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The demographic perspective presents a portrait of a new society, where individuals aged over 60 and over 70 will constitute a signicant portion of the population in industrialized countries. This scenario, which is evolutionarily and... more
The demographic perspective presents a portrait of a new society, where individuals aged over 60 and over 70 will constitute a signicant portion of the population in industrialized countries. This scenario, which is evolutionarily and culturally unprecedented, will impact political orientations, socio-economic structures, and medical and welfare needs. While current infrastructures and socio-healthcare characteristics may not be equipped to handle this future scenario, there are models and technological tools in the field of Aging sciences and remote healthcare that can offer capabilities to transform the future aspect of society
from a problem into a resource by focusing on the needs, possibilities, and risks of the elderly person.
Antonio Widmar è un personaggio assai singolare, quanto mai enigmatico, la cui vita avventurosa - trascorsa a cavallo tra Oriente e Occidente, alle periferie di un mondo ormai tramontato - è piena di luci e di ombre. Coloro che hanno... more
Antonio Widmar è un personaggio assai singolare, quanto mai enigmatico, la cui vita avventurosa - trascorsa a cavallo tra Oriente e Occidente, alle periferie di un mondo ormai tramontato - è piena di luci e di ombre. Coloro che hanno scritto di lui lo definiscono prima di tutto uno studioso appartenente a due culture, l'italiana e l'ungherese, "un letterato prodigo", come ebbe a definirlo Paolo Santarcangeli, "una figura avvincente, o se si preferisce, multicolore". Widmar nasce a Fiume il 9 giugno del 1899. Frequenta il Ginnasio liceo ungherese, diplomandosi nel 1918. Si arruola volontario nelle legioni dannunziane, ma vi si allontana poco dopo per alcune divergenze sorte, pare, con Alceste De Ambris. Negli anni seguenti, giovanissimo, risulta tra i fondatori e redattori di due prestigiose riviste letterarie fiumane, Fiumanella e Delta.
[Voce per il DIZIONARIO BIOGRAFICO FIUMANO]
Il principale responsabile degli effetti emotivi e cognitivi dei più comuni psichedelici (psilocibina e LSD) è l’attivazione del recettore 5-HT2A, ma è certo che dosi adeguate di psilocibina e LSD (che hanno una struttura chimica molto... more
Il principale responsabile degli effetti emotivi e cognitivi dei più
comuni psichedelici (psilocibina e LSD) è l’attivazione del recettore
5-HT2A, ma è certo che dosi adeguate di psilocibina e LSD (che hanno
una struttura chimica molto simile) potrebbero innescare modulazioni
neurochimiche più ampie come cambiamenti nella trasmissione anche
del glutammato.14 Gli studi MEG ed EEG mostrano costantemente
riduzioni della potenza oscillatoria in un’ampia gamma di frequenze
cerebrali in presenza di psilocibina e LSD. Le riduzioni della potenza
delle oscillazioni in banda alfa, localizzate principalmente nella corteccia
parietale e occipitale, sono state correlate all’intensità degli effetti
visivi allucinatori. Gli effetti di dissoluzione dell’ego e le esperienze di
tipo mistico sarebbero invece associate a riduzioni della potenza alfa
localizzate alle cortecce cingolate anteriori e posteriori e alle regioni
paraippocampali. Gli studi sull’uomo hanno poi enfatizzato i fattori extra-farmacologici che potrebbero modulare le risposte terapeutiche indotte dagli psichedelici, tra cui il set, il setting e l’integrazione, ovvero lo stato mentale del paziente e le condizioni in cui riceve la terapia. Quest’ultima considerazione ci consente di introdurre il paradosso
psichedelico, che sintetizziamo nella definizione di farmaco-tramite
(channel-drug). L’elemento trasformativo indotto dalla sostanza psichedelica
(più esattamente dalla quantità necessaria per innescare l’alterazione
della coscienza in senso allucinogeno) non è di per sé l’agente
curativo; ovvero, la terapia non sta nell’assunzione del farmaco,
come avviene per molti medicinali comunemente intesi. Il farmaco
psichedelico, al contrario, potrebbe portare a esiti negativi se assunto
in assenza di un contesto terapeutico e senza il vigile controllo di
personale medico specializzato.
La storia di Giovanni (Gianni) Polgar, nato a Fiume nel 1936, è la storia di un bambino che attraversa gli anni della persecuzione ebraica in Europa, dall’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, nel 1938, alla liberazione di... more
La storia di Giovanni (Gianni) Polgar, nato a Fiume nel 1936, è la storia
di un bambino che attraversa gli anni della persecuzione ebraica in Europa, dall’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, nel 1938, alla liberazione di Roma nell’estate del 1944. È la storia di un’infanzia in bilico tra la prigionia e la clandestinità, tra il rischio di un viaggio senza ritorno ad Auschwitz e la solitudine in un collegio ecclesiastico di Roma. Come nelle storie di paura che oggi riempiono con divertimento il nostro tempo libero sotto forma di libri, serie e film, quelle storie in cui i giochi infantili diventano una realtà da incubo, Giovanni, ad appena 7 anni, e i suoi fratelli, riescono a salvarsi nascondendosi e cambiando identità. Fingendosi un bambino cattolico, Gianni trascorre mesi al riparo in un collegio religioso romano. In questo modo riesce a sfuggire all’arresto in una Roma spettrale, sorvegliata dalle SS, percorsa in lungo e largo dalle truppe tedesche e repubblichine, colpite talvolta da sabotaggi e sporadici attacchi di partigiani (molte sono a Roma le sigle dei combattenti per la libertà), ai quali si risponde con retate di squadre fasciste specializzate, che arrestano oppositori politici ed ebrei (facendoli poi fucilare o deportare) il più delle volte grazie a delazioni di cittadini. Roma, non solo sull’orrore della guerra, ma sulla disfatta morale che essa porta con
sé, sempre. Gli eccidi nella Capitale, quello della Storta il 6 giugno 1944 e
quello di poco precedente delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 19443, sono il tragico epilogo di 9 mesi di occupazione. Il racconto di Polgar ha un ampio respiro e restituisce un quadro sufficientemente dettagliato di una famiglia ebraica di Fiume. Non è la prima volta che la nostra rivista si occupa dell’ebraismo fiumano attraverso una prospettiva, per così dire, interna. Si vedano in merito le interviste a Laura Einhorn (in Fiume, n. 14/2006) e a Federico Falk (Fiume, n. 10/2004), che nel testo sono nominati. Stavolta, tuttavia, il racconto-intervista che presentiamo ai
lettori è diverso, perché frutto di un esperimento che crediamo interessante e da emulare, nato dalla collaborazione tra l’Archivio Museo Storico di Fiume e l’IIS Via Silvestri 160, all’interno del progetto scuola alternanza lavoro coordinato dalle professoresse Fiorella Vegni e Loredana Mainiero. In particolare, ai fini del lavoro di sbobinatura e composizione, la prof.ssa Vegni (docente di storia e filosofia) ha seguito le studentesse Federica Marini, Alice Orsini e Aurora Proietti della classe VD (a. s. 2022/23) del plesso “M. Malpighi” Liceo scientifico tradizionale, e la prof.ssa Mainiero (docente di Lettere e Storia) ha seguito le studentesse Giada Gemellaro, Sara Paganelli e Alessia Moscetta della VC (a. s. 2021/22) del plesso “A. Volta” Liceo scienze applicate.
L’intervista che presentiamo è stata realizzata il 24 maggio 2021, quando Claudio Benevenia è venuto a trovarci presso la sede dell’Archivio Museo Storico di Fiume nel Quartiere Giuliano-Dalmata, che già conosceva. Il motivo era parlare... more
L’intervista che presentiamo è stata realizzata il 24 maggio 2021, quando
Claudio Benevenia è venuto a trovarci presso la sede dell’Archivio Museo Storico di Fiume nel Quartiere Giuliano-Dalmata, che già conosceva. Il motivo era parlare della tragica scomparsa di suo fratello Lucio, annegato in mare dai partigiani comunisti jugoslavi all’indomani dell’8 settembre 1943, nei pressi dello stretto di Sdrelaz in Dalmazia. In realtà, le dinamiche della sua morte sono ancora da chiarire con esattezza e purtroppo temiamo che non sarà più possibile risalire alla verità dei fatti. Lo stesso Claudio e i famigliari, per molti anni, hanno avuto poche informazioni. L’unica certezza è che Lucio non ha più fatto ritorno nella sua Zara. Era un giovane sportivo, già compagno di Ottavio Missoni nella Società Ginnastica Zara, e poi affermato giocatore della Nazionale italiana di
basket, nella quale spiccava per talento con il suo amico Vittorio Gassman, assieme al quale giocava anche nella società sportiva Parioli di Roma. Come racconta il fratello Claudio, Lucio si era trasferito a Torino da Zara per lavoro, prima dello scoppio della guerra. Dal 1942 era stato richiamato come aviere. L’8 settembre si trovava a Pescara e con i suoi commilitoni, alcuni zaratini, decise di imbarcarsi da Ancona alla meno peggio su una barca a vela per raggiungere Zara. Erano quasi arrivati sulle sponde dalmate quando furono intercettati da una pattuglia partigiana del luogo. Fin qui il racconto di Claudio, che ignora ulteriori dettagli della scomparsa del fratello: il nome dei compagni di Lucio, i sopravvissuti al fermo, gli aguzzini. Certa, invece, sembra la modalità della morte: annegato in mare con un sasso al collo. Foibe azzurre vengono chiamate,
per distinguerle da quelle carsiche nella Venezia Giulia. La Dalmazia annovera pochissime foibe, come quella di Kevina Jama, dove molti “nemici del popolo” furono liquidati in questa maniera, anche a guerra finita.
Che cosa comporta abbracciare una teoria cospirazionista? Perché il cospirazionista, indipendentemente dal livello di istruzione e dalla professione, cerca di difenderla e diffonderla addirittura, nonostante palesi contraddizioni talvolta... more
Che cosa comporta abbracciare una teoria cospirazionista? Perché il cospirazionista, indipendentemente dal livello di istruzione e dalla professione, cerca di difenderla e diffonderla addirittura, nonostante palesi contraddizioni talvolta molto fantasiose? Secondo gli autori, l'unico modo per dare una risposta soddisfacente alla comprensione del fenomeno del cospirazionismo-un fenomeno sociale che ha raggiunto una diffusione preoccupante con serie implicazioni a livello psicologico, culturale e politico-è riuscire a comprendere le ragioni del suo fascino. Gli autori illustrano una possibile 'ricetta perfetta' perché si inneschi e si autoalimenti la mentalità cospirazionista. Dalla revisione della letteratura più recente emerge che sentimenti di insicurezza esistenziale e ansia generalizzata possono essere indicati quali il primo ingrediente della ricetta; essi sarebbero anche in grado di distorcere i meccanismi di ragionamento e acquisizione delle informazioni. Peculiari tratti e difese narcisistiche unite a una condizione di isolamento e frustrazione sociale sono i composti del secondo ingrediente. Quest'ultimi tratti danno corpo a quelle ideazioni di stampo paranoideo, che colpiscono tanto l'attenzione dei media. Il terzo ingrediente è il bisogno di integrazione (e riconoscimento sociale), una spinta motivazionale incontenibile, autentico collante delle reti cospirazioniste. Parole chiave: cospirazionismo; narcisismo; narcisismo collettivo; teoria dell'attaccamento
L’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani rappresenta un caso davvero singolare nel panorama archivistico italiano, nonché un esempio paradigmatico delle alte funzioni culturali e conservative che un archivio... more
L’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani
rappresenta un caso davvero singolare nel panorama archivistico
italiano, nonché un esempio paradigmatico delle alte funzioni
culturali e conservative che un archivio storico è chiamato a ricoprire. A sessant’anni dalla sua nascita, la specificità dell’Archivio Museo
storico di Fiume risiede proprio nel fatto di continuare a rappresentare per la comunità di visitatori e studiosi (non tanto, quindi,
per i discendenti) luogo elettivo di sedimentazione e trasmissione dell’identità italiana di frontiera. Il paper si sofferma sull'iter di acquisizione, conservazione, inventariazione del fondo personale intitolato a Riccardo Zanella, uno degli uomini politici più importante nella storia di Fiume della prima metà del '900, in quanto è stato uno dei primi dirigenti del Partito Autonomo fiumano e presidente eletto dello Stato Libero di Fiume (1921-24), istituito con il Trattato di Rapallo (1920). Il Governo Zanella restò in carica solo alcuni mesi, in quanto destituito dal primo colpo di Stato fascista avvenuto il 3 marzo 1922, sei mesi prima della Marcia su Roma.
The Archivio-Museo Storico di Fiume, located on the outskirts of Rome within the quartiere Giuliano-dalmata (Julian-Dalmatian Quarter), is the repository of many memories that refer to the past – recent or remote - of the city of Fiume,... more
The Archivio-Museo Storico di Fiume, located on the outskirts of
Rome within the quartiere Giuliano-dalmata (Julian-Dalmatian Quarter), is
the repository of many memories that refer to the past – recent or remote - of the city of Fiume, today Rijeka in Croatia. A memory as vast as it is extraordinarily multifaceted, if we think of the completely random and bumpy ways in which it has been deposited over time, starting from the second postwar period. The paper will focus on a series of documents in Italian written starting from the 16th century until the late 19th century. As results of donations from exiles or descendants, or sensitive collectors, these documents are kept in various funds and include statutes, diplomas, legal acts, certificates, letters, reports. They testify to the life of private citizens with commercial activities, or, for example, with institutional positions in the municipal representation, thus highlighting the use of the Italian language on a formal and informal level in the urban milieu (www.fiume-rijeka.it)
Biobanks have established a critical role in biomedical research by collecting, preserving, organizing, and disseminating biospecimens and related health data, contributing to precision medicine development. Participation in biobanks is... more
Biobanks have established a critical role in biomedical research by collecting, preserving, organizing, and disseminating biospecimens and related health data, contributing to precision medicine development. Participation in biobanks is influenced by several factors, such as trust in institutions and scientists, knowledge about biobanking, and the consideration of benefit sharing. Understanding public attitudes, fears, and concerns toward biobanking is fundamental to designing targeted interventions to increase trust towards biobanks. The aim of our study was to investigate the level of knowledge and perception of biobanks in students and personnel of the University of Piemonte Orientale. An online questionnaire was designed and administered via e-mail. A total of 17,758 UPO personnel and students were invited to participate in the survey, and 1521 (9.3%) subjects completed the survey. The results showed that 65.0% of the participants were aware of the term “biobank” and knew what t...
Introduction to the special issue of EuJAP "The Bounds of Rationality"Uvod u posebno izdanje EuJAP-a "Granice racionalnosti
Introduction to the special issue of EuJAP "The Bounds of Rationality"
Ricevuto: 31 ottobre 2016; accettato: 12 maggio 2017 █ Riassunto Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla comuni-cazione ostensiva e finalizzato alla trasmissione di conoscenze tra adulti e... more
Ricevuto: 31 ottobre 2016; accettato: 12 maggio 2017 █ Riassunto Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla comuni-cazione ostensiva e finalizzato alla trasmissione di conoscenze tra adulti e bambini. Secondo la teoria della pedagogia naturale i bambini sono in grado di riconoscere l'intenzione comunicativa dell'adulto, quando quest'ultimo si indirizza specificatamente a loro tramite segnali ostensivi. La teoria prevede, inoltre, che i bambini molto precocemente attribuiscano ad altri membri della comunità non presenti nel contesto di apprendimento i contenuti informativi acquisiti, secondo quanto si definisce "assunzione di universalità". Sebbene Csibra e Gergely abbiano finora negato un rapporto tra mentalizzazione e pedagogia naturale, sostengo che forme molto premature di mindreading siano componenti fondamentali per tale sistema di apprendimento infantile, come gli ultimi risultati sperimentali sembrano mostrare. PAR...
Riassunto: Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla comunicazione ostensiva e finalizzato alla trasmissione di conoscenze tra adulti e bambini. Secondo la teoria della pedagogia naturale i bambini... more
Riassunto: Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla comunicazione ostensiva e finalizzato alla trasmissione di conoscenze tra adulti e bambini. Secondo la teoria della pedagogia naturale i bambini sono in grado di riconoscere l’intenzione comunicativa dell’adulto, quando quest’ultimo si indirizza specificatamente a loro tramite segnali ostensivi. La teoria prevede inoltre che i bambini, molto precocemente, attribuiscano ad altri membri della comunita non presenti nel puntuale contesto di apprendimento i contenuti informativi acquisiti pedagogicamente. Sebbene Csibra e Gergely abbiano finora negato un rapporto tra mentalizzazione e pedagogia naturale, sostengo che forme molto premature di mindreading siano componenti fondamentali per tale sistema di apprendimento infantile, come gli ultimi risultati sperimentali sembrano mostrare. Parole chiave: Pedagogia naturale; Mindreading; Test della falsa credenza; Cognizione sociale; Teoria della simul...
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust... more
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust scientific literature is oriented on finding the best strategies to improve therapeutic efficacy through different modes and timing of combined interventions. Nevertheless, we are far from triumphal therapeutic success. Despite the advances made by neuropsychiatry, this medical discipline remains lacking in terms of diagnostic and prognostic capabilities when compared to other branches of medicine. An ethical principle remains as the guidance of therapeutic interventions: improving the quality of life for patients. Unfortunately, psychotropic drugs and psychotherapies do not always result in an efficient remission of symptoms. In this paper I corroborate the idea that therapists should provide drugresistant patients with every effective and available treatm...
In 2006 Gergely Csibra and Gyorgy Gergely proposed a new type of social cognitive learning mechanism, called “natural pedagogy”, grounded on the ostensive communication. According to their theory human infants show very early sensitivity... more
In 2006 Gergely Csibra and Gyorgy Gergely proposed a new type of social cognitive learning mechanism, called “natural pedagogy”, grounded on the ostensive communication. According to their theory human infants show very early sensitivity to communicative and ostensive cues that indicate teaching contexts; they tend to interpret certain actions (e.g. gaze shift or pointing) occurring in these communicative contexts as referential cues to identify the referents about which new information will be provided. Furthermore, they argue, infants can infer that the information revealed about the referents in such ostensive communicative teaching contexts will not only be new and relevant, but will consist of publicly shared and universal cultural knowledge that is, thus, generalizable and shareable with other members of the cultural community. This last crucial point makes rise the question if mindreading capacities are involved in the pedagogical system, insofar infants are able to ascribe t...
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust... more
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust scientific literature is oriented on finding the best strategies to improve therapeutic efficacy through different modes and timing of combined interventions. Nevertheless, we are far from triumphal therapeutic success. Despite the advances made by neuropsychiatry, this medical discipline remains lacking in terms of diagnostic and prognostic capabilities when compared to other branches of medicine. An ethical principle remains as the guidance of therapeutic interventions: improving the quality of life for patients. Unfortunately, psychotropic drugs and psychotherapies do not always result in an efficient remission of symptoms. In this paper I corroborate the idea that therapists should provide drug-resistant patients with every effective and available treat...
"Any reasonable person, and therefore, I hope, any rationalist, knows quite well that reason plays a very modest role in human life". (Karl Popper, 1984) EuJAP special issue "The Bounds of rationality" focuses on the controversial... more
"Any reasonable person, and therefore, I hope, any rationalist, knows quite well that reason plays a very modest role in human life". (Karl Popper, 1984)
EuJAP special issue "The Bounds of rationality" focuses on the controversial boundary between rationality and irrationality and on its multiple connections with psychopathology. Exploring such a boundary along with its complexities has become increasingly common over the past few decades. Indeed, the topic has garnered significant attention both in psychology and in philosophy of psychiatry, with a number of researchers exploring the idea that rational and irrational states may be seen as importantly continuous.
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust... more
Long-standing psychiatric practice confirms the pervasive use of pharmacological therapies for treating severe mental disorders. In many circumstances, drugs constitute the best allies of psychotherapeutic interventions. A robust scientific literature is oriented on finding the best strategies to improve therapeutic efficacy through different modes and timing of combined interventions. Nevertheless, we are far from triumphal therapeutic success. Despite the advances made by neuropsychiatry, this medical discipline remains lacking in terms of diagnostic and prognostic capabilities when compared to other branches of medicine. An ethical principle remains as the guidance of therapeutic interventions: improving the quality of life for patients. Unfortunately, psychotropic drugs and psychotherapies do not always result in an efficient remission of symptoms. In this paper I corroborate the idea that therapists should provide drug-resistant patients with every effective and available treatment, even if some of such interventions could be invasive, like Electroconvulsive Therapy (ECT). ECT carries upon its shoulders a long and dramatic history that should be better investigated to provide new insights. In fact, ECT has attracted renewed interest in recent years. This is due to the fact that antidepressant drugs in younger patients show often scarce effectiveness and unpleasant side-effects. Moreover, I show that, thanks to modern advances, ECT may work as a successful form of treatment for specific and rare cases, such as severe depression (with suicide attempts) and catatonia.
In the last decades neurosciences provided so much important contributions to philosophy of mind that nowadays the latter is inconceivable without the former in every topic this philosophical branch deals with. The studies connected to... more
In the last decades neurosciences provided so much important contributions to philosophy of mind that nowadays the latter is inconceivable without the former in every topic this philosophical branch deals with. The studies connected to action understanding provided great advances in the field of developmental psychology for what concerns social learning abilities grounded on imitation. All information received by the infants are transmitted through actions. It would be impossible to conceive infant imitation without action interpretation. According to Meltzoff's " like-me " hypothesis, imitation is possible in human infants already at birth in virtue of an identification mechanism with the adults supported by mirror neurons (MNs) based simulation system. However, if we split the types of actions in two general categories, instrumental and communicative actions, we will see, according to an alternative account, how infants modulate differently the comprehension of observed scenarios, depending on whether they are passive observers (in the case of instrumental actions) or actively involved (in the case of communicative actions). Such a recognition of action features seems to be evident through different degrees of motor activation, as ERP techniques applied to infants and young adults revealed. Neuroscientific evidences highlight the crucial role of brain areas connected to motor activation for action interpretation, but at the same time they allow both a bottom-up process and a top-down process interpretation whereby the motor activation is seen as a product of action understanding rather than its determining causal factor. The aim of the present study is to examine such epistemological conflicting perspectives underlying action interpretation, and their repercussions on different social learning theories.
Per una revisione della teoria della pedagogia naturale Emiliano Loria (α),(β) Ricevuto: 31 ottobre 2016; accettato: 12 maggio 2017 █ Riassunto Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla... more
Per una revisione della teoria della pedagogia naturale Emiliano Loria (α),(β) Ricevuto: 31 ottobre 2016; accettato: 12 maggio 2017 █ Riassunto Con pedagogia naturale si intende un sistema di apprendimento sociale basato sulla comuni-cazione ostensiva e finalizzato alla trasmissione di conoscenze tra adulti e bambini. Secondo la teoria della pedagogia naturale i bambini sono in grado di riconoscere l'intenzione comunicativa dell'adulto, quando quest'ultimo si indirizza specificatamente a loro tramite segnali ostensivi. La teoria prevede, inoltre, che i bambini molto precocemente attribuiscano ad altri membri della comunità non presenti nel contesto di apprendimento i contenuti informativi acquisiti, secondo quanto si definisce " assunzione di universalità ". Sebbene Csibra e Gergely abbiano finora negato un rapporto tra mentalizzazione e pedagogia naturale, sostengo che forme molto premature di mindreading siano componenti fondamentali per tale sistema di apprendimento infantile, come gli ultimi risultati sperimentali sembrano mostrare. █ Abstract The Natural Pedagogy Theory Revised – Natural Pedagogy refers to social learning based on ostensive communication between adults and infants which results in rapid and efficient transmission of cultural information. The theory predicts that children are able to recognize communicative intention when adults address them using ostensive signals. Furthermore, natural pedagogy predicts that infants ascribe the knowledge they have acquired to others according to what is called the " assumption of universality ". In other words, infants are able to ascribe informative contents to others even when they are outside the bounds of the learning context. Although Csibra and Gergely have so far denied any type of relationship between natural pedagogy and mindreading capacities, I suggest that early mindreading capacities are components of the natural pedagogy system, as recent experimental findings on early Theory of Mind abilities appear to show.
In the General Archive of the “Società di Studi Fiumani” a fund “Family Baccich” exists, due to the courtesy of his son Massimo and his daughter Luciana. Among pictures, rare books, album and postcards, there are also 19 letters and 6... more
In the General Archive of the “Società di Studi Fiumani” a fund “Family Baccich” exists, due to the courtesy of his son Massimo and his daughter Luciana. Among pictures, rare books, album and postcards, there are also 19 letters and 6 telegrams from Gabriele D’Annunzio from December 24, 1919, to December 1st, 1932 in digital format. They can be divided in two parts: 5 letters written from Fiume between December 24, 1919 and September 23, 1920, and the rest written from the Vittoriale between end of 1930 and 1932.
Research Interests:
In 2008 Emiliano Loria interviewed Luciana Bacci, Iti Bacci’s daughter. Iti Baccich (then Bacci) did belong to a very important and numerous family of Fiume. He had 11 brothers and sisters. Among them, we remember Icilio, the elder male,... more
In 2008 Emiliano Loria interviewed Luciana Bacci, Iti Bacci’s daughter. Iti
Baccich (then Bacci) did belong to a very important and numerous family of Fiume. He had 11 brothers and sisters. Among them, we remember Icilio, the elder male, who was the principal responsible of the birth of the irredentism in Fiume. And also Ipparco (two years older than Iti) who died in 1916 fighting during the World War I. Icilio and Iti became members of Italian National Council of Fiume until 1920. Iti, in particular, founded with Hodnig the most important Italian newspaper printed in Fiume, La Vedetta d’Italia. Luciana and her sisters and his brother Massimo lived in Fiume, Rome and Venice. She tells her memories about the World War II and her attendance to Resistance with the moral sustain of her father, who hated Nazism and above all the antisemitism laws, nevertheless he had been fascist and even vice-secretary of Fascist party in 1930-31. Before the end of World War II, five siblings died, and then Icilio was killed by the communist jugoslavian police which had occupied the city of Fiume and the rest of Italian Venezia Giulia. Iti died in 1954.
Research Interests:
"Esilio raccontato", in A. Ballarini, G. Stelli, M. Micich, E. Loria, "Le foibe, l'esodo, la memoria", Roma, Ass.ne per la Cultura Fiumana Istriana e Dalmata nel Lazio.
Interviste ad alcuni profughi dall'Istria, Fiume e Dalmazia
Research Interests:
Dall’antichità a oggi, senza soluzione di continuità, il dibattito sul prolungamento della vita (prolungatio vitae) è associato al tema dell’invecchiare bene, o ‘invecchiamento sano’, come viene chiamato oggi. Le antiche riflessioni... more
Dall’antichità a oggi, senza soluzione di continuità, il dibattito sul prolungamento della vita (prolungatio vitae) è associato al tema dell’invecchiare bene, o ‘invecchiamento sano’, come viene chiamato oggi. Le antiche riflessioni mediche, filosofiche e teologiche sul come poter viver bene e a lungo ruotano intorno alle tecniche naturali e all’individuazione di quei comportamenti giudicati salutari per poter sfuggire agli impedimenti ed effetti spiacevoli della vecchiaia. L’intento del libro di Luca Tonetti è proprio quello di prendere per mano il lettore e immergerlo nei brani di alcune opere significative, note e meno note, dall’antichità all’età moderna (fino agli inizi dell’Ottocento), che si sono dedicate allo studio del corpo umano, dell’igiene, del decorso delle malattie, al fine di comprendere i processi naturali della vecchiaia, svelarne i processi fisiologici e dispensare consigli, precetti e ricette di lunga vita.
Apocalissi e mito sono i termini con cui potremmo riassumere l’ultimo breve ma denso lavoro di Pierre-André Taguieff, in originale Le Théories du complot (Paris 2021). Paura dell’apocalissi e fascino del mito, per dire meglio. Nella... more
Apocalissi e mito sono i termini con cui potremmo riassumere l’ultimo
breve ma denso lavoro di Pierre-André Taguieff, in originale Le Théories du
complot (Paris 2021). Paura dell’apocalissi e fascino del mito, per dire meglio. Nella condivisibile ricostruzione operata da Taguieff, il fenomeno del complottismo sarebbe interpretabile come un frutto avvelenato del tradimento della modernità, un tradimento che ha dato origine a una tensione – ad oggi ancora insanabile – tra paura, ansia, incertezza, angoscia, da una parte, e bisogno di compensare e rifuggire tale disagio emotivo ed esistenziale, dall’altra. Al fondo del cospirazionismo vi sarebbe quindi – secondo Taguieff – la paura, vera “passione motrice di coloro che credono ai complotti fittizi”, che può “trasformarsi in angoscia di fronte a segni che annunciano una catastrofe” (p. 61). Paura della fine e bisogno di consolazione pongono, secondo il filosofo e sociologo francese, il fenomeno del cospirazionismo a contatto con l’elemento del mito – “che ha la pretesa di spiegare come va il mondo” (p. 56) – conferendo altresì “un orizzonte apocalittico” (p. 61).
The Australian philosopher Philip Gerrans ambitiously tries to provide a general theory about the formation of delusions that should enclose neuronal, cognitive and phenomenological levels of description. His theory is defined as... more
The Australian philosopher Philip Gerrans ambitiously tries to provide a general theory about the formation of delusions that should enclose neuronal, cognitive and phenomenological levels of description. His theory is defined as narrative and it is grounded on the so called “default thoughts”, that consist in simulations, autobiographical narrative fragments produced by the Default Mode Network (DMN). The DMN is a powerful simulation system that evolved to allow humans to simulate and imagine experiences in the absence of an eliciting stimulus. Such imaginative/simulative process is precariously disciplined by the Self’s demands of narrative coherence. The Author’s aim is to waive the notion of belief and the causal role played by the impairments of fixation-beliefs system in the onset of delusions, as predicted by the principle doxastic theories.
Research Interests:
Il filosofo australiano Philip Gerrans ha l’ambizione di fornire una teoria generale della formazione dei deliri che integri livelli di descrizione neurali, cognitivi e fenomenologici. Si tratta di una teoria narrativa basata sui... more
Il filosofo australiano Philip Gerrans ha l’ambizione di fornire una teoria generale della formazione dei deliri che integri livelli di descrizione neurali, cognitivi e fenomenologici. Si tratta di una teoria narrativa basata sui cosiddetti “default thoughts”, blocchi elementari di pensiero prodotti dal Default Mode Network (DMN), inteso come un potente sistema immaginativo evolutosi per permettere agli uomini di simulare esperienze. I default thoughts sono simulazioni, frammenti di narrazioni autobiografiche, e l’attività del DMN consisterebbe in un processo immaginativo disciplinato dalla richiesta da parte del Sé di coerenza narrativa. L’originalità della proposta teorica di Gerrans consiste nel tentativo di scalzare la nozione di credenza e il ruolo causale giocato, nell’insorgenza dei deliri, dalla compromissione del sistema di fissazione delle credenze, come previsto dalle principali teorie doxastiche.
Research Interests:
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SULL'IMPRESA FIUMANA (Gardone Il Vittoriale degli Italiani, 5-7 settembre 2019) Fin dalla fine dell'Ottocento, la città di Fiume ha mostrato sempre grande sensibilità per l'assistenza all'infanzia, sotto... more
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SULL'IMPRESA FIUMANA (Gardone Il Vittoriale degli Italiani, 5-7 settembre 2019)
Fin dalla fine dell'Ottocento, la città di Fiume ha mostrato sempre grande sensibilità per l'assistenza all'infanzia, sotto ogni profilo: dagli aiuti per la distribuzione di beni di prima necessità, elargiti attraverso associazioni laiche ed ecclesiastiche, alla scolarizzazione. Il cataclisma politico che colpisce la città di Fiume alla fine della prima guerra mondiale non muta affatto la generosa opera assistenziale, né sotto il Corpo di Occupazione Interalleato né durante l'Impresa di Gabriele d'Annunzio, e la continua attenzione del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume verso la scuola ne è un'ulteriore dimostrazione. Tuttavia, la precaria situazione economica venutasi a creare anche a seguito del blocco navale deciso da Nitti, impone misure straordinarie che entrano in azione dal febbraio 1920. Si tratta di viaggi organizzati da comitati speciali col compito di portare centinaia di bambini fiumani in molte città italiane per essere accolti ed ospitati da volontari. Tale modello assistenziale ricalca quello attuato da alcune città, in particolare Milano, nella mobilitazione a favore dei bambini di Vienna, tra la fine del 1918 e il 1919.
La relazione ha un focus particolare sul confronto di questi due casi di assistenza dacché, lungi da essere soltanto una modalità itinerante di intervento sociale, i viaggi dei bambini furono anche una forma di lotta e propaganda politica.
Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editore
Delusions are defined fixed and false beliefs that are resistant to change in the light of conflicting evidence, and that are not shared by a community of people. Delusions are very serious symptoms in some pathologies like schizophrenia... more
Delusions are defined fixed and false beliefs that are resistant to change in the light of conflicting evidence, and that are not shared by a community of people. Delusions are very serious symptoms
in some pathologies like schizophrenia and paranoia. Furthermore, they can characterise specific mental illnesses according to the type of pathological belief that the subject manifests. Delusions are generally harmful, impairing good functioning and causing distress.
In the last decade, two kinds of theories are opposed in explanation of delusional beliefs. Doxastic theories of delusions, on the one hand, investigate the epistemic nature of delusions focusing above all on the origin and maintenance of the irrational belief. Although some proponents of this type of theories have recovered psychodynamics key-concepts such as „motivation‟ and „defence‟, the general doxastic account predicts cognitive impairments that involve both reasoning processes and evaluation systems of contextual experiences. In this view, delusional subjects may interpret some daily events like exaggerated experiences that are not correctly evaluated neither examined with respect to background beliefs and previous knowledge baggage. The epistemic content of pathological beliefs sounds irrational. However, someone has noticed that not every irrational belief
(e.g., alien abduction beliefs and self-enhancing beliefs) is delusional and, thus, diagnosed as pathology according to DSM-5. This supports the idea that there is a continuity between beliefs that are “classified as clinically significant, and those that characterize the non-clinical population” (Bortolotti et al. 2016, 48). On the other hand, the narrative theories of delusions manage to take into account such ontological
feature of beliefs because they phenomenologically put in the centre the Subject. According to one of the recent narrative theory (proposed by Philip Gerrans), we have to replace the (philosophically) strong concept of (pathological) „belief‟ with more flexible cognitive objects named “narrative thoughts”. Humans products self-referential narrative thoughts continuously. In this view, delusions are the result of a missed inhibition and regulation of these narrative thoughts. Which is the best explanatory account? Both theories lack to comprehend the whole phenomenon of
delusions. However, data from neurosciences can be interpreted in support of both the two divergent perspectives (epistemic and narrative ones). Indeed, investigations on brain injuries or neurobiological dysfunctions seem to confirm both theories. Thus, in this field of psychopathology, neurosciences result particularly „blind‟. I will try to suggest that the advent of „Subjective Neurosciences‟ may help to indicate the route.
Halfway between innatism and constructivism, the Social Biofeedback (SB) theory, proposed by György Gergely and John Watson (1996), constitutes an interesting model of emotional Selfconsciousness. Gergely, Unoka, Futó (and also some... more
Halfway between innatism and constructivism, the Social Biofeedback (SB) theory, proposed by György Gergely and John Watson (1996), constitutes an interesting model of emotional Selfconsciousness. Gergely, Unoka, Futó (and also some philosophers) hypothesise close cooperation between Natural Pedagogy model (NP) and SB model. The former is a transmission of cultural knowledge model based on ostensive communication between adults and infants; the latter takes into account the infant‟s internalisation process of contingent “marked” emotions-mirroring displays. The social biofeedback model assumes that human infants initially show a primary bias «to construct representations mainly based on exteroceptive stimulation [and] leads to the
construction of discrete emotions» (Di Francesco et al. 2016, p. 119). In this view, discrete emotions emerge from raw precursors, i.e., the basic emotions delineated by Ekman (1992). The affective parental mirroring manifestations should involve the onset of infant‟s second-order representations about primary non-conscious affective Self-states. Such basic affective states are initially perceived by infants either positively or negatively. For this reason, I suggest that SB might abandon Ekman‟s basic emotion theory and coherently assume the perspective, or anyway some crucial aspects, of the constructivist theory of emotions proposed by Russell (2003), who introduced the notions of “minimal universality” and “core affects”. Instead, the second-order representations should become cognitively accessible and allow the progressive conquest of subject's introspective awareness able to discern anger, for example, from an indistinct negative arousal.”. Gergely et al.‟s theoretical proposal about NP and SB‟s cooperation is based on the equivalence between marked affect-mirroring displays and infant-directed cues of ostensive communication intended as referential knowledge manifestations, where „knowledge‟ stands for the variety of emotions. The grounding elements of NP system (i.e., the comprehension of ostensive communication) would make possible also the social construction of the infant‟s inner emotional Self. Such claim entails that inner emotions, like cultural knowledge, are taught by adults to infants through social interactions based on the referential-expectation power of ostensive communication. I reject any cooperation between NP and SP for the construction of the child‟s inner emotional Self, and I will show the theoretical incompatibility between the two models. Nevertheless, I am not going to deny that infants learn to regulate and express their own emotions via continuous social interactions with the attachment figures. However, I deem that this kind of pragmatic learning does not pass through an explicit pedagogical teaching. Furthermore, I suggest that a better explanatory link between the interpretation of parental „markedness‟ and the understanding of pretence in infancy has to be provided. I intend to underlie SB‟s debt to Mead (1934) theory of emotions as communicative and social act (Caruana&Viola 2018). Then, I will show that the presence of ostensive cues is not fully sufficient to establish the necessary conditions for NP model. Even if we assume that the „markedness‟ of emotion displays constitutes a pragmatic form of ostensive communication, the automatic involvement of pedagogical stance is not grated or implied by sharing the referential nature of ostensive cues. In fact, pedagogical stance requires a high degree of intentionality: the intention of teaching. Such manifested intention is not so evident during parental affect mirroring that consists, instead, in a dialogical negotiation (Grifftiths&Scarantino 2009) which is not established in the name of a declared teaching intention. Finally, I conclude that social biofeedback and natural pedagogy are not dependent on (or hierarchically connected to) each other. On the contrary, they are autonomous cognitive systems which share (and are based on) infants‟ great sensitivity to interpret the referential nature of ostensive communication.
The important research line regarding the outcome of various psychotherapy treatments (Outcome Research) started since the Fifties. The outcome of therapy is basically defined in terms of diminished severity of symptoms. Today the Outcome... more
The important research line regarding the outcome of various psychotherapy treatments (Outcome Research) started since the Fifties. The outcome of therapy is basically defined in terms of diminished severity of symptoms. Today the Outcome Research represents a crucial aspect both in clinical research and in the theoretical field. The advent of neuroscience has marked an important turning point also in this field of medical research. Recent advances in neuroimaging techniques allowed the scientists to identify neural correlates not only referred to mental disorders, but also to changes associated with therapeutic interventions. In this talk, we will compare the impact of the psychotherapeutic and pharmacological intervention at neural circuits and networks level, particularly in the case of major depression. In this regard, we will discuss the results of a recent meta-analysis (Kalsi et al. 2017) based on studies focused on patients suffering from anxiety and depression disorders. A very large sample of participants (n=546) has been analysed and the neural correlates of pre-and post-psychotherapeutic intervention (psychodynamic and cognitive behavioural) and pharmacological (based on antidepressants) treatment have been compared. The researchers found, in particular, the inverse response of the right paracingulate depending on the kind of treatment. We will provide an explanation of these data in the light of the dual-process model, partially revisited. Furthermore, we will suggest the future prominent contributes of the behavioural epigenetics in Outcome Research. Recent studies have shown that not only drugs but even different types of environmental exposures can affect neuroplasticity, modulating the synaptic connectivity. Environmental experiences seem to be examples of epigenetic factors that influence the development of mental disorders through mechanisms of silencing or activation of gene expression.
Con “pedagogia naturale” gli psicologi Gergely Csibra e György Gergely denotano un meccanismo di apprendimento sociale finalizzato alla trasmissione di conoscenze culturali cognitivamente opache, ovvero di non immediata comprensibilità.... more
Con “pedagogia naturale” gli psicologi Gergely Csibra e György Gergely
denotano un meccanismo di apprendimento sociale finalizzato alla trasmissione di conoscenze culturali cognitivamente opache, ovvero di non immediata comprensibilità. Tale sistema prevede, da una parte, gli adulti nelle vesti di portatori di conoscenza con la loro naturale
tendenza ad insegnare saperi ai più piccoli conspecifici, e dall’altra, gli
infanti visti come discenti dotati di precoci capacità nel recepire e riprodurre informazioni, per lo più di natura pratica e normativa, veicolate dagli adulti con stimoli ostensivi. Tre gli elementi indispensabili affinché si possa parlare propriamente di pedagogia naturale: ostensione, riferimento e pertinenza. Dal momento che i fondamenti della pedagogia naturale risiedono in un atteggiamento infantile verso gli altri caratterizzato da i) deferenza della fonte di informazione, o in altri termini di cieca fiducia verso coloro che si pongono intenzionalmente in modalità ostensiva, ii) ricerca (e cattura) guidata del riferimento secondo il principio di pertinenza, iii) attribuzione di contenuti informativi (suscettibili di essere equiparati a credenze inconsapevoli), ipotizzo che sia errato escludere dal sistema pedagogico elementari istanze di mentalizzazione. Per confermare la mia ipotesi, bisogna chiarire almeno due questioni cruciali: 1) il momento di innesco del sistema pedagogico, e 2) la compatibilità con un modello di mindreading che cominci a funzionare precocemente.
Research Interests:
Le teorie cospirazioniste non sono solo un elenco di credenze bizzarre, ma ci rivelano molto sul “nostro Io più segreto”. Poche cose sono più seducenti di un’opinione pronta e rassicurante, poco importa se assurda. Come ingegnose... more
Le teorie cospirazioniste non sono solo un elenco di
credenze bizzarre, ma ci rivelano molto sul “nostro Io più
segreto”. Poche cose sono più seducenti di un’opinione
pronta e rassicurante, poco importa se assurda. Come
ingegnose stampelle, le credenze complottistiche hanno
la funzione di sorreggere il traballante incedere lungo
un cammino in cui si incontrano pandemie, guerre,
cambiamenti climatici. Complottisti vulnerabili intreccia
i temi di bias di ragionamento, autoinganno, processi
emotivi di base attingendo ai dati della psicologia
cognitiva, clinica e sociale e dell’infant research.
L’obiettivo è quello di illustrare la “ricetta perfetta”
che alimenta la mentalità cospirazionista. Insicurezza
esistenziale e ansia generalizzata sono il primo
ingrediente. Curvatura narcisistica dello sviluppo della
personalità e condizioni di isolamento e frustrazione
sociale sono i due successivi, mentre il quarto è il
bisogno di riconoscimento sociale. Quest’ultimo dà
conto di un elemento indispensabile perché si possa
parlare di cospirazionismo: il gruppo. È all’interno di
comunità, reali o virtuali che siano, che le dinamiche
cospirazionistiche prendono le sembianze a cui assistiamo
in questi tempi. Inediti casi di sedute terapeutiche offrono
l’occasione per definire ulteriormente la complessità
del fenomeno cospirazionista e distinguerlo nettamente,
nonostante alcune chiare analogie, da forme di delirio
individuale e collettivo.
D'Annunzio's "political" texts, elaborated during the Impresa di Fiume, have been valorized by d'Annunzio himself in various works and collections since 1921. In more recent times, the valuable works of De Felice (La penultima ventura)... more
D'Annunzio's "political" texts, elaborated during the Impresa di Fiume, have been valorized by d'Annunzio himself in various works and collections since 1921. In more recent times, the valuable works of De Felice (La penultima ventura) and Andreoli (who collected all of d'Annunzio's writings for the Meridiani Mondadori) constitute the most complete collection, but still partial, because their source is newspapers and not flyers.
Before this catalog, published by Società di Studi Fiumani, there was only Ferdinando Gerra's catalog, dating back to 1936.
"Prendiamo la Vittoria" is the most complete and up-to-date Catalog of flyers, through which one can appreciate and read D'Annunzio's words in the original typographical form in which they circulated in Fiume.
Durante l'Impresa Fiumana, la precaria situazione economica venutasi a creare portò a misure assistenziali straordinarie in favore di centinaia di minori. Si trattava di viaggi organizzati da comitati speciali col compito di portare... more
Durante l'Impresa Fiumana, la precaria situazione economica venutasi a creare portò a misure assistenziali straordinarie in favore di centinaia di minori. Si trattava di viaggi organizzati da comitati speciali col compito di portare centinaia di bambini fiumani in molte città italiane per essere accolti ed ospitati da famiglie di volontari. Il saggio tratta della questione della cura all'infanzia nella città di Fiume, con un focus  sul modello assistenziale già messo in atto in Italia, dai socialisti, nei confronti dei bambini di Vienna. L'intento è quello di mostrare che, lungi da essere soltanto una modalità itinerante di intervento sociale, i viaggi in Italia dei bambini fiumani furono anche una forma di propaganda politica che saldò dannunzianesimo e fascismo.
The theory of natural pedagogy provides a model of social learning based on the direct communicative ostensive relation and aimed to the transfer of generic cultural knowledge. The pedagogical transmission of information originates from... more
The theory of natural pedagogy provides a model of social learning based on the direct communicative ostensive relation and aimed to the transfer of generic cultural knowledge. The pedagogical transmission of information originates from an explicit manifestation of teaching made by knowledgeable adults, who are naturally inclined to manifestly provide their cultural baggage to naïve conspecifics. The domain of transferable knowledge encompasses artifact functions, novel means actions, first words, gestural symbols, social practices, and rituals. This teaching process can be fast and efficient in virtue of a natural inclination possessed by infants to seek information and decode signals of ostensive communication. In this sense, the natural pedagogy represents, as the two proponents – György Gergey and Gergely Csibra –
claim, «a communicative system of mutual design specialized for the fast and efficient transfer of new and relevant cultural knowledge from knowledgeable to ignorant conspecifics». This book suggests that natural pedagogy utilises early belief attribution competences, which are employed by infants in a variety of contexts to approach and
navigate the social world. Therefore, the natural pedagogy, in cooperation with the early mindreading system, may represent one of the most efficient adaptive strategies to firmly create that
deep wittgensteinian «nest of propositions» which build cultural shared beliefs structures to be relied upon and followed.
INDICE: Neuroscienze cliniche e psicopatologia/Epigenetica/Analisi di trattamenti per la depressione maggiore/Il ruolo della corteccia cingolata anteriore/Conclusioni Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando Eysenck (1952) pubblicò... more
INDICE: Neuroscienze cliniche e psicopatologia/Epigenetica/Analisi di trattamenti per la depressione maggiore/Il ruolo della corteccia cingolata anteriore/Conclusioni

Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando Eysenck (1952) pubblicò una rassegna di studi sulla valutazione dell’efficacia della psicoterapia, si aprì l’importante filone di ricerca concernente l’esito dei vari trattamenti psicoterapici (Outcome Research) (Messina, 2017, p. 47). Ancora oggi esso costituisce un aspetto cruciale, come si può ben immaginare, sia nella ricerca clinica che in ambito teorico. L’esito della terapia viene definito fondamentalmente «in termini di diminuzione della presenza o della gravità dei sintomi» (ivi, p. 48). L’avvento delle neuroscienze ha sancito anche in questo campo di studi una svolta importante, tanto che, ormai, la neuroscienza è un imprescindibile alleato della psicopatologia. Infatti, grazie ai recenti progressi delle tecniche di neuroimaging, gli scienziati sono in grado di identificare correlati neurali non soltanto di disturbi mentali, ma anche di cambiamenti associati a interventi terapeutici (Fuchs, 2004; Marano et al., 2012). Questi ultimi sono categorizzabili, in linea molto generale, in trattamenti psicoterapici e in trattamenti farmacologici. Nel solco dell’Outcome Research, lo scopo degli studi di neuroimaging è quello di tracciare e confrontare i processi neurobiologici attivati a seguito di differenti approcci terapeutici, e studiare così l’impatto del trattamento sui possibili network neurali coinvolti (Linden, 2006; 2008; Carrig, Kolden, Strauman, 2009). In questo capitolo cercheremo di confrontare gli effetti che le due macrotipologie di trattamenti terapeutici procurano a livello neurobiologico, soffermandoci maggiormente sul caso della depressione maggiore.
INDICE: Il delirio come spiegazione di un’anomalia percettiva/Il modello bifattoriale/Il modello narrativista/Conclusioni Nel paragrafo 7.1. abbiamo visto come la neuropsichiatria cognitiva ha sviluppato la teoria monofattoriale di Maher... more
INDICE: Il delirio come spiegazione di un’anomalia percettiva/Il modello bifattoriale/Il modello narrativista/Conclusioni

Nel paragrafo 7.1. abbiamo visto come la neuropsichiatria cognitiva ha sviluppato la teoria monofattoriale di Maher nel caso del delirio di Capgras. La doppia dissociazione fra riconoscimento delle facce esplicito e implicito osservata nei pazienti Capgras e prosopoagnosici ha imposto di modificare l’influente modello di riconoscimento delle facce a una via proposto da Bruce e Young in favore di un modello a due vie: una via visuo-semantica che costruisce un’immagine visiva che codifica informazioni semantiche relative alle caratteristiche facciali; e una via visuo-emozionale che identifica emozionalmente il volto conosciuto, generando una sensazione di familiarità. L’ipotesi di Ellis e Young – un paradigma di neuropsichiatria cognitiva – è che la prosopoagnosia sia il risultato della compromissione della prima via, deputata al riconoscimento esplicito dei volti, che lascia intatta la seconda via, deputata al riconoscimento implicito. Nel paziente Capgras lo schema si capovolge: egli riconosce esplicitamente i volti noti ma la risposta autonomica è assente, dal che si inferisce la compromissione della capacità di riconoscimento implicito. La credenza delirante potrebbe perciò essere la razionalizzazione di un’anomalia percettiva: la persona di fronte al paziente possiede le sembianze della persona conosciuta, ma la sensazione di familiarità è assente (vi è piuttosto una sensazione di estraneità). Nel paragrafo 7.2 abbiamo visto che però il ricorso alla sola esperienza percettiva anomala non è sufficiente. Oltre al fattore esperienziale, nel paziente Capgras deve essere all’opera anche un secondo fattore in grado di spiegare perché l’anomalia esperienziale conduca il paziente ad acquisire e mantenere la credenza delirante. Secondo Stone e Young, nel processo di aggiornamento del sistema di credenze i pazienti deliranti assegnerebbero la priorità a quelle credenze che sono adeguate dal punto di vista dell’osservazione (che soddisfano cioè un principio di adeguatezza osservativa) a scapito del principio di conservativismo. È, questa, la capostipite di una serie di teorie bifattoriali, in cui anomalie dell’esperienza e dinamiche distorsive del ragionamento sono implicate in varia misura nell’eziopatogenesi del delirio. Come abbiamo visto, altri candidati al ruolo di secondo fattore sono la disposizione a saltare alle conclusioni e il possesso di un particolare stile attributivo. Nell’importante contributo di Davies e Davies, il quadro bifattoriale diviene il contesto entro cui l’eterogeneità delle spiegazioni delle credenze deliranti può essere vista come una variazione parametrica. Inoltre, per rimediare alla mancanza di una soddisfacente caratterizzazione neurocognitiva del secondo fattore nell’eziopatogenesi del delirio, gli autori propongono un’analisi del compito che convincentemente incardina la valutazione della credenza sulla memoria di lavoro e i processi esecutivi di inibizione. Quindi essi esaminano gli studi sperimentali e di neuroimmagine che hanno indagato il belief-bias effect nel contesto di teorie del ragionamento che fanno riferimento a tipi (o livelli) di processi. Queste ricerche sono interpretate come una conferma dell’ipotesi che il secondo fattore sia una compromissione della memoria di lavoro e dei processi esecutivi di inibizione conseguente a una lesione della corteccia prefrontale destra. Infine, nel paragrafo 7.3 abbiamo preso in esame la teoria neurocomputazionale del ruolo della corteccia prefrontale nella patogenesi delle credenze deliranti proposta da Philip Gerrans. Nel tentativo di colmare lo scarto fra, da un lato, la fenomenologia e la psicologia del delirio e, dall’altro, la teoria della salienza di Shitij Kapur, Gerrans respinge la concezione canonica delle credenze deliranti come il prodotto di un bias della conferma in un sistema di controllo delle ipotesi. Lo studioso propone invece che tali credenze siano prodotte da disfunzioni a carico dei processi deputati alla costruzione di una risposta narrativo-autobiografica all’esperienza. Nei deliri la disregolazione dopaminergica induce la corteccia prefrontale a rendere ipersalienti alcune esperienze anomale, che quindi monopolizzano i processi di mental time travel soggiacenti la narrazione autobiografica. Si delinea così un quadro esplicativo che intreccia meccanismi a tre livelli differenti: rilascio di dopamina e disregolazione, mtt e costruzione di narrazioni autobiografiche inattendibili. Al di là dei limiti sopra segnalati, il modello di Gerrans è una valida indicazione di come la piena integrazione nelle scienze neurocognitive potrebbe consentire alla psichiatria di mediare più efficacemente fra le sue componenti personali e subpersonali.
Presentazione per la lezione di Filosofia della psichiatria per il corso del prof. Massimo Marraffa (Università di Roma Tre), tenutasi a Roma il 20.12.2019. Illustrazione della teoria narrativista proposta dal filosofo australiana Philip... more
Presentazione per la lezione di Filosofia della psichiatria per il corso del prof. Massimo Marraffa (Università di Roma Tre), tenutasi a Roma il 20.12.2019.
Illustrazione della teoria narrativista proposta dal filosofo australiana Philip Gerrans in merito alla questione dell'insorgenza dei deliri.