Venafro

Dopo la pubblicazione in formato cartaceo della guida al Museo Nazionale di Castello Pandone ed. 2019, è stato predisposto il formato pdf. scaricabile anche dal sito internet https://www.musei.molise.beniculturali.it/musei . Si tratta di un'edizione aggiornata con descrizioni più approfondite degli ambienti del castello e alcune curiosità. Nella guida vi è una breve introduzione sulle principali vicende storiche e le fasi costruttive del castello,
Completano la guida la descrizione (di Francesca Dal Maschio) delle sale del piano nobile e degli affreschi con i ritratti dei cavalli (1521-1527),  il teatro (XVIII sec.) ed il salone e di alcune opere esposte al secondo piano (di Valentina Serpe). Delle numerose opere provenienti dal territorio molisano ne sono state descritte alcune particolarmente rappresentative e significative: Il polittico della passione (Bottega di Nottingham; fine XV secolo, Alabastro), alcune sculture lignee attribuite allo scultore molisano Paolo Saverio di Zinno (1718-1781), una serie di bozzetti, stampe e opere grafiche della collezione Giuliani (prodotti da pittori, intagliatori, scultori, scalpellini e doratori di botteghe di Oratino dalla fine del XVII al XIX sec.); quadri di pittori caravaggeschi, paesaggisti o dediti al genere della natura morta (F. Cozza, G. Di Guido, L. Giordano, G. Cusati); opere del poliedrico
Romeo Musa, artista del Novecento e la foto "The girl with Suitcase" del celebre fotografo Robert Capa scattata nei dintorni di Venafro nel 1943 cui si è affiancata la videoinstallazione "Diletta" di Valentina Bonizzi. La guida è corredata di un piccolo glossario e della bibliografia di approfondimento. (Coordinamento testi: Irene Spada, Giovanni Iacovone)

La numerazione dei  fuochi di Morcone, Sassinoro, S. Croce (del Sannio), Castelpagano, Colle (Sannita) e Cercemaggiore e gli effetti post epidemici  in alcuni centri del Contado di Molise e di Capitanata nella seconda metà del XVII secolo attraverso un breve saggio, stampato in poche copie,  realizzato in origine come introduzione a una più corposa pubblicazione (rimasto inedita) sulla peste e gli effetti del contagio  a Morcone durante e dopo il 1656.

Vannozzi  S., MORCONE DOPO LA PESTE: Breve contributo sugli effetti della peste del 1656 a Morcone e nei centri vicini, Biblioteca Comunale “Enrico Sannia”, Archivio Storico Comunale di Morcone, Morcone (BN), 2009.

Attraverso l’analisi delle fonti notarili conservate presso l'Archivio di Stato di Campobasso e dei libri contabili del monastero di S. Chiara di Venafro custoditi nell'Archivio del Capitolo Cattedratico di Isernia, è stata tracciata la vita di una comunità monastica, al confine tra due province del Regno di Napoli e che seppe ritagliarsi un ruolo attivo nell’economia locale nel corso del Seicento.

Contributo intorno a una cartolina postale spedita nel 1919 da Gildone (CB) a Bassano del Grappa che documenta la presenza di profughi veneti della comunità di Enego (VI), nel piccolo centro molisano durante la prima guerra mondiale. L'intervento è occasione per fare il punto sugli studi pubblicati e le ricerche ancora in corso sui  profughi veneti e gli internati "austriaci" di lingua italiana presenti allora in Molise.

Vannozzi S., Profughi Veneti e internati Trentini in Molise (2018): Una cartolina postale ricorda la presenza di profughi di Enego a Gildone, in «Il Quotidiano del Molise», a. XXI, n. 97, lunedì 09.04.2018.

in Melanges de l'Ecole francaise de Rome. Moyen age, v. 101, n. 1 (1991), pp. 211 - 236

L'autore rilegge le fonti e la bibliografia specifica precedente (risalente a circa 20 prima) e recente sulla porta di bronzo di Montecassino, commissionata da Desiderio abate, poi papa Vettore III, verso il 1066. In particolare discute la questione dei pannelli con le sole iscrizioni (relative ai possessi del monastero) da alcuni attribuite direttamente all'abate Desiderio per adattare al portale le dimensioni troppo piccole dei battenti in bronzo realizzati a Costantinopoli.

I risultati delle ricerche di Bloch sulla ricostruzione dei possessi di Montecassino consentiva di attribuire con ragionevole certezza i pannelli iscritti all'abate Oderisio II (1123). Cielo solleva quindi la necessità di dare risposte a due quesiti: perché la porta di Desiderio (ancora in sede fino al 1100) fu smontata? perché fu rimontata parzialmente nel 1123?

Cielo trova risposta nel riconoscere alla porta il ruolo di documento e di celebrazione del ruolo degli abati Mauro e Desiderio, in un contesto omogeneo e con processi simili quale quello dell'Italia Meridionale del XII secolo.

La chiave di volta proposta da Cielo è il contesto sostanzialmente profano quindi non sacro della porta di Oderisio II, rispetto a quello esclusivamente sacro delle porte di matrice o di imitazione costantinopolitana.

Contesto che si legge anche nelle porte di Canosa e di Troia (porta laterale) e in alcune formelle di quella di Benevento, con un lontano richiamo alla porta dell'atrio di san Pietro in Vaticano voluta da papa Adriano I. Quindi, porte che recitano un ruolo di esaltazione di potere laico, anche se riferito ad abati e vescovi.

Cielo cala l'ipotesi anche nel contesto storico degli antagonismi tra il papato e Montecassino proprio durante il periodo abaziale di Oderisio II. Inoltre ricorda le coeve versioni pubbliche ed artistiche di rilievo date a documenti di privilegio a Roma da papa Callisto II (concordato di Worms) e a Magonza (poco dopo). Insomma, un pezzo d'arte per rafforzare la registrazione documentaria dei possessi del monastero.
L'ipotesi è testata sugli esempi del possesso di chiese in Pietrabbondante, Isernia e Venafro.