SCUOLA NORMALE SUPERIORE
ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME
CENTRE J. BÉRARD NAPLES
DELLA
COLONIZZAZIONE GRECA IN ITALIA
E NELLE ISOLE TIRRENICHE
diretta da
† G. NENCI e † G. VALLET
XXI
SITI
TORRE CASTELLUCCIA - ZAMBRONE
PISA - ROMA - NAPOLI
2012
Questo volume è stato curato da
Maria Ida Gulletta (testi)
e Cesare Cassanelli (tavole)
ha collaborato Gianluca Casa
La direzione della BTCGI, dopo la scomparsa di G. Nenci,
è stata assunta da Ugo Fantasia (1999-2000)
e da Carmine Ampolo a partire dal 2001
ISBN 978-88-7642-406-9 (SNS)
978-2-7283-0959-7 (EFR)
978-2-918887-12-6 (CJB)
PREMESSA
Con questo volume si conclude la Bibliograia topograica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche (BTCGI), a parte naturalmente gli indici con le concordanze dei nomi di luoghi antichi e moderni e
altri complementi, attualmente in preparazione. La grande intrapresa
era stata avviata con coraggio da Giuseppe Nenci e George Vallet negli
anni Settanta del secolo scorso con una accurata preparazione (in particolare incontri e seminari italo-francesi) per sostituire su una scala molto
più ampia la preziosa, e per forza di cose datata, opera di Jean Bérard,
Bibliographie topographique des principales cités grecques de l’Italie meridionale
et de la Sicile dans l’antiquité (Paris 1941). Era questo un agile strumento di
lavoro che accompagnava la prima edizione della fondamentale opera
di J. Bérard, La colonisation grecque de l’Italie méridionale et de la Sicile dans
l’antiquité: l’histoire et la légende (Paris 1941; 19572)1.
Pur avendo in apparenza una impostazione simile, con una prima distinzione tra gli studi a carattere generale e quelli relativi ai singoli siti, vi
è una differenza notevole, non solo per le dimensioni, 116 pagine nella bibliograia di J. Bérard, 21 volumi nel nostro caso , di cui 5 dedicati a studi
generali! Nella grande opera di G. Nenci e G. Vallet sono comprese tutte
le isole del Mar Tirreno e non la sola Sicilia, ma soprattutto è stato inserito
in modo amplissimo l’insieme delle località dell’Italia antica, non solo
quelle che hanno un qualche contatto con il mondo ellenico (ad es. miti
di fondazione, presenza di ceramica greca ecc.). Sulla validità o meno di
tale estensione – non dichiarata nel titolo dell’opera – si possono avere
legittimamente opinioni diverse; questo ampliamento è certo in rapporto
con il grande sviluppo avuto dagli studi sulle popolazioni locali ed i loro
insediamenti. Soprattutto l’estensione dal mondo delle città greche agli
insediamenti locali resta un elemento dinamico, di non semplice delimitazione, ma è una caratteristica positiva per chiunque voglia considerare
1
Su Jean Bérard si veda ora il volume a cura di J.-P. Brun, M. Gras, Avec Jean Bérard,
1908-1957 - La colonisation grecque, l’Italie sous le fascisme, Roma, Collection EFR 440, 2010.
Incredibilmente a lui dedica solo pochissime righe il recentissimo volume di G. Ceserani,
Italy’s Lost Greece: Magna Graecia and the Making of Modern Archaeology, Oxford, Oxford
University Press, 2012, che peraltro sembra ignorare la Bibliograia topograica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche (come del resto l’opera di studiosi come G. Pugliese
Carratelli, E. Lepore e lo stesso G. Nenci).
il fenomeno della colonizzazione greca in Occidente in una prospettiva
ampia, anche in rapporto al popolamento locale (e ad altre componenti
culturali ed etniche) e più in generale al contesto storico-geograico.
Inoltre, ogni voce contiene i riferimenti alle fonti letterarie, epigraiche
e numismatiche disponibili, oltre alla storia della ricerca archeologica; la
vera e propria bibliograia (organizzata secondo l’ordine cronologico)
consente di seguire lo sviluppo delle ricerche, nel caso dei centri maggiori sin da età umanistica e rinascimentale. Quali che siano – o possano essere – i limiti e i pregi dell’opera o di singole voci, essa resta uno
strumento prezioso e insostituibile per la ricerca e anche per la tutela del
territorio. L’abbondanza dei lemmi inseriti da questo punto di vista rappresenta certamente un elemento positivo. Quando ho assunto la direzione dell’opera nel 2001, succedendo a Ugo Fantasia (2000, dopo la morte
di G. Nenci nel 1999, preceduta nel 1994 dalla scomparsa di G. Vallet) ho
deciso di continuare la realizzazione dell’opera e di lasciarne immutate le
caratteristiche generali, anche se l’ampiezza dei criteri base rendeva più
complessa e lenta la realizzazione delle parti mancanti. Ho mantenuto
doverosamente i nomi dei due ideatori e direttori originari (le loro foto
sono all’inizio del volume XVI, 2001) e l’École française de Rome ha continuato a sostenerne generosamente la realizzazione. Solo nel caso della
voce SIRACUSA, per l’importanza storica, archeologica e storiograica della
città, ho scelto di dare un carattere più analitico e articolato alla sezione
(una edizione a sé stante è poi comparsa a cura di C. Ampolo, in forma
aggiornata e con apparato fotograico, con premessa di G. Voza, Pisa,
Edizioni della Normale, 2011). Ulteriori complementi, e altro, potranno
essere successivamente editi in formato elettronico.
Esser riusciti a completare l’opera, in tempi forse troppo lunghi ma certo non facili, è comunque motivo di orgoglio per chi scrive, come anche
per la Scuola Normale Superiore tutta e le Edizioni della Normale, alle
quali va la mia gratitudine. A tale opera è stato sempre strettamente, e
direi organicamente, collegato il Laboratorio (fondato da G. Nenci come
Laboratorio di Topograia Storico-Archeologica del Mondo Antico; poi con la
mia Direzione divenuto Laboratorio di Storia, Archeologia e Topograia del
Mondo Antico, e attualmente Laboratorio di Scienze dell’Antichità, LSA).
Senza la collaborazione non solo dei tanti autori delle voci, ma anche dei
redattori che ne fanno parte (o almeno ne hanno fatto parte in passato)
la realizzazione dell’opera non sarebbe stata possibile: a tutti un sentito
ringraziamento e in particolare a chi ha redatto l’ultimo volume (la cura è
indicata nel colophon di ogni singolo volume). L’amico Michel Gras, direttore della École française de Rome ino al 2011, ci ha sempre incoraggiato e
sostenuto ed a lui, continuatore ed erede ideale di G.Vallet, va un ‘grazie’
speciale.
Pisa, 27 giugno 2012
Carmine Ampolo
ABBREVIAzIONI DELLE OPERE
PIù FREQUENTEMENTE CITATE
ABV
ACETI
ACT
ALBERTI
AMICO
ARV1
ARV2
BARRIUS
BERARD1
BERARD2
BERARD3
BERARD4
BTCGI
ByVANCK
J.D. BEAzLEy, Attic Black-igure Vase-painters,
Oxford 1956.
T. ACETI, In Gabrielis Barrii ... De Antiquitate et situ
Calabriae libros quinque ..., prolegomena, additiones
et notae ..., Romae 1737.
Atti del ... Convegno di Studi sulla Magna
Grecia.
L. ALBERTI, Descrittione di tutta l’Italia, Bologna
1550 (Venetia 1596, I-II).
V. AMICO, Lexicon topographicum Siculum,
Panormi - Catanae 1757-1760 (trad. it., Palermo
1855-1856, I-II).
J.D. BEAzLEy, Attic Red-igure Vase-painters,
Oxford 1942.
J.D. BEAzLEy, Attic Red-igure Vase-painters2,
Oxford 1963.
G. BARRIUS, De antiquitate et situ Calabriae libri
quinque, Romae 1571.
J. BÉRARD, La colonisation grecque de l’Italie
méridionale et de la Sicile dans l’antiquité: l’histoire
et la légende, Paris 1941.
J. BÉRARD, La colonisation grecque de l’Italie
méridionale et de la Sicile dans l’antiquité: l’histoire
et la légende2, Paris 1957.
J. BÉRARD, Bibliographie topographique des
principales cités grecques de l’Italie méridionale et de
la Sicile dans l’antiquité, Paris 1941.
J. BÉRARD, L’expansion et la colonisation grecque
jusqu’aux guerres médiques, Paris 1960.
G. NENCI - G. VALLET, Bibliograia topograica della
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A.V. ByVANCK, De Magnae Graeciae historia
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VI
CAH
CIACERI1
CIACERI2
CLUVERIUS1
CLUVERIUS2
DE
DictAntGrRom
DUNBABIN
EAA
EC
EI
EUA
FAzELLUS
FREEMAN
GIANNELLI1
GIANNELLI2
GIUSTINIANI
HEAD1
HEAD2
HOLM
HOUEL
IGCH
LENORMANT
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VII
KlPauly
MARAFIOTI1
MARAFIOTI2
MAyER
MEE
NISSEN
OCD1
OCD2
PACE
PAIS1
PAIS2
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Sylloge Nummorum Graecorum.
Testimonia Siciliae Antiqua, ed. E. Manni, Roma
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SIGLE DELLE RIVISTE UTILIzzATE NEL VOLUME
A&A
A&R
A&S
AA
AAAd
A Acc Bologna
AACol
AAL
AANap
A Ant Hung
A Antr Etn
AAP
AAPal
AAPat
AAPel
AArch
AAT
ABSA
AC
ACD
ActaHyp
AD
AFaina
AFLB
Art and Archaeology.
Atene e Roma: rassegna trimestrale della Associazione
Italiana di Cultura Classica.
Arte e Storia.
Archäologischer Anzeiger.
Antichità altoadriatiche.
Atti della Accademia delle Scienze dell’Istituto di
Bologna. Rendiconti.
Atti e Memorie dell’Accademia Toscana di Scienze e
Lettere ‘La Colombaria’.
Atti della R. Accademia dei Lincei. Classe di Scienze
Fisiche, Matematiche e Naturali.
Atti della Reale Accademia delle Scienze Fisiche e
Matematiche di Napoli.
Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae.
Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia.
Atti della Accademia Pontaniana.
Atti della Accademia di Scienze, Lettere e Arti di
Palermo.
Atti e Memorie della Accademia Patavina di Scienze,
Lettere e Arti. Classe di Scienze Morali, Lettere e Arti.
Atti della Accademia Peloritana dei Pericolanti. Classe
di Lettere, Filosoia e Belle Arti.
Acta Archaeologica.
Atti della Accademia delle Scienze di Torino. Classe di
Scienze Morali, Storiche e Filologiche.
Annual of the British School at Athens.
L’Antiquité Classique.
Acta Classica Universitatis Scientiarum Debreceniensis.
Acta Hyperborea. Danish Studies in Classical
Archaeology.
Antike Denkmäler des deutschen Archaeologischen
Instituts.
Annali della Fondazione per il Museo ‘Claudio Faina’.
Annali della Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università
di Bari.
X
AFLC
AFLL
AFLN
AFLPer
AFMB
AGPh
Agri Centuriati
AIIN
AION(archeol)
AION (ilol)
AIRF
AIRRS
Aitna
AIV
AJA
AJN
AJPh
AJPhAnthr
AK
Akad Berlin
AL
AMDSPM
AMDSPPR
AMIIN
Anc Soc
Ann Citra
Ann Acc Etrusca
Ann Inst
Ann Num
Ann OVes
Annali della Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università
di Cagliari.
Annali della Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università
di Lecce.
Annali della Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università
di Napoli.
Annali della Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università
di Perugia.
Annali della Facoltà di Magistero dell’Università di
Bari.
Archiv für Geschichte der Philosophie
Agri Centuriati. An International Journal of Landscape
Archaeology
Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica.
Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del
Mediterraneo Antico. Sezione di archeologia e storia
antica.
Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del
Mediterraneo Antico. Sezione ilologico-letteraria.
Acta Instituti Romani Finlandiae.
Acta Instituti Romani Regni Sueciae.
Aitna. Quaderni di Topograia antica.
Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. Classe
di Scienze Morali e Lettere.
American Journal of Archaeology.
American Journal of Numismatics.
American Journal of Philology.
American Journal of Physical Anthropology
Antike Kunst, hrsg. von der Vereinigung der Freunde
antiker Kunst in Basel.
Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften zu
Berlin.
Archeologia Laziale
Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per
le Marche.
Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per
le Province di Romagna.
Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica.
Ancient Society.
Annali Storici di Principato Citra.
Cortona Annuario dell’Accademia Etrusca di Cortona.
Annali dell’Instituto di CorrispondenzaArcheologica.
Annali di Numismatica.
Annali del R. Osservatorio Vesuviano.
XI
AnnPI
AnnSS
Annali del Ministero della Pubblica Istruzione.
Annali del Seminario di Studi del Mondo Classico,
Archeologia e Storia Antica.
Annuaire Arch
Annuaire de la Societé Française de Numismatique et
d’Archéologie.
ANRW
Aufstieg und Niedergang der römischen Welt.
Geschichte und Kultur Roms in Spiegel der neueren
Forschung.
APAA
Atti della Pontiicia Accademia Romana di Archeologia.
AR
Archaeological Reports.
ARAz
Atti e Rendiconti della Accademia degli zelanti.
Arch A
Archeologia
Aerea.
Studi
di
aerotopograia
archeologica.
Arch Class
Archeologia Classica. Rivista della Scuola nazionale
di Archeologia, pubblicata a cura degli Istituti di
Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana e di
Etruscologia e antichità italiche dell’Università di
Roma.
Arch EmRom
Archeologia dell’Emilia Romagna.
Arch Mar Med
Archaeologia Maritima Mediterranea: an International
Journal on Underwater Archaeology.
Arch Med
Archeologia Medievale.
Arch Stor Ital
Archivio Storico Italiano.
Arch Stor Sal
Archivio Storico della Provincia di Salerno.
Arch Stor Sannio Archivio Storico del Sannio Alifano e Contrade
limitrofe.
Archaeol
Archaeologia or miscellaneous tracts relating to
antiquity.
ArcheologiaWarsz Archeologia. Rocznik Instytutu archeologii i etnologii
Polskiej akademii nauk.
ARG
Archiv für Religionsgeschichte.
ARID
Analecta Romana Instituti Danici.
Arte A&M
Arte Antica e Moderna.
AS
Archeologia Subacquea. Studi Ricerche e Documenti.
ASAA
Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle
Missioni Italiane in Oriente
ASCL
Archivio Storico per la Calabria e la Lucania.
ASM
Archivio Storico Messinese.
ASMG
Atti e Memorie della Società Magna Grecia.
ASNP
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe
di Lettere e Filosoia.
ASP
Archivio Storico Pugliese.
ASPN
Archivio Storico per le Province Napoletane.
ASPParmensi
Archivio Storico per le Province Parmensi.
ASRSP
Archivio della Società Romana di Storia Patria.
ASS
Archivio Storico Siciliano.
XII
ASSard
ASSirac
ASSO
Ath
Archivio Storico Sardo.
Archivio Storico Siracusano.
Archivio Storico per la Sicilia Orientale.
Athenaeum. Studi periodici di letteratura e storia
dell’antichità.
ATTA
Atlante Tematico di Topograia Antica.
Atti Soc Tosc Sc Nat Atti della Società Toscana di Scienze Naturali.
Atti Soc Vel
Atti della Società Letteraria Volsca Veliterna
Atti Petrarca
Atti e Memorie della Accademia Petrarca di lettere, arti
e scienze.
Atti S. Chiara
Atti del Pontiicio Istituto S. Chiara di scienze e Lettere.
Au
Ausonia. Rivista della Società italiana di archeologia e
storia dell’arte.
AV
Arheološki vestnik.
AW
Antike Welt. zeitschrift für Archäologie und
Kulturgeschichte.
BA
Bollettino d’Arte del Ministero per i beni Culturali e
Ambientali, già Bollettino d’Arte del Ministero della
Pubblica Istruzione.
BABesch
Bulletin Antieke Beschaving.
BAC
Bullettino di Archeologia Cristiana.
BB
Bollettino della Basilicata.
BCAR
Bollettino della Commissione Archeologica Comunale
di Roma.
BCA Sicilia
Beni Culturali e Ambientali. Sicilia.
BCFS
Bollettino del Centro di Studi di Filologia e Linguistica
Siciliana.
BCH
Bulletin de Correspondance Hellénique.
BCN Nap
Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano.
BCSM
Bollettino del Centro di Studi Medmei.
BE
Bulletin Épigraphique.
Berl Stud
Berliner Studien für Classische Philologie und Archäologie.
BIAA
Bollettino dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte
del Lazio Meridionale.
BIBR
Bulletin de l’Institute Belge de Rome.
BICR
Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro.
BICS
Bulletin of the Institute of Classical Studies of the
University of London.
BIH
Bulletin de l’Institute Historique Belgique.
BIN
Bollettino Italiano di Numismatica.
BLM
Bollettino del Lazio Meridionale.
BMCR
Bollettino del Museo della Civiltà Romana
(Supplemento a BCAR).
BMIR
Bullettino
del
Museo
dell’Impero
Romano
(Supplemento a BCAR).
BMMP
Bollettino dei Monumenti Musei e Gallerie Pontiicie.
XIII
BNum
Boll Arch
Boll Arch Rom
Boll Arch Vel
Boll AS
Boll Centumcellae
Boll Farnes
Boll Gioenia
Boll Matera
Boll SAV
Boll SSI
Boll Stud Med
Boll Verona
BPI
BRGK
Brundisii Res
BS
BSBasilicata
BSC
BSL
BSP
Bull AS
Bull Gaule
Bull Inst
Bull Nap
Bull TextAnc
BV
Byzz
CA
Cahiers Glotz
CB
CCAB
CJ
ClJ
Cl Mus
CM
Bollettino di Numismatica.
Bollettino di Archeologia.
Bollettino dell’Associazione Archeologica Romana.
Bollettino della Associazione Archeologica Veliterna.
Bollettino di Archeologia Subacquea.
Bollettino di Informazioni dell’Associazione Archeologica
Centumcellae.
Bollettino del Centro di studi e ricerche sul territorio
farnesiano.
Bollettino Accademia Gioenia, Scienze Naturali.
Bollettino della Biblioteca Provinciale di Matera e della
Deputazione di Storia Patria per la Lucania, sezione di
Matera.
Bollettino Storico Archeologico Viterbese.
Bollettino della Società Sismologica Italiana
Bollettino dell’Associazione Internazionale di Studi
Mediterranei
Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale dì
Verona.
Bollettino di Paletnologia Italiana.
Bericht der Römisch-Germanischen Kommission des
Deutschen Archäologischen Instituts.
Annali della Biblioteca Arcivescovile ‘A. De Leo’ di
Brindisi.
Biblioteca Sarda.
Bollettino Storico della Basilicata.
Bollettino Storico Catanese.
Bollettino di Studi Latini.
Bollettino Storico Pisano.
Bullettino Archeologico Sardo.
Bullettin Épigraphique de la Gaule.
Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica.
Bullettino Archeologico Napoletano.
Bulletin du Centre international d’étude des textiles
anciens.
Bollettin Volcanologique.
Byzantinische zeitschrift.
La Critica d’Arte.
Cahiers du centre Gustave Glotz. Revue d’histoire
ancienne.
The Classical Bulletin.
Corsi di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina.
The Canadian Journal of Industry, Science and Art.
The Classical Journal
The Classical Museum.
Clio Medica.
XIV
CPh
CQ
CR
CRAI
Cron Arch
CS
CSDIR
Daidalos
DArch
DHA
Doc Alb
Doc Ant
DPAA
Em Prerom
F&S
FA
FArch
G&R
GA
GIF
Gior Sc Lett Arti
Giorn Arc
Gl
GMusJ
Gn
GRBS
Gymn
HBA
H&SR
Henna
HSCPh
IF
IJNA
ILN
Informatutti
JAChr
JAT
Classical Philology.
Classical Quarterly.
Classical Review.
Comptes rendus / Académie des inscriptions et belleslettres.
Cronache di Archeologia e Storia dell’Arte.
Critica storica.
Atti del Centro di Studi e Documentazione sull’Italia
Romana.
Ricerche e studi del Dipartimento di Scienze del Mondo
antico.
Dialoghi di Archeologia.
Dialogues d’Histoire Ancienne.
Documenta Albana.
Documenti di Antichità Italiche e Romane.
Dissertazioni della Pontiicia Accademia Romana di
Archeologia.
Emilia Preromana
Formazione e società.
Fasti Archaeologici. Annual Bulletin of Classical
Archaeology.
Forum Archaeologiae. zeitschrift für klassische
Archäologie.
Greece & Rome.
Gazette Archéologique.
Giornale Italiano di Filologia.
Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia.
Giornale Arcadico di Scienze, Lettere e Arti.
Glotta. zeitschrift für griechische und lateinische Sprache.
The J. Paul Getty Museum Journal.
Gnomon. Kritische zeitschrift für die gesamte
klassische Altertumswissenschaft.
Greek, Roman and Byzantine studies.
Gymnasium.
Hamburger Beiträge zur Archäologie.
Histoire & Sociétés Rurales.
Henna. Bimestrale di informazione e cultura.
Harvard Studies in Classical Philology.
Indogermanische Forschungen.
International Journal of Nautical Archaeology.
Illustraded London News.
Informatutti. Bollettino d’Informazione del Comune di
Viggiano.
Jahrbuch für Antike und Christentum.
Journal of Ancient Topography. Rivista di Topograia
Antica.
XV
JDAI
JHS
JMedA
JMedS
JNES
JNG
JŒAI
Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts.
Journal of Hellenic Studies.
Journal of Mediterranean Archaeology.
Journal of Mediterranean Studies.
Journal of Near Eastern Studies.
Jahrbuch für Numismatik und Geldgeschichte.
Jahreshefte des Österreichischen Archäologischen
Instituts.
JRA
Journal of Roman Archaeology.
JRGZ
Jahrbuch der Römisch-Germanischen
zentralmuseums Mainz.
JRS
Journal of Roman Studies.
JS
Journal des savants.
K.A.S.A.
Koine, archeologica, sapiente, antichità
LEC
Les Études Classiques.
Lettera
Lettera. Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica.
MAAR
Memoirs of the American Academy in Rome.
MAL
Memorie della Classe di Scienze morali e storiche
dell’Accademia dei Lincei.
MAN
Memorie della Reale Accademia di Archeologia, Lettere
e Belle Arti (della Società Reale) di Napoli.
MBAB
Monats-Berichte der Akademie zu Berlin.
MC
Il Mondo Classico.
MDAI(A)
Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts
(Athen. Abt.).
MDAI(M)
Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts,
(Madrid. Abt.).
MDAI(R)
Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts
(Röm. Abt.).
Med Ant
Mediterraneo Antico.
MedArch
Mediterranean
Archaeology.
Australian
and
New zeland Journal for the Archaeology of the
Mediterranean World.
MEFR
Mélanges d’Archéologie et d’Histoire de l’École
Française de Rome.
MEFR(A)
Mélanges d’Archéologie et d’Histoire de l’École
Française de Rome (Antiquité).
MEFR(M)
Mélanges d’Archéologie et d’Histoire de l’École
Française de Rome (Moyen-Age).
MEI
Miscellanea Etrusco-Italica.
Mem Archeologia Memorie della Regia Accademia Ercolanese di
Archeologia.
Mem Enc
Memorie enciclopediche sulle antichità e belle arti di
Roma per il MDCCCXVII.
Mem Inst
Memorie
dell’Instituto
di
Corrispondenza
Archeologica.
XVI
Mem Verona
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di
Verona.
MEP
Minima Epigraphica et Papyrologica.
MGR
Miscellanea Greca e Romana.
MH
Museum Helveticum. Revue suisse pour l’étude de
l’Antiquité classique.
Mitt Heidelberg Mitteilungen der Vereinigung der Freunde der
Studentenschaft der Universität Heidelberg.
MIV
Memorie dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti.
MNIR
Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome.
MonAcireale
Monumenti e Rendiconti dell’Accademia di Scienze,
Lettere e Arti di Acireale.
MonAl
Monumenti Antichi pubblicati dall’Accademia
Nazionale dei Lincei.
Mon Ann & Bull
Inst Monumenti, Annali e Bollettino dell’Instituto di
Corrispondenza Archeologica.
Mon Inst
Monumenti
dell’Instituto
di
Corrispondenza
Archeologica.
MPAA
Memorie della Pontiicia Accademia Romana di
Archeologia.
MSGI
Memorie della Società Geograica Italiana.
MusGallIt
Musei e Gallerie d’Italia.
NAC
Numismatica e Antichità Classiche. Quaderni Ticinesi.
NBAC
Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana.
NC
Numismatic Chronicle.
NCirc
Numismatic Circular.
New zealand
New zealand Numismatic Journal.
NJPh
Neue Jahrbücher für Philologie und Pädagogik.
NotAlbani
Notizie da Palazzo Albani.
NotMilano
Notizie del Chiostro del Monastero Maggiore. Rassegna
di Studi del Civico Museo Archeologico e del Civico
Gabinetto Numismatico di Milano.
Not Sopr Toscana Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Toscana.
Not Stor Augusta Notiziario Storico di Augusta.
Not Velletri
Notizie di Archeologia, Storia ed Arte pubblicate dalla
Sezione di Velletri della R. Deputazione Romana di
Storia Patria.
Noticias EEHAR Noticias Escuela Española de Historia y Arqueología
en Roma.
NROp
Nuova raccolta di opuscoli di autori siciliani.
NSA
Notizie degli Scavi di Antichità.
OpArch
Opuscula Archaeologica.
Op Sic
Opuscoli di Autori Siciliani.
Origini
Origini: preistoria e protostoria delle civiltà antiche
ORom
Opuscula Romana. Acta Inst. Rom. Regni Sueciae.
XVII
P&R
PACT
Proposte e Ricerche.
Revue du Groupe européen d’études pour les
techniques physiques, chimiques et mathématiques
appliquées à l’archéologie.
PBF
Prähistorische Bronzefunde.
PBSR
Papers of the British School at Rome.
Palaeohistoria
Palaeohistoria. Acta et communicationes Instituti
archaeologici universitatis Groninganae.
Period Num
Periodico di Numismatica e di Sfragistica per la Storia
d’Italia.
Ph
Philologus. zeitschrift für klassische Philologie.
Polis
Polis. Studi Interdisciplinari sul Mondo Antico.
PP
La Parola del Passato.
Prähist z
Prähistorische zeitschrift.
Puteoli
Puteoli. Studi di Storia Antica.
QAEI
Quaderni di Archeologia Etrusco Italica.
QC
Quaderni Catanesi di studi antichi e medievali.
Quad Cagliari
Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le
province di Cagliari e Oristano.
Quad Chieti
Quaderni dell’Istituto di Storia e Archeologia
dell’Università di Chieti.
Quad Messina
Quaderni dell’Istituto di Archeologia della Facoltà di
Lettere e Filosoia dell’Università di Messina.
QuadMus FrOcc Quaderni del Museo Archeologico del Friuli
Occidentale.
QuadMus Messina Quaderni dell’attività didattica del Museo Regionale di
Messina.
QuadMus Salinas Quaderni del Museo Archeologico Regionale ‘A. Salinas’.
Quad Perugia
Nuovi quaderni dell’Istituto di Archeologia
dell’Università di Perugia in onore di F. Magi.
Quad Roma
Quaderni di ricerca urbanologica e tecnica della pianiicazione,
Facoltà di Architettura dell’Università di Roma.
Quad SBN
Quaderni di Studi Bizantini e Neoellenici.
Quad Top Ant
Quaderni
dell’Istituto
di
Topograia
Antica
dell’Università di Roma.
Quad Velletri
Quaderni della Biblioteca Comunale di Velletri.
Quad Villa Giulia Quaderni di Villa Giulia
Quad Veneto
Quaderni di Archeologia del Veneto.
Quad Volt
Quaderno del Laboratorio Universitario Volterrano.
QUCC
Quaderni Urbinati di Cultura Classica.
RA
Revue Archéologique.
RAAN
Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, lettere e
belle arti di Napoli.
RAC
Rivista di Archeologia Cristiana.
RAL
Rendiconti della Classe di Scienze morali, storiche e
ilologiche dell’Accademia dei Lincei.
XVIII
RAN
Rass A&M
Rass Arch
Rass Pugl
RBPh
RBN
RCCC
RCRF
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REA
REE
REL
REG
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Ricerche e Studi
RIGI
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Riv Stor Salent
Riv Volt
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Röm Jahr Hertz
RPAA
RPh
RSA
RSAntichità
RSBN
RSCalabrese
RSCS
Revue archéologique de la Narbonnaise.
Rassegna di Arte Antica e Moderna.
Rassegna di archeologia. Associazione archeologica
piombinese.
Rassegna Pugliese.
Revue Belge de Philologie et d’Histoire.
Revue belge de numismatique et de sigillographie.
Rivista Critica di Cultura Calabrese.
Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta.
Rivista di cultura classica e medievale.
Revue des Etudes Anciennes.
Rivista di Epigraia Etrusca.
Revue des Etudes Latines.
Revue des Etudes Grecques.
Rendiconti dell’Accademia di Scienze Fisiche e
Matematiche. Società Reale di Napoli.
Rivista di Filologia e Istruzione Classica.
Rivista Geograica Italiana.
Rheinische Museum für Philologie.
Revue de l’Histoire des Religions.
Rivista dell’istituto Nazionale di Archeologia e Storia
dell’Arte.
Ricerche e Studi. Quaderni del Museo Archeologico
Provinciale «F. Ribezzo» di Brindisi.
Rivista Indo-Greco-Italica di Filologia.
Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Classe di Lettere,
Scienze Morali e Storiche.
Rivista Italiana di Numismatica e scienze afini.
Rinascenza Salentina.
Rivista di Antropologia.
Rivista di Archeologia.
Rivista di Scienze Preistoriche.
Rivista Storica Salentina.
Rivista Volterrana.
Rassegna Monetaria.
Revue Numismatique.
Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana.
Rendiconti della Pontiicia Accademia Romana di
Archeologia.
Revue de philologie, de littérature et d’histoire
anciennes.
Rivista di Storia Antica e Scienze Afini.
Rivista Storica dell’Antichità.
Rivista di Studi bizantini e neollenici.
Rivista Storica Calabrese.
Rassegna Siciliana di Cultura e Storia.
XIX
RSF
RSI
RSL
RSS
RSSiciliana
SAI
SAL
Salternum
S&C
SAI
SBAW
SCO
SDA
SE
SEIA
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SicGymn
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SMGS Calabria
SMSA Toscana
SNR
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Stud Merid
Stud Montef
Stud Num
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TAPhA
Trapani
Univ
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Rivista Storica Italiana.
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Rivista Storica Siciliana.
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Studi di Antichità dl Dipartimento di Scienze
dell’Università di Lecce.
Salternum: Semestrale di informazione storica, culturale e
archeologica.
Scrittura e Civiltà.
Studi Archeologici Iconograici.
Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der
Wissenschaft, München. Philos.-Hist. Klasse.
Studi Classici e Orientali.
Studi e Documenti di Archeologia.
Studi Etruschi.
SEIA. Quaderni dell’Istituto di Storia Antica
dell’Università degli Studi di Palermo.
Sicilia Archeologica.
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facoltà di Lettere dell’Università di Catania.
Studi Italiani di Filologia Classica.
Studi Linguistici Salentini.
Studi e Materiali di Archeologia e Numismatica.
Studi Micenei ed Egeo-Anatolici.
Studi e Materiali di Geograia Storica della Calabria.
Studi e Materiali. Scienza dell’Antichità in Toscana.
Schweizerische Numismatische Rundschau.
Studi Sardi.
Studi Meridionali.
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Studi di Numismatica.
Studia Oliveriana.
Studia Picena.
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Studi Romagnoli.
Studi Salentini.
Studi Sardi.
Studi Storici. Rivista trimestrale dell’Istituto Gramsci.
Studi Tardoantichi.
Studi Urbinati di Storia, Filosoia e Letteratura. Serie B.
Transactions and Proceedings of the American
Philological Association.
Trapani. Rassegna della Provincia.
L’Universo.
XX
Valisu
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Verbum
Vet Chr
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Valisu. Rivista di Cultura Nostrana.
Vestnik Drevnej Istorii (Revue d’Histoire Ancienne).
Verbum. Revue de linguistique.
Vetera Christianorum.
Xenia Antiqua.
World Archaeology.
Wiener Studien.
Wissenschaftliche zeitschrift der Universität Rostock.
zeitschrift für Ägyptische Sprache.
zeitschrift für allgemeine Erdkunde.
zeitschrift für Numismatik.
zeitschrift für Vulkanologie
zeitschrift für Ortsnamenforschung.
zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik.
40
TORRE GUACETO
TORRE GIANCOLI v. TORRE GIANCOLA
TORRE GUACETO
Torre Guaceto, Guaceto, Porto Guaceto, Porto Guacito, Guacito,
Gausiti, Gauciti, Gausceto, Guascito, Gaiti, Gawsit, comune di
Carovigno, provincia di Brindisi, Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Puglia, Taranto. IGM 1: 25.000, F. 191 II SO.
A. FONTI LETTERARIE, EPIGRAFICHE E NUMISMATICHE
Mancano fonti riferibili al sito.
B. STORIA DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA
In seguito a segnalazione di privati, presso il Museo Provinciale di
Brindisi, relativa alla presenza di testimonianze archeologiche sul promontorio
di T.G. (a km 12 a NO di Brindisi, sul litorale adriatico, v. BRINDISI), la
Soprintendenza Archeologica invitava la Missione Milanese per le ricerche in
Puglia a svolgere sul luogo ulteriori indagini. Dopo una prima ricognizione,
avvenuta sul inire del 1964, veniva condotta, nell’estate del 1965, dalla stessa
Missione, con l’appoggio del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, una
campagna di scavo consistente nell’apertura di più saggi sulla supericie
dell penisoletta (Rittatore Vonwiller C 19651). I saggi in questione (AA.VV. C
1966; Rittatore Vonwiller C 1967) accertavano la presenza di un insediamento
dell’Età del Bronzo recente-inale (e probabilmente continuante ino all’Età
del Ferro), testimoniato dalla scoperta di diversi piani di abitazione e del
quale si mettevano in luce pure i resti di un’opera di fortiicazione ad aggere
di pietre miste ad argilla (AA.VV. C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967: sulle
coeve testimonianze di centri fortiicati e sul loro rapporto con l’nsediamento
di T.G. v. Peroni C 1967; Punzi C 1968; Lo Porto C 19681-2; C 1979; C 1971;
Marazzi - Tusa C 1979). Una revisione dei materiali provenienti da questo
sito, operata da Bernabò Brea (C 1985) confermerebbe anche la presenza,
fra i reperti ceramici locali, di elementi riferibili al cd. «Protoappenninico B»
(Bronzo antico/medio) e all’Appenninico classico (Bronzo medio).
Quanto alla presenza fra i reperti messi in luce, di ceramiche
d’importazione egee (associate alla ceramica locale del tipo
«protogeometrico iapigio» o «geometrico tipo Torre Castelluccia»),
sebbene Lo Porto faccia più volte riferimento all’esistenza in questo sito
di ceramiche micenee del periodo III C2 (Lo Porto C 19681-2; C 1971),
Guerreschi, nel suo articolo relativo allo studio dei reperti ceramici di
T.G. (C 1966), identiica come possibilmente miceneo (IIIC) soltanto un
frammento di dubbia collocazione stratigraica.
41
TORRE GUACETO
Di non facile attribuzione ed interpretazione risulta, inoltre, una
pietra (proveniente dal saggio C; dimensioni cm 22x10x15) con decorazione
incisa (igura umana?) riferita dagli scavatori dell’abitato dell’Età del
Bronzo (Soffredi C 1965).
Per quanto riguarda la presenza di un insediamento pure dell’Età del
Bronzo, sommerso nelle vicinanze immediate del promontorio, non sono
stati pubblicati, dopo due brevi segnalazioni, ulteriori dati in dettaglio
(Throckmorton C 19691-2; Lo Porto 1971).
Alla luce dei dati ino ad oggi editi, rimane tutt’ora importante
desideratum un’accurata analisi delle ceramiche dipinte rinvenute nel
sito in questione, al ine di stabilire l’effettiva presenza di ceramiche
d’importazione egee.
[MASSIMILIANO MARAzzI]
Il toponimo fa riferimento, in generale, ad un tratto di costa
adriatica e al relativo territorio paralitorale, localizzato ca. km 18 a NO
di Brindisi (v. BRINDISI) e compreso tra le località di Punta Penna Grossa,
a NO, e di Apani, a SE (v. APANI); nello speciico, invece, T.G. identiica
un promontorio di forma subrettangolare, che sviluppa la sua lunghezza
massima (ca. m 400) parallelamente alla linea di costa, e sul quale insiste
l’omonima torre di guardia vicereale risalente al XV secolo (Punzi C 1968).
Sono inoltre da ricondurre al medesimo toponimo tre isolotti localizzati
poche centinaia di metri ad E dello stesso promontorio (distanti da terra
poco più di m 500) e del quale costituiscono un ideale prolungamento
nel contesto della possibile ricostruzione di un’ipotetica antica linea di
costa. Il promontorio di T.G. raggiunge la quota massima di m 9 s.l.m.
ed è costituito da una «roccia di base di arenaria a cemento calcareo di
età terziaria, da uno strato immediatamente sovrastante di arenaria rossa
semicoerente sterile sul quale riposa lo strato archeologico» (AA.VV. C
1966; Guerreschi C 1966); le acque che bagnano il tratto di costa antistante
il promontorio e gli scogli di T.G. hanno una profondità massima di ca.
m 3-5, e la linea del basso fondo è lontana ca. km 1 dalla spiaggia. «La
rada di Guascito esposta al vento di levante e protetta dalla tramontana è
capace di poche barche pescherecce» (De Giorgi C 1922).
La località è nota nella letteratura di carattere storico e geograico
della Terra d’Otranto (Marciano C 1855; Proilo C 1870; Arditi C 1879; De
Giorgi C 1882; C 1888; C 1922), nella cartograia storica e nei portolani della
Puglia adriatica (Vesconte C 1318; Benincasa C 1471; Gastaldo C 1567;
Amari - Schiaparelli C 1883), oltre che nelle fonti documentarie medievali
e moderne (Della Monaca C 1674), quale scalo marittimo lungo le rotte
di cabotaggio verso Brindisi e come piccolo e iorente porto mercantile
(Pratilli C 1745; Marciano C 1855; De Giorgi C 1922) membro della
«Dohana Brundusina» (Della Monaca C 1674). Non mancano suggestive
ipotesi legate alla possibile presenza di strutture portuali ben più antiche,
localizzate presso la vicina foce del Canale Reale (dove si segnalano
TORRE GUACETO
42
sporadici rinvenimenti di materiali di età ellenistica e romano-imperiale)
e connesse alle necessità commerciali e militari della città messapica di
Carbina (v. CARBINA; Andriani C 1889; Palumbo C 1956, fa riferimento in
particolare alla battaglia con Taranto del 472-473 a.C.; Novembre C 1966;
Marangio C 1975; Quilici - Quilici Gigli C 1975; Uggeri C 1975; Auriemma
C 2004).
La favorevole posizione geograica, «distante otto milia passi da
Brindisi» (Della Monaca C 1674), e la grande varietà e disponibilità di
risorse naturali sia terrestri che marine hanno da sempre caratterizzato
il territorio di T.G., motivando la scelta dello stesso quale luogo ideale
per l’insediamento umano sin dalla preistoria; le medesime straordinarie
emergenze ambientali, scampate alla selvaggia urbanizzazione della
fascia costiera per lo più a causa dello spopolamento indotto dalle vaste
ed insalubri aree paludose (De Giorgi, C 1922, attribuisce alle paludi di
Serranova un’estensione di 400 ettari ca. ancora negli anni Venti del XIX
secolo), hanno consentito (tra il 1991 ed il 2000) l’istituzione della Riserva
Naturale dello Stato e Area Marina Protetta di T.G. che si estende oggi per
1200 ettari ca. lungo un fronte marino di km 8.
In questo contesto l’acqua è certamente stata, ed in buona parte lo
è ancora oggi, l’elemento naturale che più di ogni altro ha plasmato il
paesaggio naturale e condizionato la storia degli interventi antropici in
questo territorio; per acqua si intende il mare ma, soprattutto, l’acqua
dolce delle «sorgenti perenni» (De Giorgi C 1922), vale a dire delle
numerose polle sorgive diffuse su ampi spazi che, associate sia a piccoli
corsi d’acqua stagionali (Marciano C 1855) che a canali di portata
maggiore quali il Reale e il Lapani (Della Monaca C 1674; De Giorgi C
1888; C 1922), localizzati entrambi nell’ampia rada immediatamente a
SE del promontorio di T.G., generavano vasti sistemi palustri e lagunari
paralitorali (Marciano C 1855) spesso arginati verso la costa da elevati ed
estesi cordoni dunari (De Giorgi C 1922).
Tali caratteristiche sono probabilmente all’origine dell’attribuzione
di un toponimo così parlante per questo luogo da parte del geografo
arabo Edrisi che nella sua carta nautica del 1154 (Amari - Schiaparelli C
1883) ne fornisce la più antica attestazione sino ad oggi nota, indicandolo
come Gawsit: questo deriverebbe dalla radice gaw, wau, vale a dire acqua
(dolce), da cui il sostantivo wadi per indicare il iume, il canale o il corso
d’acqua in generale (Caiero C 1973; Auriemma C 2004). Numerose
le carte nautiche e i documenti storici che dal XII-XIII secolo in poi
indicheranno la località con toponimi apparentemente derivati proprio
da questo (Gausiti: Gastaldo C 1567; Gaugeto/Gausceto: Della Monaca
C 1674; Guascito: Pratilli C 1745; Guescito: Arditi C 1879; De Giorgi C
1888; Guacito: Proilo C 1870; De Giorgi C 1882) sino all’odierno T.G. già
presente sulla cartograia IGM del 1874 (C 1874).
Il ruolo di emporio marittimo attribuito alla rada di T.G., quanto meno
dal XII al XIX secolo (Guaitoli C 1997), ha inoltre portato all’inserimento
della località nei principali itinerari terrestri della Puglia adriatica, sia in
43
TORRE GUACETO
relazione alle direttrici litoranee che da Egnathia (v. EGNAzIA) giungevano
a Brindisi, e viceversa, (Della Monaca C 1674; Pratilli C 1745; De Giorgi
C 1882; C 1888) che lungo i tragitti che dai piccoli centri delle Murge
brindisine conducevano ai porti commerciali o comunque ai piccoli
scali marittimi limitroi (da Carbina, Palumbo C 1956; dal Castello di S.
Vito dei Normanni, Uggeri C 1975; Auriemma C 2004); non è del resto
da sottovalutare, nel contesto della viabilità paralitorale, la funzione
strategica che per il territorio di T.G. deve aver avuto il percorso della
via Appia Traiana che correva immediatamente a monte dell’attuale area
paludosa (De Giorgi C 1882; C 1922; Caiero C 1973; Auriemma C 2004).
Nonostante la ‘letteraria’ attribuzione di un antico scalo portuale
e sebbene lo stesso Marciano (C 1855) fornisca una sporadica e dubbia
indicazione relativa alla possibilità al suo tempo di scorgere ancora
nell’area «le rovine della terra di Guacito», il sito resta pressoché ignoto
alla letteratura archeologica sino alla metà degli anni Sessanta del
XIX secolo: nel 1963, infatti, a seguito di ricognizioni subacquee negli
specchi d’acqua antistanti, M. Caiero e G. Rubini raccolsero nell’area
del promontorio di T.G. abbondante materiale ceramico ad impasto,
rinvenendo e recuperando poi, con E. Rubini, anche numerosi contenitori
pressoché integri (Caiero C 1973). La segnalazione al Museo Archeologico
Provinciale ‘Francesco Ribezzo’ di Brindisi e, conseguentemente, alla
Soprintendenza Archeologica della Puglia di Taranto, condusse ad un
primo sopralluogo, nell’estate del 1964, da parte della Missione Milanese
per le Ricerche Preistoriche in Puglia diretta dal prof. F. Rittatore Vonwiller
dell’Istituto di Paletnologia dell’Università di Milano, ed alla successiva
campagna di scavo, svolta nell’agosto del 1965, in collaborazione con il
Museo Civico di Storia Naturale di Verona (Rittatore Vonwiller C 196512
; C 1967; Soffredi C 1965; AA.VV. C 1966; Guerreschi C 1966; Stazio C
1966; Lo Porto C 1967; Caiero C 1973; Sciarra C 1975; Coppola C 1979;
Auriemma C 2004).
L’indagine riguardò esclusivamente il promontorio di T.G.
propriamente detto; numerosi piccoli saggi esplorativi interessarono in
particolare la fascia perimetrale della stessa penisola (AA.VV. C 1966),
in quanto l’azione erosiva degli agenti atmosferici e dei moti ondosi
aveva messo in luce consistenti stratigraie caratterizzate da evidenti
testimonianze materiali della frequentazione umana di epoca protostorica
(Rittatore Vonwiller C 1967; Punzi C 1968). Fu immediatamente evidente
che i materiali e le strutture dovevano riferirsi ad un villaggio dell’Età
del Bronzo di notevole rilevanza oltre che di lunga durata, dal momento
che, in quasi tutti i saggi, era stato possibile veriicare la presenza di
una consistente stratigraia (ino ad un massimo di m 3 ca., AA.VV. C
1966) spesso scandita dalla successione di due o tre evidenti sistemazioni
pavimentali e dei relativi livelli d’uso (Rittatore Vonwiller C 19652;
Guerreschi C 1966; Punzi C 1968); fu inoltre possibile veriicare la presenza
di una struttura a terrapieno con sezione trapezoidale e andamento
ad L, provvista di un corpo centrale in pietrame ed argilla, con il lato
TORRE GUACETO
44
lungo disposto parallelamente alla linea di costa lungo il versante S/SO
del promontorio stesso (quello rivolto verso l’attuale area paludosa) e
conservato per oltre m 180 di lunghezza (Scavo S «F», AA.VV. C 1966;
Stazio C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967; Lo Porto C 1968; Punzi C 1968).
Le indagini archeologiche condotte dalla missione milanese
condussero in molti casi all’esplorazione di lembi residui o marginali
di strutture abitative, probabilmente a pianta quadrangolare (Rittatore
Vonwiller C 1967), caratterizzate da piani pavimentali in argilla (Punzi
C 1968), non di rado provvisti di un sottofondo in cocciame (del tipo cd.
«potsherd pavement»), da numerose buche di palo di varie dimensioni,
spesso associate a piccole strutture murarie, oltre che da apprestamenti
e/o strutture riconducibili ad attività pirotecnologiche quali ‘un forno
per ceramiche’ (Scavo S «10», AA.VV. C 1966; Rittatore Vonwiller 1967),
fornelli e piastre da focolare (Stazio C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967;
Punzi C 1968). In tutti i casi risultò evidente come le strutture indagate
fossero state distrutte da un incendio che aveva portato al collasso ed al
crollo degli alzati delle capanne (Caiero C 1973), oltre che al conseguente
seppellimento di tutto quanto si trovasse all’interno delle stesse; sui
pavimenti delle abitazioni, infatti, si rinvennero in molti casi numerosi
reperti ceramici per lo più di produzione indigena, ad impasto e in igulina
con decorazione protogeometrica, ma anche di tipologia egea (Stazio C
1966; Rittatore Vonwiller C 1967; Lo Porto C 1972; Marazzi - Tusa C 1979),
oltre che abbondante materiale litico («un frammento di accetta in pietra,
un lisciatoio litico» dallo Scavo N «C» e «un frammento di punta di
freccia», AA.VV. C 1966; «una accettina con foro di sospensione», Punzi
C 1968), faunistico e malacologico (AA.VV. C 1966), e sporadici manufatti
in bronzo («un pugnaletto di tipo arcaico» dallo Scavo N «A», AA.VV.
C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967), argilla («taralli vari e fusarole»,
Rittatore Vonwiller C 1967; «contrappesi da telaio», Punzi C 1968) e
materia dura animale («un punteruolo di osso» dallo Scavo N «D»,
AA.VV. C 1966; «valve di molluschi anche forate», Rittatore Vonwiller C
1967; «pectunculus con foro intenzionale», Punzi C 1968).
È inoltre da segnalare il rinvenimento, nello Scavo N «C», a ca. m 1
di profondità ed al di sotto di un battuto pavimentale, di una lastrina litica
(avente dimensioni pari a cm 22 ca. di lunghezza, ca. cm 10 ca. di larghezza
e ca. cm 15 di spessore) poggiata su di una faccia, apparentemente lisciata e
regolarizzata, sulla quale era possibile distinguere una serie di solcature/
incisioni che nel loro complesso parevano delineare una rappresentazione
antropomorfa di una igura avente gli arti superiori sopraelevati sul capo
e quelli inferiori incrociati tra loro (Rittatore Vonwiller C 19651-2; Soffredi
C 1965; AA.VV. C 1966). Permangono, in ogni caso, dubbi in merito
all’autenticità del manufatto in quanto tale, dal momento che, la stessa
Soffredi (C 1965), pur a seguito di un’attenta analisi e di un calco della
supericie in oggetto, non ritiene di poter escludere che possa trattarsi di
un lusus naturae; diversamente il manufatto sarebbe verosimilmente da
ricondurre ad un contesto religioso (AA.VV. C 1966).
45
TORRE GUACETO
L’analisi tipologica dei materiali ceramici e la lettura stratigraica
dei depositi permisero di evidenziare come l’abitato protostorico di
T.G. fosse stato occupato, pressoché senza soluzione di continuità,
dalla media Età del Bronzo alla piena Età del Ferro, fase, quest’ultima,
chiaramente testimoniata dal rinvenimento di abbondante ceramica
geometrica iapigia delle fasi antica, media e tarda (Guerreschi C 1966;
Coppola C 1979); è inoltre da segnalare il rinvenimento di sporadici
materiali ceramici di epoca più tarda, quali un frammento di ceramica
attica (AA.VV. C 1966; Stazio C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967). Le
produzioni ceramiche ad impasto, in particolare, evidenziano i caratteri
formali rappresentativi delle varietà tipologiche riconducibili alle facies
culturali indigene del II millennio a.C.; per quanto riguarda la media
Età del Bronzo, sono certamente da considerare markers signiicativi di
un orizzonte protoappenninico avanzato, prima, ed appenninico, poi,
forme vascolari quali il sostegno a clessidra, il bollitoio per latte, la
tazza carenata con ansa a nastro a margini rilevati ed apici appuntiti,
l’attingitoio (capeduncola) carenato con manico a nastro sopraelevato a
margini ispessiti e rilevati ed apici appiattiti e revoluti, la scodella a vasca
troncoconica a proilo continuo o ad orlo rientrante con o senza presa
quadrangolare orizzontale, la brocca con collo breve ed ansa a nastro tra
spalla e orlo, e l’olla/olletta ovoidale con orlo ad imbuto ed anse a gomito
o prese a lingua orizzontali al massimo diametro (Guerreschi C 1966;
Punzi C 1968; Cremonesi C 1979; Bernabò Brea C 1983; C 1985). A questi
sono certamente da aggiungere alcuni sporadici esemplari provvisti della
tipica decorazione cd. «appenninica», resa con la composizione di motivi
lineari incisi e di campiture a punteggio (Biancoiore C 1979; Macchiarola
C 1987; AA.VV. C 1993; Scarano C 2006).
Non meno evidenti le tipologie vascolari chiaramente riconducibili
sia agli orizzonti subappenninici (su tutte la tazza carenata con parete
a proilo concavo ed orlo indistinto con alta ansa a bastoncello con
o senza appendici cornute o con ansa a largo nastro sormontante, e le
forme chiuse per lo più ovoidali decorate con ricchi motivi realizzati con
cordoni plastici a rilievo) che a quelli cosiddetti protovillanoviani (la
tazza carenata variamente conformata con costolature oblique alla carena
ed ansa a nastro o alta ansa a bastoncello, la scodella a vasca troncoconica
ed orlo rientrante con maniglia impostata obliquamente al massimo
diametro e decorata con costolature oblique, l’orcio biansato anche
decorato con motivi geometrici a solcature e con alto collo cilindrico ed
orlo svasato, l’askos, la brocca, e l’olla troncoconica con cordone plastico
a rilievo poco sotto l’orlo) ampiamente attestate nei livelli superiori dei
depositi indagati nell’area del promontorio (AA.VV. C 1966; Guerreschi
C 1966; Stazio C 1966; Rittatore Vonwiller C 1967; Punzi C 1968; Coppola
C 1979; Cremonesi C 1979).
I sopralluoghi condotti a seguito del rinvenimento dei primi
materiali archeologici sul promontorio di T.G. interessarono anche i tre
isolotti immediatamente prospicienti la stessa penisola e i due Scogli
TORRE GUACETO
46
di Apani, localizzati a km 2 ca. da questi in direzione SE e distanti m
400 ca. dalla costa. Nel primo caso si rinvennero scarsi materiali preprotostorici, abbondanti reperti di epoca romana (Guerreschi C 1966;
Caiero C 1973; Auriemma C 2004) in un caso associati ad una speciica
struttura in blocchi squadrati, oltre che resti antropologici (tra cui due
crani) probabilmente pertinenti a sepolture di epoca medievale; ben
diversa risultò, invece, la situazione relativa agli Scogli di Apani sui
quali E. Rubini rinvenne stratigraie e materiali di epoca protostorica
assimilabili a quelli identiicati sul promontorio di T.G. (Caiero C 1973).
In particolare si poterono individuare i resti di un muraglione in pietrame
a secco forse riconducibile a quello individuato sul promontorio, oltre
che abbondantissimi resti ceramici, faunistici e malacologici, e sporadica
industria litica, tutti appartenenti ai livelli d’uso di una o più strutture,
presumibilmente d’abitato, distrutte da un incendio e crollate su stesse
(Caiero C 1973; Punzi C 1968). Di notevole rilievo fu il rinvenimento,
su uno degli isolotti in questione, di un cospicuo gruppo di contenitori
ceramici, per lo più integri o integralmente ricostruibili, di varie forme e
dimensioni associati ad «un’ascia di granito lunga 5 cm e larga al taglio 4 cm
e al tallone 3 cm» che costituivano «tutto completo un corredo di cucina»
(Caiero C 1973). Suddetti materiali furono presentati contestualmente
ai risultati delle ricerche condotte dalla Missione Milanese diretta da
Rittatore Vonwiller, come provenienti dal promontorio di T.G. ed in
particolare dai depositi della costa meridionale dello stesso, quella rivolta
verso la rada (Guerreschi C 1966; Punzi C 1968). Ad un successivo riesame
dello stesso materiale fu lo stesso scopritore (E. Rubini) a rivelare che
questi erano stati in realtà rinvenuti sul maggiore degli Scogli di Apani
(Coppola C 1979).
È bene sottolineare come questi contenitori ceramici siano
tipologicamente riferibili ad orizzonti culturali tipici sia del
Protoappenninico che dell’Appenninico (Punzi C 1968; Coppola C 1979;
Bernabò Brea C 1985), e non risultino, diversamente dall’insediamento
individuato sul promontorio, indicatori di occupazioni successive;
singolare per la sua sintassi decorativa una tazza carenata (Marinazzo
C 1995: vasca a proilo convesso, diametro massimo alla carena, parete
a proilo concavo, orlo svasato ed indistinto ed ansa a nastro con apici
a corpo cilindrico molto rilevati) che presenta, subito sotto l’orlo (il cui
labbro è decorato con una linea incisa a zig-zag irregolare continua), un
ampio nastro, marginato da linea continua incisa, all’interno del quale
si susseguono motivi incisi per lo più circolari, anche composti tra loro,
talvolta campiti a punteggio itto. Seppur singolarmente per lo più
riconducibili alle varietà iconograiche già censite nell’ambito degli studi
relativi ai motivi decorativi sia preappenninici che appenninici dell’Italia
meridionale (Macchiarola C 1987; AA.VV. C 1993; Scarano C 2006), resta
comunque priva di confronti utili la sin troppo ordinata disposizione
ed associazione di simboli graici che talvolta, ed in contesti non troppo
dissimili sia cronologicamente che culturalmente, pur con le dovute
47
TORRE GUACETO
riserve, sono stati caricati di funzioni comunicative proto-linguistiche
(Marazzi C 1997).
Nel 1969 si segnala il rinvenimento da parte dello stesso E. Rubini,
in una discarica pubblica, di un nucleo di materiali senza dubbio
riconducibili ai depositi protostorici dell’insediamento di T.G. e la loro
successiva consegna alla Soprintendenza Archeologica della Puglia
presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (nrr. I.G. 17377-17510;
atto imm. nr. 703: Archivio Soprintendenza Taranto - Deposito - b. 4 f.
2 sottof. 13; Auriemma C 2004). Risale invece al 1971 un intervento di
scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia nell’area
del promontorio di T.G. che, sembra, non produsse alcun risultato utile
al punto che si decise di accettare la richiesta di ridimensionamento
dell’area sottoposta a vincolo diretto a seguito alle indagini condotte
dalla Missione Milanese nel 1965 (Auriemma C 2004), richiesta che aveva,
probabilmente, motivato lo stesso intervento di veriica.
Tra maggio e giugno del 1990 la Soprintendenza Archeologica della
Puglia effettuò un intervento di carattere conservativo lungo il versante
meridionale del promontorio di T.G.: in quest’area, infatti, vi erano state
numerose segnalazioni relative al precario stato di conservazione di
consistenti depositi stratigraici che risultavano gravemente compromessi
sia dall’azione erosiva del mare che dall’opera di ricercatori occasionali
attirati dall’abbondante presenza di materiali archeologici (Cinquepalmi
C 1990; Andreassi C 1991; Auriemma C 2004). Prima di iniziare i lavori di
costruzione di un muro a secco a contenimento e protezione degli stessi
depositi, si procedette, lungo un fronte di ca. m 70, alla regolarizzazione
delle sezioni a vista, allo scavo ed alla documentazione dei livelli
archeologici e delle emergenze parzialmente compromesse dagli agenti
erosivi. Le indagini interessarono i livelli più antichi dell’insediamento
protostorico e misero in luce le parti marginali di alcune strutture
abitative caratterizzate da pavimentazioni in argilla compatta e delimitate
da numerose buche di palo parzialmente scavate nel banco di roccia
sottostante (Cinquepalmi C 1990). I livelli di occupazione sopra i piani
pavimentali delle stesse capanne erano costituiti da terreno nerastro
ricco di carbone, in alcuni casi anche riconducibile al disfacimento di
elementi lignei strutturali, e restituirono abbondanti materiali ceramici
oltre che numerosi reperti faunistici e malacologici: l’analisi preliminare
delle tipologie vascolari identiicate consentì di riferire suddetti livelli
e strutture ad una fase iniziale della locale facies della media Età del
Bronzo confermando in parte quanto già emerso a seguito delle indagini
sistematiche del gruppo di ricerca di Rittatore Vonwiller (Cinquepalmi
C 1990). Nell’ambito di questo intervento conservativo si poté inoltre
riconoscere in sezione, per una lunghezza di ca. m 11 ed un’altezza
massima di ca. m 1,60, una struttura muraria costituita da blocchi
informi di calcarenite di medie e grandi dimensioni che parve potersi
interpretare quale una sorta di «muro d’argine costruito lungo il lato
SW dell’insediamento», quello attualmente occupato dall’area paludosa
TORRE GUACETO
48
(Cinquepalmi C 1990); restano da chiarire i rapporti topograici e
funzionali della stessa opera con quella individuata nella campagna del
1965 dalla Missione Milanese sul medesimo versante, ma in posizione
più interna.
Nel 1999, a seguito della segnalazione dell’afioramento di una
porzione di femore umano da un lembo di deposito archeologico dilavato
dall’azione del mare all’estremità orientale del versante meridionale del
promontorio di T.G., la Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Puglia incaricava Donato Coppola, Direttore del ‘Museo di Civiltà
Preclassiche della Murgia meridionale di Ostuni (Br)’, di veriicare con
un regolare intervento di scavo l’eventuale presenza di una sepoltura
nell’area (Cinquepalmi - Coppola C 1999). L’indagine permise di
evidenziare una sepoltura singola, realizzata in un infossamento del
banco di roccia, all’interno della quale vi era uno scheletro deposto
in posizione supina con il capo orientato ad O ed i piedi ad E, con gli
arti inferiori distesi e quelli superiori incrociati sull’addome; il cranio
ed il lato destro dello scheletro risultavano ampiamente compromessi
dall’erosione degli agenti meteo-marini. L’unico elemento di corredo
rinvenuto all’interno della deposizione risultò «un vasetto miniaturistico
in argilla giallastra grossolana, imitante un grosso pithos cordonato»;
all’interno del riempimento della sepoltura, inoltre, sono stati recuperati
materiali ceramici sia ad impasto che igulini, anche di tipologia egea (TE
IIIC), mentre, al di sotto dei resti dell’inumato, è stato rinvenuto gran
parte dello scheletro in connessione anatomica di un maiale, che, orientato
trasversalmente alla sepoltura sovrastante, potrebbe essere stato deposto
nell’ambito dello stesso rito di seppellimento (Cinquepalmi - Coppola
C 1999). Da sottolineare come in precedenza il solo Caiero (C 1974),
avesse riferito di rinvenimenti (sino ad oggi per altro non comprovati
da evidenti resti materiali) connessi a possibili testimonianze funerarie
di epoca protostorica affermando che il recupero di urne cinerarie e
l’assenza di inumazioni attestavano una chiara scelta da parte degli
abitanti dell’insediamento di T.G. per il rito della cremazione.
L’abitato protostorico di T.G. rappresenta uno dei centri costieri
del Salento adriatico di maggior interesse, date le sue ancor notevoli
potenzialità informative dovute alla consistenza dei depositi, all’ottimo
stato di conservazione di materiali e strutture ed alle limitate indagini
archeologiche sin qui condotte (Peroni C 1983; Bernabò Brea C 1985;
Radina C 1992; Cinquepalmi - Coppola C 1999). Gli ampi tratti di opera
muraria di fortiicazione/recinzione delle aree d’abitato sin qui identiicati
sia mediante l’indagine diretta sul campo (scavo e ricognizione) che
attraverso l’esame della fotograia aerea (Guerreschi 1966; AA.VV. C 1966;
Rittatore Vonwiller C 1967; Punzi C 1968; Cazzella - Moscoloni C 1988;
Guaitoli C 1997; Bettelli C 2002; Auriemma C 2004), l’ampiezza delle aree
di dispersione dei materiali ceramici identiicate mediante le prospezioni
di supericie e i dati relativi alla massiccia presenza di buche di palo sui
49
TORRE GUACETO
fondali attorno al promontorio ed agli isolotti di T.G. (Kapitän C 1969;
C 1971; Auriemma C 2004) aprono ampie prospettive sia sull’effettiva
estensione che sull’organizzazione topograica dell’insediamento. Il
rinvenimento, inoltre, di ceramiche di tipologia egea (si tratta di materiali
quasi totalmente inediti) in tutti i livelli di occupazione dell’abitato
protostorico conferisce al sito di T.G. un ruolo di emporio commerciale
di rilievo nel quadro della rete di trafici marittimi egeo-adriatici del II
millennio a.C. (ceramica micenea di probabile provenienza dalle Isole
Ionie datata al TE IIIC 2: Lo Porto C 1972; un frammento ricomposto,
nr. inv. 7631-7632, conservato presso il Museo Archeologico di Brindisi
«in ceramica igulina beige con decorazione di tipo embricato in rossobruno e due fasce soprastanti orizzontali, una scura e l’altra leggermente
più chiara» è indicativamente attribuibile al TE IIIC 1, anche se il motivo
decorativo è già presente nel TE IIIA: Coppola C 1979; ceramiche micenee
riferibili al TE IIIB? - TE IIIC 2: Marazzi - Tusa C 1979; Bernabò Brea C
1985; Vagnetti C 1991; «ceramica micenea del tipo ascrivibile al TE IIIC»:
Coppola - Cinquepalmi C 1999; Bettelli C 2002).
Ulteriori indizi dell’importanza di questo insediamento provengono
anche dalla speciica singolarità di alcuni rinvenimenti sporadici frutto
della continua azione di erosione e dilavamento cui sono sottoposti
i depositi archeologici da parte degli agenti meteo-marini: tra questi
materiali si segnalano una testina ittile di forma irregolarmente
parallelepipeda appartenente ad un idoletto antropomorfo in ceramica
ad impasto di tipologia indigena (cfr. analoghi esemplari rinvenuti a
Coppa Nevigata, Scoglio del Tonno e Roca, v. COPPA NEVIGATA, SCOGLIO
DEL TONNO, ROCA), ed una punta di lancia con immanicatura a cannone
realizzata in corno di cervo, anziché in bronzo, com’è solito per questa
categoria di manufatti (materiali inediti cortesemente illustrati da Donato
Coppola). Non meno rilevante il recupero, nei pressi del promontorio, di
un grosso frammento di fondo e parete di dolio cordonato in ceramica
igulina, tipologia di contenitori ceramici che, diffusa a partire dalle fasi
avanzate dell’Età del Bronzo recente e tipica poi della successiva Età del
Bronzo inale in alcuni dei maggiori centri commerciali indigeni dell’Italia
meridionale (Roca, Otranto, Madonna di Ripalta, Broglio di Trebisacce,
Timmari, v. ROCA, OTRANTO, TREBISACCE, TIMMARI), è considerata di chiara
origine egea, sia per tradizione che per tecnologia, e caratterizza, per
la sua univoca identità funzionale, spazi e strutture di notevole rilievo
sociale in quanto destinati all’immagazzinamento ed alla redistribuzione
di derrate alimentari.
Per quel che concerne i dati di archivio relativi alle indagini subacquee
realizzate nei tratti di costa relativi alle località di T.G. e di Apani, queste
furono condotte per la prima volta tra la ine degli anni Sessanta e gli inizi
degli anni Settanta su incarico della Direzione del Museo Archeologico
Provinciale ‘Francesco Ribezzo’ di Brindisi, nell’ambito di un più ampio
programma di ricognizione dei fondali marini della costa meridionale
e settentrionale brindisina e, probabilmente, anche a seguito sia degli
TORRE GUACETO
50
incoraggianti risultati forniti dalla campagna di ricerche archeologiche
del 1965, che di alcune segnalazioni di recuperi di materiali ceramici
e lapidei da parte di privati nei suddetti fondali (Marzano C 1961;
Guerreschi C 1966; Sciarra C 19662; C 1975). In particolare, nell’estate
del 1967, G. Kapitän, a seguito della segnalazione di alcuni pescatori
che avevano rinvenuto in un fondale di ca. m -5 numerosi frammenti
ceramici riconducibili ad un carico di anfore, rinvenne, nei pressi di
T.G. ed a profondità variabili da m -2 a m -5, due elementi di ancora
in piombo (nrr. inv. 5960-5961: lungh. cm 32,5, alt. cm 6 e spessore cm
2, peso ca. kg. 4), e segnalò, inoltre, ampie aree di fondale, nella rada
tra il promontorio e gli isolotti di T.G., caratterizzate dalla presenza di
numerose buche di palo di varie dimensioni che lasciavano ipotizzare
la presenza di un villaggio protostorico sommerso (Kapitän C 1967; C
1969; C 1971; Guerreschi C 1966, il quale fa riferimento anche ad «un
ciottolato che raccorda lo sperone del promontorio stesso e la terraferma,
ora completamente sommerso»; Sciarra C 19662; C 1969; Throckmorton
C 19691-2; Caiero C 1973; Quilici - Quilici Gigli C 1975, che riferiscono in
particolare all’area degli Scogli di Apani il rinvenimento di due ancore
romane e due ancore in pietra a tre fori; Auriemma C 2004). Nello stesso
anno poi, a ca. m 400 dalla riva, tra Torre Testa (v. TORRE GIANCOLA) e T.G.
ed a m -10/-12 di profondità, F. zongoli recuperò una grande pelvis in
terracotta a pareti curve (nr. inv. 5994: diam. ca. cm 91, riconosciuta poi
dalla Auriemma C 2004, come «quattro grandi frammenti del bacino di
un louterion») che, sembra, poggiasse su di un grosso basamento, oltre a
due grossi tubi di terracotta (nrr. inv. 5995-5996: lungh. cm 49, diam. cm
15), ed un manufatto in granito (nr. inv. 5997: lungh. cm 60, largh. cm 9,5),
possibile ceppo mobile con sagoma curva (Sciarra C 19661; C 1969). Nel
luglio del 1970, ed in parte anche nel 1971, lo stesso G. Kapitän diresse
il Cambridge University Torre Guaceto Expedition Group e, con L. zongoli,
effettuò un attento survey di quasi tutta la baia di T.G. realizzando anche
un’estensiva documentazione con foto da pallone dello stesso tratto di
mare (Kapitän C 1971; Lo Porto C 1971; Caiero C 1973; Auriemma C
2004).
Prospezioni subacquee preliminari nelle acque di T.G. furono
effettuate nel 1980 dalla Direzione del Museo Archeologico di Brindisi in
vista di successivi interventi che non vennero, però, più attuati (De Juliis
C 1981; Auriemma C 2004); si segnalavano al riguardo, con particolare
riferimento all’area tra gli isolotti di Guaceto, l’individuazione di
un rocchio di colonna di granito (avente dimensioni pari a ca. m 1 di
lunghezza e ca. m 0,50 di diametro), di «numerosi frammenti di anfore
di zavorra», oltre che di «grossi fori circolari disposti irregolarmente» di
dimensioni comprese tra ca. m 0,30 e m 1, assimilati a quelli già segnalati
in precedenza dal Kapitän, mentre, per l’area relativa agli Scogli di Apani,
si confermava l’abbondantissima presenza di materiale ceramico (Sciarra
Bardaro C 1982; C 1988).
51
TORRE GUACETO
Sistematiche campagne di prospezioni e rilievi subacquei sono
inoltre state realizzate da Rita Auriemma (docente di Archeologia
Subacquea presso l’Università del Salento) nell’ambito del programma di
ricerca dell’Unità Operativa 2 del Progetto Strategico CNR – Università
di Lecce 251100 «Porti e approdi dell’Adriatico meridionale» avviato nel
1990 da Cosimo Pagliara e che si era già concretizzato in interventi quali
quelli di S. Maria di Leuca, Otranto, S. Foca e Roca (v. S. MARIA DI LEUCA,
OTRANTO, ROCA). Tali indagini hanno consentito una completa revisione
della documentazione sino a quel momento prodotta e dell’insieme dei
materiali archeologici recuperati nell’area di T.G. e in deposito presso il
Museo Archeologico di Brindisi.
Nel dettaglio la prospezione subacquea del ianco SE del promontorio
di T.G., quello prospiciente gli omonimi isolotti, ha permesso di veriicare
la presenza di alcune buche di palo poste in prossimità della battigia ad
una profondità variabile tra m -0,50 e m -1,50 provviste di pareti verticali,
con un diametro compreso tra cm 20 e cm 40, alcune delle quali disposte
a formare un allineamento parallelo alla linea di costa e ad alcune serie di
buche di palo visibili lungo la fascia intertidale. Sullo stesso versante, alla
distanza di ca. m 70 dalla linea di battigia ed alla profondità di ca. m –2, il
fondale roccioso è caratterizzato da una brusca interruzione causata dalla
presenza di «una sorta di canale», orientato grossomodo N/S, largo ca. m
15-20, il cui fondale sabbioso è posto a ca. m -11 e le cui pareti mostrano
in diversi tratti un evidente proilo subverticale (Auriemma C 2004);
suddetto dettaglio morfologico era già stato individuato nel corso delle
prime ricognizioni subacquee degli anni Sessanta e Settanta (Kapitän C
1967; C 1969; Caiero C 1973; Agrifani C 1985) ed era comunque ben noto
ai pescatori locali, anche se la sua interpretazione è variata negli anni da
un antico porto-canale (Kapitän C 1971), all’antica foce del Canale Reale
(Caiero C 1973), sino al possibile corso di un antico canale di notevole
portata non identiicabile, però, con il paleoalveo dello stesso Canale
Reale che sarebbe invece stato individuato più a SE (Auriemma C 2004).
Numerosissime altre buche di palo sono state individuate, inoltre,
lungo il versante settentrionale dello stesso promontorio di T.G. ed in ampi
tratti della fascia di costa immediatamente a NO della stessa penisola,
dove piccoli promontori si alternano a calette sabbiose più o meno ampie:
in tutti i casi le buche sono presenti in gran numero, e con evidentissimi
e anche piuttosto serrati allineamenti, sia sul banco di roccia denudato
dall’azione erosiva del mare che immediatamente al di sotto della linea
del battente d’onda che, ancora, sott’acqua sino ad una quota anche di
ca. m -2,5 (Auriemma C 2004). Si tratta, ovviamente, di chiari indicatori
di ampi mutamenti del paesaggio costiero e, nello speciico, del livello
del mare il cui innalzamento, dall’Età del Bronzo ad oggi, ha causato la
sommersione di lembi anche piuttosto estesi dell’abitato protostorico
di T.G., la cui originaria estensione è, perciò, da valutare tenendo conto
anche di questi fattori.
TORRE GUACETO
52
Per quel che concerne, invece, l’identiicazione nei fondali in
questione di materiali archeologici riferibili a possibili carichi di
imbarcazioni di epoca storica sono da segnalare, in particolare – oltre
ad una piccola concentrazione di frammenti anforari presso una delle
insenature più settentrionali della serie riconoscibile tra T.G. e Punta
Penna Grossa – un banco di anfore, individuato dal Kapitän presso
l’insenatura «dell’isola più esterna», e riconducibile ad un possibile
relitto datato alla ine del II-I sec. a.C. (si tratta per lo più di frammenti di
anfore Lamboglia 2); un ulteriore giacimento di anfore di tipologia non
precisata nel tratto di mare tra T.G. e Punta Penna Grossa; ed «un cumulo
di pietre di zavorra, mescolate a frammenti di ceramica comune» nelle
acque immediatamente ad E della torre in bassi fondali (Auriemma C
2004). Abbondante ed eterogeneo il materiale archeologico recuperato
a più riprese nel corso degli anni nelle acque dell’ampia rada tra il
promontorio e gli isolotti di T.G.: tra questi certamente rilevanti sono
numerosi frammenti anforari riferibili probabilmente alla forma Dressel
6, un rocchio di colonna, frammenti ceramici ad impasto e in igulina
con decorazione protogeometrica databili all’Età del Bronzo inale
(recuperati nel 1970 dal gruppo della Cambridge University), oltre ad
«anfore tardorepubblicane, tardoantiche e medievali (tipo «Otranto)»,
recipienti in ceramica comune e sporadici reperti metallici (un frammento
di chiodo ed una barretta; Auriemma C 2004).
Nel 2007, un protocollo d’intesa stipulato tra il Consorzio di
Gestione di T.G. e la Scuola Superiore ISUFI (Settore Patrimonio
Culturale) dell’Università del Salento, ha consentito l’avvio di un
progetto di ricerca curato da chi scrive e coordinato da Cosimo Pagliara.
La riuscita collaborazione tra i settori della ricerca storico-archeologica
tradizionale, dell’archeologia subacquea e della geomorfologia costiera
ha consentito in tempi brevi di ampliare il tema di indagine, inizialmente
relativo al solo II millennio a.C., sino alla piena età romana imperiale e
poi al tardoantico ed a tutto il Medioevo e di comporre un gruppo di
lavoro interdisciplinare formato da ricercatori del Dipartimento di Beni
Culturali dell’Università del Salento e del Dipartimento di Geologia e
Geoisica dell’Università degli Studi «Aldo Moro» di Bari ed impegnato
nello studio dell’archeologia del paesaggio costiero della riserva.
Nell’agosto del 2007 si è svolta una prima campagna di prospezione
archeologica terrestre e subacquea (Scarano C 2008): l’intervento,
realizzato in accordo con la Direzione del Consorzio di Gestione della
Riserva, si è svolto contestualmente anche al «Corso di Formazione per
Operatori Tecnici per l’Archeologia Subacquea» diretto da Rita Auriemma
(Università del Salento) ed organizzato dalla Provincia di Brindisi e dalla
stessa Università del Salento. L’operazione è stata preliminarmente
indirizzata alla veriica di segnalazioni, edite e inedite, di rinvenimenti
di materiali archeologici (per lo più reperti ceramici riconducibili a
carichi anforari di imbarcazioni di epoca antica e medievale) lungo il
tratto di costa compreso tra il promontorio di T.G. e gli Scogli di Apani
53
TORRE GUACETO
(km 2,5 ca.); contestualmente si è provveduto ad una prima campagna
di posizionamento e rilievo topograico delle aree d’indagine o dei
singoli rinvenimenti (subacquei e terrestri) su una base cartograica
georeferenziata. Tra le evidenze di rilievo vi sono le buche di palo di varie
forme e dimensioni individuate in gran numero sul promontorio di T.G.
in aree nelle quali il banco di roccia è denudato dall’azione erosiva degli
agenti meteo-marini. In alcuni casi è stato possibile riconoscere successioni
di allineamenti così regolari da poter essere riferiti a planimetrie di
strutture in elevato scomparse. Altre numerose buche di palo sono state
individuate a profondità variabili tra m -0,50 ca. e m -1,50 ca. in ampie
aree dei fondali rocciosi presi in esame, sino ad una profondità massima
di poco inferiore a m -4 ca. Queste, in alcuni casi appaiono allineate,
hanno forma per lo più subcircolare, diametro compreso tra cm 15 ca.
e cm 45 ca. ed in alcuni casi è possibile riconoscere al loro interno pareti
lisce e regolari.
L’intervento di prospezione a terra ha consentito inoltre di veriicare,
sia in supericie che nelle sezioni esposte, la presenza di depositi antropici
con abbondante materiale archeologico (per lo più ceramico) riferibile
soprattutto alle fasi protostoriche di occupazione del sito: i rinvenimenti
riguardano non solo il promontorio di T.G., ma anche le aree litorali
interessate dalla presenza di buche di palo precedentemente descritte,
e alcune limitate zone poste a qualche centinaio di metri nell’interno.
Di particolare interesse si sono rivelate le evidenze relative agli Scogli
di Apani: l’azione erosiva degli agenti meteo-marini ha consentito di
osservare nelle occasionali sezioni esposte la presenza di lembi di piani di
cottura in argilla, di strutture pavimentali del tipo «potsherds pavements»
e di livelli carboniosi con numerosi frammenti di intonaco e di manufatti
ceramici, litici ed osteologici che evidenziano una intensa occupazione
dell’area nella prima metà del II millennio a.C. Su entrambi gli isolotti
sono visibili inoltre tratti di una struttura muraria in pietrame a secco
avente una larghezza massima di poco inferiore ai m 5 ca., una lunghezza
di almeno m 13 ca. ed un alzato medio di m 1-1,5 ca.; tale opera sembra
correre grossomodo parallela alla linea di costa. Fruttuosa è stata anche
la prospezione subacquea dell’area circostante gli stessi Scogli di Apani
dove sono stati osservati ampi tratti di banco roccioso calcarenitico,
frammentato e scivolato sui fondali, sulle cui superici, un tempo esposte,
sono osservabili decine di buche di palo di varie forme e dimensioni.
La qualità e l’abbondanza delle evidenze riscontrate sugli Scogli di
Apani in relazione alle presenze insediative protostoriche, e la necessità
di un tempestivo intervento di documentazione e recupero di alcuni
contesti degradati dagli agenti erosivi, hanno condotto all’avvio di un
programma di indagini archeologiche stratigraiche sul maggiore degli
isolotti che sino ad oggi si è concretizzato in due successive campagne
svolte nelle estati del 2008 (Scarano et al. C 2009) e 2009 (Scarano et al.
C 2010). Gli interventi sono stati condotti dal Dipartimento di Beni
Culturali dell’Università del Salento (direzione scientiica Riccardo
TORRE GUACETO
54
Guglielmino, coordinamento e direzione tecnico-scientiica dell’autore)
su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in accordo
con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia (funzionario
incaricato Angela Cinquepalmi) ed in collaborazione con il Consorzio di
Gestione della Riserva di T.G. e l’Assessorato alla Cultura del Comune di
Carovigno (Brindisi).
Lo scavo ha interessato due differenti aree (Saggi A e B) aventi
un’estensione complessiva di m2 120 ca. ed ha permesso di accertare
la presenza di strutture e materiali riferibili ad un villaggio databile
probabilmente ad una fase inziale della locale facies appenninica. Espliciti
sono risultati, infatti, i dati riferibili alla presenza di strutture di abitato
i cui spazi interni sono delimitati da buche di palo ed evidenziati da
abbondanti resti di intonaco delle pareti, oltre che da numerosi contenitori
ceramici ad impasto frammentati sui piani pavimentali. Tali capanne, al
cui interno si sono rinvenuti anche numerosi manufatti in argilla, osso,
selce e pietre dure, sono state distrutte da un incendio i cui effetti sono
evidenziati dalla stessa cottura dell’intonaco delle pareti, dalla presenza
di resti vegetali carbonizzati e dalla ricottura e deformazione di alcuni
contenitori ceramici (Cinquepalmi et al. C 2010).
Il Saggio A è localizzato sulla piccola penisola posta all’estremità
meridionale del versante O dello scoglio: si tratta di una lunga trincea
rettangolare, avente dimensioni di m 11x3, che taglia interamente da N
a S tutta l’ampiezza del deposito archeologico conservato, correndo dai
residui di un’opera in muratura a secco esposta lungo la sezione S, sino
ad una piastra da focolare con sottofondo in cocciame visibile lungo la
sezione N. Questa speciica area evidenzia notevoli criticità connesse
allo stato di conservazione di suddetta struttura muraria, seppur a
fronte di una contenuta consistenza dei depositi archeologici che hanno
spessori compresi tra cm 50 e 70 ca.; procedendo da O verso E, invece,
e quindi verso il collo di questa piccola penisola, i depositi aumentano
gradualmente di spessore raggiungendo una consistenza massima di m
1,50 ca. L’obiettivo di questo saggio di scavo (campagna 2008) era quello
di veriicare la relazione spaziale tra il possibile fronte interno di questa
opera muraria e l’eventuale capanna indicata dalla presenza della piastra
da focolare, valutando, inoltre, le potenzialità informative di quest’area
che, vista la ridotta consistenza dei depositi antropici, si presterebbe ad
un intervento d’indagine di carattere estensivo e sincronico. Il Saggio
B è localizzato, invece, lungo il versante S dello scoglio, ha dimensioni
pari a m 9,50x10 ca. (risultato dell’indagine condotta sia nel 2008 che
nel 2009) e nessuno dei suoi lati coincide con sezioni esposte, sebbene
la scelta di intervenire in quest’area sia comunque stata dettata da
osservazioni legate alla presenza di speciiche evidenze proprio nelle
sezioni a vista immediatamente prossime. L’analisi di questa porzione
del versante meridionale dell’isolotto ha infatti permesso di notare come
vi sia un deciso incremento nello spessore dei depositi archeologici
che da una media di m 1-1,5 ca. raggiungono i m 3 ca.; si sono raccolti,
55
TORRE GUACETO
inoltre, numerosi indizi relativi alla presenza di cospicui resti di strutture
di abitato apparentemente connesse anche a possibili strutture murarie.
L’apertura di un saggio di scavo in quest’area, pertanto, è indirizzata
anche alla lettura di una sequenza stratigraica delle fasi di occupazione
del sito (Scarano et al. C 2009).
La capanna 1, indagata solo per una piccola porzione di m 3x3 ca. nel
settore 1 del Saggio A (quadrati D8/9), ha restituito numerosi contenitori
ceramici ad impasto, la gran parte dei quali di forma chiusa, frammentati
in posto nei pressi di una ampia piastra da focolare rinnovata più volte
nel corso del tempo con l’utilizzo di livelli di cocciame e/o ciottoli coperti
poi da uno strato d’argilla. Tali indicazioni, associate al rinvenimento
di un piccolo accumulo di resti carpologici carbonizzati (ghiande di
quercia) poste presso un’olla la cui metà superiore è stata completamente
deformata dal calore dell’incendio, permettono di ipotizzare che questo
spazio potesse essere destinato alla conservazione e/o preparazione
di alimenti (quali, ad esempio, i farinacei ricavati dal trattamento delle
ghiande). Molto importante, sia ai ini della comprensione delle tecniche
costruttive di queste strutture abitative che delle dinamiche di crollo delle
stesse, è inoltre il rinvenimento di una gran quantità di frammenti di
intonaco di capanna che conservano ancora ben evidenti le impronte degli
elementi lignei/vegetali che costituivano l’intelaiatura delle pareti della
stessa abitazione; la distribuzione spaziale e la densità relativa di questi
frammenti segnano, in maniera evidente ed assolutamente concorde con
gli altri indicatori disponibili, un limite che identiica presumibilmente
lo spazio interno della capanna rispetto a quello esterno. All’interno
dello stesso contesto della capanna 1 sono stati anche scoperti due piccoli
contenitori miniaturistici ad impasto (una scodella troncoconica tripodata
con orlo rientrante e una scodella troncoconica a proilo continuo).
I resti della capanna 2 occupano per intero il Saggio B (quadrato
G10), sebbene ad oggi la struttura sia stata delimitata solo in parte. Sulla
base dei dati disponibili e in corso di elaborazione, gli spazi ad essa
pertinenti sono scanditi da una serie di buche di palo di dimensioni
maggiori (diametro del taglio pari a cm 25-30, profondità del taglio ino
a cm 45-50, diametro dell’impronta del palo pari a cm 15-20 ca.) poste
tra loro ad una distanza compresa tra m 2,30 e m 3 ca. cui si alternano,
sul lato N/NE, anche alcune buche più piccole e ravvicinate; l’area è
caratterizzata da consistenti e spesso localizzati accumuli di intonaco
d’argilla che coprono il livello di occupazione della stessa struttura
costituito da una gran quantità e varietà di manufatti (per lo più ceramici
di produzione indigena) e da abbondanti resti faunistici, malacologici
e botanici. Il battuto pavimentale nel quale si aprono le buche di palo
e sul quale giacciono tali materiali è piuttosto irregolare ed ottenuto
dal sommario livellamento di un terreno a matrice argillosa; sono stati
inoltre identiicati alcuni brevi tratti di possibili zoccoli murari (costituiti
da pietrame di medie dimensioni e da frammenti di intonaco) riferibili,
probabilmente, sia alla delimitazione perimetrale della capanna che
TORRE GUACETO
56
a circoscritti ambiti funzionali interni ad essa correlabili spesso con
la presenza di strutture da fuoco. Due piastre da focolare (forma da
subcircolare ad ellittica, dimensioni m 0,80x0,60 ca.) con sottofondo in
cocciame e piano in argilla sono disposte, in particolare, l’una accanto
all’altra presso il limite S/SO del saggio: lo spazio attorno ad esse è
segnato, ad O, dalla presenza di una piccola struttura muraria arcuata
(lunghezza m 3 ca.) e, sugli altri lati, da una lieve depressione colmata di
ceneri (fossa di scarico?) all’interno della quale sono anche stati rinvenuti
resti faunistici in parziale connessione anatomica, da consistenti accumuli
di resti malacologici e da alcune olle e dolii ad impasto nelle cui vicinanze
erano resti di Vicia Faba var. minor. Nel 2009 è stato possibile identiicare,
inoltre, altre due piastre da focolare presso il limite N del saggio: lo scavo
di una di queste (posta a m 4 ca. a NE dalle precedenti) ha permesso di
veriicare come la stessa, provvista di un cordone plastico perimetrale
a rilievo decorato con profonde impressioni trasversali, avesse attorno
a sé alcuni contenitori ceramici per lo più di forma chiusa e di medie
dimensioni ed un cospicuo accumulo di ghiande di quercia carbonizzate
(poste forse, in origine, in uno o più contenitori vegetali quali cesti o
sacchi). Da segnalare anche il rinvenimento di accumuli localizzati e
selezionati di gusci di mitili, murici e patelle associati a punteruoli in
osso e a schegge e/o manufatti in selce, oltre a quello di diverse spatole in
osso (tra le quali una all’interno di un bacino carenato ad impasto ed una
provvista di foro sospensione) e di numerosi oggetti in selce e pietre dure.
È stato peraltro possibile riconoscere tracce di una organizzazione
complessa dello spazio esterno alle strutture di abitato dal momento che
si è potuto individuare parte di quello che potrebbe essere un percorso
ad acciottolato posto pochi metri a S/SO della capanna 1 (Saggio A); tale
sistemazione sembrerebbe da riferire ad un’area delimitata posta lungo
il fronte interno di quanto resta della citata struttura muraria in pietrame
a secco costruita presumibilmente a difesa dell’abitato (quanto meno)
dal lato di terra. Tale muratura, andata ormai in larga parte distrutta a
causa dell’azione erosiva degli agenti meteo-marini, si conserva oggi per
una lunghezza (NO/SE) di m 15 ca., ha uno spessore massimo residuo
(N-NE/S-SO) poco inferiore ai m 10 ed un’altezza massima dal piano
di fondazione di m 3 ca. e parrebbe presentare un fronte interno con
paramenti a scarpa. Resti della stessa struttura muraria sono visibili
anche sull’altro Scoglio di Apani ad indicare un’originaria estensione di
questa rovina ben maggiore dell’attuale, che raggiungerebbe così una
lunghezza complessiva superiore ai m 50 .
È evidente come, in un contesto storico ed ambientale quale
quello di T.G., sia quanto mai rilevante un’analisi multidisciplinare in
grado di sviluppare una linea di ricerca tesa all’elaborazione di un
quadro paleoambientale dinamico ed eficacemente contestuale per
l’indagine archeologica; in tal senso, sia le ricerche terrestri che quelle
subacquee, hanno nel corso degli anni fornito abbondanti indizi di estese
trasformazioni, anche di carattere morfologico, di questo speciico tratto
57
TORRE GUACETO
di costa e del territorio immediatamente retrostante, i cui effetti hanno
prodotto nel tempo sensibili cambiamenti nella disponibilità di risorse
e nell’accessibilità degli spazi, inluendo nella caratterizzazione degli
habitat e nelle dinamiche insediative. Fattori di discrimine nel contesto
di un approccio rivolto all’indagine archeologica quale archeologia del
paesaggio costiero sono fenomeni quali la variazione positiva del livello
del mare e la conseguente sommersione parziale o totale di strutture e
depositi archeologici e l’arretramento, anche di diverse decine di metri,
della linea di costa. Nel quadro del II millennio a.C., fase storica per la
quale le indagini archeologiche intensive e gli studi di carattere territoriale
hanno consentito negli ultimi anni una sempre più nitida comprensione
delle dinamiche di antropizzazione della fascia costiera e delle modalità
di scelta dei luoghi di abitato (Guaitoli C 1997; Auriemma C 2004),
una simile prospettiva consente di interrogarsi in merito alla possibile
conigurazione dell’insediamento dell’Età del Bronzo di T.G. attraverso
la composizione di elementi quali il promontorio e gli isolotti omonimi,
gli Scogli di Apani, l’intera area umida e la foce del Canale Reale, oltre
che il canalone sommerso tra il promontorio ed il primo degli isolotti.
Una prima interpretazione (Rittatore Vonwiller C 19651-2; C 1967;
Stazio C 1966) forniva una lettura in base alla quale il promontorio di T.G.
sarebbe attualmente unito alla terraferma da una duna sabbiosa e dalla
stessa zona paludosa, pur essendo stato in antico uno degli isolotti rocciosi
di una serie che correva parallela alla costa. Questo tipo di ricostruzione
viene utilizzata dagli stessi autori (AA.VV. C 1966), per inserire T.G. nel
contesto storiograico relativo ad un passo di Plinio (n.h., 3, 102), nel quale
l’autore, facendo riferimento alla seconda ondata di popoli provenienti
dai Balcani, descrive come i Peucezi si fossero trincerati sulle isolette della
costa brindisina con lo scopo di preparare lo sbarco contro gli insediamenti
costieri messapici, successivamente occupati. Diametralmente opposta,
invece, l’ipotesi in base alla quale il promontorio e le isole di T.G. dovevano
essere in passato uniti tra loro e formare, con gli Scogli di Apani, un
cordone litoraneo delimitante un’ampia laguna paralitorale all’interno
della quale sfociava il corso del Canale Reale (Punzi C 1968); sui generis,
d’altro canto, la ricostruzione paleoambientale di Caiero (C 1973), il
quale, osservando la mancanza di depositi archeologici protostorici sugli
isolotti di T.G., differentemente da quanto riscontrato su quelli di Apani, e
riallacciando tra loro gran parte degli elementi già in precedenza descritti,
riteneva che in antico il livello del mare fosse stato più alto dell’attuale di
modo che il promontorio fosse un’isola, gli isolotti di T.G. fossero quasi
completamente sommersi, diversamente dagli Scogli di Apani più elevati
in quota, e la palude altro non fosse che un canale di grossa portata oggi
in parte sommerso ed in parte ridotto ad area salmastra. Studi più recenti
convergevano verso una ricostruzione in base alla quale il livello del mare
in antico era da ritenere almeno m -2 più basso nel II millennio a.C.) in
un contesto in cui probabilmente il promontorio e gli isolotti di T.G. e gli
Scogli di Apani avrebbero fatto parte di «un antico cordone litorale evoluto
TORRE GUACETO
58
in duna il quale aveva originariamente isolato un piccolo braccio di mare
poi progressivamente dolciicato dagli apporti della falda idrica carsica
la cui supericie freatica è localmente afiorante». Tale cordone sarebbe
stato frammentato poi in una serie di isolotti più o meno ampi dall’ultima
trasgressione marina in corrispondenza dell’optimum climaticum e la palude
sarebbe mutata in laguna; in quest’ottica «la palude di T.G. rappresenterebbe
il caso di un accumulo ‘recente’ di materiali limo-argillosi, apporti
alluvionali (Canale Reale?) e sabbie attuali, su un substrato calcarenitico
già di per sé non molto permeabile, in una zona subpianeggiante, a quote
prossime il livello attuale del mare» (Di Geronimo C 1970; Coppola C 1979;
Mastronuzzi - Palmentola - Ricchetti C 1989; Auriemma - Mastronuzzi Sansò C 2003; Mastronuzzi - Sansò C 2003; Auriemma C 2004).
Le ricerche attualmente in corso consentono di ipotizzare che la
presenza di un insediamento protostorico sugli Scogli di Apani (oltre
che sul vicino promontorio di T.G.) sia da leggere in rapporto ad una
ricostruzione paleogeograica del contesto territoriale costiero alquanto
diversa da quella attuale. L’analisi dei markers geo-archeologici indica per
il II millennio a.C. un livello del mare almeno di m 3-4 inferiore rispetto
a quello attuale e, quindi, una linea di riva arretrata anche di qualche
centinaio di metri ed una maggiore disponibilità di terra emersa. Tali
condizioni suggerirebbero la ricostruzione di un contesto geograico
nel quale la costa a N del promontorio di T.G. sarebbe stata molto meno
frastagliata di oggi e l’odierna ampia rada a S si sarebbe presentata,
probabilmente, come un’estesa e lorida pianura costiera, ricca di specchi
d’acqua alimentati dai canali Reale e Apani e con gli isolotti (i tre cd.
«di Torre Guaceto» e i due Scogli di Apani ) uniti alla terraferma. L’area
degli Scogli di Apani, in particolare, potrebbe essere stata l’estremità
di una penisola che delimitava sul lato E un ampio bacino paralitorale
che si allungava per diverse centinaia di metri in direzione N/NO. Un
profondo canale (posto tra il promontorio di T.G. e gli omonimi isolotti,
ed oggi completamente sommerso dal mare) fungeva probabilmente da
porto-canale, consentendo alle imbarcazioni di accedere ad un sicuro
approdo presso il versante S del promontorio di Guaceto protetto dai
venti settentrionali dominanti nell’area (Scarano et al. C 2008).
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[TEODORO SCARANO]
TORRE MORDILLO
Comune di Spezzano Albanese, provincia di Cosenza,
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, Reggio
Calabria. IGM 1:25.000, F. 221 II SO.
A. FONTI LETTERARIE, EPIGRAFICHE E NUMISMATICHE
Mancano fonti riferibili al sito.
B. STORIA DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA
Il sito archeologico si trova su un vasto altopiano, a m 110 s.l.m.,
isolato tutt’intorno da pareti a picco o da pendii molto scoscesi e compreso
tra i corsi d’acqua Esaro e Coscile. La località, che prese il nome da una
torretta medievale, attirò l’attenzione degli studiosi alla ine dell’Ottocento,
quando vi venne individuata da Viola, direttore del Museo di Taranto, una
vasta necropoli della prima Età del Ferro costituita da più di 200 tombe.
Il materiale rinvenuto negli scavi della primavera del 1888 fu illustrato
da Pasqui con una serie di articoli preceduti da una nota introduttiva di
Pigorini. Questi attribuì il sepolcreto agli Italici e lo mise in relazione con
quelli di S. Martino ai Monti, di Suessula e di Piedimonte d’Alife. Tra i