Niccolò Morelli
LA CONVIVIALITÀ
NEI QUARTIERI
DI MILANO,
BOLOGNA E ROMA
Un’analisi mixed-method
sulle Social Street
PER
LA PERSONA
SOCIOLOGIA
Prefazione di Tommaso Vitale
SOCIOLOGIA
PER
LA PERSONA
Il gruppo SPe – Sociologia per la persona – nasce nel 1995, raccogliendo studiosi che, a
partire dall’impegno pionieristico di Achille Ardigò , condividono i valori del primato della
persona e della sua libertà nella vita sociale. La presente collana raccoglie contributi che,
in linea con tali valori, affrontano in maniera scientificamente rigorosa tematiche centrali
per lo sviluppo sociale e per la crescita di una convivenza civile, libera, democratica,
solidale, rispettosa delle diverse culture e capace di valorizzare i differenti ambiti
associativi e comunitari. All’interno di questo quadro, la collana si pone come luogo di
riferimento per le aree tematiche e disciplinari che afferiscono alla riflessione sociologica
e si offre come strumento di valorizzazione della loro qualità scientifica.
Direzione: Vincenzo Cesareo
Comitato scientifico:
Salvatore Abbruzzese, Maurizio Ambrosini, Natale Ammaturo, Simona Andrini, Augusto Balloni,
Sergio Belardinelli, Vaclav Belohradsky, Luigi Berzano, Elena Besozzi, Rita Bichi, Roberta Bisi,
Andrea Bixio, Lucia Boccacin, Franco Bonazzi, Vincenzo Antonio Bova, Laura Bovone, Michele
Cascavilla, Bernardo Cattarinussi, Costantino Cipolla, Roberto Cipriani, Michele Colasanto, Fausto
Colombo, Ivo Colozzi, Consuelo Corradi, Salvatore Costantino, Federico D'Agostino, Lucio
D’Alessandro, Marina D’Amato, Giovanni Delli Zotti, Roberto De Vita, Paola Di Nicola, Pierpaolo
Donati, Antonio Fadda, Alberto Febbrajo, M. Caterina Federici, Fabio Ferrucci, Luigi Frudà,
Gianpiero Gamaleri, Franco Garelli, Chiara Giaccardi, Mario Giacomarra, Guido Gili, Giovannella
Greco, Renzo Gubert, Michele La Rosa, Antonio La Spina, Clemente Lanzetti, Silvio Lugnano,
Mauro Magatti, Maria Luisa Maniscalco, Stefano Martelli, Antonietta Mazzette, Lella Mazzoli,
Alfredo Mela, Rosanna Memoli, Alberto Merler, Everardo Minardi, Angela Mongelli, Giacomo Mulè,
Massimo Negrotti, Mauro Palumbo, Carlo Pennisi, Valentino Petrucci, Giovanni Pieretti, Gloria
Pirzio, Gabriele Pollini, Sebastiano Porcu, Monica Raiteri, Raffaele Rauty, Luisa Ribolzi, Giovanna
Rossi, Giancarlo Rovati, Annamaria Rufino, Bruno Sanguanini, Giovanni Sarpellon, Ernesto Ugo
Savona, Antonio Scaglia, Silvio Scanagatta, Riccardo Scartezzini, Domenico Secondulfo, Giovanni
B. Sgritta, Raimondo Strassoldo, Alberto Tarozzi, Mariselda Tessarolo, Bernardo Valli, Angela
Zanotti, Paolo Zurla.
Comitato di redazione:
Marco Caselli, Maria Teresa Consoli, Anna Cugno, Gennaro Iorio, Andrea Millefiorini,
Massimiliano Monaci, Daniele Nigris, Andrea Vargiu, Angela Maria Zocchi
I volumi pubblicati sono sottoposti alla valutazione anonima di almeno due referee esperti.
Copyright © 2022 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788835142218
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Niccolò Morelli
LA CONVIVIALITÀ
NEI QUARTIERI
DI MILANO,
BOLOGNA E ROMA
Un’analisi mixed-method
sulle Social Street
Prefazione di Tommaso Vitale
SOCIOLOGIA
PER
LA PERSONA
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Il volume è stato pubblicato con il contributo dell’Università Cattolica del “Sacro
Cuore” di Milano
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L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore ed è pubblicata in versione
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Indice
Presentazione: città e urbanizzazione nell’analisi della partecipazione, di Tommaso Vitale
pag.
Introduzione
2
1. La socialità urbana
. Il concetto di comunità
2. Il concetto di efficacia collettiva
. Il concetto di convivialità
4. La comunità digitale
5. Ipotesi
29
2. L’associazionismo
. Associazionismo: tra scuola di democrazia e autoselezione dei partecipanti
2. Associazionismo oggi: tra continuità e discontinuità
. Associazionismo e Social Street: alcune ipotesi
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42
3. Social Street: un’analisi della letteratura
. Social Street e lo spazio della socialità: la natura
urbana del fenomeno
2. Social Street e piattaforme digitali
. Social Street e partecipazione
4. Social Street e socialità
5. Ipotesi
4. Dati e metodo
. La survey
2. Le interviste semi-strutturate agli amministratori
. Strumenti etnografici
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4. La mappatura delle Social Street e dei loro residenti
5. Le variabili censuarie utilizzate
. L’approccio comparativo
pag.
5. Le caratteristiche socio-economiche delle Social
Street e degli Streeter
. La mappa delle Social Street
2. Caratteristiche edilizie delle aree interessate
. L’evoluzione delle vie che ospitano le Social Street
nelle caratteristiche socio-demografiche dei loro abitanti
4. Caratteristiche economico-commerciali delle Social Street
5. La composizione socioeconomica degli Streeter
. Gli Streeter e i uartieri coinvolti: un fenomeno di
middle-upper classes
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6. La socialità degli Streeter
. Le motivazioni degli Streeter: socialità e non solo
2. La socialità prodotta
. L’importanza della percezione della sicurezza
4. Il sentimento di appartenenza alla Social Street
5. I fattori dell’appartenenza
. Gli Streeter e le Social Street: alla ricerca di socialità e sicurezza
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0
2
5
7. La partecipazione e il senso civico degli Streeter
. La partecipazione associativa
2. L’interesse per la politica
. Gli amministratori delle Social Street
4. Le dinamiche della partecipazione degli Streeter
5. La comparazione tra le tre città nella partecipazione degli Streeter
. L’alto impegno civico degli Streeter: tra continuità
e discontinuità con il modello della centralità sociale
28
28
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4
8. Mobilità, attaccamento al quartiere e civismo nelle
parole degli amministratori delle Social Street
. Mobilità e attaccamento al uartiere
2. La Social Street: orientata unicamente alla socialità
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. La politica e la partecipazione civica nelle opinioni
degli amministratori delle Social Street
pag.
Conclusioni
Appendice
Bibliografia di riferimento
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Ognuno è alla ricerca: di un po’ di pane,
di un po’ di affetto
e di sentirsi a casa da qualche parte
(Luigi Verdi)
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Prefazione: città e urbanizzazione nell’analisi della
partecipazione
di Tommaso Vitale
Le prefazioni sono solitamente molto noiose, a loro modo inutili. Spero
di non sprecare il tempo del lettore per un testo celebrativo che invita alla
lettura. Se avete in mano uesto libro, vuol dire che avete già deciso di leggerlo e cercate una spiegazione sociologica alle ragioni di mobilitazione collettiva nelle Social Street. Il primo passo lo avete già fatto, e non sta a me
farvi venire voglia di leggere uesto libro.
La sociologia al suo meglio permette di scoprire aspetti della realtà che
non conoscevamo, a volte nemmeno giocandovi un ruolo da protagonisti.
ermette di andare al di là della descrizione fenomenologica, attenta all’esperienza delle persone. Si ricongiunge a un anelito profondo delle persone, fin
dalla pi tenera età, di comprendere e spiegare, di rispondere a domande profonde e, a volte, irriverenti, che iniziano con “ erch ” e finiscono con un
punto di domanda.
Il testo di Morelli che avete in mano appartiene proprio a uesta tradizione
nobile delle scienze sociali. Si chiede perch alcune persone sono pi disponibili di altre a impegnarsi per il proprio uartiere, e ad aiutarsi reciprocamente. erch ueste persone si trovano pi facilmente in alcuni uartieri e
non in altri. erch si appassionano ad alcune forme di azione, e ignorano o
ne trascurano altre. erch uando agiscono insieme a volte sono pi efficaci
e a volte meno. rova a rispondere a ueste domande senza concedere nulla
agli argomenti deterministi, ma nemmeno lasciando libero corso ad aneddotica, a facilonerie indulgenti che descrivono tipi di opzioni, e non i meccanismi esplicativi della fre uenza con cui ricorrono uesti tipi. Si tratta di un
grande libro, basato su una gran bella ricerca.
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Le mobilitazioni collettive, al cuore degli studi urbani
L’analisi delle mobilitazioni collettive nelle città è uno dei grandi campi
di studio delle scienze storico-comparative. Differenti scuole di pensiero e
tradizioni di analisi si confrontano per comparare lo sviluppo e l’efficacia
dell’azione collettiva di cittadini, abitanti, gruppi di interesse e collettivi pi
o meno formalizzati. Dai lavori pioneristici di Manuel Castells sul rapporto
fra movimenti urbani e lotte per i servizi collettivi ( 9 ) fino allo sviluppo
degli studi comparativi sulle mobilitazioni contro sgomberi ed eviction nelle
metropoli a forte crescita demografica (Desmond, et. Al. 20 8), lo studio dei
conflitti locali si è consolidato come uno dei campi pi importanti per le
scienze dell’urbano. pposizioni contro i grandi progetti urbani e i loro effetti di gentrificazione ed espulsione degli abitanti a basso reddito ( einstein, en 2009) per preservare luoghi di interesse comunitario e pietà popolare, luoghi di culto e mausolei (Deboulet, Lafaye 20 8) iniziative di contrasto allo sviluppo guidato dalla mobilità automobilistica di orientamento,
animazione e aggregazione per i giovani anche conflittuali per rivendicare,
ottenere e strappare alla rendita fondiaria luoghi per lo sport popolare e le
attività di creazione artistica e socialità (Martinez-Lopez, 20 8), forme di
solidarietà e neo-mutualismo a sostegno dei lavoratori pi precari della consegna a domicilio e della micro-logistica urbana: sono moltissimi gli esempi
di studi e ricerche sul rapporto fra società e mobilitazioni collettive. elazioni fra pari e alleanze con esperti, giornalisti e giuristi spesso si affermano
pi facilmente (Fourchard, 2020) che forme di coalizione fa gruppi simili in
diversi contesti (Baldassarri e Diani, 200 ). eti e configurazioni di attori
sono stati analizzati per le proprietà di coloro che le compongono, per le
forme di interazione che vi si esprimono, ma anche in rapporto al contesto
strutturato di opportunità in cui sono inserite.
In uesto uadro di conoscenza cumulativa, lo studio delle Social Street,
apporta molti contenuti importanti sulle forme di azione contemporanea.
uestioni di identità, comunità e sicurezza si intrecciano nell’interesse per la
strada in cui si abita. Mutualismo e messa in comune di tempo e piccole attrezzature si legano indissolubilmente con le poste in gioco di orientamento
sull’informazione pi pertinente per accedere alle opportunità (siano esse
messe a disposizione dalla pubblica amministrazione, da altre associazioni o
dal mercato). Il tutto associato a una vera attenzione per la convivialità, nelle
sue componenti di disponibilità reciproca, di costruzione di occasioni di festa, di celebrazione e non solo di critica e rivendicazione.
Le Social Street, per come le scopriamo in uesto libro, presentano anche
una serie di tratti che interrogano il rapporto fra azione collettiva e uella che
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arro e illy (2005) hanno chiamato contentious politics, ovverosia forme
di azione collettiva che indirizzano delle rivendicazioni all’attenzione della
politica e delle istituzioni di governo (locale, o sovralocale che siano). Il rapporto alla rivendicazione, agli attori della politica, all’organizzazione dei
beni e servizi collettivi e anche alla regolazione delle politiche pubbliche e
dei mercati, è estremamente sfumato. Molte sfumature e nuances sono introdotte con dovizia da Morelli, a fronte di un campo di azione che nell’insieme
si allontana dal dialogo, la sfida e la collaborazione con la politica .
Nell’intreccio fra neo-mutualismo, selezione dell’informazione e cura
della convivialità, le Social Street rivelano, uindi, elementi fondamentali
delle società urbane italiane, e del loro legame strutturante con gli aspetti pi
difficili di accesso ai beni materiali, alle risorse relazionali ma anche di rapporto alla conoscenza e all’informazione2.
Un campo straordinario, vivace, in piena espansione per le scienze sociali,
di cui possiamo interrogare l’utilità sociale: serve Serve oggi cumulare conoscenza scientifica sull’efficacia collettiva delle mobilitazioni locali La
domanda non ha una risposta scontata. er rispondere bisogna prima di tutto
tematizzare le ragioni per cui in sociologia urbana l’efficacia dell’azione collettiva è diventato un tema di primaria importanza e poi accennare alle teorie
dell’apprendimento sociale, e prendere posizione.
Efficacia collettiva
In sociologia urbana, il termine efficacia collettiva riveste un ruolo fondamentale. L’articolo di Sampson, Morenoff e arls ( 999) che ha pi diffuso l’uso del concetto, pur essendo tutto interno al dibattito sulle mobilitazioni nei uartieri delle pi grandi metropoli americane, è diventato un nuovo
classico della sociologia urbana contemporanea, e ha di gran lunga attraversato i confini del dibattito statunitense. Sono almeno due le ragioni per l’importanza assunta dall’analisi dell’azione collettiva in termini di efficacia
nelle scienze politiche e sociali dell’urbano.
imando in proposito al recente saggio di Vittorio Mete, che affronta gli aspetti di contesto legati a uesto rapporto distaccato con la politica anche all’interno dei mondi dell’inclusione e dell’attivismo mutualistico e solidale ma mi permetto di rimandare anche a Vitale
(202 ).
2 Secondo la bella formula di Alberto Melucci ( 99 ), che forse pi di chiun ue altro fu
in grado di anticipare le poste in gioco essenziali legate all’informazione e alla conoscenza
negli anni successivi alla sua morte, e la cui lettura sistemica delle società contemporanee e
del loro rapporto conflittuale con la conoscenza diventa ancora pi cruciale negli ultimi anni
segnati dalla pandemia planetaria del Covid- 9 (Alteri et al., 202 ).
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Da un lato perch uno dei risultati pi solidi della ricerca empirica comparativa, in diversi contesti, mostra proprio come nei uartieri in cui la composizione sociale è mista, con una presenza sia di classi popolari sia di classi
medie, la mobilitazione è pi facile e tendenzialmente pi efficace, con maggiore successo rispetto agli obiettivi che si pone (Uitermar , 20 4). uesto
sia nel rapporto con le istituzioni politiche e l’allocazione di beni e servizi
collettivi, sia nel rapporto con gli attori privati e con i gruppi di interesse
commerciale o industriale (Le Galès, Vitale 20 5). In altri termini, il concetto ha permesso di uscire da alcune strettoie nell’analisi dell’azione collettiva che privilegiavano le mobilitazioni di gruppi e movimenti sociali progressisti e in accordo con le richieste del movimento operaio, trascurando la
grande crescita di mobilitazioni reazionarie, escludenti, a tratti anche razziste
che caratterizzano le città.
Dall’altro lato, per l’importanza assunta dal termine efficacia collettiva,
inizialmente negli Stati Uniti come eco della tradizione del pragmatismo in
filosofia ed etica pubblica. La centralità di un concetto attento agli elementi
di razionalità rispetto allo scopo è coerente con una filosofia conse uenzialista, e in contrapposizione con analisi sociali attente solo all’interazione e ai
loro significati, ma non impegnate a dare conto del parametro di giudizio
sull’azione stessa. Il concetto di efficacia collettiva, invece, riconosce che gli
attori possiedono il controllo sulle finalità dell’azione collettiva, e sta al ricercatore spiegare le ragioni di successo o meno dell’azione rispetto agli
obiettivi definiti dagli attori. Le prospettive in termini di efficacia collettiva
hanno permesso di collegare le filiere eterogenee di studi sulla comunità,
l’appartenenza, l’embeddedness territoriale con gli studi sull’azione collettiva, le strutture della mobilitazione locale, il capitale sociale e rinnovare un
programma di ricerca empirica cruciale sul rapporto fra abitanti, azione collettiva e cambiamento delle politiche pubbliche. uesto è stato fatto in una
certa misura in rottura con uegli studi sui movimenti sociali che celebravano
l’azione collettiva in s , come momento di ricomposizione di identità, appartenenze e produzione culturale, ma dissociandola dallo studio dei suoi esiti
in termini di cambiamento urbano e accesso a beni e servizi collettivi .
Si vedano in proposito le critiche pertinenti in Nicholls e Uitermar (20 ) e in Bosi e
Uba (202 ).
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Apprendimento sociale
Cosa è l’apprendimento sociale uando e perch individui, gruppi, organizzazioni e istituzioni sono capaci di imparare Che tipo di ricerca si presta a favorire l’apprendimento lsen e eters ( 99 , p. 4) hanno sviluppato
un approccio radicalmente incrementale, con uno sguardo rivolto al passato,
per cui l’apprendimento pu essere definito come la capacità di individuare
e correggere gli errori e uindi di migliorare il funzionamento di un’organizzazione : la circolazione di conoscenza sulle forme di azione collettiva locale
permette a volte di intraprendere nuove iniziative, ma l’apprendimento in
senso stretto passerebbe esclusivamente dalla revisione critica della propria
azione. Si tratta ovviamente di una chiave talmente stretta da non lasciare
spazio alla conoscenza prodotta dalle scienze politiche e sociali, privilegiando semmai forme di consulenza e di analisi organizzativa partecipata.
i articolata è la definizione data da eter all ( 99 , 2 8 pagine), per
il uale l’apprendimento ha una temporalità complessa: è sia incrementale,
il risultato di un ripensamento di ci che esiste sulla base degli errori commessi in passato, sia prospettico, che richiede la considerazione delle informazioni e dei dati emergenti. gli insiste sull’importanza di processi in grado
di mettere intenzionalmente in discussione e modificare le competenze, le
prestazioni e le conoscenze condivise in un approccio deliberato e riflessivo,
non casuale.
uale tipo di ricerca sociale urbana pu aiutare l’apprendimento sociale
er eter all, solo uando un gruppo, organizzazione o istituzione modifica
il suo paradigma sia negli obiettivi che negli strumenti principali, possiamo
parlare di apprendimento. o lett e amesh ( 995) sostengono che si tratta
di una forma di apprendimento sociale’, sociale’ perch ha origine al di
fuori del processo interno all’organizzazione, e nell’interazione fra uesta e
altre modalità di azione. Interazione mediata anche da forme di conoscenza
rigorosa e sistematica: da ricerche. Ma uali ricerche
La ricerca sulle mobilitazioni locali, fra ricerca applicata e ricerca fondamentale
Dopo il mar ismo, molti studiosi attenti ai processi di emancipazione e
solidarietà sociale sono rimasti catturati da una versione radicale di descrittivismo. Descrivere le forme di azione, addirittura le pratiche, ovverosia
uello che le persone fanno e dicono basterebbe per fare circolare idee e
spingere altri all’azione. L’apprendimento sociale sarebbe uindi favorito da
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una forma semplice di trasmissione basata sulla descrizione della pratica.
Anche uando ueste descrizioni si fanno pi attente al contesto, situando
l’azione, si limitano a enumerare azioni e luoghi in cui esse avvengono, senza
trovare il coraggio di esplicitare rapporti causali. ensare che uesto sia sufficiente ad apprendere ad agire vuol dire accettare implicitamente che la trasmissione di contenuti e passioni passi per la costruzione di liste di attività
fatte e perci fattibili e riproducibili. Buona parte dei rapporti di ricerca applicata si conformano a uesta premessa/aspettativa. In uesto senso, la ricerca applicata produce degli script, dei canovacci con procedure organizzative e collettive che possono essere ripresi facilmente in altri contesti. Nella
sostanza si tratta della produzione di blueprint, con storie e indicazioni che
permettono la riproduzione di forme di azione valutate come socialmente
positive. In uesta chiave la ricerca applicata registra delle pratiche e fornisce
delle indicazioni su uesta base. certamente una attività nobile, e importante, che in nessun modo va sminuita.
Il limite della ricerca applicata sta nel fatto che trasmette contenuti e passioni senza interrogare n la presunta efficacia dell’azione, n i criteri per
definirla, n le cause che l’hanno resa possibile: essa è applicata perch presuppone che il suo contenuto sia applicabile.
Il problema dell’azione collettiva su temi urbani, e della sua efficacia possibile, tuttavia, è che non sempre uanto fatto in un contesto è applicabile in
un altro. A volte si piangono lacrime amare puntando ai tanti rapporti di ricerca applicata che giacciono in un cassetto, non raggiungono una audience
pertinente, non circolano e uindi non favoriscono apprendimento sociale e
perci l’efficacia innovativa. Sarei meno severo. antissima ricerca sociale
applicata è letta e usata come se fosse applicabile: le condizioni di applicabilità, tuttavia, non sono esplicitate con chiarezza.
er uesto, su molti temi che riguardano l’efficacia collettiva, abbiamo
bisogno di leggere della ricerca fondamentale. Non necessariamente essa è
pi lunga, pi complicata, meno leggibile. non necessariamente è pi rigorosa nei suoi metodi. Sarebbe infelice e ingiusto sostenerlo. La ricerca applicata è una ricerca rigorosa sul piano metodologico: è una delle modalità possibili di trasmissione della conoscenza a fini della sua applicabilità per
l’azione.
La ricerca fondamentale si confronta con problemi di apprendimento sociale in cui la trasmissione richiede una forte cumulatività della conoscenza.
lencare azioni e motivazioni non basta. Il partito preso della ricerca fondamentale sull’azione collettiva è che n le condizioni di riproduzione della
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pratica, n i criteri della sua valutazione4 possano essere garantiti da una descrizione rigorosa di uanto fatto e ottenuto. Anche uando la descrizione
non si limita alla pratica immediata dell’azione collettiva, ma punta a descriverne gli effetti (outcomes) di medio e lungo periodo, uesto non basta a
garantire apprendimento sociale5.
Il partito preso della ricerca fondamentale non è certo uello dell’astrazione, anzi spesso la ricerca applicata rischia di essere ancora pi astratta e
basata su categorie ampie che la ricerca fondamentale. La ricerca fondamentale è empirica, tendenzialmente (ma non sempre) comparativa, e si distingue
da uella applicata perch scommette sul fatto che la logica della spiegazione
permetta non solo maggiore cumulatività, ma anche faciliti l’apprendimento
sociale. Se conosco perch un’azione ha avuto un certo effetto ( uando,
come e dove, certo, ma soprattutto perch ), mi approccio alla pratica in maniera diversa e riflessiva: non tanto alla ricerca di uno script da replicare, ma
dei fattori da prendere in considerazione nell’elaborazione di una strategia
locale inedita.
Diciamocelo, non sempre le scienze sociali hanno aiutato l’apprendimento sociale. Un linguaggio spesso ermetico, certo evocativo, ma poco preciso poco coraggio, con eccessi attribuiti all’ambivalenza nella descrizione
(le cose sono “cosi”, ma anche “cosà“) una certa indifferenza per l’uso dei
proprio risultati e i meccanismi dell’apprendimento scarsa attenzione agli
effetti di uanto scritto e diffuso (sia in termini di feedbac da parte dei lettori, sia in termini di analisi di impatto). abbastanza impressionante vedere
come molte scienze dure, e anche scienze tecniche e ingegneristiche siano
pi sociali nel rapporto con i loro fruitori di molta parte della ricerca sociale
( eed et al., 20 0 eed et al., 202 ).
allora ripartiamo dalla domanda irriverente, ma centrale: serve uesto
libro sulle Social Street Molte testi di ricerca applicata sono già stati scritti
e pubblicati su uesta forma di azione collettiva. Non è arrogante, o ridondante, o autoreferenziale, produrre un altro testo sullo stesso argomento La
mia risposta è strettamente negativa. No, uesto testo è importante: non basta
descrivere cosa viene fatto. Non basta raccogliere e (de)scrivere il senso che
gli attori attribuiscono a ci che fanno. La circolazione dell’esperienza è già
er esempio, in termini di efficacia collettiva, di giustizia ambientale e sociale, o anche
solo di effettività nel rapporto allo scopo dichiarato. anche solo guardando ai criteri di giustizia sociale, uesti sono tutt’altro che condivisi e possono prendere forme assai differenti
(Boltans i e h venot, 2005).
5 Sono informazioni importanti, necessarie: guai non fossero raccolte da centri di ricerca
e agenzie pubbliche di ricerca sociale. sse sostengono una certa riflessione, possono impressionare, giustamente sono la base per un discorso pubblico informato. Ma non necessariamente favoriscono l’apprendimento, cfr. Vitale (2022).
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fatta abbondantemente dai protagonisti di ueste forme di azione, che lo
fanno ampiamente favorendo la riproduzione delle loro azioni e modalità organizzative là dove avviene ed è possibile. Nuovamente, la ricerca applicata
e descrittiva è importantissima, nobile, cruciale. Ma abbiamo bisogno anche
di ricerca fondamentale.
Ricerca fondamentale e logica della scoperta
La ricerca fondamentale è simmetrica. ermette di ragionare al contempo
su uanto avviene e su uanto non avviene. Serve a rendere discutibili i confini
che un modello di trasmissione attraverso circolazione dell’esperienza non permette di riconoscere e attraversare. Serve, uindi, il coraggio di una teoria, per
spiegare per esempio le strutture sociali dei uartieri che favoriscono mutualismo e solidarietà. Serve il coraggio di una teoria per spiegare le carriere abitative e le traiettorie di mobilità delle persone che pi si mobilitano.
Grazie a uesta ricerca, Niccol Morelli ha scoperto molte cose . Morelli
mostra che sono s delle persone embedded nel loro uartiere che si mobilitano, ma che chi pi si mobilita è chi è arrivato abbastanza di recente, nei
cin ue, sei anni precedenti. Ugualmente mostra che per mobilitarsi le attitudini valoriali e l’apertura alla solidarietà e all’impegno contano meno rispetto
al fatto di essere persone ancor pi centrali della media degli abitanti del
micro- uartiere in cui si vive. che i micro- uartieri (aree ecologiche nel
linguaggio consolidato della sociologia urbana) in cui ueste forme di azione
si sviluppano sono pi privilegiati della media cittadina. Le scoperte che Morelli mostra nel volume non si limitano alle caratteristiche di attori e contesti
della mobilitazione. Attengono anche alle modalità organizzative, e alla spiegazione di livelli variabili di efficacia collettiva delle azioni svolte. Ma non
voglio in nessun modo rovinarvi la sorpresa e il gusto della lettura enumerando e riassumendo le importanti scoperte di Morelli rispetto alla letteratura
esistente. Il punto nella ricerca fondamentale è sempre di economia della ricerca: perch l’autore è stato in grado di giungere a ueste scoperte importanti Avrebbe potuto arrivarci con mezzi pi parsimoniosi
itengo che la ragione per cui uesto volume apporta un contributo cos
importante attenga sia a ragioni di uadro teorico applicato, sia alle scelte di
Mi permetto di rimandare al testo fondamentale di Abbott (20 ) sulle logiche della
scoperta, che giustamente ricorda che vocazione delle scienze sociali resta uella di scoprire,
e non di ribadire l’ovvio, o elencare una fenomenologia.
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metodo compiute per raccogliere i dati necessari a rispondere alle domande
di ricerca.
Sul piano della teoria, l’autore si iscrive pienamente nella tradizione italiana della political economy comparata della città.
uesta una tradizione
importante in sociologia urbana, non certo solo in Italia, ma che ha visto nel
lungo periodo precursori e maestri di influenza mondiale fra gli autori italiani . Secondo uesta tradizione teorica, per capire il rapporto fra città e urbanizzazione non conta solo la competizione fra gruppi categoriali (etnici,
religiosi, di classe, legati a stili di vita) per il controllo del territorio, ma l’insieme ampio di rapporti fra individui e gruppi di interesse (anche categoriali,
ma non solo) per il controllo dell’urbanizzazione. L’analisi deve tenere conto
uindi di una pluralità di modalità di relazione fra gruppi, delle relazioni di
ciascun gruppo con il proprio territorio, delle interazioni politiche e politicizzate (anche uando vengono scansate), delle attribuzioni di significato al
contesto urbano presente e auspicato, di strategie composte di azioni compiute ma anche di azioni evitate8. La teoria non seleziona solo le dimensioni
di analisi da prendere in considerazione, ma anche alcuni meccanismi e nessi
causali da testare e di cui verificare la tenuta. Le dimensioni pi materiali
delle risorse a disposizione degli attori non prevalgono a priori sugli elementi
di traiettoria che caratterizzano la socializzazione e la socialità degli attori9.
Le configurazioni di rapporti di competizione, collaborazione, cooperazione,
indifferenza restano specifiche e da descrivere empiricamente, per poi spiegarle, e non si assume che la competizione prevalga ovun ue e fra ualsiasi
gruppo 0.
Non è un caso, infatti, che il lavoro di Morelli dialoghi con autori e uadri teorici internazionali non è un caso ugualmente che le prime pubblicazioni influenti di Morelli in tema
di Social Street siano state pubblicate su riviste internazionali (si veda Morelli 20 9 Morelli
et al. 202 ).
8 Sul concetto di socializzazione politica, e le sue teorie pi recenti e successive agli eccessi del funzionalismo, si veda il recente contributo di aegel (202 ) sul modo in cui gli
attori di classe media cercano di scantonare il rapporto alle istituzioni politiche che strutturano
i loro vincoli e opportunità, si veda Boltans i et al. (2002), sulle strategie di evitamento per
l’analisi dell’azione collettiva urbana, in materia di elfare e ualità sociale, ma non solo, cfr.
olizzi et al (20 ).
9 Su uesto impossibile non rimandare al testo fondativo di Favell e ecchi (20
), e al
grande studio comparativo di Andreotti et al. (20 ).
0
er uesto Arnaldo Bagnasco ( 999b) insiste sul fatto che i fatti sociali sono formati
nello spazio, e non meramente sulla base di interazioni competitive.
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I mixed methods di fronte alla giusta ingiunzione alla parsimonia
Un uadro analitico aperto alla pluralità di dimensioni rilevanti ha implicazioni esigenti sul piano metodologico. ichiede di comparare, e non si accontenta solo di fare affondi monografici (o uantomeno si permette di fare
affondi su singoli studi di caso solo uando sono pensati per essere comparati
a studi esistenti ). richiede di non scegliere una tecnica di raccolta dati
sulla base di affinità soggettiva o di attribuzione di valore a prescindere della
domanda di ricerca. Cos Morelli per realizzare uesto studio non si è accontentato di una tecnica, ma ha sviluppato diverse modalità di raccogliere e
analizzare i dati. a mobilitato i dati del censimento, che permettono una
scala estremamente fine di analisi strutturale per micro-aree. Non si è accontentato di ripartizioni amministrative dei confini delle aree da analizzare, ma
ha mobilitato il sapere pi avanzato in materia di geografia urbana per stabilire dei confini pertinenti per le aree analizzate 2. a mobilitato i dati di un
uestionario on line disegnato dall’ sservatorio sulle social street dell’Università cattolica di Milano, diretto da Cristina as ualini. a condotto delle
esplorazioni uasi etnografiche in ambienti virtuali sul eb, secondo le procedure pi consolidate della cosiddetta nethnography. a aggiunto interviste
e osservazioni partecipanti nelle riunioni in presenza serali, secondo una tradizione consolidata per lo studio dell’associazionismo, che rimonta ai lavori
seminali di oberto Biorcio e Mario Diani . Mixed methods, dicono i metodologi: metodi misti, che sempre pi studiosi ritengono indispensabili nello
studio della partecipazione 4.
Si poteva fare a meno di una parte di uesta sfaccettata raccolta di dati di
natura differente L’indagine poteva essere compiuta facendo economia almeno di alcune tecniche di raccolta dati Certamente no: l’indagine di Morelli resta sobria stante il uadro teorico adottato. Meno fonti di dati avrebbero impedito un’analisi coerente con i uesiti teorici adottati. La forza del
uadro teorico in termini di una political economy comparata della città sta
nel fatto di essere genuinamente eberiana, di dover dare conto dei significati attributi dagli attori alle proprie azioni, come dell’insieme di vincoli sociali, politico-economici e istituzionali in cui agiscono. Non conta solo l’urbanizzazione fatta di gruppi, individui, densità e stili di vita non conta solo
la città fatta di esseri umani, organizzazioni, piazze di scambio e di mercato,
Il che è un altro dei grandi apporti della tradizione italiana in sociologia urbana, cfr.
Vitale e osi (2020).
2 In termini di metodo, si veda anche Morelli, et al. (2020).
Biorcio e Diani, ( 994), per una attualizzazione si veda Biorcio e Vitale (20 ).
4 er una sintesi recente, si veda Aguilera e Chevalier (2022).
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gruppi di interesse, istituzioni, infrastrutture, muri, case, spazi pubblici, servizi, reti corte e lunghe, e regole locali e generali. Conta la città uindi, cos
come conta l’urbanizzazione, e ancor di pi conta il rapporto fra città e urbanizzazione 5. apporto che con grande maestria Morelli mette alla base delle
spiegazioni di efficacia collettiva delle Social Street. erch non basta studiare l’azione nella città, n come la città struttura le possibilità di azione: gli
attori prendono in considerazione nelle loro strategie, motivazioni, significati
attribuiti all’urbanizzazione i vincoli posti dalla città. Ma ueste modalità
non sono infinite: Morelli le individua e le spiega. Cos facendo rende discutibile uello che i soli racconti degli attivisti non permettevano di tematizzare. Favorisce un apprendimento sociale non scontato, che non si arrende ai
determinismi ma ci permette di imparare a partire dall’analisi delle determinazioni, e dei modi di sfidarle.
Cairo, 29 maggio 2022
Di recente Marco Cremaschi e atric Le Galès (20 8) sono tornati su uesto punto in
un articolo per la assegna Italiana di Sociologia di commento sugli studi pi recenti in Italia
sui processi di metropolizzazione, e su alcune confusioni fra le analisi morfologiche e le analisi delle dinamiche di politica-economica delle città.
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