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A»6A8>7>69:9>;G6C8:H8D76G76GD ;VW^dKZcYgjhXdad 5 Za &.+), a meno di trent’anni, Antonio Carlini pubblicava un’edizione della ^k tetralogia platonica, 1 che per l’ampiezza della recensio superava anche l’epocale Gorgias di Dodds. Come Dodds, Carlini aveva scelto la linea, poi prevalsa in particolare nella filologia platonica, di restringere monograficamente il campo (sia pur a un’intera tetralogia), a vantaggio della completezza e profondità dell’indagine testuale, allargata a tutti i testimoni, anche i più tardi e filologicamente meno promettenti. Sotto l’influsso della lezione di Pasquali, che aveva indicato nella storia del testo una delle dimensioni di esso, essenziale per accostarglisi con piena comprensione, Carlini già allora iniziava a concepire la collazione di un testimone secondario non come affrettato e prevenuto interrogatorio, teso a cogliere in fallo prima possibile l’apografo per ‘eliminarlo’, bensì come l’occasione per ripercorrere simpateticamente il lavoro del copista, e di eventuali correttori e annotatori, a beneficio eventualmente del testo, ma anche della storia della sua ricezione. Così, collazionando il Vindobonensis Suppl. Gr. ** (d’ora in avanti Vind.), esile codice pergamenaceo, attribuito al m^k o al mk secolo, contenente, con qualche guasto materiale, Alcibiade I e Alcibiade II, 2 Carlini ne riconobbe, sulla base delle caratteristiche testuali, la possibile rilevanza storico-culturale, e accennò in nota all’intenzione di dedicarvi uno studio particolare. 3 Interpreto come un gesto di generosità, uno dei tanti, di Antonio Carlini il non aver dato seguito a tale progetto, lasciandomi la possi- 1 8Vga^c^ &.+). 2 Descrizione in =jc\Zg!=Vcc^X` &..), pp. &%%-&%&, dove il codice è datato « &*. Jh. (Mitte) » ; in precedenza era stato datato, in @daaVg &,.%, col. )&* (n° ak^^), « saeculo quartodecimo, ut opinor, scriptus » (indicazione accolta da Carlini), e « &*. Jh. » in =jc\Zg &.*,, p. )& ; vedi infra, alla fine. Il testo dell’Alcibiade I occupa i quattro quaternioni ff. &--, &,-)%, e termina a f. )%r ; di seguito inizia l’Alcibiade II che è contenuto nei ff. )%rv, )&, .&+, )' ; l’ultimo fascicolo era probabilmente in origine un quinione, con gli attuali ff. )&-)' come bifoglio esterno, potenziato forse con l’intento di farvi rientrare il secondo dialogo sino alla fine ; non bastando neppure così lo spazio, dovettero essere aggiunti almeno altri due fogli staccati o un singolo bifoglio, poi andati perduti (il testo dell’Alcibiade II si interrompe a &)-c&). 3 8Vga^c^ &.+), pp. ))-)* e n. &%,. &&' [VW^dkZcYgjhXdad bilità di aggiungere, a quarant’anni di distanza, il mio, peraltro non esaustivo, tassello. 1 Quarant’anni che consentono d’altra parte di misurare i progressi compiuti frattanto dalla Handschriftenkunde, che muovendo da quelle pionieristiche premesse, e intersecando filologia, paleografia e codicologia, ha conseguito risultati spettacolari, resuscitato dietro le varianti testuali innumerevoli vicende e personaggi dimenticati, elaborato metodi e strumenti, grazie a cui queste ricerche sono oggi molto più agevoli e fruttuose. Vind. appartiene, come notava Carlini, al gruppo di T (Ven. Marc. Append. class. ^k, & [coll. *)']) e W (Vind. Suppl. Gr. ,), la testimonianza dei quali è in questa tetralogia strettamente concorde. Più specificamente, si può aggiungere, gli indizi testuali mostrano che Vind. va incluso nell’ampia discendenza di T : 2 &%*e* &%+e. &%,d&&'c+ &&*c&% &&-c& &&.d, &',b&& WRXCTHRXC]THRXC Vind. cum T JHRX>WHRX>WH BCD RX>WHJHRX>WH Vind. cum T RX>WHJH PW RXMFRL_a] RL_a Vind. cum T NDL] WHNDL Vind. cum T VX ante SRYWHU D habet Vind. cum T JH] WH Vind. cum T G¨D@Q] GH Vind. cum T SUDYWWRXVLQ (et T2)] SUDYWWZVLQ Vind. cum T. RX>WHJH Occasionalmente però Vind. presenta lezioni giuste o migliori a fronte di errori di T e di tutti o quasi i suoi discendenti : &&)a( &&)c' &&-c. &'.b( &('d&(*e' R- GLGDYVNDORa et Vind. cum BCD W revera 3 Ven. &-+ corr. GLGDY VNDORa PT WHY SRXSHLYTHL BCD WHSHLYTHLSRX Vind. cum W Ven. &-+ corr. revera 4 WHH>SHLTHYQSRX PT Z^VSHU (et Vind. Ven. &-+ corr.)] R^VSHU T R>QWHa Vind. cum BCD R>QWRa PTW EOHYSHLQ Vind. cum BCDW Ven. &-+ corr. EOHYSHL PT HMQQHRWWHXYVDa (et Vind., HR ex R corr. ut vid.)] HMQQHRWWHXYVDVL T. 1 Devo ringraziare il Prof. Antonio Carlini anche per aver gentilmente messo a mia disposizione il suo microfilm di Vind. 2 Utilizzo nel seguito dati relativi all’Alcibiade I, raccolti da Elena Martin (che ringrazio), per la sua tesi di laurea in Lettere classiche presso l’Università di Udine. I riferimenti sono sempre al testo e all’apparato di Carlini. 3 Anche Lha l’articolo (f. (&+ v) ; cfr. già 8Vga^c^ &.+&, p. &-(. 4 Non hanno WHYSRXSHLYTHL (come BCD) né Vind. (f. &**r) né Ven. &-+ (f. '(%v). a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &&( Altre volte offre persino lezioni che sanano antiche corruttele comuni in pratica a tutta la tradizione : &&%e. &&'a& &')d- RL_RLYWH Vind. cum PrG Ven. &-+ corr. RL_RL PW RLYRL T RL-RL BCD DMOOKYORLa Vind. cum W Proclus Ven. &-+ corr. D>OORLa BCD PT DMSRUUKWHYRQ Vind. cum W2 Ven. &-+ corr. DMSRUKWHYRQ TW DMSR NQKWHYRQ BCDPW mg. Si tratta verosimilmente di congetture (effettuate come pare più volte indipendentemente nel corso della tradizione), 1 che comunque attestano il notevole livello filologico del testo di Vind., dovuto probabilmente a cure ricevute dal suo modello (o da un antenato), piuttosto che a meriti del copista stesso (di cui emergeranno presto i forti limiti culturali). In qualche caso però ci troviamo di fronte ad innovazioni testuali assolutamente singolari, come la seguente, già segnalata da Carlini : &%+b& D?UDHMUZWDCaHL>WLQDH>FZHLMSHLCQORYJRQPDNURQRL^RXaGKDMNRXYHLQ K@ SDUD WRLCaU-KYWRUVLHMQWRLCaPRXVHLYRLaK@ GLGDVNDOHLYRLaHL>TLVDL«    [f. (v] cod. HMUZWDCa PDNURQ punctis sub lin. del. DMNRXYHLQ  PRXVHLYRLa K@lGLGDVNDOHLYRLa Il testo in tondo corrisponde a quello platonico regolare, mentre le parole in corsivo (successivamente cassate, nel codice, mediante sottopuntatura) costituiscono un’espansione senza riscontro altrove, non necessaria naturalmente, ma certo pertinente : « ... discorsi che sei abituato ad ascoltare (presso i retori nei museia o nelle scuole) ». Viceversa alquanto pedestre appare, più avanti, l’esplicitazione dell’ironico PDQWLNRaJDUHL? di Socrate, fra l’altro introdotta malamente nel testo : 2 &&)e&% m$/®NDL JDURXMGHQRL>RPDLEODEKYVHVTDLm6:®Z^VWHHLMNRYa VHWRPHYOORQSURRUDCQPDQWLNRaJDUHL? [f. &.v] cod. RL>RPDL] L alt. suppl. m. al. EODEKYVHVTDL HLMNRYa in ras. m. al. (VHLN a.c. ?) PHYOORQ ex ZQ corr. SURRUDCQ] SUR ex SDU corr. ? RUDCQ in fine lin. suppl. m. al. HL? 1 Non avrebbe potuto essere frutto di congettura PK GH HMSLSOKYWWRL (sic) di Vind., a &(*a&, ma tale si è rivelata anche la lezione di I (f. &'+v) e L (PKGH, f. (',r). Di fronte alle coincidenze con le correzioni del Ven. Marc. Gr. &-+ (coll. +%&), 8Vga^c^ &.+), p. )*, riteneva possibile l’utilizzo di Vind. o del suo modello da parte di Bessarione. Per gli esemplari di collazione e le congetture del cardinale nella fittissima diorthosis del Ven. &-+, vedi 7gdX`bVcc &..', pp. &((-&)). 2 La pertinenza della battuta nel contesto non è peraltro del tutto ovvia, tanto da dare origine a tentativi di interpretazione diversi ; cfr. ora 9ZcnZg '%%&, pp. &)'-&)(. &&) [VW^dkZcYgjhXdad Non manca invece di una certa finezza la parafrasi ‘interpolata’ nel caso seguente, già segnalato anch’esso da Carlini : &&)e) RXMNRXCQ HLM HLMa WRXT¨ K^[HLa DMQDYJNKa SZa WZCQ ORYJZQ R^VWLaÈ VXQRPRORJKCVDL NDL HLMSHLCQ WDXCT¨ RX^WZa H>FHL Z? VZY NUDWHa  PDY OLVWDD@QHL>KaSHSHLVPHYQRaHLMOHYJHLaR^WLWDXCWDRX^WZaH>FHLPDY OLVW¨D@QHL>KaSHSHLVPHYQRa« [f. &.v]        cod. HLCa(HL ex V corr. ?) DMQDYJNKa SZCa K^[HLa] [ ex corr. ex Z^corr. HLMSHLCQ] HLM ex corr. WDXCT¨] WDXC ex corr. Z?VZY OLVWD WDXYWD R^VWLa PDYO Se dici che le cose stanno così, saresti massimamente convinto (se giungi a un punto tale, per così dire, di necessità dialettica da dover ammettere : « le cose stanno così, o Socrate », saresti massimamente convinto). Quest’ultimo ampliamento testuale potrebbe addirittura richiamare, per certi aspetti, quello assai antico che caratterizza PTW (e discendenti, tra cui lo stesso Vind.) a &%*e&, 1 ma alcuni errori (R^VWLa sta evidentemente per Z^VWH) e le molte incertezze e correzioni, unitamente al non perfetto inserimento nel testo stanno con ogni probabilità a indicare che le parole aggiunte si trovavano a margine ancora nel modello immediato di Vind., scritte magari in forma più corsiva o abbreviata. Si confrontino d’altronde i più banali casi seguenti (sic omnia) : &%,e* &&*a* &&*b&' &&+b* HLM RX?QERXOHXYRLQWR¨$TKQDLCRLWLYVLQFUK SURVSDODLYHLQNDL WLY VLQ ÃDMNURSXNWLYHLQ K@ SDJNUDWLDY]HLQ SURa H^WHURQ D>QHX VXPSOR NKCa K@ R^OZa D>NUDLa WDLCa FHUVL PHWH D>OORX JXPQDY]HVTDLÄ  DMNUR9 FHLULY]HVTDLNDLWLYQDWURYSRQ 2 [f. *r] SZCaWRXCWRHMUZWDCaÔÃHMUZWD WKQHMODYWWRQDHMQWZC SROHYPZWUDXPDY WRXDMQGUHLYDNDLTDYQDWRaÄHL>WLaK>GKVRLH>GR[HQ [f. &.v] QDLYÔ ÃK- SUZYWK OXYVLa R^WL GXYR GXVLQ K-NRORXYTKVHQ RXM GXYR H-QL RXM JDU WDXWRQÔÄ D?U¨ RX?Q RXMN D>OOR PHQ K- DMQGUHLYD D>OOR GH R- TDYQDWRaÔ [f. '%r] RL^G¨HX?ÃR^WLWRHX?PHVRQHMVWLWRXCDMJDTRXCNDLWRXCNDORXCÄSUDYW WRQWHaRXMNHXMGDLYPRQHaÔ [f. '%v]. 1 Z^VSHUJDUVX HMOSLYGDaH>FHLaHMQWKC SRYOHL HMQGHLY[DVTDLR^WLDXMWKC SDQWRa D>[LRaHL?HMQGHL[DYPHQRaGH{R^WL}RXMGHQR^WLRXMSDUDXWLYNDGXQKYVHVTDL habent soli EIL  RX^WZ NDMJZ SDUD VRL HMOSLY]Z PHYJLVWRQ GXQKYVHVTDL HMQGHL[DYPHQRa R^WL SDQWRaD>[LRYaHLMPLVRLNWO Sulla questione vedi 8Vga^c^&.+(, pp. &,,"&,-. 2 L’interpolazione è incastrata tra i due formanti di DMNURFHLULY]HVTDL. Il correttore ha però preferito giustamente espungere anche DMNUR e supplirlo nuovamente supra lineam al punto giusto ; cfr. IVk#^^f. * r), rr. &'"&). a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &&* Qui si tratta evidentemente di materiale attinto agli scolî del ramo T, che il copista trovava a margine nel suo antigrafo e che con non comune stolidità dovette scambiare per integrazioni testuali. 1 La maggior parte di queste interpolazioni, come si vede, sono state identificate ed ‘espunte’. Il codice appare infatti sottoposto all’attento lavoro di un diorthotes [m(anus) al(ia)] che, oltre a espungere i passi spuri, corregge il testo con rasure o modifiche di lettere o aggiunte interlineari o marginali, integra a margine i numerosi passi omessi, per lo più a causa dell’omeoteleuto. 2 Operazione che si fonda evidentemente sulla puntuale collazione con un altro manoscritto, che tutto fa pensare coincidesse con l’antigrafo stesso. 3 Difficile invece dire se siano ancora frutto di questa collazione o dell’ingegno del correttore stesso due lezioni supralineari, introdotte verosimilmente dalla medesima mano, dotate di effettivo valore critico : 4 &%-b, DMSHNULQDYPKQ] DMS R NULQ DLY PKQ Vind. v.l. supra lin. m. al.( ?) cum Stephano (responderem Ficinus) 1 Cfr. <gZZcZ &.(-, pp. .%-.* (informazione assai più ampia circa fonti e paralleli nella recentissima edizione 8j[Vad '%%,). L’interpolazione ad Alc. I &&*a*, in particolare, assembla incongruamente e con errori le parti finali di tre scolî distinti, ad &&*a, &&*b (&), &&*b ('), l’ultimo dei quali è contenuto per la parte restante nell’interpolazione a &&*b&', situazione che sembra in qualche modo derivare dalla particolare disposizione spaziale degli scolî nel modello, forse affiancati in tre colonnine parallele. Analogamente la lezione HMQVDIHYVWDWD di Vind. a &('c, originerà dall’‘interpolazione’ di un VDIHYVWDWD che era a margine nel modello, come glossa ad HMQDUJHYVWDWD. Altro esempio della scarsa cultura del copista è il frequente Z?VL!Z (sic) per Z?VZYNUDWHa, che evidentemente era abbreviato nel modello in modo particolare (due esempi, emendati come di norma dal correttore, in IVk# ^b [f. )%r], r. *, IVk# ^^ [f. *r], r. )). 2 Cfr. p.e. IVk# ^^ (f. *r, mg. inf. : ripristino di &%,e,-&& [post WLYQDWURYSRQ] VXD>PHLQRQ — R^QWLQDWURYSRQ), IVk#^^^ (f. '-r, mg. inf. : ripristino di &'(c&%-d( [post RX_WRa]R-¨$ONL ELDYGKa — RX_WRa). 3 Si noti p.e. come a &&)e&% (supra, nel testo) il correttore non solo non espunga, ma anzi emendi accuratamente il testo interpolato, che, come detto, deriva probabilmente da uno scolio dell’antigrafo senza riscontro altrove. 4 Nel primo caso, il correttore di Vind. (ma la mano potrebbe anche essere quella del copista e la variante risalire al modello) sembra aver avvertito prima di Ficino e dello Stephanus l’esigenza di un potenziale in luogo dell’indicativo (Socrate non ‘ha risposto’, semmai ‘avrebbe risposto’ se si fosse trovato al posto di Alcibiade) ; ma naturalmente sarebbe necessario anche un D>Q. A &&'e* VXQHSLYVWDPDL è antica corruttela comune a tutta la tradizione ; l’emendazione palmare del diorthotes di Vind., adottata, fra gli editori, da Carlini e Denyer (Burnet preferiva RXMGHQ HMSLYVWDPDL), trova riscontro solo in una probabile congettura recepita nel lemma del commento di Proclo nel Neap.^^^:&, (sec. m^^^"m^k) ; cfr. 8Vga^c^ &.+), pp. )--*(, 8Vga^c^ &.+&, in particolare p. &-+. &&+ &&'e* [VW^dkZcYgjhXdad RXMN HMSLYVWDPDL (recte) Vind. corr. supra lin. (VXQ punctis sub lin. del.) m. al. cum PrG VXQHSLYVWDPDL et Vind. ante corr. cum BCD PTW RXMGHQHMSLYVWDPDL Ven. &-+ corr. (unde Ven. &-)). Vind. attesta pertanto due livelli di intervento ‘filologico’ : da una parte appunto la revisione critica del codice stesso, dall’altra le correzioni testuali (rispetto a T) che possiamo supporre introdotte nel suo modello, insieme forse agli ‘scolî’ peculiari riportati sopra (diventati poi ‘interpolazioni’ in Vind.). Ponendosi il problema di inquadrare storicamente tale attività dotta, Carlini, pur recependo una datazione del codice al m^k secolo, la attribuì ad ambiente umanistico. Le pagine seguenti mostreranno che quel giudizio ha buone probabilità di cogliere nel segno. Nell’intento di risalire alle origini del codice, ripercorriamone a ritroso le vicende, a partire dalla sua dimora ultima e definitiva. Alla biblioteca di Vienna (all’epoca Hof bibliothek) esso approdò nel &,'), con l’acquisizione da parte dell’imperatore dalla raccolta di Antonio Folch de Cardona (&+*,-&,')), dotto arcivescovo di Valencia, emigrato a Vienna nel &,&%, dopo aver parteggiato per l’Austria nella guerra di successione spagnola. 1 Il Cardona doveva aver ottenuto il codice, direttamente o indirettamente, a seguito dell’asta tenutasi a Dordrecht nel &,%& (ce ne resta il catalogo a stampa), in cui l’olandese Jan de Witt aveva messo in vendita libri e manoscritti rastrellati nei decenni precedenti soprattutto in Italia. 2 Questo in particolare, insieme a parecchi altri, doveva averlo acquistato sottobanco a Napoli, presso la grande biblioteca del convento agostiniano di San Giovanni a Carbonara, nel cui catalogo, risalente al &*+% ca., Vind. si riconosce con sicurezza. 3 Alla Carbonara il nostro codice proveniva, come centinaia di altri, attraverso il fondatore stesso della biblioteca, il cardinale Girolamo Seripando, dalla famosa collezione che l’umanista calabrese Aulo Giano 1 Vedi p.e. Enciclopedia Universal Ilustrada Europeo-Americana, Bilbao-Madrid-Barcelona, Espasa-Calpemm^k, p. ')-, ad v. Folch de Cardona (Antonio) ; BZgXVi^&.(), p. &(% n. '. 2 BZgXVi^&.(), pp. &',-&(%, e p. &(% n. ' ; BVc[gZY^c^ &.-*-&.-+, pp. &(+-&(, (n° &') : « Platonis Alcibiades primus de natura hominis et secundus de voto in membranis » (cfr. infra, p. &'& n. +). 3 <ji^‚ggZo &.++, p. &'& (ordo mm^m, n° *.&) : « Platonis alcibiades primus et 'us, manu scripti forma eadem [i.e. « paulo enchyridii maiore »] in membranis ». All’‘ordo’ (scaffale) di questa biblioteca si riferisce evidentemente il « '. » che si legge sul f. ^^^r di Vind. (mg. sup., al di sopra di un « (% » cancellato). a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &&, Parrasio aveva lasciato alla sua morte, nel &*'&, al fratello del cardinale, Antonio. Ne fa fede la nota di possesso (f. )'v : « Antonii Seripandi ex Jani Parrhasii testamento »), anche se nell’inventario dei libri del Parrasio Vind. non si riconosce, verosimilmente perché celato sotto una delle non poche diciture generiche relative a manoscritti greci, evidentemente più difficili da identificare per l’estensore dell’inventario. 1 Fin qui si tratta di una trafila storica ben nota, grazie soprattutto alla prima ricostruzione di Mercati, e poi agli studi di Caterina Tristano e di Mario Manfredini sulla biblioteca del Parrasio. Ma si può, in questo caso, risalire oltre. Il Parrasio, nella sua vita irrequieta, aveva raccolto libri in molte città d’Italia, come dimostrano le note di acquisto (con data, luogo e prezzo) che si leggono su parecchi dei suoi manoscritti. 2 Ma in qualche caso non si trattò di regolari compravendite. Di recente Lucia Gualdo Rosa ha riesumato e illustrato mediante nuovi documenti il poco onorevole episodio del furto commesso dall’umanista, in partenza per il Sud Italia, nel febbraio &*&&, ai danni di un suo giovane allievo e collaboratore veneziano, tal Vittore Falconio (Victor Falchonius). 3 Fra i beni sottratti vi erano una novantina di libri, e in particolare alcuni manoscritti greci, una dozzina dei quali il derubato elenca, precisandone contenuto e qualche dettaglio codicologico, in una lettera inviata a Napoli, a Jacopo Sannazaro, con la speranza di poterli recuperare. 4 Speranza risultata evidentemente vana, giacché i codici 1 Alla luce di quanto si dirà (infra, p. &&.), potrebbe corrispondere bene all’item « Certi quinterni greci in carta de coyro desligati » ; cfr. BVc[gZY^c^ &.-*-&.-+, p. &+* (n° (&* = Ig^hiVcd &.--, p. &.- (n° (%+. In BVc[gZY^c^ &.-*-&.-+, p. &.*! Vind. è elencato tra i volumi del Parrasio, ma assenti dall’inventario (n° )+*) ; in Ig^hiVcd &.-- (almeno stando all’indice, p. ((., dove è registrato con la vecchia segnatura vindobonense, ak^^, ma diversamente p. '(n#*') sembra presa in considerazione l’ipotesi di un’identificazione con il n° '&- « Plato in carta de coyro », voce priva però della normale precisazione ‘greco’ (e appunto messa in relazione con un codice latino in BVc[gZY^c^ &.-*-&.-+, p. &*- [n° ''']). 2 Vedi in particolare Ig^hiVcd &.--, pp. ''-'*. 3 Il quale è probabilmente tutt’uno con quel Vettor Fausto (Victor Faustus) che succederà a Musuro, nel &*&-, nell’insegnamento del greco a Venezia e acquisterà fama in seguito soprattutto come architetto navale al servizio della Serenissima ; cfr. KZcYgj" hXdad '%%*. 4 <jVaYdGdhV '%%*. Per il testo della lettera (conservata nel Vind. Lat. .,(,e, f. &&), si veda BVjgd &.+&, pp. )%,-)%- (e ).+-).,), da cui trascrivo (con un minimo ritocco) il passo rilevante, aggiungendo le identificazioni (cfr. infra, p. &&-, n. &) : « Volumina librorum mihi fere nonaginta surripuit, quorum nonnulla, quibus ille maxime videbatur inhiare, percensebo, Plutarchi scilicet vitas Graece scriptas [= Glasgow, Hunter )')], Aeschyli tragoedias [= Neap. ^^ F '.], in Theocritum commentaria [= Vat. Barb. Gr. '&)], rarissimum Ioannis grammatici in Iliadem Commentarium, sexcentos, ut arbitror, abhinc &&[VW^dkZcYgjhXdad greci così censiti da Vittore Falconio si riconoscono quasi tutti, grazie a esplicite note di possesso o ad altri indizi, fra i manoscritti del Parrasio oggi dispersi tra varie biblioteche d’Europa. 1 Ora, benché nell’elenco del Falconio (peraltro dichiaratamente parziale : « quorum nonnulla ... percensebo ») non figuri alcun codice platonico, e benché Vind. non presenti note di possesso del giovane veneziano, anch’esso deve aver seguito lo stesso avventuroso percorso. Per dimostrarlo è necessario risalire indietro di un passo ancora, che è poi quello decisivo ai nostri fini. Infatti, uno dei codici certamente appartenuti al Falconio e a lui sottratti, il Neapolitanus ^^9 &. ([Moschopulus], Sylloge vocum Atticarum), reca, oltre alle note di possesso di questi e del Parrasio, un terzo ex libris, quello del veneziano Francesco Barbaro (« Istud dictionarium est Francisci Barbari veneti »), 2 che, come è noto, prima che autorevole uomo politico, diplomatico e condottiero della Serenissima (inviato fra l’altro anche qui a Udine, come luogotenente del Friuli), era stato allievo di Guarino Veronese, entusiasta studioso di greco e raccoglitore di codici, già nel secondo decennio del ’)%%. 3 Ora, la biblioteca di Francesco Barbaro, poi ereditata e accresciuta dai discendenti, subì in effetti una prima dispersione nel periodo successivo al &).(, anno in cui Ermolao, il grande umanista nipote di Francesco, morì, a Roma, esule e in disgrazia. 4 Il Falconio dovette appunto riuscire a mettere le mani su un ‘lotto’ di libri uscito da casa Barbaro a Venezia, nel primo decennio del ’*%%. Da quella collezione risultano infatti provenire, oltre al Neap. ^^9 &., diversi altri dei codici parrasiani identificati come appartenuti al giovane veneziano, i quali, pur non conservando dal canto loro esplicite annos scriptum [= Cambridge, Trinity College, G. &+. ((], epistolarum volumen iustum in membranis manu scriptis [= Neap. ^^^ 66 &)bis], Athenaeum integrum [= Par. Gr. (%*+ 4], grammaticos complures adhuc non impressos [= Neap. ^^9 &., ^^9 '%], Theocriti paraphrasim antiquissimumque contextum [ ?], Lucianum in membranis [= Neap.^^^66 )], Blemydem [ ?], Cyrillum [ ?] et reliqua impressa Graecorum volumina ; maior enim meorum librorum pars Graeca est sicuti et studiorum ». 1 Cfr. supra, p. &&,, n. 4 e per le dimostrazioni KZcYgjhXdad '%%* e KZcYgjhXdad '%%-. 2 Cfr. Ig^hiVcd &.--, p. '*- ; KZcYgjhXdad '%%-# 3 Si veda innanzitutto <jVaYd &.+) (con bibliografia). 4 Per la dispersione della biblioteca Barbaro, oltre a 9^aaZg &.+(, si veda Odgo^ &..+, pp. (-&-(-, ; gli acquisti del Falconio, si noti, sembrano incompatibili con l’ipotesi di Zorzi che solo un piccolo nucleo romano della biblioteca, costituito dai libri tenuti presso di sé fino alla fine da Ermolao, sia andato disperso a quell’epoca, mentre il resto sarebbe rimasto gelosamente conservato in famiglia, a Venezia, fino al mk^^^ secolo. a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &&. note di possesso, si riconoscono però nel noto inventario della biblioteca Barbaro, pubblicato da Pearl Kibre e brillantemente identificato, trent’anni dopo, da Diller. 1 La maggior parte di essi, in particolare, si trovano concentrati in certe sezioncine finali e residuali di tale inventario, costituite per lo più di libri non rilegati e spesso mutili (« imperfectus », « sine principio », etc.), distinti fra pergamenacei (« in carta bona ») e cartacei (« in papyro »). 2 Viene ora pertanto naturale collegare la voce « Alcibiades imperfectus » (n° &+,+), inclusa anch’essa nella penultima sezione dell’inventario Kibre, « Quinterni desligati in carta bona », con il nostro Vind., che contiene l’Alcibiade I, l’Alcibiade II e null’altro, è pergamenaceo, mutilo alla fine, tuttora con i fascicoli in disordine, 3 e che infine sappiamo appartenuto anch’esso ad Aulo Giano Parrasio. A immediata conferma dell’identificazione, tanto le epigrafi greche 3/$7:1 e SHULIXYVHZaDMQTUZYSRX (f. &r), quanto i titoli latini dei due dialoghi « alcibiades primus » (f. &r) e « alcibiades secundus : d(e) kdid » (f. )%r), come probabilmente i due Z? iniziali dei due dialoghi, si rivelano di mano di Vittore Falconio (IVk#^ab, 4 che fu pertanto anche in questo caso, come era logico attendersi, il trait d’union tra la biblioteca Barbaro e il Parrasio. Si ricostruisce così un ulteriore segmento della storia del manoscritto, ma soprattutto si attinge con ogni probabilità l’ambiente in cui situare, almeno in parte, l’attività dotta di cui esso, come si è visto, è testimone. Innanzitutto, infatti, sapendo che Vind. proviene da casa Barbaro non è difficile riscontrare, grazie soprattutto ai recenti contributi pa1 @^WgZ &.(+, pp. '+--'., (l’inventario è tramandato, privo di intestazione, nel Vat. Lat. ()(+, di seguito a quello dei libri di Pico della Mirandola) ; 9^aaZg &.+(. Il citato Neap. ^^9 &., non identificato da Diller, corrisponde al n° &+*+ dell’inventario : « Collectio nominum atticorum in imaginibus philostrati per Moscopulum ». 2 Cfr. @^WgZ &.(+, pp. '.+-'., ; per le identificazioni cfr. supra, p. &&, n. ). Della sezioncina « In papyro » (nn° &+,%-&+,&), passò probabilmente al Falconio il n° &+,& « Atheneus et alia quaedam » [Par. Gr. (%*+ ?] ; della seguente « Quinterni desligati in carta bona » (nn° &+,'-&+,,), certamente i nn° &+,' « Luciani dialogi nonnulli » [Neap. ^^^66 )], e &+,) « Ippocratis et Diogenis quaedam epistolae ... » [Neap. ^^^66 &)bis] ; della successiva e ultima « In papyro quinterni » (&+,--&+.,), i nn° &+-' « De somniis sine principio » [Neap. ^^^: ()], &+-, « Primum Schedon mostopuli imperfectum » [Neap. ^^9 '% ?], &+.& « Expositio quedam in theocritum » [Vat. Barb. Gr. '&)]. Al di fuori di queste sezioni restano di falconiani solo il Neap. ^^9 &. (cfr. supra, n. &), e il n° &+&) « Ioannes grammaticus de istoria (sic pro ‘Iliade’ ? !) et expositio eiusdem in parte » [Cambridge, Trinity College, G. &+. ((]. 3 Cfr. supra, p. &&&! n. '. 4 Specimina delle scritture greca e latina di Vittore Falconio in KZcYgjhXdad '%%*, tavv#^!^^!^k. &'% [VW^dkZcYgjhXdad leografici di Antonio Rollo, che la mano responsabile della diorthosis del codice (v. supra, p. &&*) è proprio quella di Francesco Barbaro (IVkk#^^" ^^^), 1 a ulteriore documentazione di quella fervida operosità autenticamente ‘filologica’ dell’umanista, che lo stesso Rollo e Claudio Griggio hanno già fatto intravedere, 2 e che meriterà adeguati approfondimenti. Dalla ricerca di possibili indizi, nell’opera del Barbaro, per una datazione di questo lavorio, non ricavo che la menzione da lui fatta, in una lettera a Santo Venier del giugno &)&,, di Socrate e Alcibiade tra gli esempi insigni della positiva influenza esercitata dai filosofi sugli uomini politici. 3 Estendendo però l’indagine a Guarino, la cui « sinergia culturale » col Barbaro in questi anni ha brillantemente iniziato a illustrare Rollo, 4 si trova un appiglio ben più significativo in un’epistola a Ugo Mazzolato, da Venezia, del gennaio &)&+, dove è citato Platone (« ut auctor est Plato »), per l’affermazione che Giove apprezzava di più i sacrifici rari e frugali dei pii Spartani, che quelli più sontuosi degli altri Greci, la quale rimanda evidentemente al peraltro non frequentatissimo Alcibiade II (&)-e(-&).c,). 5 Ma, prima che letto ed emendato, è a mio vedere probabile che Francesco Barbaro stesso avesse anche direttamente commissionato il nostro Vind. Il copista è infatti il medesimo, come mostra il raffronto paleografico, che ha vergato due altri codici della biblioteca Barbaro, entrambi membranacei ed entrambi contenenti la Ciropedia di Senofonte, il Leidensis 7#E#<. )- (IVk#^k, già segnalato da Diller e in cui 1 Specimina della grafia greca di Francesco Barbaro, oltre alla nota di possesso (del Vind Suppl. Gr. (.) già riprodotta in 9^aaZg &.+(, pl. x.& e 7ZgcVgY^cZaad &.,., tav# ^^^c, si trovano ora in Gdaad '%%+, tav# xv (cfr. pp. &%)-&%*) e Gdaad '%%*, tavv# k^"m!m^^ (cfr. pp. ')-'+e '%, n#&). Senza il paziente supporto a distanza di Antonio Rollo non avrei saputo orientarmi fra le diverse varianti grafiche dei marginalia, tutte probabilmente da riportare a Francesco Barbaro, né nella differenziazione della mano di Barbaro da quella assai simile di Guarino. Per la mano greca di Guarino, vedi ora Gdaad '%%), tav# mk^^^ (cfr. p. **), Gdaad '%%+, pp. .,-.., Gdaad '%%*, tav. k (cfr. pp. &' n. &, &., '% n. &), e cfr. :aZjiZg^!8V" cVgi &..&, pp. &*)-&*+ (n° am^^). 2 Gdaad '%%+ ; Gdaad '%%* ; <g^\\^d '%%+. 3 <g^\\^d &..., pp. '-"(% (n° (, rr. '&-'( : « Quantum in Pericle Anaxagore Clazomenii, in Alcibiade Socratis et in Thimoteo Isocratis preceptiones rem Atheniensem iuverint, quis ignorat ? ». Il dato peraltro poteva anche essere desunto, per esempio, da 8dgcZa^d CZediZ, Vita Alc. ', &. 4 Gdaad '%%*, in particolare p. &'. 5 HVWWVY^c^&.&*, p. .* (ep. )&, rr. ')-', : « Suscipe igitur hoc stipendium tuum quod ne vile aut pusillum videatur, amplissimum certe in re minima velim animum contempleris, Iovem ipsum imitans qui, ut auctor est Plato, longe maius tenuia Lacedaemoniorum sacrificia quam reliquorum Graecorum sumptuosissima suscipiebat. Quam ob rem ? propter egregiam illorum in rebus divinis pietatem cultum ac reverentiam ». Non è possibile verificare su Vind. eventuali reazioni di lettori in margine al passo, dato che in esso il testo dell’Alcibiade II si interrompe subito prima (cfr. supra, p. &&&!n. '). a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &'& Griggio ha pure rilevato marginalia sia di Francesco che di Ermolao Barbaro, 1 e il Vind. Suppl. Gr. *&, con note marginali di Francesco individuate da Rollo. 2 Deve trattarsi di uno scriba greco ‘di fiducia’ (per quanto, dovremmo dire, non troppo ben riposta) del Barbaro, cui egli commissionò più di una trascrizione. Una conclusione che richiama da vicino quella cui è giunto di recente Rollo, avendo identificato in cinque altri codici del Barbaro e da lui annotati, uno stesso copista greco, diverso però dal nostro, « che probabilmente lavorava a Venezia verso la fine del secondo decennio del ’)%% ». 3 E il cerchio si stringe, quando ci si accorge che a questo secondo copista vanno attribuiti anche i ff. +)-+* dello stesso Leid. 7#E#<. )- appena citato (IVk# k), che il catalogo segnala suppliti da mano diversa (a colmare un’ampia omissione dello scriba principale). 4 Tanto basta, credo, per concludere intanto che Vind. (insieme al Leid. B.P.G. )- e al Vind. Suppl. *&) è stato copiato nel secondo decennio del ’)%%, 5 a Venezia, per Francesco Barbaro, cui si devono le attente cure testuali che ha in seguito ricevuto. Se poi vale l’analogia con l’altro suo copista fisso, quello individuato da Rollo, che in almeno tre casi si servì di modelli appartenenti a Guarino, si può ragionevolmente supporre che anche le correzioni e forse le peculiari annotazioni esegetiche, che, come si è visto, dovevano caratterizzare l’antigrafo di Vind., abbiano qualcosa a che fare con l’umanista veronese. Il che confermerebbe, precisandola, a distanza appunto di quarant’anni, la diagnosi ‘umanistica’ di Carlini. 6 1 <g^\\^d '%%+. Devo ringraziare l’amico Griggio, oltre che per i preziosi stimoli e consigli, per aver attirato la mia attenzione sul Leidensis e avermene messo a disposizione il microfilm. 2 Cfr. Gdaad '%%*, tav# m^^ (cfr. pp. '*-'+). Questa identificazione e l’altra da me proposta poco sotto nel testo hanno avuto l’approvazione di Antonio Rollo, che nuovamente 3 Gdaad '%%*, pp. '*-'+ e tavv# k^^"m^. con piacere ringrazio. 4 YZBZn^Zg &.+*, pp. +*-++. La situazione è pertanto identica (salvo che il passo senofonteo omesso è diverso) a quella descritta da Gdaad '%%*, pp. '*-'+ e n. & p. '+, per il Vind. Suppl. Gr. *&. 5 Sulle datazioni finora proposte per Vind., cfr. supra, p. &&&!n. '. Il Leidensis B.P.G. )è datato genericamente al mk secolo in YZBZn^Zg &.+*, pp. +*-++, il Vind. Suppl. Gr. *& « &*. Jh. (Mitte) » in =jc\Zg!=Vcc^X` &..), pp. .*-.,. 6 Si osservi che la ricostruzione completa, delineata in queste pagine, delle vicende di Vind. non lascia spazio per un ulteriore possessore, al quale, secondo un’ipotesi del catalogo, andrebbe riferita la nota ,ZVKYIRX (sic), a f. ^^^v. Essa peraltro si legge, capovolta, sul verso di uno dei fogli di guardia cartacei anteriori, la cui associazione con il corpo membranaceo del manoscritto è, quanto meno, posteriore all’inventario della biblioteca Barbaro (&).% ca.), dove, come si è visto, i fascicoli contenenti i due Alcibiadi erano ancora « desligati ». Non escluderei che si tratti di un foglio riutilizzato come guardia di &'' [VW^dkZcYgjhXdad 6YYZcYjb Augusto Guida mi fa notare che gli scolî peculiari attestati dalle interpolazioni di Vind. (supra, pp. &&("&&*), oltre a rivelare una finezza esegetica e linguistica (l’uso del termine PRXVHLCRQ, l’espressione HLMa WRXCWR DMQDYJNKa K^NHLQ che sembra riecheggiare Tht. &,%d&) difficilmente attribuibili a un umanista italiano del primo ’)%%, si possono invece in qualche modo accostare ai marginalia del Crisolora alla Repubblica del Vat. Gr. ''+, incorporati poi nella traduzione latina redatta dal Decembrio (cfr. <Zci^aZ '%%'b, in part. p. &+%! n° ), p. &+(! n° &'). Che anche le espansioni di Vind. provengano in ultima analisi, forse proprio attraverso Guarino, da Manuele Crisolora è ipotesi affascinante e plausibile, anche se la speranza di trovarne conferma sul Par. Gr. &-&&! appartenuto al maestro bizantino, va purtroppo delusa (cfr. <Zc" i^aZ '%%'a, pp. )&*-)&+! n. )). 7^Wa^d\gV[^V 6WWVbdciZ! <jVaYd GdhV! Bjco^ '%%* = Giancarlo Abbamonte, Lucia Gualdo Rosa, Luigi Munzi (eds.), Parrhasiana III. « Tocchi da huomini dotti ». Codici e stampati con postille di umanisti. Atti del ^^^ seminario di studi, Roma, ',-'- settembre '%%', « AION. Annali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” », mmk^^, '%%*. 7ZgcVgY^cZaad &.,. = H^ak^d7ZgcVgY^cZaad, Autografi greci e greco-latini in Occidente, Padova,XZYVb, &.,.. 7gdX`bVcc &..' = 8]g^hi^Vc7gdX`bVcc, Die handschriftliche Überlieferung von Platons Symposion, Wiesbaden, Reichert, &..' 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(), c’è la segnatura (« '. ») di San Giovanni a Carbonara (e il titolo latino cinquecentesco « Platonis| Alcibiades primus| de| Natura hominis| et| Alcibiades secu(n)dus| de| Voto »). a » VaX^W^VYZ Y^[gVcXZhXdWVgWVgd &'( 9ZcnZg '%%& = C^X]daVh9ZcnZg, Plato. Alcibiades, Cambridge, Cambridge University Press, '%%& (« Cambridge Greek and Latin Classics »). 9^aaZg &.+( = 6jWgZn9^aaZg, The Library of Francesco and Ermolao Barbaro, « Italia medioevale e umanistica », k^, &.+(, pp. '*(-'+' (pl. m) (= Studies in Greek Manuscript Tradition, Amsterdam, Hakkert, &.-(, pp. )',-)(,). :aZjiZg^! 8VcVgi &..& = EVdad :aZjiZg^! EVja 8VcVgi, Scrittura greca nell’Umanesimo italiano, Milano, Il Polifilo, &..& (« Documenti sulle Arti del Libro », mk^). GZci^aZ '%%'a = HZWVhi^Vcd<Zci^aZ, Marginalia umanistici e tradizione platonica, in Kincenzo Fera, Giacomo Ferraù, Silvia Rizzo (eds.), Talking to the Text : Marginalia from Papyri to Print. 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