C. MALACRINO, A. QUATTROCCHI, R. DI CESARE (a cura di), L’antichità nel Regno. Archeologia, tutela e restauri nel Mezzogiorno preunitario. Atti del Convegno (Reggio Calabria 2017), MArRC Convegni 3, Reggio Calabria, 2020
The aim of this paper is to celebrate the Sicilian Canon Giuseppe Alessi, a very extraordinary ev... more The aim of this paper is to celebrate the Sicilian Canon Giuseppe Alessi, a very extraordinary even if not very well known personality. He was born in 1774 in Castrogiovanni (Enna) and died in Catania during cholera epidemic in 1837. He was a prominent intellectual living between the end of 17th and the beginning of 18th century. He had a lot of interests: mineralogy and archaeology, literature and history, law and science. Supporting his researches, in a long time he collected many various objects: minerals, fossils, insects, shells, books, antique prints, paintings and archaeological findings. According to the provisions of his will, the collection was sold to the Mother Church in Castrogiovanni (Enna) to become a museum and finally in 1862 it opened to the public in a building close to the church. There, together with the Barone Petroso collection, donated to the Mother Church in 1815, the Alessi collection became the main core of the first city museum, giving the name to the museum itself, thence called Museo Alessi. Despite of the collection artistic value, the museum close to the public in 2006 for management difficulties and today it’s still closed also for structural damage to the building.
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Grazie al contributo di fisici afferenti all rete per i beni culturali CHNet dell’INFN è stat così realizzata nel 2018 una seconda, nuova campagna di indagini diagnostiche con tecniche non invasive, concentendo di analizzare una selezione di reperti del museo regionale di Aidone, tra cui la celebre statua di divinità nota come la dea di Morgantina.
Il paper presenta i risultati di questa nuova campagna di analisi, nel tentativo di rimarcare il grande contributo della scienza ad una conoscenza sempre più approfondita dell’arte antica.
Il programma della manifestazione prevede una serie di interventi tecnici in cui sarà illustrato il ruolo del colore nell’arte antica e l’importanza delle analisi diagnostiche in funzione anche di eventuali interventi di restauro. Verrà quindi presentato il progetto di ricerca “Morgantina a colori”, avviato nel 2014 dall’archeologa Serena Raffiotta per indagare - in stretta collaborazione con esperti in diagnostica dei beni culturali e mediante il ricorso a tecniche d’analisi non distruttive e non invasive e l’impiego di sofisticati strumenti - la natura dei pigmenti sui reperti da Morgantina. Saranno illustrati gli esiti della prima campagna di analisi diagnostiche realizzate nel 2014 dalla società S.T. Art-Test e quelli del più recente intervento (2018) sostenuto dalla rete CHNet (Cultural Heritage Network) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che ha previsto - tra l’altro - lo studio dei colori della dea di Morgantina. L’obiettivo finale dell’ambiziosa ricerca, che ha preso avvio nel 2014 in collaborazione col Museo Archeologico Regionale di Aidone, è quello di creare un database delle stesure pittoriche in uso nel sito in età greca nonché di rintracciare la natura dei pigmenti e l’evoluzione delle tecniche pittoriche.
L’iniziativa prevede, a livello nazionale, la presenza presso musei e siti archeologici di ricercatori di Università, CNR, INFN, ENEA ed altri enti di ricerca allo scopo di dare la possibilità ai visitatori di avere informazioni e delucidazioni relativamente all’utilizzo di metodologie scientifiche per la diagnostica, conservazione e valorizzazione dei reperti e delle opere d’arte. Anche al Museo Archeologico di Aidone sarà presente un gruppo di ricercatori che, a conclusione dell’incontro di studi, proporrà un’attività laboratoriale per dimostrare al pubblico l’utilizzo dei più comuni strumenti in uso per lo studio del colore nell’arte, analizzando una selezione di reperti policromi da Morgantina (tra cui la statua della dea).
archeologica in occasione di lavori pubblici realizzati nell’area urbana ed
extra-urbana.In tale contesto si inserisce l’attività di consulenza scientifica per sorveglianza archeologica realizzato nell’ambito di un progetto destinato al consolidamento delle pendici nord dell’abitato, quelle sottostanti l’edificio dell’ex mattatoio comunale oggi adibito a Museo Etnoantropologico, che costeggiano e sovrastano la Strada Provinciale. L'artico sintetizza gli esiti delle scoperte effettuate nelle due fasi del progetto: 2007-2008 e 2013.
Grazie al contributo di fisici afferenti all rete per i beni culturali CHNet dell’INFN è stat così realizzata nel 2018 una seconda, nuova campagna di indagini diagnostiche con tecniche non invasive, concentendo di analizzare una selezione di reperti del museo regionale di Aidone, tra cui la celebre statua di divinità nota come la dea di Morgantina.
Il paper presenta i risultati di questa nuova campagna di analisi, nel tentativo di rimarcare il grande contributo della scienza ad una conoscenza sempre più approfondita dell’arte antica.
Il programma della manifestazione prevede una serie di interventi tecnici in cui sarà illustrato il ruolo del colore nell’arte antica e l’importanza delle analisi diagnostiche in funzione anche di eventuali interventi di restauro. Verrà quindi presentato il progetto di ricerca “Morgantina a colori”, avviato nel 2014 dall’archeologa Serena Raffiotta per indagare - in stretta collaborazione con esperti in diagnostica dei beni culturali e mediante il ricorso a tecniche d’analisi non distruttive e non invasive e l’impiego di sofisticati strumenti - la natura dei pigmenti sui reperti da Morgantina. Saranno illustrati gli esiti della prima campagna di analisi diagnostiche realizzate nel 2014 dalla società S.T. Art-Test e quelli del più recente intervento (2018) sostenuto dalla rete CHNet (Cultural Heritage Network) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che ha previsto - tra l’altro - lo studio dei colori della dea di Morgantina. L’obiettivo finale dell’ambiziosa ricerca, che ha preso avvio nel 2014 in collaborazione col Museo Archeologico Regionale di Aidone, è quello di creare un database delle stesure pittoriche in uso nel sito in età greca nonché di rintracciare la natura dei pigmenti e l’evoluzione delle tecniche pittoriche.
L’iniziativa prevede, a livello nazionale, la presenza presso musei e siti archeologici di ricercatori di Università, CNR, INFN, ENEA ed altri enti di ricerca allo scopo di dare la possibilità ai visitatori di avere informazioni e delucidazioni relativamente all’utilizzo di metodologie scientifiche per la diagnostica, conservazione e valorizzazione dei reperti e delle opere d’arte. Anche al Museo Archeologico di Aidone sarà presente un gruppo di ricercatori che, a conclusione dell’incontro di studi, proporrà un’attività laboratoriale per dimostrare al pubblico l’utilizzo dei più comuni strumenti in uso per lo studio del colore nell’arte, analizzando una selezione di reperti policromi da Morgantina (tra cui la statua della dea).
archeologica in occasione di lavori pubblici realizzati nell’area urbana ed
extra-urbana.In tale contesto si inserisce l’attività di consulenza scientifica per sorveglianza archeologica realizzato nell’ambito di un progetto destinato al consolidamento delle pendici nord dell’abitato, quelle sottostanti l’edificio dell’ex mattatoio comunale oggi adibito a Museo Etnoantropologico, che costeggiano e sovrastano la Strada Provinciale. L'artico sintetizza gli esiti delle scoperte effettuate nelle due fasi del progetto: 2007-2008 e 2013.
ARCHEOMAFIE. Rivista dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie in collaborazione con Liberarcheologia e con il Centro per gli Studi Criminologici. Testata registrata presso il Tribunale di Napoli n.10 del 21/02/2007. Direttore Responsabile: Tsao T. Cevoli. Coordinatore di Redazione: Lidia Vignola. e-mail: redazione@archeomafie.org. Edizione a cura di Liberarcheologia (edizio-ni@liberarcheologia.it), Piazza S. Maria La Nova 12, 80134, Napoli. Proprietà letteraria riservata.
“Archeomafie” è inserita nell’elenco delle Riviste Scientifiche dall’Agenzia Na-zionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca - National Agency for the Evaluation of Universities and Research Institutes (Delibera ANVUR n. 17 del 20/02/2013 ai sensi del DM 76/2012).
Napoli 2019. Stampa in proprio. ISSN: 2036-4539.
Le testimonianze archeologiche dalle numerose aree di culto dell’antica Morgantina, tutte esclusivamente consacrate al culto della coppia divina Demetra e Persefone, a cui almeno in un caso (il complesso sacro di San Francesco Bisconti) si affianca il dio Ade, hanno documentato con chiara evidenza il ruolo del cibo e del bere in ambito rituale, come elemento fondamentale delle pratiche cultuali.
Pur nell’attuale assenza - nel sito in questione - di indagini scientifiche a supporto di quest’ambito di ricerca (sui resti ossei e sui paleosuoli in particolare), gli spazi santuariali adibiti a pasti in comune in occasione di feste religiose, il vasellame utilizzato durante i riti e i banchetti sacri, i resti di sacrifici animali e le riproduzioni miniaturistiche fittili di alimenti consacrati agli dei rimangono la testimonianza tangibile di articolati rituali - ben noti dalle fonti letterarie antiche - in cui il consumo collettivo di cibo e bevande assumeva un forte ruolo simbolico.
Analizzando le più significative testimonianze venute alla luce nei santuari di Morgantina, la relazione intende evidenziare la strettissima connessione tra cibo e sacro nel mondo greco.
Dopo aver compiuto studi letterari, filosofici e matematici tra Castrogiovanni (Enna) e Catania, fu docente di Lettere e Filosofia nella città natale, quindi divenne sacerdote finché nel 1816, non senza contrasti, ottenne la Cattedra di Diritto Canonico all’Università di Catania, città in cui visse a lungo emergendo come una delle più vivaci personalità del tempo. Socio dell’Accademia Gioenia di Catania, dell’Istituto Archeologico di Roma e collaboratore del ‘Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia’, esperto archeologo del Museo Biscari, fu insignito da Ferdinando II di Borbone del titolo di ‘Cavaliere del Real Ordine di Francesco I’ per il grande impegno culturale e politico.
I suoi interessi spaziavano dalla mineralogia all’archeologia, dalle lettere alla storia, dalla politica alle scienze. A sostegno dei suoi studi, e particolarmente di quelli storici finalizzati alla redazione della ‘Storia critica di Sicilia” edita a Catania nel 1843, raccolse nel tempo nella casa catanese una ricchissima collezione dei più svariati oggetti - minerali e fossili, insetti e conchiglie, libri e antiche stampe, dipinti, ceramiche, statuette e monete - raccolta che alla sua morte, per testamento, fu ereditata dal fratello Antonino. Con specifico riferimento alla parte archeologica della collezione, pur nell’ovvia difficoltà di dare un contesto certo di provenienza ai tanti manufatti che la compongono, per lo più di provenienza siciliana e cronologicamente inquadrabili tra la preistoria e l’alto medioevo, i reperti sono comunque di straordinaria importanza come testimonianza della moda antiquaria del tempo: la collezione numismatica, tra le più importanti della Sicilia, vanta circa 4000 esemplari in gran parte di epoca greca, mentre di notevole interesse sono un gruppo di rare ghiande missili in piombo e la serie di statuette magico-rituali egizie note sotto il nome di ushebti. Non manca la ceramica figurata, sia d’importazione che siceliota, le lucerne sono attestate in gran numero, interessante è la serie dei bronzetti e la coroplastica attestante il culto di Demetra/Cerere nell’area ennese.
Onorando la volontà dello stesso Canonico Alessi, il quale nel testamento auspicava che la collezione in tutto o in parte fosse donata alla Chiesa Madre di Castrogiovanni (Enna) per farne un museo ‘in luogo pubblico e a pubblica instruzione’ , dopo un tentativo fallito di smembramento e vendita della stessa da parte del fratello Antonino che l’aveva ereditata, fortunatamente nel 1860 la preziosissima raccolta venne acquisita dalla Fabbriceria del Duomo e nel 1862 per la prima volta esposta al pubblico in un edificio annesso al Duomo, divenendo insieme alla Collezione Petroso, già donata alla Chiesa Madre nel 1815, il nucleo del primo museo ennese.
Alterne vicende occorse durante lo scorso secolo riguardanti la gestione del museo della Chiesa Madre, intitolato al Canonico Alessi, hanno portato nel 1987 all’apertura - con la collaborazione della Soprintendenza i Beni Culturali e Ambientali di Enna, incaricata dell’allestimento - di una nuova più dignitosa sede per la collezione, costruita già negli anni Quaranta dal Comune di Enna. Ma questo passo importante non è bastato per rendere al Canonico Alessi i meritati onori. Nonostante la ricchezza della raccolta e l’importanza della sua figura, infatti, il pregevole museo a lui intitolato è stato costretto a chiudere i battenti nel 2006, dopo vari periodi di chiusure temporanee determinate da difficoltà economiche connesse a problemi gestionali tra la Chiesa e l’Amministrazione Comunale.
Una grave perdita per Enna, connessa al rischio che un così illustre cittadino sia del tutto dimenticato e sconosciuto alle nuove generazioni, le quali non hanno mai avuto occasione di visitare il museo né di accostarsi alla conoscenza di uno studioso tanto straordinario.
Il presente contributo, dunque, è motivato dal forte desiderio di continuare a far parlare di questo grande studioso siciliano e della sua fama, che varcò i confini nazionali in un tempo in cui l’archeologia aveva anche un ruolo patriottico, potendo celebrare attraverso quei preziosi reperti la gloria delle antiche civiltà e degli antenati.
In the Getty collection since 1985, the terracotta head was stolen in the late Seventies from Morgantina, the archaeological site in Sicily famous all over the world because of other important returns of stolen goods from USA: the archaic acroliths in Tempelsman collection (2009), the silver treasure in the collection of MET in NY (2010) and the ‘Getty Aphrodite’ (2011).
The Getty Hades head was related to Morgantina after a research published in 2007 about some Greek terracotta votives in Aidone Archaeological Museum, where a little blue painted curl of Hades beard in the Getty collection was housed. So this blue curl in Aidone allowed to claim the repatriation of the head from USA.
My presentation will focus on Hades’head history, from the theft to the return to Italy, considering that at the moment this event is in the spotlight of international press and scientific community.
The plateau of Enna, characterized on different sides by the presence of hundreds of caves, depicted and described by bewitched eighteenth and nineteenth century travellers, represents an evident and significant example of continuity. The local geology has deeply influenced the way of populating the land, promoting the excavation of caves for the most various purposes: they were used as graves, residences, workshops, stables, with the result of a town almost entirely realized “by taking away”.
Just recently subject matter of researches, Enna today represents a basis for comparison on a survey of the phenomenon of “living in caves” in Sicily and Southern Italy. Unfortunately the reuse during the centuries has often altered the original characters of the caves, many of which still in use. Considering their importance, it would be worthwhile taking a census and extensively examine them through a desiderable – as well as necessary- shared project of conservation and enhancement, better if with touristic purposes as in the prime example of Matera, so that the caves of Enna could for ever preserve the memory of a town built up, since its birth, upon and inside the rock.