Detenzione

Il presente elaborato si apre delineando le evoluzioni nazionali e sovranazionali dell’impianto normativo che sancisce i diritti dei soggetti privati della libertà personale, per poi concentrarsi sul tema problematico del grado di effettività dell’attuazione normativa. Infine, verranno delineati gli strumenti di cui il soggetto privato della libertà personale dispone per far valere i propri diritti, tra cui anche il ricorso alla Corte di Strasburgo.

The article comes from an awareness of the usefulness of the reflexivity practice for the researcher involved in sociological research in prison. During the research phases, the physical obstacles to access to the investigation field are accompanied by difficulties of freeing themselves from the influence of the rehabilitative-correctionist rhetoric, typical of the penitentiary. Embracing a critical view of the rehabilitation ideology that regards the prison, as it isn’t re-socializing, the researcher compares himself, in the course of the experience at the IPM of Nisida, with the mechanisms put in place by the prison institution to influence the researcher and bring his work within this paradigm. After introducing the main methodological issues related to sociological research in prison, the researcher proceeds in an attempt to identify and describe the typical defensive strategies more or less consciously used by the prison institution. It is necessary to consider these limitations, during the collection and analysis of the data, in order to be able to manage the field reflexively and not be subjugated to the institutional logics, but most of all to expose conservative dynamics that block prison reform and a more equitable and sustainable social development.

Muovendo dalla sentenza resa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Provenzano c. Italia (sez. I, sent. 25 ottobre 2018), l'autore si interroga sulle conseguenze che un mutamento nelle condizioni di salute del detenuto può determinare in ordine ai presupposti di applicazione del regime detentivo speciale di cui all'art. 41-bis ord. penit.

SOMMARIO: 1. “Dinamismo” europeo e “resistenze” interne sull’art. 41-bis ord. penit. — 2. Le doglianze del ricorrente e la risposta della Corte europea. — 3. Mutamento delle condizioni di salute del detenuto e proroga del regime detentivo speciale.

La clinica legale Diritto dell’Immigrazione e della Cittadinanza del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre ha avviato all’inizio del 2014 un Osservatorio sulla giurisprudenza del Giudice di pace in materia di immigrazione. Il progetto ha carattere nazionale e si avvale della collaborazione di altri Dipartimenti universitari,
centri di ricerca e singoli operatori nelle città di Bari, Bologna, Firenze, Napoli e Torino. L’obiettivo è quello di raccogliere e rendere disponibili i provvedimenti dei Giudici di pace in materia di diritti fondamentali della persona, con particolare attenzione al controllo giurisdizionale sull'espulsione e sulla detenzione amministrativa dei cittadini stranieri.
A Torino l’Osservatorio è curato dalla clinica legale Human Rights and Migration Law Clinic (HRMLC), progetto sviluppato in collaborazione tra l’International University College di Torino (IUC), l’Università degli Studi di Torino e l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, e in cooperazione con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).

Chapter three, entitled “Sortir, s’en sortir” (Getting Out and Moving On) studies the  trategies used by detainees to hasten their release and, more importantly, to get on with their lives and avoid being locked up again. To regain your freedom, why not just run away? Based on a study of files from the archives of La Valletta (Ticino), Marco Nardone describes the diversity of motives advanced and resources deployed by male detainees in their attempts to escape from detention (chap. 3.2). The operation itself was risky, the chances of success were slim, and the majority of fugitives were recaptured. It is thus reasonable to ask how rational it was to attempt escape as a strategy for resisting detention, and what role such attempts played in the relationship between detainees and the authorities. While some detainees truly hoped that their attempts to escape would succeed, others saw therein an act of self-affirmation. In all cases, however, escape attempts led to harsher detention conditions and greater administrative repression.
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Con il titolo «Sortir, s’en sortir …» (Uscire e uscirne), il terzo capitolo esamina le contromisure delle persone internate per accelerare la loro uscita e soprattutto per evitare la carcerazione. Ma perché non evadere per ritrovare la libertà? Attraverso gli incarti dell’istituto La Valletta (TI), Marco Nardone illustra la varietà dei motivi e delle risorse impiegate nei tentativi di evasione degli uomini internati (cap. 3.2). L’evasione è rischiosa, le possibilità di successo sono esigue e la maggior parte degli internati evasi è ricatturata. Ci si può dunque chiedere quale sia il senso di un’evasione quale strategia di resistenza all’internamento e la sua funzione nei rapporti tra internati e autorità. Mentre alcuni internati sperano effettivamente di evadere con successo, per altri l’evasione costituisce un atto di affermazione di sé; in ogni caso, la direzione reagisce con un inasprimento della severità e della repressione.
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Sous le titre "Sortir, s'en sortir...", le troisième chapitre analyse les actions des personnes concernées pour hâter leur sortie et surtout éviter de se retrouver enfermées. Pour retrouver la liberté, pourquoi ne pas tout simplement s'évader? À partir des dossier de La Valletta (TI), Marco Nardone montre la diversité des motivations et ressources mises en œuvre dans les tentatives d'évasion des hommes internés (ch. 3.2). L'opération est risquée, les chances de réussite sont minces et la plupart des évadées sont repris. On peut dès lors s'interroger sur le sens d'une évasion comme stratégie de résistance à l'internement et sur sa fonction dans les rapports entre internés et autorités. Si certains internés espèrent vraiment réussir leur évasion, d'autres posent ainsi un acte d'affirmation de soi; dans tous les cas, les évasions suscitent, de la part de la direction, un renforcement de la sévérité et de la répression.
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Unter dem Titel «Sortir, s’en sortir …» (Rauskommen und damit klarkommen)
wird im dritten Kapitel untersucht, was die betroffenen Personen
taten, um ihre Freilassung zu beschleunigen und vor allem um eine
erneute Internierung zu vermeiden. Doch warum nicht flüchten, um die Freiheit wiederzuerlangen? Auf der Grundlage von Dossiers aus La Valletta (TI) zeigt Marco Nardone die unterschiedlichen Motive für Fluchtversuche auf und die Vielfalt der Ressourcen, die von internierten Männern für diese Versuche eingesetzt wurden
(Kap. 3.2). Der Versuch war gewagt, die Erfolgschancen waren gering und die meisten Geflohenen wurden wieder aufgegriffen. Es stellt sich deshalb die Frage nach der Sinnhaftigkeit dieser Fluchtversuche als Strategie gegen die Internierung und nach ihrer Funktion im Verhältnis zwischen Internierten und Behörden. Während einige tatsächlich auf eine erfolgreiche Flucht hofften, stellte der Versuch für andere eher einen Akt der Selbstbehauptung dar. So oder so führten die Fluchtversuche stets zu noch mehr Strenge und Repression seitens der Direktion.