Urban rigeneration
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Paper selezionato in occasione della X Giornata di Studi dell'INU Napoli, 15 dicembre 2017. Sessione: 7. Infrastrutture verdi, blu e miste Nei territori della diffusione insediativa, i nuovi paesaggi delle “Agricolture urbanizzate”... more
Paper selezionato in occasione della X Giornata di Studi dell'INU
Napoli, 15 dicembre 2017.
Sessione: 7. Infrastrutture verdi, blu e miste
Nei territori della diffusione insediativa, i nuovi paesaggi delle “Agricolture urbanizzate” testimoniano una contro-tendenza all’opposizione tra urbano e rurale. Si tratta di un insieme eterogeneo di pratiche in corso più o meno innovative, condivise e partecipate, che sperimentano con inedite relazioni ecologico-ambientali, socio-economiche e spaziali, la territorializzazione della multifunzionalità agricola e il concetto di Innovazione Sociale, valorizzando i contesti locali di cui è composta la città metropolitana. La green infrastructure, già strumento di attuazione delle principali politiche pubbliche e strategie tematiche europee (Europa 2020), si individua quale dispositivo di sistema e figura di progetto unitaria e coerente a cui ricondurre spazi, soggetti e attività agro-urbane diversi, superando la frammentazione spaziale, funzionale e amministrativa delle aree metropolitane e contribuendo alla rigenerazione e al rinnovamento della forma urbana e sociale della città.
Napoli, 15 dicembre 2017.
Sessione: 7. Infrastrutture verdi, blu e miste
Nei territori della diffusione insediativa, i nuovi paesaggi delle “Agricolture urbanizzate” testimoniano una contro-tendenza all’opposizione tra urbano e rurale. Si tratta di un insieme eterogeneo di pratiche in corso più o meno innovative, condivise e partecipate, che sperimentano con inedite relazioni ecologico-ambientali, socio-economiche e spaziali, la territorializzazione della multifunzionalità agricola e il concetto di Innovazione Sociale, valorizzando i contesti locali di cui è composta la città metropolitana. La green infrastructure, già strumento di attuazione delle principali politiche pubbliche e strategie tematiche europee (Europa 2020), si individua quale dispositivo di sistema e figura di progetto unitaria e coerente a cui ricondurre spazi, soggetti e attività agro-urbane diversi, superando la frammentazione spaziale, funzionale e amministrativa delle aree metropolitane e contribuendo alla rigenerazione e al rinnovamento della forma urbana e sociale della città.
In occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari italiane, l'Università degli Studi di Cagliari (DICAAR), il Polo Museale della Sardegna (MiBACT), l'Istituto Italiano dei Castelli (Sezione Sardegna e... more
In occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari italiane, l'Università degli Studi di Cagliari (DICAAR), il Polo Museale della Sardegna (MiBACT), l'Istituto Italiano dei Castelli (Sezione Sardegna e Consiglio Scientifico Nazionale) e l'Università di Edimburgo (ESALA) hanno promosso un incontro internazionale per condividere casi-studio, percorsi di ricerca e iniziative istituzionali riguardanti la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dei paesaggi militari. Per tale patrimonio, il convegno, che si è tenuto a La Maddalena presso la Scuola Sottufficiali della Marina Militare, ha avviato un dialogo interdisciplinare e interistituzionale sui temi della tutela, del riuso e della gestione del patrimonio militare, alla luce dei nuovi scenari di riconversione o di uso condiviso, militare e civile. La mostra internazionale, allestita presso il Museo Nazionale 'Memoriale Giuseppe Garibaldi' (Forte Arbuticci, isola di Caprera), ne raccoglie gli esiti attraverso l'illustrazione tematica delle ricerche scientifiche presentate. The 150th anniversary of the decommissioning of Italian military strongholds forms an appropriate occasion for reflection on the significance and the future of military heritage. The international conference, organised by the University of Cagliari (DICAAR), the Italian Ministry for Cultural Assets and Activities and Tourism (Polo Museale della Sardegna), the Istituto Italiano dei Castelli (Sardinia Section and National Scientific Committee) and the University of Edinburgh (ESALA), held in the Italian Navy Petty Officer School of La Maddalena provided the opportunity for sharing case studies, interdisciplinary scientific researches and institutional programmes involving military landscapes with a particular focus on their possible protection, conservation and cultural development, also in the case of conversion, reuse or civil and military dual use. The International Exhibition at the Giuseppe Garibaldi Memorial Museum (Arbuticci Fort, Island of Caprera) displays the results of the conference through the reasoned illustration of the scientific researches presented. SCENARI PER IL FUTURO DEL PATRIMONIO MILITARE Un confronto internazionale in occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari in Italia A FUTURE FOR MILITARY HERITAGE An international overview event celebrating the 150th anniversary of the decommissioning of Italian fortresses a cura di l edited by Giovanna Damiani Donatella Rita Fiorino MILITARY LANDSCAPES a cura di l edited by Giovanna Damiani Donatella Rita Fiorino GIOVANNA DAMIANI Laureata in Storia dell'arte, specializzata in Archeologia e Storia dell'arte presso l'Università di Siena. Dal 1978 al 1998 docente di Storia dell'arte medievale e moderna e di Tradizione classica nell'arte europea. Master in Comunicazione pubblica e istituzionale. Funzionario direttore, coordinatore, Storico dell'arte del MiBACT dal 1990, Dirigente del medesimo dicastero dal 2005. Già Soprintendente di Parma e Piacenza e della Soprintendenza Speciale di Venezia, è Direttore del Polo Museale della Sardegna. Oltre a numerosi incarichi condotti su specifici temi nell'ambito dello stesso Ministero, tra cui la partecipazione a numerose commissioni nazionali e internazionali, ha al suo attivo la cura di mostre in Italia e all'estero e oltre cento pubblicazioni in materia di storia dell'arte, collezionismo storico, spaziando dal Medioevo all'Età Moderna, e informatica applicata a dati e documenti storico-artistici con la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Taranto alla stazione ferroviaria sembra una città come tante, ma è ciò che avviene appena prima della fermata del treno che davvero impressiona. Le parole di Pasolini — a tale proposito — appaiono folgoranti quando nell’avvicinarsi... more
Taranto alla stazione ferroviaria sembra una città come tante, ma è ciò che avviene appena prima della fermata del treno che davvero impressiona. Le parole di Pasolini — a tale proposito — appaiono folgoranti quando nell’avvicinarsi alla città da ovest si determina perfettamente la comprensione dell’opera della mano industriale che ha plasmato la città che è, o per meglio dire, era. Il treno scorre lentissimo attraverso siti produttivi fuori scala rispetto al paesaggio che li circonda, intagliato invece, nella roccia e nel mare, con il cesello di un artista. Qui i contrasti del meridione mediterra- neo trovano la loro epica consacrazione.
Le emergenze architettoniche e sociali della Città Vecchia appaiono come concre- ta opportunità su cui tessere l’esperienza dell’abitare mediterraneo. Quei luoghi, le strade, i cortili, ci hanno insegnato molto e, pur nella dif coltà operativa, hanno for- mato un apparato di conoscenza di notevole spessore, realizzando quei principi di militanza e servizio a cui l’Architettura non può sottrarsi nel suo essere arte utile.
La sintesi tra la constatazione della malattia e la folle propensione a dar retta al pro- prio eros creativo non permettono, a chi di Architettura si occupa o almeno tenta di occuparsi, di rimanere immobili, silenti.
Le emergenze architettoniche e sociali della Città Vecchia appaiono come concre- ta opportunità su cui tessere l’esperienza dell’abitare mediterraneo. Quei luoghi, le strade, i cortili, ci hanno insegnato molto e, pur nella dif coltà operativa, hanno for- mato un apparato di conoscenza di notevole spessore, realizzando quei principi di militanza e servizio a cui l’Architettura non può sottrarsi nel suo essere arte utile.
La sintesi tra la constatazione della malattia e la folle propensione a dar retta al pro- prio eros creativo non permettono, a chi di Architettura si occupa o almeno tenta di occuparsi, di rimanere immobili, silenti.
Scopo del saggio è di fissare l’attenzione sul tema della rigenerazione urbana, oggi spacciata come la soluzione alla conservazione del patrimonio culturale in particolare nei centri storici. Il loro mutamento sta passando in questo... more
Scopo del saggio è di fissare l’attenzione sul tema della rigenerazione urbana, oggi spacciata come la soluzione alla conservazione del patrimonio culturale in particolare nei centri storici.
Il loro mutamento sta passando in questo momento storico attraverso delle strategie di rinnovamento che illudono di riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in realtà provocandone la profonda modifica. Edifici storici sono considerati alla stregua di meri contenitori, all’interno dei quali sia possibile apportare tutte le modifiche salvaguardando il solo involucro esterno, garantiti da Regolamenti urbanistici che legittimano questi interventi.
Metodologicamente, si parte dalle affermazioni della Carta di Gubbio del 1960, sulla necessità di attuare tutte quelle misure legate alla salvaguardia il patrimonio edilizio e l’urbanistica dei centri storici, assunti ripresi nel testo finale elaborato dalla Commissione Franceschini del 1967 (Titolo IV, Dichiarazione XL), che getteranno le basi per l’apertura nelle Carte del Restauro (Venezia 1964, Ministero della Pubblica Istruzione 1972 ecc.) ad affrontare, oltre che il restauro puntuale, anche i problemi di conservazione a livello territoriale, indicando le linee guida da osservare. Queste premesse di carattere metodologico hanno trovato interessanti applicazioni, ma anche pericolose deviazioni, come dimostrano appunto i programmi di rigenerazione urbana che oggi si stanno diffondendo in tutta Italia.
I risultati possono essere osservati i esempi sia larga scala, come la modifica al regolamento urbanistico di Firenze, dove si inventa la Ristrutturazione edilizia leggera, cosi da conseguire il duplice obiettivo della tutela e della rigenerazione (asseverando il concetto di volumi zero), aggiornando alla ristrutturazione edilizia il limite di intervento massimo ammissibile per il patrimonio edilizio esistente di interesse storico-architettonico, permettendo l’inserimento di nuove destinazioni d’uso, con modifiche del numero delle unità immobiliari o l’assetto della loro articolazione o ancora, la Legge Regionale del Lazio n. 7/2017, con la quale si legittima la sostituzione edilizia favorendo, con premi di cubatura, la demolizione dei villini dell’edilizia degli anni Venti e Trenta del Novecento, anche in zone di pregio (vedi il Rione Coppedè a Roma) e la costruzione di nuova edilizia, di tipo intensivo, snaturando il tessuto urbano storico consolidato, ma anche su piccola scala, come ad esempio nella stessa Bressanone dove in nome della ristrutturazione energetica si operano interventi di sostituzione edilizia, piuttosto che operare interventi di miglioramento salvaguardando l’edilizia del tessuto storicizzato.
Il loro mutamento sta passando in questo momento storico attraverso delle strategie di rinnovamento che illudono di riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in realtà provocandone la profonda modifica. Edifici storici sono considerati alla stregua di meri contenitori, all’interno dei quali sia possibile apportare tutte le modifiche salvaguardando il solo involucro esterno, garantiti da Regolamenti urbanistici che legittimano questi interventi.
Metodologicamente, si parte dalle affermazioni della Carta di Gubbio del 1960, sulla necessità di attuare tutte quelle misure legate alla salvaguardia il patrimonio edilizio e l’urbanistica dei centri storici, assunti ripresi nel testo finale elaborato dalla Commissione Franceschini del 1967 (Titolo IV, Dichiarazione XL), che getteranno le basi per l’apertura nelle Carte del Restauro (Venezia 1964, Ministero della Pubblica Istruzione 1972 ecc.) ad affrontare, oltre che il restauro puntuale, anche i problemi di conservazione a livello territoriale, indicando le linee guida da osservare. Queste premesse di carattere metodologico hanno trovato interessanti applicazioni, ma anche pericolose deviazioni, come dimostrano appunto i programmi di rigenerazione urbana che oggi si stanno diffondendo in tutta Italia.
I risultati possono essere osservati i esempi sia larga scala, come la modifica al regolamento urbanistico di Firenze, dove si inventa la Ristrutturazione edilizia leggera, cosi da conseguire il duplice obiettivo della tutela e della rigenerazione (asseverando il concetto di volumi zero), aggiornando alla ristrutturazione edilizia il limite di intervento massimo ammissibile per il patrimonio edilizio esistente di interesse storico-architettonico, permettendo l’inserimento di nuove destinazioni d’uso, con modifiche del numero delle unità immobiliari o l’assetto della loro articolazione o ancora, la Legge Regionale del Lazio n. 7/2017, con la quale si legittima la sostituzione edilizia favorendo, con premi di cubatura, la demolizione dei villini dell’edilizia degli anni Venti e Trenta del Novecento, anche in zone di pregio (vedi il Rione Coppedè a Roma) e la costruzione di nuova edilizia, di tipo intensivo, snaturando il tessuto urbano storico consolidato, ma anche su piccola scala, come ad esempio nella stessa Bressanone dove in nome della ristrutturazione energetica si operano interventi di sostituzione edilizia, piuttosto che operare interventi di miglioramento salvaguardando l’edilizia del tessuto storicizzato.
Cities that have arrived at modernity after having directly undergone the profound transformations of the last half century appear today highly fragmented. This fragmentation, directly related to the low quality of life of these urban... more
Cities that have arrived at modernity after having directly undergone the profound transformations of the last half century appear today highly fragmented. This fragmentation, directly related to the low quality of life of these urban realities, is intimately linked to a hypertrophic growth of cities compared to the actual “carrying capacity” of the territories to which they belong, as well as to an excessive simplification of their spatial structure.
Contemporary cities, especially European ones, have increasingly confused the cause of fragmentation with its more general effect: the appearance of "urban voids". They have therefore begun, during the new millennium, to implement clogging processes aimed at sewing up and regenerating parts of cities and containing further forms of uncontrolled expansion of their limits. On the other hand, this phenomenon has not solved the problem of urban and therefore social fragmentation, especially in the more peripheral areas of cities, but only that of the continuity of the "forma urbis".
The present essay wishes to highlight how the city of the future must face the problem of fragmentation by operating in the diametrically opposite direction: facilitating the expulsion of fragments. In this sense, it is fundamental to operate through three specific paradigms: 1) separating the fragments rather than merging them; 2) favouring the generation of new centralities in the fragments; 3) connecting the fragments with the complex network of the territory even before the city from which they were expelled.
Contemporary cities, especially European ones, have increasingly confused the cause of fragmentation with its more general effect: the appearance of "urban voids". They have therefore begun, during the new millennium, to implement clogging processes aimed at sewing up and regenerating parts of cities and containing further forms of uncontrolled expansion of their limits. On the other hand, this phenomenon has not solved the problem of urban and therefore social fragmentation, especially in the more peripheral areas of cities, but only that of the continuity of the "forma urbis".
The present essay wishes to highlight how the city of the future must face the problem of fragmentation by operating in the diametrically opposite direction: facilitating the expulsion of fragments. In this sense, it is fundamental to operate through three specific paradigms: 1) separating the fragments rather than merging them; 2) favouring the generation of new centralities in the fragments; 3) connecting the fragments with the complex network of the territory even before the city from which they were expelled.
Scopo del saggio è di fissare l’attenzione sul tema della rigenerazione urbana, oggi spacciata come la soluzione alla conservazione del patrimonio culturale in particolare nei centri storici. Il loro mutamento sta passando in questo... more
Scopo del saggio è di fissare l’attenzione sul tema della rigenerazione urbana, oggi spacciata come la soluzione alla conservazione del patrimonio culturale in particolare nei centri storici.
Il loro mutamento sta passando in questo momento storico attraverso delle strategie di rinnovamento che illudono di riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in realtà provocandone la profonda modifica. Edifici storici sono considerati alla stregua di meri contenitori, all’interno dei quali sia possibile apportare tutte le modifiche salvaguardando il solo involucro esterno, garantiti da Regolamenti urbanistici che legittimano questi interventi.
Metodologicamente, si parte dalle affermazioni della Carta di Gubbio del 1960, sulla necessità di attuare tutte quelle misure legate alla salvaguardia il patrimonio edilizio e l’urbanistica dei centri storici, assunti ripresi nel testo finale elaborato dalla Commissione Franceschini del 1967 (Titolo IV, Dichiarazione XL), che getteranno le basi per l’apertura nelle Carte del Restauro (Venezia 1964, Ministero della Pubblica Istruzione 1972 ecc.) ad affrontare, oltre che il restauro puntuale, anche i problemi di conservazione a livello territoriale, indicando le linee guida da osservare. Queste premesse di carattere metodologico hanno trovato interessanti applicazioni, ma anche pericolose deviazioni, come dimostrano appunto i programmi di rigenerazione urbana che oggi si stanno diffondendo in tutta Italia.
I risultati possono essere osservati i esempi sia larga scala, come la modifica al regolamento urbanistico di Firenze, dove si inventa la Ristrutturazione edilizia leggera, cosi da conseguire il duplice obiettivo della tutela e della rigenerazione (asseverando il concetto di volumi zero), aggiornando alla ristrutturazione edilizia il limite di intervento massimo ammissibile per il patrimonio edilizio esistente di interesse storico-architettonico, permettendo l’inserimento di nuove destinazioni d’uso, con modifiche del numero delle unità immobiliari o l’assetto della loro articolazione o ancora, la Legge Regionale del Lazio n. 7/2017, con la quale si legittima la sostituzione edilizia favorendo, con premi di cubatura, la demolizione dei villini dell’edilizia degli anni Venti e Trenta del Novecento, anche in zone di pregio (vedi il Rione Coppedè a Roma) e la costruzione di nuova edilizia, di tipo intensivo, snaturando il tessuto urbano storico consolidato, ma anche su piccola scala, come ad esempio nella stessa Bressanone dove in nome della ristrutturazione energetica si operano interventi di sostituzione edilizia, piuttosto che operare interventi di miglioramento salvaguardando l’edilizia del tessuto storicizzato.
Il loro mutamento sta passando in questo momento storico attraverso delle strategie di rinnovamento che illudono di riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in realtà provocandone la profonda modifica. Edifici storici sono considerati alla stregua di meri contenitori, all’interno dei quali sia possibile apportare tutte le modifiche salvaguardando il solo involucro esterno, garantiti da Regolamenti urbanistici che legittimano questi interventi.
Metodologicamente, si parte dalle affermazioni della Carta di Gubbio del 1960, sulla necessità di attuare tutte quelle misure legate alla salvaguardia il patrimonio edilizio e l’urbanistica dei centri storici, assunti ripresi nel testo finale elaborato dalla Commissione Franceschini del 1967 (Titolo IV, Dichiarazione XL), che getteranno le basi per l’apertura nelle Carte del Restauro (Venezia 1964, Ministero della Pubblica Istruzione 1972 ecc.) ad affrontare, oltre che il restauro puntuale, anche i problemi di conservazione a livello territoriale, indicando le linee guida da osservare. Queste premesse di carattere metodologico hanno trovato interessanti applicazioni, ma anche pericolose deviazioni, come dimostrano appunto i programmi di rigenerazione urbana che oggi si stanno diffondendo in tutta Italia.
I risultati possono essere osservati i esempi sia larga scala, come la modifica al regolamento urbanistico di Firenze, dove si inventa la Ristrutturazione edilizia leggera, cosi da conseguire il duplice obiettivo della tutela e della rigenerazione (asseverando il concetto di volumi zero), aggiornando alla ristrutturazione edilizia il limite di intervento massimo ammissibile per il patrimonio edilizio esistente di interesse storico-architettonico, permettendo l’inserimento di nuove destinazioni d’uso, con modifiche del numero delle unità immobiliari o l’assetto della loro articolazione o ancora, la Legge Regionale del Lazio n. 7/2017, con la quale si legittima la sostituzione edilizia favorendo, con premi di cubatura, la demolizione dei villini dell’edilizia degli anni Venti e Trenta del Novecento, anche in zone di pregio (vedi il Rione Coppedè a Roma) e la costruzione di nuova edilizia, di tipo intensivo, snaturando il tessuto urbano storico consolidato, ma anche su piccola scala, come ad esempio nella stessa Bressanone dove in nome della ristrutturazione energetica si operano interventi di sostituzione edilizia, piuttosto che operare interventi di miglioramento salvaguardando l’edilizia del tessuto storicizzato.
- by Cesare Crova and +2
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