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Il volume restituisce un confronto sull’urbanistica in Italia oggi e sull’idea del progetto che cambia, sensibile ai temi che attraversano la condizione contemporanea, con specifico riferimento alle culture, alle pratiche,... more
Il volume restituisce un confronto sull’urbanistica in Italia oggi e sull’idea
del progetto che cambia, sensibile ai temi che attraversano la condizione
contemporanea, con specifico riferimento alle culture, alle pratiche,
all’insegnamento e alla ricerca. Si tratta di una prima ricognizione sui molti
modi di declinare la disciplina. Dai ventuno saggi qui raccolti emerge un’idea
ampia e multidimensionale di progetto come attitudine a prefigurare
visioni di futuro, come sguardo esplorativo e interpretativo che produce
conoscenza, come sistema di azioni tecnicamente pertinenti, come campo
di interazione sociale e di conflitto, come capacità di elaborazione di strumenti
multiscalari e integrati di pianificazione del territorio e della città.
Un’idea costantemente riferita allo spazio fisico e sociale della città, alle
esplorazioni possibili del campo del visibile, alle sensibilità per la morfologia
urbana e territoriale, per i paesaggi, per i territori palinsesto. Un’idea di
progetto, dunque, in grado di recuperare una tradizione culturale italiana
ricca di senso, per mettere sistematicamente in tensione spazio e società,
con specifica attenzione ai contesti culturali e materiali intesi come riflesso
della società, delle economie e delle istituzioni.
Il governo del territorio e delle città ha crescente necessità di sperimentare
forme di progetto più flessibili, duttili, contestuali e adattive, per
far fronte a questioni sociali emergenti – come il calo demografico e l’andamento
recessivo dell’economia, la crisi di welfare nelle grandi aree urbane,
l’incipiente condizione di peri-urbanizzazione della campagna, l’emergenza
dei temi ambientali e della transizione ecologica – ma anche per
presidiare in modo nuovo temi consolidati, come le grandi trasformazioni
urbane e l’elaborazione di nuove forme di masterplan, fortemente condizionati
dalla finanziarizzazione del settore immobiliare: questioni rilevanti
da cui l’urbanistica è sospinta e sfidata a revisionare paradigmi e a
formulare prospettive metodologiche innovative.
This volume collects the results from the Politecnico di Milan’s award-winning “Boa_Ma_Nhã, Maputo!” research-by-design project, which studied various transdisciplinary approaches to development in the context of the Global South. The... more
This volume collects the results from the Politecnico di Milan’s award-winning “Boa_Ma_Nhã, Maputo!” research-by-design project, which studied various transdisciplinary approaches to development in the context of the Global South. The challenges of urbanization are well known, but that only goes so far in aiding implementation. From local considerations like water access and housing rights to global issues like climate change, territorial development demands solutions that address the needs of the specific population while keeping such goals as sustainability and inclusion in mind. By focusing on a number of towns within the Maputo Province of Mozambique, and thus addressing many of the issues endemic to Sub-Saharan Africa, the research, structurally presented so as to aid those who may require introduction to the issue, makes a clear case in favor of always keeping the Water-Energy-Food (WEF) Nexus in mind when formulating development strategies for improving people’s lives, as well as the wisdom of marrying academic findings with the insights accrued by local NGOs and institutions, thereby expanding the potential idea bank beyond the Eurocentric status quo that has tended to dominate the field.
What visions for the future of the “Greater Maputo”? What territorial images and analytical interpretations we can build on to envision long-term strategies and political decisions to promote integrated and sustainable development? Moving... more
What visions for the future of the “Greater Maputo”? What territorial images and analytical interpretations we can build on to envision long-term strategies and political decisions to promote integrated and sustainable development? Moving from these questions, through an innovative methodology and a transdisciplinary approach, the book offers a tool-kit for reading and rethinking the Maputo metropolitan region, from the perspective of a more balanced and comprehensive rural-urban relation. In addition, the volume outlines a combination of key guidelines and spatial scenarios for a possible agenda for the sustainable development of the Province of Maputo, with particular attention to the Water-Energy-Food (WEF) nexus. The book presents a selection of the main results of the research project “Boa_Ma_Nhã, Maputo!” funded by Polisocial Award 2018 – the social engagement and responsibility programme at the Politecnico di Milano – to support PIMI, an ongoing educational and research programme at the Eduardo Mondlane University, Maputo.
La città europea del XX secolo, che con la lunga stagione del recupero delle aree industriali dismesse sembrava aver esaurito il ciclo delle grandi trasformazioni urbane, ‘scopre’ nuove aree in attesa. È il caso delle infrastrutture che... more
La città europea del XX secolo, che con la lunga stagione del recupero delle aree industriali dismesse sembrava aver esaurito il ciclo delle grandi trasformazioni urbane, ‘scopre’ nuove aree in attesa. È il caso delle infrastrutture che di quel sistema produttivo erano l’ossatura: gli scali ferroviari obsoleti che si offrono alla città come straordinaria opportunità per ripensarsi. A Milano ce ne sono sette. Per immaginare il loro futuro è cruciale disporre di procedure pubbliche trasparenti e condivise, porre il sistema ferroviario al centro della rigenerazione urbana e delle relazioni metropolitane, concentrarsi sulla qualità dello spazio pubblico, verde e minerale, ma anche ragionare su logiche di localizzazione, su funzioni e quantità, nonché sui modi dell’attuazione nel tempo lungo del progetto urbanistico. Attorno a questi temi ci si è interrogati attraverso il racconto critico di dieci casi studio internazionali con cui confrontarsi e un dibattito pubblico. Il libro raccoglie i materiali di queste esplorazioni.
Con i contributi di Félix Adisson, Emilio Battisti, Stefano Boeri, Valeria Bottelli, Giancarlo Consonni, Antonio di Campli, Alessandro Gabbianelli, Giorgio Goggi, Paolo Inghilleri, Alessandro Maggioni, Pierfrancesco Maran, Chiara Mazzoleni, Paolo Mazzoleni, Laura Montedoro, Pierluigi Nicolin, Gabriele Pasqui, Vito Redaelli, Franco Sacchi, Alberto Saibene, Michelangelo Savino, Silvia Sbattella, Flora Vallone, Francesco Vescovi, Cino Zucchi.
In forma di dialogo si propongono considerazioni e interrogativi sul ruolo dell’università nella società e sulla progressiva marginalizzazione della cultura nel luogo che per secoli è stato uno dei veicoli principali della sua produzione... more
In forma di dialogo si propongono considerazioni e interrogativi sul ruolo
dell’università nella società e sulla progressiva marginalizzazione della cultura nel luogo che per secoli è stato uno dei veicoli principali della sua produzione e riproduzione. Il testo cerca di comprendere le ragioni molteplici di questa crisi, anche a partire da un disagio crescente verso la riduzione degli spazi di problematizzazione, creatività, necessaria
dissipazione e autentica passione per la conoscenza che dovrebbero caratterizzare le pratiche dell’insegnamento e della ricerca. Il dialogo nasce, in altri termini, dall’urgente necessità di riconoscere un orizzonte di senso nelle ineludibili condizioni del mutamento e dal tentativo di sperimentare e dall’aspirazione a mettere in campo, qui e ora, possibili correttivi e ragionevoli sperimentazioni per tentare di aggiustare la rotta.
A chi si rivolge questo libro? A tutti coloro che sono interessati a ragionare sulle forme di produzione e trasmissione dei saperi: agli studenti e ai professori, ma anche a chi, dentro e fuori dall’università, ha a cuore non un ritorno nostalgico al passato, ma una progressiva riappropriazione del ruolo insieme critico, formativo e civile dell’università.
Per lo studioso e il visitatore occidentale Marrakech rappresenta una sfida: comprenderne l’ordine latente, svelarla e leggerla, attraverso e oltre le retoriche e l’esperienza sensibile è una affascinante avventura intellettuale.... more
Per lo studioso e il visitatore occidentale Marrakech rappresenta una sfida: comprenderne l’ordine latente, svelarla e leggerla, attraverso e oltre le retoriche e l’esperienza sensibile è una affascinante avventura intellettuale.
Marrakech è una città di stridenti contrasti che si potrebbe descrivere per antinomie: caos e quiete, etereo e massiccio, luce e ombra, locale e globale, miseria e lusso. Se la medina - l’antica città murata, di fondazione medioevale - seduce e confonde, bistrattando i nostri sensi con una straordinaria sollecitazione, la ville nouvelle di fondazione coloniale, e la sua inesorabile trasformazione, ci induce a interrogarci sul suo futuro. Esiste una via islamica per la costruzione della città contemporanea che rifugga da tentazioni vernacolari o postmoderne e non rinunci ai valori spaziali depositati in una peculiare e millenaria cultura dell’abitare? Esiste un modello per lo sviluppo urbano alternativo a quello occidentale?
Per capirne di più, abbiamo voluto mettere alla prova i nostri strumenti conoscitivi e le nostre categorie interpretative a confronto con un oggetto di studio tanto estraneo alla nostra formazione, quanto straordinariamente stimolante. All’abbondanza della letteratura odeporica non corrisponde purtroppo una pari ricchezza di studi analitici o storici. Alcuni contributi sono stati fondamentali e illuminanti; da lì siamo partiti. Con il rilievo, il disegno, la mappatura, la fotografia e il progetto abbiamo ingaggiato il nostro “corpo a corpo” con l’inestricabile labirinto della medina, dove i consueti dispositivi percettivi di decifrazione delle gerarchie urbane risultano spuntati, se non del tutto inadeguati. Qui, con apparente casualità e indifferenza, la città si offre caotica, ingannevole;un groviglio inestricabile di strade e vicoli ciechi, di permeabilità nascoste, con il raro conforto di uno slargo o di un elemento decisamente riconoscibile tra gli altri.
La medina è un moltiplicatore di déjà vu: scorci, angoli, dettagli che sembra di aver già incontrato e che invece sono del tutto nuovi.
Il suo elemento base - la casa a patio marocchina, il dar o il riyad - si moltiplica, si aggrega, si espande, si comprime, si articola in una straordinaria varietà di soluzioni, sempre rigorosamente fedeli ai principi fondamentali dell’organismo. La raccolta dei casi studio che conclude il volume intende rendere conto della comprensione di questi principi spaziali e dell’esuberanza della loro declinazione per adattarsi alle condizioni date. Sulla città nuova ci siamo esercitati a cogliere il sistema delle relazioni urbane e delle interdipendenze, a documentare le tendenze insediative in atto e a comprendere le palesi criticità delle trasformazioni recenti e in corso.
Il libro restituisce gli esiti di questa sfida, alla ricerca di una possibile continuazione dell’incantevole racconto urbano di Marrakech.
Sempre più di frequente lo spazio pubblico è al centro di politiche, retoriche e azioni progettuali. Sembra ormai largamente condiviso quanto, fino a una decina di anni fa, non era ancora convinzione diffusa e popolare: il sistema degli... more
Sempre più di frequente lo spazio pubblico è al centro di politiche, retoriche e azioni progettuali. Sembra ormai largamente condiviso quanto, fino a una decina di anni fa, non era ancora convinzione diffusa e popolare: il sistema degli spazi pubblici è/dovrebbe essere l’armatura irrinunciabile della città, nelle nuove espansioni così come nelle sue parti consolidate o in corso di trasformazione. Tuttavia, le sfide della società contemporanea e la profonda differenza dei contesti rendono l’assunto assai più debole e ambiguo: quale spazio pubblico? Per chi? Per farci cosa?
A questi interrogativi di carattere generale si sommano quelli più strettamente riferiti all’esercizio progettuale. Quali ‘prestazioni’, dotazioni, qualità e caratteristiche, devono garantire gli spazi aperti? Come orientare le trasformazioni nel tempo?
Interpretare gli spazi pubblici esistenti come un palinsesto significa orientare lo sguardo verso quegli elementi rotti o inter-rotti che possono essere riconnessi tramite azioni progettuali consapevoli e coordinate. Sperimentare usi temporanei, modifiche permanenti e processi di riappropriazione/trasformazione tramite step progressivi, con esiti testabili e modellabili nel lungo periodo, consente la riconquista degli spazi aperti erosi da attività e presenze (come il traffico veicolare e la sosta delle automobili) che possono comprometterne la qualità e la funzione. Sottrarre il disegno degli spazi aperti alla frammentazione, non priva di contraddizioni visibili nei processi e ben riconoscibile negli assetti fisici, esito anche dell’estrema settorialità amministrativa e della gestione, appare un obiettivo prioritario.
Per contrapporre il valore della continuità (dei percorsi, dei suoli, della sequenza di spazi) occorre affiancare gli strumenti normativi più tradizionali, spesso rigidi, con visioni auspicabili e orientamenti praticabili nel tempo lungo della città: strumenti intermedi, tra piano e progetto, come le linee guida, la cui natura non è codificata ma oggetto, essa stessa, di ricerca. 
Attraverso la raccolta delle voci di diversi esperti e il racconto di un’esperienza sul campo, il libro offre un contributo al dibattito sul tema e si propone come occasione di riflessione per i progettisti, per gli amministratori e per i cittadini.
Che cos’è Open Mameli? È l’esperienza di un percorso di ascolto attivo e progettazione partecipata per il riuso temporaneo della Caserma Mameli in viale Suzzani a Milano, oggetto di un piano di trasformazione urbana. 6 ricercatori del... more
Che cos’è Open Mameli? È l’esperienza di un percorso di ascolto attivo e progettazione partecipata per il riuso temporaneo della Caserma Mameli in viale Suzzani a Milano, oggetto di un piano di trasformazione urbana. 6 ricercatori del Politecnico di Milano, 153 cittadini impegnati con continuità e rappresentanti di decine di associazioni, 13 incontri pubblici, 1 sopralluogo, 3 giorni di workshop, 55 questionari e interviste, 16.627 interazioni sul Web attraverso social network-sito-mail, 15 settimane di lavoro: questi i numeri del percorso. l libro restituisce pertanto il report finale delle attività svolte e offre una serie di riflessioni a valle del processo, interrogandosi sulle condizioni di partenza, sul metodo e sugli esiti. In particolare, gli autori si concentrano su quegli aspetti del percorso che si ritengono cruciali per produrre un’efficace sintesi dei punti di vista e coagulare le energie collettive attorno a nitidi obiettivi propositivi: sulla necessità di temperare la domanda locale e attuale a confronto con la rilevanza urbana e di lungo periodo dei luoghi (Laura Montedoro); sul punto di vista del progettista (Giancarlo Flòridi); sulle pratiche partecipative come risorsa per la trasformazione della città e l’importanza della terzietà e la qualità della relazione fiduciaria tra cittadini e mediatori-traduttori (Oriana Codispoti e Antonio Mannino); sul rapporto tra ascolto attivo e progetto aperto, sul ruolo delle competenze tecniche nella produzione di un immaginario e, insieme, nella traduzione dei desideri (Fabio Lepratto); sulla potenziale migrazione dalla nozione di ‘partecipazione’ a quella di ‘progetto d’uso’ e ‘progetto di luogo’ (Gabriele Pasqui). Ciò che rende ‘sperimentale’ Open Mameli è la ‘scoperta’ che i vincoli dati all’avviamento dell’esperienza possono essere assunti come risorsa, consentendo di pervenire a una sintesi di richieste, raccomandazioni e auspicii piuttosto precisa e che le competenze tecniche relative alle discipline del progetto, messe a servizio dell’intelligenza della società civile, possono avere un ruolo centrale per pervenire a tale sintesi.
Con accettabile margine di approssimazione, si intende per sprawl quel fenomeno della dispersione, abitativa e produttiva, che ha interessato molte regioni metropolitane del mondo occidentale negli ultimi decenni e, più di recente, anche... more
Con accettabile margine di approssimazione, si intende per sprawl quel fenomeno della dispersione, abitativa e produttiva, che ha interessato molte regioni metropolitane del mondo occidentale negli ultimi decenni e, più di recente, anche talune aree metropolitane asiatiche. Di origine anglosassone, il termine designa la tendenza insediativa tipica del suburbio: un modello residenziale a bassa densità, in prossimità dei grandi centri urbani, con evidenti debiti verso la cultura della
«città giardino» inglese e ispirato dal mito del rapporto con la natura, seppure incardinato in una completa dipendenza dall’automobile e dalla città. Letteralmente “sbrodolamento”, il termine ha poi descritto un fenomeno assai più esteso di urbanizzazione indiscriminata del territorio che, a partire dagli anni settanta, ha interessato ampie parti dei territori europei. Tra questi, il nord Milano, si distingue per la dimensione del fenomeno: una «città infinita», è stato detto ma, guardando a questi territori,tra le molte domande possibili, una si impone sulle altre: cosa è città? Cosa è campagna? Da anni l’urbanistica si interroga circa il governo delle tendenze insediative, sottolineando l’insostenibilità di tale modello dissipativo che si fonda su un continuo consumo di suolo. Su questo scenario consolidato, la crisi economica di questi anni proietta nuovi interrogativi circa il destino di uno sprawl dismesso.
La ricerca presentata in questo volume indaga il tema e propone ipotesi interpretative e possibili strategie finalizzate a un diverso sviluppo dei territori suburbani. Il confronto con un caso studio concreto – il Comune di Caronno Pertusella – ha prodotto esplorazioni progettuali che verificano gli approcci via via sperimentati: le tecniche del riuso, della densificazione e della valorizzazione di quanto resta dei terreni agricoli, coniugate alla sfida di zero consumo di suolo, sono finalizzate alla difesa e al potenziamento della labile urbanità della periferia metropolitana.
Research Interests:
L’assunto da cui parte questo corposo studio corale consta nel fatto che «i sette scali ferroviari milanesi dismessi rappresentano un’occasione eccezionale e irripetibile di trasformazione urbana e di messa a punto di un’idea di città».... more
L’assunto da cui parte questo corposo studio corale consta nel fatto che «i sette scali ferroviari milanesi dismessi rappresentano un’occasione eccezionale
e irripetibile di trasformazione urbana e di messa a punto di un’idea di città». Il volume raccoglie pertanto numerosi contributi, ampiamente illustrati, secondo uno schema tripartito: una prima parte urbanistica che contiene dei saggi d’indirizzo volti a delineare le sfide cruciali per la città contemporanea. La seconda parte, più progettuale, dedica spazio alle varie proposte di riordino degli scali milanesi. La terza, infine, propone una sorta di verifica a più voci delle ipotesi sviluppate nelle prime due, interrogando sia architetti come Emilio Battisti e Pierluigi Nicolin, e urbanisti, come Luigi Mazza, sia personalità extradisciplinari di assoluto rilievo come Ermanno Olmi, partendo dall’assunto che per capire una città sono necessari molti punti di vista, compresi quelli del cinema, spesso trascurati dal mondo accademico, ma forse gli unici in grado di restituire quel sentimento unico che Christopher Alexander chiama «the magic of the city»
Tra le carreggiate di corso Sempione, all’altezza di via Procaccini, si gode di un punto di osservazione strategico su due degli edifici più significativi espressi della tradizione del Movimento Moderno a Milano. Realizzati a circa... more
Tra le carreggiate di corso Sempione, all’altezza di via Procaccini, si gode di un punto di osservazione strategico su due degli edifici più significativi espressi della tradizione del Movimento Moderno a Milano. Realizzati a circa vent’anni di distan-za, la Casa Rustici (1933-1936) di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri e la Casa d’Abitazione Ina (1953-1958) di Piero Bottoni – rispettivamente al numero 36 e 33 del corso – testimoniano due momenti d’eccellenza nella storia dell’architettura, di un modo teso e colto di intendere la professione e di un felice intento di rinnova-mento nelle regole di insediamento dell’edificio nella città. Infatti, la Milano bor-ghese – nota e rassicurante, prevedibile nella chiarezza del suo impianto – lì am-mette due diverse trasgressioni: una pacata, poco appariscente, ma non per que-sto meno efficace nella sua portata ‘eversiva’; l’altra potente, perentoria, nell’affer-mazione della propria diversità e nell’evocazione di un paesaggio urbano possibi-le, di un differente modo di intendere l’abitazione.
Between the carriageways of corso Sempione, opposite via Procaccini, you have a strategic point of observation on two of the most significant buildings expressed by the tradition of the Modern Movement in Milan. Built at a distance of... more
Between the carriageways of corso Sempione, opposite via Procaccini, you have a strategic point of observation on two of the most significant buildings expressed by the tradition of the Modern Movement in Milan. Built at a distance of some twenty years, the Casa Rustici (1933-1936) by Giuseppe Terragni and Pietro Lingeri and the Casa d’Abitazione Ina (1953-1958) by Piero Bottoni – at 36 and 33 of the corso , respectively – testify to two moments of excellence in the history of architecture, to a cultivated way of intending the profession and to a successful intent to renew the rules for settling a building in the city. The bourgeois Milan – known and reassuring, predictable in its clear structure – here admits two different transgressions: one subdued, inconspicuous, but not less effective in its ‘subversive’ impact; the other powerful, peremptory in affirming its own diversity and in evoking a possible urban landscape, and a different way of conceiving the house. Certainly the plan...
In forma di dialogo si propongono considerazioni e interrogativi sul ruolo dell’università nella società e sulla progressiva marginalizzazione della cultura nel luogo che per secoli è stato uno dei veicoli principali della sua produzione... more
In forma di dialogo si propongono considerazioni e interrogativi sul ruolo dell’università nella società e sulla progressiva marginalizzazione della cultura nel luogo che per secoli è stato uno dei veicoli principali della sua produzione e riproduzione. Il testo cerca di comprendere le ragioni molteplici di questa crisi, anche a partire da un disagio crescente verso la riduzione degli spazi di problematizzazione, creatività, necessaria dissipazione e autentica passione per la conoscenza che dovrebbero caratterizzare le pratiche dell’insegnamento e della ricerca. Il dialogo nasce, in altri termini, dall’urgente necessità di riconoscere un orizzonte di senso nelle ineludibili condizioni del mutamento e dal tentativo di sperimentare e dall’aspirazione a mettere in campo, qui e ora, possibili correttivi e ragionevoli sperimentazioni per tentare di aggiustare la rotta. A chi si rivolge questo libro? A tutti coloro che sono interessati a ragionare sulle forme di produzione e trasmissione dei saperi: agli studenti e ai professori, ma anche a chi, dentro e fuori dall’università, ha a cuore non un ritorno nostalgico al passato, ma una progressiva riappropriazione del ruolo insieme critico, formativo e civile dell’università.
What visions for the future of the “Greater Maputo”? What territorial images and analytical interpretations we can build on to envision long-term strategies and political decisions to promote integrated and sustainable development? Moving... more
What visions for the future of the “Greater Maputo”? What territorial images and analytical interpretations we can build on to envision long-term strategies and political decisions to promote integrated and sustainable development? Moving from these questions, through an innovative methodology and a transdisciplinary approach, the book offers a tool-kit for reading and rethinking the Maputo metropolitan region, from the perspective of a more balanced and comprehensive rural-urban relation. In addition, the volume outlines a combination of key guidelines and spatial scenarios for a possible agenda for the sustainable development of the Province of Maputo, with particular attention to the Water-Energy-Food (WEF) nexus. The book presents a selection of the main results of the research project “Boa_Ma_Nhã, Maputo!” funded by Polisocial Award 2018 – the social engagement and responsibility programme at the Politecnico di Milano – to support PIMI, an ongoing educational and research programme at the Eduardo Mondlane University, Maputo.
La città europea del XX secolo, che con la lunga stagione del recupero delle aree industriali dismesse sembrava aver esaurito il ciclo delle grandi trasformazioni urbane, ‘scopre’ nuove aree in attesa. È il caso delle infrastrutture che... more
La città europea del XX secolo, che con la lunga stagione del recupero delle aree industriali dismesse sembrava aver esaurito il ciclo delle grandi trasformazioni urbane, ‘scopre’ nuove aree in attesa. È il caso delle infrastrutture che di quel sistema produttivo erano l’ossatura: gli scali ferroviari obsoleti che si offrono alla città come straordinaria opportunità per ripensarsi. A Milano ce ne sono sette. Per immaginare il loro futuro è cruciale disporre di procedure pubbliche trasparenti e condivise, porre il sistema ferroviario al centro della rigenerazione urbana e delle relazioni metropolitane, concentrarsi sulla qualità dello spazio pubblico, verde e minerale, ma anche ragionare su logiche di localizzazione, su funzioni e quantità, nonché sui modi dell’attuazione nel tempo lungo del progetto urbanistico. Attorno a questi temi ci si è interrogati attraverso il racconto critico di dieci casi studio internazionali con cui confrontarsi e un dibattito pubblico. Il libro raccoglie i materiali di queste esplorazioni. Con i contributi di Félix Adisson, Emilio Battisti, Stefano Boeri, Valeria Bottelli, Giancarlo Consonni, Antonio di Campli, Alessandro Gabbianelli, Giorgio Goggi, Paolo Inghilleri, Alessandro Maggioni, Pierfrancesco Maran, Chiara Mazzoleni, Paolo Mazzoleni, Laura Montedoro, Pierluigi Nicolin, Gabriele Pasqui, Vito Redaelli, Franco Sacchi, Alberto Saibene, Michelangelo Savino, Silvia Sbattella, Flora Vallone, Francesco Vescovi, Cino Zucchi.
The paper presents the premises and some ongoing results from “Boa_Ma_Nhã, Maputo!”, a transdisciplinary research project based at Politecnico di Milano in partnership with Eduardo Mondlane University (Maputo, Mozambique) and the Italian... more
The paper presents the premises and some ongoing results from “Boa_Ma_Nhã, Maputo!”, a transdisciplinary research project based at Politecnico di Milano in partnership with Eduardo Mondlane University (Maputo, Mozambique) and the Italian Agency for Development Cooperation. The project is focused on the districts of Boane, Moamba, and Namaacha, questioning their role in consideration of the ongoing metropolisation of the Maputo Province, where the relation between urban and rural, national and transnational, local and global has become critical. Among the most pressing challenges, the main ones are related to the changing rural-urban socio-economic conditions and the local effects of climate change, including water competition, food insecurity, and access to energy. The research project embraces these challenging issues, mainly untackled by local planning tools, by proposing a multiand inter-disciplinary approach to address the development of the growing peri-urban environment of Map...
Che cos’è Open Mameli? È l’esperienza di un percorso di ascolto attivo e progettazione partecipata per il riuso temporaneo della Caserma Mameli in viale Suzzani a Milano, oggetto di un piano di trasformazione urbana. 6 ricercatori del... more
Che cos’è Open Mameli? È l’esperienza di un percorso di ascolto attivo e progettazione partecipata per il riuso temporaneo della Caserma Mameli in viale Suzzani a Milano, oggetto di un piano di trasformazione urbana. 6 ricercatori del Politecnico di Milano, 153 cittadini impegnati con continuità e rappresentanti di decine di associazioni, 13 incontri pubblici, 1 sopralluogo, 3 giorni di workshop, 55 questionari e interviste, 16.627 interazioni sul Web attraverso social network-sito-mail, 15 settimane di lavoro: questi i numeri del percorso. l libro restituisce pertanto il report finale delle attività svolte e offre una serie di riflessioni a valle del processo, interrogandosi sulle condizioni di partenza, sul metodo e sugli esiti. In particolare, gli autori si concentrano su quegli aspetti del percorso che si ritengono cruciali per produrre un’efficace sintesi dei punti di vista e coagulare le energie collettive attorno a nitidi obiettivi propositivi: sulla necessità di temperare la domanda locale e attuale a confronto con la rilevanza urbana e di lungo periodo dei luoghi (Laura Montedoro); sul punto di vista del progettista (Giancarlo Flòridi); sulle pratiche partecipative come risorsa per la trasformazione della città e l’importanza della terzietà e la qualità della relazione fiduciaria tra cittadini e mediatori-traduttori (Oriana Codispoti e Antonio Mannino); sul rapporto tra ascolto attivo e progetto aperto, sul ruolo delle competenze tecniche nella produzione di un immaginario e, insieme, nella traduzione dei desideri (Fabio Lepratto); sulla potenziale migrazione dalla nozione di ‘partecipazione’ a quella di ‘progetto d’uso’ e ‘progetto di luogo’ (Gabriele Pasqui). Ciò che rende ‘sperimentale’ Open Mameli è la ‘scoperta’ che i vincoli dati all’avviamento dell’esperienza possono essere assunti come risorsa, consentendo di pervenire a una sintesi di richieste, raccomandazioni e auspicii piuttosto precisa e che le competenze tecniche relative alle discipline del progetto, messe a servizio dell’intelligenza della società civile, possono avere un ruolo centrale per pervenire a tale sintesi.
Due to a fast-growing economy, Morocco is facing several issues concerning a local way to a global modernization. The Islamic society is slowly changing towards new forms of rules to achieve a balance between traditional values and new... more
Due to a fast-growing economy, Morocco is facing several issues concerning a local way to a global modernization. The Islamic society is slowly changing towards new forms of rules to achieve a balance between traditional values and new emergent needs. While the vast rural world keeps a stronger resistance to mutations, cities are laboratories for innovation. In terms of spaces, among the famous imperial cities, Marrakech is the one in which the phenomena are more acute and accelerated. The ancient heart of the medina is the great object of external pressures for new touristic uses and consequent gentrification, while the colonial modern parts of the city are progressively replaced and new urban expansions are looking for a development model. Starting from this point of view, the essay describes and interprets the main dynamics in place and attempts to indicate the contradictions and critical aspects that will be the most difficult challenge for Moroccan cities in the next few years: Is there a local way to modernize in a global world? Which tools and strategies for a sustainable development?
Research Interests:
OpenMameli da spazio interdetto a fulcro di urbanità Rispetto alle occasioni di trasformazione urbana offerte dal fenomeno della dismissione industriale, che tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 del secolo scorso ha riconfigurato... more
OpenMameli da spazio interdetto a fulcro di urbanità
Rispetto alle occasioni di trasformazione urbana offerte dal fenomeno della dismissione industriale, che tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 del secolo scorso ha riconfigurato interi settori di Milano, le aree militari (e gli scali ferroviari) - classificati come Ambiti di Trasformazione Urbana nella tassonomia proposta dal Piano di Governo del Territorio di Milano - rappresentano una sfida ancora diversa. Queste aree, infatti, seppure in modi diversi, si ritengono nel senso comune aree pubbliche: un patrimonio comune rispetto al quale le attese della cittadinanza, in termini di vantaggi e ricadute virtuose sulla città, sono molto alte. Per quanto attiene al processo che riguarda le aree militari milanesi, vale la pena fare il punto della situazione: disponiamo di un Protocollo d'intesa per la Valorizzazione delle Caserme, del maggio 2009, stipulato tra il Governo (Ministero della Difesa) e il Comune di Milano (Sindaco), superato. Tale documento, il cui titolo è Un progetto di rigenerazione urbana, consiste in un pamphlet dove sono individuate le aree da 'restituire alla città', dopo la dismissione. Un nuovo Protocollo d'intesa […] tra Ministero della Difesa, Comune di Milano e Agenzia del Demanio è stato siglato il 7 agosto 2014; rispetto al precedente, si ridefiniscono le aree effettivamente disponibili alla valorizzazione. Parte di questo patrimonio è stato poi passato all'Agenzia del Demanio ed è ora gestito da INVIMIT e dalla Cassa Depositi e Prestiti (CdPImmobiliare). È il caso della Caserma Mameli, acquistata da CdP nella primavera del 2015. Il quadro dei vincoli sui manufatti storici del patrimonio militare complica/arricchisce ulteriormente il processo. Le previsioni contenute nel Piano di Governo del Territorio consistono in indirizzi generali che rimandano agli strumenti attuativi del caso. L'inerzia, tipica dei processi di notevole complessità e interessati dalla presenza di molti attori, suggerirebbe di praticare anche strade alternative di progetti a breve termine, che ri-immettano questi spazi negati nel circuito dei beni accessibili della città, con ipotesi di uso temporaneo e gestione dello status transitorio. [...] Un'altra considerazione è utile per ragionare sulle aree militari milanesi: originariamente insediate sul territorio con logica di sistema, oggi non sono più interpretabili come tali. A differenza degli scali, infatti, le caserme si prestano ad un approccio diverso e più libero, rispetto alle occasioni che via via si danno nella città, alla ricerca di sinergie alla scala locale...
In occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari italiane, l'Università degli Studi di Cagliari (DICAAR), il Polo Museale della Sardegna (MiBACT), l'Istituto Italiano dei Castelli (Sezione Sardegna e... more
In occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari italiane, l'Università degli Studi di Cagliari (DICAAR), il Polo Museale della Sardegna (MiBACT), l'Istituto Italiano dei Castelli (Sezione Sardegna e Consiglio Scientifico Nazionale) e l'Università di Edimburgo (ESALA) hanno promosso un incontro internazionale per condividere casi-studio, percorsi di ricerca e iniziative istituzionali riguardanti la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dei paesaggi militari. Per tale patrimonio, il convegno, che si è tenuto a La Maddalena presso la Scuola Sottufficiali della Marina Militare, ha avviato un dialogo interdisciplinare e interistituzionale sui temi della tutela, del riuso e della gestione del patrimonio militare, alla luce dei nuovi scenari di riconversione o di uso condiviso, militare e civile. La mostra internazionale, allestita presso il Museo Nazionale 'Memoriale Giuseppe Garibaldi' (Forte Arbuticci, isola di Caprera), ne raccoglie gli esiti attraverso l'illustrazione tematica delle ricerche scientifiche presentate. The 150th anniversary of the decommissioning of Italian military strongholds forms an appropriate occasion for reflection on the significance and the future of military heritage. The international conference, organised by the University of Cagliari (DICAAR), the Italian Ministry for Cultural Assets and Activities and Tourism (Polo Museale della Sardegna), the Istituto Italiano dei Castelli (Sardinia Section and National Scientific Committee) and the University of Edinburgh (ESALA), held in the Italian Navy Petty Officer School of La Maddalena provided the opportunity for sharing case studies, interdisciplinary scientific researches and institutional programmes involving military landscapes with a particular focus on their possible protection, conservation and cultural development, also in the case of conversion, reuse or civil and military dual use. The International Exhibition at the Giuseppe Garibaldi Memorial Museum (Arbuticci Fort, Island of Caprera) displays the results of the conference through the reasoned illustration of the scientific researches presented. SCENARI PER IL FUTURO DEL PATRIMONIO MILITARE Un confronto internazionale in occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari in Italia A FUTURE FOR MILITARY HERITAGE An international overview event celebrating the 150th anniversary of the decommissioning of Italian fortresses a cura di l edited by Giovanna Damiani Donatella Rita Fiorino MILITARY LANDSCAPES a cura di l edited by Giovanna Damiani Donatella Rita Fiorino GIOVANNA DAMIANI Laureata in Storia dell'arte, specializzata in Archeologia e Storia dell'arte presso l'Università di Siena. Dal 1978 al 1998 docente di Storia dell'arte medievale e moderna e di Tradizione classica nell'arte europea. Master in Comunicazione pubblica e istituzionale. Funzionario direttore, coordinatore, Storico dell'arte del MiBACT dal 1990, Dirigente del medesimo dicastero dal 2005. Già Soprintendente di Parma e Piacenza e della Soprintendenza Speciale di Venezia, è Direttore del Polo Museale della Sardegna. Oltre a numerosi incarichi condotti su specifici temi nell'ambito dello stesso Ministero, tra cui la partecipazione a numerose commissioni nazionali e internazionali, ha al suo attivo la cura di mostre in Italia e all'estero e oltre cento pubblicazioni in materia di storia dell'arte, collezionismo storico, spaziando dal Medioevo all'Età Moderna, e informatica applicata a dati e documenti storico-artistici con la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Convegno conclusivo ricerca FARB 2016. La ricerca si è proposta di mappare e di definire, dal punto di vista delle diverse discipline, i connotati assunti dall’urban design in Italia nel panorama della cultura architettonica e urbanistica... more
Convegno conclusivo ricerca FARB 2016.
La ricerca si è proposta di mappare e di definire, dal punto di vista delle diverse discipline, i connotati assunti dall’urban design in Italia nel panorama della cultura architettonica e urbanistica internazionale. Si tratta di un primo passo verso l’esplorazione sistematica di un tema che si inserisce in un ambito di ricerca potenzialmente ben più ampio sulle diverse declinazioni che ha assunto il disegno urbano nell'ultimo secolo in Italia, tanto sul piano progettuale, quanto su quello teorico-critico.
Definizioni/ambiguità
La costruzione di una geografia culturale del disegno urbano in Italia, terreno disciplinare assieme disertato e conteso, rivela la varietà e, talora, l’inconciliabilità di punti di vista diversi. La pluralità degli approcci, sebbene all’interno di famiglie culturali riconoscibili, rende una definizione univoca quasi impraticabile e implica la polivalenza di una locuzione che, almeno in
parte, si sovrappone ad altre fortunate locuzioni, come ‘progetto urbano’.
Nei diversi approfondimenti della ricerca, si possono riconoscere definizioni del disegno urbano per la scala a cui esso opera (la cosiddetta
‘scala intermedia’), per la natura degli elaborati con cui si pratica (la centralità del disegno), per i temi posti al centro della progettazione (la forma e lo spazio aperto della città), per taluni assunti teorici (la rilevanza della relazioni tra le parti, l’enfasi su aspetti percettivi dello spazio). In altri
termini, il disegno urbano parrebbe più definibile per quello che fa (può fare) più che per quello che è (può essere). Tali ambiguità parrebbero escludere, ad oggi, la possibilità di riferirsi a una compiuta ‘teoria del
disegno urbano’, ma apre a molte interpretazioni e alla necessità di un’alleanza dei saperi e delle discipline che sappiano riannodare narrazioni ed esperienze, remote e recenti, per prendersi cura della dimensione fisica delle trasformazioni urbane.
An interdisciplinary seminar in the framework of the project
"Boa_Ma_Nhã, Maputo!" Polisocial Award 2018
Un seminario dedicato alla cooperazione internazionale nel contesto africano per interrogarsi sul ruolo delle discipline del progetto, sia per mettere a confronto le esperienze operative e di ricerca, già maturate o in corso, all'interno... more
Un seminario dedicato alla cooperazione internazionale nel contesto africano per interrogarsi sul ruolo delle discipline del progetto,
sia per mettere a confronto le esperienze operative e di ricerca, già maturate o in corso, all'interno del Politecnico, sia per offrire un
contributo agli studenti della Scuola di Architettura,
Urbanistica e Ingegneria delle costruzioni.
The challenge of sustainable development in a country in search of new tools for territorial governance and planning
16 gennaio 2009, Francesco Gastaldi (Iuav) Urban regeneration. Strategie, esperienze, ricerche. Politiche di rigenerazione urbana a Genova 19 marzo 2010, Leonardo Cavalli (Systematica) Masterplan di Pasila. Scalo ferroviario dismesso a... more
16 gennaio 2009, Francesco Gastaldi (Iuav)
Urban regeneration. Strategie, esperienze, ricerche. Politiche di rigenerazione urbana a Genova
19 marzo 2010, Leonardo Cavalli (Systematica)
Masterplan di Pasila. Scalo ferroviario dismesso a Helsinki
18 giugno 2010, Anna Lambertini (Master Paesaggistica, Università di Firenze)
Progettare paesaggi urbani. Esperienze e ricerche
Le ricerche artistiche audiovisive esplorano e interpretano l’ambiente fisico con esiti complementari a quelli della ricerca scientifica. La frequentazione di tali esperienze si rivela pertanto proficua per leggere l’inafferrabile... more
Le ricerche artistiche audiovisive esplorano e interpretano l’ambiente fisico con esiti complementari a quelli della ricerca scientifica. La frequentazione di tali esperienze si rivela pertanto proficua per leggere l’inafferrabile mutamento dei paesaggi (urbani, metropolitani, agrari). Con tale convinzione, nell’ambito del Laboratorio di Progettazione Urbanistica, si è  proposto un ciclo di proiezioni e di incontri dedicato a registi italiani che hanno raccontato diversi aspetti della città e del paesaggio. Portatori di sottili indagini psicologiche e di feconde interpretazioni sociologiche, i film in rassegna ci offrono un’originale interpretazione del mutamento dei luoghi.
9 marzo 2007, Inaugurazione del seminario
Proiezione di "Scene milanesi", a cura di Alberto Saibene e Giovanni Lavarra.
Incontro con i curatori e Giulio Barazzetta.
7 giugno 2007, Conclusione del seminario
Proiezione de "I cento passi".
Incontro con la sceneggiatrice Monica Zapelli e Giancarlo Consonni
Un ciclo di incontri e proiezioni dedicato a giovani registi che hanno esplorato alcuni aspetti della realtà contemporanea attraverso il documentario, con lavori difficilmente fruibili nei circuiti della grande distribuzione per il loro... more
Un ciclo di incontri e proiezioni dedicato a giovani registi che hanno esplorato alcuni aspetti della realtà contemporanea attraverso il documentario, con lavori difficilmente fruibili nei circuiti della grande distribuzione per il loro carattere prevalentemente sperimentale e particolarmente fecondi di riflessioni sul paesaggio metropolitano:
• Sofia Vincenzetto – Vola e va’
• Andrea Caccia – L’estate vola
• Giuseppe Baresi – 120 mt s.l.m.
• Giovanni Piperno – L’esplosione
• Marco Berrini e Martina Parenti – Animol
Il ciclo di seminari ha inteso esplorare alcuni temi cruciali nella città contemporanea – quali: la sicurezza, la competizione tra sistemi urbani, il fenomeno della concentrazione delle attività, la resistenza o la caduta della nozione di... more
Il ciclo di seminari ha inteso esplorare alcuni temi cruciali nella città contemporanea – quali: la sicurezza, la competizione tra sistemi urbani, il fenomeno della concentrazione delle attività, la resistenza o la caduta della nozione di comunità nella metropoli, la tutela e l'invenzione di paesaggi, il rapporto tra densità e dispersione insediativa – e alcune  esperienze di ricerca sul campo.
4 novembre 2005, Sandro Coccoi: La città obiettivo sensibile. Sul tema della sicurezza.
18 novembre 2005, Francesco Vescovi: Rischi e risorse del marketing urbano. 
2 dicembre 2005, Enzo Gaglio: La rete del commercio e la rete metropolitana.
16 dicembre 2005, Silvia Sbattella: Gli spazi del sacro nella città. Un’interpretazione. 
19 maggio 2006, Hermanitos Verdes Architetti (Modena) Studi e progetti
Research Interests:
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