Curtiss-Wright CA-1
Curtiss-Wright CA-1 | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo anfibio da trasporto |
Equipaggio | 1 |
Progettista | Frank Courtney |
Costruttore | Curtiss-Wright |
Data primo volo | 1935 |
Esemplari | 3 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 9,45 m (31 ft 0 in) |
Apertura alare | 12,19 m (40 ft 0 in) |
Passeggeri | 4 |
Capacità | 110 kg (240 lb)[1] |
Propulsione | |
Motore | un radiale Wright 975E-1 |
Potenza | 365 hp (272 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 243 km/h (151 mph, 131 kt) |
Velocità di stallo | 97 km/h (60 mph, 52 kt) |
Velocità di crociera | 201 km/h (125 mph, 109 kt) |
Autonomia | 885 km (550 mi, 478 nmi) |
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Il Curtiss-Wright CA-1, citato anche come Commuter o Courtney Amphibian, fu un aereo anfibio monomotore biplano a cinque posti progettato da Frank Courtney e prodotto in piccola serie dall'azienda aeronautica statunitense Curtiss-Wright negli anni trenta.
Destinato al mercato dell'aviazione generale o da trasporto civile in zone umide, non ebbe molto successo commerciale e i soli tre esemplari costruiti vennero tutti venduti a clienti giapponesi, uno dei quali venne valutato dalla Marina imperiale giapponese.[2]
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Disegnato dal pilota collaudatore britannico Frank Courtney, il CA-1 era un velivolo anfibio, ovvero un modello che poteva decollare o atterrare sia dalla superficie acquatica, grazie alla sua fusoliera a scafo, e dal terreno come un normale aereo per la presenza di un carrello d'atterraggio retrattile.[2]
La velatura era biplana, a scalamento positivo, con l'ala superiore, montata alta a parasole, collegata a quella inferiore, disposta alta sulla fusoliera, tramite una serie di montanti e aste di controvento che ne irrobustivano la struttura complessiva. All'intradosso del piano alare inferiore erano collegati i due galleggianti equilibratori.
La propulsione era affidata ad un singolo motore Wright 975E-1, un radiale 9 cilindri posti su un'unica stella raffreddato ad aria in grado di esprimere una potenza pari a 365 hp (272 kW), collocato all'interno di una gondola al centro del piano alare superiore, dietro al profilo e in configurazione spingente, sostenuto grazie ad un castello tubolare che lo collegava alla parte superiore dello scafo. Quest'ultimo integrava la cabina di pilotaggio monoposto, chiusa e dotata di ampia finestratura, e lo scompartimento per i passeggeri con quattro posti a sedere più spazio per il bagaglio.[2] Posteriormente terminava in un impennaggio cruciforme dall'elemento verticale di generose dimensioni e dai piani orizzontali controventati.
Il carrello d'atterraggio era del tipo triciclo anteriore, con i due elementi principali indipendenti con le due ruote a vista che si ritraevano in apposite nicchie ricavate ai lati dello scafo, più un ruotino posizionato sotto il naso che scompariva anch'esso nello scafo con movimento retrogrado.[2]
Impiego operativo
[modifica | modifica wikitesto]Il modello venduto sul mercato giapponese attirò l'attenzione delle autorità della Marina imperiale, alla ricerca di un modello da trasporto leggero con cui equipaggiare i reparti della Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu, la sua componente aerea. Avviato ad una serie di prove di valutazione con la designazione ufficiale LXC non convinse la commissione esaminatrice e non si ritenne necessario integrare il modello nella propria flotta aerea.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Flight 1934, p. 821.
- ^ a b c d e Orbis 1985, p. 1279.
- ^ Aerofiles.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) The Illustrated Encyclopedia of Aircraft (Part Work 1982-1985), Orbis Publishing, 1985.
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Anglo-US Experiment, in Flight, 14 ottobre 1937, ISSN no .
- (EN) Latest Curtiss-Wright Amphibian (PDF), in Flight, 9 agosto 1934, ISSN no .
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Curtiss-Wright CA-1
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) American airplanes - Curtiss-hypehnates, su Aerofiles - A Century of American Aviation, http://aerofiles.com/, 16 aprile 2009. URL consultato l'8 marzo 2015.