Vincenzo Consolo

Il sorriso dell'ignoto marinaio è romanzo storico al quale potrebbe adattarsi la definizione ciceroniana di opus oratorium maximum. La "oratorietà" è riscontrabile non solo nell'inventio del narrato (la fabula) e nella sua dispositio, pressoché musiva (il plot), ma anche, in stretto collegamento con esse, nell'elocutio (il discorso vs. la storia). Di tale lingua composita si cerca di fornire almeno uno schema documentato, rapportandola appunto alla complessa struttura narrativa.
Saggio uscito in: Zarko Muljacic (Hrsg.), L'italiano e le sue varietà linguistiche, Aarau: Verlag für deutsch-italienische Studien Sauerländer, 1998 (Themen der Italianistik), pp. 97-124.

Riassunto Lo Spasimo di Palermo è esempio di una crisi che ha ripercussioni nella forma espressiva: da una parte, emerge la consapevolezza che «sul ciglio dell'abisso la parola si raggela, si fa […] simbolo sfuggente», dall'altra il romanzo appare un «genere scaduto, corrotto, impraticabile». Il conflitto generazionale fra Chino e Mauro rientra pure in quest'ambito. Da qui derivano varie soluzioni che portano al «poema narrativo» di Consolo e testimoniano il disorientamento prevalente: accumuli paratattici, metafore, figure retoriche, figure del discorso. Le suggestioni pittoriche trovano il loro centro nello Spasimo di Sicilia di Raffaello, simbolo di una sofferenza che da Palermo arriva alla Sicilia e a tutto il mondo, mentre gli spazi hanno una grande importanza e mostrano la perdita della memoria storica, responsabile della crisi. Parole chiave: Consolo, crisi, memoria, storia Secondo Ugo Dotti, Lo Spasimo di Palermo è caratterizzato dal «contrapporsi di storia a memoria, nel vano bisogno di conforto che il

This essay aims to analyse the novel, Nottetempo, casa per casa (1992), by Vincenzo Consolo, considering the motif of the end of the world as a central and unifying element of the different levels on which the narrative unfolds. While The Birth of Tragedy by Friedrich Nietzsche is the intellectual reference for the novel, the considerations by the anthropologist Ernesto De Martino on the apocalypse allows us to interpret Nottetempo as a response to the psychological, cultural and literary risk of the “end” experienced in these three different areas.

Using textual examples linked to one major literary tradition, the present volume examines relationships between the different but related media of theatre and narrative literature. For many centuries stories were mostly consumed by listening to someone reciting or reading them aloud: they were essentially performances rather than the silent reading experiences that have become the default in our literate societies. This books reminds us that the written word is also the spoken word and that relations between page and stage, literature and performance, constitute a dynamic two-way street. Drawing on multiple theoretical and methodological approaches, the volume includes essays on Boccaccio, Manzoni, Pirandello, Campanile, De Filippo, Fo, Gadda, Vittorini, Consolo, Sciascia, Testori and Racco.

L’articolo prende le mosse dalla recente ristampa di alcuni romanzi di Camon, e propone un’interpretazione della sua produzione narrativa, analizzata in relazione al panorama letterario italiano del secondo Novecento. Facendo riferimento ai diversi momenti della produzione dell’autore, si propone un’interpretazione dei cambiamenti che hanno riguardato il romanzo italiano nel passaggio agli anni Ottanta. Dopo aver tracciato un profilo dello scrittore e proposto un’analisi dei suoi romanzi pubblicati tra il 1970 e i primi anni Ottanta, vengono messi in luce elementi di novità e di continuità rispetto ai romanzi precedenti. Nella seconda parte dell’articolo, attraverso un confronto tra la produzione di Camon e quella di Malerba e Consolo, si mostra come autori già da tempo attivi in campo letterario abbiano reagito alle sollecitazioni della postmodernità, e dunque la coerenza dello scrittore veneto con le linee di tendenza del decennio.

Il volume, che si avvale di contributi dei maggiori scrittori e critici contemporanei, costituisce la prima completa messa a fuoco della ricca produzione narrativa siciliana del secondo dopoguerra, registrando saggi non soltanto sugli autori maggiori, ormai classici, ma pure su quelli a torto dimenticati o rimasti in ombra, al fine di disegnare un nuovo ed articolato quadro di presenze che riveli l’intensità del dibattito culturale isolano dell’ultimo quarantennio.

SOMMARIO

Gianvito Resta
Introduzione

Rosario Contarino
«Un uomo fidato» di Sebastiano Addamo tra «quotidiano» e «serietà tragica»

Pietro Mazzzamuto
Letteratura della crisi e «Martedina» di Bonaviri

Franco Zangrilli
La nuova musa bonaviriana

Giuseppe Savoca
Nota su «L’asprura» di Giuseppe Bonaviri

Mario Troppa
L’India magica di Bonaviri «È un rosseggiar di peschi e d’albicocchi»

Nino Borsellino
Vitaliano Brancati da Roma a Catania

Elio Giunta
Il grido e l’ironia. La narrativa di Domenico Bruno

Gabriella Congiu
Note in margine al primo Bufalino

Elena Saliera
«Argo il cieco» ovvero i cento occhi dello scrittore

Giuseppe Amoroso
Il «recidivo disguido» di Gesualdo Bufalino: da «Museo d’ombre» a «Le menzogne della notte»

Angelo Scandurra
Andrea Camilleri narratore

Salvatore Rossi
Sergio Campailla narratore

Alida D’Aquino Creazzo
Un romanzo biografico: «L’Eringio» di Teresa Carpinteri

Vincenzo Consolo
Antonio Castelli: frammenti di provincia perduta

Silvio Ramat
A Palermo, quel giorno lo scirocco

Gaetano Compagnino
La talpa e la lumaca. Vincenzo Consolo narratore

Natale Tedesco
Ideologia e linguaggio in «Retablo» di Vincenzo Consolo

Andrea Zanzotto
Dai monti fatati al sangue di Palermo. Consolo sospeso tra due Sicilie

Stefano Lanuzza
Stefano D’Arrigo dopo «Horcynus Orca»: «Cima delle nobildonne» e la pienezza metamorfica della realtà

Cosimo Cucinotto
«La vigna di uve nere» di Livia De Stefani

Rita Verderame
Laura Di Falco oltre «L’inferriata»

Gisella Padovani
»L’incarico» di Angelo Fiore

Michele Prisco
«Marta d’Elicona» di Melo Freni

Cosimo Cucinotta
Un romanzo messinese degli anni trenta: «La città e la selva» di Guido Ghersi

Giacomo Spagnoletta
Intorno ai romanzi di Enzo Grasso

Vincenzo Leotta
«Le vestali di Samarcanda» di Mario Grasso

Anna De Stefano
Beniamino Joppolo e «La nuvola verde»

Giorgio Pollini
Enzo Lauretta: dal romanzo «di formazione» all’elegia della memoria

Gioia Pace
Giuseppe Longo scrittore

Angelo Pizzuto
«Amuri» di Franco Mannino

Mirella Maugeri Salerno
«Un posto tranquillo» di Enzo Marangolo

Carmelo Musumarra
Lo stile esistenziale di Paolo Marletta

Leonardo Sciascia
Racconti siciliani di Mazzaglia

Sebastiano Addamo
Enzo Papa: «La città dei fratelli»

Carmine Di Biase
L’interrogativo e lo stupore

Paolo Mario Sipala
Sociologia dell’erotismo e narratologia in un romanzo di Ercole Patti

Rosalba Galvagno
La «sintassi narrativa» di Antonio Pizzuto

Agata Sanfilippo Lo Faro
Filippo Puglisi narratore

Giuseppe Bonaviri
Vanni Ronsisvalle tra narrativa e teatro

Gaetano Caponnetto
La «Vita di Gesù» di Giuseppe Rovella

Vitilio Masiello
La parola nel labirinto(per un approccio alla narrativa di Carmelo Samonà)

Nicolò Mineo
Un «giallo» degli anni di piombo: «Todo modo» di Leonardo Sciascia

Salvatore S. Nigro
Il volto di Sciascia sulla maschera di Pirandello

Guido Nicastro
«Il Quarantotto» o del Risorgimento in Sicilia

Antonio Di Grado
A proposito delle «Cronachette»: Leornardo Sciascia e il suo «doppio»

Marcello Aurigemma
I racconti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Leonardo Sciascia
«Acqualadrone» di Eugenio Vitarelli

Giuseppe Bonaviri
«Le città del mondo» di Elio Vittorini

Indici
Indice dei nomi
Indice generale

"Ponendosi da una «prospettiva critico-estetica gramsciana centrata sulla nozione di intellettuale ed egemonia» (p. 15), Francese ipotizza che dopo l’assassinio dei magistrati Falcone e Borsellino nel1992, Consolo abbia sentito il bisogno di partecipare in modo più concreto ed impegnato al dibattito civile trasformando la sua funzione pubblica di intellettuale da «quella del “contastorie”, il quale non può far altro che consolare, a quella di un più maturo “narratore” benjaminiano» (pp. 5-6) [...] Esperto di poetiche consoliane, e di poetiche letterarie del Novecento in particolare (nonchè di estetica gramsciana), Joseph Francese conferma la sua propensione per una lucida analisi filologica
del testo coniugata con una rara abilità a collocare eventi ed autori studiati in una prospettiva storicaaccuratamente delineata. I precedenti studi di Francese su Calvino, Pasolini, Sciascia, Gramsci e sullo stesso Consolo nutrono quest’opera monografica e la rendono un testo importante non solo per la comprensione dell’opera consoliana ma anche per la ricostruzione di una porzione fondamentale della storia intellettuale italiana nella seconda metà del XX secolo."

Una prospettiva, un'aura mai del tutto manifestata accompagna questi pochissimi e per questo ancora più preziosi versi di Vincenzo Consolo in una plaquette, Accordi, curata da Claudio Masetta Milone e stampata artigianalmente dall'editore santagatese Francesco Zuccarello.

L’articolo indaga i caratteri dell’istanza narrativa nell’opera di Vincenzo Consolo. Si sofferma inizialmente sulle variazioni dell’istanza in singole opere, quindi analizza alcune oscillazioni connesse all’impiego di tecniche narrative – come la focalizzazione interna o il discorso indiretto libero – e alla dimensione intertestuale, e infine esamina un campione di fenomeni metadiegetici. Dalla disamina sincronica dell’opera consoliana emerge, nella conclusione, una prospettiva diacronica che evidenzia tra La ferita dell’aprile e Lo spasimo di Palermo una continuità tematica, riguardante l’autorappresentazione dell’istanza narrativa.

Racconto di Vincenzo Consolo. Edizione critico-genetica a cura di N. Messina. Nella lezione stabilita il racconto è confluito nel volume: V. Consolo, La mia isola è Las Vegas, a cura di N. Messina, Milano, Mondadori, 2012 ("Scrittori italiani e stranieri" e "Oscar Narrativa").

Il lupo ed il mannaro: tangenze ed emersioni nella letteratura italiana contemporanea
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Sebbene la tradizione antica e quella medievale – segnatamente nordica – abbondino di figure ascrivibili al lupo mannaro, in età moderna e contemporanea esso ha forse trovato maggior fortuna nella produzione popolare piuttosto che in quella colta e letteraria. Le letterature romantiche, simbolistiche e decadenti hanno certamente coltivato in misura maggiore e veicolato alle epoche successive la figura del vampiro, che meglio si adattava ai loro canoni estetici. Del resto, c’è chi, come Erberto Petoia ha affermato persuasivamente che «il licantropo non ha ancora trovato il suo Stoker». Eppure, il lupo ed il mannaro fanno sporadicamente capolino in alcuni autori contemporanei, spesso in stretta correlazione con il tema letterario della melancolia. Come insegna la teoria umorale, l’individuo melanconico patisce il confronto con la dura realtà e tenta – tenacemente quanto invano – di sottometterla agli impulsi spirituali del suo essere, chiudendosi al mondo esterno e sviluppando una forte vita di pensiero. D’altro canto, un legame secolare sussiste tra l’affezione atrabiliare, quando giunge alla cronicizzazione patologica, e la licantropia. Tentando di tracciare un pur sommario quadro teorico dei rapporti tra melancolia e licantropia, sarà utile tornare ad alcune rielaborazioni letterarie del lupo e del mannaro presentate da alcuni autori contemporanei italiani: Luigi Pirandello nella novella Male di luna (1913), Cesare Pavese nel dialogo L’uomo-lupo (1947) e Vincenzo Consolo in Lunaria (1985) e Nottetempo, casa per casa (1992). Analizzando questi esempi si potrà tentare di tracciare linee di continuità e rottura rispetto alla tradizione antica e medievale intorno al lupo mannaro, evidenziando al contempo le specificità della rielaborazione contemporanea.

Introduzione Il seguente saggio vaglia i percorsi plurimi offerti dalla densa scrittura di Vincenzo Consolo, contemplando l'analisi di buona parte della sua opera. Lo fa attraverso una particolare prospettiva che cerca di tenere presente in modo costante il nucleo progettuale dello scrittore siciliano, costituito da una diade che oscilla tra tensione etico-civile e fascinazione poetica, dimensione comunicativa e versante espressivo. Metafora emblematica di tale procedimento è una preziosa lente letteraria biforcata tra interrogazioni analitiche sui fermenti della realtà esterna e interne modalità rappresentative. Partendo da varie angolazioni presenti nei testi (il rapporto tra oggettività e finzione, lo scarto tra pensieri e forme, la vena epico-lirica e la lucida analisi sociale, l'affabulazione onirico-fantastica e la meditazione intellettiva) si snodano così meravigliosi viaggi di interpretazione volti a scoprire, al di là dei filtri retorici, disegni e sostrati letterari, antichi palinsesti e moderne forme metaforiche, particolari immagini e stili che, simili a specchi cangianti, trasformano di continuo ipotesi ed emozioni, sensi e suggerimenti conoscitivi.

E’ un volume in cui sono raccolti quindici saggi di Fernando Gioviale relativi quasi tutti a scrittori originari della Sicilia. Narrativa e lirica sono i grandi generi che danno vita a quest’opera: da un lato testi narrativi di Giovanni Verga, Rosso di San Secondo, Vincenzo Consolo, Angelo Fiore, e dall’altro testi poetici di Domenico Tempio, Ignazio Buttitta, oltre che di Giacomo Leopardi. Il saggio Arcaico futuro, è relativo a Stefano D’Arrigo – in particolare al suo romanzo Horcynus Orca – e mette in luce l’esigenza di una letteratura che pur essendo impegnata nell’oggi e nella progettazione del futuro, sente il dovere di recuperare l’istanza memoriale fino alle remote terre dell’arcaico. E forse il passato è più facilmente recuperabile attraverso le vie soffertamente illuminatrici della poesia che attraverso le positive certezze della storiografia. L’autore procede, così, alle sue analisi di testi, cercando di individuarvi l’intreccio di passato e futuro e le capacità che esso ha di produrre poesia.

SOMMARIO

L’attuale Settecento di Domenico Tempio
«Lu veru piaciri» e la cittadella della saggezza naturale

Appressamento a Leopardi
«Se io vivrò, vivrò alle Lettere»: il canto come fede.
Il corpo, la morte, i «desiderii infiniti» della poesia

Verghiana
La grazia laica: «Storia dell’asino di S. Giuseppe»
Una narrativa della crudeltà: la doppia redazione del «Maestro dei ragazzi»

Mario Carli, futurista estravagante
«Il disprezzo della natura e la ricerca dell’artificiale»

L’altro Rosso di San Secondo: l’impegno del romanzo
Tra naturalità corporea ed erotismo ascetico:
«La donna che può capire, capisca»

Su Ignazio Buttitta
Il mestiere di poeta

Per un ritratto di Vincenzo Consolo
L’isola senza licantropi

Angelo Fiore o la narrativa come eccesso
La parodia del tragico e «L’erede del Beato»
«Il supplente» e la metafisica dell’oltraggio

Per Sciascia
Il contesto e la morte: il ‘giallo’ come assoluto

D’Arrigo
L’arcaico futuro

Conclusione in cinema per Francesco Rosi
Memoria mitica e drammaturgia dell’assenza. Sulla forma epico-lirica di «Salvatore Giuliano»