Flavio Felice
Flavio Felice (Torino, 15 maggio 1969) è dal 2016 professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all'Università del Molise, presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione (SUSeF), dove insegna anche Storia delle istituzioni politiche e ricopre la carica di Presidente della Commissione Paritetica Docenti e Studenti e referente del progetto Erasmus per il Corso di Studi in Scienze della Comunicazione. È visiting professor presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È stato professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso la Pontificia Università Lateranense, dove, dal 2010 al 2017, ha diretto l'Area Internazionale di Ricerca "Caritas in Veritate". È stato visiting professor presso l'Università Popolare dello Stato di Puebla in Messico, l'Università Cattolica Sedes Sapientiae di Lima in Perù, l'Università Cattolica d'Argentina di Buenos Aires e l'Univeristà Cattolica d'America a Washington D.C. È Presidente del Consiglio Scientifico dell'Istituto di Studi Politici San Pio V di Roma, Direttore delle riviste "Prospettiva Persona" e "Power and Democracy", Presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton (Milano), Adjunct Scholar dell'American Enterprise Institute, fellow dell'Institute for Human Ecology della Catholic University of America e Non-Resident Research Fellow del Faith & Reason Institute, in Washington DC e membro della Mont Pelerin Society.
Con particolare riferimento al lavoro di ricerca, negli anni ha sviluppato una linea di pensiero che mira ad un dialogo sempre più franco ed aperto tra pensiero sociale cristiano e scienze sociali – con una speciale attenzione a temi quali il “bene comune”, il “mercato” e “l’inclusione”. Nel corso delle ricerche, egli ha incontrato diversi filoni di pensiero sui quali ha incentrato la sua attenzione: il “personalismo” di Antonio Rosmini, il “popolarismo” di Luigi Sturzo, il “liberalismo classico” di Alexis de Tocqueville e di Lord Acton, l’analisi economica della Scuola austriaca di Carl Menger, Ludwig von Mises e Friedrich August von Hayek, la reinterpretazione del “popolarismo” e del “liberalismo” da parte di Michael Novak, la critica “Ordoliberale” del Laissez-faire, rappresentata dall’economista tedesco Walter Eucken e dalla reinterpretazione del personalismo liberale operata dai padri della cosiddetta “Economia sociale di mercato”, come ad esempio Alfred Müller-Armack e Wilhelm Röpke. Tale percorso lo ha condotto a considerare gli argomenti della libertà e dell’inclusione sociale quali cruciali punti d’incontro tra il pensiero sociale cristiano e le scienze sociali. Un confronto che investe le istanze tradizionali del pensiero sociale cristiano e gli studi dei neo-istituzionalisti Daron Acemoglu e James A. Robinson e che descrive i suoi lavori più recenti sulla qualità inclusiva delle istituzioni politiche e una visione bilanciata e plurarchica della nozione di sovranità.
Con particolare riferimento al lavoro di ricerca, negli anni ha sviluppato una linea di pensiero che mira ad un dialogo sempre più franco ed aperto tra pensiero sociale cristiano e scienze sociali – con una speciale attenzione a temi quali il “bene comune”, il “mercato” e “l’inclusione”. Nel corso delle ricerche, egli ha incontrato diversi filoni di pensiero sui quali ha incentrato la sua attenzione: il “personalismo” di Antonio Rosmini, il “popolarismo” di Luigi Sturzo, il “liberalismo classico” di Alexis de Tocqueville e di Lord Acton, l’analisi economica della Scuola austriaca di Carl Menger, Ludwig von Mises e Friedrich August von Hayek, la reinterpretazione del “popolarismo” e del “liberalismo” da parte di Michael Novak, la critica “Ordoliberale” del Laissez-faire, rappresentata dall’economista tedesco Walter Eucken e dalla reinterpretazione del personalismo liberale operata dai padri della cosiddetta “Economia sociale di mercato”, come ad esempio Alfred Müller-Armack e Wilhelm Röpke. Tale percorso lo ha condotto a considerare gli argomenti della libertà e dell’inclusione sociale quali cruciali punti d’incontro tra il pensiero sociale cristiano e le scienze sociali. Un confronto che investe le istanze tradizionali del pensiero sociale cristiano e gli studi dei neo-istituzionalisti Daron Acemoglu e James A. Robinson e che descrive i suoi lavori più recenti sulla qualità inclusiva delle istituzioni politiche e una visione bilanciata e plurarchica della nozione di sovranità.
less
InterestsView All (13)
Uploads
Papers
politico, situando al centro dell’indagine la variegata cultura politica
italiana repubblicana, così come si è manifestata nell’intervallo di tempo
che va dagli anni immediatamente successivi al crollo del fascismo a quelli
che precedettero le elezioni che proclamarono la nascita della Repubblica e
l’istituzione dell’Assemblea costituente; si tratta, dunque, di una storia
delle culture politiche
presidio di libertà”, Enzo Di Nuoscio ci offre una profonda e articolata analisi su come si sviluppa la vita democratica nella nostra
epoca; un’epoca in cui le persone sperimentano l’abbondanza delle
informazioni in loro possesso, ma avvertono anche il rischio di essere
risucchiati nella fallacia delle tante «buone ragioni di credere il falso».
Il libro di Di Nuoscio è il tentativo di svelare le insidie che da sempre
minacciano l’homo democraticus, indicando quei “geni invisibili” –
per dirla con le parole di Guglielmo Ferrero – che svolgono la funzione di sentinelle poste sui bastioni ideali della cittadella democratica,
la quale, per definizione, è luogo “aperto”, dunque, di fatto, esposto
alle minacce dei tanti suoi nemici
sia per il momento storico nel quale l’editore italiano decide
di rieditarlo. Si tratta di un’opera matura che giunge al termine di una riessione teorica che prende in considerazioni
i principali aspetti dell’economia internazionale, sul "nire
della tragedia della Seconda guerra mondiale. Röpke, al pari
di un’intera generazione di intellettuali liberali che si sono
spesi energicamente contro la valanga totalitaria che aveva
investito l’intero continente europeo, si interroga su quale
ordine internazionale, all’indomani di quell’immane dramma, possa interpretare l’istanza civile di chi immagina una
civitas humana al centro della quale sia posta la trascendente
dignità della persona umana, un sistema politico fondato su
istituzioni democratiche e un sistema economico conforme
al libero mercato