Sacerdozio

Le presenti riflessioni cercano di essere allo stesso tempo spirituali, teologiche e culturali. Sono il frutto, fondamentalmente, di un corso impartito nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana durante l'anno accademico 2001-2002. Presentano, dunque, il carattere di un dialogo diretto con i destinatari, quasi tutti sacerdoti e laici provenienti da diversi paesi del mondo.

Si tratterà di cogliere gli aspetti essenziali e fondamentali del nostro essere sacerdoti, in vista di una nuova presa di coscienza, in modo tale che a partire dai dati fondamentali della tradizione cattolica, così come li troviamo formulati nella teologia di San Tommaso d'Aquino, e in alcune sue fonti, potremo poi addentrarci nelle prospettive di slancio spirituale e di rinnovamento del Concilio Vaticano II.

Il Decreto su "Il ministero e la vita sacerdotale" dell'ultimo Concilio costituisce un punto di riferimento nella ricerca dell'unità e armonia della vita interiore con l'azione esterna. In un periodo in cui appare diffusa la tentazione dello scoraggiamento e del disorientamento intellettuale e spirituale nella concezione stessa della vita sacerdotale, si presenta la necessità del ritorno intelligente alle sorgenti sacramentali e spirituali del grande dono e della grande dignità dell'essere sacerdoti.

Partendo dalle fonti scritturistiche del Nuovo Testamento e della tradizione, la teologia del sacerdozio di san Tommaso presenta infatti elementi preziosi in vista della fondazione di una coscienza sacerdotale che ridoni ai sacerdoti la stima e la gioia per la loro missione, nel contesto delle esigenze a volte estreme della nostra situazione culturale.

Naturalmente, non pretendiamo di essere originali, ma pur facendo un approfondimento speculativo-contemplativo del tema del sacerdozio e

della nostra vita consacrata come presbiteri, ci mettiamo umilmente all'ascolto della parola di Dio e della tradizione nelle sue manifestazioni privilegiate, allo scopo di realizzare quella presa di coscienza sempre necessaria per mantenere viva la fiamma dello slancio sacerdotale, mossa dallo Spirito di Cristo.

Nella nostra riflessione seguiremo il seguente schema:

Introduzione

1. Due precedenti patristici della dottrina sul sacerdozio.

1.1 Dionigi l'Areopagita

1.1.1. L'Eucaristia
1.1.2. L'Unguento
1.1.3. L'Ordine

1.2 Giovanni Crisostomo

2. Il nostro percorso attraverso San Tommaso e il Concilio Vaticano II


I) Prima Parte: La presenza della teologia di San Tommaso nei grandi temi del rinnovamento teologico del Concilio Vaticano II e la sua concezione della teologia

1. Capitolo I: L'intenzione del Concilio Vaticano II

2. Capitolo II: La fede fondamento della teologia nel Concilio Vaticano II

3. Capitolo III: La rivelazione

4. Capitolo IV: La formazione sacerdotale

5. Capitolo V: La concezione della teologia in San Tommaso e nel Concilio Vaticano II

5.1 La Sacra Dottrina
5.2 La concezione della teologia nel Concilio
5.3 La teologia e la legge nuova



II) Seconda Parte: La dottrina e la spiritualità del sacerdozio nel Concilio Vaticano II e in San Tommaso

6. Capitolo VI: Il sacerdote secondo il Concilio e secondo San Tommaso

7. Capitolo VII: Il vescovo secondo il Concilio e secondo San Tommaso

8. Capitolo VIII: La realtà dell'episcopato illumina la realtà del presbiterato

9. Capitolo IX: Il sacerdozio di Cristo e l'Eucaristia

10. Capitolo X: La spiritualità sacerdotale ed episcopale

11. Capitolo XI: Sacerdozio e contemplazione

12. Capitolo XII: La vita sacerdotale come vita consacrata e "religiosa"


III) Terza parte: Il sacerdozio dei fedeli e la libertà

13. Capitolo XIII: Libertà e contemplazione nel sacerdozio dei fedeli e dei laici

14. Capitolo XIV: I laici, partecipi del sacerdozio di Cristo, e la libertà

15. Capitolo XV: Libertà, verità e sacerdozio

16. Capitolo XVI: Libertà religiosa nel Concilio e in San Tommaso

17. Capitolo XVII: Libertà, grazia ed evangelizzazione

L’obiettivo del seguente lavoro è stato quello di approfondire il trattato del
teologo domenicano Giovanni da Parigi, il “De potestate regia et papali”. Il
tractatus venne scritto con il fine ultimo di difendere la posizione del re di
Francia, Filippo il Bello. L’opera infatti affonda le sue radici nel più ampio
contesto storico e politico della disputa sulla tassazione dei beni ecclesiastici tra
il papa Bonifacio VIII e Filippo il Bello, seguirà quindi un’analisi delle tappe
storiche che hanno portato l’autore alla stesura dell’opera in un torno di anni
che può ragionevolmente collocarsi a ridosso dell’Unam Sanctam.
Gli eventi storici qui citati vanno tenuti in considerazione non solo per
dare una necessaria cornice all’opera ma altresì per tener presente il peso del
dibattito filosofico-politico sul rapporto tra potere secolare e potere spirituale.
La disputa all’interno della quale si colloca Giovanni è quella avvenuta tra papa
Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV il Bello. Essa è solitamente divisa in
due fasi, e segna l’inizio di un nuovo scenario storico politico, che pianterà le
basi per gli eventi storici che seguiranno. All’intero di questo quadro politico,
emerge la monarchia, nuova potenza politica che si scontrerà con l’affermato
potere ecclesiastico.
In questo periodo emergono testi di rilievo, alcuni dei quali verranno
analizzati nelle pagine del presente lavoro, testimoni di un dibattito sulle
possibilità di estensione
del potere papale e della necessità di chiarire, alla luce del nuovo contesto
storico-politico, il rapporto tra regnum e sacerdotium.
Tra le numerose pubblicazioni, prodotte nel torno di tempo che va dalla
fine del Duecento all’Unam Sanctam, emerge a nostro parere per analiticità e la
ricchezza degli argomenti, il trattato di Giovanni da Parigi, che dal dibattito che
contestualizza questa indagine ha tratto ben quarantadue argomentazioni di
autori contemporanei.
Dall’analisi di alcune tra le argomentazioni più importanti, è emersa
l’originale strategia argomentativa di Giovanni da Parigi, dopodiché
l’attenzione di questo lavoro si è concentrata con maggior indugio
sull’interpretazione del testo sacro operata dal Quidort, con l’ulteriore intento
di sottolineare il peso dell’ermeneutica biblica all’interno degli scritti politici
impegnati nella disputa tra potere temporale e potere spirituale.
Maggiore importanza abbiamo ritenuto di attribuire all’interpretazione
del passo di Luca 22, 38: ‹‹Ed essi dissero: Signore, ecco qui due spade! Ma
egli disse loro: Basta!››. “Le due spade” rientrano nei numerosi riferimenti
simbolici, come la tiara o l’opposizione tra sole e luna, che nei secoli ha
fortificato l’immagine della monarchia pontificia; si evidenzierà quindi il
rapporto con la precedente interpretazione, dalla quale nasce uno dei modi in
cui si delinea il rapporto tra spada secolare e spada spirituale, seguito, infine
dalla particolare visione che offre Giovanni nel De potestate regia et papali.

Questo articolo offre uno sguardo sintetico sul rapporto esistente tra l’omosessualità e il sacerdozio cattolico. L’analisi rivela che il fenomeno dell’omosessualità divide sempre più il mondo cristiano. La comprensione dell’omosessualità richiede delle analisi interdisciplinari serie ed approfondite. La domanda cruciale per i cattolici, di carattere piuttosto ontologico che morale, riguarda la visione del sacerdote che agisce «nella persona di Cristo» (in persona Christi). La comprensione degli elementi essenziali della conformità del prete cattolico a Cristo, sembra essere determinante per interpretare correttamente il rapporto tra l’omosessualità e il sacerdozio.

L’originalità dell’ermeneutica e dell’esegesi dell’autore della Lettera agli Ebrei sta nell’aver elaborato una nuova comprensione del sacerdozio, fondandola per mezzo di un’interpretazione cristocentrica dei due passi melchisedekiani dell’Antico Testamento. Pur ricorrendo a tecniche esegetiche coeve, la complessa e coerente trattazione di Ebrei 7 sul sommo sacerdozio di Cristo non è riducibile ad un semplice midrash di tipo rabbinico; ma non è neppure omologabile alle prospettive reperibili nei manoscritti qumranici che menzionano Melchisedek. Con notevole sistematicità teologica, l’autore della Lettera agli Ebrei reinterpreta le virtualità presenti nel Salmo 109 (110), 4 e in Genesi 14, 18-20 nella prospettiva della mediazione salvifica definitiva compiuta dal Figlio di Dio. Convinto della capacità rivelatrice dell’Antico Testamento - letto in senso cristologico nella Chiesa -, il predicatore mostra come la morte e la risurrezione di Cristo realizzino l’unico piano salvifico di Dio e, pur nella loro indeducibilità e misteriosità, possano essere maggiormente comprese grazie ai testi ispirati dell’Antico Testamento.

Tesi per il baccellierato in teologia discussa a giugno 2013. Lavoro sulla dimensione autobiografica dell'ecclesiologia di Sant'Agostino. Come la vita del vescovo di Ippona abbia influito sulla visione di Chiesa da lui elaborata nelle sue opere.

Illustrare oggi il tema del laicato, ad oltre cinquant’anni dalla conclusione del concilio Vaticano II, dopo la costituzione Lumen Gentium, il decreto Apostolicam Actuositatem, l’esortazione di Paolo VI Evangelii Nuntiandi, quella di Giovanni Paolo II Christifideles laici e quella di Papa Francesco Evangelii Gaudium, è una significativa opportunità.
Già alcuni teologi della Nouvelle Théologie come Congar , laici come Guitton , altri teologi come Philips  e il medesimo magistero pontificio con Pio XI , avevano riposto l’attenzione sulla necessità, da parte dei Pastori, di far crescere e maturare la consapevolezza del fedele-cristiano laico, circa la sua vocazione e la sua missione.
L’insegnamento di Giovanni Paolo II nella Christifideles laici, operò una sintesi individuando nel binomio vocazione – missione, la chiave per trattenere i fattori decisivi propri dello sviluppo storico della teologia del laicato .

Questo articolo offre uno sguardo sintetico sul rapporto esistente tra l’omosessualità e il sacerdozio cattolico. L’analisi rivela che il fenomeno dell’omosessualità divide sempre più il mondo cristiano. La comprensione dell’omosessualità richiede delle analisi interdisciplinari serie ed approfondite. La domanda cruciale per i cattolici, di carattere piuttosto ontologico che morale, riguarda la visione del sacerdote che agisce «nella persona di Cristo» (in persona Christi). La comprensione degli elementi essenziali della conformità del prete cattolico a Cristo, sembra essere determinante per interpretare correttamente il rapporto tra l’omosessualità e il sacerdozio.

Ogni contesto culturale produce i suoi protagonisti a tutti i livelli della società civile. C'è stata l'epoca delle contrade e l'epoca degli artigiani. C'è stato un tempo in cui il mondo romano era diviso tra patrizi e plebei. E mentre l'Occidente inventava la stampa, nelle culture andine dell'America Latina, la civiltà sviluppava una cosmogonia in cui uomo, donna, animali e piante erano in perfetta armonia. Oggi, invece, dominano i super mercati, perché rispondono meglio alle esigenze del nuovo modello globalizzato di società e di economia. Non a caso i supermercati li troviamo in ogni angolo del pianeta. In ogni latitudine del pianeta e in ogni epoca troviamo forme di religiosità con i suoi templi e i suoi sacerdoti. Ci sono dei dati antropologici universali come la religione e dei modi contestualizzati di viverli. Nella storia delle religioni gli attori che ruotano intorno al sacro non sono solo uomini, ma anche donne. Mutano le condizioni sociali, mutano allo stesso tempo gli attori del sacro. Anche la Chiesa è un'istituzione umana che risponde a logiche del mondo e, di conseguenza, anche lei è soggetta a mutamenti nel corso dei secoli, ha mutato sia la ritualità attraverso cui esprime l'evento originario, sia la tipologia di coloro che sono addetti ai riti religiosi.

Questo articolo offre uno sguardo sintetico sul rapporto esistente tra l’omosessualità e il sacerdozio cattolico. L’analisi rivela che il fenomeno dell’omosessualità divide sempre più il mondo cristiano. La comprensione dell’omosessualità richiede delle analisi interdisciplinari serie ed approfondite. La domanda cruciale per i cattolici, di carattere piuttosto ontologico che morale, riguarda la visione del sacerdote che agisce «nella persona di Cristo» (in persona Christi). La comprensione degli elementi essenziali della conformità del prete cattolico a Cristo, sembra essere determinante per interpretare correttamente il rapporto tra l’omosessualità e il sacerdozio.

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