Veronica Aniceti

This paper investigates the culture of pork consumption in Sicily by examining a number of archaeological faunal assemblages dated to chronological phases spanning from the Byzantine to the Norman/Aragonese period (7 th-14 th c. AD). Zooarchaeological analyses reveal substantial diachronic changes in the use of the main domesticates, particularly concerning pig frequencies. In the Islamic period (9 th-11 th c. AD), pig is poorly represented at urban sites; this is likely to reflect a socio-cultural acceptance of the Islamic religious precepts forbidding pork consumption. By contrast, and in continuity with the Roman and Byzantine periods, pigs are well-represented in rural settlements, thus indicating a more resilient attitude of these communities toward newly imported religious traditions. In the later Norman/Aragonese period, the frequency of pig increases at some urban sites, reflecting the fact that that pork prohibition had been lifted and that new food production and consumption practices were developed. Pig continues, however, to be almost absent at a number of urban sites and castles/fortified villages; this may suggest the persistence of Islamised communities in Sicily after the end of Islamic rule.

This paper presents a zooarchaeological analysis from the site of Spolverino (southern Tuscany, Italy). Archaeological excavations have uncovered a complex stratigraphy dated from the Roman Imperial period to Late Antiquity (late 1st- early 6th centuries AD). The industrial function of the site in Imperial times is partially reflected in the nature of the faunal assemblage. In Late Antiquity, Spolverino lost its original manufacturing functions, as many of the workshops were abandoned; our evidence, however, suggests that some livestock was kept, probably managed by a restricted group of people still living in that area. Some hunting was practiced throughout the occupation but it increased in the later periods. Remarkable, in Late Antiquity, is the occurrence of the fallow deer, an introduced species, rare in Roman contexts

Overexploitation has directly, negatively affected marine fish populations in the past half-century, modifying not only their abundance but their behaviour and life-history traits. The recovery and resilience of such populations is dependent upon their exploitation history, which often extends back millennia. Hence, data on when exploitation intensified and how populations were composed in historical periods, have the potential to reveal long-term population dynamics and provide context on the baselines currently used in fisheries management and conservation. Here, we setup a framework for investigations on the exploitation history of Atlantic bluefin tuna (Thunnus thynnus; BFT) in the eastern Atlantic and Mediterranean by collating records of their zooarchaeological remains and critically reviewing these alongside the literature. Then, we outline how novel multidisciplinary applications on BFT remains may be used to document long-term population dynamics. Our review of literature provides clear evidence of BFT overexploitation during the mid-th century ce. Furthermore, a strong case could be made that the intensification of BFT exploitation extends back further to at least the th century ce, if not the th-th century ce, in the eastern Atlantic and Mediterranean. However, a host of archaeological evidence would suggest that BFT exploitation may have been intensive since antiquity. Altogether, this indicates that by the currently used management baselines of the s, population abundance and complexity was already likely to have declined from historical levels, and we identify how biomolecular and morphometric analyses of BFT remains have the potential to further investigate this.

Il testo che segue riguarda la nostra ricerca archeologica sulla Sicilia bizantina, islamica e normanno-sveva e in particolare riporta le ultime scoperte a Castronovo di Sicilia, che includono il riconoscimento di una chiesa del XII-XIII secolo sul Monte Kassar, la continuazione dello scavo a Casale San Pietro e una sintesi delle nuove ricognizioni nelle sue vicinanze. Quest’ultimo sito rimane il focus principale del Progetto ERC sictransit, ma in questa sede diamo anche conto dei primi risultati di un’indagine più ampia, che include una grossa quantità di reperti che provengono da tutta la Sicilia da siti scavati in precedenza (Fig 1). Questi reperti consistino in ceramiche, metalli e vetri assieme a resti umani, animali e vegetali, che vengono analizzati nei laboratori delle università partner del progetto: York, Roma e Lecce. I principali metodi scientifici applicati sono: analisi tipologiche, petrografiche e del contenuto organico delle ceramiche da cucina e da tra-sporto; degli isotopi stabili e del DNA antico sui resti umani e animali per determinare la dieta e l’ascendenza genetica; infine la identificazione tassonomica e la caratterizzazione isotopica degli insiemi di resti botanici per comprendere le loro relazioni con il clima e con le diverse fasi storiche. Il progetto “Sicily in Transition” (acronym: Sictransit) combina quindi ricerche archeologiche, bioarcheologiche e biomolecolari in un unico progetto integrato. Gli obiettivi attesi sono stati suddivisi, per comodità e chiarezza, in tre principali aree di studio, vale a dire: agricoltura (e cibo), scambi e demografia. Infine concludiamo con una valutazione della ricerca svolta sul campo e delle prospettive di indagine dei tre laboratori

La città di Castronovo di Sicilia (PA) e i suoi dintorni sono attualmente oggetto di ricerche archeologiche condotte dalle università di York, Roma e Lecce in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo e con il sostegno del Comune di Castronovo. Quattro diversi insediamenti sono stati indagati per mezzo di prospezioni e scavi. Sul Monte Kassar, interpretabile, allo stato attuale delle ricerche, come una fortezza bizantina dell’ VIII–IX secolo, nel 2015 sono state individuate strutture con funzione abitativa all’interno e in appoggio alle fortificazioni, mentre nel 2016 sono stati scavati i resti di una “casaforte” (la cosiddetta “casermetta"). Sul Colle San Vitale, i ruderi delle strutture medievali ancora in piedi sono stati oggetto di una prospezione di alta precisione, come anche la città vecchia di Castronovo, dove anche sono stati individuate e cartografate le acque sotterranee e un sistema di irrigazione. Infine, a Casale San Pietro, nella pianura vicino a Castronovo e sulle rive del fiume Platani, un insediamento esteso di epoca tardoromana e bizantina (orientativa- mente dei secoli V–VII secolo) è stato parzialmente identificato attraverso prospezioni geofisiche, raccolte di superficie e sondaggi. Nel 2015 e 2016 è stato possibile dimostrare in un’area di scavo (Int 5) che l’insediamento di epoca bizantina (la cosiddetta agro-town) è stato rioccupato da uno di epoca islamica e normanna (IX–XII secolo).
L’attuale campagna di ricerche sul Medioevo nel Comune di Castronovo di Sicilia (PA) è stata avviata nel 2014 e prosegui- ta nel 2015. Nel corso del 2016, queste indagini hanno assunto un ruolo centrale nel progetto più ampio finanziato dall’European Research Council (SICTRANSIT). L’obiettivo centrale di questo progetto è di comprendere il carattere delle trasformazioni economiche, ambientali e sociali dell’intera Sicilia tra il VI e il XIII secolo .
La relazione che segue presenta i risultati ottenuti nel 2016 a Castronovo nei quattro insediamenti principali e una breve descrizione delle ricerche in corso sulla ceramica, la fauna, e i reperti particolari effettuata dai responsabili delle loro anali- si. Infine, si conclude con una valutazione del significato della campagna del 2016 e uno sguardo alle prossime tappe del progetto.

ABSTRACT
Durante i lavori per la linea tramviaria in Corso dei Mille a Palermo, sono stati condotti alcuni saggi archeologici, che hanno permesso di mettere in luce importanti testimonianze riferibili ad un ampio arco cronologico compreso tra il X e il XIII secolo. Nell’area nord, in alcuni strati datati al X-XI sec., è stata individuata una notevole quantità di cavicchie ossee di capra (Capra hircus), associate con scorie di fusione ferrose. Nell’area sud è stato rinvenuto uno scarico ricco di ceramica e comprendente diversi indicatori di produzione, ascrivibile anch’esso all’età islamica.

During the works for a tramline in Corso dei Mille (Palermo, Sicily) archaeological excavations were conducted. The excavations revealed important archaeological evidence dated to a period ranging from the 10th to the 13th century AD. In the north area, among these findings, a significant amount of caprine (Capra hircus) horn cores were identified in contexts dated to the course of the 10th-11th century AD.  In the south area, a large pottery dump with kiln waste was found, dating back to the Islamic age.