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This article offers an interpretation of a drawing held in the Metropolitan Museum of New York, showing an incomplete proscenium arch of a stage with the crest of the Barberini family. Since the drawing is by the artist Francesco... more
This article offers an interpretation of a drawing held in the Metropolitan Museum of New York, showing an incomplete
proscenium arch of a stage with the crest of the Barberini family. Since the drawing is by the artist Francesco Romanelli, who
was one of the artists chosen by the Barberini to design works of art that could be a good means of conveying their political
propaganda, it is likely that this arch had some hidden political meaning. In the payment records of the operas sponsored
by the Barberini, Romanelli’s name appears only in the payment records for the opera San Bonifacio staged at Palazzo della
Cancelleria in Rome for the Carnival season 1638. Therefore, this article aims at revealing the hidden political meaning of this
proscenium arch through an original interpretation of the images shown. It also offers a possible reconstruction of the entire
arch made according to the analysis of the historical events related to the Barberini family at the time of the performance and
the iconography usually chosen by them to convey their political messages.
Keywords: Francesco Romanelli; proscenium arch; scenography; iconography; Barberini family; Francesco Barberini;
San Bonifazio; Carnival 1638.
The aim of this article is to report some of the results obtained through the investigation of archival resources, which have allowed to make likely hypotheses on the development of staging techniques and theatrical devices of some... more
The aim of this article is to report some of the results obtained through the investigation of archival resources, which have allowed to make likely hypotheses on the development of staging techniques and theatrical devices of some spectacles staged by the Barberini in Rome between 1628 and 1656. Since for most of these spectacles there is not a detailed description, the investigation of primary sources, including reports, avvisi, letters, engravings, and contemporary manuals of scenography and theatrical sketches has been particularly helpful and has permitted to shed new light on the following aspects: artists and artisans hired to stage the performances, places chosen to stage them, furbishing of these places, building of the stage, position of the orchestra, main staging techniques, lighting, theatrical machinery and devices, methods for removing the curtain.
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This article briefly investigates how Jesuit performances brought a substantial contribution to the development of the theatrical art during the late Renaissance and early Baroque period. The discussion below does not intend to be... more
This article briefly investigates how Jesuit performances brought a substantial contribution to the development of the theatrical art during the late Renaissance and early Baroque period. The discussion below does not intend to be exhaustive, nevertheless, it aims to offer a synthetic overview of the most important theatrical improvements introduced by the Jesuits during the period examined.
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Le vie delle donne che vorremmo Emily Dickinson Oltre alla corona d’alloro che già cinge virtualmente la sua fronte, credo che un riconoscimento nella toponomastica delle nostra capitale spetti meritatamente alla scrittrice americana... more
Le vie delle donne che vorremmo

Emily Dickinson


Oltre alla corona d’alloro che già cinge virtualmente la sua fronte, credo che un riconoscimento nella toponomastica delle nostra capitale spetti meritatamente alla scrittrice americana Emily Dickinson. Nata ad Amherst, nel Massachusetts, nel 1830, fu una donna dallo spiccato senso dell’umorismo e dalla spiritualità così profonda che negli anni Trenta del Novecento il poeta americano Allen Tate le attribuì la definizione di poeta-strega. Morì nel 1886 nella stessa città che ne vide i natali e dalla quale non si allontanò mai troppo. Anzi, gli ultimi venti anni della sua esistenza li trascorse quasi interamente nella sua stanza, in una volontaria clausura. Mantenne però solidi legami epistolari e fu sempre dominata da vivissime passioni. La poesia era il suo mezzo espressivo d’elezione. Delle quasi milleottocento poesie ora conosciute, solo una decina furono pubblicate mentre era ancora in vita. Dopo la sua scomparsa la sorella Lavinia fece pubblicare in forma anonima le altre, che trovò ripiegate e conservate in una cassapanca nella stanza di Emily. Ma solo nel 1890 apparve la prima antologia delle sue liriche e di lì a poco la sua arte ebbe riconoscimenti in tutto il mondo.

Il fluire delle immagini che scaturisce da quei versi riporta in vita le sensazioni di un mondo interiore che prende forma attraverso parole mai banali, ma frutto di una continua ricerca linguistica che rende ogni componimento un’opera d’arte unica e irripetibile.

di Leila Zammar
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Musiciste nella toponomastica cagliaritana 19 Ottobre 2012 Scritto da Leila Zammar Delle sole 59 strade cagliaritane intitolate a donne, 5 sono dedicate ad artiste che hanno fatto della musica la propria ragione di vita: Carmen Melis,... more
Musiciste nella toponomastica cagliaritana
19 Ottobre 2012
Scritto da Leila Zammar


Delle sole 59 strade cagliaritane intitolate a donne, 5 sono dedicate ad artiste che hanno fatto della musica la propria ragione di vita: Carmen Melis, Maria Luisa de Carolis, Maria Carta, Maria Callas e Mia Martini.
Via Carmen Melis, situata nel nord del capoluogo sardo, è una stradina nelle cui vicinanze si trova anche via di Santa Cecilia, protettrice dei musicisti e quindi anche delle donne oggetto di questo articolo.
Ma chi era Carmen Melis?

Nata a Cagliari il 16 agosto del 1885, si trasferì con la famiglia a Milano dove cominciò a studiare canto lirico. Appena ventenne esordì nell’Opera Iris di Pietro Mascagni al Teatro Coccia di Novara, dove interpretò anche la Tosca pucciniana.
Già notata dal pubblico e dalla critica, divenne diva di successo nel 1906 grazie al ruolo di protagonista nel Thaïs di Massenet al teatro Costanzi di Roma. Da allora in poi la sua carriera fu inarrestabile anche all'estero: fu scritturata da Oscar Hammerstein, poi dalla Boston Opera Company, debuttò a Londra nel 1913 al fianco di Enrico Caruso, e si esibì anche in Spagna e a Buenos Aires. I personaggi da lei interpretati, numerosi ma anche stilisticamente diversi, evidenziano una duttilità fuori dal comune. La Melis, che si spense all'età di 82 anni, fu anche apprezzata come cantante-attrice e, dal 1951 al 1955, come docente al conservatorio di Milano. La sua splendida voce è sopravvissuta grazie ad alcune preziose incisioni su disco a 78 giri.

Compare nella toponomastica cagliaritana anche Maria Luisa De Carolis. Maria Luisa, nata a Roma nel 1912, iniziò gli studi musicali al conservatorio di Santa Cecilia, dove prese lezioni di pianoforte e si perfezionò sotto la guida di Alfredo Casella. Si dedicò anche allo studio della composizione divenendo, in seguito, la prima donna europea direttrice d’orchestra. Trasferitasi a Sassari, fondò nel 1942 la Società dei Concerti. La De Carolis ebbe un ruolo decisivo nell'organizzazione della vita musicale sassarese. Culmine della sua frenetica attività fu la costituzione il 15 gennaio del 1950 dell'Ente Concerti, che assorbì le due organizzazioni più importanti dell’epoca, la già citata Società dei Concerti e la Filarmonica Sassarese fondata nel 1948. Maria Luisa curò la direzione artistica dell’Ente per ben dieci anni. La fusione delle due più prestigiose associazioni musicali dell’epoca fu anche finalizzata ad ottenere le sovvenzioni statali e, a partire dal 1952, l'Ente Concerti fu in grado di organizzare la Stagione Lirica utilizzando le somme stanziate dalla Direzione Generale dello Spettacolo. La De Carolis si spense nel 1967 durante lo svolgimento di una delle Stagioni liriche da lei organizzata.

Una via a a Cagliari è dedicata a Maria Carta. Nata a Siligo in provincia di Sassari il 24 giugno 1934 da una famiglia contadina. La diffusione del patrimonio musicale regionale sardo deve moltissimo a questa donna affascinante ed elegante. In 25 anni di carriera la Carta rivisitò in chiave personale il repertorio della musica tradizionale sarda con qualche incursione nella tradizione musicale religiosa del canto gregoriano. La vena artistica di Maria ebbe modo di esprimersi anche in ambito cinematografico e letterario: fu chiamata infatti a recitare da registi del calibro di Francis Ford Coppola e Franco Zeffirelli, e il suo contributo letterario, la raccolta poetica Canto Rituale del 1975, le diede modo di esprimere quella tragicità che sottende a tutta la sua produzione artistica. Fra le altre attività svolte dalla musicista ci sono anche quelle di consigliere comunale di Roma, dal 1976 al 1981, e quella di docente universitaria presso l'Università di Bologna. Minata da un tumore, morì prematuramente a Roma a soli sessant'anni. Giuseppe Dessì disse di lei «Dopo aver conosciuto Maria Carta, ancora una volta affermo che i soli grandi uomini della Sardegna sono state donne».

A Maria Callas (Cecilia Sophia Anna Maria Kalogeropoulos) è stata dedicata una piazza cagliaritana nel quartiere di S.Elia. Nata a New York il 2 dicembre del 1923 da genitori greci, si trasferì con sua madre in Grecia nel 1937, dove intraprese gli studi di canto. Tre anni dopo debuttò al Teatro Lirico Nazionale, e nel 1942 ottenne il primo successo con Tosca al Teatro dell'Opera di Atene. Di lì a poco la giovane decise di ritornare negli Stati Uniti dove, nella stagione 1946/47 al Metropolitan, ricoprì ruoli da protagonista. Il vero successo arrivò però in Italia nel 1949, dove fu salutata come la nuova stella della lirica. Quello stesso anno sposò Giovanni Battista Meneghini, di trent'anni più vecchio di lei. L'apparentemente inarrestabile carriera della Callas ebbe una brusca frenata quando, al debutto a Roma nei panni di Norma il 2 gennaio 1958, la sua voce, probabilmente a causa dell'alcool bevuto per festeggiare il nuovo anno, deluse tutte le aspettative. La rappresentazione, sospesa alla fine del primo atto, fu l'inizio di una serie di fallimenti professionali e personali, fra cui la separazione dal marito nel 1959 e l'infelice relazione con l'armatore greco Aristotele Onassis. Il suo ultimo spettacolo ebbe luogo l'11 Novembre 1974, a Sapporo in Giappone. Maria si spense in solitudine nella sua casa di Parigi il 16 settembre 1977.

Chiude questa breve rassegna Domenica Berté, Mimì per gli amici, e Mia Martini per tutti coloro che hanno amato la sua voce. La via a lei dedicata fu inaugurata il 15 marzo 2004. Nata a Bagnara Calabra il 2 settembre 1947 e appassionata di musica, Mimì si trasferì con la madre a Milano per avere opportunità di carriera. Dopo un inizio non facile, incise il suo primo 45 giri nel 1963, ma solo dopo l'uscita del suo terzo 45 giri, nel 1964, cominciò ad essere apprezzata dal pubblico. Fu quasi assente dal panorama musicale fra il '66 e il '71, ma il 1971 segnò per lei l'anno di svolta: nacque Mia Martini. Il 45 giri che presentò quell'anno ebbe un forte impatto sul pubblico: i temi trattati, decisamente originali per l'epoca, ebbero reazioni contrastanti. La canzone Padre davvero, per esempio, ottenne il primo posto al Festival di Viareggio, ma fu censurata dalla radio. Nonostante ciò, Mia spiccò il volo e lo stesso anno uscì il suo primo album Oltre la collina cui fecero seguito due delle sue canzoni di maggior successo: Piccolo uomo e Minuetto. Nei quattro anni che la legarono alla casa discografica Ricordi ottenne continui successi ed anche importanti riconoscimenti internazionali. Ma Mimì non ebbe una vita felice: oltre ai dolori sedimentati dall'infanzia, dovette combattere contro la diceria che portasse sfortuna, e il clima pesante che le si creò intorno la portò ad allontanarsi spesso dalle scene. Questa grande artista, che ci ha regalato capolavori quali Almeno tu nell’universo del 1989 e Gli uomini non cambiano del 1992, fu stroncata da un arresto cardiaco a soli 48 anni, il 12 maggio del 1995. A lei è intitolata una piccola strada nel quartiere di Barracca Manna accanto a quella dedicata a Maria Carta.

A questi nomi si aggiunge la recente proposta di intitolare il Parco della Musica (finalmente un luogo importante e centrale della città...) al grande soprano cagliaritano Giusy Devinu. Una richiesta di intitolazione questa che è stata sollecitata da numerosi cittadini e ripresa dalla Commissione Pari Opportunità che, aderendo all'iniziativa 8 marzo: 3 donne 3 strade sul riequilibrio di genere nella toponomastica, ha voluto in tal senso impegnare il Consiglio Comunale Cittadino. Ora spetta alla Giunta.
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Maria Malibran Ricordata dalla toponomastica dell’urbe con il cognome del marito, Maria Felicita Garcia, nata a Parigi il 24 marzo 1808, morì a soli ventotto anni per i postumi di una caduta da cavallo. Da quando esordì sulle scene... more
Maria Malibran

Ricordata dalla toponomastica dell’urbe con il cognome del marito, Maria Felicita Garcia, nata a Parigi il 24 marzo 1808, morì a soli ventotto anni per i postumi di una caduta da cavallo.

Da quando esordì sulle scene teatrali nel 1825 al King’s Theatre di Londra nei panni di Rosina, nel Barbiere di Siviglia di Rossini, grazie anche alla sua eccezionale estensione vocale, la sua carriera divenne inarrestabile.
Dopo aver suscitato grande entusiasmo anche sulle scene newyorkesi come interprete rossiniana, ricoprì ruoli da protagonista sia nelle opere di repertorio che in quelle dei grandi compositori a lei contemporanei: Bellini fra gli altri ne rimase affascinato.

La prematura scomparsa e la vita appassionata sembrano una perfetta espressione dell’epoca romantica.
Oltre a una solida formazione culturale e a un animo artistico, che non si espresse solo nel canto, Maria padroneggiava ben quattro lingue: il francese, l’inglese, lo spagnolo e l’italiano, che perfezionò durante i soggiorni in Italia. Fra questi mi piace citare la breve permanenza a Roma, nell’ottobre del 1832, durante la quale Maria incontrò l’artista Ernest Legouvé, che la descrisse, nella cornice di Villa Medici e di Villa Pamphili, come una giovane donna emancipata e poliedrica, capace sia di ricamare e conversare amabilmente, sia di infervorarsi discutendo sulle liriche di Byron.

di Leila Zamma
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PRIMA SESSIONE
Presentazione della Rivista online www.artidellospettacolo-perfortmingarts.com
SECONDA SESSIONE - TAVOLA ROTONDA
IL TRAGICO NELLA CULTURA MODERNA E CONTEMPORANEA
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After her conversion to the Catholic faith, Queen Christina of Sweden decided to go to Rome and settle there for the rest of her life. Her arrival was the occasion for numerous celebrations. The Pope, Alexander VII and the most important... more
After her conversion to the Catholic faith, Queen Christina of Sweden decided to go to Rome and settle there for the rest of her life. Her arrival was the occasion for numerous celebrations. The Pope, Alexander VII and the most important Roman families, among whom the Barberini family competed with each other to make this event memorable. They patronized numerous types of spectacles ranging from jousts to operas. This paper focuses on the entertainments patronized by the Barberini during the Carnival 1656. In particular, it analyses the ephemeral apparatuses, set designs and costumes created by the artist Francesco Grimaldi and employed for the following two spectacles:
• The opera entitled La Vita Humana, which premiered on 31 January with an allegorical libretto written by Giulio Rospigliosi, future pope Clement IX, especially for the occasion.
• The Giostra dei Caroselli, which was the joust performed in the Cortile della Cavallerizza of Palazzo Barberini alle Quattro Fontane on 28 February. This joust was also the spectacle that concluded the Barberini program for Queen Chistina's celebrations during Carnival.
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The aim of this thesis is to shed light on the development of scenography at the Barberini court in Rome during the period 1628-1656, filling a gap in the study of the staging of performances in this city during the seventeenth century.... more
The aim of this thesis is to shed light on the development of scenography at the Barberini court in Rome during the period 1628-1656, filling a gap in the study of the staging of performances in this city during the seventeenth century. Differently from the performances staged in other contemporary courts, the spectacles staged by the Barberini (nearly all of them at the Palazzo alle Quattro Fontane) have been discussed mainly from a musicological perspective and have been little investigated from a theatrical point of view. This thesis shows that members of the Barberini family played a key role in the development of staging techniques and theatrical devices in Rome, using dramatic productions in order to advance and consolidate their power. It also gives special attention to the development of scenographic techniques in Rome in the first half of the seventeenth century. The discussion makes use of a wide range of primary sources, including reports, avvisi, letters, engravings, and...