Zooiconologia
0 Followers
Recent papers in Zooiconologia
ZOOICONE | Le immagini degli animali tra scienza, arte e simbolismo di Massimiliano Sardina Le prime raffigurazioni animali risalgono alla notte dei tempi o, se possibile, ancora più indietro visto che le datazioni sono destinate a... more
ZOOICONE | Le immagini degli animali tra scienza, arte e simbolismo di Massimiliano Sardina Le prime raffigurazioni animali risalgono alla notte dei tempi o, se possibile, ancora più indietro visto che le datazioni sono destinate a riformularsi alla luce di ogni nuovo ritrovamento. All'indomani del segno e dell'impronta ecco subito affiorare la sagoma dell'animale, in quella raffinata bidimensionalità sintetica che fa da cifra inconfondibile allo stile cosiddetto preistorico. Tutto il repertorio zoomorfo inciso o tracciato sulla roccia può essere letto come una sorta di proto-alfabeto tramandato in una lingua, già allora, universale; all'alba della comunicazione, in piena era pre-linguistica, i primi messaggi visivi sono stati veicolati dall'iconografia animale. Ma perché proprio l'animale e non, ad esempio, il vegetale? Le ragioni sono molteplici e sono tutte riconducibili a necessità primarie. Si escluda innanzitutto l'istanza decorativa e quella meramente compilativa. Cominciamo col considerare che l'animale si muove, non è staticamente disponibile al vaglio visivo come un albero, un corso d'acqua o una grotta. L'animale è schivo, tendenzialmente prudente o mimetico, ben consapevole della sua natura di preda o predatore, non è insomma alla portata come qualsivoglia altro elemento del paesaggio. Di qui l'esigenza di fissarne i contorni, tanto nella forma quanto nei colori, a beneficio dell'uomo-cacciatore per il quale quell'animale sta a simboleggiare in primo luogo il nutrimento e la sopravvivenza. Un promemoria a vantaggio di tutti i membri del gruppo (soprattutto di quelli più giovani e inesperti), e nient'affatto didascalico, utile altresì a discriminare tra le specie quelle " buone " , affinché la battuta di caccia vada a buon fine e affinché venga garantito il buon auspicio dell'abbondanza e della sopravvivenza. È singolare che le prime forme di scrittura (di zooscrittura) abbiano a che fare con la sopravvivenza (ci penserà in seguito la Letteratura a eternare il linguaggio). Dall'essenzialità delle grotte di Lascaux all'asetticità delle vasche di formaldeide di Damien Hirst e delle plastinazioni di Gunther von Hagens – passando per i bestiari medievali, le incisioni calcografiche sempre più realistiche e minuziose dal XV al XIX secolo, fino alle fotografie documentaristiche dell'era digitale – le zooicone hanno galoppato la storia modificandosi attraverso i processi evolutivi e la selezione artificiale e imprimendosi nell'immaginario collettivo tramite la visione diretta e, soprattutto, indiretta. Se la visione diretta implica il faccia a faccia con l'animale, quella indiretta ne fa a meno per definizione: questo è un aspetto fondamentale per comprendere la natura di determinate alterazioni (o approssimazioni) morfologiche che hanno interessato, nei secoli, diverse specie animali. Prima della diffusione della stampa le zooicone viaggiavano per lo più nei racconti orali, verosimili o fantastici, e spesso venivano arbitrariamente ricostruite solo sulla base di questi, con l'aggiunta magari di caratteri accessori, a capriccio del compilatore. Le miniature erano rarissime e pochi avevano la fortuna di poterle visionare. Una prima discreta circolazione la si ebbe con l'invenzione della xilografia; di lì in avanti, parallelamente al consolidamento crescente dell'editoria e dell'illustrazione calcografica, le zooicone finirono per abbandonare definitivamente i territori della leggenda per entrare più prepotentemente in quelli dell'oggettività naturalistica. Un viaggio lungo e faticoso, una vera e propria migrazione. Nel corso della traversata ogni animale (tutti, nessuno escluso) si è caricato, suo malgrado, di una valenza simbolica, segno che l'uomo non se ne è stato semplicemente lì a guardare con le mani in mano ma, al contrario, si è dato da fare lavorando di immaginazione e di creatività. Da un lato l'uomo scienziato, attento osservatore, dall'altro l'uomo magico sempre preda delle sue chimere, dai medievali draghi alati sputa fuoco ai Lochness lacustri del secolo scorso, fino ai più recenti Chupacapra. Nella mitologia greca, alle origini stesse della cultura occidentale, la natura animale in tutte le sue declinazioni è emblematicamente connessa all'istintualità umana. Tutto il campionario filtrato nelle Metamorfosi di Ovidio testimonia quell'antichissima contaminazione tra il razionale-spirituale e la misteriosa dimensione ferina. Terrestri, aeree, subacquee, reali o leggendarie, le creature animali hanno popolato per millenni le fantasie e le paure degli uomini, prestandosi fin da subito a incarnarne gli archetipi, e non c'è praticamente animale che abbia potuto sottrarsi alla dinamica dell'associazione. Assimilato ora alla virtù ora al vizio (ora a entrambi: sono numerosi i casi di simbologia ambivalente, si pensi al serpente che è associato sia alla tentazione sia alla rigenerazione), l'animale ha prestato il fianco a ogni proiezione della mente umana, tanto nel sacro quanto nel profano in un'unica soluzione di continuità. Adorato come incarnazione di entità religiose o temuto perché ascrivibile al male, l'animale ha veicolato messaggi visivi in tutte le epoche e in tutte le culture. La sua morfologia (unitamente alle specifiche caratteristiche variabili da specie a specie) lo ha connotato significativamente, e spesso con sostanziali differenze tra una cultura e l'altra. Nell'Antico Testamento (nel Levitico) compare addirittura una distinzione tra animali puri e animali impuri: " (…) Tra i volatili che avrete in orrore e non mangerete, questi saranno per voi in abominio: l'aquila, l'ossifraga, la strige, il nibbio e tutti gli uccelli rapaci, tutte le specie di corvi, lo struzzo, la civetta, il gabbiano, tutti gli sparvieri, il gufo, il martin pescatore, l'ibis, il cigno, il pellicano, la folaga, la cicogna, le varie specie di aironi, l'upupa, il pipistrello. Ogni bestiola alata che cammina su quattro zampe, sarà per voi in abominio. Ma, tra le