Irredentismo Italiano

Lo scopo di questa tesi di laurea è stato, complessivamente, quello di rintracciare, isolare e problematizzare i segnali degli spostamenti del mito patriottico e nazionale incarnato, localmente, nelle istituzioni roveretane nate dalle macerie della grande guerra, costruite da don Antonio Rossaro e dalle élite cittadine irredentiste.
La singolarità del personaggio Rossaro e della sua più famosa creatura, la Campana dei Caduti, mi ha sin da subito incuriosito. Le ambiguità e le sfaccettature di quell’oggetto storico, in perenne bilico tra vocazione patriottica e universalistica, tra memoria degli eroi e delle vittime, tra celebrazione della vittoria e della pace, si sono rivelate essere, ad un esame più attento, dei punti di forza più che di debolezza, soprattutto sul lungo periodo e di fronte ai mutamenti delle contingenze storiche. Ma, al contempo, l’impressione finale è stata quella di un simbolo che si era trovato più a suo agio in un’epoca come quella tra le due guerre mondiali piuttosto che nel lungo secondo dopoguerra, improntato alla "pace
europea". E non solo a causa della desacralizzazione dell’istanza nazionale nel tempo repubblicano. Penso di aver dimostrato, attraverso le mie analisi, che la pace e la fratellanza tra i popoli promosse dal messaggio di Rossaro, erano coerentemente costruite come diretto prodotto della guerra e non in maniera alternativa e oppositiva ad essa.
In questo senso, ho preferito parlare di una banalizzazione della pace per quanto riguarda la nuova Campana allestita negli anni Sessanta del Novecento, e non per quanto concerne le prime, nate tra le due guerre. Se si può parlare di una pace universale, sorta all’ombra del Concilio Vaticano II, che alla prova dei fatti risulta ancora una volta utopistica, è necessario, a mio avviso, smettere di attribuire una qualche responsabilità alla “natura umana”, egoistica o peccatrice. L’utopia consiste, piuttosto, nel voler conciliare la pace universale con le modalità capitalistiche della produzione e del consumo, ancora oggi dominanti.

Partendo dall’analisi delle origini nazionali del mito irredentista della Dalmazia e proseguendo con la sua rielaborazione ideologica nell’ambiente della Venezia fascista, la tesi prende in esame, in particolare tramite documenti degli archivi storici dell'Università Ca' Foscari e dell'ISMAR (Istituto di Scienze Marine), le attività e l’interesse rivolto da istituzioni universitarie, di ricerca e culturali alla sponda orientale dell’Adriatico, specie nei primi anni del secondo conflitto mondiale. Vengono considerate le attività e le iniziative dell’ateneo veneziano nel contesto dei progetti imperialisti italiani nel Mediterraneo e nell’Europa Sud-Orientale tra cui il tentativo di creare nell'università un “Istituto per l’Europa Sudorientale e il Levante”. Nel contesto dell’interesse per la questione adriatica particolare attenzione venne rivolta in questo periodo agli studenti slavi, beneficiari non solo di sostegno economico da parte delle organizzazioni fasciste, ma anche di molte iniziative proposte dall’Università, a loro specificamente dedicate. A dimostrazione della pervasività ideologica dell’irredentismo nell’ambito accademico, vengono prese in esame pubblicazioni e discorsi di docenti e rettori cafoscarini, ma anche alcune tesi di laurea del periodo incentrate sul Mediterraneo e sulla Dalmazia, redatte in particolare nel decennio precedente il secondo conflitto mondiale.  

This paper opens with an analysis of the political and security situation in Zadar after the signing of the Trea­ty of Rapallo, which defined the borders between Italy and the Kingdom of Serbs, Croats and Slovenes, in order to achieve a better understanding of the context in which the parliamentary elections of 15 May 1921 took place. It is concluded that Zadar at that time lived in a state of security emergency caused by opponents of the implementation of the Treaty of Rapallo, mostly gathered in the Rismondo and Carnaro volunteer battalions. On Christmas Day 1920, they were disarmed and arrested in a lightning operation ordered by the new civil commissioner, Linares Bonfanti, who had replaced Governor Enrico Millo. Dalmatian Italian leaders, such as Luigi Ziliotto, Natale Krekich, Giovanni Lubin, and others, also underwent a political transformation from militant proponents of the Italianness of Dalmatia to politicians loyal to the Government. Bonfanti thus secured Zadar’s relatively peaceful participation in its first elections as part of the Italian state.
The election campaign showed the political heterogeneity of Zadar’s Italians: members of the old Italian Party, loyal to the authorities, gathered around the newly-established Unione Nazionale. Due to their earlier flirting with D’Annunzio, they hesitated to proclaim their candidate, fearing that D’Annunzio would anno­unce his candidacy in Zadar. Younger political forces organised themselves into the oppositional Fascio and the Dalmatian Republican Party, but proved unable to produce separate or joint candidates for the elections.
The National Council of Slovenes, Croats and Serbs in Zadar presented Alfons Borelli as its candidate, but he withdrew his candidacy some ten days before the elections, highlighting that his candidacy had been wrongly understood as a provocation towards the Italian character of Zadar, and even violently opposed. This paper presents the results of recent archival research, which shows that the reason for Borelli’s withdrawal was actually pressure from the government in Belgrade and the Land Government in Split; he was pressured to withdraw his (Yugoslav) candidacy at the Italian elections for the sake of good Yugoslav-Italian relations.Despite all efforts by the authorities and leaders of the Unione Nazionale to discourage voters from abstaining, turnout was relatively low – only slightly over one half of the registered voters voted for one of the candidates. This was further proof of the abnormal solution of the “Adriatic Question” in Rapallo; a solution that did not take into account the overall interests of either the Italians or the Croats in Dalmatia.

This article analyses the influence of the “myth of Rome” among Italian intellectual and academic élites during the Mussolini’s era. This myth, that used to be the main vehicle of the fascist ideology towards the popular masses, affected the scientific writings of an important Venetian jurist and historian, Bruno Dudan (1905-1943), whose opera was made up of a significant corpus of articles and monographies dedicated to the history of the Republic of Venice and its institutions, with a peculiar focus on the maritime colonies of the Serenissima. By examining the language and the recurring themes of these publications, it will be attempted to de-construct the interpretative pattern which Dudan adopted for justifying the original “romanity” – and the consequent “italianity” – of the Slavic and Greek territories which once had been subjected to Venice and then had become the target of the project of military expansion towards the Eastern Mediterranean pursued by the Mussolini’s regime. The result of this analysis is an original mythography that in some way was contradictory to the fascist propaganda, because of its complex intertwining with Dudan’s personal ideals, the spread of the Irredentist claims of his era and the long-standing memories of the “myth of Venice”: along with these elements, in Dudan’s view the “myth of Rome” constituted not only an ideological frame but also a genealogical background.

La Dalmazia, quale regione italiana irredenta, rappresentò un mito propagandistico di grande importanza nel discorso politico nazionale della prima metà del Novecento: richiesta esplicitamente nel Patto di Londra, essa figurò tra i principali capisaldi delle richieste del nazionalismo italiano successivamente alla Grande guerra, fomentando il dissenso verso la classe dirigente liberale e venendo inclusa nel bagaglio culturale del fascismo. A partire dall’analisi di alcune tesi di laurea conservate presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la trattazione si propone di riassumere un particolare tratto della formazione accademica italiana incentrata sulla traduzione scientifica del mito irredentista in epoca fascista. Tali elaborati, quali prodotti di un interesse eminentemente personale, rappresentano in senso più ampio un ulteriore e inedito spunto di riflessione sulla diffusione dell’ideologia fascista e nazionalista tra la gioventù italiana e dalmata.

ENG
During the first half of the Twentieth century, Dalmatia represented an extremely important propaganda myth in the italian political discourse: explicitly requested in the London Pact, after the Great War it figured as the main pillar of Italian nationalism’s demands, fomenting dissent towards the liberal ruling class and being included in the Fascist cultural background. Starting from the analysis of some degree theses preserved at Ca’ Foscari University of Venice, in this paper I aim to summarize a particular trait of Italian academic education focused on scientifc translation of the Irredentist myth in the Fascist era. These works, as products of personal interest, represent in a broader sense a further and unprecedented starting point for reflection on the spread of fascist and nationalist ideology among Italian and Dalmatian youth.

Nel suo momento di maggior splendore la Repubblica di Venezia aveva reso l’Adriatico il proprio cortile di casa, costellando la costa est di fortezze, approdi e città commerciali sulle cui porte, chiese e palazzi campeggiava il leone di San Marco.
Nel corso dell’Ottocento la dominazione degli Asburgo fu vissuta dapprima con il rimpianto per l’epoca della Serenissima, quindi con l’anelito di congiungersi al Regno d’Italia.
Perfino Trieste (che si era consegnata all’Austria spontaneamente nel Medioevo) divenne «fucina di italiani». Il tutto mentre nascevano anche varie forme di nazionalismo slavo.
[Articolo di carattere divulgativo]

Il testo cerca di ricostruire la breve vita di un trentino di Avio, volontario in divisa italiana nella prima guerra mondiale. Studente inquieto, collaboratore del "Popolo" di Battisti, impegnato nella Società degli Studenti Trentini,  incarcerato per una manifestazione filoitaliana, interventista a Padova. Arruolato il 25 maggio 1915. Combattente presso Rovereto, sulle pendici dello Zugna, a pochi chilometri da Avio, il paese natale. Morto a Zugna Torta il 17 maggio 1916. Al di là degli avvenimenti, il testo tenta di cogliere il profilo politico e ideale di Mario Perotti, individuandolo in una fede patriottica mazziniana e repubblicana.

D’Annunzio als Figur der Medien und Vorbote des Faschismus

Ein historischer Blick, wie D’Annunzio nach dem Ersten Weltkrieg an der östlichen Adriaküste wahrgenommen wurde, zeigt die Anfangsphase der Radikalisierung einer Konfliktgeschichte unter nationalistischen Vorzeichen, die im und nach dem Zweiten Weltkrieg blutig kulminierte.  Dass die Narben aus jener Zeit auch in Slowenien und Kroatien noch immer schmerzen, zeigen auch die heftigen Reaktionen auf die Rede Tajanis.
Wenn heute das Bild des Dichters D’Annunzio als Visionär einer futuristischen Moderne evoziert wird, der sich als selbsternannter ,Comandanteʻ in der barocken Kathedrale des Hl. Vitus in Fiume/Rijeka zum ersten Duce erklärte, und vom Balkon des Gouverneurspalastes aus exaltierte nationalistische Reden schwang und die gestreckte Hand zum „römischen Gruß“ erhob, in denen er das Heldentum zur Religion erklärte, die Gewalt erotisierte und rhetorisch versiert einem italienischen Imperialismus das Wort redete, dann löst dies in Kroatien und Slowenien sogleich historische Assoziationen an die faschistische Besatzung aus.

Il contributo propone l’edizione della prosa scritta da Giovanni Pascoli in reazione all’annuncio della morte del giovane irredentista triestino Guglielmo Oberdan. Aspri accenti anti-austriaci si mescolano a duri giudizi sulla monarchia dei Savoia e il governo italiano in un progetto di articolo giornalistico che, in definitiva, ricalcava gli interventi di Giosue Carducci nella stessa occasione. Il testo, solo parzialmente pubblicato negli anni ’20 e rimasto ai margini del dibattito critico, viene edito sulla base del testimone autografo conservato nell’Archivio di Casa Pascoli con il corredo di una ricostruzione del contesto storico-culturale e di un puntuale commento. Viene quindi tracciata la presenza della figura di Oberdan nella biografia culturale del Pascoli e ricostruito un episodio della particolare ‘fortuna’ della prosa giovanile in epoca fascista. In conclusione è presentata una redazione inedita del manifesto scritto dal poeta nel 1882 per la morte dell'amico socialista Alceste Faggioli.

Catalogue of the the latest Reed Gallery Exhibition, that draws on letters in French and Italian from the Reed Autograph Letters Collection, representing specific moments of European history revealed through the individuality of the writers and recipients. Exhibition of unpublished letters, conserved at the Dunedin City Library Heritage Collections, by: Giuseppe Garibaldi, Vincenzo Gioberti, Camillo Benso Count of Cavour, Giuseppe Mazzini, Carlo Botta, Massimo D'Azeglio, Antonio Canova, Jules Verne, Alexandre Dumas, Louis Blanc, Alphonse Daudet, Louis-Philippe I, Queen Marie Amélie, Adolphe Thiers, Charles Nodier, Felice Pasquale Baciocchi, etc.

[Published in conjunction with the exhibition: “European Treasure: A. H. Reed’s French and Italian Autograph Letters”, in the Reed Gallery of Dunedin City Library, Dunedin, New Zealand, October 23-January 11 2015. Online:  https://www.reedgallery.co.nz/exhibitions/european-treasure

U radu se analiziraju odnosi zadarskih Hrvata i Talijana u razdoblju razvijenih ideja nacionalnih integracija, za vrijeme kapitulacije Austro-Ugarske Monarhije i dolaska prvih talijanskih ratnih brodova i naposljetku tijekom dvogodišnje okupacije za trajanja poslijeratnih mirovnih pregovora. Na temelju izvornih arhivskih dokumenata, onodobnog tiska i odabrane literature zaključuje se da su međunacionalni odnosi u Zadru, uvjetovani političkim utjecajima, često prolazili teške faze netrpeljivosti i međusobnih sukoba. U Zadru se s vremena na vrijeme, u određenim prigodama, postavlja pitanje urbanog, odnosno zadarskog identiteta. Često se pritom može čuti da Zadar zapravo i nema jedinstveni i prepoznatljivi identitet poput drugih, ponajprije dalmatinskih gradova. Takve tvrdnje temelje se na činjenici da je grad, uslijed katastrofalnih posljedica bombardiranja u Drugom svjetskom ratu, kao i zbog neprijateljske politike komunističkog režima prema talijanskom stanovništvu, napustilo gotovo svo stanovništvo koje je osjećalo talijansku nacionalnu pripadnost. Tomu u prilog ide i činjenica da je u gotovo napušteni i razoreni grad u kratko vrijeme pristigao val doseljenika različitog nacionalnog, vjerskog i uopće kulturološkog porijekla. Usporede li se te poslijeratne prilike u Zadru sa stanjem u vrijeme razvijenih nacionalnih integracija s početka 20. stoljeća, uočit će se nepremostiva razlika: od grada koji je bio administrativno sjedište Dalmacije i žarište nacionalnih ideja i politika nije ostalo ništa. Nestao je grad koji je imao sva obilježja pokrajinskog središta – sva civilna, vojna i crkvena upravna tijela, golemo činovništvo, vojsku, javne društvene djelatnike različitih profila – grad

Nacido en el seno de una familia acomodada del Trentino austríaco, Damiano Chiesa se inició desde muy joven a la defensa de la italianità de este territorio. Sus años formativos se caracterizaron por su intensa actividad anti-austriaca, obligándole en más de una ocasión a hacer frente a las amenazas que provenían de la autoridad civil, particularmente atenta a sofocar cualquier ensayo patriótico-irredentista local. Elevado al grado de ‘mártir por la causa italiana’ al finalizar la Gran Guerra, compartió este reconocimiento con el socialista Cesare Battisti y el patriota Fabio Filzi, completando así la célebre tríada del irredentismo trentino.

Born in a middle-class family of the Austrian region of Trentino, Damiano Chiesa became, in his early life, a firm supporter of the Italian identity. During this training period he started a passionate anti-Austrian propaganda, being often a victim of threats and attacks made by the local civil authority. At the end of the First World War he was raised as a new ‘martyr of the Italian sacrifice’, sharing this award with the socialist Cesare Battisti and the patriot Fabio Filzi and including his name in the middle of the famous triad of the Trentino irredentism.

Gli inediti album fotografici raccolti dall'eroe di guerra (medaglia d'oro al valor militare), e "santo dei martiri della Grande Guerra", Fulcieri Paulucci di Calboli dal ventre del conflitto: preziosi, straordinari e significativi scatti tratti dal profondo delle trincee, dalle avanguardie del fronte, dalle stanze del comando militare, dalle retrovie. Immagini uniche provenienti sia dall'ufficio fototecnico dello Stato Maggiore (Fulcieri era fidanzato con la figlia del ViceCapo di Stato Maggiore) che dalle macchine personali degli ufficiali.
Da notare un'incredibile fotografia con R. Kipling, in visita sul fronte carsico.

La trattazione si propone di riassumere la genesi e la storia del movimento studentesco italiano nel contesto delle dinamiche socio-politiche caratterizzanti la questione degli italofoni nell'Impero austro-ungarico di primo Novecento. Allo scopo di fornire un ulteriore spunto di riflessione sul particolare clima del periodo, dopo una parentesi sul contesto generale del mondo giovanile e dell'ambiente universitario italo-austriaco, vengono presi in esame i principali sodalizi protagonisti di quegli anni, come la Società degli Studenti Trentini, l'Associazione Universitaria Cattolica Trentina, la Società degli Studenti Dalmati e l'Innominata, tutti accomunati dalla pervasiva battaglia mirata all'ottenimento dell'università italiana.

ENG
In this paper I aim to summarize the origins and the history of the movements of the italian students related to the social and political issues concerning the italian-speaking people in Austrian-Hungarian Empire at the beginning of 20th century. In order to provide an additional point of view about the period, and after having examinate the general situation regarding the political issues of the italian-speaking students, the paper focuses on the main associations of that period as the Società degli studenti trentini, the Associazione universitaria cattolica trentina, the Società degli studenti dalmati and the Innominata. All of those associations were aimed to obtain an italian-speaking university in the Austrian-Hungarian Empire.

Deve stare ad infinita vergogna dei traditori del comunismo, se per istigazione di odio nazionale e per il gioco della infame e venale politica degli Stati borghesi, dei governi di quelli di secondo rango - che parlano di nazione solo per mettere la nazione all'incanto - è avvenuta divisione ed è perfino scorso sangue fraterno tra lavoratori triestini. E' in queste frange di incontro dei popoli, in queste zone bilingui, che l'internazionalismo proletario deve fare le sue prove rifiutando le bandiere di tutte le patrie per quella unica e rossa della rivoluzione sociale.

Albino Zenatti (Trieste 1859 - Roma 1915) fu studioso di letteratura e uomo di scuola. In questo saggio viene delineato un suo profilo politico, dalle prime tracce del suo impegno patriottico da studente nella città natale fino al ruolo da lui rivestito nell'interventismo. Una presenza rilevante hanno in queste pagine gli amici accanto ai quali si sviluppò il suo percorso, in particolare Salomone Morpurgo e Ettore Tolomei.

This paper will try to provide, in a concise form, the synthesis of new and past knowledge about the phenomenon of messianism 1 , one of the pillars of the political philosophy of Italian revolutionary Giuseppe Mazzini (1805-1872). This paper analyzes the origins, the influence and the power of the irredentist ideas for the naissance of Italian imperialism, and their conditionality with Mazzini's political and theological thought. Mazzini's writings abound with many allusions, quotes, metaphors, and affirmative messages that were deliberately misinterpreted or misused by some of the devotees of his work. For example, it is believed that the "sacralization of the political" and "laicisation of religion",-in this case of Christianity are the two important elements of the Mazzini's philosophy of reincarnation. The issue of the esoteric character of Mazzini's metaphysics represents also a neglected and overlooked aspect of his whole thought. 2 Messianism and the inclination to deist interpretation of historical events led a number of Italian and world intellectuals to recognize in Mazzini an authoritarian thinker.

Seminario destinato al grande pubblico, sul medesimo tema della conferenza organizzata il 6.5.2015 per le scuole superiori (atti pubblicato in https://www.academia.edu/19131507/Citt%C3%A0_redente_e_titoli_roboanti._I_riflessi_araldici_della_Grande_Guerra)
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Seminar aimed at large audiences, on the same theme of the conference held on 06.05.2015 for high school students
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Séminaire visait à un large public, sur le même thème de la conférence tenue le 05/06/2015 pour les élèves du secondaire

Sin dai primi anni Venti Mussolini avviò una campagna di rivendicazioni territoriali nei confronti delle «terre irredente», ossia quei territori ritenuti italiani sotto il profilo storico e culturale ma fuori dei confini d'Italia. Malta e la Corsica furono al centro delle mire espansionistiche dell'Italia fascista nel Mediterraneo. Gli intellettuali del regime furono chiamati ad addurre ragioni linguistiche, storiche e culturali per avvalorare l'idea dell'italianità di còrsi e maltesi: l'intento era quello di persuadere le popolazioni delle due isole ad appoggiare il progetto annessionista fascista. In questo contesto il regime dovette misurarsi con gli attori istituzionali e religiosi che si trovavano in loco. I programmi fallirono miseramente e – fatta eccezione per uno sparuto gruppo di filofascisti maltesi e còrsi – la maggioranza della popolazione restò indifferente, se non ostile ai richiami all'italianità dei fascisti. Ma quali furono le strategie messe in opera dal regime? Su quali argomenti fece leva la propaganda irredentista?

Quello scritto da Francesco Gorgerino è una suggestiva ricostruzione della biografia di Damiano Chiesa, uno dei tre “martiri” trentini condannato a morte dalle autorità militari austro-ungariche nel 1916, narrata dal punto di vista della memoria familiare. L’articolo mette in rilievo anche il ruolo giocato dal Museo della Guerra di Rovereto nella trasmissione della memoria di Damiano Chiesa e nella conservazione dei cimeli e documenti della sua famiglia.

Nell'estate del 1916 Cesare Battisti, Fabio Filzi e Nazario Sauro furono fatti prigionieri durante le operazioni militari e vennero poi giustiziati dagli austroungarici. Essi rappresentavano diverse anime e
sfaccettature del variegato mondo irredentista che già prima di quella
estate aveva sparso il suo sangue per l’Italia, attraverso il generoso contributi dei volontari irredenti esfiltrati dall'Austria-Ungheria allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Battisti, socialista e uomo delle istituzioni, divenne acceso interventista dopo aver tentato la via riformista dallo scranno parlamentare di Vienna; Filzi apparteneva alla generazione successiva, quella degli studenti forgiati dalle petizioni e negli scontri di piazza per ottenere dall’Austria un’università italiana; di umili origini, schietto e verace, Sauro rappresentò quel «popolo» al quale Mazzini a lungo e spesso invano si era appellato.
[Articolo di carattere divulgativo]

Due biglietti inediti di Svevo all'amico Marco Samaja (datati rispettivamente 15 settembre 1925 e 2 dicembre 1926), ritrovati in copia fotostatica nel Fondo Guido Almansi dell'Archivio Prezzolini di Lugano rimandano alla cronaca dei giorni  dell'annessione di Trieste all'Italia scritta da Samaja che ne fu protagonista.

The diploma thesis entitled "Analysis of Croatian-Italian bilateral relations with focus on Italian territorial aspirations" deals with the issue of the same name. The work deals with the analysis of bilateral relations between Croatia and Italy in the last twenty years. Focus is placed on the main problematic moments in relations between the two states. Despite the obvious Italian territorial aspirations both in Istria and in other former Italian territories on the eastern Adriatic coast, Italian-Croatian bilateral relations remain relatively stable. The aim of this work is to explain this phenomenon and answer the research question whether this irredentist rhetoric had and still has a different goal, such as serving for domestic political purposes as one of the populist topics and whether these individual statements of Italian politicians had or still have influence on bilateral relations. On the basis of the (neo) liberal approach and the theoretical concepts based on it (the concept of democratic peace, the concept of interdependence and the concept of transformational power of integration) and through the mentioned problematic points where irredentist rhetoric of individual Italian politicians plays an important role, seeks consequences and suitable explanations. This is a thesis which, in addition to the analysis of bilateral relations, critically reflects on individual theoretical concepts

La dottrina dello stalinismo è questa: il proletariato è il taxi della storia. Lo si affitta per qualunque scopo transitorio, come serbatoio di ingenui atleti della discesa in piazza e dell'incasso di manganellate e anni di galera.

O, se preferite, la classe lavoratrice è l'acqua purgativa della storia. Come a chi non riusciva ad andare di corpo si prescriveva la bottiglia di acqua di Janos, il partito che inquadra gli operai italiani li offre per tutti i casi di stitichezza ostinata del divenire storico: alla lotta per l'indipendenza, la democrazia, l'irredentismo nazionale, la moralità amministrativa, e l'ordine costituzionale.

Lavoratori, alle urne! Lavoratori, sotto gli idranti, i candelotti lacrimogeni e i mitra della Celere! La Patria vi chiama!

As international relations between France and Italy soured in the 1930s, an increasing volume of irredentist literature began to appear in Italian. These books, pamphlets and articles often examined the historical, linguistic and geographical links between Italy and the Alpes-Maritimes, Savoie and Corsica. This chapter intends to examine these publications, providing an overview of their content and to what extent their message was consumed by the Italian community in the territories themselves. It will also seek to understand how the Italian government developed the themes of these publications into semi-official Italian policy during the occupation of 1940-1943. Finally, this chapter will place these publications into the wider sphere of Italo-French relations during the 1930s and 1940s, and in the relations between French and Italian communities in France.