PAOLO COLOMBO*
UGO FOSCOLO E GIOVITA SCALVINI:
SULLA CRONOLOGIA DEL CARTEGGIO INGLESE
Nell’autunno 1824 Ugo Foscolo e Giovita Scalvini si trovavano entrambi
a Londra. Il primo vi era giunto otto anni prima, nel settembre 1816, il secondo nel dicembre 1822; ciascuno, a suo modo, in esilio.1 L’incontro in terra
britannica offrì l’occasione di rinnovare una lontana consuetudine, risalente al
1807, quando i due si erano conosciuti in occasione del soggiorno bresciano
di Foscolo, all’epoca impegnato nella stampa dei Sepolcri presso il Bettoni.2
* Assegnista di Ricerca presso l'Università degli Studi di Trento.
** Testo della conferenza tenuta presso la sede dell'Ateneo di Brescia venerdì, 29 novembre 2019.
1
Cfr. Robert O. J. Van Nuffel, Giovita Scalvini nell’esilio, «Risorgimento», VII, 1964,
2, pp. 59-101, a p. 65, le cui notizie sono in parte ricavate da Giovanni Arrivabene, Memorie della mia vita. 1795-1859, Firenze, Barbèra, 1879, p. 119. Sui rapporti tra i due cfr.
Mario Marcazzan, Ugo Foscolo nella critica di Giovita Scalvini, in Id., Romanticismo critico e
coscienza storica, Firenze, Marzocco, 1948, pp. 7-47; Raffele Zanasi, Giovita Scalvini e il Romanticismo europeo, «Giornale storico della letteratura italiana», CXXXIX (1962), pp. 1-48,
alle pp. 5-28; Paolo Paolini, Giovita Scalvini e Ugo Foscolo, in Foscolo e la cultura bresciana di
primo Ottocento, a cura di P. Gibellini, Brescia, Grafo, 1979, pp. 269-290; Marco Pecoraro,
La biografia dello Scalvini scritta da Filippo Ugoni e il suo testamento inedito del 1840-’41, in Tra
Illuminismo e Romanticismo. Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, Firenze, Olschki,
1983, IV, t. II, pp. 817-841, a p. 830; Francesca Volta, Il foscolismo di Giovita Scalvini,
«Esperienze letterarie», 1993, 4, pp. 69-77; Sandro Gentili, Con «acre animo» (il Foscolo di
Giovita Scalvini), in Id., «Quaedam divina voluptas atque horror» e altri studi foscoliani, Roma,
Bulzoni, 2006, pp. 157-174; Renata Cotrone, Giovita Scalvini e l’inquieta distanza del magistero foscoliano, in Del nomar parean tutti contenti. Studi offerti a Ruggiero Stefanelli, a cura di
P. Guaragnella, M. B. Pagliara, P. Sabbatino, L. Sebastio, Bari, Progedit, 2011, pp. 445-465.
2
Le vicende del soggiorno bresciano del 1807 sono ricostruite da Arturo Marpicati,
Ugo Foscolo a Brescia. L’amore per Marzia Martinengo. La stampa dei Sepolcri. Gli amici
bresciani. Battaglie letterarie, Firenze, Le Monnier, 1958.
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[2
Tra l’ottobre 1823 e il successivo gennaio, Scalvini aveva affittato, in condivisione con Filippo Ugoni e subentrando a Giovanni Berchet e Santorre di
Santa Rosa, il Green Cottage, già dimora foscoliana, a pochissima distanza dal
celebre Digamma, trovandosi così a essere vicino di casa dell’amico.3 Nei mesi
successivi i contatti fra i due rimasero frequenti, come testimonia l’epistolario
del poeta di Zante; il solo periodo di silenzio, da maggio fino alla fine di settembre 1824, potrebbe aver coinciso con il viaggio all’isola di Wight , dove
Scalvini soggiornò in compagnia di Giovanni Arrivabene.4
Gli scambi epistolari relativi all’ottobre di quell’anno, tuttavia, pongono
alcuni problemi, essendo privi di una datazione esplicita. Questo il prospetto
della corrispondenza nel mese in questione.
1) Scalvini a Foscolo, lettera 2991 dell’Epistolario (IX, pp. 451-452), del
«7 Ottobre», da Mario Scotti datata al 1824 grazie a timbro postale e indirizzo. Scalvini informa il corrispondente di essersi trasferito da Wells Street
nella nuova abitazione, il cui indirizzo è riportato nell’intestazione della lettera
(«55. Quadrant»), e non risparmia una maligna allusione alle proprietarie (o,
ma meno probabilmente, coinquiline) della casa appena abbandonata: «Da
più che una settimana io ho lasciato Wells street, e le sue streghe». Nel trasloco
non ha però dimenticato di portare con sé alcuni volumi ricevuti in prestito
dall’amico: «[…] credo necessario l’avvisarvi che ho portato meco i tre volumi delle Memoirs of Edmund Ludlow». Segue una descrizione della nuova
sistemazione; particolare gradimento è espresso per «Marianna» (la proprietaria o una pensionante). In generale, il giudizio sull’alloggio è positivo, specie se
comparato a quello espresso sulla precedente situazione abitativa: «[…] bello
in vero, lieto, tre stanze, e per una sola lira la settimana e finora mi hanno servito con amore e con onestà; virtù straniere alle arpie di Wells st.». La lettera
si chiude con la richiesta di «notizie» all’amico.
2) Scalvini a Foscolo, lettera 2995 dell’Epistolario (IX, p. 455), datata «15.
Venerdì» e da Scotti attribuita, con solidi argomenti, all’ottobre 1824. Scalvini
si scusa per il ritardo nella risposta, rivelando il proprio imbarazzo per il fatto
di non poter accogliere la proposta ricevuta dall’amico nell’ultima epistola,
contenente un invito alla collaborazione a qualche iniziativa editoriale:
Però lascio ora stare tale argomento e mi ristringo a ringraziarvi della cura chi vi
siete data d’indicarmi la grammatica del Buttmann – e a pregarvi di scusare la mia
stolidezza di avere, scrivendo a voi, chiamato arpie le donne di Wells Str. – Voi non
foste mai nella mia necessità di pranzare in casa, e però non potevate conoscerle; e
tolga il cielo che io volessi menomamente mirare a farvi il più leggero rimprovero
per essermi venuto da voi il consiglio di entrare in quella casa – E ad ulteriore
3
Il contratto di locazione dell’abitazione si legge in Ugo Foscolo, Epistolario, Firenze,
Le Monnier, IX, a cura di M. Scotti, 1994, p. 531.
4
Cfr. G. Arrivabene, Memorie della mia vita, cit., p. 149.
3]
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espiazione dirò, che Dio volesse ch’io vi fossi rimasto più a lungo, anzi che venire
in questa.
In chiusura, Giovita confida di voler presto lasciare anche la nuova dimora
per tornare nel «vecchio alloggio di Lisson Grove», riavvicinandosi così a Foscolo.
3) Foscolo a Scalvini, lettera 2997 dell’Epistolario (IX, p. 457), datata
«lunedì mattina». Foscolo chiede ironicamente perdono all’amico per averlo
«messo in mano alle arpie», lo ringrazia per essersi ricordato di portare con sé
«i tre volumi di Ludlow», e gli consiglia la grammatica greca del Buttmann,
«meno elaborata di quella del Matthias», e «creduta men difficile a spiegarsi
alla gioventù». Sull’apografo, conservato a Livorno (Labr., XXXIX, xc, 2),
Francesco Viglione ha indicato «primi di ottobre 1824»: ipotesi sensata, se si
considera che l’epistola tratta almeno in parte del trasferimento di Scalvini da
Wells Street. Scotti aggiunge:
La lettera deve essere immediatamente successiva a quella datata «15. Venerdì»
dello Scalvini al F. per l’accenno alle arpie di Wells Street e successiva a quella «Giovedì [1824 ottobre]» del F. allo Scalvini per le notizie sulle grammatiche greche.5
Ma la lettera potrebbe anche essere precedente e risposta alla 1, per queste
ragioni:
I) Il riferimento alle «arpie» della lettera n. 2 non è il primo fatto da Scalvini, che aveva così definito le proprietarie dell’appartamento di Wells Street
anche nella missiva del 7 ottobre (la n. 1). In tal modo si spiegherebbe perché
nella 2 Scalvini torni a parlare delle «arpie» e se ne scusi con Foscolo, che gli
aveva consigliato l’alloggio; diversamente, si avrebbero due epistole consecutive di Scalvini, con doppio riferimento alle poco cordiali padrone di casa, senza
alcuna replica foscoliana.
II) Nella lettera 3, Foscolo ringrazia Scalvini di essersi ricordato di portar
con sé i «tre volumi di Ludlow», la cui menzione è più probabile in una risposta alla lettera del 7 ottobre.
III) Se Scalvini, nella lettera del 15 ottobre, ringrazia Foscolo per la segnalazione della grammatica del Buttmann, significa che tale indicazione deve
essergli venuta prima di quella data.
IV) Foscolo ragguaglia Scalvini sul proprio stato di salute e sull’attività
5
U. Foscolo, Epistolario, cit., IX, nota a p. 457 e cfr. Francesco Viglione, Catalogo
illustrato dei manoscritti foscoliani della biblioteca Labronica, Pavia, Fusi, 1909 (estratto da
«Bollettino della Società Pavese di Storia Patria»), p. 89.
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[4
lavorativa (Scalvini gli aveva chiesto sue nuove nella lettera 1) e scrive, fra le
altre cose: «[…] nondimeno lavoro, lavoro e lavorerò sino a che io sarò uscito
o della povertà o della vita». In quel periodo Foscolo era impegnato nell’allestimento di una edizione di classici italiani per l’editore Pickering, e nel prosieguo della lettera cerca di coinvolgere l’amico nell’iniziativa:
Or io con tutto il cuore vorrei che m’aiutaste a lavorare in questa edizione di
Classici, con molta utilità, a quanto credo, e della vostra salute, e dell’ingegno, e
della borsa. Ma da che ve ne ho parlato altre volte, non voglio ora insistere.6
Il che si lega a quanto Scalvini scrive nella lettera del 15 ottobre (la 2):
Ed ora pure non so bene che mi scrivere, tanta è la perplessità nella quale mi
ha posto la vostra lettera. Perché se il lavoro a cui gentilmente m’invitate dà a voi
desiderio di uscire della vita, anzi che speranza di uscire della povertà, che sarebbe
di me, che naturalmente non potrei avere alcun conforto da una tale speranza, e
che assai probabilmente verrei in quel desiderio?7
Come si vede, Scalvini risponde a un’offerta di collaborazione, il che presuppone la ricezione della 3, la cui lettura è testimoniata dal recupero che
il bresciano fa dell’espressione foscoliana «uscito della povertà o della vita»,
scrivendo «desiderio di uscire della vita […] speranza di uscire della povertà».
V) Nella 3, Foscolo spiega le ragioni che lo inducono a informare l’amico
della propria attività letteraria: «E di tutto questo vo chiacchierando per dar
piena risposta alle parole della vostra lettera: - non mi sento affatto in pace con
me medesimo».8 Si tratta di una citazione dalla lettera scritta da Scalvini il 7
ottobre (la 1), in cui, a proposito del nuovo alloggio, scriveva: «[…] e tuttavia
io non so se rimarrò, perché non mi sento affatto in pace con me medesimo
[…]». Ne consegue che la 3 deve essere anteriore alla 2 e posteriore alla 1; dunque, tra il 7 e il 15 ottobre 1824. Poiché vi è l’indicazione «Lunedì mattina»,
la missiva sarà da assegnare al giorno 11.
Rimane da chiarire la questione delle grammatiche greche di cui si parla
nelle lettere foscoliane, entrambe non datate (la 2997 e la 3009 dell’Epistolario). Per la prima si è appena proposta una datazione all’11 ottobre 1824, tra
le due scalviniane. La seconda non reca altra indicazione cronologica che un
«Giovedì»; non è ad ogni modo azzardato ritenere che, trattando del medesimo argomento, l’epistola sia pressoché contemporanea alla 2997, dunque
quasi certamente ascrivibile al mese di ottobre, che nell’anno 1824 ebbe quattro giovedì: 7, 14, 21, 28, ai quali si può forse aggiungere per cautela il 30 di
settembre. Come già segnalato da Scotti, però, la 3009 sembra anteriore alla
6
Epistolario, cit., IX, p. 458.
7
Ivi, p. 455.
8
Ivi, p. 458.
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5]
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2997, dal momento che Foscolo vi nomina esclusivamente la grammatica del
Matthias, scrivendo invece, nella 2997:
All’amico vostro grecista scriverete, ciò che fors’egli sa, come oltre alla grammatica celebrata di cui vi scrissi, ne è uscita un’altra in Germania, e credo che l’abbiano già tradotta e pubblicata in Londra, scritta dal prussiano Buttmann; e benché
sia meno elaborata di quella del Matthias, è nondimeno creduta men difficile a
spiegarsi alla gioventù, dacché il Matthias pare che abbia scritto piuttosto per gli
eruditissimi nella lingua.9
È quindi Foscolo stesso, con quel «di cui vi scrissi», a confermare che si
tratti della grammatica di Matthias. La lettera poi, contenendo il primo accenno al Buttmann, deve necessariamente essere anteriore anche alla lettera di
Scalvini datata «15. Venerdì», nella quale il bresciano ringrazia l’amico «della
cura che vi siete data d’indicarmi la grammatica del Buttmann». L’epistola
andrà dunque fatta risalire a un «Giovedì» precedente il 15 e l’11 ottobre,
escludendo così tutte le possibilità tranne il 7 (oltre al 30 settembre), la stessa
data in cui Scalvini comunicava di aver lasciato l’alloggio di Wells Street (lettera 2991). Occorrerebbe allora ipotizzare che i due argomenti, le grammatiche greche e il trasferimento, inizialmente oggetto di conversazioni epistolari
separate, si siano intrecciati per via della sovrapposizione delle missive (forse
favorita dal trasloco di Giovita), finendo per coabitare nella corrispondenza
dei giorni seguenti. Un indizio può essere rinvenuto nelle scuse che aprono la
seconda lettera di Scalvini, che avrebbero più senso se riferite alla foscoliana
del 7 ottobre, che si concludeva con un’affettuosa e scherzosa enumerazione di
superlativi: «Or addio Scalvini mio carissimo, buonissimo, dolcissimo e (pur
troppo!) oziosissimo». A quest’ultimo aggettivo potrebbe infatti alludere Scalvini nell’esordio della sua datata «15. Venerdì» (lettera 2995), scrivendo: «Carissimo Foscolo. – La conoscenza che mostrate di avere della mia infingardaggine, mi avrà scusato presso di voi di una così lunga dilazione a rispondervi».10
Se così fosse, le scuse sarebbero maggiormente comprensibili, perché riferite a
un silenzio epistolare piuttosto prolungato (e ancora maggiore se si propende
per la datazione della 3009 al 30 settembre), durato fino al 15 ottobre, data
della seconda scalviniana (2), e non di pochi giorni (dall’11 al 15).
Ridisegnato alla luce delle considerazioni e delle conseguenti ipotesi avanzate, l’ordinamento delle lettere verrebbe a strutturarsi così:
1. Il 7 ottobre (oppure il 30 settembre) Foscolo scrive a Scalvini (lettera 3009).
2. Scalvini risponde (o scrive contemporaneamente) a Foscolo il 7 ottobre,
informandolo del proprio trasferimento (lettera 2991).
9
10
Ivi, p. 457.
Ivi, pp. 474 e 455.
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[6
3. Foscolo riscontra l’11 ottobre (lettera 2997).
4. Scalvini replica il 15 ottobre (lettera 2995).
In ogni caso, l’eventuale datazione al 30 settembre della prima lettera si
configura come meno probabile, dal momento che non spiegherebbe la totale
assenza di collegamento fra le missive; l’unico indizio (non certo una prova)
di una lettura della 3009 da parte di Scalvini sarebbe infatti nell’allusione alla
propria «infingardaggine» (lettera 2995 del 15 ottobre), forse esemplata, come
detto, sulla falsariga della foscoliana taccia di oziosità. Il tutto in una fase del
carteggio che, lo si è visto, si presenta estremamente coerente e coesa, ricca di
rimandi, anche molto precisi, alle lettere del corrispondente.
«Commentari dell’Ateneo di Brescia» per l’anno 2019, Brescia 2021
ISSN 1594-8218