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This article offers the edition of a ciphered letter by Nestore Malvezzi and Neri Acciaiuoli (Rome, 26 August 1485), later intercepted and deciphered by the solders from Milan, in which they describe to Roberto Sanseverino, captain... more
This article offers the edition of a ciphered letter by Nestore Malvezzi and
Neri Acciaiuoli (Rome, 26 August 1485), later intercepted and deciphered by the solders from Milan, in which they describe to Roberto Sanseverino, captain general of the League dependent on Venice, the preparations of the Conspiracy of the Barons.
This paper’s focus is about one of the "Renaissance" plagues, which afflicted, in 1485, several Italian cities, particularly Rome and Milan. The cases of this two cities were studied through the analysis of diplomatic sources, in order to... more
This paper’s focus is about one of the "Renaissance" plagues, which afflicted, in 1485, several Italian cities, particularly Rome and Milan. The cases of this two cities were studied through the analysis of diplomatic sources, in order to better investigate the strong impact that the epidemic had on the population and on the ambassadors, who gave testimony, despite the fact that they were busy to inform precisely the lords about another event of "national" and international interest, the Conspiracy of the barons of the Kingdom of Naples against the king Ferrante of Aragon, in which the Church was also involved.
The aim of the research is to analyse the marriage policy of the Neapolitan
Aragonese dynasty, with particular reference to the strategy implemented by Ferrante I through his illegitimate offspring.
This paper’s focus is about the power exercised by the royal family of Naples in Calabria during the XV century, through the allocations of institutional offices and manors to the members of the dynasty, in particular the bastards of... more
This paper’s focus is about the power exercised by the royal family of Naples in Calabria during the XV century, through the allocations of institutional offices and manors to the members of the dynasty, in particular the bastards of Ferrante I. The research intends therefore to explore the reasons which caused the establishment of an Aragonese stronghold in the province.
The majority of Italian and European Renaissance princes were of spurious origins. Even the King of Naples Ferrante I, the illegitimate son of Alfonso the Magnanimous, had eight bastards. This research intends to analyse the phenomenon of... more
The majority of Italian and European Renaissance princes were of spurious origins. Even the King of Naples Ferrante I, the illegitimate son of Alfonso the Magnanimous, had eight bastards. This research intends to analyse the phenomenon of the Aragonese bastardy, highlighting its peculiarities and the differences with other royal families within the Europe.
Il contributo punta al cuore della Disfida barlettana, indagando le origini del suo principale protagonista. Ripercorrendo le vicende della famiglia capuana dei Fieramosca, esamina l’evoluzione di quello che può essere definito... more
Il contributo punta al cuore della Disfida barlettana, indagando le
origini del suo principale protagonista. Ripercorrendo le vicende della
famiglia capuana dei Fieramosca, esamina l’evoluzione di quello che
può essere definito “patriziato cittadino”. Se, infatti, i capostipiti della
schiatta furono molto intraprendenti dal punto di vista militare e poco
attivi per ciò che concerne il governo cittadino, i loro eredi, a partire
dal famoso Ettore, riuscirono non solo a militare nell’esercito spagnolo,
ma anche a raggiungere i vertici dell’amministrazione cittadina e
cortigiana. A partire, quindi, dalla vicenda di Rinaldo Fieramosca, che
operò durante il governo degli aragonesi di Napoli, passando per Ettore,
si giunge fino agli ultimi membri della famiglia, Guido e Cesare,
che servirono Ferdinando II, il Cattolico (1452-1516), e l’imperatore
Carlo V (1500-1558). L’esperienza bellica e le virtù militari, acquisite
e mantenute per tradizione familiare, servirono dunque come chiave
d’accesso alle più alte cariche amministrative
Research Interests:
IT: Rossetto Fieramosca, figura di spicco della Capua rinascimentale, incarna appieno il modello di armigero demaniale ideato da Ferrante I di Napoli, allorché, nel 1464, promulgò la riforma militare dell’esercito napoletano atta,... more
IT:
Rossetto Fieramosca, figura di spicco della Capua rinascimentale, incarna appieno il modello di armigero demaniale ideato da Ferrante I di Napoli, allorché, nel 1464, promulgò la riforma militare dell’esercito napoletano atta, attraverso la promozione dell’élite militare cittadina, a formare un contingente di armigeri e soldati leali alla dinastia aragonese. In questa prospettiva, la vicenda del Capuano, ricostruita attraverso una solida base documentaria, appare strategica per l’osservazione dei rapporti, e dei reciproci interessi, tra ceto militare regnicolo e Corona in una fase cruciale della storia politica del Regno di Napoli.

EN:
Rossetto Fieramosca, an important personality of the Renaissance Capua, personifies the perfect model of the state-owned armiger devised by Ferrante I of Naples, when, in 1464, he proclaimed the Neapolitan army’s military reform which, through the promotion of citizen military élite, had to build a contingent assembled from soldiers and armigers loyal to the Aragon’s Crown. Furthermore, the Capuano’s life, built with a solid documentary base, proves to be fundamental for the relationships’ examination, and for the mutual profits, between the kingdom’s military class and the Crown, during one of the most critical periods of Neapolitan kingdom.
La storiografia si è occupata del regno di Ferrante, creando una netta scissione tra il suo ruolo di monarca e le dinamiche familiari in seno alla sua corte. Più che di lui in quanto padre di una vasta prole, del resto alcuni storici,... more
La storiografia si è occupata del regno di Ferrante, creando una netta scissione tra il suo ruolo di monarca e le dinamiche familiari in seno alla sua corte.
Più che di lui in quanto padre di una vasta prole, del resto alcuni storici, come Ernesto Pontieri, hanno esaminato il suo essere figlio del sovrano più illuminato e lungimirante dell’epoca, Alfonso V d’Aragona, il cui calore «carezzava l’umana ambizione di assicurargli [a Ferrante] un’eredità per l’acquisto della quale aveva speso il meglio della vita» . La ricerca che è stata svolta in questa sede ha cercato, invece, di portare alla luce il legame umano oltre che politico che univa Ferrante ai suoi figli, con particolare riferimento a quelli illegittimi, nati dai suoi «amori»  con diverse gentildonne regnicole.
Sebbene le notizie di queste «donne chiamate sue»  siano alquanto scarse, è stato tracciato un breve profilo biografico dal quale è emersa la loro appartenenza alla corte napoletana, trattandosi in molti casi di nobili molto vicine al re come, ad esempio, Diana Guardati (sorella del capitano della guardia reale) o Marchesella Spizzato (sorella del suo montiero e del suo cappellano). In altri casi, invece, è affiorata la generosità di Ferrante nei loro confronti, come fu per Piscicella Piscicelli e Eulalia Ravignano. Non mancano, inoltre, casi in cui il sovrano le diede in sposa ai nobili più influenti del regno o altri nei quali, oltre le donne, anche le famiglie godettero di numerosi benefici, come accadde per Giovannella Caracciolo e suo padre Giacomo II Caracciolo, conte di Brienza.
Grazie a queste relazioni e ai due matrimoni, l’Aragonese procreò una numerosa prole che gli permise di mettere in pratica un’elaborata politica matrimoniale. Questa si muoveva, principalmente, su due fronti: esterno e interno.
In politica estera, riuscì a legarsi con i più importanti stati europei come Milano, la Savoia, Ferrara e l’Ungheria, senza contare le due missioni fallimentari di Borgogna e di Cipro.
Alleandosi con Milano, la Savoia e Ferrara, Ferrante riuscì a tenere a bada il regno di Francia da un lato, e il dominio veneziano dall’altro; mentre grazie al legame con l’Ungheria, potè assicurarsi un ottimo alleato contro la potente egemonia veneta ma, soprattutto, contro l’ormai frequente minaccia turca.
Per quanto concerne la politica interna, Ferrante sfruttò la numerosa discendenza naturale per accrescere il potere nel regno. Infatti, una delle sue più importanti strategie fu di imparentarsi con i pontefici che si susseguirono durante il periodo del suo governo, per ottenere un lasciapassare circa il pericolo interno costituito dal baronaggio. Per di più, non disdegnò, anzi incoraggiò, le alleanze matrimoniali con i nobili ribelli, per tenerli costantemente sotto controllo. Un esempio lampante è dato dalle nozze tra il suo primogenito spurio Enrico e Polissena, figlia di Antonio Centelles, marchese di Crotone che fu arrestato nel 1466, appunto, dal genero.
Rinsaldò, poi, i legami con i nobili e i condottieri a lui fedeli, come Caterina della Ratta, Virginio Orsini e Onorato Gaetani.
Il fine ultimo di questo progetto era la stabilità della corona d’Aragona sul regno di Napoli, che poteva essere raggiunta solo con il beneplacito delle potenze europee e con l’eliminazione dei nemici che avrebbero potuto minarne le basi e la discendenza illegittima del sovrano napoletano contribuì, perfettamente, alla sua realizzazione. Gli spuri del re, infatti, furono delle pedine che gli permisero di realizzare la propria missione e, come lui stesso affermava, di avverare i suoi desideri. Di fatto, prima di passare a miglior vita, l’Aragonese dichiarò di non desiderare altro se non lasciare «tre cose notabilissime: la prima, che l’havea reducto el regno ad maiore obedientia et tremore che may più el fusse ad tempo de niuno altro re, la seconda, che l’havea reducta et manteneva tuta Italia in pace et che tuti li signori et potentati de quella, overo ch’erano subditi ad sua maiestà, overo ch’erano suoy compagni et colligati, ma tali compagni che gli erano subiecti et reverenti et non ardivano tentare alcuna cosa senza suo consiglio et voluntà, la terza, che’l lassava dignissima prole et lassavagli nobilissimo stato; unde non voleva attendere ad altro che darse piacere et bono tempo et lassare vivere li figlioli al modo et apetito loro» .
Numerosi sono, d’altro canto, gli esempi che dimostrano il ruolo di prim’ordine  che ebbero, nel governo del regno e dell’esercito, gli spuri aragonesi, avendo ottenuto luogotenenze o comandi militari nelle zone più calde del territorio napoletano. Importantissimo fu, tra l’altro, il ruolo militare di Cesare, sempre presente in ogni guerra, il governo della Calabria di Enrico, l’arcivescovado di Alfonso o gli onori che ottenne Ferdinando, nonostante il suo “errore” passato.
Anche le donne mostrarono attiva partecipazione sia alla vita di corte, come nel caso di Maria, sia negli affari di stato, come fu per Maria Cecilia e Lucrezia, protagoniste, assieme ai loro coniugi, nel governo dei loro feudi.
Oltre a questo, necessita di essere evidenziata la situazione della Calabria. Questa provincia, infatti, rappresentava la più importante polveriera del regno e, per questa ragione, Ferrante decise di affidarne il governo ai suoi eredi spuri: da Enrico che la governò fino alla morte, a Ferdinando e a Cesare, la Calabria non rimase mai scoperta e fu, per molti anni, sotto la gestione diretta della corona d’Aragona. A tal riguardo, non è da sottovalutare poi l’assegnazione di vari feudi strategici come Nicastro, Gerace, Arena, Stilo e, dopo la caduta aragonese, Montalto Uffùgo, Belcastro e altre terre, che portarono a un vero e proprio insediamento aragonese in Calabria, rimasto in vita per molti anni. 
L’uso delle fonti inedite degli archivi di Milano, Mantova, Modena e Firenze, del resto, è stato indispensabile per stilare le biografie dei personaggi e per chiarire molti punti oscuri rappresentati, a volte, da una documentazione semplicistica e diffamatoria che non solo  ha relegato i “bastardi” aragonesi ai margini dell’ historia ma ha, in molti casi, deviato il lavoro di storici ed eruditi.
In ultima analisi, si può, anzi è doveroso, affermare che la prole illegittima di Ferrante  d’Aragona ebbe un ruolo essenziale nello sviluppo e nel governo del regno di Napoli e seppur, come già accennato, questi furono esiliati ai confini della ricerca storica, meritano di essere rivalutati dall’attuale storiografia.
In questa sede non è stato possibile, certo, consultare per intero l’immensa mole del carteggio sforzesco, ma una futura ricerca potrebbe far emergere nuovi particolari sulla vita e sul ruolo di tali cruciali personaggi, specialmente se sarà studiata anche la figura di Alfonso II e dei suoi eredi illegittimi, che pure furono tra le più importanti personalità del Rinascimento italiano.
Oltre l’importanza dei “bastardi di casa d’Aragona”, si è cercato di delineare anche la figura paterna di Ferrante, che non fece mai differenze tra i numerosi eredi e pur se, con molta probabilità, nutrì un particolare affetto per il suo primogenito Enrico, concentrò le sue forze sulla prole, poiché come riportavano gli ambasciatori milanesi in più occasioni, egli amava «più che’l stato, li figlioli, né la vita propria» .
Research Interests:
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Nell’estate 1485, tra re Ferrante I di Napoli e i baroni napoletani scoppiò un conflitto, le cui motivazioni - ben esplicitate nella bolla papale «super cognitione querellarum vassallorum» - spaziavano dalle ragioni economiche a quelle... more
Nell’estate 1485, tra re Ferrante I di Napoli e i baroni napoletani scoppiò un conflitto, le cui motivazioni - ben esplicitate nella bolla papale «super cognitione querellarum vassallorum» - spaziavano dalle ragioni economiche a quelle feudali e militari. Papa Innocenzo VIII si pose allora come mediatore e giudice, appoggiando la causa baronale. Il pontefice, assieme ai ribelli, si impegnò, inoltre, a convincere la Repubblica di Venezia a prendere parte al conflitto. I primi tentativi furono avviati tra luglio e agosto 1485, quando l’aristocrazia napoletana, affidando l’incarico al gran siniscalco Pietro de Guevara, fece numerose offerte ai Veneziani. La Serenissima, però, non intenzionata a entrare apertamente in guerra, aiutò la fazione ribelle in maniera celata. Di fatto, quando si decise di nominare il condottiero Roberto Sanseverino, allora capitano generale dell’esercito veneziano, Gonfaloniere della Chiesa, non ci furono opposizioni. Tuttavia, i baroni e il pontefice adoperarono attentamente anche la Repubblica di Genova, che fece da intermediaria tra i ribelli e Renato II, duca di Lorena, a cui i baroni avevano offerto il trono. I Genovesi, del resto, offrirono il proprio aiuto al pontefice (egli stesso genovese), anche a causa dell’annoso conflitto con i Fiorentini (alleati di Napoli) per la contesa di alcune terre come Sarzana. In questa sede, si analizzeranno, dunque, i rapporti diplomatici intrattenuti dai congiurati con le due Repubbliche (di Ponente e di Levante) nell’ambito della ribellione passata alla storia come Grande Congiura o Congiura dei Baroni. 
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24 settembre 2021 - ore 18 (link Teams: urly.it/3fhy5)
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Apprendistato dello Storico III (2019). Dialettiche del Potere: rivendicazione, usurpazione, giustificazione, 30-31 Maggio 2019, Università degli studi di Roma - La Sapienza, 2019. Programma delle giornate, completo di orari e titoli... more
Apprendistato dello Storico III (2019). Dialettiche del Potere: rivendicazione, usurpazione, giustificazione, 30-31 Maggio 2019, Università degli studi di Roma - La Sapienza, 2019.
Programma delle giornate, completo di orari e titoli delle sessioni e delle relazioni.
Il potere è stato spesso fine e mezzo dell'agire dell'uomo nel corso dei secoli: la sua ricerca e il suo mantenimento hanno mosso da sempre gli intimi ingranaggi della Storia, dai più ampi contesti europei alle più ridotte esperienze... more
Il potere è stato spesso fine e mezzo dell'agire dell'uomo nel corso dei secoli: la sua ricerca e il suo mantenimento hanno mosso da sempre gli intimi ingranaggi della Storia, dai più ampi contesti europei alle più ridotte esperienze locali. Ad oggi questa sua natura capillare ci permette di elevarlo a privilegiato punto di osservazione delle vicende umane. Si tratta dunque di un argomento trasversale che consente di mettere in relazione studi apparentemente distanti, ma intimamente interconnessi, come quelli proposti in questo incontro. Anche quest’anno l’Apprendistato dello Storico persegue infatti lo scopo per cui è stato ideato: mettere a confronto le ricerche di giovani studiosi provenienti da tutta Europa, sotto l’occhio attento di esperti medievisti di alto calibro.
Giornata di Studio
Salerno, Campus di Fisciano
8 maggio 2019
ANCORA SU POTERI, RELAZIONI, GUERRA NEL REGNO DI FERRANTE D'ARAGONA. STUDI SULLE CORRISPONDENZE DIPLOMATICHE II.
Napoli, via monte di Dio 14 (Palazzo Serra di Cassano) - 1 e 2 dicembre 2017
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[ENG] The volume follows the traces of the long tradition of duels, tournaments and chivalrous games. Through an articulated pathway it reconstructs also the military traditions that distinguished the family of Ettore Fieramosca.... more
[ENG] The volume follows the traces of the long tradition of duels, tournaments and chivalrous games. Through an articulated pathway it reconstructs also the military traditions that distinguished the family of Ettore Fieramosca.  Starting from the descriptions and the minute regulations of chivalrous controversies, the survey reaches the Barletta Challenge. The event, which has become a heritage of collective memory and a national identity myth, regains a new historical depth.
[ITA] Il volume segue le tracce della lunga tradizione di duelli, tornei e giochi cavallereschi, attraverso un articolato percorso che permette di ricostruire anche le tradizioni militari che distinsero la famiglia di Ettore Fieramosca. L’indagine, accessibile anche ai non specialisti, è condotta con i rigorosi strumenti della ricerca scientifica: partendo dalle descrizioni e dalle minute regolamentazioni delle contese cavalleresche (vere o, talvolta, solo annunciate), giunge sino alla Disfida di Barletta. L’evento, entrato nella memoria collettiva e, nel corso dei secoli, trasfigurato in mito identitario nazionale, riacquista, così, una profondità storica che ne fa risaltare la dimensione più complessa e più alta.
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