Skip to main content
L’ultimo atto dell’opera era, nella Venezia del primo Settecento, quello più impegnativo dal punto di vista della scenografia. Per compiacere il pubblico più ampio e di più bassa estrazione che, a quanto pare, veniva ammesso in sala... more
L’ultimo atto dell’opera era, nella Venezia del primo Settecento, quello più impegnativo dal punto di vista della scenografia. Per compiacere il pubblico più ampio e di più bassa estrazione che, a quanto pare, veniva ammesso in sala gratuitamente nell’ultima frazione dello spettacolo, l’allestimento operistico terminava in un climax di luci ed effetti visivi destinato a strappare l’applauso della moltitudine. Partendo da un brano satirico del Teatro alla moda di Benedetto Marcello (1720), questo contributo intende dimostrare, incrociando vari tipi di fonti, come il potenziamento spettacolare dell’ultima scena dell’ultimo atto fosse una prassi consolidata nel sistema impresariale dei teatri veneziani del tempo.
From 1662 to 1669, Francesco Santurini di Stefano was the architect responsible for the theatrical productions at the Bavarian court of Elector Frederick Maria Wittelsbach and his consort Adelaide Enrichetta of Savoy. Santurini was... more
From 1662 to 1669, Francesco Santurini di Stefano was the architect responsible for the theatrical productions at the Bavarian court of Elector Frederick Maria Wittelsbach and his consort Adelaide Enrichetta of Savoy. Santurini was responsible for the staging of the Applausi festivi cycle (1662), given on the occasion of the baptism of the heir to the throne Maximilian Emmanuel, and for the realisation of the magnificent electoral bucentaur on Lake Starnberg. This contribution traces the activity of the Venetian architect-scenographer between Venice and Munich through the contribution of new documents and the re-reading of hitherto neglected sources. / Dal 1662 al 1669 Francesco Santurini di Stefano fu architetto responsabile degli allestimenti teatrali alla corte bavarese dell’elettore Federico Maria Wittelsbach e della consorte Adelaide Enrichetta di Savoia. A Santurini si deve la messa in scena del ciclo degli Applausi festivi (1662), dato in occasione del battesimo dell’erede al trono Massimiliano Emanuele, e la realizzazione del magnifico bucintoro elettorale sul lago di Starnberg. Questo contributo ripercorre l’attività dell’architetto-scenografo veneziano tra la Serenissima e Monaco attraverso l’apporto di nuovi documenti e la rilettura di fonti finora trascurate.
Rinomato mecenate d’arte, clavicembalista dilettante con una profonda passione per l’opera in musica, il conte Sicinio Pepoli (Bologna, 1684-1750) fu un punto di riferimento per la vita culturale della Bologna del Settecento. La sua fama... more
Rinomato mecenate d’arte, clavicembalista dilettante con una profonda passione per l’opera in musica, il conte Sicinio Pepoli (Bologna, 1684-1750) fu un punto di riferimento per la vita culturale della Bologna del Settecento. La sua fama tra gli studiosi è legata in particolare all’amicizia con Farinelli e i Bibiena, e ai rapporti epistolari con Hasse, Vivaldi e l’ambiente veneziano. Questo intervento intende mettere in valore la sua capacità, finora trascurata, di sfruttare le proprie competenze in campo artistico, musicale e teatrale per annodare stretti rapporti con la migliore aristocrazia italiana ed internazionale e assicurarsi una posizione di rilievo sullo scacchiere delle relazioni dello spettacolo europeo nel cuore del XVIII secolo, a partire dai fitti rapporti con Vienna. Sarà inoltre approfondita la sua ipotizzata attività di impresario teatrale. A lui si rivolsero committenti come Ludovico Pio di Savoia, Fabrizio e Carlo Colonna, Filippo d’Assia-Darmstadt, chiedendogli consigli o coinvolgendolo in dispute o trattative particolarmente delicate. Grazie alla protezione accordata a musicisti come i Predieri e ad architetti-scenografi come i Bibiena, Pepoli intrattenne una fitta corrispondenza con gli emissari di Carlo VI, che in più occasioni si rivolsero a lui come intermediario nella ricerca di maestranze atte a soddisfare le esigenze della vita spettacolare e artistica della corte imperiale. Ripercorrendo il suo carteggio, edito solo in minima parte, si proporranno all’attenzione degli studiosi preziose notizie di spettacolo che permetteranno sia di tracciare una nuova mappatura dei suoi contatti italiani ed europei, sia di meglio conoscere il suo ruolo di intendente di teatro.
In 1729 Giuseppe Riva moved to Vienna after fourteen years of uninterrupted service as Este envoy in London. In his new Viennese residence, thanks to his friendship with the poet Pietro Metastasio and with the stage and costume designer... more
In 1729 Giuseppe Riva moved to Vienna after fourteen years of uninterrupted service as Este envoy in London. In his new Viennese residence, thanks to his friendship with the poet Pietro Metastasio and with the stage and costume designer Daniele Antonio Bertoli, the passion of the diplomat for music and the arts found fertile ground in the lively cultural and theatrical life of the Caesarean court. A man of refined erudition, Riva was at the centre of a dense network of exchanges and epistolary contacts between patrons, musicians and painters who found in him a valid advisor and reliable intermediary. Leafing through his vast correspondence, some of which is still unpublished, we gain access to that cosmopolitan society of erudite men of taste who dealt daily with objects of art, delighted in theatres and concert halls, and frequented internationally renowned artists, composers and opera singers. The Venetian star Faustina Bordoni, her promised husband Hasse, her rival Cuzzoni, and the portraits of ‘Apelle’ Bertoli surface like vivid fragments among the papers of the boundless correspondence of a leading diplomat. / Nel 1729 Giuseppe Riva si stabiliva a Vienna dopo quattordici anni di ininterrotto servizio come inviato estense a Londra. Nella nuova residenza viennese, grazie all’amicizia con il poeta Pietro Metastasio e con il disegnatore e costumista teatrale Daniele Antonio Bertoli, la passione del diplomatico per la musica e le arti trovò terreno fertile nella vivace vita culturale e spettacolare della corte cesarea. Uomo di erudizione raffinata, Riva fu al centro di una fitta rete di scambi e contatti epistolari tra mecenati, musici e pittori che trovarono in lui un valido consulente e un intermediario affidabile. Sfogliando i suoi sterminati carteggi, in parte ancora inediti, si accede a quella società cosmopolita di uomini colti e di gusto che trattavano quotidianamente di oggetti d’arte, si dilettavano nei teatri e nelle sale da concerto, frequentavano artisti, compositori e cantanti d’opera di fama internazionale. La star veneziana Faustina Bordoni, il di lei promesso sposo Hasse, la rivale Cuzzoni, i ritratti di ‘Apelle’ Bertoli affiorano come vividi frammenti tra le carte dell’inesauribile corrispondenza di un diplomatico di primissimo piano.
Il contributo indaga la vita culturale e teatrale della Serenissima negli anni del dogado morosiniano mediante l’analisi delle vicende impresariali del teatro Sant’Angelo. Gestita in quel giro d’anni dai fratelli Bezzi detti “gli... more
Il contributo indaga la vita culturale e teatrale della Serenissima negli anni del dogado morosiniano mediante l’analisi delle vicende impresariali del teatro Sant’Angelo. Gestita in quel giro d’anni dai fratelli Bezzi detti “gli Stucchini”, la piccola sala d’opera di proprietà di più famiglie conobbe alterne fortune per la concorrenza dei teatri rivali e le defezioni dei professionisti che cooperarono alla realizzazione delle sue stagioni. Con la morte di Morosini il commercio teatrale e musicale non si interruppe: il notevole volume di affari e il prestigio che i divertimenti carnevaleschi conferivano a una capitale dello spettacolo qual era Venezia consigliarono le autorità locali a tenere aperti i battenti dei principali teatri della città. // The contribution investigates the cultural and theatrical life of Venice during the years of Francesco Morosini's dogate through an analysis of the impresario's affairs at the Sant'Angelo theatre. Managed in those years by the Bezzi brothers known as 'gli Stucchini', the small opera house owned by several families experienced alternating fortunes due to competition from rival theatres and the defections of the professionals who cooperated in the production of its theatrical seasons. With Morosini's death, the theatrical and musical trade did not stop: the considerable volume of business and the prestige that carnival entertainment conferred on Venice encouraged the local authorities to keep the city's main theatres open.
The wide-ranging correspondence of the erudite Venetian Anton Maria Zanetti, caricaturist, author of a comic intermezzo and Goldoni's protector, reserves a few but precious notices for music and theatre: the art mediations of virtuosi... more
The wide-ranging correspondence of the erudite Venetian Anton Maria Zanetti, caricaturist, author of a comic intermezzo and Goldoni's protector, reserves a few but precious notices for music and theatre: the art mediations of virtuosi Giuseppe Maria Boschi and Ventura Rocchetti, the vocal performances of the castrato Farinelli in Laguna, the charm on stage of the ballerina Andrée Saint George, the skills of the soprano Felice Salimbeni. Through previously unpublished details (including the singing talents of Zanetti himself), this contribution sheds light on the indissoluble bond that united one of the greatest protagonists of 18th-century Venice and Europe to the theatrical world of his time and its protagonists. / L'ampio carteggio dell'erudito veneziano Anton Maria Zanetti, caricaturista, autore di un intermezzo comico, protettore di Goldoni, riserva alla musica e al teatro poche ma preziose notizie: le mediazioni d'arte dei virtuosi Giuseppe Maria Boschi e Ventura Rocchetti, le performances canore del castrato Farinelli in Laguna, il fascino esercitato in scena dalla ballerina Andrée Saint George, le virtù del soprano Felice Salimbeni. Attraverso particolari inediti (tra cui le doti canore dello stesso Zanetti), questo contributo fa luce sul legame indissolubile che unì uno dei maggiori protagonisti del Settecento veneziano ed europeo al mondo teatrale del suo tempo e ai suoi protagonisti.
On 24 January 1724, the Veronese set designer Innocente Bellavite signed a contract with the impresario Antonio Madonis to do the sets for the operas at the Teatro Sant’Angelo in the 1724-1725 season. The contract, released by Bellavite... more
On 24 January 1724, the Veronese set designer Innocente Bellavite signed a contract with the impresario Antonio Madonis to do the sets for the operas at the Teatro Sant’Angelo in the 1724-1725 season. The contract, released by Bellavite when he went to Bohemia to work for the company of Antonio Denzio, is a rare testimony of the clauses established between a set designer and an impresario in Venetian theatres at that time. By highlighting this unpublished document for the investigation of Baroque scenography, this contribution adds new details to the laconic biographies of two all too neglected protagonists of early 18th-century European theatre. / Il 24 gennaio 1724 lo scenografo veronese Innocente Bellavite firmava un contratto con l’impresario Antonio Madonis per fare le scenografie delle opere al teatro Sant’Angelo nella stagione 1724-1725. Il contratto, disatteso da Bellavite a seguito del suo ingaggio in Boemia al soldo della compagnia di Antonio Denzio, è una rara testimonianza delle clausole stipulate tra uno scenografo e un impresario nei teatri veneziani a quell’altezza cronologica. Facendo luce su un documento inedito per lo studio della scenografia barocca, il presente contributo aggiunge nuovi tasselli alle laconiche biografie di due fin troppo trascurati protagonisti dello spettacolo europeo del primo Settecento.
In the early 18th century Venetian musical theatre circuit, the pasticcio was a ‘modus operandi’, even before it became a genre in its own right. The figure of the impresario, a specialist in the art of compromise, played a decisive role... more
In the early 18th century Venetian musical theatre circuit, the pasticcio was a ‘modus operandi’, even before it became a genre in its own right. The figure of the impresario, a specialist in the art of compromise, played a decisive role in promoting first the spread of ‘collaborative operas’ and so-called 'opera impasticciate', and then the true ‘pasticcios’. By means of specific examples, it is shown how, in early years, the presence of ‘pasticcios’ in opera programming was dictated by practical needs due to unexpected events or lack of means. Specific attention is paid to Vivaldi's activity as impresario and orchestrator of ‘pasticcios’ at the Teatro Sant'Angelo between the 1710s and 1720s. / Nel circuito dei teatri musicali veneziani del primo Settecento il pasticcio era un modus operandi, prima ancora che un genere a sé stante. La figura dell'impresario, specialista dell'arte del compromesso, ebbe un ruolo decisivo nel favorire la diffusione di opere di più compositori o 'impasticciate' prima, e di pasticci veri e propri poi. Attraverso esempi puntuali si dimostra come in anni precoci la presenza di pasticci nella programmazione operistica fosse dettata da esigenze pratiche dovute a imprevisti o a scarsità di mezzi. Un'attenzione specifica è riservata all'attività di Vivaldi impresario-orchestratore di pasticci al teatro Sant'Angelo tra gli anni Dieci e Venti del secolo.
The impresario Francesco Santurini quondam Antonio had gone down in history both by founding the Teatro di Sant’Angelo (1677), one of the long-lived and more lively opera theatres in Venice, and by reducing the ticket price to one quarter... more
The impresario Francesco Santurini quondam Antonio had gone down in history both by founding the Teatro di Sant’Angelo (1677), one of the long-lived and more lively opera theatres in Venice, and by reducing the ticket price to one quarter of a ducat. His marketing strategy, experimented back at the Teatro di San Moisè between 1674 and 1675, and realized at Sant’Angelo for seven years, made a small price revolution in the Venetian opera business. Through notarial and judicial acts, letters, literary sources, and ‘ journalistic’ reports, it is possible to reconstruct a documentary balance of the business of Santurini as impresario until 1683. So it can be shown that, after deducting his new economic strategy, his productive effort and the quality of the spectacle offered by his theatre achieved a competitive level, at the cost of going bankrupt. / L’impresario Francesco Santurini quondam Antonio è passato alla storia sia per aver fondato il teatro di Sant’Angelo (1677), tra le più vivaci e longeve sale musicali della Serenissima, sia per aver ridotto il costo del biglietto di ingresso da quattro lire a un quarto di ducato. Questa nuova strategia commerciale, già sperimentata al San Moisè tra il 1674 e il 1675 e proseguita nei sette anni di gestione del Sant’Angelo, diede vita a una piccola rivoluzione dei prezzi destinata a segnare profondamente il mercato operistico veneziano. Attraverso l’incrocio di documenti notarili e giudiziari, carteggi, testimonianze letterarie e corrispondenze ‘giornalistiche’ si traccia un inedito bilancio documentario dell’attività impresariale di Santurini fino al 1683, dimostrando come al netto della nuova politica economica lo sforzo produttivo e la qualità dell’offerta spettacolare si attestarono su standard concorrenziali a costo di finire in bancarotta.
Poco più di quanto scrisse Elena Povoledo per l’Enciclopedia dello spettacolo sappiamo oggi sui veneziani Mauro, architetti, scenografi e impresari di teatro. Il ritrovamento di nuovi documenti archivistici consente di ridisegnare... more
Poco più di quanto scrisse Elena Povoledo per l’Enciclopedia dello spettacolo sappiamo oggi sui veneziani Mauro, architetti, scenografi e impresari di teatro. Il ritrovamento di nuovi documenti archivistici consente di ridisegnare l’albero genealogico di questa famiglia d’arte vissuta tra la seconda metà del Seicento e i primi decenni dell’Ottocento, nonché di integrare le lacunose biografie e le carriere di Domenico Mauro, calafà dell’Arsenale, e dei suoi figli Antonio, Alessandro e Gaspare. Inedite carte giudiziarie raccontano le disavventure di Domenico e figli nel teatro di San Cassiano durante la stagione 1707-1708, quando essi furono costretti a realizzare per Francesco Tron una dispendiosa macchina scenica non prevista dagli accordi iniziali, con malaugurate conseguenze.
Research Interests:
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest painters of the 18th century, but an active impresario in the Venetian opera houses at the beginning of the early 18th century. Thanks to the rediscovery of some notarial and judicial... more
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest painters of the 18th century, but an active impresario in the Venetian opera houses at the beginning of the early 18th century. Thanks to the rediscovery of some notarial and judicial documents in the Archivio di Stato of Venice, we can reconstruct the circumstances under which he became manager of the Teatro di Sant’Angelo in the season 1718-1719, a season marked by his succession to the previous impresario Antonio Moretti (known as Modotto) and by his legal dispute with the violinists Giovan Battista and Ludovico Madonis at the tribunal ‘del Forestier’. / Sebastiano Ricci fu non solo uno dei più grandi pittori del Settecento, ma un attivo impresario nei teatri d’opera veneziani del primo Settecento. Grazie al ritrovamento di alcune carte notarili e giudiziarie all’Archivio di Stato di Venezia, si ricostruisce la vicenda che lo vide alla conduzione del Teatro di sant’Angelo nella stagione 1718-1719, segnata dall’avvicendamento con il precedente impresario Antonio Moretti detto Modotto e dalla lite legale con i violinisti Giovan Battista e Ludovico Madonis presso il tribunale del Forestier.
Research Interests:
The Venetian engraver and collector Anton Maria Zanetti, quondam Girolamo the Elder, amused himself by caricaturing well known people of his time, above all operatic singers and other figures from musical theatre at the beginning of the... more
The Venetian engraver and collector Anton Maria Zanetti, quondam Girolamo the Elder, amused himself by caricaturing well known people of his time, above all operatic singers and other figures from musical theatre at the beginning of the eighteenth century. Zanetti’s graphic satire can be considered the visual equivalent of the famous Teatro alla moda by Benedetto Marcello: there are exact similarities between the biting literary portraits of male and female singers by the aristocratic Venetian composer and the figurative caricatures of castrati and prime donne by Zanetti. The works of both, full of hilarious wit and inveterate prejudices, are part of that satirical movement which accompanied the commercial musical theatre from its beginnings. This critical essay analyses some caricatures of the most famous singers of the time by Zanetti, and appraises the importance of the satirizing of the so-called convenienze teatrali shared by Marcello’s Teatro alla moda. / L'incisore e collezionista veneziano Anton Maria Zanetti quondam Girolamo il vecchio si divertì a mettere in caricatura protagonisti del suo tempo, soprattutto cantanti d’opera e altre figure attinenti al teatro musicale del primo Settecento. La satira grafica zanettiana può considerarsi per molti aspetti l’equivalente visivo del celebre Teatro alla moda di Benedetto Marcello: puntuali le corrispondenze tra i graffianti ritratti letterari di virtuosi e canterine dell’aristocratico musicista veneziano e le icastiche caricature di castrati e primedonne di Zanetti. Gli uni e le altre, colmi di arguzie impagabili e inossidabili pregiudizi, rientrano in quel filone satirico che accompagna il teatro d’opera dei circuiti commerciali fin dai suoi esordi. Il saggio prende in considerazione alcune caricature zanettiane dei più noti cantanti dell’epoca, ponendo in valore quella satira delle cosiddette ‘convenienze teatrali’ condivisa dal libello marcelliano.
Research Interests:
The caulker Francesco Santurini quondam Stefano and the carpenter Francesco Santurini quondam Antonio divided their time between the Arsenal and the theatre in Venice in the second half of the 17th century. The former, having... more
The caulker Francesco Santurini quondam Stefano and the carpenter Francesco Santurini quondam Antonio divided their time between the Arsenal and the theatre in Venice in the second half of the 17th century. The former, having distinguished himself as engineer and stagehand of the city's major musical stages, achieved European fame as architect-scenographer at the Wittelsbach court in Munich. The second, a master craftsman trained in the art of the stage, founded the theatre in Sant'Angelo that was to become, in the following century, the hall of reference for Antonio Vivaldi and Carlo Goldoni. On the basis of first-hand documents, the book sheds light on an original aspect, hitherto underestimated by historiography: the unique relationship between the civilisation of the sea and the civilisation of the theatre in the Serenissima Republic. The story of the two Venetian 'twins' fits into this fortunate pair, intertwined with the history of Italian and European spectacle in the Baroque age, between cycles of princely celebrations and the launching of doge bucintori, stage practices and opera companies constantly on the brink of bankruptcy. / Nella Venezia del secondo Seicento il calafato Francesco Santurini quondam Stefano e il “marangone” Francesco Santurini quondam Antonio si divisero tra Arsenale e teatro. Il primo, dopo essersi distinto come ingegnere e macchinista dei maggiori palcoscenici musicali della città, ottenne fama europea in qualità di architetto-scenografo alla corte dei Wittelsbach a Monaco. Il secondo, maestranza tuttofare avviata all’arte scenica, fondò quel teatro di Sant’Angelo che sarebbe diventato, nel secolo seguente, la sala di riferimento di Antonio Vivaldi e Carlo Goldoni. Sulla base di documenti di prima mano, il volume fa luce su un aspetto originale, finora sottovalutato dalla storiografia: il rapporto di unicità tra la civiltà del mare e la civiltà del teatro nella Serenissima Repubblica. In questo binomio fortunato si inserisce la vicenda dei due “gemelli” veneziani, intrecciata con la storia dello spettacolo italiano ed europeo d’età barocca, tra cicli di festeggiamenti principeschi e varo di bucintori dogali, tra pratiche di palcoscenico e imprese d’opera costantemente sull’orlo della bancarotta.
The volume explores the history of the relations between patrons, intermediaries, and Venetian artists in Vienna and in the domains of the Holy Roman Empire between 1650 and 1750. In that period, there was no break between the performing... more
The volume explores the history of the relations between patrons, intermediaries, and Venetian artists in Vienna and in the domains of the Holy Roman Empire between 1650 and 1750. In that period, there was no break between the performing and figurative arts. Based on the studies of Francis Haskell, it can also be said that patronage in Vienna in the Baroque age was part of a cosmopolitan network in which intermediaries were key players. The twenty-five essays are case studies of these relationships that took place both in the territories of the House of Habsburg and in the imperial fiefs, as well as in the rest of Europe, including some non-Venetian artists.
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest Italian and European painters in Eighteenth Century, but also an operatic impresario and a stage designer. With the aid of unpublished archival documents, this book reconstructs and... more
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest Italian and European painters in Eighteenth Century, but also an operatic impresario and a stage designer. With the aid of unpublished archival documents, this book reconstructs and interprets the phases of his theatrical career, which was successfully established in Parma and Rome in 1690 and 1694 and pursued with interruptions in Venice in the first decades of Eighteenth Century. Through this portrait of the artist and impresario, enriched with new biographical elements, the author throws light on the still unacknowledged theatrical and operatic microcosm of the time, enlivened by such well-known figures as the Red Priest Vivaldi, the castrato Cortona, the impresario Orsatto and more unfamiliar names, e.g. the impresario Modotto, the factotum Viola, and the violinists Madonis. / Sebastiano Ricci non fu solo uno dei massimi pittori del Settecento italiano e internazionale, ma un impresario d’opera e uno scenografo. Grazie a inediti documenti d’archivio questo libro ricostruisce e interpreta le fasi della sua carriera teatrale, accertata a Parma e a Roma nel 1690 e nel 1694 e proseguita con discontinuità nel circuito dei teatri pubblici di Venezia lungo i primi tre decenni del Settecento. Attraverso il ritratto dell’artista-impresario, arricchito da nuovi dati biografici, l’autore fa luce sull’ancora sfuggente mondo teatrale e musicale del tempo, animato da personaggi noti come il Prete Rosso Vivaldi, il castrato Cortona, l’impresario Orsatto e sconosciuti quali l’impresario Modotto, il faccendiere Viola, i violinisti Madonis.
Research Interests:
Research Interests:
Research Interests:
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest Italian and European painters in Eighteenth Century, but also an operatic impresario and a stage designer. With the aid of unpublished archival documents, this book reconstructs and... more
Sebastiano Ricci was not only one of the greatest Italian and European painters in Eighteenth Century, but also an operatic impresario and a stage designer. With the aid of unpublished archival documents, this book reconstructs and interprets the phases of his theatrical career, which was successfully established in Parma and Rome in 1690 and 1694 and pursued with interruptions in Venice in the first decades of Eighteenth Century. Through this portrait of the artist and impresario, enriched with new biographical elements, the author throws light on the still unacknowledged theatrical and operatic microcosm of the time, enlivened by such well-known figures as the Red Priest Vivaldi, the castrato Cortona, the impresario Orsatto and more unfamiliar names, e.g. the impresario Modotto, the factotum Viola, and the violinists Madonis. / Sebastiano Ricci non fu solo uno dei massimi pittori del Settecento italiano e internazionale, ma un impresario d’opera e uno scenografo. Grazie a inediti documenti d’archivio questo libro ricostruisce e interpreta le fasi della sua carriera teatrale, accertata a Parma e a Roma nel 1690 e nel 1694 e proseguita con discontinuità nel circuito dei teatri pubblici di Venezia lungo i primi tre decenni del Settecento. Attraverso il ritratto dell’artista-impresario, arricchito da nuovi dati biografici, l’autore fa luce sull’ancora sfuggente mondo teatrale e musicale del tempo, animato da personaggi noti come il Prete Rosso Vivaldi, il castrato Cortona, l’impresario Orsatto e sconosciuti quali l’impresario Modotto, il faccendiere Viola, i violinisti Madonis.
Research Interests:
Il mondo operistico tra Venezia, Roma e Londra nel primo Settecento ripercorso attraverso la satira musicale di Benedetto Marcello e i caustici ritratti delle star del belcanto messe in caricatura da Anton Maria Zanetti, Pier Leone... more
Il mondo operistico tra Venezia, Roma e Londra nel primo Settecento ripercorso attraverso la satira musicale di Benedetto Marcello e i caustici ritratti delle star del belcanto messe in caricatura da Anton Maria Zanetti, Pier Leone Ghezzi, Marco Ricci e Joseph Goupy.
Research Interests:
A Venezia nel primo Settecento, all’interno del complesso sistema dei teatri d’opera a pagamento, la figura dell’impresario ha un ruolo centrale. L’impresario è chiamato a una continua mediazione tra le singole richieste, spesso in... more
A Venezia nel primo Settecento, all’interno del complesso sistema dei teatri d’opera a pagamento, la figura dell’impresario ha un ruolo centrale. L’impresario è chiamato a una continua mediazione tra le singole richieste, spesso in contrasto tra loro, dei diversi professionisti dell’opera, nonché tra le esigenze pratiche del teatro – non ultime quelle economiche – e gli orizzonti d’attesa del pubblico, allo scopo di confezionare un prodotto appetibile che faccia vendere i biglietti e che tenga vivo tutto il commercio che ruota intorno alla sala teatrale. Attraverso le ‘carte degli impresari’ è possibile far luce sulle molteplici vicende di progetti finiti in fumo, di battibecchi, di equivoci, di giochi di equilibrio e di potere che si intrecciano dietro le facciate apparentemente imperturbabili dei teatri d’opera.
Women and Music in the Early Modern Age.  International Conference organized by Divino Sospiro – Centro de Estudos Musicais Setecentistas de Portugal (2-4 July 2021, Queluz National Palace, Portugal)
The Modenese diplomat Antonio Grossatesta, brother of the much better-known choreographer Gaetano, was a habitué of opera houses. His unpublished correspondence with the secretary of the Este court, Giuseppe Riva, reveals unknown... more
The Modenese diplomat Antonio Grossatesta, brother of the much better-known choreographer Gaetano, was a habitué of opera houses. His unpublished correspondence with the secretary of the Este court, Giuseppe Riva, reveals unknown behind-the-scenes details about the opera world and its leading players: the female singers. Through Grossatesta’s often vitriolic judgments, this paper sheds new light on some of the greatest performers of bel canto such as Faustina Bordoni, Francesca Cuzzoni and Vittoria Tesi, in Venice, Modena, Bologna, Genoa and Vienna, in the crucial period between the late 1720s and the early 1730s.
Ingiustamente considerato un teatro ‘minore’ da buona parte della bibliografia del secolo scorso, il Sant’Angelo di Venezia vanta una storia gloriosa di stagioni operistiche pressoché ininterrotte a partire dal 1677, anno della sua... more
Ingiustamente considerato un teatro ‘minore’ da buona parte della bibliografia del secolo scorso, il Sant’Angelo di Venezia vanta una storia gloriosa di stagioni operistiche pressoché ininterrotte a partire dal 1677, anno della sua fondazione, fino al 1730 e oltre. La sua fortuna, fin troppo condizionata – sul piano storiografico – da quel Teatro alla moda che ne fece il massimo bersaglio della sua satira spietata, fu dovuta anche e soprattutto ai cantanti, punta dell’iceberg di un sistema produttivo finalizzato in primis al gradimento di pubblico e al guadagno. Il budget del Sant’Angelo, più risicato di altri teatri veneziani, indusse i suoi impresari a perseguire una ‘campagna acquisti’ intelligente in cui più che assumere professionisti già affermati (e quindi particolarmente costosi) si ricercavano nuovi talenti (Talbot 2002). Una ricerca di Sergio Durante (1982) documenta che il totale dei virtuosi esordienti messi in circolo da questo teatro tra il 1701 e il 1725 era di tre volte superiore a quello del San Giovanni Grisostomo o del San Cassiano. Attraverso un inedito censimento dei cantanti che si esibirono su quel palcoscenico a cavallo tra Sei e Settecento, si intende qui dimostrare come il Sant’Angelo contribuì profondamente, con la sua carica innovativa e sperimentale, a dare nuova linfa al circuito operistico italiano e internazionale favorendo la nascita e l’affermazione di cantanti ‘di cassetta’, quando non di vere e proprie star.
Nel 1729 Giuseppe Riva si stabiliva a Vienna dopo quattordici anni di ininterrotto servizio come inviato estense a Londra. Il suo eccessivo coinvolgimento nelle questioni musicali interne alla società londinese gli aveva valso quel... more
Nel 1729 Giuseppe Riva si stabiliva a Vienna dopo quattordici anni di ininterrotto servizio come inviato estense a Londra. Il suo eccessivo coinvolgimento nelle questioni musicali interne alla società londinese gli aveva valso quel trasferimento, voluto dal duca di Modena in persona. Nella nuova residenza viennese, grazie all’amicizia con il poeta Pietro Metastasio e con il disegnatore e costumista teatrale Daniele Antonio Bertoli, la passione del diplomatico per la musica e le arti trovò terreno fertile nella vivace vita culturale e spettacolare della corte cesarea. Uomo di erudizione raffinata, interlocutore privilegiato di Ludovico Antonio Muratori, Riva fu al centro di una fitta rete di scambi e contatti epistolari tra mecenati, musici e pittori che trovarono in lui un valido consulente e un intermediario affidabile. Sfogliando i suoi sterminati carteggi, in parte ancora inediti, si accede da un cancello non secondario a quella società cosmopolita di uomini colti e di gusto che trattavano quotidianamente di oggetti d’arte, si dilettavano nei teatri e nelle sale da concerto, frequentavano artisti, compositori e cantanti d’opera di fama internazionale. La star veneziana Faustina Bordoni, il di lei promesso sposo Hasse, la rivale Cuzzoni, i ritratti di ‘Apelle’ Bertoli e le esibizioni applauditissime del castrato Felice Salimbeni affiorano come vividi frammenti tra le carte dell’inesauribile corrispondenza del diplomatico Riva, confermandolo personalità di primissimo piano meritevole di nuove indagini a fronte di un profilo ancora sfuggente.
Research Interests:
Conference, Mainz 4-6 october 2018
Research Interests:
Research Interests:
Presentazione delle attività dei laboratori e cantieri di ricerca collegati al Centro internazionale di documentazione sullo spettacolo e le pratiche performative.
Firenze, 13 novembre 2019, via Capponi 9, Aula 8.
Research Interests:
Presentazione del Centro internazionale di documentazione sullo spettacolo e le pratiche performative, a cura di Stefano Mazzoni.
Firenze, 11 novembre 2019, via San Gallo 10, Aula Parva.
Research Interests:
Research Interests:
The impresario plays an important role in the Eighteenth-century Venetian system of opera production. He was the connecting point between the many professionals revolving around opera theatres. In this respect, the operatic pasticcio... more
The impresario plays an important role in the Eighteenth-century Venetian system of opera production. He was the connecting point between the many professionals revolving around opera theatres. In this respect, the operatic pasticcio could be considered as the impresario’s outcome par excellence since it is the paradigmatic result of the art of compromise, an art exploited especially in the theatre.
Research Interests: