Latin lyric poetry

The kid sacrificed to the fons Bandusiae (C. 3.13) has long been taken as an analogue for Horace's Callimachean program. This paper suggests that the kid more properly reflects the poetics of Alcaeus and reconsiders the sacrifice in Alcaic terms.

„Ipsa novitiate ac varietate delectat”. The Semantic Uncertainty in Antiquity and Its Usage in Virgil

The aim of this work is a general review of ancient Greek and Roman philosophical, rhetorical, eristical and literary theoretical views on polysemy, ambiguity and semantic uncertainty. Much attention has been paid to the potential of these phenomena when it comes to the constructing of subtle (urbanitas) and multidimensional poetic images while being reserved and reticent in using means of expression (brevitas). A short exemplification of it based on Virgil’s poetry is an encouragement to reflect the differences between the approach to the amphiboly represented by Virgil’s commentators and thus the general differences between diverse perceiving ways of a literary work in antiquity and later centuries.

Keywords: ambiguity in antiquity, polysemy in Virgil, semantic uncertainty

In un suo rinomato carme, Catullo, per illustrare la fine del suo amore, introduce la similitudine di un fiore reciso da un aratro (XI 22-24).
È questo, io credo il primo esempio nella letteratura latina della patetica immagine del fiore reciso, che ha un’origine arcaica e illustre nella letteratura greca.
Ho fissato due obiettivi: da una parte definire un censimento delle ricorrenze di questa figura nelle due letterature classiche. Dall’altra parte, comparare le maniere seguite sia nell’esposizione del primo termine sia nella raffigurazione dell’analogia del secondo. Non è da dubitare che in tale censimento vi siano lacune, ma il senso finale di questo piccolo studio era di riflettere sulle duttili variazioni di una figura così fortunata e, insieme, sui complessi congegni della similitudine.
Abbiamo anche voluto aggiungere anche due celebri esempi italiani per rafforzare l’idea della vigorosa longevità dell’immagine del fiore reciso, attraverso i secoli e i generi letterari.

L’analisi del carme 68, 41-160 (o 68 a o 68 b, a seconda delle edizioni) è condotta su due piani: da un canto quella della struttura d’insieme del carme, che è appunto concentrica, secondo gli argomenti del ringraziamento all’amico; dell’incontro con la domina, la donna amata, e le sue qualità; del paragone di lei col personaggio mitico di Laodamia; delle morte di tanti eroi greci e troiani durante la guerra di Troia; fino all’ὀμφαλός: la morte del fratello dell’autore, sepolto proprio nella Troade; e infine la ripetizione invertita dei quattro argomenti precedenti. Dall’altro canto, è indagine sulla base logica e letteraria delle connessioni, prevalentemente affidate — quando non alla loro relazione logica — all’analogia e al paragone.
Il carattere analogico della composizione richiede un excursus letterario su alcuni esempi greci con simile carattere, e quindi sulla parola che lo definisce — ὀμφαλός appunto — che è parola tanto polisemica e complessa, quanto di profondi legami mitici e antropologici nel mondo greco. Si ritorna infine al carme 68 — o per meglio dire alla sua seconda metà — per approfondire quella sua base analogica, la quale è rigorosa e necessaria tanto più nei grandi paragoni che collegano le vicende biografiche e contemporanee delle mitiche e remote, quanto meno nelle piccole similitudini, che dovrebbero illustrare un dettaglio emotivo dei vari personaggi.
È questo il saggio pubblicato negli atti del convegno in Gregoriana dal titolo "Retorica semitica e oltre", per i tipi della EDB di Bologna (Cfr. lo stesso titolo in “Papers for Conferences”).

In the Etruscan catalogue of Aeneid 10, Vergil addresses the Ligurian leaders and describes the mythical transformation of their ancestor Cycnus into a swan (A. 10.185–93). This paper explores the ways in which this ‘Ligurian digression’ informs Horace, Odes 4.1, 4.10, and 4.13. Onomastic echoes and thematic parallels connect the specific treatments of amor and mors found in the Vergilian and Horatian passages. Imagery related to swans and metamorphosis intensifies the association between Horace’s poetic contemplation of love and mortality in Odes 4 and the sorrowful and erotic tale of Cycnus in Aeneid 10.

L’analisi del carme 68, 41-160 (o 68 a o 68 b, a seconda delle edizioni) è condotta su due piani: da un canto quella della struttura d’insieme del carme, che è appunto concentrica, secondo gli argomenti del ringraziamento all’amico; dell’incontro con la domina, la donna amata, e le sue qualità; del paragone di lei col personaggio mitico di Laodamia; delle morte di tanti eroi greci e troiani durante la guerra di Troia; fino all’ὀμφαλός: la morte del fratello dell’autore, sepolto proprio nella Troade; e infine la ripetizione invertita dei quattro argomenti precedenti. Dall’altro canto, è indagine sulla base logica e letteraria delle connessioni, prevalentemente affidate — quando non alla loro relazione logica — all’analogia e al paragone.
Il carattere analogico della composizione richiede un excursus letterario su alcuni esempi greci con simile carattere, e quindi sulla parola che lo definisce — ὀμφαλός appunto — che è parola tanto polisemica e complessa, quanto di profondi legami mitici e antropologici nel mondo greco. Si ritorna infine al carme 68 — o per meglio dire alla sua seconda metà — per approfondire quella sua base analogica, la quale è rigorosa e necessaria tanto più nei grandi paragoni che collegano le vicende biografiche e contemporanee delle mitiche e remote, quanto meno nelle piccole similitudini, che dovrebbero illustrare un dettaglio emotivo dei vari personaggi.
È questo il saggio originale che fu proposto al convegno in Gregoriana dal titolo Retorica semitica e oltre, poi pubblicato, in versione abbreviata, negli atti del convegno per i tipi della EDB di Bologna (Cfr. lo stesso titolo in “Books; Book Chapters …”).

Critical discussions of Hor. Carm. I, 36 are rare, and fail adequately to consider two important points. First, although written in honour of the otherwise unknown Numida, the poem’s implied addressee is L. Aelius Lamia,( ) a member of a distinguished family that Horace mentions three times in the Odes (I, 26, 8; I, 36, 7; III, 17, 1; also at Ep. I, 14, 6.), carefully shaping his literary presentation to fit with important thematic concerns of the Odes. Second, and perhaps unexpectedly, Carm. I, 36 shares several unappreciated verbal links with Carm. I, 24 on the death of Quintilius, which can hardly be dismissed as meaningless.

I will address each of these two issues in turn, demonstrating first that literary analyses have misidentified the L. Aelius Lamia of the Odes and have failed to appreciate how Horace constructs his personality, and then that the place of the Numida ode in Horace’s first book—especially its links with the Quintilius ode—involve it in a sustained meditation on the uneasy relationship between the poetic-sympotic realm and the cares and dangers that surround it. I end with a brief reading of the Numida ode that takes these factors into consideration, and show that the effect of the poem lies in the tension between (on the surface) a simple description of a wild homecoming celebration and (more subtly) a reflection on such weighty issues as aging and death, the ephemeral nature of youth and love, and the tension between poetic-sympotic securitas and the vagaries of a world ruled by Fortune and death.

Desde principios del siglo XX, muchos han sido los estudiosos que han centrado sus investigaciones en torno a la relación entre la producción lírica de ascendencia religiosa y el corpus de los trovadores. Las primeras contribuciones a manos de Alfred Jeanroy a finales del siglo XIX, el magnífico repertorio de Hans Spanke o los imprescindibles estudios de Jacques Chailley y Guido Errante, centran su atención hacia las relaciones de tipo formal y literario entre el repertorio litúrgico y la lírica occitana.
Siguiendo el hilo de los estudios precedentes, la presente propuesta de comunicación pretende analizar las relaciones métrico-melódicas entre ambos corpus líricos con el objetivo de trazar, en la medida de lo posible,  nuevas relaciones.
De esta manera, se tomarán como punto de partida aquellos textos de origen paralitúrgico producidos en la abadía de San Martial de Limoges, uno de los centros de producción lírica latina más importantes de la Europa medieval.
A través de un estudio minucioso de determinadas estructuras métricas y melódicas, seremos capaces de trazar unas primeras relaciones con algunos de los trovadores occitanos, entre ellos, Guilhem de Peitieu o Marcabrú. De esta manera, nos centraremos en una de las formas más comunes en la lírica latina rítmica, el denominado versus tripertutus caudatus o strophe couée (aabccb o aabaab), forma estrófica utilizada por algunos de los trovadores occitanos y gallego-portugueses.
El diálogo entre la liturgia y la lírica trovadoresca tiene sentido si lo abordamos desde una perspectiva intertextual e intermelódica teniendo como punto axial la dimensión melódica y oral de dichas composiciones. Siguiendo estos parámetros, el resultado del estudio de las estructuras métricas nos ofrece un testimonio directo de unas relaciones vivas en el momento su transmisión.

The name ‘Chloe’ appears four times in Horace's Odes, once in Book 1 (1.23) and three times in Book 3 (3.7, 3.9, 3.26). Whether the ‘Chloes’ represent a woman or women from Horace's real life is probably not something we could know. Furthermore, there is no obvious reason to assume that all the ‘Chloes’ are the same person. However, there is likewise no obvious reason not to read the odes in which the name ‘Chloe’ appears, as some scholars have done, as referring to the same woman, fictional or otherwise. This article argues both that ‘Chloe’ is a consistent character in the Odes and that the portrayal of Chloe is not only connected across odes but also sequential. Taking the poems in order, we see Chloe grow up from a girl who is inexperienced in the world of men to a mature mistress who plays the dominant role in her love affairs.