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Laura Nay
  • Torino, Piemonte, Italy
È ancora possibile oggi impiegare la categoria della militanza per la critica letteraria o bisogna limitarsi a intenderla come mero esercizio esegetico? Per cercare di rispondere a questa domanda i saggi qui raccolti rileggono posizioni e... more
È ancora possibile oggi impiegare la categoria della militanza per la critica letteraria o bisogna limitarsi a intenderla come mero esercizio esegetico? Per cercare di rispondere a questa domanda i saggi qui raccolti rileggono posizioni e opinioni di critici dalla fine dell’Ottocento al pieno Novecento e propongono una riflessione collettiva, durata quasi due anni, che ha preso l’avvio con il convegno internazionale
La militanza della critica da Francesco De Sanctis alla contemporaneità (Torino, 26-27 settembre 2017). Da queste pagine emergono il valore civile che frequentemente la parola “critica” assume per i lettori coevi e la modernità di alcune interpretazioni dalle quali, ancora oggi, è indispensabile partire per confrontarsi con gli autori più significativi della nostra storia letteraria.
Nel Parere sul Bruto secondo Alfieri declina il conflitto fra gli «affetti di libertà», naturalmente appartenenti alla sfera politica e pubblica, e gli «affetti naturali» che invece toccano l’universo privato. «Affetti di libertà» e... more
Nel Parere sul Bruto secondo Alfieri declina il conflitto fra gli «affetti di libertà», naturalmente appartenenti alla sfera politica e pubblica, e gli «affetti naturali» che invece toccano l’universo privato. «Affetti di libertà» e «affetti naturali» sono due ‘tiranni interiori’, altrettanto temibili di quelli in carne e ossa, capaci di agire nel profondo degli eroi alfieriani generando un «contrasto d’affetti». Sulla base di queste premesse e attraverso una galleria di figure che declinano esemplarmente tali ‘tirannidi affettive’, il saggio ricostruisce una sorta di pantheon familiare popolato di mariti e padri, figli e fratelli e, naturalmente, mogli e madri, tutti indistintamente immersi in un universo di legami affettivi intriso di brama di potere e sete di libertà. Indagando sulla stratificata stesura di alcune tragedie, viene alla luce la strategia che ha portato Alfieri a intrecciare i due differenti «affetti», le due differenti ‘tirannidi’, non solo allo scopo di esorcizzare i propri fantasmi interiori ma anche con l’ambizione di proporsi come uomo di lettere nel futuro pantheon nazionale.
In questa raccolta postuma di saggi, quasi tutti stesi nell’«ultimo decennio del secolo testé concluso», Marziano Guglielminetti affronta il Settecento autobiografico e, a «lumi ormai spenti», l’Ottocento. L’io qui ripercorso è ridotto... more
In questa raccolta postuma di saggi, quasi tutti stesi nell’«ultimo decennio del secolo testé concluso», Marziano Guglielminetti affronta il Settecento autobiografico e, a «lumi ormai spenti», l’Ottocento. L’io qui ripercorso è ridotto in frammenti che il lettore può ricomporre come tessere di un mosaico dai confini labili e trasgredibili. Per questo non è più sufficiente l’indagine attraverso le forme dell’autobiografia tout court, ma si rende indispensabile il ricorso alle «altre scritture dell’io», che Guglielminetti ha già indagato altrove. Insomma, abaculi di ventuno colori diversi da far aderire, se si può giocare ancora con questa metafora, al supporto offerto dal denso capitolo sul Romanticismo. In posizione centrale, nella prima parte del libro, si apre quella voragine, annunciata fin dal titolo, che sarà causa, diretta e indiretta, di tutte le successive evoluzioni, anche nel modo di intendere l’autobiografia: il 1789.
È stato Antonio Fogazzaro, nel 1903, il primo a riconoscere a Piero Giacosa il merito di aver iniziato un nuovo genere, quello «scientifico-letterario», con «sicurezza e facilità di mano». Lo scienziato Giacosa è capace di «innestare... more
È stato Antonio Fogazzaro, nel 1903, il primo a riconoscere a Piero Giacosa il merito di aver iniziato un nuovo genere, quello «scientifico-letterario», con «sicurezza e facilità di mano». Lo scienziato Giacosa è capace di «innestare nelle novelle il vero», di «colorarle di verità grande», sempre però «tenendo i piedi sulla terra soda e ferma», non lasciandosi portare dalla fantasia «sulle nuvole dove è tanto facile perdere il senso della realtà». Poco importa se poi, diversi anni dopo, il 23 maggio 1928, Giacosa scriverà: «soltanto la scienza ha veramente varcato i confini dai quali la letteratura e l’arte non può uscire». Ma «la scienza non intende l’arte = letteratura scientifica non esiste, o solo in embrione». È da quell’embrione che Piero Giacosa è partito, facendolo crescere, coltivando la sua passione per la letteratura, scrivendo novelle durante l’intero arco della sua esistenza. Lo dimostrano la raccolta che qui si pubblica, Specchi dell’enigma, e le altre novelle riunite in appendice. Grazie al «chimico» Fogazzaro (come scherzosamente lo chiamava Piero, suo compagno di molte avventure intellettuali) il «rude collega» scienziato ha potuto continuare ad essere sperimentatore, ma, questa volta, nel laboratorio della letteratura. Il libro raccoglie in edizione ampiamente annotata l'unico volume di Novelle di Piero Giacosa, unitamente a quelle apparse su "La Lettura" .
Il libro indaga i due momenti della costruzione del sogno unitario, quello degli «eretici» piemontesi (Cesare Balbo, Diodata Saluzzo, Santorre di Santa Rosa, ecc.) e dei garibaldini, fra cui spicca Nievo. Chiude il volume l'ultimo dei... more
Il libro indaga i due momenti della costruzione del sogno unitario, quello degli «eretici» piemontesi (Cesare Balbo, Diodata Saluzzo, Santorre di Santa Rosa, ecc.) e dei garibaldini, fra cui spicca Nievo. Chiude il volume l'ultimo dei garibaldini, Felice Cavallotti
Il libro indaga i percorsi dell?io inquieto dell?uomo moderno attraverso la produzione narrativa di letterati assai diversi fra loro. Si incontrano in queste pagine Verga, Capuana e Pirandello impegnati a studiare l?io al femminile.... more
Il libro indaga i percorsi dell?io inquieto dell?uomo moderno attraverso la produzione narrativa di letterati assai diversi fra loro. Si incontrano in queste pagine Verga, Capuana e Pirandello impegnati a studiare l?io al femminile. Fogazzaro, sulla strada della ricerca di sé, dialoga qui con D?Annunzio, Graf e Giacosa, mentre De Amicis, Salgari e Lattes guardano nell?abisso interiore per poi scegliere di fuggire, di sottrarsi a un confronto che li seduce ma che, sanno, li perderà. A concludere il percorso non può mancare Svevo, che offre la testimonianza più completa dell?incessante ricerca dell?io fra Otto e Novecento.
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Atti del LXVIII Congresso dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Napoli, 25.28 ottobre 2017 Per la costruzione dell'identità nazionale Francesco De Sanctis e... more
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Atti del LXVIII Congresso dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Napoli, 25.28 ottobre 2017 Per la costruzione dell'identità nazionale Francesco De Sanctis e Pasquale Stanislao Mancini dalla provincia meridionale all'Europa A cura di Renata De Lorenzo Rubbettino Editore, 2020, pp. 27
Through the rebuilding of Mario Bonfantini’s intellectual and emotional path and the analysis of his critical essays, the article investigates the close relationship of the “professor” of Novara with the works and moral lessons of... more
Through the rebuilding of Mario Bonfantini’s intellectual and emotional path and the analysis of his critical essays, the article investigates the close relationship of the “professor” of Novara with the works and moral lessons of Vittorio Alfieri and Massimo D’Azeglio, two authors who are indispensable to understand Bonfantini’s position towards history and literature of the Risorgimento. In the sign of Alfieri, Bonfantini proposes a gallery of authors, like D’Azeglio, characterized by a great moral solidity and by political integrity, who move in the suffering Italian context.
Between February 1896 and December 1897 a group of intellectuals in Turin, under the guidance of Gustavo Balsamo-Crivelli, created «Per l’Idea», a monthly literary supplement to the «Grido del Popolo.» The articles in this magazine, which... more
Between February 1896 and December 1897 a group of intellectuals in Turin, under the guidance of Gustavo Balsamo-Crivelli, created «Per l’Idea», a monthly literary supplement to the «Grido del Popolo.» The articles in this magazine, which can to all intents and purposes be considered courageous experiments in socialist literature, tackled themes and conducted social battles that explored new forms of literature many of which have remained with us long after the magazine stopped being printed.
The article aims to show the extremely modern De Sanctis’ interpretation of the novel. In fact, De Sanctis is able non only to identify the characteristics of the literary genre of the modernity, but he also shows its development and... more
The article aims to show the extremely modern De Sanctis’ interpretation of the novel. In fact, De Sanctis is able non only to identify the characteristics of the literary genre of the modernity, but he also shows its development and imagines its future evolution.
Sommario Il saggio prende spunto dalle molte pagine che De Sanctis ha dedicato al ruolo di don Abbondio nella letteratura italiana ed europea e si propone di dimostrare la modernità del pensiero desanctisiano, ponendolo in un ideale... more
Sommario Il saggio prende spunto dalle molte pagine che De Sanctis ha dedicato al ruolo di don Abbondio nella letteratura italiana ed europea e si propone di dimostrare la modernità del pensiero desanctisiano, ponendolo in un ideale colloquio con i primi critici dei Promessi Sposi e i più recenti interpreti manzoniani. Abstract The theme of the essay takes its cue from the many pages that De Sanctis dedicated to the role of don Abbondio in Italian and European literature. It aims to demonstrate the modernity of De Sanctis’s ideas, placing him around the same table with the earliest critics of The Betrothed and Manzoni’s most recent commentators.
È stato Antonio Fogazzaro, nel 1903, il primo a riconoscere a Piero Giacosa il merito di aver iniziato un nuovo genere, quello «scientifico-letterario», con «sicurezza e facilità di mano». Lo scienziato Giacosa è capace di «innestare... more
È stato Antonio Fogazzaro, nel 1903, il primo a riconoscere a Piero Giacosa il merito di aver iniziato un nuovo genere, quello «scientifico-letterario», con «sicurezza e facilità di mano». Lo scienziato Giacosa è capace di «innestare nelle novelle il vero», di «colorarle di verità grande», sempre però «tenendo i piedi sulla terra soda e ferma», non lasciandosi portare dalla fantasia «sulle nuvole dove è tanto facile perdere il senso della realtà». Poco importa se poi, diversi anni dopo, il 23 maggio 1928, Giacosa scriverà: «soltanto la scienza ha veramente varcato i confini dai quali la letteratura e l’arte non può uscire». Ma «la scienza non intende l’arte = letteratura scientifica non esiste, o solo in embrione». È da quell’embrione che Piero Giacosa è partito, facendolo crescere, coltivando la sua passione per la letteratura, scrivendo novelle durante l’intero arco della sua esistenza. Lo dimostrano la raccolta che qui si pubblica, Specchi dell’enigma, e le altre novelle riunite in appendice. Grazie al «chimico» Fogazzaro (come scherzosamente lo chiamava Piero, suo compagno di molte avventure intellettuali) il «rude collega» scienziato ha potuto continuare ad essere sperimentatore, ma, questa volta, nel laboratorio della letteratura. Il libro raccoglie in edizione ampiamente annotata l'unico volume di Novelle di Piero Giacosa, unitamente a quelle apparse su "La Lettura" .
Nel Parere sul Bruto secondo Alfieri declina il conflitto fra gli «affetti di libertà», naturalmente appartenenti alla sfera politica e pubblica, e gli «affetti naturali» che invece toccano l’universo privato. «Affetti di libertà» e... more
Nel Parere sul Bruto secondo Alfieri declina il conflitto fra gli «affetti di libertà», naturalmente appartenenti alla sfera politica e pubblica, e gli «affetti naturali» che invece toccano l’universo privato. «Affetti di libertà» e «affetti naturali» sono due ‘tiranni interiori’, altrettanto temibili di quelli in carne e ossa, capaci di agire nel profondo degli eroi alfieriani generando un «contrasto d’affetti». Sulla base di queste premesse e attraverso una galleria di figure che declinano esemplarmente tali ‘tirannidi affettive’, il saggio ricostruisce una sorta di pantheon familiare popolato di mariti e padri, figli e fratelli e, naturalmente, mogli e madri, tutti indistintamente immersi in un universo di legami affettivi intriso di brama di potere e sete di libertà. Indagando sulla stratificata stesura di alcune tragedie, viene alla luce la strategia che ha portato Alfieri a intrecciare i due differenti «affetti», le due differenti ‘tirannidi’, non solo allo scopo di esorcizzare i propri fantasmi interiori ma anche con l’ambizione di proporsi come uomo di lettere nel futuro pantheon nazionale.
"The essay aims at highlighting the different perception of the feeling of modesty in late nineteenth century culture. To do so, it analyzes the definition of modesty as it is proposed by the divulger-scientist Paolo Mantegazza, with... more
"The essay aims at highlighting the different perception of the feeling of modesty in late nineteenth century culture. To do so, it analyzes the definition of modesty as it is proposed by the divulger-scientist Paolo Mantegazza, with special reference to the essays that comprise the Trilogia dell’amore [Trilogy of Love]; it also retraces the famous querelle of which Gabiele D’Annunzio was part on the occasion of the publication of Intermezzo di rime. Modesty and science, and modesty and literature give rise to an enflamed polemics that engages well-established readers and critics and that ultimately leads to an analogous conclusion— namely, that it is time to give up falsehood because, as Mantegazza claims, “everything human belongs to science” and must also belong to art, far once and for all from all forms of insincerity and any “moral or political transformism.”"
Il saggio si propone di indagare il complesso rapporto tra famiglia, politica e Mezzogiorno così come De Roberto lo ha raffigurato nei due romanzi più squisitamente siciliani del ciclo degli Uzeda (L’Illusione e I Viceré). Il punto... more
Il saggio si propone di indagare il complesso rapporto tra famiglia, politica e Mezzogiorno così come De Roberto lo ha raffigurato nei due romanzi più squisitamente siciliani del ciclo degli Uzeda (L’Illusione e I Viceré). Il punto d’osservazione scelto non privilegia i personaggi bensì i luoghi in cui si dipana l’azione narrativa – dalla cittadina di Milazzo al palazzo catanese degli Uzeda – luoghi che cessano di svolgere la sola funzione di sfondo per gli avvenimenti rappresentati e diventano il simbolo, sono parole di De Roberto, del «generale malcontento» e del «disinganno succeduto alle speranze riposte nella mutazione politica».
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L'articolo prende le mosse dalla denizione di mondo a parte deamicisiano per dimostrare come in questa categoria si possano includere lo studio dell'autore, descritto nel celebre racconto La mia oocina, e la sua stessa pratica scrittoria.... more
L'articolo prende le mosse dalla denizione di mondo a parte deamicisiano per dimostrare come in questa categoria si possano includere lo studio dell'autore, descritto nel celebre racconto La mia oocina, e la sua stessa pratica scrittoria. Parti-colare attenzione meritano poi i mondi a parte, per così dire, in movimento, ovvero il piroscafo di Sull'Oceano e il tram a cavalli della Carrozza di tutti. In queste opere De Amicis mette a punto la sua modalità narrativa e, pur non dimenticando la ben sperimentata tecnica descrittiva basata sull'osservazione, mostra di saperla articolare per farne prassi narrativa di ampio respiro. Attento a non cadere nella trappola di un romanzo sganciato dal reale, l'autore sa andare oltre la « pelle delle cose » grazie a un'inesausta attenzione all'ambiente sociale che lo circonda.
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