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The contributions gathered in this volume discuss the complex topic of translating in medieval Italy from an interdisciplinary perspective, combining the philological approach with a detailed social and cultural analysis. The authors... more
The contributions gathered in this volume discuss the complex topic of translating in medieval Italy from an interdisciplinary perspective, combining the philological approach with a detailed social and cultural analysis. The authors discuss, among other topics, translations of ‘classical’ and particularly so-called ‘modern’ texts, the distribution of knowledge and languages, and the social history of translating.
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L’Aventuroso ciciliano, conservato interamente da un unico codice della fine del XIV secolo, che lo attribuisce a Bosone da Gubbio, è un’opera difficilmente classificabile all’interno del panorama della prosa trecentesca. «Romanzo... more
L’Aventuroso ciciliano, conservato interamente da un unico codice della fine del XIV secolo, che lo attribuisce a Bosone da Gubbio, è un’opera difficilmente classificabile all’interno del panorama della prosa trecentesca. «Romanzo storico» lo definì, non a torto, George F. Nott, suo primo editore: narra infatti le vicende di cinque baroni siciliani in fuga dall’isola all’indomani dei Vespri del 1282. Ma la particolarità del testo si rivela soprattutto nel frequente ricorso da parte dell’autore a svariate fonti coeve, riprodotte quasi alla lettera, benché adattate per la diversa destinazione e rese a prima vista irriconoscibili: tra di esse spiccano i volgarizzamenti dal francese e dal latino più diffusi in Italia tra Due e Trecento, come i Fatti di Cesare, il volgarizzamento dell’Historia destructionis Troiae di Filippo Ceffi, o quello della prima Catilinaria, forse di Brunetto Latini. Questa nuova edizione del testo, fondata sulla revisione del codice Laurenziano plut. 89 inf. 60 (ma che si giova anche della scoperta di un nuovo testimone contenente qualche lacerto rimaneggiato), è corredata da un ricco commento e accompagnata da un’introduzione e una nota al testo che analizzano nel dettaglio le fonti e gli aspetti stilistici, sintattici e linguistici del romanzo, soffermandosi inoltre sulla questione della datazione e dell’attribuzione dell’opera, non del tutto pacifiche.
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This paper gives a new critical edition of Fazio degli Uberti’s canzone «S’i’ savessi formar quanto son begli». In such poem the poet exalts the beauty of his lady, Ghidola Malaspina, and feels he is dying for her. The original reuse of... more
This paper gives a new critical edition of Fazio degli Uberti’s canzone «S’i’ savessi formar quanto son begli». In such poem the poet exalts the beauty of his lady, Ghidola Malaspina, and feels he is dying for her. The original reuse of stilnovistic topoi makes this lyric very interesting, as well as the insertion of mythological references in each stanza, as it happens in other 14th-century poems (such as «Le stelle universali e i ciel rotanti» by Antonio Beccari and Mal d’Amor parla chi d’amor non sente by Bruzio Visconti), even if Fazio avoids the most common images of classical myth. «S’i’ savessi formar» is transmitted by 20 manuscripts, analytically described and compared in order to reconstruct the stemma codicum for the new critical text. The edition is followed by a commentary focusing on the reminiscences of Dante and other stilnovistic poets and analysing liguistic and syntactical aspects of Fazio’s language.
This paper offers an annotated edition of two 14th-century “serventesi caudati” dealing with a medieval dice game called “zara” and the misfortunes it brings, each of which is transmitted in two 15th-century manuscripts. Through the study... more
This paper offers an annotated edition of two 14th-century “serventesi caudati” dealing with a medieval dice game called “zara” and the misfortunes it brings, each of which is transmitted in two 15th-century manuscripts. Through the study of contemporary sources the first part of this contribution provides some information about the modality of the game, and the legislative acts on the subject of gambling defined in municipal statutes. Such section also contains a detailed analysis of the codicological data of the evidences and of the linguistical and metrical aspects of the texts. The annotation to the “serventesi” discusses philological problems, explains all the obscure textual points and gives various references to the coeval poetry. The appendix supplies the transcription of a metrically irregular reworking (included in a manuscript of the National Library of Florence), that gathers elements from both “serventesi”.
Per partecipare da remoto è necessaria la registrazione al seguente Link:
unive.zoom.us/meeting/register/tZ0kf-GoqToqE9fSrqXX_u7QTdYJyl9JPv_v
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Nella storia e nella letteratura italiana medievale le profezie in versi rappresentano un settore in larga parte inesplorato. Lo studio dei componimenti profetici pone del resto diverse difficoltà di ordine filologico, letterario e... more
Nella storia e nella letteratura italiana medievale le profezie in versi rappresentano un settore in larga parte inesplorato.
Lo studio dei componimenti profetici pone del resto diverse difficoltà di ordine filologico, letterario e storico, a causa dell’abbondante e complessa tradizione dei testi, della stratificazione e interazione dei modelli o dei generi utilizzati, nonché della difficoltà di comprendere la precisa funzione storica del discorso profetico, particolarmente in lingua volgare.
Il Seminario Web propone una serie di affondi su alcuni dei principali dossier profetici trecenteschi, relativi alla ricezione di Dante, all’esperienza poetica di Petrarca e al complesso mondo della dissidenza francescana, da Iacopone da Todi a Tomasuccio da Foligno.

Il seminario si terrà sulla piattaforma Google meet. Per assistere e partecipare alla discussione scrivere agli organizzatori, Lorenzo Geri (lorenzo.geri@uniroma1.it) e Michele Lodone (michele.lodone@unive.it), che provvederanno a inviare una mail di invito all’inizio di ogni sessione.
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Mercoledì 25 e Giovedì 26 ottobre 2017 Cripta Aula Magna L.argo A. Gemelli, 1 - Milano
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Il 29 marzo 2018, nell’ambito del terzo ciclo di seminari “Lingue, conflitti e saperi nell’Italia medievale”, presso il DSU di Ca’ Foscari Venezia, avrà luogo un incontro a due voci con Alessio Decaria (Università degli Studi di Udine) e... more
Il 29 marzo 2018, nell’ambito del terzo ciclo di seminari “Lingue, conflitti e saperi nell’Italia medievale”, presso il DSU di Ca’ Foscari Venezia, avrà luogo un incontro a due voci con Alessio Decaria (Università degli Studi di Udine) e Paolo Divizia (Università di Brno), dal titolo “I manoscritti miscellanei in volgare tra poesia e prosa (XIV secolo)”.
L’intervento di Decaria si concentrerà sulla miscellanea poetica medievale, con qualche accenno alla filologia dei canzonieri e ai tentativi di classificazione tipologica dei codici di rime tre-quattrocenteschi, con particolare attenzione alle sillogi, e alla selezione e all’ordinamento dei testi. Attraverso alcuni esempi si affronteranno poi i problemi relativi all’edizione critica dei corpora poetici medievali.
La relazione di Divizia indagherà, invece, il manoscritto miscellaneo secondo un approccio inusuale se non inedito: ovvero secondo una prospettiva diacronica che tenga conto dei vari modelli di riferimento, non altrimenti rilevabili se si considera il codice miscellaneo unicamente come singolo oggetto-contenitore di testi alla ricerca di una sua coerenza interna.
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Il convegno intende discutere la questione del “tradurre” medievale – dal latino al volgare e viceversa, ma anche da un volgare a un altro – in una prospettiva interdisciplinare, che allo scavo filologico accompagni un’analisi sociale e... more
Il convegno intende discutere la questione del “tradurre” medievale – dal latino al volgare e viceversa, ma anche da un volgare a un altro – in una prospettiva interdisciplinare, che allo scavo filologico accompagni un’analisi sociale e culturale del fenomeno. A tal fine, a partire dalla Toscana l’indagine è estesa ad alcune regioni della penisola italiana e ad altre aree geografiche europee, in modo da porre in termini comparativi il problema storico della distribuzione sociale dei saperi.
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Il 26 aprile 2018, nell’ambito del terzo ciclo di seminari “Lingue, conflitti e saperi nell’Italia medievale”, presso il DSU di Ca’ Foscari Venezia, avrà luogo un incontro a due voci con Fiammetta Papi (Università per Stranieri di Siena)... more
Il 26 aprile 2018, nell’ambito del terzo ciclo di seminari “Lingue, conflitti e saperi nell’Italia medievale”, presso il DSU di Ca’ Foscari Venezia, avrà luogo un incontro a due voci con Fiammetta Papi (Università per Stranieri di Siena) e Lorenza Tromboni (Università di Strasburgo), dal titolo “Volgarizzare la politica nella Toscana Medievale (Egidio Romano e Marsilio da Padova)”.

L’intervento di Fiammetta Papi avrà per oggetto il volgarizzamento del De regimine principum di Egidio Romano (ca. 1280), ovvero il Livro del governamento dei re e dei principi, composto verosimilmente a Siena entro il 1288 e disceso dalla versione francese di Henri de Gauchy, il Livre dou gouvernement des rois et des princes (1282). In particolare, la relazione metterà a fuoco le principali acquisizioni dell’edizione critica del Governamento (a c. di F. Papi, Pisa, Edizioni ETS, 2016 e 2018), prestando particolare attenzione alla trattazione della materia politica nel terzo libro del De regimine principum e osservandone alcune trasformazioni nelle traduzioni francese e italiana. L’intervento di Lorenza Tromboni avrà invece per oggetto il Difenditore della pacie, il volgarizzamento anonimo fiorentino, del 1363, del Defensor pacis di Marsilio da Padova: un testo che dopo l’edizione critica, curata nel 1966 da Carlo Pincin sulla base dell’unico codice tutt’oggi conosciuto che tramanda il testo, ovvero il Laurenziano Pluteo 44,26 (del XIV secolo), è stato pressoché ignorato dagli storici della filosofia, alcuni dei quali si sono limitati a citarlo come esempio di volgarizzamento. Concentrandosi sulle rielaborazioni dai quali emerge la personalità del traduttore, la relazione mostrerà che il testo costituisce invece un caso rilevante per lo studio dell’evoluzione del volgare nel Trecento, data la sua particolarità linguistica. La lingua del Difenditore, infatti, merita di essere studiata anche per ciò che essa rappresenta: una rinnovata coscienza politica rispetto alla cultura latina, e al tempo stesso una crescente separazione, enfatizzata dall’anonimo traduttore, tra i clerici che leggono e scrivono in latino e noi, cioè coloro che usano il volgare.
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