Archeomafie

Stati Uniti, 22 giugno 2004. Il Cleveland Museum of Art annuncia l’acquisto di un’antica statua greca di bronzo raffigurante il dio Apollo. Forse è l’unica opera originale di bronzo giuntaci del grande scultore greco Prassitele. È uno dei più sensazionali acquisti mai fatti da un museo americano. Da dove è sbucato un capolavoro del genere? Come è finito a Cleveland? Con le armi dell’archeologia ed uno spirito da detective della storia cercheremo di ricostruire le vicende della statua, dalle mani del suo geniale artefice a quelle dei curatori del museo americano, attraverso un intricato labirinto di depistaggi, inganni e bugie, popolato da una miriade di saccheggiatori antichi e moderni, trafficanti senza scrupoli e criminali dal colletto bianco, in un lungo viaggio attraverso il tempo, alla difficile ricerca della verità.

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Una rete di commerci illeciti ha portato nei decenni scorsi centinaia di migliaia di opere d'arte e reperti archeologici dall'Italia a musei stranieri, come il Getty Museum, che oggi possiede circa 44.000 opere d'arte e reperti archeologici greci, romani ed etruschi, quasi tutti classificati ufficialmente come "di provenienza sconosciuta" ed in realtà provenienti dall'Italia, dalla Grecia e da altri paesi dell'area mediterranea.

Curatori e fornitori del Getty Museum sono stati recentemente al centro di indagini internazionali, che hanno dimostrato la provenienza illecita ed il funzionamento del "sistema di approvvigionamento" delle opere d'arte. Le opere non passavano mai direttamente dalle mani dei tombaroli a quelle dei curatori del museo americano, ma attraverso una serie di passaggi, come commercianti d'arte (come Giacomo Medici, Robin Symes, Chrìstos Michailidis e altri) e vendite all'asta, in modo da far perdere le tracce della loro provenienza illecita. Tutte le persone coinvolte in questo sistema erano consapevoli della loro provenienza da scavi clandestini.

""Nel XVIII secolo la città di Siracusa divenne una delle mete principali del Grand Tour, il viaggio di istruzione e formazione che ogni giovane aristocratico europeo del tempo doveva compiere, per via dell’enorme patrimonio storico-artistico ivi custodito e delle bellezze naturali del territorio circostante. Decine di artisti, antiquari, diplomatici e scienziati invasero l’antico centro siciliano alla ricerca delle sopravvivenze di luoghi e monumenti del suo straordinario passato greco, alimentando allo stesso tempo il traffico internazionale di antichità verso musei e collezioni private di tutto il mondo e il fenomeno degli scavi abusivi.
E’ significativo che l’operato del conte Cesare Gaetani della Torre, uno dei protagonisti nel campo della gestione dei beni culturali nella Sicilia della seconda metà del Settecento e autore di importanti opere sulle testimonianze archeologiche ed epigrafiche aretusee, mostri una totale indifferenza nei confronti della politica protezionistica anti-borbonica che aveva cementato le amicizie degli altri antiquari siciliani: l’epistolario del Gaetani risulta, infatti, dominato dai continui richiami degli illustri corrispondenti (Domenico Schiavo, Gabriele Torremuzza, Ignazio Biscari) affinché il destinatario delle lettere, noto per essere disinteressato al possesso degli oggetti recuperati durante le proprie esplorazioni archeologiche, non si privasse di monete, iscrizioni, vasi e altri manufatti rinvenuti nel sottosuolo siracusano per regalarli a viaggiatori e collezionisti stranieri, primo fra tutti sir William Hamilton ambasciatore britannico alla corte di Napoli.
L’idea della creazione di un museo cittadino, gestito da eruditi locali e finalizzato alla tutela e valorizzazione delle ricchezze archeologiche siracusane, cominciò ad essere oggetto di concrete discussioni solo dopo l’eccezionale scoperta negli orti Bonavìa delle statue dell’Esculapio (7 dicembre 1803) e della Venere Anadiomene (7 gennaio 1804) per opera di Saverio Landolina Nava, Regio Custode delle Antichità della Val di Noto e della Val Demone. Il Landolina riteneva che soltanto con una istituzione museale civica sarebbe stato possibile salvaguardare i reperti e le opere d’arte provenienti dalle esplorazioni archeologiche e dalle raccolte private, impedendone l’esportazione illegale a Palermo o, addirittura, al di fuori dei confini del regno borbonico.
Soltanto nel 1809 Saverio Landolina fu in grado di tradurre nella pratica il suo ambizioso progetto culturale poiché mons. Filippo Maria Trigona, vescovo di Siracusa e grande appassionato di antiquaria, si dimostrò favorevole nel mettere a disposizione alcuni ambienti del Seminario ubicato nella zona centrale della città. I lavori di allestimento furono portati a termine nell’arco di quasi due anni e l’inaugurazione ufficiale del museo ebbe luogo il 20 aprile 1811.""

Questa pubblicazione è stata realizzata nell'ambito del progetto "Le Giornate della Legalità: comprendere il presente, orientare il futuro" finanziato dall'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" in occasione della Call "Università per la legalità" promossa dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. La tavola rotonda, “Crimini contro il patrimonio culturale: gli strumenti di tutela nazionali ed internazionali”. ha lo scopo di ripercorrere la storia del ruolo del Patrimonio culturale nella Repubblica italiana, di capire i meccanismi che si creano quando questo Patrimonio culturale nazionale diventa Patrimonio dell’umanità e di porre interrogativi in merito alle azioni di illegalità commesse a danno dei beni culturali e paesaggistici.

L'Osservatorio Internazionale Archeomafie bandisce il concorso di partecipazione al tredicesimo numero (XIII, 2021) della rivista scientifica "Archeomafie" (ISSN 2036-4539), inserita nell'elenco delle Riviste Scientifiche dall'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012). Scadenza: il 15 giugno 2021.

Contributo pubblicato nel dodicesimo numero (XII, 2020) della rivista "Archeomafie. Open Access Journal of Cultural Heritage Protection", dedicato alla memoria del magistrato Paolo Giorgio Ferri.

ARCHEOMAFIE. Rivista dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici. Testata registrata presso il Tribunale di Napoli n.10 del 21/02/2007. Direttore Responsabile: Tsao T. Cevoli. Coordinatore di Redazione: Lidia Vignola. e-mail: redazione@archeomafie.org. Edizione a cura di Liberarcheologia (edizioni@liberarcheologia.it), Piazza S. Maria La Nova 12, 80134, Napoli. Proprietà letteraria riservata.

“Archeomafie” è inserita nell’elenco delle Riviste Scientifiche dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca - National Agency for the Evaluation of Universities and Research Institutes (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012).

Napoli 2020. Stampa in proprio. ISSN: 2036-4539.

Con indagini condotte a partire dal 2008 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, con L'Operazione Bucher, sono riusciti a comprendere le dinamiche di traffici nazionali ed internazionali di reperti apuli, giungendo al sequestro di circa 700 reperti ceramici integri, 90 frammentari e più di 450 monete per un valore complessivo di € 4.350.000,00. I reperti si riferivano a scavi condotti nei territori di Arpi (FG), Botromagno-Gravina in Puglia (BA) e Timmari (MT).
Le operazioni, condotte in collaborazione con le autorità preposte francesi, spagnole, lussemburghesi e tedesche, hanno permesso il rientro in patriadei beni, venduti in gallerie d'arte europee.
Il presente contributo si occuperà, previa presentazione generale sulla regolamentazione dei beni culturali nel nostro Paese, dell'esposizione puntuale delle dinamiche di traffico, dei soggetti coinvolti, delle modalità di spostamento e di ricettazione, dell'entità del bottino trafugato e rivenduto. In ultima analisi si procederà all'analisi archeologica e storico-artistica di uno dei reperti recuperati, un cratere a campana apulo del IV sec. a.C.

Bando di partecipazione al X numero (anno X, n. 10, 2018) della rivista scientifica “Archeomafie” (ISSN 2036-4539), inserita nell’elenco delle Riviste Scientifiche dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012) e pubblicata in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici, Ente di Formazione Superiore e Continua accreditato dalla Regione Lazio ed iscritto all’Anagrafe delle Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ai sensi del D.P.R. n. 382 dell’11 luglio 1980. Scadenza invio articoli: 30 settembre 2018.

Articolo figurante all'interno del IX numero della rivista Archeomafie. Lo studio, sintesi della tesi del Master Archeologia giudiziaria e crimini contro il patrimonio, si propone di analizzare il fenomeno dei crimini contro il patrimonio archeologico all'interno dei confini della regione Marche.

Il lavoro analizza il nuovo reato di furto di bene culturale che si sta introducendo in Parlamento partendo da un’analisi del fenomeno criminale in concreto, il quale rimane il punto di riferimento di queste riflessioni, ciò col fine di muoversi verso una nuova fattispecie che ricopra un’effettiva corrispondenza con le necessità repressive. Si
riflette inoltre sulla dimensione costituzionale dell’interesse tutelato, sulla tecnica legislativa e i conseguenti problemi applicativi e, infine, si propongono una serie di circostanze aggravanti in considerazione di dinamiche delittuose particolari che, producendo un danno maggiore, meritano di essere sanzionate con una maggiore severità.

Questo lavoro si sviluppa indirizzandosi sia agli operatori del diritto che agli altri operatori culturali: verso i primi col fine di aumentare la consapevolezza della complessità della materia e della necessità di un approccio multidisciplinare e interdisciplinare; verso i secondi col fine di offrire una finestra sui meccanismi di assunzione sotto un registro giuridico di elementi, concetti e metodi di altre discipline che si interessano del patrimonio culturale.

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Questo lavoro è stato pubblicato in Archeomafie n.9 del 2017, rivista dell'Osservatorio Internazionale Archeomafie e qui proposto singolarmente e impaginato a colori.
https://www.academia.edu/35604357/T._Cevoli_a_cura_di_Archeomafie_IX_2017_ISSN_2036-4539

Un frammento di pittura parietale di provenienza ignota, raffigurante due uccelli che si abbeverano ad una fontana, in un'ambientazione da giardino, è stato posto in vendita dalla galleria d’arte Phoenix Ancient Art S.A., già nota per numerose vicende giudiziarie legate a traffici internazionali di reperti archeologici e opere d’arte.
Lo stile e il tema della raffigurazione, in particolare l’osservazione dei dettagli in essa rappresentati in modo abbastanza realistico (tre specie di uccelli, altrettante va-rietà di piante ed un labrum), grazie alla possibilità di confronto e di identificazione con animali, piante e oggetti reali, permettono di inquadrare la produzione della pittura in un ambiente come quello dell’Italia meridionale.
Le caratteristiche stilistiche e funzionali del dipinto, inoltre, presentano un’interessante analogia con le pitture dei giardini e dei viridaria delle ville romane dell’area vesuviana, in particolare con quelle di Oplontis. Considerato, inoltre, che tale territorio è stato oggetto di ripetute e documentate attività di scavi clandestini, si potrebbe ipotizzare una provenienza del frammento di pittura parietale da tale contesto.

For centuries the places of worship of the dead, such as the archaeological necropolis, have been subjected to looting by the “tombaroli”, but this phenomenon increasingly concerns even today’s cemeteries. Since they hold artworks and masterpieces of various age, even modern tombs are subjected to very refined and well-organized art thefts. This paper acquaints the multiple episodes of looting which concern one of the most ancient tombs of the Monumental Cemetery of Catania, an eclectic building owned by an antique dealer. For his architectural evidences of suspected archaeological provenance and remarkable artistic importance, in 1950 it was declared “of especially important interest for the Cultural Heritage” by the Ministry in charge. Despite the protection constraint, during its existence this funerary building was depleted of many of the artworks and decorations that adorned it, until 2017 when the monumental bronze chariot disappeared from the top. This theft is wrapped in fascinating mysteries and blatant misunderstandings, which we will try to understand in the light of our research.

Bando di partecipazione al IX numero (anno IX, n. 9, 2017) della rivista scientifica “Archeomafie” (ISSN 2036-4539), inserita nell’elenco delle Riviste Scientifiche dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012) e pubblicata in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici,
e pubblicata in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici, Ente di Formazione Superiore e Continua accreditato dalla Regione Lazio ed iscritto all’Anagrafe delle Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ai sensi del D.P.R. n. 382 dell’11 luglio 1980.

Scadenza invio articoli: 30 settembre 2017.

Contributo pubblicato nel numero XI, 2019, della Rivista dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici, inserita nell’elenco delle Riviste Scientifiche dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca - National Agency for the Evaluation of Universities and Research Institutes (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012).

" Heritage Crime'' is a term used in the anglo-saxon world to define a wide range of criminal activities, from vandalism to illegal export of cultural objects, so strictly related with the cultural heritage issue. For his great effect, this topical subject has begun to appear often on newspapers and it is attracting always more frequently academic (in particular criminological and archeological) attention. As has been already stated elsewhere, the range and frequency of crimes can vary " dramatically across countries states cities, and...neighborhoods " (Ludwig and Kling, 2007, p. 491). The aim of our essay is to explore the concept of " heritage crime " in Italy, a country that, despite several international conventions and its national jurisdiction, continues to suffer from looting and destruction of archeological sites. In addition, this situation is exacerbated by the presence of organized crime (like Mafia and Camorra), in particular in Southern Italy regions, where are located a large number of UNESCO's world heritage sites. So, considered this peculiar situation, the italian word " archeo-mafia " has been created in order to explane the connection between heritage crimes and organized crime networks. Using new evidence and focusing on recent events that took place in the city of Vibo Valentia (Calabria), where an entire archeological area with Roman temples has been recently looted, we present, relying on criminological and archeological backgrounds, the paradoxical italian situation; in spite of the extension and the importance of its extraordinary cultural heritage-Italy counts 50 UNESCO World Heritage Sites the most of any country on the World Heritage List-the legislative instruments are still unsuitable because they are distant from the correct interpretation of the entire problem and so related with an anachronistic vision. In particular, there isn't in fact a specific type of offence about crimes against the cultural heritage, while at least 16 typology of criminal enteprises are recognized in the Italian legislation. Finally, we discuss the problems arising from this lack in the law related with the difficulty of punishment the culprits.

L’INTERPOL, in quanto Organizzazione internazionale della polizia criminale, rientra tra le istituzioni attive sullo scenario internazionale più direttamente preposte al contrasto dei fenomeni criminali a danno del patrimonio culturale.

Intervista al Dr. Corrado Catesi, Coordinatore della Works of Art Unit dell’INTERPOL, sul tema del traffico illecito di beni culturali.

Scopriamo assieme un'opera letteraria che per me è stata illuminante. "Il volume “The Medici Conspiracy: The Illicit Journey of Looted Antiquities – From Italy’s Tomb Raiders to the World’s Greatest Museums” rientra a pieno titolo nella bibliografia dedicata al tema delle archeomafie e dell’archeologia giudiziaria"

"L'opera letteraria testimonia minuziosamente le fasi del processo di trafugamento delle opere e le modalità con le quali esse sono state immesse illecitamente nel mercato illegale"