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A critical discussion of Walton's and Scruton's theses on photography.
Intervento al convegno "Anceschi e gli specchi dell'estetica", Bologna 2012
Transition is the fundamental constructive and phenomenological principle of music in its classic and traditional meaning. It is not a conventional principle, but an almost "narrative" form biologically rooted in early interactions... more
Transition is the fundamental constructive and phenomenological principle of music in its classic and traditional meaning. It is not a conventional principle, but an almost "narrative" form biologically rooted in early interactions between child and mother, that makes the musical experience an anthropological fact even before than an aesthetical one. Through the melodic and rhythmic forms of the musical exchange, the child takes progressively possession of the real and he’s able to categorize it, assuming consciousness of his own finiteness and mortality at the same time. The "modern music" described and analysed by Adorno has shaken these phenomenological and formal structures and, accordingly, has removed the ontogenetic rooting of music in the original child-mother dyad. The comparison between the positions of Adorno and the studies of Binswanger, von Weizsäcker, Maldiney demonstrates that the schizophrenic’s disoriented experience of the world presents, from a psychological and an anthropological point of view, the more adequate correspondence to the cultural and ideological proposal of the avant-garde music. The dodecaphonic device, designed to immobilize the time, cancel the development and prevent the natural melodic and existential transition from life to death bears, as its effect, the dissolution of the transitional structures of imagination, of game and of illusion, the loss of the world and the return of the removed – death – in the heart of the characteristic vitalism and voluntarism of the new music.
The system of classical psychoanalysis, as built by Freud, grants almost no space to the phenomenon of sound and music. Indeed, many aspects of music, though not all, appear incompatible with his conception of the unconscious. Only slowly... more
The system of classical psychoanalysis, as built by Freud, grants almost no space to the phenomenon of sound and music. Indeed, many aspects of music, though not all, appear incompatible with his conception of the unconscious. Only slowly and painfully, through the reflection and the analytical and aesthetic categories worked out by figures such as Melanie Klein, Donald Winnicott, Daniel Stern, Didier Anzieu and Michel Imberty, music has finally found its rightful place in the vast map of psychoanalytic science. Many metapsychological categories first elaborated by Freud appear now, retrospectively, as limited on the one hand to the iconic and linguistic dimension, on the other to specifically pathological situations and finally, from the musical point of view, to the "new music", testimony of the world in “era of the technique” and subject of the masterly analysis by Theodor Adorno.
A reinterpretation of Wackenroder's philosophy of music exploiting phenomenological and analytical categories.
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Eleven chapters and eight key terms organize a concise and close critique of the architectural and urban planning ideology of modern functionalism. "Form follows function" and "less is more" represent the two magnetic poles of a thought... more
Eleven chapters and eight key terms organize a concise and close critique of the architectural and urban planning ideology of modern functionalism. "Form follows function" and "less is more" represent the two magnetic poles of a thought that carries in its right hand a cold claim to total rationalism, and in its left another, no less ambitious, of incandescent and visionary utopia. This thought naturally became concrete, glass, steel, buildings and cities, but above all it wanted to build, with new materials and concepts, the man of the future destined to inhabit them.
Filosofo della notte e scrittore dalla prosa inimitabile, Vladimir Jankélévitch (1903-1985) è stato in grado come forse nessun altro protagonista della scena intellettuale novecentesca di fondere armonicamente nella sua figura i piani... more
Filosofo della notte e scrittore dalla prosa inimitabile, Vladimir Jankélévitch (1903-1985) è stato in grado come forse nessun altro protagonista della scena intellettuale novecentesca di fondere armonicamente nella sua figura i piani della militanza nella resistenza francese, della riflessione filosofica (in particolare etica ed estetica), della musicologia e della composizione. Lo studio che qui si presenta vuole essere – fra l’altro – un omaggio anche nella sua forma a un pensatore spesso inafferrabile e sicuramente inattuale.
La filosofia del denaro e la sociologia della grande metropoli sono i riferimenti più noti tra i quali si è organizzata la riflessione di Georg Simmel (1858-1918) sulla modernità. Essi non sono tuttavia gli unici. L’intellettualizzazione... more
La filosofia del denaro e la sociologia della grande metropoli sono i riferimenti più noti tra i quali si è organizzata la riflessione di Georg Simmel (1858-1918) sulla modernità. Essi non sono tuttavia gli unici. L’intellettualizzazione progressiva delle forme sociali e l’incremento abnorme della vita nervosa sullo sfondo dell’economia monetaria e della vita metropolitana hanno visto l’autore, sulla soglia quasi simbolica del primo conflitto mondiale, rivolgere a Goethe un ultimo sguardo filosofico e umano carico di partecipazione e velata speranza. La fisionomia del grande poeta tedesco, pur colta a partire da un determinato momento storico, sociale e culturale, si metamorfizza allora nelle mani di Simmel in un mito senza tempo: un’altra e forse ultima possibilità, insieme storica e ideale, di perfetta integrazione tra l’uomo e il suo mondo, la vita e la forma, la ricezione e la donazione. Ciò che Simmel ha altrove definito la “tragedia della cultura”, il conflitto mortale tra il fiume della vita e le sue cristallizzazioni specifiche, non trova spazio per svilupparsi nel meraviglioso equilibrio, insieme poetico ed esistenziale, della fisionomia goethiana. Il presente studio prende le mosse dal fittissimo dialogo intessuto con Goethe per mettere il mito esistenziale costruito da Simmel alla prova della modernità, con le sue strutture economiche e tecno-scientifiche. Fedele all’ispirazione più profonda dell’autore, esso si cala nel suo tema per superarlo verso una riflessione più comprensiva sul significato della “vita” e delle “forme” nella contemporaneità.
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Interpretazione del nichilismo contemporaneo come progetto storico e tecno-scientifico di annullare lo iato sensomotorio e la plasticità dell'uomo. I differenti volti del nichilismo sono riferiti immaginosamente al mito letterario del... more
Interpretazione del nichilismo contemporaneo come progetto storico e tecno-scientifico di annullare lo iato sensomotorio e la plasticità dell'uomo. I differenti volti del nichilismo sono riferiti immaginosamente al mito letterario del vampiro.
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Un tentativo di "psicoanalizzare" la musica, ma soprattutto di "musicalizzare" la psicoanalisi. Lo studio di compone di tre capitoli e altrettante "variazioni" sul tema, ed è organizzato esso stesso come una composizione musicale. Lo... more
Un tentativo di "psicoanalizzare" la musica, ma soprattutto di "musicalizzare" la psicoanalisi. Lo studio di compone di tre capitoli e altrettante "variazioni" sul tema, ed è organizzato esso stesso come una composizione musicale. Lo sfondo teorico è rappresentato dalla scuola delle relazioni oggettuali.
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La figura di Martin Heidegger ha caratterizzato a tal punto un intero secolo di riflessione filosofica, oggi convenzionalmente definita “continentale”, che solo poche esperienze di pensiero novecentesche si sono di fatto sottratte al cono... more
La figura di Martin Heidegger ha caratterizzato a tal punto un intero secolo di riflessione filosofica, oggi convenzionalmente definita “continentale”, che solo poche esperienze di pensiero novecentesche si sono di fatto sottratte al cono d’ombra della sua prepotente influenza. Il presente studio nasce dalla convinzione che questa forse troppo precoce consacrazione di Heidegger a classico del secolo appena trascorso non abbia però sempre o necessariamente favorito una comprensione adeguata delle sue intenzioni. La proposta teorica avanzata in questo volume consiste, di conseguenza, in una rilettura di alcuni tra gli snodi più significativi del pensiero heideggeriano che aggiri determinati “cliché” interpretativi di matrice ermeneutica, letteraria o narratologica (sopra ogni altro il primato della poesia e della nominazione “aurorale”), e si concentri sul nucleo filosofico rappresentato, per l’autore, dalla nozione di “enunciato ermeneutico”. Seguendo questo filo conduttore da angolazioni differenti, il volume si prefigge di restituire a Heidegger la fisionomia di un interlocutore attuale e vivente, valorizzando il carattere aperto, dinamico e provocatorio del suo pensiero.
Derrida e gli atti linguistici è il titolo di un doppio problema, che coinvolge allo stesso tempo una riflessione sullo statuto del linguaggio interna al pensiero di Jacques Derrida e la ricostruzione storico-filosofica dei rapporti che... more
Derrida e gli atti linguistici è il titolo di un doppio problema, che coinvolge allo stesso tempo una riflessione sullo statuto del linguaggio interna al pensiero di Jacques Derrida e la ricostruzione storico-filosofica dei rapporti che tale pensiero ha intrattenuto con la filosofia analitica anglo-americana. Questo volume tenta dunque di ordinare – non in successione estrinseca, ma in un costante e mutuo dialogo – i diversi suggerimenti tematici che il titolo suggerisce. In primo luogo, a partire dalla filosofia del linguaggio di J.L. Austin, affronta la questione dello statuto politico degli enunciati detti “performativi”, e la rapporta alla critica decostruzionista di nozioni come intenzione autorale, primato del soggetto, riferimento e verità. In secondo luogo, ricostruisce analiticamente l’esempio più clamoroso e paradossale di rapporto intercorso tra due tradizioni – continentale e anglo-americana – che per lungo tempo si sono apparentemente ignorate: il confronto tra J. Derrida e J.R. Searle sull’eredità austiniana. Infine, indagando una prospettiva che si collochi oltre la polemica con Searle, procede a un fondamentale ampliamento del confronto, attraverso una proposta interpretativa di quell’ipotetico rapporto tra Derrida e Wittgenstein che negli anni recenti ha suscitato – particolarmente all’interno del mondo accademico anglo-americano – un interesse insolitamente vivo.
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