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Spiriti guizzanti, esplosioni primordiali, viaggi interplanetari e memorie personali si intrecciano nelle pagine che scaturirono dalla penna di un contadino ligure imperfettamente alfabetizzato, Raffaele Codino (Ellera, 1836 – Ellera,... more
Spiriti guizzanti, esplosioni primordiali, viaggi interplanetari e memorie personali si intrecciano nelle pagine che scaturirono dalla penna di un contadino ligure imperfettamente alfabetizzato, Raffaele Codino (Ellera, 1836 – Ellera, 1912). Egli, a dispetto della marginalità culturale nella quale era relegato, cercava di imporsi al pubblico dei suoi “amatissimi ascultaturi” come scienziato e come narratore. Nell’italiano malfermo delle sue opere, pubblicate originariamente a Savona all’inizio del Novecento, si trovano condensate le esperienze di tutta una vita, il frutto di pensieri ossessivi e l’esito di letture eterogenee e mal comprese. Quella di Raffaele Codino è la storia di un uomo che ebbe con la lettura e con la scrittura un rapporto singolarissimo, studiarla consente di guardare da una prospettiva inedita temi centrali della storia del libro e della storia sociale.
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Il volume racchiude le lettere che il Marchese Roberto Ridolfi (Firenze, 1899 - Firenze, 1991) scambiò con due studiosi inglesi, Cecil Roth e Cecil Grayson. La dimensione internazionale dell’opera di Ridolfi, spesso poco considerata dalla... more
Il volume racchiude le lettere che il Marchese Roberto Ridolfi (Firenze, 1899 - Firenze, 1991) scambiò con due studiosi inglesi, Cecil Roth e Cecil Grayson.
La dimensione internazionale dell’opera di Ridolfi, spesso poco considerata dalla storiografia, è stata invece talmente rilevante da valergli la prestigiosa laurea oxoniense. Il riconoscimento gli venne conferito nel giugno del 1961 e i mediatori di questo successo furono proprio i “due Cecil”. Entrambi professori a Oxford, strinsero col Marchese rapporti profondi: il primo – ebraista poi, ma storico del Rinascimento in giovane età – gli fu amico tutta la vita, compagno di studi e collaboratore di lunga data; il secondo invece, italianista allievo di Carlo Dionisotti, fu il traduttore della sua opera per il pubblico inglese.
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Open access at: https://oajournals.fupress.net/index.php/bsfm-jems/article/view/15203 The purpose of the article is to draw attention to Italian riddles of the Renaissance. This publishing and literary genre has been studied especially... more
Open access at: https://oajournals.fupress.net/index.php/bsfm-jems/article/view/15203

The purpose of the article is to draw attention to Italian riddles of the Renaissance. This publishing and literary genre has been studied especially from ethnological or literary perspectives. What is completely lacking, however, are studies that deal with how this literature was produced, how it circulated and who printed it. These perspectives are highly relevant: they make us realise that such texts were not only produced by the likes of Cervantes, Bembo or Shakespeare, but that riddles were often written, performed and printed by men who are now forgotten, sometimes not fully literate and often not from elites. The intention here is to place these writings in a methodological and historiographical framework that may lead to more in-depth study in the future.
The Early Modern administrations that chose to assign the production of their documents to the printing presses faced new and complex challenges. The separation between the system of production and institutional circuits led to important... more
The Early Modern administrations that chose to assign the production of their documents to the printing presses faced new and complex challenges. The separation between the system of production and institutional circuits led to important changes with significant consequences. Together with the production techniques, the actors involved in the preparation of the copies changed as well: the responsibilities that had once been completely assumed by the chancery were now partly transferred to the printing works. The social role and cultural profile of the documents’ producers changed radically. By analysing the Milanese case, we intend to reflect on the strategies adopted by the agents of the chancery in order to maintain control over the production of the gride (documents through which the institutions communicated laws, orders and rules to the population). The relationship between manual copying and printing in the production of these documents will be considered. By focusing our attention on the various phases of the drafting of the texts – moving from the chancery, through the printing presses, to urban life – we intend to show the plurality of actors and skills that intervened in the process of production.
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Il saggio indaga i rapporti internazionali – soprattutto inglesi – di Roberto Ridolfi. Viene inoltre presentato il rapporto intellettuale che il Marchese fiorentino tenne con Cecil Roth e Cecil Grayson, figure centrali nel panorama... more
Il saggio indaga i rapporti internazionali – soprattutto inglesi – di Roberto Ridolfi. Viene inoltre presentato il rapporto intellettuale che il Marchese fiorentino tenne con Cecil Roth e Cecil Grayson, figure centrali nel panorama accademico inglese e internazionale del Novecento. I "due Cecil" strinsero col Marchese rapporti profondi: il primo – ebraista poi, ma storico del Rinascimento in giovane età – gli fu amico tutta la vita, compagno di studi e collaboratore di lunga data; il secondo invece, italianista allievo di Carlo Dionisotti, fu il traduttore della sua opera per il pubblico inglese.
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Online at: https://archiviodistatomilano.cultura.gov.it/fileadmin/user_upload/Archivio_Stato_Milano_2021_Annuario.pdf Con questo intervento si riflettere sulla transizione subita da alcune categorie di testi ufficiali nel passaggio dalla... more
Online at: https://archiviodistatomilano.cultura.gov.it/fileadmin/user_upload/Archivio_Stato_Milano_2021_Annuario.pdf
Con questo intervento si riflettere sulla transizione subita da alcune categorie di testi ufficiali nel passaggio dalla cultura manoscritta a quella tipografica. Il discorso proposto muove dall’analisi delle gride e dei mutamenti che queste presentano al variare dei produttori. Lo scopo dell’analisi è  capire in che modo l’amministrazione milanese sia stata in grado di orientare la produzione tipografica delle gride, intervenendo così anche sulla qualità della loro fruizione. Si riflette insomma sul legame che unisce i concetti di uniformità formale e percezione dell’ufficialità. Emerge in definitiva un disegno complesso: si mostra come la stabilità dei rapporti di collaborazione che vennero a costruirsi fra la città e i tipografi sia stata in grado di guidare la qualità della fruizione dei prodotti.
Online at: https://www.jstor.org/stable/26923748 This contribution focuses on the relationship that was built in 16th century Milan between the press and texts of a normative nature. After having briefly considered the existing... more
Online at: https://www.jstor.org/stable/26923748


This contribution focuses on the relationship that was built in 16th century Milan between the press and texts of a normative nature. After having briefly considered the existing contributions on the subject, we move on to examine a specific aspect of the relationship, that is, considering the transition of a precise measure through three different textuality: in its handwritten form, as a typographic manifesto and finally as it appeared I a collection of laws. The analysis of the documents clearly illustrates the evolution of the standard, which undergoes changes both at the linguistic level and from the point of view of the organization of the text. The comparison therefore leads us to consider the importance of the strategy for disseminating standards when they are produced. More generally, it is clear that the producer bodies are willing to maintain control over the measure, demonstrating that the power was not willing to leave the narration of the political discourse to the case or to the will of the printers.
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El 22 de diciembre de 1907, en el pueblo de Ellera (Savona), una población de menos de mil habitantes en la Liguria interior, ocurrió algo curioso. La policía llegó al domicilio de Raffaele Codino y quitó de la fachada de su casa una... more
El 22 de diciembre de 1907, en el pueblo de Ellera (Savona), una población de menos de mil habitantes en la Liguria interior, ocurrió algo curioso. La policía llegó al domicilio de Raffaele Codino y quitó de la fachada de su casa una inscripción puesta por él mismo que celebraba su genio literario y científico. El fin declarado era “restaurar la buena imagen del pueblo”. Así terminó, con amargura y desilusión, la parábola existencial de un hombre que había intentado toda su vida encontrar un espacio en el mundo, establecerse como intelectual y hacerse un nombre. Pero, ¿quién era Raffaele Codino? Nació en dicho lugar en 1836 y fue campesino toda su vida. Había estudiado de manera autodidacta durante los descansos del trabajo en el campo, descubriendo en la edad adulta una ardiente pasión por los libros. Pronto desarrolló una cultura independiente y desordenada, mezclando y distorsionando, de forma más o menos consciente, la información que encontraba en los libros. Esto le permitió tener ideas muy originales y construirse un universo fantástico en el que espíritus y criaturas divinas, animales y seres humanos vivían en armonía.
Poco a poco empezó a interrogarse sobre el mundo. Estas reflexiones le obligaron a pensar también sobre sí mismo y pronto se convenció de que era un auténtico intelectual. Fortalecido por esta nueva conciencia, a los setenta años cogió la pluma y se dedicó a escribir, produciendo una autobiografía y un tratado pseudocientífico, escritas en un italiano imperfecto y fuertemente local. Interesado en adquirir cierta notoriedad decidió imprimir sus obras, costeando la edición, dándose a conocer y presentándose ante sus «queridos lectores» como narrador y científico.
Sus obras, junto con la inscripción que él mismo había fijado en la puerta de su casa, revelan el perfil de un hombre extremadamente preocupado por su propia imagen y las dificultades que encontró tratando de salir de la marginalidad en la que había vivido. En esta ponencia me propongo estudiar las ambiciones de visibilidad perseguidas por este campesino deficientemente alfabetizado y reconstruir su trayectoria existencial y cultural.
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From the end of the 15th century, all European cities began to produce official documents by print. The printing presses, by guaranteeing a greater number of documents at a much lower cost, was also able to ensure greater visibility for... more
From the end of the 15th century, all European cities began to produce official documents by print. The printing presses, by guaranteeing a greater number of documents at a much lower cost, was also able to ensure greater visibility for the established power. The practice soon became habitual, and by the mid-16th century most of the administration's writings were printed as well as circulated in manuscript form. The city of Milan is no exception and although the presence of these printed documents is attested in all the libraries, they seem to be far less present in the archives. It is a mere illusion. Looking closely at the archives of Milan and neighbouring cities, one realises that the number of edicts preserved there is enormous and deserves particular attention.
In this contribution we will look especially at a collection held in the Archivio di Stato di Milano, in which both printed edicts and their printer’s copies (manuscript copies used to compose the texts to be printed) are held together. The preservation of these documents is an extremely rare occurrence, which allows unique insights into the functions that printed edicts played in Early Modern society. Comparing the chancellery documents used by composers with those that were printed makes it possible to understand what tasks the composers had to perform in the printshop, what level of control over the texts the chancellors wanted to maintain and what social functions these documents had to fulfil.
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Raffaele Codino (Ellera, 1836 – Ellera, 1912) lavorò per tutta la vita come contadino e rimase sempre cosciente di ricoprire nel mondo una posizione di marginalità economica e culturale. Come molti suoi contemporanei arrivò all’alfabeto... more
Raffaele Codino (Ellera, 1836 – Ellera, 1912) lavorò per tutta la vita come contadino e rimase sempre cosciente di ricoprire nel mondo una posizione di marginalità economica e culturale. Come molti suoi contemporanei arrivò all’alfabeto in età adulta, giungendo a dominare l’italiano solo parzialmente. Nonostante la mancata frequenza scolastica e la durissima vita che doveva condurre per far fruttare i campi, non rinunciò a cercare di farsi una cultura.
Con i soli e deboli strumenti di cui poteva disporre prese a leggere voracemente a partire dai vent’anni, nutrendo le sue curiosità con i libri più diversi. Nella biblioteca che progressivamente andò costruendo, tanto fisica che virtuale, trovarono spazio specialmente trattati tecnici e scientifici, romanzi e testi di magia. Il complesso di queste opere, che spesso era in grado di comprendere solo in parte o in maniera distorta, lasciarono tracce indelebili sul suo universo culturale.
Nel corso di questo contributo si intende pertanto riflettere sull’importanza di alcune di queste frequentazioni letterarie a partire dalle pagine che lo stesso Codino scrisse in tarda età (un trattato pseudoscientifico e un’autobiografia che fece pubblicare a sue spese a inizio Novecento). Scopo dell’intervento è quindi quello di provare a mostrare il modo in cui lesse, le strade che lo condussero a determinati testi e l’effetto che ebbero sul suo universo culturale.
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The first collection of vulgar riddles was printed in Siena in 1538. It was composed by Angelo Cenni, a Sienese farrier, member of the Congrega dei Rozzi. The riddles, written in verse, were read aloud on social occasions and were meant... more
The first collection of vulgar riddles was printed in Siena in 1538. It was composed by Angelo Cenni, a Sienese farrier, member of the Congrega dei Rozzi. The riddles, written in verse, were read aloud on social occasions and were meant to entertain. They inaugurated a very successful publishing genre that is still printed nowadays.
Cenni’s riddles achieved enormous success in the 16th century: were collected in many editions and were often copied. In just a few years, circulating both through print and in manuscript and oral form, they spread throughout the whole of Italy. They were even included in Straparola’s Le piacevoli notti, one of the most successful literary works of 16th century Italy. Soon, especially thanks to the versions contained in Straparola, the riddles of the Sienese farrier reached other countries, with translations into Spanish, French and English.
The case lends itself to interesting observations on the permeability of European literary culture and the lability of linguistic borders. The aim of this contribution is therefore to reconstruct the history of the “migrations” of Cenni's riddles, highlighting the role the translators played in the process of dissemination and adaptation, how the compositions changed as they left Siena and what fate they encountered outside Italy.
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Fra il 1499 e il 1500, in una delle fasi maggiormente delicate delle guerre d’Italia, Luigi XII prese Milano e costrinse Ludovico il Moro all’esilio. L’evento ebbe un’eco enorme ed entrò con forza nelle tipografie dell’epoca, determinando... more
Fra il 1499 e il 1500, in una delle fasi maggiormente delicate delle guerre d’Italia, Luigi XII prese Milano e costrinse Ludovico il Moro all’esilio. L’evento ebbe un’eco enorme ed entrò con forza nelle tipografie dell’epoca, determinando un’amplissima produzione di canzoni, cronache e testi normativi. Lo scopo di questo contributo è quello di considerare in ottica comparativa i documenti che vennero stampati a Milano e a Venezia, per mettere in luce i differenti effetti determinati dalla conquista sulla produzione a stampa.
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Il presente contributo intende riflettere sui cambiamenti che investirono le gride milanesi nel corso del Cinquecento. Questo periodo vide infatti l’affermazione definitiva dell’impiego della stampa nella produzione di materiali... more
Il presente contributo intende riflettere sui cambiamenti che investirono le gride milanesi nel corso del Cinquecento. Questo periodo vide infatti l’affermazione definitiva dell’impiego della stampa nella produzione di materiali ufficiali, arrivando a riguardare da vicino persino le scritture dell’amministrazione, fra cui appunto le gride. Come la storiografia recente ha messo in luce a più riprese, il cambiamento tecnico non fu neutro, condusse invece al ripensamento delle funzioni di queste scritture e alla loro importanza. Cambiarono inoltre i produttori materiali, i modi di accedere ai documenti e la frequenza con cui lo si faceva. Scopo di questo intervento è quello di ragionare in questo senso, cercando di capire le conseguenze, di breve e di lungo periodo, di simili mutamenti.
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Il contributo presenta i termini e le condizioni di applicabilità di una prospettiva di studio che mira, attraverso l’analisi quantitativa dei caratteri della produzione di alcune categorie di prodotti tipografici, all’individuazione... more
Il contributo presenta i termini e le condizioni di applicabilità di una prospettiva di studio che mira, attraverso l’analisi quantitativa dei caratteri della produzione di alcune categorie di prodotti tipografici, all’individuazione degli esiti comunicativi della documentazione. Con l’applicazione di questo metodo si giunge a identificare quali furono le abitudini di fruizione dei destinatari del materiale che si esamina e gli esiti comunicativi attesi dai produttori. A livello teorico tale strategia di analisi deve molto ai lavori dello storico dell’arte Michael Baxandall.
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Con questo contributo si vuole riflettere sul passaggio di alcune categorie di testi ufficiali dalla cultura manoscritta a quella tipografica. Muovendo dall’analisi degli elementi di continuità e di rottura riconoscibili fra le prime... more
Con questo contributo si vuole riflettere sul passaggio di alcune categorie di testi ufficiali dalla cultura manoscritta a quella tipografica. Muovendo dall’analisi degli elementi di continuità e di rottura riconoscibili fra le prime gride a stampa e le leggi manoscritte, si arriva a considerare la transizione non come un processo subito ma come un percorso orientato. Si riflette inoltre sul rapporto fra il concetto di uniformità e la percezione dell’ufficialità, mostrando l’importanza rivestita dalla coerenza formale dei prodotti ufficiali nel particolare contesto della prima età moderna. Affiorano da questa prospettiva questioni cruciali. Che ruolo hanno avuto le istituzioni nella scelta dell’impostazione formale dei documenti ufficiali? Per contro, quanta libertà era lasciata ai tipografi? Ragionando su questi problemi emerge un disegno complesso, secondo il quale la qualità dei prodotti e della loro fruizione dipende anche dalla stabilità dei rapporti di collaborazione che la città seppe intessere con i tipografi.
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L’analisi dei rapporti che legarono i testi normativi e l’arte tipografica presenta difficoltà metodologiche e interpretative rilevanti anche a uno sguardo di superficie. Nelle rubriche delle redazioni statutarie mandate in stampa del... more
L’analisi dei rapporti che legarono i testi normativi e l’arte tipografica presenta
difficoltà metodologiche e interpretative rilevanti anche a uno sguardo di superficie. Nelle
rubriche delle redazioni statutarie mandate in stampa del primo e nel secondo
Cinquecento si trovano norme desuete, che trattano di magistrature soppresse e che non
rispecchiano la situazione politico-amministrativa all’interno della quale ritrovano vita.
Inoltre, la fase di maggior lustro degli statuti è tradizionalmente fatta coincidere col XIII
ed il XIV secolo; il valore normativo di questi testi, all’altezza cronologica in cui ci si
propone di considerarli, è decisamente sbiadito. Dunque, viene a palesarsi con prepotenza
un paradosso, riassumibile nel seguente interrogativo: perché vennero mandati in stampa
strumenti normativi ormai obsoleti?
Risulta evidente che per fornire una spiegazione esaustiva non sia sufficiente addurre
ragioni di carattere giuridico. Vi sono elementi ulteriori da tenere in mente. Non basta
guardare, quindi, agli statuti tipografici esclusivamente come a bacini normativi, bensì si
dovrebbe riuscire a cogliere gli scopi retorici e simbolici dell’operazione di stampa, che
appaiono anche dalle vesti materiali delle edizioni, dai loro formati, dalle xilografie, dallo
stile linguistico. È realistico supporre che questi testi assunsero, nel Cinquecento, i
caratteri di emblemi municipali, concorrendo a nobilitare esperienze di autogoverno
pregresse o a inaugurare svolte politiche rilevanti, partecipando così alla costruzione
dell’identità cittadina. I superstiti possono essere considerati allora nel segno della storia
della comunicazione politica oltre che normativa, arrivando ad assumere il ruolo di una
fonte tanto complessa quanto rilevante, grazie alla quale si riescono a cogliere alcuni dei
termini attorno cui venne a svilupparsi il dialogo fra governanti e governati.
In definitiva, questo intervento si propone di riflettere attorno alle categorie di
giuridicamente valido e di politicamente simbolico così come emergono dai superstiti
tipografici degli statuti stampati nella toscana del XVI secolo. Specialmente si
analizzeranno le edizioni prodotte per le città di Pistoia, di Arezzo, di Massa e di Carrara.
Fra le realtà amministrative passano distanze rilevanti: le prime due sono comunità
soggette ad un potere straniero, quello fiorentino, le ultime invece sono libere di legiferare
senza vincoli. L’analisi verrà condotta utilizzando elementi interpretativi propri sia della
storia giuridica che di quella delle tipografie, giungendo in chiusura a fornire un quadro
composito delle ragioni che guidarono tali progetti. Si mostrerà la partecipazione
reciproca di motivazioni di carattere amministrativo e politico all’interno di progetti
editoriali ambiziosi e notevoli, che contribuiranno a costruire legami, alle volte anche
duraturi e dai riverberi ampi, fra tipografi e istituti di potere.
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Con questi contributi si intende affrontare da tre diverse prospettive il rapporto tra potere pubblico e territorio. L’analisi delle pratiche quotidiane di controllo, dei contatti tra amministratori e popolazioni e delle dinamiche di... more
Con questi contributi si intende affrontare da tre diverse prospettive il rapporto tra potere pubblico e territorio. L’analisi delle pratiche quotidiane di controllo, dei contatti tra amministratori e popolazioni e delle dinamiche di lungo periodo che hanno influenzato il radicarsi delle istituzioni, si configura come uno strumento prezioso per cogliere alcune delle modalità di esercizio del potere nelle diverse epoche storiche. Il prisma della territorialità consente di fare luce sulle modalità con cui le istituzioni si interfacciano con le proprie aree d’influenza, attraverso quali strumenti e quali attori si sia riusciti ad esercitare il controllo della comunicazione politico-normativa e quali fossero le soluzioni adottate per risolvere gli attriti con le resistenze locali.
Le tematiche legate alla proiezione giurisdizionale delle città, alla presenza delle istituzioni sul territorio e alla diffusione delle leggi tramite i canali previsti dalle pubbliche autorità sono state ampiamente trattate dalla storiografia. Il convegno organizzato dalla fondazione Einaudi nel mese di ottobre del 2019 rappresenta la più recente occasione di studio a sguardo diacronico su questi temi. Per il periodo bassomedievale risultano fondamentali gli studi dedicati da Giorgio Chittolini, a partire dagli anni ’70, alla «formazione dello Stato regionale», che hanno posto le basi paradigmatiche per le ricerche successive. La fruizione dello spazio politico nella prima Età moderna è al centro di una corrente di studi di rinnovata fortuna - che trae le sue origini metodologiche dal pensiero habermasiano - per la quale è sufficiente citare il recente volume «Spazi politici, società e individuo: le tensioni del moderno» a cura di Cristoph Cornelissen e Paolo Pombeni. Infine, per un’analisi del radicamento delle istituzioni nei diversi contesti dell’Italia contemporanea si può far riferimento agli studi di Guido Melis, Sabino Cassese e, per quanto riguarda la storia delle polizie, ai lavori di Nicola Labanca e a quelli del Centro Studi sulle Polizie e il Controllo del Territorio (CEPOC).
Come le autorità pubbliche guardano allo spazio politico e amministrativo? Quali fattori contribuiscono a definire le modalità della divulgazione delle norme e dell’applicazione delle leggi entro spazi definiti? Come la progettualità amministrativa si confronta con l’emergere di problematiche di applicazione locale e quanto tutto ciò contribuisce a modificare il radicamento delle istituzioni sul territorio? Questi, e altri, saranno gli aspetti che il panel intende discutere. Nello specifico saranno oggetto della riflessione la giurisdizione penale e l’attività di controllo esercitata degli ufficiali municipali nella Vercelli del secondo Trecento e del primo Quattrocento, i luoghi e i modi attraverso cui venivano diffusi i testi normativi nel Ducato di Milano durante il Cinquecento, la collocazione sul territorio dei funzionari di Pubblica Sicurezza e i caratteri del radicamento istituzionale in Italia tra XIX e XX secolo.
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The 16th century represents, for printed laws, a moment of definition and evolution. The laws in manuscript format continued, of course, to circulate, being progressively integrated by the printed laws. The superimposition of the two... more
The 16th century represents, for printed laws, a moment of definition and evolution. The laws in manuscript format continued, of course, to circulate, being progressively integrated by the printed laws. The superimposition of the two practices represents an extremely interesting phenomenon to analyse, which allows us to consider which characters of the manuscript law have been suppressed in the typographic law and which have been maintained instead. Since the subject is very wide, on this occasion I will present the analysis of a specific case, showing the differences and the continuity that exist between the manuscript and the typographic exemplar of the same law.
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The conference With the Pen and the Press. The Production and Dissemination of Normative Texts of Cities and Princes in Northern-Central Italy during the Early Modern Age will be broadcast in live streaming on the afternoon of Monday 14th... more
The conference With the Pen and the Press. The Production and Dissemination of Normative Texts of Cities and Princes in Northern-Central Italy during the Early Modern Age will be broadcast in live streaming on the afternoon of Monday 14th December 2020 and the morning of Tuesday 15th December on the Facebook page of the State Archive of Milan (https://www.facebook.com/archiviodistatodimilano/) and on the YouTube channel of CRELEB - “Il canale dei libri” (https://www.youtube.com/c/Ilcanaledeilibri/). The event is one of the projects funded by PRIN 2017 - The Dawn of Italian Publishing. Technology, Texts and Books in Central and Northern Italy in the Fifteenth and Sixteenth Centuries.
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