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Democrazia Diretta

La politica è « un sistema di rapporti di potere gestito per lo più in modo professionale da persone in ciò specializzate, i cosiddetti politici » 1. Questi politici arrivano al potere tramite i partiti, ossia « burocrazie fortemente strutturate che proclamano di rappresentare il popolo » 2 , dove una persona in realtà ne rappresenta molte, considerandole semplici elettori. La maggior parte delle volte questi sono personaggi pericolosi nei loro comportamenti, immorali, disonesti e elitari; le loro risorse finanziarie permettono loro di avere il controllo dei mezzi di comunicazione così da costruire un consenso politico su tutte le decisioni che dovranno prendere, quelle più ripugnanti e quelle in opposizione alle promesse fatte negli impegni programmatici. Questa forma professionale, elitaria, del sistema « politica » nasce solo con gli Stati nazionali e dunque con l'accentramento del potere da parte di Enrico VIII in Inghilterra e di Luigi XIV in Francia. Prima della formazione degli Stati nazionali, secondo Bookchin, la politica significava « gestione degli affari pubblici da parte della popolazione a livello comunitario ». La popolazione gestiva la cosa pubblica nelle assemblee cittadine dirette, ed eleggeva consigli che eseguivano le decisioni politiche formulate in queste assemblee, esecuzione che era controllata da vicino, e laddove serviva si revocavano i delegati che non avevano soddisfatto appieno con il proprio operato. Le assemblee in alcuni casi si affidavano a comitati di consulenza appositi per la materia. I cittadini erano tali dunque nel senso pieno del suo termine, erano cioè « agenti attivi di decisione e di autogestione politica della vita comunitaria, economia compresa, e non ricettori passivi di beni e servizi forniti da enti locali in cambio di tasse » 3. Queste comunità erano spesse legate tra loro per coordinare decisioni in modi cooperativi e responsabili. Ogni comunità inviava delegati, con mandato trasparente e vincolato prima territorialmente e poi regionalmente. I consigli federali coordinavano le decisioni prese dalle assemblee locali, cui rimaneva sempre la responsabilità di formulare le politiche, mentre consigli revocabili e attentamente controllati le eseguivano in maniera strettamente tecnica.

Democrazia Diretta Murray Bookchin 1.Politica e cittadinanza La politica è « un sistema di rapporti di potere gestito per lo più in modo professionale da persone in ciò specializzate, i cosiddetti politici » 1. Questi politici arrivano al potere tramite i partiti, ossia « burocrazie fortemente strutturate che proclamano di rappresentare il popolo » 2, dove una persona in realtà ne rappresenta molte, considerandole semplici elettori. La maggior parte delle volte questi sono personaggi pericolosi nei loro comportamenti, immorali, disonesti e elitari; le loro risorse finanziarie permettono loro di avere il controllo dei mezzi di comunicazione così da costruire un consenso politico su tutte le decisioni che dovranno prendere, quelle più ripugnanti e quelle in opposizione alle promesse fatte negli impegni programmatici. Questa forma professionale, elitaria, del sistema « politica » nasce solo con gli Stati nazionali e dunque con l'accentramento del potere da parte di Enrico VIII in Inghilterra e di Luigi XIV in Francia. Prima della formazione degli Stati nazionali, secondo Bookchin, la politica significava « gestione degli affari pubblici da parte della popolazione a livello comunitario ». La popolazione gestiva la cosa pubblica nelle assemblee cittadine dirette, ed eleggeva consigli che eseguivano le decisioni politiche formulate in queste assemblee, esecuzione che era controllata da vicino, e laddove serviva si revocavano i delegati che non avevano soddisfatto appieno con il proprio operato. Le assemblee in alcuni casi si affidavano a comitati di consulenza appositi per la materia. I cittadini erano tali dunque nel senso pieno del suo termine, erano cioè « agenti attivi di decisione e di autogestione politica della vita comunitaria, economia compresa, e non ricettori passivi di beni e servizi forniti da enti locali in cambio di tasse »3. Queste comunità erano spesse legate tra loro per coordinare decisioni in modi cooperativi e responsabili. Ogni comunità inviava delegati, con mandato trasparente e vincolato prima territorialmente e poi regionalmente. I consigli federali coordinavano le decisioni prese dalle assemblee locali, cui rimaneva sempre la responsabilità di formulare le politiche, mentre consigli revocabili e attentamente controllati le eseguivano in maniera strettamente tecnica. Oggi il termine politica è confuso con « governo dello Stato », essa infatti si è professionalizzata, è diventata monopolio del potere da parte di pochi, delega ad un gruppo eletto, rappresentazione e non partecipazione; essa è divenuta una cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere obiettivi preselezionati. I politici trattano la gente da elettorato passivo il cui compito è quello di votare ritualmente per candidati di scelta partitica. L'individuo autonomo in quanto elettore, che costituisce l'unità sociale del processo referendario nella teoria liberale, è una finzione sia in un contesto apparentemente democratico, sia in un contesto totalitario di mobilitazione di massa. Una vera cittadinanza si fonda sulla formazione del carattere, un'etica e una razionalità che possono essere conseguiti soltanto grazie ad una interazione profonda tra individuo e comunità e su una concezione della politica come veicolo per acquisire saggezza grazie alla discussione della cosa pubblica. Una cittadinanza scissa dalla comunità è avvilente. In ogni caso siamo ricacciati nello stato di dipendenza tipico dell'infanzia che ci rende pericolosamente vulnerabili alla 1 2 3 M. Bookchin, Democrazia Diretta, Elèuthera, Milano, 2005, pag. 7 Ibid. op. cit., pag 10. strumentalizzazione, sia da parte di personalità forti nella vita privata, sia da parte dello Stato e del grande capitale nella vita pubblica. In entrambi i casi individualità e comunità vengono dissolte estirpando quella base comunitaria da cui trae alimento la vera individualità. Inversamente, è l'interdipendenza all'interno di una comunità solidale ad arricchire l'individuo di quella razionalità, di quel senso di mutualità e giustizia, di quella vera libertà che assicura un cittadino capace e creativo. La creazione di uno Stato significa istituzionalizzare il potere sotto forma di una macchina che funziona separatamente dalla popolazione. Coloro che si definiscono anti-statuali e che dialogano con lo Stato con l'obiettivo di abolirlo o eliminarlo, dice Bookchin, ne vengono corrotti e dunque si ritrovano assimilati nel sistema (ricorda un po' ciò che sta succedendo ora al M5S). Alla base della vita politica vi è la municipalità dalla quale devono discendere la confederazione, l'interdipendenza, la cittadinanza e la libertà. Non esiste altro modo di mettere insieme una politica se non iniziando dalle sue componenti elementari, ossia i villaggi, i paesi, i quartieri e le città, ovvero gli ambiti che costituiscono il livello più diretto di interdipendenza politica, l'unico livello immediatamente contiguo alla vita privata. In questa ottica comitati di isolati, assemblee, organizzazioni di quartiere, cooperative, gruppi civici di azione saranno la nuova arena pubblica e andranno ben al di là di fenomeni contingenti come manifestazioni, marce e comizi, garantendo una notevole stabilità ed efficacia. Un potere che non appartiene alla gente è un potere lasciato allo Stato e, al contrario, un potere detenuto dalla gente è un potere strappato allo Stato. Ciò è un processo che avviene naturalmente: il controllo della società e del suo destino finirà verso la base, nelle mani della gente e delle comunità, o verso il vertice, nelle mani dei professionisti di Stato. Solamente se l'intera struttura piramidale verrà disintegrata, se la gerarchia verticale verrà sostituita dall'ecocomunità orizzontale, si eclisserà il principio del dominio, sostituito dal principio di complementarietà e dalla partecipazione. Laddove si riuscisse a conquistare il potere dallo Stato è necessario de-professionalizzare la gestione della società fin dove è possibile, cioè semplificare e rendere trasparente, chiara, accessibile e gestibile da comuni cittadini la maggior parte della cosa pubblica (Bookchin riprende l'esempio di Atene che alla base del meccanismo democratico aveva il sorteggio e non l'elezione). Secondo Bookchin, se lo Stato detiene o meno il potere dipende dal fatto che lo Stato esercita o meno il monopolio della violenza. Allo stesso modo, se la gente detiene o meno il potere dipende se è o non è armata, se ha creato proprie milizie di base per difendersi non solo dai criminali o invasori, ma anche dal potere invadente dello Stato. Vi dovrà essere dunque una guardia civica composta di ronde, a rotazione, per scopi di vigilanza ed una milizia cittadina ben addestrata per affrontare le minacce esterne alla libertà (su questo punto non concordo più di tanto; infatti il possedere il monopolio della violenza, anche da parte di una milizia di cittadini, potrebbe corromperla e comportare una presa di forza da parte di questa. Con gli esempi che farò successivamente si vede come in una città dell'Algeria, Barbacha, per dodici anni non è esistita alcuna forza d'ordine, e la sicurezza era mantenuta dagli stessi cittadini chiamati di volta in volta. Al contrario è però vero che nella regione della Rojava la presenza di milizie organizzate ha permesso la difesa di una regione autogestita dall'attacco dell'IS). Tutto ciò può avvenire solo in tempi lunghi, prefigurando un ambito politico in cui lo Stato venga sostituito da una rete confederata di assemblee municipali e in cui un'economia volta al profitto venga ricondotta ad un'economia politica dove le municipalità, interagendo, affrontino e risolvano i problemi concreti in quanto cittadini, non in quanto professionisti, contadini, impiegati o operai. Gli individui passeranno da essere lavoratori a soggetti pubblici, e creeranno una ecocomunità umana in grado di adattarsi dal punto di vista psicologico e spirituale, così come tecnologico, architettonico e strutturale, alle ecocomunità naturali che compongono il pianeta. Non è pensabile la realizzazione di questo programma complessivo in termini di un'esplosione rivoluzionaria che in un breve lasso di tempo sostituisca la società attuale con una radicalmente nuova. La statualità assume una patina politica quando i cosiddetti partiti politici tentano di occupare le cariche proprie alla politica statuale ed alla sua gestione. Un partito politico costituisce normalmente una gerarchia fortemente strutturata, provvista di un apparato che si muove dall'alto verso il basso simile a uno Stato in miniatura. L'obiettivo è di frenare il corpo politico, controllarlo e manipolarlo, non esprimerne la volontà né consentire che esso stesso la esprima. In nessun senso il partito politico tradizionale proviene dal corpo politico o ne è costituito. I partiti politici sono repliche dello Stato quando ne sono dentro. Si formano per mobilitare, per dirigere, per conquistare il potere e gestirlo e sono quindi tanto inorganici quanto lo Stato stesso. Al contrario, l'agire politico implica un discorso razionale, la condivisione del potere, l'esercizio di una ragione pratica e il suo compimento in una attività realmente partecipativa. Bookchin riporta anche la definizione di partiti data da Robert Michels nel suo I partiti politici; essi tendono a prendere il sopravvento sulle istituzioni create dal basso, invece di rinnovarle, e anzi in ultima analisi le rimodellano secondo criteri statuali. Alla base dei partiti politici c'è il ricorso alla delega di potere. Bookchin trova che vi sia una contraddizione nel termine « democrazia rappresentativa ». La « democrazia », nel senso di governo del popolo è incompatibile con l'immagine repubblicana del governo dei rappresentanti del popolo. 2.Confederalismo e economia municipale Nel XVIII secolo, i capitalisti, ormai egemoni, rimuovono nei centri commerciali marittimi ed interni tutti i vincoli morali, pubblici e religiosi alla compravendita ed all'espansione. Da associazione etica di mutuo soccorso, la comunità si trasforma in tessuto imprenditoriale teso alla concorrenza ed alla manipolazione, una profonda inversione del vero significato di consociazione e solidarietà. Lo sviluppo industriale, commerciale e residenziale ha dato vita ai cosiddetti centri urbani e al fenomeno dell'urbanizzazione. Città come New York, Chicago, Londra o Parigi « cominciarono a fagocitare i paesi vicini e a rovinare in maniera perversa il paesaggio con strutture abitative ad alta densità. Nuovi sistemi di trasporto elettrici, che collegavano i paesi all'interno delle aree regionali, si svilupparono accanto a linee ferroviarie, che collegavano le regioni fra loro all'interno dai confini nazionali. Vaste aree del mondo occidentale, un tempo relativamente impenetrabili agli effetti distruttivi delle forme capitaliste di urbanesimo, si sono così trovate senza difese contro lo sfruttamento e l'omogeneizzazione »4. Gli effetti principali di questo cambiamento furono « la semplificazione, la soluzione di tutti i vincoli sociali nelle sfide incontrollate del mercato con acquirenti e venditori anonimi, la mercificazione di tutti i valori, la monetizzazione di tutti gli ideali, l'implacabile crescita che corrompe l'organico in inorganico, fossilizzando allo stesso modo l'elemento comunitario e quello individuale »5. Quasi tutte le municipalità esistenti sono state frammentate da differenze di status economico, con classi povere, medie e ricche spesso l'una contro l'altra, sino a perdere la stessa libertà municipale, come dimostra chiaramente la sanguinosa storia dei comuni medievali e rinascimentali italiani. Con l'industrializzazione sono anche comparse quelle tematiche che Bookchin definisce transclassiste, che concernono l'ambiente, la crescita, i trasporti, il degrado culturale, la qualità di vita urbana in genere; problemi prodotti dall'urbanizzazione, non dalla costituzione di città. Tali tematiche toccano trasversalmente tanto gli interessi di classe quanto gli immensi pericoli di una guerra termonucleare, il crescente autoritarismo dello Stato o il possibile collasso ecologico del pianeta. Raggiungendo dimensioni che non hanno paralleli storici in America, una enorme quantità 4 5 op. cit. pag. 77. op. cit. pag. 78. di gruppi civici ha portato persone di tutte le classi a partecipare in progetti collettivi su problemi, spesso molto localistici, che riguardano il destino ed il benessere della comunità nel suo complesso. a) Confederalismo Come risolvere i problemi in una città del presente? Come possono essere inseriti quei meccanismi municipali tipici delle comunità precedenti, all'interno di grandi agglomerati urbani? Bookchin prende d'esempio New York, che è un selvaggio inviluppo urbano che risucchia quotidianamente milioni di persone da comunità a notevole distanza dal centro commerciale. Tuttavia è costituita da quartieri, cioè da comunità in certa misura organiche e con un certo grado di identità, sia che vengano definite da una tradizione culturale condivisa, o da interessi economici, o da una comunanza di opinioni sociali, o persino da una tradizione artistica come il Greenwich Village. Il decentramento istituzionale non coincide con una disgregazione territoriale delle metropoli e anzi si devono, secondo Bookchin, distinguere bene dal momento che il primo è perfettamente realizzabile anche qualora occorressero anni per realizzare il secondo. Si possono, infatti, formare assemblee popolari, di isolato, senza riguardo alla dimensione della città purché se ne individuino gli elementi culturali organici e se ne promuova la specificità. A livello amministrativo, una data questione non obbliga tutti i cittadini a rendere effettivamente operativa tale politica: la decisione di costruire una strada non significa che tutti debbano sapere come la si progetti e la si costruisca. Questa funzione puramente esecutiva può essere rimessa nelle mani di un consiglio di esperti nominato appositamente; la discussione e la decisione sulla sua necessità, la scelta del posto e l'idoneità del progetto, sono però un processo politico che resta nelle mani delle assemblee. L'insieme dei consigli amministrativi i cui membri sono eletti da assemblee popolari, formano la struttura confederale. I membri di questi consigli federali hanno una mandato revocabile, sono soggetti a rotazione ed a revoca e, soprattutto, rigorosamente istruiti a sostenere o rigettare un dato tema presente nel calendario di lavoro dei consigli confederali composti, a loro volta, da delegato di varie assemblee di quartiere. Essi inoltre sono direttamente e immediatamente responsabili nei confronti delle assemblee che li hanno eletti al solo scopo di coordinare e amministrare politiche formulate dalla assemblee stesse. Un esempio sono le sezioni parigini del 1793 (l'Assemblea nazionale, al contrario, veniva eletta tramite elezioni a doppio turno, e partecipava solo chi possedeva una determinata ricchezza. Dunque i tentativi di minimizzare la realtà delle sezioni puntando il dito all'esistenza dell'Assemblea sono inutili). Bookchin rifiuta anche il ricorso al Referendum come nel caso della Svizzera, perché esso, espresso nel privato della propria cabina elettorale o del proprio computer, privatizza la democrazia e quindi la sconvolge. Tutto questo si oppone all'idea di patriottismo poiché « come indica l'etimo della parola, è un concetto tipico dello Stato nazionale, in cui il cittadino viene equiparato a un minore ed è dunque costretto a obbedire ad una nazione concepita come patefamilias, ovvero un padrone rigoroso che orchestra convinzioni e devozione all'ordine. Sin quando saremo figli e figlie di una madrepatria, ci porremo in un rapporto subordinato di fronte allo Stato, un rapporto, appunto infantile »6. b) Economia municipale Il confederalismo come principio di organizzazione sociale raggiunge il suo sviluppo più pieno 6 op. cit. pag. 72. quando anche l'economia viene confederata, cioè quando una comunità grande o piccola che sia, inizia a gestire le proprie risorse economiche in una fitta rete di relazioni inter-comunitarie. Il municipalismo libertario, proprio come ridefinisce la politica per includervi una democrazia municipale diretta che gradualmente evolve a livelli confederali, prevede anche un diverso approccio all'economia, il cui requisito minimo è appunto quello di proporre una municipalizzazione della struttura economica; cosa ben diversa da una sua centralizzazione in imprese « nazionalizzate» da una parte, o la sua riduzione a forme di capitalismo collettivista «controllato » dai lavoratori, dall'altra. Il municipalismo libertario propone una forma di economia radicalmente differente in cui territorio e imprese vengono affidate alla gestione dei cittadini riuniti in libere assemblee e dei loro rappresentanti nei consigli confederali. Come pianificare il lavoro, quali tecnologie usare, quanti beni distribuire, sono tutte questioni che possono essere risolte solo nella pratica. La frase « da ciascuno secondo i propri bisogni » può essere una guida sicura per una società economicamente razionale, a condizione di essere sicuri che i beni siano durevoli e di qualità, che i bisogni si ispirino a norme razionali ed ecologiche e che le antiche nozioni di limite ed equilibrio si sostituiscano all'imperativo borghese di un mercato come luogo di crescita o morte. La fabbrica e la terra non diventano quindi unità scisse o potenzialmente concorrenziali all'interno di una collettività solo apparentemente comunitaria, né operai, contadini, tecnici, professionisti, ecc. perpetuano le loro rispettive identità professionali in quanto interessi distinti che esistono a lato del corpo cittadino. La proprietà viene integrata nella municipalità in quanto elemento materiale della libera intelaiatura istituzionale, anzi in quanto parte di un più vasto complesso controllato dal corpo dei cittadini (e non da operai, contadini, professionisti o altri specifici gruppi di interesse). La nazionalizzazione dell'economia ha portato inesorabilmente al controllo burocratico e verticale dell'economia; la collettivizzazione, a sua volta, ha facilitato l'emergere di una economia privatizzata sotto forma collettiva, perpetuando le identità di classe o di casta. Per contro, la municipalizzazione porta l'economia nell'orbita della sfera pubblica, dove è l'intera comunità a formulare la politica economica, dove i cittadini praticano rapporti non-mediati tesi a conseguire un interesse generale che sovrasti gli interessi specifici definiti su base professionale. L'economia cessa di essere intesa nel senso ristretto della parola, ovvero come un insieme di imprese capitaliste e cogestite, per diventare una economia veramente politica: l'economia della polis o della municipalità. Ci si deve aspettare che gli interessi particolari, che al giorno d'oggi dividono la gente in categorie, si fondino in un interesse generale nel quale la gente si riconosca in quanto corpo di cittadini che si attiene scrupolosamente ai bisogni della propria comunità e della propria regione. Così la cittadinanza acquisterebbe pieno significato e le interpretazioni razionali ed ecologiche del ben pubblico sostituirebbero gli interessi gerarchici e di classe. É pensabile anche sviluppare nuovi insediamenti umani, nuove e genuine ecocomunità, capaci di pervenire a una riarmonizzazione tra i popoli e tra l'umanità e il mondo della natura, per andare oltre la figura di città e di paese che conosciamo. 3.I rischi Senza però un mutamento culturale e politico radicale, un localismo, che enfatizza l'isolamento e l'autosussistenza, può condurre al campanilismo e all'intolleranza, cioè a problemi altrettanto seri di quelli provocati da una mentalità globalista che trascuri la specificità delle culture, le peculiarità di ecosistemi di ecoregioni e la necessità di una vita comunitaria su scala umana che renda possibile una democrazia partecipativa. Le comunità autosufficienti non possono produrre tutto ciò di cui hanno bisogno, a meno che ciò non voglia dire un brusco ritorno a modi primitivi di vita rurale, che da un punto di vista storico si sono dimostrati dei fallimenti, provocando non solo un invecchiamento precoce a causa del duro lavoro imposto, ma anche una pericolosa carenza di tempo disponibile per una politica che travalichi i ristretti confini comunitari. Bookchin fa l'esempio della città ideale della Repubblica di Platone che era pensata come autosufficiente, ma la sua autosufficienza serviva a mantenere una élite di guerrieri e filosofi. Anche il feudalesimo europeo e orientale sono un altro esempio, furono ordini sociali in cui le gerarchie nobiliari erano basate su comunità estremamente decentrate. 4.Esempi della Rojava e di Barbacha in Algeria a) Rojava Alla base vi sono le Comuni: cellule di 50 abitazioni, che corrispondono a due o tre strade nelle città e nei villaggi, dove i cittadini riuniti eleggono tra i cinque e i sette rappresentanti. A loro volta i delegati portano le istanze delle Comuni alle Assemblee rionali, le quali riferiscono i problemi alle Assemblee regionali. Il mandato è di durata annuale o biennale, ma, quando lo ritiene necessario, il popolo ha il potere di eleggere sostituti. Il sistema piramidale ha come vertice l’Assemblea del Kurdistan occidentale (Mgrk), presieduta da due personalità e coordinata da un’amministrazione di 33 membri. Assieme ad altri 16 partiti curdo-siriani l’Assemblea del Kurdistan occidentale del Pyd si è allargata nell’Assemblea nazionale curda della Siria (Enks), istituendo infine, a Erbil, che si trova nel Kurdistan iracheno, l’Alto consiglio curdo di unità nazionale. Minoranze e divergenze ideologiche, anche ampie, vengono democraticamente ammesse e posso accedere al potere. Sopra le divisioni prevale lo sforzo comune per la difesa e l’indipendenza dei curdi. Esistono poi il Comitato della diplomazia, il Comitato dei servizi sociali e il Comitato della difesa che agiscono nei territori controllati e che dipendono dall’Alto consiglio curdo siriano, riconosciuto internazionalmente nel 2013 tra gli interlocutori della Conferenza di pace a Ginevra. Nelle Assemblee delle Comuni, riunite ogni settimana o al massimo ogni 15 giorni, sono istituite commissioni su svariati settori: dai comitati economici locali che redistribuiscono i beni nella comunità e danno sussidi ai bisognosi, agli organi per la risoluzione pacifica dei conflitti, attraverso la negoziazione. Le nuove attività economiche sono regolate come cooperative: gli utili garantiscono il mantenimento di numerose famiglie, ma il sistema anti-capitalistico di base ha bloccato, per esempio, l’aumento dei prezzi di beni essenziali per il vuoto di controlli statali. b) Barbacha Barbacha è una regione povera della Cabilia, che raggruppa 34 comuni e in tutto 27000 abitanti. Questi comuni si autogestiscono attraverso l'Assemblea Generale Aperta (in francese AGO) della popolazione d'Ibarbacen, installata in un edificio occupato collettivamente. Nel 2001 la popolazione si è sollevata contro i continui soprusi e oltre ad acquisire diritti culturali, si sono sbarazzati di numerosi commissari e gendarmi cacciandoli dalla città e incendiando i loro locali. Per 12 anni tutta la regione è rimasta senza la gendarmerie, organizzandosi in comitati di villaggio; ogni villaggio si assicura la propria difesa attraverso i propri abitanti e deve avere un responsabile. Se vi è un nemico che vuole entrare, i cittadini si organizzano in squadre. A Barbacha non esistono neanche i tribunali di Stato, la giustizia infatti è resa secondo le tradizioni degli Aarchs, i consigli dei saggi. Il territorio in precedenza era suddiviso in circoscrizioni, le quali, dopo le elezioni municipali di novembre 2012 e i brogli nati con esse, sono state bloccate in contemporanea con il comune. Viene creata l'Axxam n Caâb, ossia la casa del popolo dove comincia a riunirsi da allora l'Assemblea generale aperta (AGO) dei villaggi di Barbacha. Nel momento in cui sorge un problema, i cittadini si riuniscono, prendono decisioni, ognuno ha il diritto di parola e non vi sono distinzioni di partito o di pensiero. Dopo ogni assemblea, vi è un cittadino che si prende l'incarico di scrivere un comunicato che viene diffuso nelle prigioni, ai cittadini, viene affisso su tutti i muri dei villaggi del comune. A poco a poco, l'AGO sostituisce la gestione centralizzata e autoritaria del comune. Con il terzo comunicato dell'AGO, ci si appella alla cancellazione dell'Assemblea popolare comunale (APC), ossia il comune, e alla nomina di presidente di circoscrizione provvisorio per gestire gli affari amministrativi. Il comunicato numero 4 mostra l'emergere di nuove forme di organizzazione collettiva: • un rinforzo dell'auto-organizzazione attraverso l'aumento dei delegati e dei volontari di tutti i villaggi e attraverso la loro ripartizione in commissioni, in funzione degli obiettivi da raggiungere […]; • una migliore organizzazione delle azioni di volontariato riguardante la vigilanza e la sicurezza, la pulizia della spazzatura, soprattutto per [il comune di] Souk n Tlata; Da allora, l'AGO non è solamente un luogo di organizzazione della lotta e della resistenza, ma prende in carico differenti aspetti del funzionamento del comune: raccolta della spazzatura, distribuzione del gasolio nelle scuole, pulizia. La situazione continua ad evolvere e va verso una maggior autogestione del territorio da parte della popolazione.