Curatele by Luca Di Franco
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il convegno internazionale Le grotte tra Preistoria, età classica e Medioevo: Capri, la Campania,... more Il convegno internazionale Le grotte tra Preistoria, età classica e Medioevo: Capri, la Campania, il Mediterraneo si inserisce all’interno di un’articolata progettualità, inaugurata nel 2019, che si pone l’obiettivo di indagare i più caratteristici temi storico-archeologici dell’isola di Capri. Le grotte rappresentano nell’immaginario comune, che sia antico o moderno, una specifica peculiarità di Capri: la conformazione rocciosa, per lo più di natura calcarea, ha contribuito a generare nel corso dei millenni uno smisurato numero di cavità, talvolta terrestri talaltra marine, spesso inaccessibili o pericolosamente frequentabili o immerse in una natura selvaggia e aspra. Da qui lo sguardo si allarga alla Campania e poi al Mediterraneo. Il punto di partenza è la cavità, l’artificio della natura cui l’uomo da sempre si ispira.
La grotta naturale quindi si associa tematicamente e materialmente alla sua omologa artificiale, la cavità creata dall’uomo nella roccia naturale. Di conseguenza, in un istintivo processo mimetico, si giunge alla grotta ricostruita ex novo: dalla funzione all’idea e viceversa. La grotta, la natura e l’uomo e la loro interazione sono quindi il centro di questo testo.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il volume si compone di due sezioni: la prima, a firma di Luca Di Franco, Giancarlo Di Martino, C... more Il volume si compone di due sezioni: la prima, a firma di Luca Di Franco, Giancarlo Di Martino, Carmen D' Anna e Silvio La Paglia, analizza le principali collezioni private di antichità classiche che trovarono luogo sull' isola di Capri tra Ottocento e primo Novecento. La seconda sezione, a cura di Luca Di Franco, Giancarlo Di Martino, Paolo Cimadomo, Carmen D' Anna, Silvio La Paglia, Ludovica Matrullo e Francesca Mermati, è dedicata alla schedatura delle collezioni Cerio e Pagano, attualmente conservate presso il Centro Caprense Ignazio Cerio, e di ciò che rimane della collezione MacKowen presso la Casa Rossa di Anacapri.
Il volume, dunque, guarda quello che è comunemente definito mito di Capri partendo dalla nuova prospettiva della cultura antiquaria, che sull' isola trova una propria dimensione e dinamiche del tutto peculiari.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Books by Luca Di Franco
The geographical position between the gulfs of Naples and Salerno made pre-Roman Sorrento a funda... more The geographical position between the gulfs of Naples and Salerno made pre-Roman Sorrento a fundamental point of passage. Around the inhabited centre, sacred sites or scattered settlements developed, including the sanctuary of Athena on the extreme tip of the peninsula near Punta Campanella. This book explores the historical development of the sanctuary from the 6th century BC to the 1st century AD. Drawing on partly unpublished archaeological documentation and literary sources, the book provides useful elements for understanding the site and its relationship with the surrounding area. Sorrento and the Greek presence in the Gulf of Naples are linked to the sanctuary installation, perhaps first dedicated to the Sirens but surely after to Athena. Judging from literary sources, it was one of the best-known places of worship in ancient Italy. It was only in the 1980s that the discovery of an Oscan inscription with a dedication to Minerva made it possible to hypothesise the presence of a sanctuary near the Medieval tower at Punta Campanella. The analysis of the archaeological documentation known until now, the study of the new archaeological plans and the material culture (ceramics) from the site make it possible to better understand the development and the importance of the sanctuary. This book, therefore, defines the historical and territorial development of the sanctuary of Athena, reconstructing the history of the territory of ancient Surrentum and, above all, its most important sanctuary. The book will be of particular interest to archaeologists, ancient historians and historians of religion.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L. DI FRANCO - S. LA PAGLIA, Un museum ritrovato: la collezione settecentesca di antichità di Giovanni Carafa duca di Noja, Napoli 2019
Personaggio tra i più illustri del Settecento, napoletano e non solo, Giovanni Carafa duca di Noj... more Personaggio tra i più illustri del Settecento, napoletano e non solo, Giovanni Carafa duca di Noja lega il suo nome prevalentemente all'impresa cartografica della Mappa topografica della città di Napoli e de' suoi contorni, ma i suoi eterogenei interessi lo condussero anche alla formazione di una cospicua collezione di antichità, lodata da diversi viaggiatori stranieri, tra cui persino Johann Joachim Winckelmann. Fino ad oggi, tuttavia, pochi erano i dettagli noti inerenti alle vicende che portarono dalla formazione della collezione fino alla sua dispersione. Grazie soprattutto ad un consistente fondo archivistico conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, invece, il presente volume fornisce finalmente una ricostruzione del "Museo di Noja", dal punto di vista sia storico sia archeologico.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Studia Archaeologica, 219, 2017
Nell'ambito delle produzioni di epoca tardo-ellenistica si distingue un'importante scuola di scul... more Nell'ambito delle produzioni di epoca tardo-ellenistica si distingue un'importante scuola di scultori, definita convenzionalmente con il termine "neoattica". Questo termine, coniato da Heinrich Brunn nel 1853, intendeva sintetizzare l'espressione artistica di artigiani ateniesi, i cui prodotti, a partire dal II sec. a.C. fino al II sec. d.C., rievocavano i modelli elaborati dai più grandi artisti dell'epoca classica di V e IV secolo, nel periodo cioè del massimo splendore per la città di Atene. Importanti botteghe erano attive anche in Italia e sicuramente in Campania almeno a partire dalla prima età imperiale, come testimoniano gli importanti rinvenimenti dei calchi di Baia.
Il segno distintivo fondamentale dei prodotti a rilievo, presi qui in esame, è la libera interpretazione e combinazione degli elementi formali dell'epoca arcaica, ellenistica e classica con l'aggiunta di espressioni contemporanee in uno stile nuovo e vivace. Soprattutto nelle produzioni a rilievo è più chiaramente evidente come l'antica funzione cultuale e votiva si fonde con un gusto squisitamente esornativo, come testimonia la giustapposizione di simili modelli su candelabri, lastre, oscilla, crateri e puteali, fino poi ad arrivare alle produzione della toreutica e della ceramica aretina.
La comprensione di un fenomeno produttivo di così vasta portata è affrontato attraverso una precisa indagine che tiene conto di un'analisi del repertorio iconografico, del processo di diffusione e produzione del materiale, dei procedimenti tecnici e delle scelte della committenza. Attraverso questi elementi sono state tracciate le fila di un fenomeno artistico che fornisce, nell'individuazione di centri di produzione e botteghe, per un limitato ambito territoriale, lo spunto per riflessioni di carattere funzionale e sociale.
Il lavoro organizzato e sviluppato in questi termini si è proposto, quindi, di restituire un'organicità ai rilievi neoattici provenienti dalla Campania, spesso tra I sec. a.C. e I sec. d.C. scenario nel quale si concretizza una forte specificità, che denota una forma di sperimentalismo dei processi produttivi di questa classe di materiali.
Il testo si sviluppa attraverso una prima parte, incentrata su uno studio di tipo tradizionale legato all'inquadramento iconografico, cui segue una parte destinata alla contestualizzazione tematica e funzionale degli oggetti ed infine una parte relativa all'analisi degli orientamenti produttivi e stilistici e della circolazione e diffusione dei materiali campani.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Quaderni di Oebalus, 6
Nel ricco panorama insediativo legato a residenze di lusso nell’area del Golfo di Napoli, l’isola... more Nel ricco panorama insediativo legato a residenze di lusso nell’area del Golfo di Napoli, l’isola di Capri riveste un ruolo particolarmente importante al quale nel tempo purtroppo è corrisposta una certa marginalità nell’ambito degli studi archeologici. Estremamente significativa è la figura di Ottaviano, di lì a poco Augusto, il quale di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Azio decise, nel 29 a.C., di inserire l’isola tra i suoi possedimenti privati e di costruirvi una o più ville dedicate ai suoi momenti d’otium. Il presente lavoro ha evidenziato tracce significative della sua presenza sull’isola in uno dei più grandi edifici conservati, nell’area nota come “Palazzo a Mare”, grazie all’analisi dettagliata dei rinvenimenti archeologici. La villa, nota fin dal Cinquecento e meta fissa di numerosi viaggiatori eruditi tra Seicento e Ottocento, occupa l’area Nord-Occidentale dell’isola e si dispiega attraverso spazi pianeggianti, terrazzamenti e quartieri marittimi. Attraverso un accurato studio delle testimonianze storiche e delle tracce archeologiche, spesso monumentali come nel caso dell’esedra ninfeo posta presso i cd. “Bagni di Tiberio”, si è tentata una ricostruzione dell’edificio, con particolare riguardo al rapporto tra le diverse aree funzionali, il percorso viario dell’isola e le aree circostanti. Il nucleo basilare è costituito, invece, dalla classificazione e contestualizzazione dei numerosi, seppur esigui, elementi scultorei e architettonici rinvenuti nell’area della villa e confluiti in collezioni private o nel patrimonio della Soprintendenza Archeologica. La datazione e l’inquadramento stilistico e tipologico di questi elementi hanno permesso di attribuire l’edificazione della villa ad una fase proto-augustea e di rintracciare peculiarità tipiche del ricco repertorio iconografico propugnato dall’imperatore. La villa di “Palazzo a Mare” costituì, dunque, la prima e la più importante delle numerose ville di Capri, e l’unica residenza attribuibile con una certa sicurezza alla figura di Augusto.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Papers by Luca Di Franco
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Rivista di Studi Pompeiani 34, 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L. Di Franco, R. Perrella, Amedeo Maiuri: l'archeologia e il paesaggio storico del Golfo di Napoli, Atti della Giornata di Studi (Capri, 28 ottobre 2022), Roma 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
C. Ebanista, M. Rotili (a cura di), Cultura romana e società medievale, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Bari 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
C. Ebanista, M. Rotili (a cura di), Cultura romana e società medievale, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Bari 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in C. Rescigno, G. Zuchtriegel (a cura di), Stabiae. Ricerche, progetti, prospettive, 2022
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in Mediterranea 19, 2022
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L. Di Franco, R. Perrella (a cura di), Le grotte tra Preistoria, età classica e Medioevo: Capri, la Campania, il Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Roma 2022
The island of Capri has a naturally wild aspect due to its conformation, which is characterized b... more The island of Capri has a naturally wild aspect due to its conformation, which is characterized by a significant number of grottoes and ravines that are frequently inaccessible and hence all the more evocative. The emperors Augustus and Tiberius utilized some of these caverns as marine nymphaea during their staying on the island, and in certain cases these nymphaea were connected to otium villas. It is easy to identify the extent of the region they occupied thanks to the topographical framing, which results in a capillary exploitation of the entire surface. At the same time, the analysis of their context also makes it possible to show the exceptional use of natural settings, such as Grotta dell’Arsenale, Grotta Azzurra and Grotta di Matermania, or of man-mad structures, as at Palazzo a Mare. Finally, Capri’s grottoes provide a chance to acquire new data about the sculptural decoration of those “operosa antra” known through archaeological and literary sources since they may have served as the stage for mythological depictions.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Curatele by Luca Di Franco
La grotta naturale quindi si associa tematicamente e materialmente alla sua omologa artificiale, la cavità creata dall’uomo nella roccia naturale. Di conseguenza, in un istintivo processo mimetico, si giunge alla grotta ricostruita ex novo: dalla funzione all’idea e viceversa. La grotta, la natura e l’uomo e la loro interazione sono quindi il centro di questo testo.
Il volume, dunque, guarda quello che è comunemente definito mito di Capri partendo dalla nuova prospettiva della cultura antiquaria, che sull' isola trova una propria dimensione e dinamiche del tutto peculiari.
Books by Luca Di Franco
Il segno distintivo fondamentale dei prodotti a rilievo, presi qui in esame, è la libera interpretazione e combinazione degli elementi formali dell'epoca arcaica, ellenistica e classica con l'aggiunta di espressioni contemporanee in uno stile nuovo e vivace. Soprattutto nelle produzioni a rilievo è più chiaramente evidente come l'antica funzione cultuale e votiva si fonde con un gusto squisitamente esornativo, come testimonia la giustapposizione di simili modelli su candelabri, lastre, oscilla, crateri e puteali, fino poi ad arrivare alle produzione della toreutica e della ceramica aretina.
La comprensione di un fenomeno produttivo di così vasta portata è affrontato attraverso una precisa indagine che tiene conto di un'analisi del repertorio iconografico, del processo di diffusione e produzione del materiale, dei procedimenti tecnici e delle scelte della committenza. Attraverso questi elementi sono state tracciate le fila di un fenomeno artistico che fornisce, nell'individuazione di centri di produzione e botteghe, per un limitato ambito territoriale, lo spunto per riflessioni di carattere funzionale e sociale.
Il lavoro organizzato e sviluppato in questi termini si è proposto, quindi, di restituire un'organicità ai rilievi neoattici provenienti dalla Campania, spesso tra I sec. a.C. e I sec. d.C. scenario nel quale si concretizza una forte specificità, che denota una forma di sperimentalismo dei processi produttivi di questa classe di materiali.
Il testo si sviluppa attraverso una prima parte, incentrata su uno studio di tipo tradizionale legato all'inquadramento iconografico, cui segue una parte destinata alla contestualizzazione tematica e funzionale degli oggetti ed infine una parte relativa all'analisi degli orientamenti produttivi e stilistici e della circolazione e diffusione dei materiali campani.
Papers by Luca Di Franco
La grotta naturale quindi si associa tematicamente e materialmente alla sua omologa artificiale, la cavità creata dall’uomo nella roccia naturale. Di conseguenza, in un istintivo processo mimetico, si giunge alla grotta ricostruita ex novo: dalla funzione all’idea e viceversa. La grotta, la natura e l’uomo e la loro interazione sono quindi il centro di questo testo.
Il volume, dunque, guarda quello che è comunemente definito mito di Capri partendo dalla nuova prospettiva della cultura antiquaria, che sull' isola trova una propria dimensione e dinamiche del tutto peculiari.
Il segno distintivo fondamentale dei prodotti a rilievo, presi qui in esame, è la libera interpretazione e combinazione degli elementi formali dell'epoca arcaica, ellenistica e classica con l'aggiunta di espressioni contemporanee in uno stile nuovo e vivace. Soprattutto nelle produzioni a rilievo è più chiaramente evidente come l'antica funzione cultuale e votiva si fonde con un gusto squisitamente esornativo, come testimonia la giustapposizione di simili modelli su candelabri, lastre, oscilla, crateri e puteali, fino poi ad arrivare alle produzione della toreutica e della ceramica aretina.
La comprensione di un fenomeno produttivo di così vasta portata è affrontato attraverso una precisa indagine che tiene conto di un'analisi del repertorio iconografico, del processo di diffusione e produzione del materiale, dei procedimenti tecnici e delle scelte della committenza. Attraverso questi elementi sono state tracciate le fila di un fenomeno artistico che fornisce, nell'individuazione di centri di produzione e botteghe, per un limitato ambito territoriale, lo spunto per riflessioni di carattere funzionale e sociale.
Il lavoro organizzato e sviluppato in questi termini si è proposto, quindi, di restituire un'organicità ai rilievi neoattici provenienti dalla Campania, spesso tra I sec. a.C. e I sec. d.C. scenario nel quale si concretizza una forte specificità, che denota una forma di sperimentalismo dei processi produttivi di questa classe di materiali.
Il testo si sviluppa attraverso una prima parte, incentrata su uno studio di tipo tradizionale legato all'inquadramento iconografico, cui segue una parte destinata alla contestualizzazione tematica e funzionale degli oggetti ed infine una parte relativa all'analisi degli orientamenti produttivi e stilistici e della circolazione e diffusione dei materiali campani.
Museo Borbonico (now National Archaeological Museum of Naples – MANN), allows not only to overcome the first typological classification done in the 90s of the last century, but also to advance new hypotheses on the context of discovery. In fact, recent archaeological investigations make it possible to attribute the statue to the sculptural decoration of a villa located south of Salerno, on the coast, and certainly working in the second century A.D.
Personaggio tra i più illustri dell'illuminismo napoletano del Settecento, Giovanni Carafa lega il suo nome prevalentemente ad un’ardua impresa cartografica, la realizzazione della “Mappa topografica di Napoli e de’ suoi contorni”; ebbe rapporti con eruditi di ogni genere, anche al di fuori del Regno di Napoli, sia in Italia sia all’estero. Nonostante l'impegno nostante profuso per la redazione della mappa, la sua disparata curiositas si indirizzò pure verso la formazione di una cospicua collezione di antichità, lodata da diversi viaggiatori stranieri, tra cui persino Johann Joachim Winckelmann.
Fino ad oggi, tuttavia, pochi erano i dettagli noti inerenti alle vicende che portarono dalla formazione della collezione fino alla sua dispersione. Grazie ad un consistente fondo archivistico conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, invece, sono emersi documenti che tracciano in ogni sua dinamica l'acquisizione della collezione da parte dello Stato. In questa sede si sceglie di presentare e analizzare soprattutto due documenti, relativi agli aspetti più propriamente museografici e normativi, con i quali si intende illustrare le motivazioni che spinsero il re ad acquistare la collezione e i criteri secondo i quali essa fu esposta nella nuova sede museale. Punto di partenza è una lettera a Bernardo Tanucci scritta nel 1768 da Camillo Paderni, da anni direttore del Museo di Portici, nella quale si propose, a fronte della penuria di scoperte negli scavi vesuviani di quell'anno, l'acquisto della collezione del duca di Noja, ricca di monete, gemme, sculture ed iscrizioni «acciò non uscissero dal Regno». Tale doveva essere la rilevanza di questa collezione che, poco dopo, una commissione di esperti effettuò una stima economica e il re dispose il pagamento al nuovo duca Pompeo, figlio ed erede di Giovanni. Nel 1771 le antiquitates carafiane furono trasportate ed esposte a cura di Giovanni Maria della Torre presso il nuovo Museo di Capodimonte, dove rimasero fino al 1803, allorquando il Museo di Noja – assieme alla raccolta di antichità farnesiane – fu trasferito nel Palazzo dei Vecchi Studi, andando così a formare una parte consistente del futuro Real Museo Borbonico di Napoli, a discapito però di una perdita di identità che l’attuale progetto di ricerca in corso di svolgimento sta restituendo.
inaugurata la mostra MitoMania. Storie ritrovate di uomini ed eroi, visitabile da parte del pubblico
a partire dal giorno seguente. Al centro dell’evento espositivo vi sarà una serie di preziosi vasi di
produzione apula, attribuiti ad alcuni dei più importanti Maestri della ceramografia italiota (Pittore
di Dario, Pittore del Sakkos Bianco, ecc.) e restituiti all’Italia, all’inizio degli anni Duemila, da diversi
musei internazionali a seguito delle indagini del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio
Culturale, che ne hanno appurato la provenienza da scavi clandestini in territorio pugliese. La mostra
vuole essere un’occasione da un lato per promuovere la conoscenza dello straordinario patrimonio
archeologico regionale e nazionale, sensibilizzando il pubblico alle problematiche connesse con la
sua salvaguardia, dall’altro per approfondire alcuni temi legati alla produzione, all’uso, alle valenze
simboliche e all’ambiente culturale di riferimento della ceramica apula a figure rosse, al fine di
ricostruire il contesto perduto degli oggetti esposti. Per soddisfare questa duplice esigenza il
percorso di visita sarà articolato in tre sezioni, dedicate rispettivamente all’ideologia funeraria e alle
concezioni escatologiche riflesse nelle scene figurate dei vasi italioti, al multiforme rapporto tra
iconografie mitiche e teatro antico e all’attività di tutela svolta dal Comando Carabinieri TPC.
Incontro internazionale di studio:
ARCHEOLOGIA E POLITICA NELLA
PRIMA METÀ DEL XX SECOLO
Incontri, protagonisti e percorsi dell’archeologia
italiana e tedesca nel Mediterraneo