Successione di leggi

Il lavoro si propone di analizzare la disciplina del principio di retroattività nell'ambito delle interferenze che la Convenzione europea ha avuto con l'ordinamento italiano. La florida giurisprudenza nazionale sul tema, infatti, ha dovuto confrontarsi con i recenti interventi della Corte di Strasburgo, non sempre conformi agli approdi maturati nella sfera giuridica interna.
Nel lavoro, pertanto, si procede innanzitutto con una disamina del principio nel diritto nazionale, nonché dei risvolti e dei limiti applicativi che questo, insieme al principio di irretroattività sfavorevole, incontra nell'ambito della successione di leggi nel tempo.
Successivamente, si analizzeranno i rapporti tra ordinamento europeo ed ordinamento italiano, in modo che siano chiare le dinamiche attraverso le quali il primo incide sul secondo.
Sarà, dunque, indagata la natura del principio di retroattività in mitius e la sua derogabilità, alla luce delle recenti conclusioni cui sono giunte le Corti nazionali e la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Con la sentenza in epigrafe, la Cassazione affronta per la prima volta nel merito la questione relativa all'operatività dell'abolitio criminis rispetto al reato di falso nummario di cui all'art. 455 c.p. a seguito della modifica delle norme extrapenali disciplinanti il corso legale della moneta, risolvendola in senso negativo. In particolare, viene fatta applicazione del c.d. criterio strutturale, o della fattispecie astratta, ormai consolidato nella più recente giurisprudenza della Suprema Corte in materia di modifiche mediate. Dopo aver ricostruito il quadro dottrinale e giurisprudenziale nel quale la pronuncia si colloca, l'Autore svolge una serie di osservazioni critiche riguardo l'indirizzo dominante, focalizzandosi in particolare sulla sua pervicace resistenza rispetto all'influenza delle fonti europee, aventi al contrario attualmente un impatto decisivo su molte altre problematiche di successione di leggi penali.