Il saggio centra l’attenzione su una figura fino ad oggi poco indagata, Silvio Radiconcini, esponente del panorama culturale italiano negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale, al quale diede un contributo importante fondando...
moreIl saggio centra l’attenzione su una figura fino ad oggi poco indagata, Silvio Radiconcini, esponente del panorama culturale italiano negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale, al quale diede un contributo importante fondando con Bruno Zevi l’A.P.A.O. (Associazione per l’Architettura Organica).
Il loro sodalizio nasce al rientro di Zevi dagli Stati Uniti, qui riparato dopo le leggi razziali, dove si confrontò con figure come Walter Gropius e Frank Lloyd Wright che ne influenzò il pensiero sulla visione organica dell’architettura.
L’incontro con l’amico Silvio Radiconcini dopo alcuni anni, avvenuto per caso in via Monserrato a Roma, porta i due studiosi a confrontarsi e a fondare nell’estate del 1945 l’Associazione, che aveva lo scopo di inserirsi nel dibattito architettonico del primo dopoguerra, quando si rese necessario affrontare il problema della ricostruzione. Agli esponenti di adesione razionalistica, che sostenevano una continuità di metodo progettuale nella ricostruzione urbana, libera dal formalismo e dall'accademismo di eredità fascista, si oppose l'A.P.A.O., che privilegiava le istanze organicistiche dell'architettura di matrice wrightiana. Questo scontro trova eco anche in sede editoriale con la rivista Metron, fondata da Bruno Zevi, che ne fu direttore, e Silvio Radiconcini, insieme a Cino Calcaprina, Luigi Piccinato, Enrico Tedeschi.
In questo contesto, nella formazione di Silvio Radiconcini furono importanti alcune amicizie con esponenti del mondo culturale, quali Toti Scialoja, suo compagno di banco a scuola, e Cesare Brandi, assiduo frequentatore della sua casa e che gli darà l’incarico per la progettazione degli spazi dell’Istituto Centrale del Restauro, voluto dal Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, che segna una pietra miliare nel panorama della cultura del restauro italiana e che fu portata avanti da Silvio Radiconcini con i caratteri propri della sua formazione razionalista, nella declinazione organica.
Come lo stesso Bruno Zevi ebbe modo di ricordare pochi mesi dopo la sua scomparsa, Radiconcini svolse una battaglia energica, quotidiana e capillare, per estirpare il male della retorica, del monumentalismo e delle banali scenografie del ventennio, grazie alle sue rare qualità intellettuali, alla curiosità per il nuovo e il mondano, un gusto per le arti che completavano la sua personalità di architetto.