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Gilbert Paul

La filosofia contemporanea, come quella di tutti i secoli, s’interessa alle passioni ma con sfumature nuove. L’apertura della filosofia alle scienze umane, ai loro metodi e alle loro interpretazioni decostruttive, così come il... more
La filosofia contemporanea, come quella di tutti i secoli, s’interessa alle passioni ma con sfumature nuove. L’apertura della filosofia alle scienze umane, ai loro metodi e alle loro interpretazioni decostruttive, così come il rinnovamento dell’intensione filosofica fondamentale nella fenomenologia, hanno accompagnato uno sguardo nuovo su questo mondo interiore che sembra opporsi alla chiarezza richiesta dalla ragione. La riflessione sulle passioni partecipano così all’intenzione speculativa contemporanea che intende non rinchiudere il suo sforzo di pensiero alla sola articolazione concettuale della ricerca scientifica.
¿Es el conocimiento una actividad de carácter únicamente potente e invasivo? Una mirada sobre la experiencia del conocimiento invita, por el contrario, a reconocer un momento pasivo —o una disposición a acoger aquello que es— para... more
¿Es el conocimiento una actividad de carácter únicamente potente e invasivo? Una mirada sobre la experiencia del conocimiento invita, por el contrario, a reconocer un momento pasivo —o una disposición a acoger aquello que es— para entenderlo mejor. Esta atención implica una predisposición afectiva. El artículo recuerda que esta “pasividad” ha sido reconocida a lo largo de toda la historia de la filosofía. Conviene, no obstante, precisar el vocabulario y distinguir entre afecto, emoción, pasión y sentimiento.
Le Proslogion a été composé dans la peine et le sentiment de chercher l'impossible. La tâche se heurte à la différence qui sépare le Créateur et la créature. Çà et là, Anselme voit dans le péché la raison de sa peine. Si la... more
Le Proslogion a été composé dans la peine et le sentiment de chercher l'impossible. La tâche se heurte à la différence qui sépare le Créateur et la créature. Çà et là, Anselme voit dans le péché la raison de sa peine. Si la création et le péché renvoient l'un à l'autre, la création pourrait être la raison du péché; la contingence ontologique serait la source du mal moral. Nous verrons d'abord comment le Proslogion conçoit la relation de création ; nous analyserons ensuite les textes qui y traitent du péché ; nous verrons enfin dans les derniers chapitres comment la méditation libère du péché et fait entrer dans la joie du Créateur.
O presente texto, ao afrontar o problema da pos-modernidade em filosofia, se depara com Nietzsche e Heidegger, geralmente tidos como seus iniciadores. Ambos contestam a modernidade e o pensamento filosofico em geral principalmente por se... more
O presente texto, ao afrontar o problema da pos-modernidade em filosofia, se depara com Nietzsche e Heidegger, geralmente tidos como seus iniciadores. Ambos contestam a modernidade e o pensamento filosofico em geral principalmente por se apoiarem prevalentemente nos ditames da logica que calcula e presta contas. A acusacao e de que tal calculo racional, circunscrevendo a propria vida e se mantendo como unica alternativa de sentido, estabelece o dominio das estruturas da identidade, sem valorizar a diferenca e o diferente. Eles nao acreditam que a vida e o real, sempre assistematicos e anti-predicativos, possam ser assim mensurados, manejados, dominados. Contudo, mesmo que a acusacao por muitos aspectos seja valida, a critica que eles apresentam, para ser comunicada e compreendida, deve ser coerente, deve ser logica. Paradoxalmente, sera preciso usar a logica para ir contra ela. Entao, a dificil tarefa de Nietzsche e Heidegger constitui no fato de se situarem no ambiente da meta-logi...
Il titolo dell’articolo suggerisce che l’epistemologia e l’etica s’incrociano nella metafisica. Si asseriva che la metafisica sorge dai problemi tralasciati dall’epistemologia generale, dalla critica delle scienze, e che rimaneva lì. La... more
Il titolo dell’articolo suggerisce che l’epistemologia e l’etica s’incrociano nella metafisica. Si asseriva che la metafisica sorge dai problemi tralasciati dall’epistemologia generale, dalla critica delle scienze, e che rimaneva lì. La riflessione contemporanea pone invece la tesi che l’etica è la vera metafisica. Basterebbe dire quindi che la metafisica mantiene la sua finalità classica (unire gerarchicamente tutte le discipline scientifiche) ma con un tocco venuto dalla dinamica etica? La metafisica non potrebbe al contrario tralasciare la prospettiva epistemologica per nascere direttamente da una fonte di stampo etico?
La speranza è una virtù che riguarda verso il futuro. Sono però molti i modi che le lingue utilizzano per indicare il futuro, il cui senso si radica in relazione con quello del passato. L’evento fa invece da sparti-acqua tra il passato e... more
La speranza è una virtù che riguarda verso il futuro. Sono però molti i modi che le lingue utilizzano per indicare il futuro, il cui senso si radica in relazione con quello del passato. L’evento fa invece da sparti-acqua tra il  passato e il futuro. C’è nell’etica dell’alterità un’apertura verso un futuro indisponibile. L’etica offre uno spazio per una riflessione che sa cogliere le condizioni specifiche della speranza. Salvatore Natoli critica ogni traccia di dogmatismo nella speranza cristiana, “certa” della vita eterna e del ritorno del Signore. La proposta di Natoli non va però fino al fondo della struttura fenomenologica della speranza.
Pensare è agire, e agire impegna del tempo. I due ultimi termini del titolo, “Misericordia” e “Speranza”, evocano le due estasi del presente che sono il passato e il futuro. Il pensiero opera nel tempo, assumendo nel suo atto presente il... more
Pensare è agire, e agire impegna del tempo. I due ultimi termini del titolo, “Misericordia” e “Speranza”, evocano le due estasi del presente che sono il passato e il futuro. Il pensiero opera nel tempo, assumendo nel suo atto presente il suo passato e il suo futuro. I momenti sui quali poggiano le estasi temporali non possono essere considerati come fatti solo finiti o puramente oggettivi, isolati gli uni dagli altri. Il tempo del pensiero ha una durata. Il presente, o l'atto effettivo, agisce al di là dell'istante del suo evento, richiamando a sé progressivamente la totalità del passato e del futuro.8).
A Antiguidade e a Idade Média se preocupavam com a ordem hierárquico do mundo e com a vida social. Com a Modernidade, a ideia de um princípio primeiro buscava-se encontrá-lo no espírito humano capaz de ordenar o mundo e as sociedades a... more
A Antiguidade e a Idade Média se preocupavam com a ordem hierárquico do mundo e com a vida social. Com a Modernidade, a ideia de um princípio primeiro buscava-se encontrá-lo no espírito humano capaz de ordenar o mundo e as sociedades a partir de si mesmo. Já com o século vinte, o homem se sabe capaz de destruir o mundo e a si mesmo mediante la tecnologia. A racionalidade no traz consigo mesmo o fermento da violencia? O homem não é um animal racional, mas um animal consciente de si e capaz de colocar-se à distância de si mesmo. Refletirei sobre a afetividade a partir dessa distância imanente ao raciocínio humano.
Le nostre società conoscono contraddizioni immanenti di ogni sorta. L’individuo, la cui libertà non si divide, è pensato come si fosse un assoluto, mentre la persona, nome simbolico del nostre essere relazionale, perde ogni attrattiva che... more
Le nostre società conoscono contraddizioni immanenti di ogni sorta. L’individuo, la cui libertà non si divide, è pensato come si fosse un assoluto, mentre la persona, nome simbolico del nostre essere relazionale, perde ogni attrattiva che la mobilizzerebbe. La globalizzazione, nata dalla Modernità, non assumerebbe quindi l’eredità della persona nelle nostre società individualiste? Le relazioni umane vi sono depersonalizzanti. La filosofia è chiamata oggi perché vigili sulla saggezza e l’amore del finito in cui l’individuo si costituisce quale persona nella pace, la verità et la giustizia.
La filosofia contemporanea, come quella di tutti i secoli, s’interessa alle passioni ma con sfumature nuove. L’apertura della filosofia alle scienze umane, ai loro metodi e alle loro interpretazioni decostruttive, così come il... more
La filosofia contemporanea, come quella di tutti i secoli, s’interessa alle passioni ma con sfumature nuove. L’apertura della filosofia alle scienze umane, ai loro metodi e alle loro interpretazioni decostruttive, così come il rinnovamento dell’intensione filosofica fondamentale nella fenomenologia, hanno accompagnato uno sguardo nuovo su questo mondo interiore che sembra opporsi alla chiarezza richiesta dalla ragione. La riflessione sulle passioni partecipano così all’intenzione speculativa contemporanea che intende non rinchiudere il suo sforzo di pensiero alla sola articolazione concettuale della ricerca scientifica.
Il “sacrificio” è studiato oggi da molti punti di vista, soprattutto sociologico. La fenomenologia descrittiva ne approfitta. Siamo però invitato a intenderlo in un modo più radicale. L’articolo ne considera tre aspetti: il sacrificio... more
Il “sacrificio” è studiato oggi da molti punti di vista, soprattutto sociologico. La fenomenologia descrittiva ne approfitta. Siamo però invitato a intenderlo in un modo più radicale. L’articolo ne considera tre aspetti: il sacrificio evidenzia una differenza tra il quotidiano e l’inviolabile; appartiene alla crescita della libertà individuale; trasfigura le libertà che, per la loro essenza, si limitano vicendevolmente.
Cultura, filosofia e religioni, nello stato della Modernità, si pongono in conflitto. Corrispondono prima di tutto ad “atteggiamenti” di cui dovremmo assumere l’unità nella nostra vita umana. Michel Henry invita ad approfondire l’essenza... more
Cultura, filosofia e religioni, nello stato della Modernità, si pongono in conflitto. Corrispondono prima di tutto ad “atteggiamenti” di cui dovremmo assumere l’unità nella nostra vita umana. Michel Henry invita ad approfondire l’essenza della filosofia quale atteggiamento mediatore tra una cultura positivista e esposta a molte critiche, una cultura che si ferma a ciò che essa crede possedere, e la religione che consiste in un atteggiamento di desidero e di apertura, che l’uomo effettua in un atto di fiducia riguardo a ciò che non può misurare.
Pensare allo stesso tempo la grazia di Dio e la libertà dell’uomo è stato sempre essenziale per la riflessione cristiana. Nel suo De Concordia, Anselmo d’Aosta assume le massime di questa riflessione, distinguendo nella volontà tre... more
Pensare allo stesso tempo la grazia di Dio e la libertà dell’uomo è stato sempre essenziale per la riflessione cristiana. Nel suo De Concordia, Anselmo d’Aosta assume le massime di questa riflessione, distinguendo nella volontà tre aspetti: l’instrumentum, l’aptitudo (che è chiamata anche affectio) e l’usus. Nel suo De libero arbitrio, uno scritto anteriore, Anselmo distingueva lo strumento e l’uso, senza considerare l’affectio. Con l’aiuto della fenomenologia contemporanea, l’articolo evidenzia perché il tema dell’affezione dovesse essere introdotto, e il significato di questa introduzione tardiva.
Con Anselmo, entra nella riflessione teologica dell'epoca una razionalità nuova. Le opere del Dottore magnifico lasciano, però, un ampissimo spazio all'affettività-lo ricorderà la prima sezione della mia proposta. La seconda sezione... more
Con Anselmo, entra nella riflessione teologica dell'epoca una razionalità nuova. Le opere del Dottore magnifico lasciano, però, un ampissimo spazio all'affettività-lo ricorderà la prima sezione della mia proposta. La seconda sezione esaminerà come il Monologion e il Proslogion intreccino affettività e ragione in percorsi paralleli ma differenti, guidati il primo dall'appetito e il secondo dal desiderio. La terza sezione della mia proposta si concentrerà su come l'affettività, essenziale in una teologia monastica, si presenta nel Cur Deus homo. Molti stili Anselmo è stato chiamato «padre della scolastica» 1 per il modo di procedere nei suoi trattati speculativi, particolarmente nel Monologion, nel Proslogion e nel Cur Deus homo, i testi più conosciuti prima della pubblicazione dell'Opera omnia dal 1938 in poi, a cura del padre Francisco Salesio Schmitt 2. Per 'scolastica', si intende una esposizione sistematicamente organizzata di un sapere filosofico e/o teologico. Sono però relativamente molti i testi di Anselmo che non sono stati organizzati sotto la legge di una razionalità sistematica puramente formale. Le sue quasi 500 lettere sono in gran parte composte secondo i modi comuni di scrivere documenti del genere, vale a dire conformemente ai destinatari e alle circostanze; ci sono delle lettere d'ufficio, altre di consiglio ad amici, altre mandate a colleghi nella vita monastica o episcopale, o ancora d'incoraggiamento a discepoli, ecc. In queste lettere, è poco presente lo stile scolastico, salvo quando l'autore tratta di problemi propriamente speculativi, a proposito per esempio della dottrina di Roscellino 3. Abitualmente, si può riconoscere nelle lettere la grande affabilità dell'autore, la sua penetrazione spirituale dei problemi incontrati. Le sue preghiere e meditazioni hanno invece uno stile che direi esagerato dal punto di vista dell'affettività. Insistono pesantemente, infatti, sulla miseria dell'uomo e sul suo peccato, mostrando in questo modo quanto l'anima di Anselmo fosse essa stessa angosciata dal proprio peccato, 1 Cfr. Martin GRABMANN, Geschichte der scholastischen Methode, I, Freiburg in Brisgau, Herder, 1909, pp. 258 svv. 2 ANSELMUS CANTUARIENSIS, Opera Omnia, ad fidem codicum recensuit Fr.S. Schmitt, Edinburg, Thomas Nelson, 1938-1961. 3 Cfr. Ep 129.
Depuis Aristote, la philosophie occidentale définit comme ‘acte’ ce qui constitue l’essence de toute chose. Cette vue engendre de soi de nombreuses questions, par exemple quant à la multiplicité des réalités contingentes et à la... more
Depuis Aristote, la philosophie occidentale définit comme ‘acte’ ce qui constitue l’essence de toute chose. Cette vue engendre de soi de nombreuses questions, par exemple quant à la multiplicité des réalités contingentes et à la possibilité de « sauver les phénomènes » dans la paix. Les catégories fondamentales de la philosophie occidentale ne feraient-elles pas en effet que celle-ci soit naturellement violente ? L’article affronte le problème en examinant tout d’abord la résistance que toute réalité, de par son esse in, oppose au désir de connaître ; il précise ensuite le sens de l’‘acte’ grâce aux nuances qu’apportent des termes comme ‘action’ et ‘activité’ (esse ad) ; après quoi il souligne que l’acte d’être s’accomplit dans des conditions qu’il ne maîtrise pas (esse ex). L’article se termine en articulant divers moments du langage, où l’analogie trouve un sens performatif plus haut que simplement déterminatif. La métaphysique reconnaît dans l’analogie et sa forme éthique qu’est l’affection le lieu d’avènement de la paix.
La metafisica mira il principio che unifica le nostre esperienze del mondo e insieme di noi stessi. Questa ricerca, tuttavia, sembra essere vana perché impossibile. È però necessaria e anche fattibile se le norme della ragione non sono... more
La metafisica mira il principio che unifica le nostre esperienze del mondo e insieme di noi stessi. Questa ricerca, tuttavia, sembra essere vana perché impossibile. È però necessaria e anche fattibile se le norme della ragione non sono solamente sotto quelle dell’astrazione formale. La tradizione filosofica distingue “ratio” e “intellectus”. L’intelletto non è solo una facoltà conoscitiva. Più radicalmente, lo costituisce un atteggiamento unitivo che rivela l’esperienza riflessiva. L’attenzione appare così quale affezione originaria, che è la prima condizione per la costituzione di un sapere metafisico.
La conoscenza inizia quando la coscienza si stupisce dinanzi a un evento che non riesce ad assumere nella sua rappresentazione del mondo. Lo stupire è un’affezione. Ora un’affezione non è buona consigliere per la conoscenza. Può però la... more
La conoscenza inizia quando la coscienza si stupisce dinanzi a un evento che non riesce ad assumere nella sua rappresentazione del mondo. Lo stupire è un’affezione. Ora un’affezione non è buona consigliere per la conoscenza. Può però la conoscenza fare a meno? L’articolo precisa differenti aspetti dell’affetto che entrano nel desiderio di conoscere, principalmente: la passione e l’emozione.
La metafísica clásica no tiene más grande credibilidad. Su postura sistemática demasiado abstracta hace sí que no pueda integrar ni entender el precio de las realidades de nuestra vida humana, histórica. La fenomenología, en cambio,... more
La metafísica clásica no tiene más grande credibilidad. Su postura sistemática demasiado abstracta hace sí que no pueda integrar ni entender el precio de las realidades de nuestra vida humana, histórica. La fenomenología, en cambio, parece asumir la misma intensión universal de la metafísica clásica, pero con más atención a los acontecimientos de lo cotidiano. Por ejemplo, la metafísica clásica no conoce la temporalidad en la cual aparecen y desaparecen las realidades, un tema central en cambio en la fenomenología. ¿Podría entonces la fenomenología sustituir a la metafísica clásica, tomar su intención con más realismo?
La filosofia non può essere una semplice cura mentale in vista di liberare l’uomo dal dramma della sua esistenza, ma un esercizio di verità in cui la violenza entra come un fatto “positivo”. La tradizione vede però nella filosofia uno... more
La filosofia non può essere una semplice cura mentale in vista di liberare l’uomo dal dramma della sua esistenza, ma un esercizio di verità in cui la violenza entra come un fatto “positivo”. La tradizione vede però nella filosofia uno strumento privilegiato per la ricerca della pace. Per Éric Weil, il filosofo lotta contro il male. Nondimeno, sarebbe ingenuità pensare che la violenza possa essere eliminata. Lo scopo del filosofo sarà quindi di chiedere il senso di una tale situazione. Anzi, «il risultato paradossale [della sua investigazione] è che la violenza non ha senso che per la filosofia, la quale è rifiuto della violenza».
L’articolo sottolinea quanto l’attività intellettuale dipende dall’interlocuzione e quindi dalla compassione in cui sperimentiamo le strutture più fondamentali dell’apertura spirituale alle realtà, che manifestano quanto la realtà è essa... more
L’articolo sottolinea quanto l’attività intellettuale dipende dall’interlocuzione e quindi dalla compassione in cui sperimentiamo le strutture più fondamentali dell’apertura spirituale alle realtà, che manifestano quanto la realtà è essa stessa spirituale, dimora trascendente degli interlocutori che si chiamano a vicenda all’ascolto e all’approfondimento di un sentito desiderabili per tutti.
Il tema del «dinamismo intellettuale» caratterizza il pensiero di Maréchal e ha toccato Rahner. Questa dottrina nasce dall’incrocio degli studi del gesuita di Lovanio in biologia, psicologia e mistica. Nel 1920, Maréchal pubblicò una... more
Il tema del «dinamismo intellettuale» caratterizza il pensiero di Maréchal e ha toccato Rahner. Questa dottrina nasce dall’incrocio degli studi del gesuita di Lovanio in biologia, psicologia e mistica. Nel 1920, Maréchal pubblicò una «Note sur l’application des sens dans les Exercices de s. Ignace» e tornò sullo stesso tema nel 1937, in un articolo sull’ «Application des sens». Durante lo stesso periodo, Rahner presentò due articoli sulla storia dei “sensi spirituali”. Seguiremo l’ordine di queste pubblicazioni, con attenzione al tema della conversio ad phantasma tomista, importante per Rahner e cui si interessò anche il Cinquième cahier di Marécgal. L’interpretazione della sensibilità è centrale nella riflessione dei nostri autori.
Le nostre lingue non riducono l’ambito della ragione alle sole “scienze”; lo mostrano alcune coppie di termini: “razionale” e “ragionevole”, “scienza” e “sapere”. Le scienze ricorrono alla logica al fine di limitarsi e di rendersi in tal... more
Le nostre lingue non riducono l’ambito della ragione alle sole “scienze”; lo mostrano alcune coppie di termini: “razionale” e “ragionevole”, “scienza” e “sapere”. Le scienze ricorrono alla logica al fine di limitarsi e di rendersi in tal modo efficaci; la logica appare così dipendente dalla pratica della ragione, di cui non può impadronirsi interamente. L’articolo tratta in seguito della verifica e della giustificazione, il che invita a riconoscere la trascendenza analogica del fondamento della conoscenza. Si evidenzia infine il nesso che unisce la libertà e la riflessione, nella quale ciò che eccede la logica avviene in sapere.
Nos moyens de communication ne sont pas favorables à la faiblesse, ne la considère pas comme une vertu. Dans son encyclique Dives in misericordia, de Pape Jean-Paul II soulignait que «la mentalité contemporaine, sans doute plus que celle... more
Nos moyens de communication ne sont pas favorables à la faiblesse, ne la considère pas comme une vertu. Dans son encyclique Dives in misericordia, de Pape Jean-Paul II soulignait que «la mentalité contemporaine, sans doute plus que celle des hommes du passé, paraît s’opposer au Dieu de la miséricorde». L’article se déroule en deux temps. La premier met en évidence une dialectique entre le miséricordieux et le miséreux ; le second montre que cette dialectique porte à des considérations radicales, métaphysiques. La méthode employée est la phénoménologie. Notre essai indique jusqu’à quel point la phénoménologie peut venir en aide à la théologie et l’acte de foi.
Les expressions « étant commun » et « bien commun » ont-elles un fond commun ? L’article l’envisage d’un point de vue strictement métaphysique, en s’inspirant de la « déduction » des transcendantaux que propose Thomas d’Aquin dans la q.... more
Les expressions « étant commun » et « bien commun » ont-elles un fond commun ? L’article l’envisage d’un point de vue strictement métaphysique, en s’inspirant de la « déduction » des transcendantaux que propose Thomas d’Aquin dans la q. 1, art. 1 de sa Question disputée De veritate. La densité de cet article permet de mettre en lumière ce fond commun, en entendant l’ens moins comme un concept ou une représentation fixable que comme l’indication d’un acte.
L’article présente le livre de Paul Ricœur, Parcours de la reconnaissance, 2004.
Il semble que la justice et le pardon soient opposés l’un à l’autre. La justice exige que la faute soit réparée, le pardon fait que la réparation de la faute ne soit plus exigée. On doit noter cependant que la justice ne concerne pas la... more
Il semble que la justice et le pardon soient opposés l’un à l’autre. La justice exige que la faute soit réparée, le pardon fait que la réparation de la faute ne soit plus exigée. On doit noter cependant que la justice ne concerne pas la personne dans sa liberté individuelle mais en tant que participant à une société. Être juste, c’est savoir pondérer cette participation dont le bon fonctionnement est déterminé par des règles communes. Les règles communes peuvent cependant ne plus valoir au long de l’histoire d’une société. C’est pourquoi elles sont soumises à l’appréciation des pouvoirs démocratiques. Par ailleurs, il faut distinguer « défaut » et « faute ». Les défauts peuvent être de la nature d’une personne, car personne n’est parfait et nous sommes tous différents les uns des autres. La faute vient par contre d’une décision libre. La justice porte sur la faute, par sur le défaut. Mais la liberté est aussi ce au nom de quoi les règles communes peuvent se révéler indignes du citoyen. Une déviance sociale devient alors nécessaire, sans que la justice soit habilitée par en juger. Le pardon, qui s’adresse à la liberté de celui qui est en faute, révèle ainsi le sens de la justice et de ce pour quoi elle ne peut jamais se satisfaire d’un code donné.
Notre monde ne devient-il pas plus violent et inquiétant ? La pax désirée n’est jamais obtenue de manière stable. Elle est un idéal à chercher et à protéger. Pour Hannah Arendt, la violence est un instrument pour acquérir et maintenir la... more
Notre monde ne devient-il pas plus violent et inquiétant ? La pax désirée n’est jamais obtenue de manière stable. Elle est un idéal à chercher et à protéger. Pour Hannah Arendt, la violence est un instrument pour acquérir et maintenir la paix, mais elle trompe aussi ceux qui l’utilisent sans la contenir. La force de la raison en justice a plus de difficultés à s’imposer, mais son œuvre de médiation peut aussi apporter une paix plus humaine et durable. Encore faut-il ne pas être dupe d’une justice égalitaire. Aristote, est, de ce point de vue, tout en nuances. La justice n’est pas calcul égalitaire, mais surtout prudence de conscience, jugement responsable, épikie. L’injustice est cependant toujours aux aguets, prête à s’imposer violemment, surtout lorsqu’elle vient d’une justice infidèle à sa raison d’être ou incompréhensible, lorsqu’elle naît d’une protestation contre une injustice subie. Aucune paix dans notre monde n’est donnée de façon définitive. Toute paix est un appel eschatologique. Ne pas y croire ne laissera-t-il ouverte la porte à une violence insensée ?
Per inventio s’intende la scoperta di una realtà. Il termine inventio assume in ciò una sfumatura che sottolinea un evento più soggettivo che oggettivo, l’accrescimento del conoscente più che del conosciuto. Tratteremo adesso... more
Per inventio s’intende la scoperta di una realtà. Il termine inventio assume in ciò una sfumatura che sottolinea un evento più soggettivo che oggettivo, l’accrescimento del conoscente più che del conosciuto. Tratteremo adesso dell’inventio della quaestio quale metodo di ricerca, dall’antichità alla modernità. La quaestio come metodo specifico della ricerca intellettuale è stata utilizzata per la prima volta poco dopo san Anselmo, verso l’inizio del secolo XII, e sparisce definitivamente prima delle Disputationes metaphysicae di Suárez, alla fine del XVI secolo; già il De nominum analogia (1598) del Caietano, commentatore ufficiale della Summa theologiae, procede senza quaestiones. La forma della quaestio possiede quindi tratti specifici che distinguono il modo medievale di ricercare dai modi moderni del procedere scientificamente.
Anselme d’Aoste ou de Cantorbéry a été l’un des principaux inventeurs de la quaestio au Moyen-Âge. Nous allons voir comment, et quelle tonalité il lui a donnée dans ses œuvres spéculatives. Notre analyse lexicale, qui prendra une tournure... more
Anselme d’Aoste ou de Cantorbéry a été l’un des principaux inventeurs de la quaestio au Moyen-Âge. Nous allons voir comment, et quelle tonalité il lui a donnée dans ses œuvres spéculatives. Notre analyse lexicale, qui prendra une tournure diachronique, laissera de côté les Orationes et Meditationes, de même que les Epistolae et les Fragmenta. Nous nous baserons sur la Concordance publiée par Gillian Evans en 1984. L’article s’arrêtera d’abord au substantif quaestio, puis au verbe quaerere.
Le début du De veritate (176:8-19) d’Anselme de Cantorbéry cite le paragraphe du ch. 18 du Monologion qui traite de l’éternité de la vérité (33:11-22). Le ch. 10 du même dialogue (190:15-16) cite de nouveau ce paragraphe brièvement... more
Le début du De veritate (176:8-19) d’Anselme de Cantorbéry cite le paragraphe du ch. 18 du Monologion qui traite de l’éternité de la vérité (33:11-22). Le ch. 10 du même dialogue (190:15-16) cite de nouveau ce paragraphe brièvement (33:11-12). À chaque fois, Anselme détermine le lieu de sa réflexion par la veritas orationis (176:6-7 et 190:15). En principe donc, l’analyse du De veritate pourrait affiner l'intelligence du ch. 18 du Monologion. Après avoir esquissé le plan de la première partie du De veritate, l’article en analyse les chapitres extrêmes (1 et 10) qui reflètent la forme aristotélicienne de l’oratio. Il commente ensuite les ch. 2 et 9 de ce dialogue en référence à Aristote, en précisant les termes «enuntiatio» et «significatio».
Dans son « Préambule » au Proslogion dont trois chapitres constituent ce qu’on appelle souvent l’« argument ontologique », Anselme demande à son lecteur de s’inscrire dans la foi et d’en chercher l’intelligence. Fides quaerens intellectum... more
Dans son « Préambule » au Proslogion dont trois chapitres constituent ce qu’on appelle souvent l’« argument ontologique », Anselme demande à son lecteur de s’inscrire dans la foi et d’en chercher l’intelligence. Fides quaerens intellectum (94,7). Or le docteur magnifique affirme dans le même texte qu’il entreprend de prouver (93,6) que Dieu existe vraiment, que tout le reste a besoin de lui pour exister et être « bien ». Qu’est-ce que « prouver » à l’intérieur de la foi ?
Les dernières pages du Proslogion considère l'entrée dans la joie de Dieu. L'opuscule d'Anselme finit donc par des considérations anthropologiques. Quelles sont les relations entre cette perspective et celle de l'argument «ontologique»?... more
Les dernières pages du Proslogion considère l'entrée dans la joie de Dieu. L'opuscule d'Anselme finit donc par des considérations anthropologiques. Quelles sont les relations entre cette perspective et celle de l'argument «ontologique»? L'article critique l'idée de parfait que les commentateurs lisent dans le Proslogion et, avec Descartes, en tirent l'argument «ontologique».
Dans le Prooemium du Proslogion, Anselme s’affirme en quête d’un unum argumentum (93:6) ; à la fin du ch. 23, alors qu’il termine son parcours (117:1-2), il parle d’un unum necessarium (117:20). Quel est le lien entre ces deux unum? Nous... more
Dans le Prooemium du Proslogion, Anselme s’affirme en quête d’un unum argumentum (93:6) ; à la fin du ch. 23, alors qu’il termine son parcours (117:1-2), il parle d’un unum necessarium (117:20). Quel est le lien entre ces deux unum? Nous verrons d’abord, en rappelant l’histoire du vocabulaire anselmien, à quel plan un tel lien peut être établi. Nous montrerons ensuite comment Anselme critique l’«argument ontologique» transmis par les manuels de l’École. Nous parcourrons enfin le Proslogion pour y repérer la manière de nécessité qui lui convient.
La recherche philosophique de Michel Henry s’inscrit dans la tradition française, à la fois cartésienne (elle se préoccupe d’un fondement certain et évident) et anti-cartésienne (elle démonte les prétentions du rationalisme et redéploye... more
La recherche philosophique de Michel Henry s’inscrit dans la tradition française, à la fois cartésienne (elle se préoccupe d’un fondement certain et évident) et anti-cartésienne (elle démonte les prétentions du rationalisme et redéploye en métaphysique la question du fondement). Les évolutions parallèles et contrastées de Léon Brunschvicg et de Maurice Blondel pourraient servir de paradigme à cette tradition. La pensée d’Edmund Husserl présente les mêmes ambiguïtés. Les questions posées par ces ambiguïtés peuvent être énoncées en termes d’immanence et de transcendance, d’intériorité et d’extériorité, ou encore de subjectivité et d’objectivité. La philosophie ne peut pas se contenter de ces oppositions, tout en les maintenant comme éléments structurant de sa construction rationnelle. Michel Henry a cherché un chemin qui puisse porter plus haut que ces ambiguïtés.
Ne pourrait-on pas voir dans le trajet de distanciation de la métaphysique par rapport à la physique et de recomposition du sens du terme “être”, un parcours que suit la phénoménologie francophone contemporaine? Des ouvrages de Paul... more
Ne pourrait-on pas voir dans le trajet de distanciation de la métaphysique par rapport à la physique et de recomposition du sens du terme “être”, un parcours que suit la phénoménologie francophone contemporaine? Des ouvrages de Paul Ricœur le signalent, en se terminant sous des titres de ce genre: «Métaphore et discours philosophique» ou «Vers quelle ontologie». On pourrait évoquer ici l’article que Lévinas publia en 1951: «L’ontologie est-elle fondamentale?»; la relation éthique – lieu éminent du ‘passage’ – est ce en quoi se noue la totalité de l’expérience humaine et l’excellence de la métaphysique. La même exigence de fondation dans la simplicité se voit dans le chiasme de Maurice Merleau-Ponty ou dans la vie originaire selon Michel Henry.
L'article envisage d'abord la forme chrétienne de l’expérience d’Anselme à partir de textes qui exposent quelques attitudes de vie telles que l’amitié et l’acceptation de l’épiscopat. Il aborde ensuite la structure de la pensée d'Anselme... more
L'article envisage d'abord la forme chrétienne de l’expérience d’Anselme à partir de textes qui exposent quelques attitudes de vie telles que l’amitié et l’acceptation de l’épiscopat. Il aborde ensuite la structure de la pensée d'Anselme en lien avec cette manière de vivre une expérience de Dieu.
L’ouvrage lit saint Anselme du point de vue de la logique, plus particulièrement des instruments créés à Varsovie par Leśniewski lors de ses conférences d’ontologie de 1930-1931.
Le Proslogion a été composé dans la peine et le sentiment de chercher l'impossible. La tâche se heurte à la différence qui sépare le Créateur et la créature. Çà et là, Anselme voit dans le péché la raison de sa peine. Si la création et le... more
Le Proslogion a été composé dans la peine et le sentiment de chercher l'impossible. La tâche se heurte à la différence qui sépare le Créateur et la créature. Çà et là, Anselme voit dans le péché la raison de sa peine. Si la création et le péché renvoient l'un à l'autre, la création pourrait être la raison du péché; la contingence ontologique serait la source du mal moral. Nous verrons d'abord comment le Proslogion conçoit la relation de création ; nous analyserons ensuite les textes qui y traitent du péché ; nous verrons enfin dans les derniers chapitres comment la méditation libère du péché et fait entrer dans la joie du Créateur.
Selon la critique de Gaunilon, le passage d’une présence in intellectu à une présence in re n’est pas assuré par l’usage du comparatif praestantius. Mais si le praestantius de Gaunilon ne permet pas de conclure que Dieu existe, le maius... more
Selon la critique de Gaunilon, le passage d’une présence in intellectu à une présence in re n’est pas assuré par l’usage du comparatif praestantius. Mais si le praestantius de Gaunilon ne permet pas de conclure que Dieu existe, le maius d’Anselme ne pourrait-t-il pas en avoir la capacité? Le maius nous fait en effet entrer dans un monde mental différent de celui de son critique. Le praestantius suppose un contenu déterminé de pensée. Anselme a en fait écrit un texte intitulé De grammatico qui s’occupe du problème de la référence et de la signification. Le De grammatico ne pourrait-il donc pas éclairer le Prologion ? Nous verrons d’abord comment, à l’époque d’Anselme, s’affrontaient la dialectique et la théologie, puis les traits majeurs de la dialectique anselmienne, et enfin l’impact de cette dialectique sur le Proslogion.
Saint Anselme développe le thème de l'éternité de Dieu dans ses deux premiers opuscules, le Monologion et le Proslogion; il s'agit là du seul thème explicite commun à ces deux textes. Or, pour autant que le second texte recommence... more
Saint Anselme développe le thème de l'éternité de Dieu dans ses deux premiers opuscules, le Monologion et le Proslogion; il s'agit là du seul thème explicite commun à ces deux textes. Or, pour autant que le second texte recommence l'argumentation du premier à nouveaux frais et d'une manière plus unifiée, on peut penser qu'il exposera ce thème en révélant son originalité spirituelle et spéculative. On montre d'abord comment la structure du Proslogion assume globalement celle du Monologion, ensuite comment le thème de l'éternité approfondit la réflexion sur l'essence de Dieu en passant d'un premier nom, affirmatif au coeur d'une interdiction, id quo maius cogitari nequit, à un second, qui ouvre l'affirmation à un possible indéfini : quiddam maius quam cogitari possit.

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Étude du premier livre d'Anselme de Cantorbéry, chapitre après chapitre. Un débat philosophique sur les catégories qui donnent la possibilité de "dire" Dieu et ainsi que sur les actes subjectifs qui le permettent. L'étude vise à montrer... more
Étude du premier livre d'Anselme de Cantorbéry, chapitre après chapitre. Un débat philosophique sur les catégories qui donnent la possibilité de "dire" Dieu et ainsi que sur les actes subjectifs qui le permettent. L'étude vise à montrer l'unité du texte, la progressivité intra-inclusive qui soutient la recherche.
Le Proslogion de saint Anselme n'est pas une oeuvre très connue, bien que les commentaires de ses chapitres 2 à 4 sur l'argument appelé par Kant "ontologique" soient en nombre infini. L'étude commente le texte pas à pas, dégageant les... more
Le Proslogion de saint Anselme n'est pas une oeuvre très connue, bien que les commentaires de ses chapitres 2 à 4 sur l'argument appelé par Kant "ontologique" soient en nombre infini. L'étude commente le texte pas à pas, dégageant les problèmes  dont il provient et qui y naissent progressivement.
Déployer brièvement une introduction à la théologie médiévale n’est pas simple. Les éditions des textes anciens se sont multipliées. L’immense variété d’une pensée qui résiste à la simplification réductrice imposée par la Modernité est... more
Déployer brièvement une introduction à la théologie médiévale n’est pas simple. Les éditions des textes anciens se sont multipliées. L’immense variété d’une pensée qui résiste à la simplification réductrice imposée par la Modernité est maintenant sous les yeux de tous. La réflexion théologique a pris progressivement conscience de son identité en se référant aux modèles « scientifiques » offerts par les cultures dans les lesquelles elle s’est développée. L’ouvrage, en allant d’un siècle à l’autre, s’arrêt aux auteurs qui ont le plus marqué cette évolution.
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