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Il contributo considera dapprima il problema agiologico della duplicazione del santo martire militare Teodoro nelle due figure di s. Teodoro la Recluta e di s. Teodoro lo Stratilata, riprendendo l\u2019ipotesi intravvista da Christopher... more
Il contributo considera dapprima il problema agiologico della duplicazione del santo martire militare Teodoro nelle due figure di s. Teodoro la Recluta e di s. Teodoro lo Stratilata, riprendendo l\u2019ipotesi intravvista da Christopher Walter, che vede in quest\u2019ultimo la trasposizione di un s. Teodoro l\u2019Anatolico, onorato del titolo di \u201cgenerale\u201d, ignoto alla tradizione agiografica greca, ma presente in quella copta ed etiopica. Esamina poi le principali testimonianze relative al culto di s. Teodoro: il dossier agiografico, la sua presenza nei Sinassari ed i principali santuari nell\u2019oriente greco. Per il suo culto in Occidente identifica tre centri in Roma, Ravenna e Venezia. Nella terza parte del lavoro il contributo si sofferma sulle reliquie dal santo martire in Occidente, soffermandosi principalmente sul corpo del santo, trasferito a Venezia da Selimbria in Tracia nel 1257 \u2013 e custodito nella chiesa di S. Salvatore \u2013, attribuito allo Stratilata, e su quello arrivato a Brindisi forse nel 1225 \u2013 e custodito in cattedrale \u2013, come dono di nozze per il matrimonio di Federico II con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme, che viene invece attribuito alla Recluta
\uc8 diffusa la convinzione che la Chiesa ortodossa sia afflitta da inerzia missionaria. Un\u2019approfondita considerazione della sua storia \ue8 per\uf2 sufficiente a smentire tale pregiudizio, evidentemente determinato dalla... more
\uc8 diffusa la convinzione che la Chiesa ortodossa sia afflitta da inerzia missionaria. Un\u2019approfondita considerazione della sua storia \ue8 per\uf2 sufficiente a smentire tale pregiudizio, evidentemente determinato dalla difficolt\ue0 per il mondo occidentale di percepire la complementare diversit\ue0 tra l\u2019Oriente e l\u2019Occidente cristiani. In virt\uf9 di tale complementarit\ue0 il cristianesimo ortodosso \ue8 soltanto \u201cdiversamente\u201d missionario. La missione infatti, gi\ue0 nella Chiesa ortodossa del periodo \u201cbizantino\u201d, era strettamente connessa con i presupposti ideologico-politici dell\u2019impero romano d\u2019Oriente. Per questo la metodologia missionaria privilegiata a Costantinopoli comportava la diffusione della fede tramite iniziative diplomatico-religiose, che si prefiggevano la conversione del sovrano, come impulso al battesimo di tutta la \u201cnazione\u201d. Altra caratteristica della missione ortodossa \ue8 il ruolo primario assunto in essa dai monaci: ad un certo punto \u2013 e poi successivamente nel mondo russo \u2013 quasi tutti i missionari sono anche monaci, e quanto maggiore \ue8 l\u2019impegno nell\u2019ascesi tanto pi\uf9 copiosi risultano i frutti dell\u2019azione missionaria. Un\u2019ulteriore caratteristica della missione costantinopolitana, anch\u2019essa ereditata dalla Chiesa russa, \ue8 la valorizzazione delle lingue e delle culture locali nell\u2019azione missionaria, sino al punto che spesso i missionari \u2013 da Cirillo e Metodio per gli Slavi, e da s. Stefano di Perm\u2019 per gli Zyrjani, fino ad esempi riscontrabili sin quasi ai nostri giorni \u2013 sono anche i creatori di un alfabeto per gli evangelizzati, che vedono cos\uec la propria cultura scritta nazionale nascere in sincronia ed in simbiosi con l\u2019accoglienza della fede cristiana
... L'universo della po?tica bizantina, Bologna, Il Mulino, 1988 ... Ci sembra che lo Zubov, dopo la ben piu radicale <<eudemonizzazione>> del presente secolo, caratterizzata da... more
... L'universo della po?tica bizantina, Bologna, Il Mulino, 1988 ... Ci sembra che lo Zubov, dopo la ben piu radicale <<eudemonizzazione>> del presente secolo, caratterizzata da <<nuovi torbidi>> e da un <<nuovo zar-impostore (Iosif)>>, sentendosi ad ?un grande crocevia>> dal ...
Considerando la rinascita filocalica, avvenuta nell\u2019Ortodossia greca tra XVIII e XIX secolo, l\u2019autore prende in esame le interazioni tra la spiritualit\ue0 orientale e quella occidentale testimoniate dalla riscrittura... more
Considerando la rinascita filocalica, avvenuta nell\u2019Ortodossia greca tra XVIII e XIX secolo, l\u2019autore prende in esame le interazioni tra la spiritualit\ue0 orientale e quella occidentale testimoniate dalla riscrittura \u201cortodossa\u201d da parte di san Nicodemo l\u2019Aghiorita di molti classici della spiritualit\ue0 cattolica della contro-riforma, del XVI e del XVII secolo. Questo fenomeno, secondo l\u2019autore, non \ue8 ascrivibile ad una dipendenza teologica dall\u2019Occidente latino \u2013 riscontrabile invece in altre aree dell\u2019Ortodossia slava \u2013 quanto piuttosto dal fatto che, essendo marginale in queste opere di Nicodemo la dimensione dogmatica \u2013 l\u2019Ortodossia della fede \ue8 per lui il presupposto assoluto \u2013, al centro del suo interesse c\u2019\ue8 una teologia pratica, la pratica appunto dell\u2019amore divino, che amalgama tutte le autentiche tradizioni cristiane
Il contributo, nel partire dal presupposto che ogniqualvolta la trascendenza del potere sovrano si basa sulla fede nell\u2019unico Dio l\u2019ideologia politica si trasforma in teologia, rileva come all'interno dell'ideologia... more
Il contributo, nel partire dal presupposto che ogniqualvolta la trascendenza del potere sovrano si basa sulla fede nell\u2019unico Dio l\u2019ideologia politica si trasforma in teologia, rileva come all'interno dell'ideologia politica costantinopolitana sussistano elementi chiaramente definibili come para-teologici, che implicano una precisa distinzione tra "theologia " e "theologoumena". Tra questi ultimi si situa il preteso carattere sacerdotale della regalit\ue0 cristiana, una esplicita eterodossia "ideologico-politica" che si accompagna sempre all'eterodossia "teologica" (cfr. montelismo e iconoclasmo). L'autore si spinge a ipotizzare che la concezione trascendente dell'antica regalit\ue0 cristiana abbia goduto di uno statuto teologico contingente in riferimento al ruolo istituzionale dell'imperatore nell'istituzione conciliare, finalizzata alla definizione del dogma
Breve ricostruzione della genesi dell'uniatismo nelle diverse aree europee ( Ucraina, Transilvania, Rutenia sub Carpatica) e presa in esame delle implicazioni ecclesioslogiche
Jurisdiction over the Orthodox diaspora presents problems and incongruities from canonical and ecclesiological points of view. Almost everywhere, the hierarchies of different Orthodox Churches overlap the same territory, a phenomenon... more
Jurisdiction over the Orthodox diaspora presents problems and incongruities from canonical and ecclesiological points of view. Almost everywhere, the hierarchies of different Orthodox Churches overlap the same territory, a phenomenon forbidden by the most authoritative canonical legislation. Indeed, the local Church has a territorial dimension, not an ethnic one. In 2016, the Council of Crete approved the establishment of liaison bodies between Orthodox jurisdictions in the same territory
La prima parte del contributo prende in esame i documenti nei quali verr\ue0 articolandosi in Oriente, nel corso del IX secolo, la polemica contro l\u2019inserzione nel simbolo di fede niceno-costantinopolitano, in alcune chiese... more
La prima parte del contributo prende in esame i documenti nei quali verr\ue0 articolandosi in Oriente, nel corso del IX secolo, la polemica contro l\u2019inserzione nel simbolo di fede niceno-costantinopolitano, in alcune chiese occidentali, dell\u2019addizione \u201cFilioque\u201d, per esprimere la relazione d\u2019origine dello Spirito Santo anche dal Figlio, oltre che dal Padre. Il primo di essi, l\u2019horos del concilio di Santa Sofia dell\u2019879-880, viene riconosciuto come autentico e l\u2019autore ritiene che esso condanni sia l\u2019addizione al Credo sia la dottrina in s\ue9 della processione dello Spirito ab utroque. Lo fa tuttavia in termini generici, in primo luogo per non turbare lo spirito conciliante di questo \u201cconcilio d\u2019unione\u201d e poi anche con il probabile intento di favorire nella Chiesa romana la reazione contro le tendenze \u201cfilioquiste\u201d della sua componente filo-franca (in termini quasi paradossali, Fozio, l\u2019anima di quel concilio, sottostimava l\u2019impatto dottrinale del \u201cFilioque\u201d in Occidente, perch\ue9 evidentemente sovrastimava il peso, sempre in Occidente, del primato romano. Quando il rifiuto romano di inserire l\u2019addizione nel Credo verr\ue0 meno, cio\ue8 verosimilmente all\u2019inizio del secondo decennio dell\u2019XI secolo, verr\ue0 meno anche la comunione gerarchica e sacramentale tra le due Chiese (si parla a questo proposito dello \u201cscisma dei due Sergi\u201d, perch\ue9 in quel momento il papa ed il patriarca di Costantinopoli portavano questo stesso nome). Dai documenti relativi allo scontro del 1054 si deduce poi che proprio questa alterazione della professione di fede comune era stata la causa della divisione che, all\u2019inizio del secolo XI, aveva rotto l\u2019unit\ue0 della Chiesa. Anche la corrispondenza irenica del patriarca Pietro III di Antiochia diretta ai protagonisti dello scontro, mentre assolve i Latini da molte delle accuse rivolte loro dal patriarca Michele Cerulario, ammette che la sola colpa dei Latini, assolutamente imperdonabile, \ue8 proprio l\u2019addizione del \u201cFilioque\u201d al Simbolo. L\u2019autore sostiene la tesi che la dottrina del \u201cFilioque\u201d sia un theologoumenon, cio\ue8 una legittima opinione teologica, ma non una verit\ue0 di fede, in quanto non dogmatizzata dalla Chiesa unit\ue0 del primo millennio, e conclude auspicando \u2013 nello spirito pacificatore a suo tempo testimoniato da Pietro di Antiochia \u2013 che entrambe le Chiese, cattolica ed ortodossa, riconoscano come VIII concilio ecumenico quello di S. Sofia dell\u2019879-880, perch\ue9 esso, con la solenne dichiarazione della liceit\ue0 per le due Chiese di seguire ciascuna le sue consuetudini, le autorizza implicitamente a seguire le proprie diverse tradizioni teologiche, ritornando ad esprimere l\u2019unit\ue0 della fede, nella recita comune del testo originale della professione di fede di Nicea-Costantinopoli, senza l\u2019incriminata addizione
L\u2019articolo prende in esame lo studio di Demetrios Keramidas sul rapporto tra l\u2019Ortodossia greca e l\u2019Europa, pervenendo, al riguardo, a due acquisizioni. La prima riguarda una pacifica accettazione della dimensione ormai... more
L\u2019articolo prende in esame lo studio di Demetrios Keramidas sul rapporto tra l\u2019Ortodossia greca e l\u2019Europa, pervenendo, al riguardo, a due acquisizioni. La prima riguarda una pacifica accettazione della dimensione ormai meta-cristiana del continente, nel quale vige stabilmente un intenso pluralismo religioso, nel quale le Chiese cristiane, come quella ortodossa, devono inserirsi con una testimonianza non solo individuale, ma anche collettiva relativa cio\ue8 al modo di esistere, di pensare e di agire cristiano, che \ue8 quello eucaristico-liturgico. La seconda riguarda invece l\u2019apporto peculiare dell\u2019Ortodossia greca, che \u2013 in una prospettiva non di contrapposizione ma di integrazione con l\u2019Occidente cristiano \u2013 deve consistere nella massima valorizzazione delle specificit\ue0 proprie del cristianesimo orientale \u2013 della sua genialit\ue0, per cos\uec dire \u2013, quali la dimensione mistica della teologia, il carattere misterico della liturgia, la pe\uacrenne giovinezza della tradizione patristica e il respiro monastico del\uacla spiritualit\ue0
CHIESA GRECA E CHIESA LATINA: LA RECIPROCA PERCEZIONE PRIMA E DOPO IL 1453 \uab Quando all\u2019inizio provavo a parlare con i Greci, i loro vescovi, monaci e preti e la gente stessa fuggivano da noi come se fossimo scomunicati o eretici... more
CHIESA GRECA E CHIESA LATINA: LA RECIPROCA PERCEZIONE PRIMA E DOPO IL 1453 \uab Quando all\u2019inizio provavo a parlare con i Greci, i loro vescovi, monaci e preti e la gente stessa fuggivano da noi come se fossimo scomunicati o eretici ed era una briga anche solo avere il permesso di guardare dentro le loro chiese. Se uno di noi aveva sete trovava a stento chi gli desse da bere e quando aveva bevuto essi rompevano o gettavano via il bicchiere\u2026 Comunque quando ho preso a trattarli pi\uf9 familiarmente, visitando i loro monasteri, incontrandoli informalmente, discutendo con essi e rispondendo ai loro quesiti, li ho cos\uec ammansiti che, nello spazio di dieci anni, non ci evitano pi\uf9: mangiano e bevono con noi e noi con loro \ubb . Cos\uec, nel XIV secolo, Filippo Incontri, domenicano del convento di Pera e inquisitore in Oriente per venticinque anni, delinea quella strategia del \u201cvedersi\u201d, del \u201cguardarsi negli occhi\u201d, che poi verr\ue0 ripresa ai nostri giorni, da parte ortodossa, dal patriarca Atenagora, come la sua \u201cfilosofia del cuore\u201d . \uab Amo tanto il dialogo con gli uomini quanto amo l\u2019uomo\u2026 L\u2019individuo mi attrae, perch\ue9 dietro al miracolo della sua esistenza scorgo Dio che sorge come il sole \ubb, ebbe ad affermare quando era diacono a Monastir . Proprio in rapporto alla conoscenza reciproca, la francocrazia in Oriente si configura come un fenomeno ambivalente: infatti la sua tragica negativit\ue0 per lo scisma tra le due Chiese, che essa ha reso pienamente visibile ed anzi ha formalizzato con l\u2019istituzione della gerarchia latina al posto di quella greca in Oriente \u2013 in una dilatazione dei confini che vuole esprimere anche visibilmente l\u2019universalit\ue0 della Chiesa di Roma, l\u2019esclusiva coincidenza della sua estensione con quella dell\u2019una sancta catholica et apostolica Ecclesia \u2013, comport\uf2 paradossalmente anche due conseguenze positive. Consent\uec infatti ad ognuna delle due parti di acquisire finalmente una conoscenza teologica dell\u2019altra, incomparabilmente superiore a quella documentata per i secoli precedenti, anche se ci\uf2 non avvenne in modo bilanciato, in quanto la teologia latina fu nota nell\u2019oriente greco con maggiore profondit\ue0 rispetto alla conoscenza che si aveva in Occidente di quella orientale. In virt\uf9 di questo, oltre che per esigenze politico-strategiche, si avvi\uf2 finalmente \u2013 e questa \ue8 la seconda conseguenza \u2013 un intenso dialogo teologico tra le due parti, che entrava finalmente, con maggiore cognizione di causa, nelle questioni da sempre controverse. La catastrofe del 1204 costituisce pertanto uno spartiacque decisivo per quanto riguarda l\u2019assunzione di un criterio unico nella valutazione greca dei Latini, in merito ad un giudizio sulla loro ortodossia e sulla qualifica di Chiesa eventualmente attribuibile alle loro comunit\ue0 cristiane...

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COLLOQUE INTERNATIONAL Rome, 5-7 novembre 2015 Institut Pontifical Oriental (piazza di Santa Maria Maggiore, 7 – Aula Magna) École française de Rome (piazza Navona, 62 – salle de séminaires, rez-de chaussée) Organisé par Marie-Hélène... more
COLLOQUE INTERNATIONAL
Rome, 5-7 novembre 2015
Institut Pontifical Oriental (piazza di Santa Maria Maggiore, 7 – Aula Magna)
École française de Rome (piazza Navona, 62 – salle de séminaires, rez-de chaussée)

Organisé par Marie-Hélène BLANCHET, Frédéric GABRIEL, Laurent TATARENKO
Sous l’égide de l’École française de Rome, de l’Institut d’histoire de la pensée classique (CNRS, Lyon), du laboratoire Orient et Méditerranée (CNRS, Paris), de l’École normale supérieure de Lyon, du Labex CoMod (Lyon), du Labex Resmed (Paris), avec la collaboration de l’Institut Pontifical Oriental (Rome)


Par définition, l’Église est « une ». Sous l’apparente simplicité de la qualification se loge une souplesse remarquable de pensées et de pratiques de l’unité, qui se sont déployées au cours de l’histoire dans diverses directions. L’autocéphalie est l’une d’elles et renvoie à l’origine, dans le cadre du christianisme oriental, aux archevêques et aux métropolites élus localement sans requérir l’intervention d’une instance supérieure. Toutefois, le terme a fini par désigner les Églises qui cherchent à faire reconnaître leur indépendance institutionnelle. À côté des questions propres à la géographie ecclésiastique et à l’ecclésiologie, suscitées par la dialectique entre une légitimité fondée sur la validation extérieure et des aspirations centrifuges de la part des structures religieuses locales, l’autocéphalie renvoie également à des histoires politiques et culturelles spécifiques. Ainsi, apparue précocement avec l’archevêché chypriote, elle s’est surtout développée dans le monde slave, marqué à partir de l’époque médiévale par un fractionnement croissant des pouvoirs en place. Avec l’étude critique de ces évolutions sémantiques et pratiques, nous adopterons une démarche comparatiste pour analyser les relations entre Églises autocéphales et pouvoirs politiques dans l’Europe orientale et balkanique au cours des Xe-XXe siècles.
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