Alessia A. Glielmi, Documenti ed immagini di vita partigiana in montagna: Bisalta 1943-1944, in «Gli archivi e la montagna» a cura di Francesco M. Cardarelli e Maurizio Gentilini (CNR - Collana Documentalia), Roma, 2014 Alle pendici della...
moreAlessia A. Glielmi, Documenti ed immagini di vita partigiana in montagna: Bisalta 1943-1944, in «Gli archivi e la montagna» a cura di Francesco M. Cardarelli e Maurizio Gentilini (CNR - Collana Documentalia), Roma, 2014
Alle pendici della Bisalta, a Boves (Cuneo), si consumò il primo atto di rappresaglia
tedesca contro la popolazione civile: il 19 settembre 1943, all’indomani
dell’Armistizio, la 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”
colpì la città dalle colline circostanti, dando fuoco ad oltre 350 abitazioni, lasciando
sul terreno decine di vittime. Questo primato unisce Boves e la sua
montagna ad un altro primato quello di essere stata la culla dell’opposizione armata
al nazifascismo, la protagonista dei primi fermenti di quel moto che solo
più avanti prenderà il nome di Resistenza. A Boves tutto succede subito, ad un
giorno dall’Armistizio il villaggio e le sue frazioni montane, alle pendici della
Bisalta, cominciano a riempirsi di militari sbandati e di civili che tentano di organizzarsi,
di unirsi per fare “qualcosa”. Si arriva alla spicciolata, isolati o a
gruppi, in salute e feriti, si ci incunea lungo la strada che da Boves porta alla Bisalta
incontrando prima la frazione di Castellar, poi il torrente Colla, poi S.
Giacomo l’ultimo avamposto prima delle mulattiere che si inerpicano sulla
montagna. Si confluisce lì naturalmente, per prendere tempo e poi raggiungere
la via di casa: lo fanno i soldati, pensando che questo luogo possa metterli al
sicuro dai rastrellamenti in corso, lo fanno i civili locali a cui viene richiesto