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Bibliotheca Archaeologica Collana di archeologia a cura di Giuliano Volpe 50 LA CITTÀ CHE PRODUCE Archeologia della produzione negli spazi urbani Atti delle Giornate Gregoriane X Edizione (10-11 dicembre 2016) a cura di Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo ESTRATTO © 2018 Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70127 Bari-S. Spirito tel. 0805333056-5333057 (fax) - http://www.edipuglia.it - e-mail: info@edipuglia.it ISBN 978-88-7228-851-1 ISSN 1724-8523 DOI http://dx.doi.org/10.4475/851 Comitato scientifico internazionale Darío Bernal-Casasola (Universidad de Cádiz), Jean-Pierre Brun (Collège de France, Paris), Michel Gras (CNRS), Daniele Manacorda (Università di Roma 3), Clementina Panella (Università di Roma Sapienza), Emanuele Papi (Università di Siena e Scuola Archeologica di Atene), Grazia Semeraro (Università del Salento), Salvatore Settis (Scuola Normale Superiore, Pisa), Nicola Terrenato (University of Michigan), Desiderio Vaquerizo Gil (Universidad de Córdoba), Giuliano Volpe (Università di Foggia) La collana è dotata di un sistema di peer review /·DXWRUH KD LO GLULWWR GL VWDPSDUH R GLͿRQGHUH FRSLH GL TXHVWR 3') HVFOXVLYDPHQWH SHU XVR VFLHQWLÀFRRGLGDWWLFR(GLSXJOLDVLULVHUYDGLPHWWHUHLQYHQGLWDLO3')ROWUHDOODYHUVLRQHFDUWDFHD /·DXWRUHKDGLULWWRGLSXEEOLFDUHLQLQWHUQHWLO3')RULJLQDOHDOORVFDGHUHGLPHVL 7KH DXWKRU KDV WKH ULJKW WR SULQW RU GLVWULEXWH FRSLHV RI WKLV 3') H[FOXVLYHO\ IRU VFLHQWLÀF RU HGXFDWLRQDOSXUSRVHV(GLSXJOLDUHVHUYHVWKHULJKWWRVHOOWKH3')LQDGGLWLRQWRWKHSDSHUYHUVLRQ 7KHDXWKRUKDVWKHULJKWWRSXEOLVKWKHRULJLQDO3')RQWKHLQWHUQHWDWWKHHQGRIPRQWKV INDICE Presentazione di Giuseppe Parello La città che produce: alcuni spunti di riflessione di Giuliano Volpe I SESSIONE: SPAZI URBANI E PRODUZIONI La lavorazione dei tessuti e la dislocazione degli impianti in una città dell’Aemilia: il caso di Mutina di Alfredo Buonopane, Carla Corti Topografia della produzione e organizzazione del lavoro artigianale: il caso di Roma. Secoli V- XV di Alessandra Molinari Officine lapidarie a Roma nella prima età imperiale: il caso della Via Appia di Daniele Manacorda Attività produttive e trasformazioni degli spazi: il caso di Velia e Paestum di Luigi Cicala, Bianca Ferrara Produrre a Salapia. Il paesaggio produttivo e commerciale di età romana e tardoantica: primi dati di Giovanni De Venuto, Roberto Goffredo, Darian M. Totten, Giuliano Volpe Attività produttive a Palermo nel Medioevo di Carla Aleo Nero Archeologia della produzione negli spazi urbani: un esempio di attività metallurgica di età ellenistica a Panormos di Carla Aleo Nero, Monica Chiovaro, Marcella Di Bella, Francesco Italiano, Giuseppe Marcianò, Giuseppe Sabatino Produzioni artigianali nella Palermo islamica di Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Veronica Aniceti, Claudio Filippo Mangiaracina Dopo le terme: spazi abitativi e impianti produttivi nell’Insula IV del quartiere residenziale di Agrigento alla fine dell’antichità di Maria Serena Rizzo Produzioni nell’area del Foro di Agrigento in età tardo antica di Maria Concetta Parello Catania romana. Appunti per la localizzazione di impianti produttivi di Maria Teresa Magro, Antonino Mazzaglia II SESSIONE: STRATEGIE ECONOMICHE E PRODUZIONI DOMESTICHE Household and workshops: studies in textile production in classical Athens di Stella Spantidaki Produzione ed economia nei santuari greci di Rita Sassu Spazi e attività economiche nell’architettura domestica della Sicilia greca: osservazioni sull’evidenza archeologica, a partire dal caso di Himera di Elisa Chiara Portale Piccoli oggetti del lavoro quotidiano: i pesi da telaio, testimoni della tessitura a Mozia di Francesca Oliveri, Antonina Lo Porto Il ruolo della produzione ceramica nella città della Grecia classica di Martin Bentz “Un filo di fumo”. Agrigento al centro della filiera dello zolfo di Luca Zambito Le vie della produzione ad Agrigento. Considerazioni sulla viabilità tra la città antica e il suo porto di Valentina Caminneci, Vincenzo Cucchiara III SESSIONE: PRODUZIONI IN CERAMICA E TERRACOTTA Ceramica attica per la città: produzione ed uso ad Atene di Elisabetta Pala Casa e bottega: la ceramica a chilometro zero di Gaius Valerius Verdullus di Giulia Baratta Vibo Valentia. Un quartiere artigianale romano nel cuore della città di Cristiana La Serra Fornaci e scarichi di età islamica alla stazione centrale e presso Porta Sant’Agata (Palermo) di Giuseppina Battaglia, Emanuele Canzonieri Gli strumenti per la produzione ceramica del quartiere artigianale di Selinunte di Linda Adorno Le brocche di Monte Adranone (Sambuca di Sicilia): tipologia e produzione, status quaestionis e prospettive di ricerca di Caterina Trombi Indicatori di attività produttive ceramiche a Monte Saraceno di Ravanusa (AG) di Elisabetta Tramontana ‘Forme fittili agrigentine’: per una rilettura della produzione artigianale di Akragas di Carla Aleo Nero Tracce di produzioni ceramiche dall’area a Sud del tempio di Zeus ad Agrigento di Annalisa Amico, Laura Danile L’atelier ceramico medievale nell’area della necropoli paleocristiana di Agrigento di Giuseppe Falzone IV SESSIONE: PRODUZIONI ALIMENTARI Cibo e polis. Il ruolo dell’alimentazione e della produzione di cibo nello sviluppo dello stato greco di Luigi M. Caliò The Urban Halieutic Workshops of Baelo Claudia (Baetica, Hispania) by José A. Expósito, Darío Bernal-Casasola, José J. Díaz Impianti alieutici siciliani e atelier ceramici in età imperiale di Roberto La Rocca, Cristina Bazzano Archeologia della produzione, città, specializzazione artigianale di Enrico Giannichedda ABSTRACTS TAVOLE Produzioni artigianali nella PalerMo islaMiCa di Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Veronica Aniceti, Claudio Filippo Mangiaracina Localizzazione Corso dei Mille è una delle arterie principali per accedere al centro cittadino; si tratta di un’ampia strada costituita da una carreggiata centrale, a doppio senso di marcia e da un controviale per ciascun lato. la realizzazione della linea tramviaria “1” 1 che collega la periferia meridionale di Palermo alla stazione Centrale, percorrendo nel suo ultimo tratto Corso dei Mille, è all’origine di uno scavo d’emergenza condotto dalla soprintendenza ai Beni Culturali e ambientali di Palermo dall’estate del 2013 alla primavera del 2015. Fonti ibn Hawqal – viaggiatore e geografo arabo autore del Kitāb al-masālik wa-l-mamālik (“libro delle vie e dei regni”) – nel 973 visita Palermo e fornisce informazioni sulla città extra-moenia 2, così come il Kitāb ġarā΄ib al funūn wa-mulah al-’uyūn (“libro delle curiosità delle scienze e delle meraviglie degli occhi”) dell’anonimo egiziano – databile intorno al 1020 circa, rinvenuto recentemente ad oxford 3 – che cita diversi quartieri a se della città vecchia. Evidenze archeologiche le indagini archeologiche sono state condotte nell’area compresa fra l’antico ponte dell’ammiraglio a sud e la distrutta Porta di termini a nord, ossia all’esterno della cinta muraria cinquecentesca che delimita la città storica. gli scavi si sono svolti principalmente nella trincea aperta per la posa delle rotaie e i saggi sono stati individuati secondo i numeri civici e si possono raggruppare in due aree: sud e nord (fig. 1). in un solo caso si è potuto procedere con un ampliamento dell’area di 1 lo scavo è stato condotto sotto la direzione scientifica di stefano Vassallo, dirigente dell’u.o. 5 per i Beni archeologici, e di giuseppina Battaglia, funzionaria archeologa della medesima u.o. sul campo hanno collaborato laura riolo e Marco la Mantia. i lavori sono stati totalmente finanziati dalla aMat sotto la direzione dell’ing. Marco Pellerito che si ringrazia per la disponibilità, parimente dimostrata da tutto il personale della sis, ditta esecutrice dei lavori. 2 amari 1880 (1982), p. 16. 3 Johns 2003. Fig. 1. - Corso dei Mille: planimetria, in grigio i civici 106 e 134/144; in basso il saggio “Pietro Piazza”. 91 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Veronica Aniceti, Claudio Filippo Mangiaracina Fig. 2. - Corso dei Mille: a) Cavicchie ossee di ovicaprini; B) scorie di fusione ferrose. scavo: infatti il saggio in corrispondenza del civico 144, proseguendo verso n, ha raggiunto il civico 134. in sintesi, sono state evidenziate quattro fasi di occupazione di questa zona: la più antica è caratterizzata da strutture realizzate con muri a secco ottenuti da blocchi sbozzati, poggiati sul banco roccioso, legati con un po’ di terra; in un caso è documentato anche l’utilizzo di mattoni crudi. la fase successiva presenta altre strutture murarie che in parte si sono sovrapposte alle precedenti. una terza fase vede un radicale cambio d’uso della zona infatti in quattro saggi (civici 120, 126, 134-144) è stata individuata un’area cimiteriale ed infine, l’ultima fase è costituita da un tracciato stradale – sembrerebbe con an4 l’associazione di scorie ferrose e un corno di cervo è documentata in un caso (us22001) anche a Contessa entellina (Corretti, Chiarantini 2012, p. 138). 5 le scorie ferrose provenienti da Corso dei Mille sono ancora in una fase iniziale di studio. damento n/s di cui non è stato possibile determinarne l’ampiezza – che sigilla i resti più antichi. Questa sintetica sequenza stratigrafica è riferibile, in base allo studio dei reperti ceramici, ancora in corso, ad un arco cronologico compreso fra il X e il Xiii secolo. nell’area nord, in diversi settori dello scavo (civici 106 e 134-144) – sempre in rapporto con le strutture murarie della prima fase e a contatto con il banco roccioso – è stata identificata, in associazione costante con scorie di fusione metalliche, una notevole quantità di corna 4 – prive della parte esterna (astuccio corneo) – di cui si conserva solo il nucleo interno (cavicchie ossee) (fig. 2 a-B). Queste ultime sono riconducibili quasi esclusivamente alla capra (Capra hircus). Per quanto riguarda le scorie, le prime analisi 5 hanno confermato che si tratta di scorie ferrose; tali scorie costituiscono al momento una delle più antiche attestazioni di attività siderurgica nella sicilia islamica 6. sebbene lo studio della ceramica sia ancora in corso, dai dati già disponibili si osserva che il materiale rinvenuto in associazione con le corna e le scorie ferrose è costituito sostanzialmente da ceramica grezza, depurata e dipinta in rosso. Questo strato (civ. 144 - us22) (fig. 3), come altri a contatto con il banco roccioso, non ha restituito frammenti residui di epoche precedenti. si distinguono olle con orlo arrotondato 7, coperchi con orlo a tesa orizzontale 8, orli di vasi da noria e ceramica dipinta in rosso con decorazioni a bande verticali alternate ad una linea sinuosa e a bande verticali alternate a serie di tratti obliqui. sulla base dei materiali rinvenuti, è possibile datare lo strato tra la seconda metà del X e gli inizi dell’Xi secolo. nel saggio in corrispondenza del civico 106, nello strato caratterizzato da strutture murarie, scorie ferrose e corna (us 2007) sono stati rinvenuti fra l’altro due gettoni vitrei (fig. 4) di cui solo uno leggibile, attribuibile presumibilmente al periodo fatimita ed in particolare ad Al-ʽAzīz bi-lāh (365-386e/975- 996d.C.) 9. Fra le due aree – civ. 106 e 134-144 – vi è una certa distanza (circa 60 m) e fra queste sono stati effettuati altri due saggi – civ. 112 e 120 – che non hanno restituito la stessa evidenza, pertanto si può ipotizzare che, verso la fine del X- inizi Xi secolo, lungo l’attuale Corso dei Mille, vi fosse un’area artigianale, costituita almeno 6 Corretti, Chiarantini 2012. arcifa, Bagnera 2014, tav. iV, 2-4. 8 arcifa, Bagnera 2014, tav. iV, 7. 9 la lettura del gettone è di Maria amalia de luca che si ringrazia per la preziosa collaborazione. 7 92 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it l’età islamica (preliminarmente alla seconda metà X-inizi Xi secolo) che comprende anche diversi indicatori di produzione. lo scarico suggerisce la presenza di una vicina officina per la produzione di ceramica che poteva sfruttare le cave di argilla situate lungo la sponda destra del fiume oreto 10. (g. B., l. r.) Osservazioni preliminari sulla ceramica medievale dall’area dell’Istituto “P. Piazza” Fig. 3. - Corso dei Mille, civ. 144, us 22. Fig. 4. - Corso dei Mille, civ. 106, us 2007. gettoni vitrei. da due officine dove, con una scelta selettiva ben precisa, si svolgevano attività legate alla produzione di oggetti che utilizzavano l’astuccio corneo probabilmente per l’immanicatura di strumenti in ferro. un’attività artigianale di altro tipo è documentata nell’area sud. Qui, nei pressi dell’istituto alberghiero “Pietro Piazza”, gli scavi hanno messo in luce uno scarico ricchissimo di materiale ceramico ascrivibile al- già dalle prime osservazioni, il complesso di materiali rinvenuti (us 1) è apparso essere coerente per quanto riguarda composizione e cronologia, e privo di elementi residuali. si tratta di un deposito artificiale verosimilmente risultante da molteplici azioni di scarico, che sulla base delle associazioni tra i materiali è possibile ascrivere alla seconda metà X-inizi Xi secolo 11. il deposito ha restituito un totale di 736 frammenti di ceramica riconducibili ad un numero minimo di 135 individui ed un frammento di testello in pietra. lo scarico è composto prevalentemente da ceramica depurata e si caratterizza per la varietà delle forme rappresentate. le osservazioni autoptiche preliminari sui corpi ceramici indicano che il complesso dei materiali è in massima parte (se non interamente) di produzione locale. la ceramica grezza (2,3%) è rappresentata da olle con orlo a breve tesa estroflessa e corpo globulare cordonato, analoghe ai tipi rinvenuti a Castello san Pietro 12, e da un coperchio troncoconico dall’impasto calcitico. la ceramica depurata è la classe più rappresentata (58,42%). si distinguono orcioli con alto orlo verticale ingrossato e corpo globulare 13, catini carenati, coperchi troncoconici con orlo ingrossato a tesa orizzontale decorata da linee parallele solcate 14, scaldavivande con 10 Cfr. alaimo, giarrusso, Montana 1999, p. 4. Corretti et alii 2016; arcifa, Bagnera 2014, tav. iii, 31. 12 arcifa, Bagnera 2014, tav. iV, 2-4. 11 13 14 arcifa, Bagnera 2014, tav. iV, 25 e tav. V.2, 6. arcifa, Bagnera 2014, tav. iV, 11. 93 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Veronica Aniceti, Claudio Filippo Mangiaracina Fig. 5. - Corso dei Mille, area istituto Piazza (us 1): a) anfore dipinte in rosso tipo Carini a2-a12; B) Catini carenati con decorazione policroma dipinta sotto vetrina; C) Barre circolari d’infornamento; d-e) scarti di fornace. orlo a tesa orizzontale solcata, corpo troncoconico e fondo piano 15, vasi con filtro, tazze con orlo verticale leggermente ingrossato, bottiglie con orlo a fascia verti- cale su stretto collo cilindrico 16, anfore e anforette con corpo ovoidale analoghe a quelle di Carini 17. tra le ceramiche depurate, si segnalano inoltre tre supporti ad anello che avevano la funzione di sostegno per forme quali olle o anfore 18. tali manufatti hanno pareti inclinate, bordi arrotondati e sono caratterizzati da una profonda strozzatura centrale. la ceramica schiarita (1,63%) è attestata da un piccolo gruppo costituito da catini carenati, da vasi con filtro e da lucerne con serbatoio circolare a becco canale 19. lo scarico ha restituito anche un cospicuo gruppo di ceramiche depurate con decorazione dipinta in rosso (34,37%) di produzione palermitana 20. si tratta in massima parte di anforette e di anfore da trasporto. appartengono alla stessa classe alcune bottiglie e due vasi con filtro anch’essi dalle decorazioni dipinte in rosso. tra le anfore è presente il tipo Carini a2-a12 21, attestato in differenti varianti dimensionali, caratterizzate da orlo a fascia ingrossata e basso collo cilindrico percorso da una nervatura a rilievo (fig. 5a). le anforette sono rappresentate dai tipi Carini a13-a22 22 e a17-a20 23. la ceramica invetriata (3,12%) è rappresentata da un gruppo di catini carenati con superfici schiarite e decorazioni policrome dipinte sotto vetrina (fig. 5B). solo due frammenti presentano un’invetriatura monocroma verde. si tratta di una piccola forma chiusa e di una lucerna circolare con becco canale e presa apicata rivestita da invetriatura verde molto chiara. gli scavi hanno portato alla luce anche diversi indicatori di produzione ceramica quali frammenti di barre circolari fittili (fig. 5C), riferibili a fornaci verticali del tipo “a barre” d’infornamento 24, e un piccolo gruppo di scarti di produzione. Questi ultimi sono costituiti da alcuni orli di anforette tipo Carini a2-a12 25 e Carini a13a22 26, da frammenti di pareti cordonate e da fondi umbonati relativi a forme chiuse, ipercotte, con superfici che presentano difetti di cottura quali sbollature o 15 arcifa, Bagnera 2014, tav. iii, 30. Molinari 1995, tav. iii, 17. 17 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, pp. 672-673. 18 supporti analoghi a quelli recuperati negli scavi dell’area dell’istituto Piazza sono attestati a san domenico a Palermo (lesnes 1998, tav. iii, 35), ad agrigento, nell’officina medievale della necropoli paleocristiana (Vitale 2007, pp. 239-249) e a siracusa ortigia, nell’area del tempio di apollo (Fiorilla 2009, p. 203). 19 Molinari, Valente 1995, tav. ii, 15. 20 l’attribuzione di questa produzione a Palermo è stata accertata, da tempo, dalle analisi archeometriche. Cfr. ardizzone 1999; alaimo, giarrusso, Montana 1999. 21 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, p. 672, fig. 4, gruppo ii. 16 22 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, p. 673, fig. 5, gruppo 23 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, p. 673, fig. 5, gruppo iii. iV. 24 si tratta di un tipo di forno di tradizione orientale il cui modello di riferimento sembra originario dell’uzbekistan o dell’iran del iX secolo. Cfr. Coll Conesa, garcía Porras 2009, p. 36. Cfr. inoltre thiriot 1995 per una sintesi dei principali rinvenimenti nel Mediterraneo centrale. 25 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, p. 672, fig. 4, gruppo ii. 26 greco, garofano, ardizzone 1997-1998, p. 673, fig. 5, gruppo iii. 94 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it Produzioni artigianali nella Palermo islamica deformazioni tali da rendere i manufatti inutilizzabili (fig. 5d). tra questi, si segnala la presenza di un grande scarto di fornace costituito da un’anforetta tipo Carini a13 27, con orlo verticale parete cordonata e decorazione dipinta in rosso a bande verticali alternate a serie di tratti obliqui (fig. 5e). (C. F. M.) Analisi zooarcheologiche le prime analisi zooarcheologiche, basate sullo studio del campione faunistico di Corso dei Mille e riferibili al periodo cronologico qui analizzato, mostrano un’alta percentuale di resti di ovicaprini che rappresentano il 65,5 % del campione. la seconda specie domestica più rappresentata è il bue (22%) mentre il maiale è rappresentato da solo due elementi anatomici (1%) (fig. 6a). sono state condotte analisi circa l’età di abbattimento delle pecore, sia attraverso l’analisi dell’usura dentaria mandibolare che attraverso lo stato di fusione delle epifisi delle ossa lunghe. tali analisi hanno mostrato come le pecore fossero abbattute a diversi stadi di età; è dunque ipotizzabile uno sfruttamento completo di questa specie animale sia per la carne, che per prodotti secondari come latte e lana. in associazione con alcuni contesti archeologici, datati attraverso i frammenti ceramici al X-Xi secolo, sono state appunto individuate una grande quantità di cavicchie ossee riferibili ad ovicaprini. in totale sono stati ritrovati 138 frammenti, di cui la maggior parte riferibile alla specie capra (Capra hircus). tale specie è rappresentata esclusivamente dalle corna, abbastanza arcuate, e da qualche rara prima e seconda falange. non sono state individuate altre ossa riferibili alla parte anteriore o posteriore dello scheletro. lo stesso vale per la parte craniale (eccezion fatta per le stesse corna) e per mandibolari presenti nel campione che hanno spesso permesso l’attribuzione tassonomica alla specie animale Ovis aries. tale evidenza sembra suggerire una volontaria selezione di queste parti anatomiche dell’animale, e una disposizione del resto della carcassa altrove; in alternativa, la macellazione potrebbe essere stata eseguita altrove, e le corna così separate introdotte direttamente nel sito. la maggior parte delle corna di capra è caratterizzata dalla presenza di segni di macellazione (sia di taglio che di sega) nel punto di attaccatura di quest’ultime all’osso 27 Vedi supra nota 18. Fig. 6. - Corso dei Mille: a) Campione faunistico; B) segni di macellazione. parietale del cranio. dunque, sembra ipotizzabile l’uso di strumenti di macellazione per distaccare le corna dal cranio ed utilizzarle per diverse e seconde attività (fig. 6B). le corna dei quadrupedi (bue, capra, pecora, ecc.) sono formate da due parti ben distinte tra loro. la prima è comunemente chiamata cavicchia ed è una struttura di tipo osseo (quella che è stata individuata durante lo scavo) che si sviluppa direttamente sul cranio e che presenta all’interno una cavità midollare. la seconda parte è l’astuccio corneo, una produzione cornea dell’epidermide, la quale riveste completamente la cavicchia come un astuccio, appunto, e rappresenta la parte del corno visibile. l’astuccio corneo è composto prevalentemente da cheratina, una proteina filamentosa ricca di zolfo. tralasciando i segni di macellazione, già menzionati in precedenza, è importante sottolineare che la maggior parte delle cavicchie presentava una colorazione rossoarancione sulla superficie ossea. tale evidenza suggerisce un’esposizione di queste parti anatomiche ad una fonte di calore con temperatura medio-bassa (se fosse 95 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Veronica Aniceti, Claudio Filippo Mangiaracina stata alta sarebbero state caratterizzate da una colorazione violacea e bianca e sarebbero calcinate). la forma abbastanza arcuata delle corna di questa specifica razza caprina (che ricorda alla lontana quella delle capre girgentane) poteva ben facilitare l’impugnatura del coltello o di altri oggetti simili; in aggiunta, se sottoposto a calore l’astuccio corneo diventa malleabile e può essere plasmato in relazione al prodotto finale. al fine di poter distaccare e separare l’astuccio corneo dalla cavicchia ossea, solitamente tenuti ben saldi tra loro da uno strato di epidermide, sarebbero stati utilizzati sia strumenti da taglio ma anche fonti di calore. la cheratina, infatti, se sottoposta a calore tende a ritirarsi e dunque questo avrebbe permesso un distacco più netto delle due parti del corno 28. l’assenza dell’astuccio corneo all’interno del contesto archeologico può avere molteplici spiegazioni. la prima, tafonomica, riguarda la natura organica e dunque deperibile della componente proteica dell’astuccio corneo. la seconda riguarda il trasporto degli oggetti finiti o in procinto di esserlo in una zona diversa da quella artigianale, come nel nostro caso. l’assenza dunque degli astucci cornei sarebbe da riferire alla distribuzione dei coltelli o di altri oggetti nei mercati della città o nelle botteghe pertinenti. successivi approfondimenti, confronti storici, archeologici e il probabile svolgimento di attività sperimentali sulle corna ovicaprine potranno convalidare e rafforzare tale ipotesi. (V. a.) permette di cogliere se ci si trovi in presenza di strutture ad esclusiva vocazione residenziale oppure se in esse avvenisse anche la vendita. l’insieme dei dati esposti fa ipotizzare che si potrebbe essere in presenza di uno dei mahâll ossia «umili abituri che si formano allato alle città crescenti di popolazioni e ricchezza» 29, di cui riferisce ibn Hawqal, che senza soluzione di continuità andavano dalla città al fiume. Ma si potrebbe avanzare anche un’altra possibilità: l’anonimo egiziano (1020 circa) afferma che «[...] Cinquant’anni fa 30 nacque un nuovo quartiere chiamato al-Ğaʽfariyya, che dispone di 10.000 abitazioni» 31. seguendo l’analisi di Johns sul manoscritto «[…] un quartiere precedentemente non attestato, Hārat al-Tāģī maʿ a l-sūr («Quartiere di al-tāģī, con le sue mura») è raffigurato a sud-est della città vecchia; […] forse il Hārat al-Tāģī potrebbe perfino essere identico al quartiere definito nel testo del capitolo Xii [dell’anonimo egiziano n.d.r.] con il nome di al-Ğaʽfariyya» 32. in altri termini non è da escludere la possibilità di avere intercettato una porzione periferica di uno degli hārat sorti a se della città vecchia. ovviamente queste ipotesi di lavoro saranno meglio precisate con il completamento delle analisi delle varie classi di reperti che potrebbero definire con una maggiore precisione il quadro che si è appena iniziato a delineare. (g. B., l. r., V. a., C. F. M.) Bibliografia Verso la fine del X-inizi Xi secolo, fra la città e il fiume oreto, lungo l’asse dell’attuale Corso dei Mille nei pressi della stazione Centrale, è documentata un’occupazione stabile caratterizzata da tipi diversi di produzioni artigianali specializzate sia di vasellame sia di strumenti di ferro con immanicatura in osso; considerato che alcune strutture murarie e alcuni ambienti non hanno restituito indicatori di attività produttive, non è da escludere che essi avessero una destinazione e residenziale e commerciale. naturalmente il dato archeologico non alaimo, giarrusso, Montana 1999 = r. alaimo, r. giarrusso, g. Montana, Indagini mineralogico-petrografiche su materiale ceramico proveniente dal palazzo medievale della Zisa. appendice a F. ardizzone, Le anfore recuperate sopra le volte del palazzo della Zisa e la produzione di ceramica comune a Palermo tra la fine dell’XI ed il XII secolo, in Mélanges de l’École Française de Rome - Moyen Âge, CXi, 1, pp. 45-50. amari 1880 = M. amari 1880 (1982), Biblioteca arabo-sicula, vol. i, ristampa anastatica. arcifa, Bagnera 2014 = l. arcifa, a. Bagnera, Castello San Pietro (Palermo): una riconsiderazione dei primi contesti islamici, in a. nef, F. ardizzone (a cura di), Les dynamiques de l’islamisation en Mediterranee centrale et en Sicile, rome-Bari 2014, pp. 165-190. 28 un importante confronto con tale evidenza zooarcheologica proviene da un contesto archeologico individuato durante lo scavo di san Paolo fuori le mura a roma, in cui sono state individuate numerose cavicchie ossee di caprini, caratterizzate da evidenze di bruciatura e segni di macellazione. tali resti hanno permesso di ipotizzare la presenza di attività artigianali legate alla lavorazione dell’astuccio corneo. Quest’ultimo poteva essere sfruttato per la pro- duzione di numerosi oggetti (‘finestre’ delle lanterne, bottoni, manici di coltello, cucchiai, etc.) (de grossi 2014). 29 amari 1880 (1982), p. 16. 30 ossia, all’incirca, all’epoca di ibn Hawqal. 31 Johns 2003, p. 16. 32 Johns 2003, p. 20. Considerazioni conclusive 96 LA CITTÀ CHE PRODUCE- ATTI X GIORNATE GREGORIANE - ISBN 978-88-7228-851-1 - DOI HTTP://DX.DOI.ORG/10.4475/851 © 2018 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it Produzioni artigianali nella Palermo islamica ardizzone 1999 = F. ardizzone, Le anfore recuperate sopra le volte del palazzo della Zisa e la produzione di ceramica comune a Palermo tra la fine dell’XI ed il XII secolo, in Mélanges de l’École Française de Rome - Moyen Âge, CXi, pp. 7-50. Corretti, Chiarantini 2012 = a. Corretti a., l. Chiarantini, Contessa Entellina (Palermo). Indicatori di attività siderurgica secondaria nel Medioevo da Entella e dal territorio, in C. ampolo (a cura di), Sicilia occidentale: Studi, rassegne, ricerche. Atti delle settime giornate internazionali di studi sull’area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo (erice, 12-15 ottobre 2009), vol. ii, Pisa 2012, pp. 137-150. Corretti et alii 2016 = a. Corretti, M.g. Morticelli, J.J. Łucejko, C.F. Mangiaracina, g. 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