Tiber

Industrialization in Spain, somewhat delayed compared to England, Northern France, Southern Germany, and Northern Italy, began with an incipient industry during the 19th century, mainly derived from the transformation of agricultural products and mining, except for the scarce textile experiences in the Barcelona area, the blast furnaces near Bilbao, and the vicinity of Valencia with the blast furnaces of Sagunto, Zaragoza will not be oblivious to the national reality and will have abundant flour mills, sugar mills, and industries for the transformation of basic products, textiles, leather, and footwear. This development, although slow and steady, reaches the 20th century with numerous projects and product diversification. However, this process will be interrupted by General Franco’s military uprising, which, despite taking the city with little resistance, will plunge the local industry into self-sufficiency, lack of materials, and limited export possibilities. After autarky and with the support of the United States, Spain joined most of the international organizations: the UN (1955) and probably the most important for the national industry, the General Agreement on Tariffs and Trade (1963), which had been founded in 1947 under the auspices of the UN and which would be the germ of the World Trade Organization. The international situation and the entrepreneurship of bussinessmen from the city and the surrounding area will make a new industry flourish, fundamentally oriented to the transformation of metal, mechanics, electrical products, the transformation of consumer products, a large logistics industry and a strong chemical industry. In this environment, in 1947 the G.I.E.S.A. factory, Guiral Industrias Eléctricas, S.A., was created in honour of its founder, which was dedicated to the construction of electric motors and essentially to the manufacture of lifts.

Graphic expression is a primordial characteristic of architectural activity and its most common way of representation. Architecture and urban planning have in graphic representation their basic tool not only for making projects a reality, but also for their reflection and research. Practically every day, architects, urban planners and designers make use of any graphic tool to think, face problems and propose solutions, in different phases and at different scales. If we add to these facts the large number of methods and techniques that can be used, we can understand that architectural graphic expression represents a fairly broad field of knowledge. In this sense, the departments and areas of architectural graphic expression of the different European universities are responsible for improving teaching and promoting research in this discipline.
Under those circumstances, we can define this publication as a compendium of research works in the field of architectural graphic expression developed in some of the most relevant architecture schools in Mediterranean Europe. Therefore, we can consider it a faithful proof of what is being done in our universities right now.This is not only about the academic scope, but also about the research works that are being carried out, the new trends in graphic education, and the evolution of teaching adapted to the rapid changes to which universities are constantly subjected.

Nel 1916 una sottocommissione dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura a Roma redige il primo piano regolatore di “Ostia nuova”, borgata marittima alla quale, nell’intenzione dei progettisti, è affidato il compito di fungere contemporaneamente da “ridente quartiere di abitazioni sul mare” e da scalo portuale, con un lungo canale navigabile che la collega direttamente con la prevista zona industriale della Capitale.
Da quel momento in poi il piccolo e ameno insediamento delle origini che, nel corso degli anni, cambia molte volte denominazione (Ostia, Ostia nuova, Ostia mare, Ostia Lido, Lido di Roma, Lido di Ostia) riflettendo le diverse funzioni urbane progressivamente attribuitegli, inizia il suo sviluppo: da piccola città giardino — a bassa densità edilizia e nella quale le componenti “ambientiste” sono prevalenti, essendo dotata di ampie aree verdi e di strade sinuose che rispettano l’orografia del triplice sistema dunale su cui è impostata — a quartiere marino di Roma: con l’avvento del regime fascista si rinuncia infatti al porto e si vuole creare un vero e proprio brano di città, degna conclusione sul Tirreno di quella che deve essere la Capitale di una nazione che punta alla supremazia nel Mediterraneo. Da quel momento in poi, cambia tutto: il delicato assetto urbanistico primigenio viene stravolto e, con i successivi piani regolatori, Ostia — ribattezzata, non a caso, “Lido di Roma” — viene dotata di tutte le infrastrutture necessarie a un insediamento la cui popolazione, nelle previsioni dei tecnici e dei demografi, deve superare in pochi anni la soglia dei 100.000 abitanti. Sorgono in breve tempo numerosi edifici pubblici, mentre nelle costruzioni private, anticipate da rilevanti opere “di transizione”, prendono il sopravvento nuove architetture — alcune delle quali di livello internazionale — che, favorite anche dalla peculiarità del luogo, si ispirano ai dirompenti principi del Movimento Moderno.
Il secondo conflitto mondiale rappresenta un brusco e doloroso spartiacque nella forma della città: nel dopoguerra, e fino ai nostri giorni, l’insediamento si uniforma infatti alle zone periferiche di Roma, sebbene non manchino, anche in questo periodo, episodi architettonici di riconosciuta valenza progettuale.
La ricorrenza dei cento anni dalla stesura del primo piano regolatore di Ostia è stata celebrata con un Convegno, i cui contributi, ai quali se ne sono aggiunti altri — come quelli che hanno preso in esame un interessante, e poco noto, intervento sul “verde” negli scavi di Ostia Antica — sono stati raccolti nel presente numero monografico del “Bollettino d’Arte”. Preceduti da due introduzioni generali che, ripercorrendo in maniera dettagliata le vicende urbanistiche e architettoniche della città in un secolo di vita, fungono da indispensabile cornice, i diversi saggi, curati da studiosi provenienti da prestigiosi atenei italiani, offrono una sintesi critica originale su alcuni dei temi più noti e indagano su opere e fasi storiche fino a oggi poco o per niente approfondite.

Barrero Ortega, Pedro / Gamiz Gordo, Antonio (2020): "The Casa de los Pinelo in Seville According to a Text from 1542". Graphical Heritage. EGA 2020. Vol. 1, pp. 163-175. Cham. Springer. ISBN 978-3-030-47979-4
https://doi.org/10.1007/978-3-030-47979-4_15