 90s of the 20 th century, as well as the beginning of the 21 st century. Namely, the first-person protagonist of a novel, above all within the literary paradigm created by Romanian Postmodernism, which has shown itself to be the most innovative, interesting and fruitful prose model in recent decades in Romania. In an overview of Romanian literature at the end of the 20 th century, dominated by an autobiographical-driven style of fiction on the part of the author, an analysis of homo fictus also presupposes the exploration of other ideas connected with the narrative artefact, along with the relationship established between reality and fiction. Some of these links will be indicated in the texts analysed in this paper, first in the prose of Mircea Cărtărescu and, in a more synthetic approach, in some novels and short stories by Matei Vişniec and Ştefan Agopian. I have focused on the character-author, or rather, the author-character; but it will be seen that this pairing is imbued with polysemous significance and nuances that, to the reader's eyes, blur the framework of this duo of critical-literary categories, making them hazier and more difficult to grasp.
Questo saggio nasce da una riflessione che cerca di cogliere le prospettive e i punti di vista da cui Norman Manea definisce la sua identità di esule, in rapporto alla lingua della propria scrittura, nelle diverse fasi della sua... more
Questo saggio nasce da una riflessione che cerca di cogliere le prospettive e i punti di vista da cui Norman Manea definisce la sua identità di esule, in rapporto alla lingua della propria scrittura, nelle diverse fasi della sua esistenza, che coincidono con altrettante esperienze traumatiche della sua biografia esemplare, in cui sono confluiti alcuni degli avvenimenti più tragici del Novecento. I significati di concetti come 'identità', 'esilio', 'scrittura', 'patria', cruciali per la comprensione di questa letteratura, mutano a seconda delle tappe del percorso di vita compiuto dall’esiliato. Oltre a identificare e a mettere in relazione le motivazioni interiori, aspirando a comprenderne in profondità le sfumature, che convergono a indicare, a quanto sembra, un punto terminus, una impasse quasi irrisolvibile dell’io, espressa dal sintagma «la quinta impossibilità», questa breve analisi si propone conseguentemente di formulare alcune domande sul presente e sulla eventuale persistenza di certe «impossibilità» e incompatibilità interiori, riscontrabili in più opere soprattutto autobiografiche dell’autore. Esse connotano tuttora l’esilio come trauma e sradicamento, nonostante i vantaggi che lo stesso scrittore non manca di sottolineare.
The individual destiny and the intellectual biography of Benjamin Fondane allow us to reconstruct his existential pathway as a sequence of three fundamental stages, marked by three emblematic cities: Bucharest-Paris-Auschwitz. The last... more
The individual destiny and the intellectual biography of Benjamin Fondane allow us to reconstruct his existential pathway as a sequence of three fundamental stages, marked by three emblematic cities: Bucharest-Paris-Auschwitz. The last one represents an infernal, ominous topos, a place of no return. Bucharest and Paris were the cities that profoundly shaped his cultural identity. In the capital of his first country he assiduously attended to the birth and development of several modernist and avant-garde artistic groups. On the other hand, from the late 1920s on, the City of Lights made it possible for Fundoianu-Fondane to assert himself as a philosopher within the frames of existentialism and to be recognised as an essayist of European stature. His transfer to Drancy (1944), which then led to his being sent to the gas chambers of the Nazi concentration camp from Auschwitz-Birkenau, marked the beginning of a personal experience which precipitated into a brutal and atrocious end. This study will present a few documentary texts, published in literary journals of the French Resistance, such as "Les Lettres Françaises" and "Les Cahiers du Sud". We will also include other aspects relating to Benjamin Fondane’s contributions to the periodical publications of the French Resistance, revealing the vocation of some cities and personalities to become entrenched in collective memory as benchmarks of moral revolt and intransigence.
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche... more
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche performative che vanno dall’organizzazione di serate e altri eventi palesemente anticonformisti alle formule con cui i dadaisti e i futuristi hanno teorizzato e professato l’arte del teatro dal 1909 al 1925. Il commento delle somiglianze e delle differenze tra le due estetiche sarà accompagnato da alcune considerazioni di ordine storico e letterario, al fine di spiegare non soltanto le motivazioni artistiche più profonde di queste manifestazioni, ma anche i presupposti civici e politici, che sono stati anti-interventisti dalla prospettiva del Dadaismo e, invece,
favorevoli all’avvio della prima conflagrazione mondiale, per quanto riguarda il versante del gruppo marinettiano.
This paper proposes a comparative analysis between forms of experimental performance and various moments of theatrical expression in public ‘played’ by leading representatives of two avantgarde movements, ranging from the organization of soirées and other blatantly non-conformist events to formulas whereby Dadaists and Futurists theorized and practised the art of theatre from 1909 to 1925. The examination of the similarities and dissimilarities between these aesthetics will be accompanied by several historical and literary arguments, in order to explain not only the indepth, artistic motivations, but also the sometimes civic, political underpinnings of these manifestations, which were anti-interventionist, from the perspective adopted by the members of the Dada movement, but which ideologically upholded the commencement of the first global conflagration,
from the standpoint of the Marinettian group.
This study starts from the premise that the dialogue that Matei Vişniec, a bilingual, Romanian-French playwright, has with his illustrious predecessor Eugène Ionesco is predicated on ethical-moral grounds. Ethics is also the main axis... more
This study starts from the premise that the dialogue that Matei Vişniec, a bilingual, Romanian-French playwright, has with his illustrious predecessor Eugène Ionesco is predicated on ethical-moral grounds. Ethics is also the main axis along which intertextuality functions in Vişniec's poetry, and this essay will highlight the ways in which the aesthetic seduction of the model is exerted in the text of seconde main (rewritten text), that is, in the play entitled On the Sensation of Elasticity when Walking over Dead Bodies (2012), through the use of quotations and by explaining the very formula of ‘theatre of the absurd’, associated with the absurdity of the dictatorship that had a direct impact on Romanian intellectuals, victims of ‘rhinoceritis’. In addition, this study will provide a detailed analysis of Vişniec's redeployment of the original situations and characters from Ionesco's works. It will also point out a significant break, which gives rise to an intertextual constellation: from a postmodernist vantage point, Vişniec opts for constructing new dramatic microcosms, which, together with other features of his writings for the stage, coincide with various conceptual forms and creative practices that have been vastly experimented with over the past few decades in European and international theatrical language.
Partendo dalla premessa che il dialogo di Matéi Visniec, drammaturgo bilingue, romeno-francese, col suo illustre predecessore Eugène Ionesco si stabilisca in senso etico-morale, ossia nella direzione principale in cui l’intertestualità si... more
Partendo dalla premessa che il dialogo di Matéi Visniec, drammaturgo bilingue, romeno-francese, col suo illustre predecessore Eugène Ionesco si stabilisca in senso etico-morale, ossia nella direzione principale in cui l’intertestualità si manifesta anche nella poesia del primo scrittore citato in precedenza, l’intervento metterà in luce le modalità attraverso cui la seduzione estetica del modello si esercita nel testo de seconde main, ovvero nella pièce Della sensazione di elasticità quando si avanza sopra cadaveri (2012), per via della citazione e dell’esplicitazione della formula stessa del ‘teatro dell’assurdo’, messa in associazione con l’assurdo della dittatura, vissuto effettivamente dagli intellettuali romeni, vittime della ‘rinocerontite’. Inoltre, l’intervento esporrà in modo dettagliato la ripresa originale di situazioni e personaggi ioneschiani, ma anche la notevole cesura, che hanno dato origine ad una costellazione intertestuale, giacché Visniec – in veste di postmoderno – opta per la costruzione di nuovi microcosmi drammatici, che insieme ad altri esiti della sua scrittura destinata al palcoscenico vengono a coincidere con moduli concettuali e prassi creative in atto negli ultimi decenni nel linguaggio teatrale diffuso a livello europeo ed internazionale.

This study starts from the premise that the dialogue that Matei Vişniec, a bilingual, Romanian-French playwright, has with his illustrious predecessor Eugène Ionesco is predicated on ethical-moral grounds. Ethics is also the main axis along which intertextuality functions in Vişniec's poetry, and this essay will highlight the ways in which the aesthetic seduction of the model is exerted in the text of seconde main (rewritten text), that is, in the play entitled On the Sensation of Elasticity when Walking over Dead Bodies (2012), through the use of quotations and by explaining the very formula of ‘theatre of the absurd’, associated with the absurdity of the dictatorship that had a direct impact on Romanian intellectuals, victims of ‘rhinoceritis’. In addition, this study will provide a detailed analysis of Vişniec's redeployment of the original situations and characters from Ionesco's works. It will also point out a significant break, which gives rise to an intertextual constellation: from a postmodernist vantage point, Vişniec opts for constructing new dramatic microcosms, which, together with other features of his writings for the stage, coincide with various conceptual forms and creative practices that have been vastly experimented with over the past few decades in European and international theatrical language.
Il destino individuale e la biografia intellettuale di Benjamin Fondane consentono di ricostruire il suo percorso esistenziale come successione di tre tappe fondamentali segnate da altrettante città: Bucarest-Parigi-Auschwitz. L’ultima... more
Il destino individuale e la biografia intellettuale di Benjamin Fondane consentono di ricostruire il suo percorso esistenziale come successione di tre tappe fondamentali segnate da altrettante città: Bucarest-Parigi-Auschwitz. L’ultima rappresenta piuttosto un topos infernale, un non-luogo funesto. La capitale del paese d’origine, dove ha partecipato pienamente alla manifestazioni dei gruppi artistici modernisti e d’avanguardia e la Città dei Lumi che ha permesso, a decorrere dalla seconda metà degli anni Venti, l’affermazione del filosofo nell’orbita dell’esistenzialismo e la sua scoperta come saggista di portata europea sono state le città con particolare rilevanza formativa e identitaria per Fundoianu-Fondane. Il passaggio a Drancy (1944), che lo portò poi alle camere a gas del lager nazista di Auschwitz-Birkenau, segna l’inizio di una vicenda personale che precipita brutalmente verso una fine atroce. Saranno, infine, fornite alcune testimonianze pubblicate nelle riviste della resistenza francese Les Lettres Françaises e Les Cahiers du Sud. Il tema introdurrà altri aspetti che riguardano la partecipazione di Benjamin Fondane alle pubblicazioni periodiche della Resistenza francese, rivelando la vocazione di alcune città e personalità ad essere coordinate geografiche e rispettivamente punti di riferimento della rivolta e dell’intransigenza morale del pensiero libero.

The individual destiny and the intellectual biography of Benjamin Fondane allow us to reconstruct his existential pathway as a sequence of three fundamental stages, marked by three emblematic cities: Bucharest-Paris-Auschwitz. The last one represents an infernal, ominous topos, a place of no return. Bucharest and Paris were the cities that profoundly shaped his cultural identity. In the capital of his first country he assiduously attended to the birth and development of several modernist and avant-garde artistic groups. On the other hand, from the late 1920s on, the City of Lights made it possible for Fundoianu-Fondane to assert himself as a philosopher within the frames of existentialism and to be recognised as an essayist of European stature. His transfer to Drancy (1944), which then led to his being sent to the gas chambers of the Nazi concentration camp from Auschwitz-Birkenau, marked the beginning of a personal experience which precipitated into a brutal and atrocious end. This study will present a few documentary texts, published in literary journals of the French Resistance, such as Les Lettres Françaises and Les Cahiers du Sud. We will also include other aspects relating to Benjamin Fondane’s contributions to the periodical publications of the French Resistance, revealing the vocation of some cities and personalities to become entrenched in collective memory as benchmarks of moral revolt and intransigence.
Il saggio si concentra a individuare nella molteplicità feconda dell’opera teatrale di Matei Vișniec, scrittore bilingue e biculturale – uno tra i più autorevoli della letteratura romena attuale – alcune delle caratteristiche salienti che... more
Il saggio si concentra a individuare nella molteplicità feconda dell’opera teatrale di Matei Vișniec, scrittore bilingue e biculturale – uno tra i più autorevoli della letteratura romena attuale – alcune delle caratteristiche salienti che collocano la sua produzione all’interno dell’ampia categoria del ‘teatro europeo’, indicando l’autore in una triplice veste: quella di scrittore romeno, europeo e francofono. Gli esperti del teatro contemporaneo hanno fatto notare non soltanto delle forti affinità di ordine tematico e formale, atte ad accomunare le drammaturgie dei decenni recenti, a decorrere dagli anni ’80 fino ai 2000, che si sono affermate in diverse culture del Vecchio Continente, ma hanno messo altresì in evidenza la pertinenza stessa del concetto del ‘teatro europeo’, già operativo in sede teorica dell’arte drammatica. I lineamenti teorici cui si fa riferimento si rifanno principalmente all’ottica di Michel Corvin, critico, già professore di teatro all’Università di Parigi “Sorbonne Nouvelle”, ma anche ad altri esperti come Alain Viala, poiché sommando i loro diversi criteri, si perviene a desumere in modo più complessivo la poetica di quella scrittura drammatica capace di esprimere le forme più rappresentative di una presumibile identità europea, una drammaturgia – dunque – che è in grado di diventare lo specchio in cui si reflettono insieme le finalità dell’arte teatrale e le crisi attuali dell’essere umano, e a cui partecipa pienamente la produzione di Vişniec destinata ai palcoscenici.
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche... more
Questo articolo propone un’analisi comparativa tra forme di spettacolo sperimentali e tra diversi momenti di esibizione in pubblico ‘eseguiti’ da rappresentanti di spicco dei due movimenti d’avanguardia, vale a dire tra pratiche performative che vanno dall’organizzazione di serate e altri eventi palesemente anticonformisti alle formule con cui i dadaisti e i futuristi hanno teorizzato e professato l’arte del teatro dal 1909 al 1925. Il commento delle somiglianze e delle differenze tra le due estetiche sarà accompagnato da alcune considerazioni di ordine storico e letterario, al fine di spiegare non soltanto le motivazioni artistiche più profonde di queste manifestazioni, ma anche i presupposti civici e politici, che sono stati anti-interventisti dalla prospettiva del Dadaismo, e invece favorevoli all’avvio della prima conflagrazione mondiale, per quanto riguarda il versante del gruppo marinettiano.
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the... more
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the twentieth century: the Constructivist and “Integralist” circle founded in Bucharest around the literay reviews The Contemporary, 75 HP, Point and Integral, the Expressionists supported in Berlin by the magazine Der Sturm and the Hungarian movement, represented by Ma. Before a distinctly avant-garde group was formally constituted in Romania, the artists Max Hermann Maxy and Hans Mattis-Teutsch had managed to establish close relations with Der Sturm circle, while the latter had also joined the group Ma. The first two parts of this paper will shed light on the most important aspects of the initial phase of this triple collaboration. The birth proper of the Romanian avant-garde, in 1924, announced by the publication of the “Activist Manifesto for Youth” in Contimporanul, occasioned subsequent cultural exchanges between the editors and the representatives of the movements mentioned above. It is particularly interesting that these cultural connections were possible thanks to the fact that all the three artistic circles included in their own aesthetic program Constructivist affinities, which they adapted according to their own ideological needs, combining it with other more or less iconoclastic elements and trends. Therefore, the third part of the paper will analyse several occasions on which these artistic groups communicated successfully between 1924 and 1927, in order to cultivate the belief of a new art.
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the... more
This paper examines the cultural exchanges that took place between the directors and several leading contributors of a few literary journals that were active within three innovative European art movements in the early decades of the twentieth century: the Constructivist and “Integralist” circle founded in Bucharest around the literay reviews The Contemporary, 75 HP, Point and Integral, the Expressionists supported in Berlin by the magazine Der Sturm and the Hungarian movement, represented by Ma. Before a distinctly avant-garde group was formally constituted in Romania, the artists Max Hermann Maxy and Hans Mattis-Teutsch had managed to establish close relations with Der Sturm circle, while the latter had also joined the group Ma. The first two parts of this paper will shed light on the most important aspects of the initial phase of this triple collaboration. The birth proper of the Romanian avant-garde, in 1924, announced by the publication of the “Activist Manifesto for Youth” in Contimporanul, occasioned subsequent cultural exchanges between the editors and the representatives of the movements mentioned above. It is particularly interesting that these cultural connections were possible thanks to the fact that all the three artistic circles included in their own aesthetic program Constructivist affinities, which they adapted according to their own ideological needs, combining it with other more or less iconoclastic elements and trends. Therefore, the third part of the paper will analyse several occasions on which these artistic groups communicated successfully between 1924 and 1927, in order to cultivate the belief of a new art.
Research Interests:
Prezenta contribuție se concentrează asupra relației dintre conceptele de “național” și “european”, asociate receptării scriiturii dramaturgice a lui Matei Vișniec în cîteva istorii ale dramaturgiei franceze și francofone, precum și în... more
Prezenta contribuție se concentrează asupra relației dintre conceptele de “național” și “european”, asociate receptării scriiturii dramaturgice a lui Matei Vișniec în cîteva istorii ale dramaturgiei franceze și francofone, precum și în antologii de teatru dedicate aceluiaşi gen literar, publicate mai ales în Franța. Analiza include piese plasate în orizontul sensibilității și culturii de origine a dramaturgului româno-francez, surprinzînd și punctele nodale în care tematicile sale coincid cu cele inspirate de actualitatea istorico-socială est-europeană și balcanică, motive care, împreună, compun profilul unui teatru apt să exprime conflicte și dinamici cultural-antropologice ce își au rădăcinile în identitatea estică a Vechiului Continent. Punînd în lumină asemenea specificități/diferențe tematice, simptomatice pentru diversitatea care definește fertil dialogul cultural dintre Estul și Vestul Europei, articolul va argumenta și ilustra în același timp faptul că anumite modalități expresive precum și o serie de teme din piesele lui Vișniec sînt comune inclusiv poeticii teatrului scris în Franța, dar nu numai, în ultimii treizeci de ani, unele fiind – de fapt – vehiculate pe scene importante din Europa deja din a doua jumătate a secolului trecut. Asemenea afinităţi fac plauzibilă existența unei dramaturgii-oglindă a identității europene. Așadar, analiza propune o reflecţie asupra accepțiilor conceptului de “teatru european”, termen deja operativ în literatura critică recentă.
Research Interests:
Gli scambi epistolari esaminati nel presente saggio rimandano a un quadro ben più esteso, che si allarga a comprendere i molteplici rapporti culturali che Tristan Tzara, in veste di caposcuola del movimento Dada e della rivista eponima,... more
Gli scambi epistolari esaminati nel presente saggio rimandano a un quadro ben più esteso, che si allarga a comprendere i molteplici rapporti culturali che Tristan Tzara, in veste di caposcuola del movimento Dada e della rivista eponima, ha stretto con interlocutori futuristi antimarinettiani e con Guillaume Apollinaire. I tre carteggi che hanno fatto l’oggetto dell’analisi sono stati scelti da un corpus letterario più ampio, al fine di una ricognizione del modo in cui ciascun partecipante al dialogo riflette alla propria identità e all’appartenenza alla madre patria, indipendentemente dall’assenso o dal disappunto rispetto all’ideologia dominante che quella patria ha deciso di abbracciare. Gli interlocutori italiani dell’artista romeno-francese sono rispettivamente Francesco Meriano, il direttore della rivista La Brigata (Bologna), legato all’inizio al futurismo grazie al suo primo volume di versi Equatore notturno e che sceglie poi un’apertura esplicita verso il dadaismo, in secondo luogo Nicola Moscardelli, il condirettore di Le Pagine (Aquila e dopo Napoli), che diventa egli stesso un grande estimatore dell’arte dadaista e, infine, Filippo de Pisis, collaboratore di tutte e due le riviste citate in precedenza. Dalle lettere emerge con particolare intensità emotiva il contrasto che si stabilisce tra l’impegno artistico, teso verso la libertà di espressione, e le severe limitazioni imposte dalla censura. A dispetto delle barriere di comunicazione, concrete e talvolta invalicabili, questi artisti sono riusciti a instaurare legami autentici, rapporti di collaborazione e di affetto, in nome della vittoria strenuamente auspicata degli Alleati e di un internazionalismo dell’arte nuova, fertile, potente e intenso più che mai che, già nelle loro intenzionalità, si era dato il compito di superare le limitazioni e le chiusure di ogni genere, imposte dalla guerra. La rilevanza dei carteggi commentati in questo contributo è accresciuta dal fatto che gli scambi di idee e di propositi condivisi dai protagonisti di allora della cultura europea hanno accompagnato in stretta concomitanza temporale la definizione stessa dei principi dell’anti-arte nell’opera di Tristan Tzara, in un lasso di tempo altrettanto cruciale per la costituzione e per la diffusione internazionale dell’avanguardia storica fondata a Zurigo.
Research Interests:
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles... more
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles que scéniques. La métathéâtralité et la ré-écriture bilingue (comme forme d’intertextualité auctoriale) conduisent à une illustration complexe du concept du théâtre-performance, explicitée par le biais de deux déclinaisons différentes du topos du «théâtre dans le théâtre» à l’intérieur des pièces Angajare de clovn [Petit boulot pour vieux clown] et L’histoire du communisme racontée aux malades mentaux. Ce topos est tout d’abord étudié au niveau thématique et ses riches potentialités sémantiques sont mises en évidence grâce à la nature bilingue de l’écriture. Les virtualités du motif du «théâtre dans le théâtre» opèrent aussi de manière féconde sur le plan de la pratique scénique, ce qui place l’écriture de Visniec destinée à la scène dans le cadre du nouveau langage dramaturgique, d’autres éléments esthétiques venant conforter ses liens avec les approches théoriques de la dramaturgie postmoderne.
Research Interests:
Nei primi decenni del Novecento il dialogo culturale tra la Romania e l'Italia ha coinvolto oltre ai rispettivi movimenti d'avanguardia, numerosi aspetti modernisti, espressi attraverso la stampa, sia romena, sia italiana. Il presente... more
Nei primi decenni del Novecento il dialogo culturale tra la Romania e l'Italia ha coinvolto oltre ai rispettivi movimenti d'avanguardia, numerosi aspetti modernisti, espressi attraverso la stampa, sia romena, sia italiana. Il presente contributo mette in luce, grazie a preziose fonti italiane, alcuni momenti fondamentali della militanza intellettuale di Nicolae Iorga, uno dei massimi esponenti della cultura romena interbellica, una personalità che ha contribuito in modo decisivo a favorire l'"incontro" e i rapporti concreti tra le due aree culturali. Nelle riviste italiane che prestano attenzione alla letteratura romena nella seconda e nella terza decade del secolo scorso il più delle volte i ragguagli concernenti l'avanguardia si alternano alle segnalazioni di eventi che caratterizzano il quadro complessivo del modernismo in Romania. Pur essendo l'avanguardia l'oggetto principale cui questi periodici dedicano maggiore spazio, gli approfondimenti riservati a documentare i rapporti istituzionali tra la cultura romena e quella italiana acquisiscono un rilievo altrettanto notevole.
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles... more
L’analyse de quelques aspects caractéristiques de l’écriture dramatique de Matéi Visniec amène à interpréter cette oeuvre comme le résultat éclectique de la coexistence et de la fusion de plusieurs modalités expressives, tant textuelles que scéniques.
La métathéâtralité et la ré-écriture bilingue (comme forme d’intertextualité auctoriale) conduisent à une illustration complexe du concept du théâtre-performance, explicitée par le biais de deux déclinaisons différentes du topos du «théâtre dans le théâtre» à l’intérieur des pièces Angajare de clovn [Petit boulot pour vieux clown] et L’histoire du communisme racontée aux malades mentaux. Ce topos est tout d’abord étudié au niveau thématique et ses riches potentialités sémantiques sont mises en évidence grâce à la nature bilingue de l’écriture.
Les virtualités du motif du «théâtre dans le théâtre» opèrent aussi de manière féconde sur le plan de la pratique scénique, ce qui place l’écriture de Visniec destinée à la scène dans le cadre du nouveau langage dramaturgique, d’autres éléments esthétiques venant conforter ses liens avec les approches théoriques de la dramaturgie postmoderne.
In questo contributo si propone una lettura dei manifesti e delle prime raccolte di poesia di Ilarie Voronca, il teorico e il poeta più rappresentativo della prima ondata dell’avanguardia storica romena, al fine di indicare alcuni nuclei... more
In questo contributo si propone una lettura dei manifesti e delle prime raccolte di poesia di Ilarie Voronca, il teorico e il poeta più rappresentativo della prima ondata dell’avanguardia storica romena, al fine di indicare alcuni nuclei tematici ed esiti stilistici affini alla poetica e all’estetica futuriste. I criteri adottati in questa démarche critica e interpretativa sono legittimati dal punto di vista storico-letterario da un’analisi comparativa con taluni manifesti del futurismo italiano.
Dans cet article, on a traité quelques aspects des biographies de trois personnalités culturelles d'origine roumaine, des femmes écrivains fréquemment présentes en France en tant que conférencières et porte-parole de la culture roumaine.... more
Dans cet article, on a traité quelques aspects des biographies de trois personnalités culturelles d'origine roumaine, des femmes écrivains fréquemment présentes en France en tant que conférencières et porte-parole de la culture roumaine. Deux d'entre elles ont publié des livres en français et ont eu accès aux cénacles littéraires parisiens, parce qu'elles ont vécu longtemps à Paris, ce qui leur a permis de témoigner par ce biais aussi de l'apport féminin roumain (d'origine roumaine) aux valeurs européennes.
Il Novecento inizia nella cultura romena sotto il segno del modernismo e del pieno sincronismo con gli ambienti culturali europei. Si tratta di un periodo particolarmente fecondo nella storia della cultura romena. L’immagine complessiva è... more
Il Novecento inizia nella cultura romena sotto il segno del modernismo e del pieno sincronismo con gli ambienti culturali europei. Si tratta di un periodo particolarmente fecondo nella storia della cultura romena. L’immagine complessiva è quella di una molteplicità dinamica, fatta di scambi e intrecci tra letteratura e politica, tra il mondo universitario e la società. All’interno di questo quadro generale, si delineano tanti profili di intellettuali, opinion makers del momento e giovani dalle qualità eccezionali, le cui opere supereranno i confini locali e nazionali.
Verranno presentati di seguito i percorsi politici e civili di alcune fra le maggiori personalità della cultura romena ed europea, coinvolte a vario titolo, Tristan Tzara da oppositore e, per certi versi, da vittima, mentre Mircea Eliade, Emil Cioran e il loro mentore Nae Ionescu, da sostenitori di un’ideologia della destra estremistica, incarnata dal movimento della “Guardia di Ferro”, che rappresentava in Romania un orientamento affine al fascismo.
Ci preme stabilire in che cosa consista la novità delle loro proposte culturali e quale accoglienza ebbero nell’ambiente culturale romeno di allora; d’altro canto, è utile chiedersi in quale misura l’atmosfera ideologica europea abbia influenzato le scelte dell’élite di Bucarest e, infine, quali siano state, guardando retrospettivamente, le “miopie”, gli errori dei loro percorsi politici.

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Volume curato da Emilia David e Loredana Voicila
Gli assi tematici della monografia mirano a integrare il profilo poetico di Matei Vișniec, scrittore bilingue romeno-francese, tra i più rappresentativi della letteratura romena attuale, nel “ritratto di gruppo” della Generazione ’80,... more
Gli assi tematici della monografia mirano a integrare il profilo poetico di Matei Vișniec, scrittore bilingue romeno-francese, tra i più  rappresentativi della letteratura romena attuale, nel “ritratto di gruppo” della Generazione ’80, ossia ad accostarlo ai modelli letterari dell’“optzecism” e del postmodernismo romeno. Il quadro generazionale si compone a seguito di un’analisi che “fotografa” trasversalmente la produzione poetica degli anni ’80, di Vișniec e di altri otto colleghi, rivisitata attraverso la griglia di alcune peculiarità tra le più avvincenti di questa letteratura e, anzitutto, quella dell’intertestualità, atta a suscitare il gioco e la performance letteraria, in congiunzione con altre figure della scrittura di secondo grado.
Research Interests:
La monografia si propone di offrire una prospettiva che riguarda il modo in cui la letteratura romena d’avanguardia ha recepito le influenze del futurismo italiano e come si è sincronizzata con esse, attraverso uno studio comparativo dei... more
La monografia si propone di offrire una prospettiva che riguarda il modo in cui la letteratura romena d’avanguardia ha recepito le influenze del futurismo italiano e come si è sincronizzata con esse, attraverso uno studio comparativo dei parallelismi fra alcuni motivi letterari, temi, atteggiamenti estetici comuni. Tutte le considerazioni presentate rappresentano il risultato di un’attenta analisi dei profili culturali delle riviste romene d’avanguardia, che hanno intrattenuto rapporti concreti, documentabili dal punto di vista storico-letterario, con il futurismo italiano. Inoltre, vi si trovano analizzate le opere di alcuni scrittori romeni d’avanguardia, Ion Vinea, Ilarie Voronca, Stephan Roll e il precursore Urmuz, che presentano affinità con lo spirito futurista.
Per dare una legittimità effettiva alle nostre ricerche, abbiamo considerato necessario esaminare il percorso complessivo, storico e letterario, della ricezione del futurismo nelle sedi di maggior riguardo del movimento romeno d’avanguardia.
In seguito alla lettura degli studi critici apparsi in Romania e dedicati a questa tematica, emerge facilmente la mancanza di una prospettiva completa e chiara, sia dal punto di vista storico e letterario, che interpretativo.
Per sopperire a tale parziale mancanza di informazioni, il ricorso alle pubblicazioni letterarie romene d’avanguardia – “Contimporanul” (“Il Contemporaneo”), “75 H. P.”, “Punct” (“Punto”), “Integral” (“Integrale”) – si è rivelato l’unico strumento in grado di ricostruire il profilo dell’avanguardismo romeno, anzi, la fonte più utile per mettere insieme il materiale di un dossier della ricezione del futurismo in Romania. Una quantità rilevante di documenti utilizzata nella presente ricerca non era comparsa né in Romania, né in Italia, negli studi dedicati all’argomento e usciti fino alla data di pubblicazione del volume Influenţe ale futurismului italian asupra avangardei româneşti.
Non si può parlare di una corrente futurista romena, ma di alcune influenze molto rilevanti, che sono penetrate nei programmi teorici appartenenti ai gruppi d’avanguardia romeni e recuperate con un certo divario temporale rispetto ad altre avanguardie, divario che spiegherà il sincretismo dell’avanguardismo romeno.
L’argomento principale della monografia, che rappresenta la versione a stampa della tesi di dottorato elaborata dalla candidata presso l’Università di Torino, è la ricezione delle opere di alcuni protagonisti dell’avanguardia storica... more
L’argomento principale della monografia, che rappresenta la versione a stampa della tesi di dottorato elaborata dalla candidata presso l’Università di Torino, è la ricezione delle opere di alcuni protagonisti dell’avanguardia storica romena in Italia, più precisamente nelle sedi di maggior riguardo del futurismo italiano, nell’arco di tempo compreso tra il 1909 e il 1930.
Dopo avere esaminato, all’interno di ricerche precedenti, la ricezione del futurismo nella stampa culturale romena, la candidata recupera in questo lavoro un filone dello stesso argomento, esaurendo l’analisi delle riviste italiane futuriste e non, ricevute nelle redazioni romene e presenta in modo approfondito il versante complementare dei rapporti intercorsi tra le due avanguardie, attraverso lo spoglio completo delle pubblicazioni periodiche moderniste e futuriste italiane che hanno accolto tra il 1916 e il 1920 l’opera poetica di Tristan Tzara e i contributi pittorici e grafici di Marcel Janco,  artisti di origine romena, nonché due dei fondatori del dadaismo. Il presente approccio muove dalla convizione che il cosmopolitismo, l’apertura estetica, la ricchezza concettuale e artistica, il carattere poliedrico e multiforme, come anche le numerose collaborazioni internazionali dell’avanguardia romena di Bucarest sarebbero inconcepibili in mancanza della mediazione e degli scambi culturali concreti che Tzara e Janco hanno stabilito tra le redazioni della capitale romena e gli ambienti delle avanguardie europee: futurismo, dadaismo, costruttivismo, ecc. Frutto di tale mediazione sono le tematiche analizzate nei cap. III-VI del medesimo volume.
Per quanto riguarda la ricezione del futurismo in Romania, esaminata a cominciare dalla nascita stessa della corrente italiana, vale a dire, in concomitanza con la pubblicazione dei testi in Italia, la ricerca si è basata sullo spoglio di materiale bibliografico di prima mano, documenti poco o nulla conosciuti in Italia, mai studiati in Romania, reperiti alla Biblioteca dell’Accademia Romena, al Museo della Letteratura Romena e all’Istituto per la Ricerca dell’Avanguardia Romena ed Europea di Bucarest.
Quanto al reperimento di periodici italiani, è stato fondamentale lo studio dei corpus conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e nelle diverse biblioteche e centri di studi torinesi (Biblioteca Universitaria Nazionale, biblioteche di diversi Dipartimenti dell’Università di Torino, Biblioteca Storica Piemontese). Inoltre, la candidata ha avuto la possibilità di consultare numerosi volumi di poesia parolibera futurista, pressoché introvabili, grazie ai prestiti interbibliotecari attivati tra biblioteche universitarie di Torino e fondi delle biblioteche di Milano (soprattutto la Braidense), Roma, Genova, Mantova, Bologna, Pisa. Infine, si sono rivelati indispensabili alcuni prestiti internazionali alla Biblioteca Nazionale di Francia (Parigi). 
Dopo avere ricostruito il mosaico completo dei rapporti personali e degli scambi culturali intercorsi tra alcuni gruppi futuristi e il dadaismo, la candidata ha individuato e commentato i contributi effettivi, i testi poetici e teorici di Tristan Tzara e le riproduzioni delle opere pittoriche e grafiche di Marcel Janco, pubblicati tra il 1916 e il 1920 in riviste italiane.
Come risultato di questo approccio interdisciplinare - che si è avvalso degli strumenti e le metodologie della storia letteraria e della critica letteraria -, ora possiamo indicare un numero cospicuo di riferimenti, che costituiscono per la prima volta un dossier completo della presenza di opere e autori romeni, affermatisi in seno alle avanguardie europee, pubblicati in Italia.
Al fine di recuperare la bidirezionalità dei rapporti, è stato completato un altro dossier, altrettanto ricco, di articoli, opere futuriste, note redazionali, lettere ricevute dall’Italia, manifesti, pubblicati nelle principali riviste dell’avanguardia romena.
Gli interlocutori degli scambi culturali italo-romeni sono rappresentanti di spicco delle due avanguardie.
Da una parte, Tristan Tzara e Marcel Janco, iniziatori del dadaismo, che hanno mantenuto saldi legami con l’avanguardia romena e hanno lasciato opere e contributi artistici in Romania, sicché, pur vivendo in Svizzera e in Francia per diversi anni (Tzara per sempre), sono considerati a tutti gli effetti creatori dell’avanguardia romena. Marcel Janco è tornato a Bucarest dopo l’avventura artistica dadaista (dove si era illustrato in veste di pittore, creatore di manifesti, di scenari e maschere antropomorfiche per le "soirées" e le mostre Dada), contribuendo in modo decisivo, nel 1924, alla fondazione dell’avanguardia romena, come condirettore della più duratura rivista d’avanguardia "Contimporanul", nonché come architetto formatosi in ambienti Bauhaus e costruttivisti. Tristan Tzara, l’alfiere non solo del movimento dadaista, ma anche del suo principale organo, la rivista "Dada", era, come pure Janco, un artista di portata europea, in contatto con le più importanti personalità dei movimenti dell’avanguardia europea del momento.
Dall’altra, i futuristi italiani, e tra loro i protagonisti stessi della corrente, a cominciare dal caposcuola, Filippo Tommaso Marinetti, per continuare con direttori di riviste come Enrico Prampolini, Anton Giulio Bragaglia, Francesco Meriano, Gherardo Marone, Nicola Moscardelli, Giuseppe Raimondi, Maria D’Arezzo, e con artisti di primo piano, come Paolo Buzzi, Giulio Evola, Andrea De Chirico, Alberto Savinio, Fortunato Depero, Luciano Folgore. La cerchia degli interlocutori è molto più ampia su entrambi i versanti.
L’angolo di visuale comprende, dunque, l’apertura generosa, sia del futurismo che della letteratura romena d’avanguardia, al dadaismo, grazie soprattutto - lo ribadiamo - all’attività culturale dei due rappresentanti romeni: Tzara e Janco. 
L’internazionalismo è la chiave di lettura proposta anche per i materiali che documentano il peso della collaborazione, sia di Tzara che del gruppo di dadaisti italiani, con le riviste del cubismo letterario francese, "Sic" e "Nord-Sud", dirette da Pierre Albert-Birot e Paul Reverdy, nonché con Guillaume Apollinaire, Blaise Cendrars, Paul Dermé, ecc. All’interno di questo intreccio di rapporti, è stato evidenziato e documentato in modo esauriente l’importante ruolo di tramite compiuto anzitutto da Tzara fra l’avanguardia europea e i suoi interlocutori italiani.
Siffatti legami hanno rivelato importanti affinità tra diversi generi e prodotti artistici. Di conseguenza, la candidata ha proposto un raffronto tra quattro tipi di letteratura tipografica, visiva, lasciati in eredità dalle avanguardie europee: tavole parolibere futuriste, poemi sonori simultanei dadaisti, singolari esperimenti poetici romeni, come la pittopoesia, e, infine, opere dei poeti dell’avanguardia francese (Apollinaire, Cendrars, Reverdy). La dott.ssa E. D. ha considerato utile e produttivo condurre un’analisi comparata degli aspetti comuni e non dei medesimi testi poetici.
La rilevanza dell’attuale ricerca è accresciuta dall’ampiezza dell’arco temporale in cui si collocano i rapporti del futurismo con l’avanguardia romena. Un ventennio fondamentale nella letteratura romena (1909-1930), che scandisce, passo dopo passo, l’evoluzione del modernismo nella cultura romena, dagli esordi fino alla completa maturazione. Il futurismo stesso attraversa nello stesso periodo la sua fase eroica, programmatica, e la prima, intensa epoca del cosiddetto “secondo futurismo”. I due momenti fondamentali del movimento, la successione delle generazioni di artisti sono documentati, nella stampa culturale romena, attraverso la registrazione dei nomi italiani che comunicavano allora con gli ambienti di Bucarest: dalla prima generazione, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Cavacchioli, Paolo Buzzi, Enrico Prampolini, Armando Mazza, e, negli anni ’20 e ’30 Fedele Azari, Benedetta Cappa Marinetti, Franco Casavola, Tullio D’Albisola, Escodamè, Farfa, Angelo Maino, Focioni Miciacio, Bruno G. Sanzin.
I documenti raccolti e analizzati nella presente monografia attestano uno scambio quanto mai intenso e produttivo tra le redazioni e le maggiori personalità del futurismo italiano, del dadaismo e dell’avanguardia romena.
Una delle forme peculiari attraverso cui sia il dadaismo, sia il futurismo hanno espresso i loro legami con la politica è la letteratura grafico-tipografica, contenuta nelle produzioni dei due movimenti. Esse nascono nell’alveo di due fra... more
Una delle forme peculiari attraverso cui sia il dadaismo, sia il futurismo hanno espresso i loro legami con la politica è la letteratura grafico-tipografica, contenuta nelle produzioni dei due movimenti. Esse nascono nell’alveo di due fra le più importanti correnti dell’avanguardia storica europea, da modi diversi, diametralmente opposti di intendere la politica, la guerra, la letteratura e il rapporto che si stabilisce fra l’arte e l’impegno civico e politico dello scrittore e dell’artista.
Per i futuristi, il fervore politico confluisce in disegni, parole in libertà e tavole parolibere, in una vera e propria letteratura di guerra, con punte di notevole fantasia e creatività artistica, dopo essere stato messo a dura prova in combattimenti veri. Si crea ancora una volta il continuum vita-arte-azione, tanto caro a F. T. Marinetti, raffigurato sinteticamente in immagini-metonimie del mondo. L’interventismo fu un tema onnipresente in alcune riviste e autori futuristi, coralmente proclamato e incessantemente rilanciato. Nella Berlino che nel 1919 sarebbe diventata dadaista, un gruppo di pittori prendeva posizione contro il primo conflitto mondiale, attraverso la loro arte ribelle e sarcastica, legando il proprio destino alla più ampia partecipazione politica degli intellettuali di sinistra, ai tempi della repubblica di Weimar.
Il nazionalismo aggressivo, vale a dire l’opzione dominante della politica europea negli anni ’20-’40 del Novecento, è il filo rosso che attraversa e accomuna i due ampi saggi inclusi nel volume Avanguardie, nazionalismi e interventismo nei primi decenni del XX secolo.
Nel secondo, intitolato La ricezione della Guardia di Ferro in ambienti culturali del fascismo italiano, si propone un’analisi che comprende la ricezione di un corpus assai consistente di articoli e studi apparsi in Italia, tra il 1927 e il 1941, in ambienti del fascismo e della cultura di regime, che rispecchia gli aspetti più importanti della politica e del modello antropologico che hanno caratterizzato il movimento più oltranzista della destra romena, la Guardia di Ferro.
Risulta particolarmente proficuo l’intenso scambio culturale e di riflessione politica, che si svolge in perfetta simultaneità tra Romania e Italia nell’arco di tempo indicato, in nome di una dichiarata simpatia per un paese latino approdato alle soglie della modernità, che faceva emergere notevoli affinità dottrinarie con il clima politico italiano, ma anche esacerbate deformazioni e notevoli miopie ideologiche.
Note:
Il volume Avanguardie, nazionalismi e interventismo… include la versione definitiva dei saggi elaborati dalla candidata nell’arco dell’a.a. 2007-2008, durante la sua attività di ricerca all’interno della Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha offerto a E. D. una borsa di studio presso la Classe di “Lettere e Filosofia”.
Per secoli, i romeni hanno vissuto a stretto contatto con diverse popolazioni: slavi (bulgari e macedoni, serbi e croati, russi, ucraini), ungheresi, greci, turchi, peceneghi, cumani, tatári, mongoli, e altri ancora. Per secoli, lo spazio... more
Per secoli, i romeni hanno vissuto a stretto contatto con diverse popolazioni: slavi (bulgari e macedoni, serbi e croati, russi, ucraini), ungheresi, greci, turchi, peceneghi, cumani, tatári, mongoli, e altri ancora. Per secoli, lo spazio balcanico e carpato-danubiano ha rappresentato un luogo di intersezione e di scambio a livello linguistico, culturale e religioso. Alla fitta compenetrazione di popoli e al diffuso bilinguismo (a volte trilinguismo) in quest’area risale con ogni verosimiglianza quel certo numero di caratteristiche morfologiche e sintattiche – oltreché lessicali – che avvicinano il romeno all’albanese, al greco moderno, al bulgaro, al macedone e, in parte, al serbo e che non possono spiegarsi come il riflesso di un’origine comune. Per designare tale raggruppamento di lingue gli studiosi ricorrono all’etichetta di «Lega linguistica balcanica» (Balkansprachbund). Il prolungato contatto geografico è all’origine non soltanto di quelle affinità che permettono di isolare un «tipo linguistico balcanico», ma anche di quell’intreccio di tradizioni etniche e religiose che hanno caratterizzato fin dall’età medievale molte comunità dell’Europa sud-orientale. Dalla convinzione che, oltre ad alcuni tratti linguistici comuni, sia possibile identificare una specificità culturale, sociale e letteraria dello spazio balcanico, e finanche di delimitare i contorni di una supposta «mentalità» balcanica, deriva il concetto di «balcanismo letterario» (Balcanism literar), inaugurato da George Călinescu e ancor oggi radicato nella tradizione critica romena.
Il convegno intende esplorare, in una prospettiva interdisciplinare, il tema delle interrelazioni linguistiche, culturali, religiose sviluppatesi tra i diversi popoli dell’area balcanica e carpato-danubiana, dedicando spazio anche alle prospettive di ricerca con cui gli studiosi moderni hanno analizzato e interpretato i caratteri e le specificità di tale spazio.
Research Interests:
Subversions and Censorship: The Relationship between the Writer and Power during the Century of Dictatorships Summary Emilia David, Introduction Prospettive nell’analisi critica della letteratura romena e della censura ai tempi del... more
Subversions and Censorship: The Relationship between the Writer and Power during the Century of Dictatorships

Summary

Emilia David, Introduction

Prospettive nell’analisi critica della letteratura romena e della censura ai tempi del regime comunista
Mircea Martin, De l’esthétisme socialiste
Liviu Malița, The Self-Portrait of Censorship in Socialist Romania
Ruxandra Cesereanu, La biographie de la censure en Roumanie à travers le regard de trois chercheurs: Adrian Marino, Liviu Malița, Liliana Corobca
Corina Croitoru, Censure communiste et dérision poétique
Andrada Fătu-Tutoveanu, Masterpieces in an Inferno. Censorship in Cold War Translation Experiences (Micaela Ghițescu’s and Antoaneta Ralian’s Memoirs)

Cenni storici all’interno del rapporto fra la cultura e il potere. I meccanismi dell’(auto)censura e dell’autorappresentazione identitaria dei romeni
Traian Sandu, Ceaușescu face à la création littéraire et artistique, ou comment modérer la censure pour ne pas casser l’élan nationaliste
Cristian Vasile, The Impact of the 1956 Hungarian Revolution on Institutional Censorship in Communist Romania
Onoriu Colăcel, Self-Censorship (of the Pre-Emptive Kind): English-Written Discourses as a Lens into Romanian Self-Identification
Radu Toderici, On the Fringes of the Classless Society: Notes on Constantin Stoiciu’s Film Scripts

Sovversione e censura in letterature e contesti politici autoritari d’Europa nel secolo delle dittature
Giovanni Rotiroti, L’empreinte du Rhinocéros
Valeria Tocco, Retoriche dell’invisibilità nel Portogallo salazarista
Serena Grazzini, «Cinque difficoltà per chi scrive la verità» di Bertolt Brecht: un contributo alla riflessione teorica e storica su letteratura e totalitarismo
Roberta Ferrari, “A Boot Stamping on a Human Face – For Ever”: George Orwell, Language, Literature, and Politics
Enrico Di Pastena, Il bavaglio e la parola. Note su una pièce allegorica di Alfonso Sastre
Luigi Tassoni, La catastrofe del testo

Matei Vișniec – uno scrittore bilingue ed europeo per i traumi dell’individuo di oggi proiettati a scala storica
Matei Vișniec, Les trois sources de mon amour pour le théâtre
Emilia David, Tradurre il bilinguismo di uno scrittore che si autotraduce: Matei Vișniec
Evelio Miñano Martínez, L’auteur et ses personnages dans le caléidoscope spéculaire du théâtre de Matei Vișniec
Antonietta Sanna, Matei Vișniec : l’expérience de la limite
Eva Marinai, Train de vie. Il miraggio proibito dell’Occidente nel teatro di Matei Vișniec
Elena-Brândușa Steiciuc, « Et les gens qui ne voulaient pas aller jusqu’au bout ont été envoyés au camp » : Matei Vișniec et la condition de l’écrivain dans les régimes totalitaires
Horia Corneliu Cicortaș, Un personaggio in cerca d’autore. Cioran, l’esilio e il teatro decomposto di Matei Vișniec
Stefano Brugnolo, Sur les avantages et les désavantages des littératures périphériques

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