PREMIO
CIMITILE
1996 - 2020
STORIA , PERSONAGGI, IMMAGINI, PROSPET TIVE
ST ORIA, PERSONAGGI, IMMAGINI, PROSPETTIVE
a cura di
Felice Napolitano
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Doy Studio
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nel mese di Agosto 2020
da Tavolario Stampa srl
per conto della Guida Editori srl
978-88-6866-635-4
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web www.clearedi.org
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NOLA ALL’ALBA DELLE BASILICHE PALEOCRISTIANE DI CIMITILE
di Mario Cesarano
Oggetto del presente contributo è la ricostruzione del contesto storico riguardante la città di Nola e il suo territorio all’alba delle basiliche paleocristiane di Cimitile, vale a dire tra i secoli III e VI d.C., alla luce delle evidenze archeologiche, che
possono in alcuni casi dar riscontro a quanto noto dalle fonti storico-letterarie, in altri mostrarne le incongruenze, ma in
ogni caso arricchire il bagaglio di informazioni a disposizione degli studiosi che, messe insieme, consentono di progredire
nella comprensione di un’epoca tra le più complesse della storia, nella quale si consuma la transizione tra il mondo antico
e il medioevo.
1. Il suburbio di Nola
Che il luogo nel quale sorgono le basiliche ricada nel territorio amministrato dalla città di Nola,
in età romana ager Nolanus, ci è ben noto dagli
scritti di Paolino di Nola e dalla ricca messe di
iscrizioni che ivi, in originario impiego o riutilizzate, riferiscono di personaggi della comunità
nolana. Il toponimo Coemeterium, evolutosi nel
tempo in Cimitile, si deve alla destinazione funeraria del luogo, attestata dalle scoperte archeologiche a partire almeno dal II-III secolo d.C.1. Non
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noi nota e compare per la prima volta nell’838
nel testo del Chronicon Sanctae Sophiae nella
Fig. 1. Nola, località Muraglia: antiche mura romane.
versione Cimitiro2.
L’area è a nord di Nola, ad una distanza di circa
1300 metri dalle mura urbiche3ȋϐǤͳȌǡ bellum
socialeǡ ͻͳ ͺͺ ǤǤ ± Ǥ ϐ
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tale direzione paiono indirizzare alcune evidenze archeologiche, come i resti di muri e pavimenti in cocciopesto al di
ćĆēĎĘęĆ 2003.
ćĆēĎĘęĆ 2003, p. 577.
3
Se ne conserva un tratto di quasi 200 m nella località che per la loro presenza è detta “Muraglia”, forse per prestito dalla lingua spagnola durante il
vicereame nel XVII secolo.
1
2
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Mario Cesarano
ǯϐȋϐǤʹȌǡ
che sfrutta le mura come sostruzioni, che potreb-
bero appartenere a domus urbane, indiziando,
dunque, l’estensione del centro abitato già in età
ϐ
di I secolo a.C., e come il fatto che il limite della
necropoli individuata a nord sia sempre lo stesso,
ad una distanza di circa 50 m dalle mura romane,
tra la seconda metà dell’VIII secolo a.C., momento
ϐ ǡ
e il III-IV secolo d.C. Dai dati forniti dall’evidenza
archeologica sembra ricavarsi che questo spazio
destinato al seppellimento dei morti costituisca
un’unica ampia necropoli, che si estende a nord
ǤʹǤǡϐǣdomus sannitica al di sotto della pavimentazione di
uno degli ingressi.
͵ͲͲϐre l’odierno tracciato dell’autostrada Napoli-Avel-
lino-Bari, oltre il quale i rinvenimenti di sepolture
risultano isolati. Tra questa estremità e l’area fu-
nebre su cui sorgerà il complesso basilicale paleocristiano corrono, dunque, circa 900 metri, sì da avvalorare la proposta
di non considerare i sepolcri cimitilesi all’interno della necropoli a nord della città, ma di circoscriverne l’uso agli abitanti
di villae suburbane e fattorie comprese in un distretto rurale annesso alla città, forse quel vicus menzionato da Paolino di
Nola nel carmen natalicium del 4044, nel quale dovevano forse essere le ville documentate in via Morelli5, in via Sant’Elena6, in vico Nutrice e in via Manzoni, evidentemente impiantate e cresciute nello spazio a nord della necropoli di Nola in
rapporto alle divisioni centuriali di cui l’ager Nolanus è stato fatto oggetto più volte tra il III secolo a.C. e la piena età imperiale, una delle quali doveva avere un decumano, ovvero l’asse orientato est-ovest, coincidente oggi col Corso Umberto
di Cimitile, e in relazione alla quale devono essere stati distribuiti nel territorio tra Cimitile e Nola anche le proprietà
terriere che Paolino ricorda irrigate dalle acque del Clanis provenienti dai monti della vicina cittadina di Abella7.
La feracità della campagna nolana favorisce un numero considerevole di insediamenti fuori dalle mura cittadine, non
solo nella forma della villa, ma anche in quella di pagi ossia di veri e propri abitati rurali, la cui esistenza ci è ben nota
ϐ ǡ
d.C. L’analisi dei nomi (Apollinaris, Salutaris, Laurinius, Lanita, Capriculanus, Agrifanus e MyttianusȌ
sorti a partire dall’arrivo dei primi coloni romani dopo la già citata guerra sociale, che alcuni di essi abbiano un legame
Paul. Nol. carm. 28, 62-66, 88-89.
ĎěĆĉĎĊ et alii 1998, pp. 73-74; ćĆēĎĘęĆ 2003, pp. 60-63.
6
ćĆēĎĘęĆ 2003, pp. 62-63, 66-67.
7
La presenza nel territorio di Cimitile di insediamenti umani almeno a partire dal IV secolo a.C. è indiziata dall’esistenza di un santuario, distrutto nel
corso del I secolo a.C., che si è ipotizzato consacrato ad Ercole, perché vi si è rinvenuta una statuina di bronzo dell’eroe vestito di pelle leonina, i cui
resti sono emersi durante i lavori di costruzione di edilizia scolastica in via Guadagni, a circa 300 metri a nord-est dell’area delle basiliche (ĎěĆĉĎĊ et
aliiͳͻͻͺǡǤ͵ͻǦͺȌǤǯǯǯ ǤćĆēĎĘęĆʹͲͲ͵ǢĊĘĆėĆēĔ 2018, pp. 25-26. Per
il ripristino dell’acquedotto del Clanis cfr. Paul. Nol., carm. 21, 717.
4
5
56
Nola all’alba delle Basiliche
con contesti santuariali e altri una vocazione prettamente agricolo-pastorale8, ma allo stato attuale delle conoscenze è
impossibile collocarli nello spazio9. I pagi Lanita, Capriculanus, Agrifanus e Myttianus, considerato che nello stesso momento, intorno al 264 d.C., compiono un atto di omaggio, pressoché identico nella forma della dedica di una statua, i primi
tre all’imperatore Gallieno Augusto Parthicus Maximus e l’ultimo a sua moglie Salonina Augusta, è probabile che abbiano
costituito un grande latifondo di proprietà imperiale10. Villae, vici e pagi sono legati alla città intesa sia come entità amministrativa che come fenomeno sociale e culturale, ne fanno parte: il proprietario della villa, il dominus, è membro della
comunità cittadina e divide il suo tempo tra la città e la dimora extraurbana, impreziosita di nobili ambienti residenziali;
gli abitanti dei villaggi rurali pongono dediche ai loro benefattori o patroni nel cuore dello spazio urbano.
La conversione dell’area funeraria di Cimitile in luogo di culto cristiano avviene a seguito del seppellimento in un anno
imprecisato della seconda metà del III secolo d.C. del defunto Felice, presbitero del clero nolano, a poca distanza da uno
dei mausolei funebri già esistenti. Sommamente amato dalla già ben costituita comunità cristiana di Nola, dopo la morte
Felice viene da subito venerato come un santo e cominciano ad addensarsi sepolture sub divo intorno alla sua tomba, che
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alle persecuzioni e concede ai cristiani di professare liberamente la loro fede, spianando la strada alle disposizioni dettate
a Milano nel 313 dagli Augusti Costantino e Licinio.
Da questo momento, dunque, il sito di Cimitile si sviluppa come luogo del culto cristiano senza abbandonare la sua funzione di necropoli, che però è ora aperta non solo alle sepolture di quanti abitano gli insediamenti viciniori, ma di tutti
quelli che lo vogliono, provenienti da Nola e non solo.
2. Nola e le trasformazioni del III secolo d.C.
Tutto questo accade in anni per i quali la ricerca storica registra importanti cambiamenti sociali, politici ed economici.
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potere supremo diviso tra due Augusti, l’uno a capo dell’Occidente e l’altro a capo dell’Oriente, rispettivamente coadiuvati
da due Cesari. Roma viene privata del suo ruolo di capitale, che viene assegnato alle città di Milano e Treviri in Occidente
e di Sirmio e Nicomedia in Oriente, a ragione della loro vicinanza alle frontiere, che vanno facendosi sempre più insta ǡǡ îϐ Ǥ
dell’amministrazione dell’impero, non più diviso nella ripartizione provinciale storica, ma ripartito in quattro diocesi,
comprendenti nuove centoundici province. La Campania ne è una della diocesi italiciana, i cui cittadini vanno perdendo
ǡϐ ǡ ǯpero. La provincializzazione punta a traghettare la diocesi fuori dalla crisi, che ha colpito tutto l’impero nel corso della
seconda metà del III secolo e che sembra non aver risparmiato la Campania.
Per l’area nolana non possediamo, purtroppo, dati espliciti che mostrino gli effetti di questa crisi, ma registriamo una
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ĆĒĔĉĊĈĆ 2001, 413-433, in particolare nota 24; ĆėĒĆ 2009, pp. 133-143.
Per ipotesi sulla localizzazione del Pagus Apollinaris cfr. ćĆēĎĘęĆʹͲͲ͵ǡǤͳͺǡͺͳǦͺʹǡʹʹ͵ ϐǯǤǯtesi che dal nome del pagus Apollinaris possa derivare quella dell’odierna cittadina di Pollena cfr. ĆėĒĆ 2009, p. 139.
10
ĆĒĔĉĊĈĆ 2001, p. 427; ĆĒĔĉĊĈĆ 2007, p. 156.
8
9
57
Mario Cesarano
ϐ -
viamo che nella prima parte del secolo
la città e il suo territorio consentono
ancora di accumulare patrimoni tali da
portare alcuni degli esponenti delle sue
più insigni famiglie alle supreme cariche
istituzionali dell’impero. È il caso del senatore Lucius Claudius Polio Iulius Iulianus Gallicanus, che adisce il consolato e
viene onorato dai Nolani, tra i quali sono
anche suoi liberti, come patrono della
città e constitutor forse del teatro, cioè
colui che nella prima metà del III secolo d.C. ne avrebbe sostenuto le spese di
Fig. 3. Somma Vesuviana, Villa “Augustea”: parete di fondo dell’esedra con decorazione di stucchi
colorati.
restauro. È il caso del senatore Cneus Petronius Probatus Iunior Iustus, che tocca
l’apice della sua carriera come legatus
Augusti in Africa nel 230-235, e anche
dei suoi familiari, il senatore Lucius Publilius Probatus, console nel 250, a cui
l’assemblea nolana dedica una statua
tra il 251 e il 270, e il senatore Publilius
Felix, consolare nel 265-27011.
Sicuramente la felicitas della vicina Vesevo ora iugo, con cui Virgilio nelle Georgiche si riferisce alla campagna nolana12, riecheggia nella monumentalità
dell’insediamento ad oggi parzialmente
portato alla luce in località Starza della
Regina nell’odierna cittadina di Somma
Vesuviana, creduto erroneamente, durante i primi scavi negli anni trenta del
XX secolo, la villa della gens Octavia in
Fig. 4. Somma Vesuviana, Villa “Augustea”:
statua di Dioniso.
Fig. 5. Somma Vesuviana, Villa “Augustea”: statua femminile panneggiata.
11
Per i senatori di provenienza nolana citati in questo contesto cfr. ĆĒĔĉĊĈĆʹͲͲͺǡǤʹʹͳǦʹ͵ǡ ϐ
ϐǤǯ°ĆĒĔĉĊĈĆ 2012, 296-328.
12
Verg., Georg. 2, 224.
58
Nola all’alba delle Basiliche
cui apud Nolam13 morì Augusto14. Le indagini condotte
a partire dal 2002 da un’equipe di archeologi guidati dall’Università di Tokyo rivelano che sono solo una
parte delle prime fasi di un insediamento, molto probabilmente una villa, che viene impiantato nella seconda
metà del II secolo d.C. e che è oggetto di importanti interventi di restyling agli inizi del III: l’esedra, la cui parete di fondo è sfondata da un grande ingresso dotato
di un timpano decorato da meravigliosi stucchi colorati
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si dipartono le pareti rivestite di affreschi e dotate di
nicchie, che ospitavano le statue marmoree di Dioniso
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Fig. 6. Somma Vesuviana, Villa “Augustea”: ipotesi ricostruttiva.
colonne di marmo africano sormontate da capitelli corinzi, anch’essi di marmo, funzionali a formare propilei
prospettanti panoramicamente sulla piana sottostante;
i grandi pilastri quadripartiti realizzati con grossi bloc-
chi di tufo locale, che vanno ad addossarsi in un certo
momento alle preesistenti pareti dell’esedra per sostenere volte stuccate tra il grande portale e il colonnato
ȋϐǤȌǢǡǯ
ȋϐǤȌ15 e l’altra con la riproduzione
di un velario e dotata di un pavimento in opus mixtum,
con tessere bianche e nere intorno a un riquadro di formelle di marmo.
Fig. 7. Somma Vesuviana, Villa “Augustea”: catino absidale con thiasos marino.
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quella archeologica, potrebbero raccogliersi indizi del-
la non estraneità dell’ager Nolanus alla crisi economica che si abbatte sull’impero nel corso della seconda metà del III
secolo d.C. Fin dall’età repubblicana la società urbana romana si regge sulla partecipazione attiva di tutti coloro che sono
in possesso della civitas, ovvero del pieno titolo di cittadinanza, alla vita politica, agli obblighi militari, alle cerimonie
religiose e ad ogni altra manifestazione pubblica in una sorta di liturgia urbana, funzionale a favorire l’elaborazione di
una condivisa identità sociale, politica e culturale. Tra i momenti più caratterizzanti di questa liturgia si collocano gli
spectacula ǯϐludi scaenici che si svolgono nel teatro, luoghi dove nell’occupazione dei posti sulle
gradinate si riproduce la piramide sociale, che nel secondo caso culmina nella rappresentazione della famiglia imperiale
Tac., Ann. 4, 57.
ĔĞĆČĎǦēČĊđĊđđĎʹͲͳ͵ǡǤͳͳǦʹͲʹ ϐ Ǥ
15
ĊĎĒĔēĊǦĔĞĆČĎ 2010, pp. 583-593.
13
14
59
Mario Cesarano
nelle nicchie della scaenae frons16. Molto del funzionamento di questa liturgia si regge sulla contribuzione di somme di denaro, nella forma di onerosi
obblighi legati alle cariche istituzionali o di atti di
evergetismo, da parte delle élites urbane, tant’è che
la crisi e la progressiva scomparsa di questa classe
di famiglie emergenti determineranno nei decenni
ϐǯ ǡǯ cezione consona al mondo classico17.
Così apprendiamo da alcune iscrizioni che il notabile locale Pollio Iulius Clementianus, vissuto nel IV
ǤͺǤǣǯ ϐǤ
56.
secolo inoltrato, viene onorato con statue e acclamato in qualità di patrono e di persona mirabilis per i
numerosi atti compiuti a favore della città e dei suoi
ϐ-
coltà economiche, come desumibile dall’espressione ordo fessus, con cui sembra potersi indicare l’assemblea cittadina
ϐ18. In particolare è menzionato come: redonatorϐ
di un’importante strada pubblica; recreator ǯϐǡ
l’investimento di grosse somme di denaro; subventor civium necessitatis aurariae ovvero colui che soccorre i cittadini nel
ϐ Ǥ ǯǡ
dismissione, l’interruzione degli spettacoli gladiatorii, sì intrinseci al funzionamento della vita sociale di una città romana, e il forte indebitamento della città, possono essere le conseguenze di una forte crisi economica e sociale.
Un ulteriore indizio, forse più una suggestione, potrebbe ricavarsi dalla vicenda di una villa rustica parzialmente portata
alla luce sulla collina dell’odierna Visciano, anch’essa compresa nell’ager Nolanus, chiaramente connessa alla conduzione
di attività agricole e pastorali, che nel pieno III secolo d.C. a seguito di un disastroso incendio viene abbandonata, forse
proprio per l’impossibilità da parte dei proprietari di affrontarne le spese di ricostruzione nel quadro di una contingenza
economica non favorevole19.
Come in negativo, potrebbe illustrarci la crisi anche il riutilizzo in contesti databili tra III e IV secolo d.C. di frammenti di
ϐ ǡ ϐ
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ǡ ǯ ϐǡ
ϐ ͷ20ȋϐǤͺȌǤ
cappuccina di neonato che, in un contesto di necropoli del tardo III secolo d.C. individuato quasi all’incrocio di via Polve-
ĊĘĆėĆēĔ 2015, pp. 168-174.
Sulla scarsità di interventi di evergesia a favore delle proprie città da parte delle élites proprietarie terriere campane nel corso della seconda metà
del III secolo d.C. cfr. ĆěĎēĔ 2005.
18
ĆėĒĆ 2015, pp. 97-107.
19
ĊĈĈčĎĔ 1998, pp. 76-77.
20
ĊĘĆėĆēĔ 2018, pp. 14, 24.
16
17
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Nola all’alba delle Basiliche
riera con via Croce del Papa21, per la copertura a doppio spiovente usa i quattro frammenti di marmo superstiti di un’iscrizione,
ϐ
età giulio-claudia, della quale rimangono le lettere delle ultime
ȋϐǤͻȌǤ
Anche per la villa di Somma deve ipotizzarsi un momento di disagio nella seconda metà del III secolo, se verso la prima metà
di quello successivo alcuni dei suoi ambienti vengono restaurati
ϐ ǯ
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in luce. Poi nella seconda metà del IV secolo d.C. viene convertita
in un grande impianto per la produzione del vino. I diciassette
grossi dolia ad oggi individuati costituiscono parte di una cella
vinaria della capienza di migliaia di litri di vino. Un dato davvero
impressionante che non può non calare la produzione vitivinicola del luogo in un sistema economico di indubbia vivacità e indiziare che la crisi del III secolo è stata ormai lasciata alle spalle.
3. Nola tra Costantino il grande e S. Paolino
La ripresa o il «risveglio della Campania»22, se non una solida rinascita, può leggersi negli interventi che interessano la provincia
a partire dall’età costantiniana, spesso ad opera proprio dell’im-
Fig. 9. Nola, Necropoli in via Croce del Papa: lastre di marmo riutilizzate per una tomba a cappuccina
ǡ ϐ
324 d.C. essa viene elevata allo status di provincia consolare e as-
segnata a un governatore di rango senatorio, individuato per la prima volta in M. Ceionius Iulianus signo Kamenius, e non
più a un corrector di rango equestre23. Malgrado le ombre che avvolgono la nostra conoscenza degli obiettivi che Costantino persegue nell’attuare un simile cambiamento, non è da sottovalutare l’incidenza che esso ha sul favorire un’intesa tra
il principe e la classe senatoria locale, da un po’ di tempo in larga parte esclusa dall’accessione alle più alte cariche dello
Stato e ai supremi comandi militari. Negli anni della crisi la Campania non ha smesso di ricoprire una funzione imprescindibile per l’approvvigionamento della copiosa popolazione di Roma, non più capitale dell’impero ma pur sempre la sua
maggior megalopoli, e continua ad essere una regione in cui le famiglie senatoriali hanno le fondamenta di importanti patrimoni e giocano un ruolo da protagoniste nella vita delle comunità cittadine locali. Tra i provvedimenti di cui si fa carico
lo stesso governo centrale emerge il restauro del cosiddetto acquedotto del Serino, creato per una lunghezza di circa cen ǯ ǯ ϐ
ĊĘĆėĆēĔ 2018, pp. 24-25.
ĆĘĘĔđĆ 1991, p. 140.
23
ĆěĎēĔ 2005, pp. 21-26.
21
22
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Mario Cesarano
Capo Miseno. L’iscrizione che dà conto
dell’intervento di ripristino dell’acqueductum longa incuria et vetustatem conruptum menziona tra i centri
ϐ civitas Nolana
e ricorda quale dedicante dei nuovi
lavori proprio il nuovo governatore
Ceionius Iulianus24Ǥϐ
gli inizi del IV secolo sappiamo che da
Nola proviene il senatore Popilius Virro, che pone la dedica sull’ara sepolcrale alla propria educatrix25. Al nume
Fig. 10. Nola, via Saviano n. 147: resti di villa suburbana coperti dagli strati dell’eruzione “di Pollena”.
e alla maestà di Costantino il governo
cittadino nolano si dichiara devotus in
un’iscrizione incisa su una base statuaria . Proviene proprio da Nola la base statuaria dedicata dal governatore di rango
26
consolare Hortensius ϐ 27 e tra 364 e 375 per lo splendore di Nola si
adopera il consolare della provincia Campania Neratius Scopius28.
Cadono, dunque, in questo contesto di rinnovata prosperità i già citati interventi evergetici di Pollio Iulius Clementianus e
quelli di Cusonius Gratilianus, patrono del pagus Salutaris di Nola, i cui abitanti gli dedicano una statua per aver promosso
voluptatesǡ ǯϐ29. È probabile che sia il favore accordato alla città a motivare
tra il 312 e il 370 d.C. la dedica di una statua a un non precisato imperatore con la formula bono rei publice nato30, richia-
mata, in forma abbreviata, in una dedica agli Augusti Valentiniano, Teodosio e Arcadio posta tra il 388 e il 392 su una
colonna miliaria della via Summense31, che doveva correre nel territorio tra Napoli e Nola alle falde del Vesuvio, recante
una precedente dedica a Costantino, testimonianza indiretta del costante interesse del governo centrale per il territorio
campano. È da credere che un impulso al rinnovamento e alla crescita Nola riceva a partire dal 378, quando Ponzio Meropio Paolino, ottenuto il governo della Campania, la preferisce a Capua come propria sede. Delle iniziative che intraprende
nello svolgimento della sua magistratura sappiamo soltanto che fa lastricare la strada che collega la città al sepolcro di
Felice a Cimitile32, già luogo di culto, ma è da supporre che, data la sua provenienza da una delle più illustri famiglie roǡ ϐ ǯ ǡ
città amministrate e dei loro cittadini, non tradisca gli insegnamenti aviti, che ne segnano l’opera anche quando viene or-
ČĔććĔ 1938; AE 1939, p. 151; ĆěĎēĔ 2005, p. 24, nota 35.
ĆĒĔĉĊĈĆ 2012, p. 318.
26
EDR139047; CIL X, 1245.
27
EDR 144770; CIL X, 1247; ĊĈĈĔēĎ 1994, p. 215.
28
EDR 139120 CIL X, 1253; ĊĈĈĔēĎ 1994, p. 215; ĆĒĔĉĊĈĆ 2010, p. 290.
29
ĆĒĔĉĊĈĆ 2008, pp. 263-273.
30
In Italia è usata per Flavio Claudio Iuliano a Ticinum, odierna Pavia (ͲͲͺǢ ǡͺͲͳȌȋͲͺʹͲͺͺǢ ǡͷͺȌ; per Costantino
ǡ ȋͳʹͲͶ͵ȌȋͳͷͶͺͲͳǢʹͲͳͳǡ͵ͻͺȌǡ ǯ
Nola; per Licinio a Reghionȋͳͳ͵ͻ͵Ǣ ǡͳͻͻȌǤ
31
ĊĎĒĔēĊ 2009, pp. 159-160.
32
Paul. Nol., carm. 21, 382-383; ćĆēĎĘęĆ 2003, p. 21.
24
25
62
Nola all’alba delle Basiliche
dinato sacerdote. Investe, infatti, le sue enormi
ricchezze nella costruzione tra 401 e 403 della
basilica nova, che parzialmente ingloba la vetus
contenente la tomba di Felice, circondandola di
strutture utili all’esercizio del culto cristiano e
ad accogliere la sempre più numerosa massa di
pellegrini che vi giungono, per il cui approvvigionamento idrico procura il ripristino del dismesso acquedotto del Clanis con l’aiuto degli abitanti di Avella33. È forse in questo periodo, e forse
ϐ
costituenti il santuario di Felice, che comincia la
ϐǯϐ
Nola, favorita anche dall’editto con cui nel 404
ǤͳͳǤǡǤͷǣϐ ǯDz
Pollena”.
ǯǯϐ ǡî ϐ
messaggio evangelico cristiano. Se altrove, come a Capua, si stenta ad accettare il decreto imperiale, a Nola forse proprio
la presenza carismatica di Paolino contribuisce al rispetto immediato delle leggi34.
ǯ ° ǡ ϐ
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legioni romane, non solo alle frontiere, ma nel cuore stesso dell’impero, rompono ogni indugio e danno avvio a quelle che
la storia avrebbe ricordato come ‘le invasioni barbariche’. Da Sant’Agostino, vescovo di Ippona, nell’Africa proconsolare,
apprendiamo che i Goti guidati da re Alarico dopo aver saccheggiato Roma nel 410 si riversano sulla Campania e ipsam
Nolam barbari vastaverunt35. Paolino, vescovo della diocesi di Nola dal 409 al 431, viene fatto prigioniero e il santuario di
Cimitile è depredato delle sue ricchezze. La fase II della basilica novaϐ -
ǯϐ 36. Ma se a Cimitile valgono la perseveranza di Paolino e la forza
di volontà dei fedeli a sostituire aurum et argentum e ad avviare la costruzione di un nuovo mondo, sembra che a Nola e
nelle contrade circostanti non avvenga la stessa cosa.
L’evidenza archeologica rivela che gli strati di ceneri e fanghi riversatisi con l’eruzione vesuviana del 472 d.C., nota nella
ϐ Ǯǯǡ ϐ -
liazione e in totale stato di abbandono. Tale è la situazione di quel che rimane dell’ultima fase di vita di una villa rustica
suburbana in via Saviano, vissuta dal I a dopo la metà del V secolo, ma dove si riscontra un’azione accurata di distruzione
dei muri e delle colonne di laterizi37ȋϐǤͳͲȌǤǯ ͷ
via Polveriera. Anche qui l’eruzione si abbatte su muri già rasati in maniera accurata, su stanze riempite di macerie e spo-
Paul. Nol., carm. 21, 672-858; ćĆēĎĘęĆ 2003, pp. 21-22; ĊĘĆėĆēĔ 2008, p. 16, nota 23.
ĊĘĆėĆēĔʹͲͳʹǡǤͷʹǤǯǯϐ Ǥ ĆĈĔćĔēĊ 2008.
35
Aug., De civ. Dei 1.10.2.
36
ćĆēĎĘęĆ 2017, pp. 287-331; ĊĘĆėĆēĔ 2018, p. 15.
37
ĊĘĆėĆēĔ 2018, pp. 12-14.
33
34
63
Mario Cesarano
gliate di ogni elemento di una qualche utilità,
come la soglia di calcare prelevata dall’ingresso38ȋϐǤͳͳȌǤ ǡ-
do ai dati disponibili, la stessa situazione si incontra nella zona sud della città, negli ambienti
parzialmente indagati nell’area della stazione
delle Ferrovie dello Stato, dove al momento
della catastrofe risultano asportati quasi tutti
gli elementi marmorei di un pavimento in opus
mixtumȋϐǤͳʹȌǡǡ ǯ
di marmo, che dovevano foderare le pareti dello stesso vano, e i mattoni delle suspensurae di
quello adiacente, che suggeriscono la destinaFig. 12. Nola, Ferrovie dello Stato: resti di pavimento in opus mixtum.
ǯϐ 39.
I dati di cui disponiamo non ci permettono di
concludere con certezza che questo stato di
distruzione e abbandono sia conseguenziale
alle devastazioni dei Goti, ma è senz’altro da
tenere in considerazione la possibilità che nei
sessant’anni che corrono tra quell’aggressione
e l’eruzione ‘di Pollena’ Nola, al pari delle altre
città dell’Italia romana, manchi delle risorse
necessarie a risollevarla dalla crisi, tanto da
spingere molti dei suoi abitanti a concentrarsi nel nascente borgo di Cimitile, sotto l’egida
di Paolino e della fede cristiana. Sulla parete
di una delle absidi della villa di Somma Vesu ϐ
Fig. 13. Nola, via Croce del Papa: resti di mausolei funerari romani.
cristogramma, facendoci sapere che anche qui
le macerie degli ambienti ormai abbandonati
e i campi coltivati, che hanno preso il posto di certe zone del complesso edilizio, hanno ormai coperto le ricchezze del
mondo antico e con esse tutta la loro vanità. Forse è proprio nella costruzione del santuario di Cimitile e del nucleo che
ϐ ǡ
trasformati in vere e proprie cave, in un’epoca in cui sarebbe ormai impossibile approvvigionarsi di marmi o altre pietre
ǯ Ǥ ǡǡ ǯϐ40 e
ĊĘĆėĆēĔ 2018, p. 14.
ĊĘĆėĆēĔǦ ĊėėĆēęĊ 2020, pp. 89-100.
40
ǯϐ ǤĊĘĆėĆēĔ 2012, pp. 49-82.
38
39
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Nola all’alba delle Basiliche
forse con i mausolei funebri in prossimità di via Croce
del Papa rinvenuti abbattuti, spogliati di ogni elemento architettonico e ricoperti di macerie al sopraggiunǯͶʹǤǤȋϐǤͳ͵ȌǤ
4. Nola nell’alto medioevo
ǡ Öǡ ȋϐǤ ͳͶȌǡ
mausolei funerari romani che ancora oggi emergono
dal suolo per oltre tre metri in via Polveriera41 e che
segnano la continuità tra la Nola antica e quella di
ǡ ° ϐ
tale che non viene mai meno il legame tra il passato e
il presente, che certi fatti (li si chiami episodi, eventi,
Fig. 14. Nola, località Torricelle: mausoleo funerario romano ‘a conocchia’.
Ȍ ǡ
ǡ ϐ
prima e un dopo, ma sempre segnano le tappe di fenomeni molto complessi, che sono frutto di una molteplicità di fattori
e che si evolvono in un arco di tempo più o meno lungo, durante il quale si registrano innumerevoli trasformazioni, che
ϐǯ ǯǤ
È quello che accade tra la fine del mondo antico e l’inizio della nuova era, che l’umanista Flavio Biondo nelle Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades nel pieno XV secolo chiama ‘medioevo’ o età di mezzo, erroneamente
inquadrandola come ‘i secoli bui’ compresi tra le più felici età dell’uomo del mondo antico e della ‘rinascita’ (così Giorgio
Vasari, nel suo trattato Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italianiͳͷͷͲȌǡ
dell’arte del XIX secolo prenderà il nome di Rinascimento.
Oggi sappiamo che l’oscurità del medioevo si deve piuttosto ai limiti di coloro che non hanno saputo individuare le tra-
sformazioni alle quali è andato incontro il mondo antico, che in un ininterrotto divenire sono esplose nell’abbacinante
luce rinascimentale. Per l’Europa quelle trasformazioni, sullo sfondo dello sgretolamento dell’impero romano sul piano
ǡ ǡ ǡǡϐ ǯ -
cidente romano da parte di genti di origine germanica, i cui spostamenti di massa attraversano ininterrottamente i secoli
Ǥîϐǯurbanitas ellenistico-romana e di conseguenza proiet-
tato in un’organizzazione politica e in una dimensione economica che non per forza devono assumere l’aspetto della città,
fenomeno sociale, che, quando sopravvive alla crisi del mondo antico, si rinnova nelle ragioni, nelle prerogative, nei valori
che la costituiscono, nel ruolo che gioca all’interno del territorio circostante, nella dialettica sua interna tra spazi pubblici
ǡϐ ǡϐ civitas in rapporto con le strutture politiche
sovracittadine. Nuova, anche, è la concezione del rapporto tra l’uomo e il divino, sulla base di una nuova idea dell’uomo
e di una nuova idea della presenza di Dio nella storia dell’uomo, presupposto paradigmatico e irrinunciabile per la na-
ĊđđĆĔėęĊ 1928, p. 377; ĆđĒĊēęĎĊėĎ 2011, p. 242; ĊĘĆėĆēĔ 2012, pp. 55-56.
41
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Mario Cesarano
scita della Chiesa come vera e propria istituzione politica
giustapposta, quando non contrapposta, allo Stato civile.
Un cambiamento di notevole portata è dato dal progressivo decadimento del grado di alfabetizzazione delle
persone, a tutti i livelli, con la relativa diminuzione della
produzione letteraria, che per generi, quantità e qualità
era andata caratterizzando la società urbana romana di
età imperiale. Di conseguenza lo studio dei primi secoli del medioevo si giova di un numero davvero esiguo di
testi scritti, tra i quali emergono, per quanto rari, quel ϐ ϐ Ǥ
riguarda le vicende dell’Italia meridionale, in particolar
Fig. 15. Pozzo realizzato con materiali di reimpiego in età medievale nel sito
di una domus romana in via Polveriera, proprietà Leonzi.
modo della regione campana, possiamo avvalerci: della Storia delle guerre del bizantino Procopio di Cesarea,
vissuto a cavallo tra V e VI secolo, fonte indispensabile
ϐ Ǧ ǡ lia tra il 535 e il 553 dai Bizantini per la conquista dei
territori sottratti all’impero da parte delle popolazioni
germaniche; dell’Historia Langobardorum Beneventanorum di Erchemperto42ǡ ϐ
secolo, ispirandosi alla Historia LangobardorumȋͺͻȌ
Paolo Diacono; del Chronicon Salernitanum, ad oggi non
attribuito, databile alla seconda metà del X secolo, fondamentale per la conoscenza della storia della Langobardia
minor tra i secoli VIII e X43; della Historia romana, oggi
ǤͳǤǡǣϐ Ǥ
nota come Historia miscella, attribuita a Landolfo Sagaǡ ϐ
mani dalle opere precedenti . Si aggiungano i diversi testi sulle vite dei santi, ricche di notizie storiche, tra cui spiccano
44
i quattro libri di Dialoghi ȋͷͶͲ ǦͲͶȌǡ
anche le sue Epistulae.45 Accanto a queste poche fonti, ovviamente da consultare con cautela, diventa indispensabile il
ǯ ǡ ϐ ǡ
si fa con un libro, il cui capitolo introduttivo per la storia del territorio della città di Nola è stato scritto da un autore singolare, il vulcano Somma-Vesuvio, che con l’eruzione del 472 d.C. anticipa di quattro anni il momento in cui Odoacre, re
ǡǯǡǡ ϐǯǯ
ĆęĆėĆğğĔ 1999.
ĆęĆėĆğğĔ 2002.
44
Per Landolfo Sagace e le sue fonti cfr. la sintesi in ĊđĆĘęėĔ 2009, pp. 254-257.
45
ϐǯ ǤĎđĊēęĔ 1970, pp. 52-71.
42
43
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Nola all’alba delle Basiliche
anche quella del mondo antico, almeno per la
ϐ Ǥ
A Nola l’archeologia consente di riscontrare
per certi siti la continuità di vita o, quanto
meno, di frequentazione tra il prima e il dopo
l’eruzione46, ma le lussuose domus lasciano il
posto a rudimentali impianti di lavorazione
o di immagazzinamento, con rozze vasche
e canalette, addossate alla parte alta dei più
Fig. 17. Nola, via San Liberatore: capitello di lesena di marmo.
antichi muri che fuoriesce dagli strati dell’e ȋϐǤ ͳͷȌǤ ǯ
ǯϐ ǡ ǡ -
toio. Isolate sepolture di infanti, a cappucci-
na, vengono scavate nel fango indurito depositatosi sui resti di un prestigioso mausoleo
funerario in via San Liberatore. Nel solo caso
di una necropoli in via Seminario è possibile riscontrare, come a Cimitile, l’ininterrotta
ϐ
funerario, che viene ristrutturato e ampliato
e destinato, forse, anche alle funzioni del cul ȋϐǤͳȌǤ
ǯϐ veva essere appartenuto a una famiglia di
Fig. 18. Nola, via San Liberatore: blocco di calcare decorato con fasci littori.
altissimo rango, tenendo conto della qualità
ȋϐǤͳȌ
ȋϐǤͳͺȌǡîǤ
sepolcri in via Croce del Papa viene abbandonato e spoliato, forse è da supporre che molte delle famiglie che avevano
ǯ Ǥ ǡϐ
secolo nel numero di cinque, erano invece proprietà di famiglie sopravvissute alle guerre, alle devastazioni dei barbari e
ϐǡǡ Variae di Cassiodoro, funzionario presso la corte di Ravenna,
ǯǯϐ ǡ ±ǡ
deve datarsi al 50547, spingendoci a ipotizzare che nei poco più di trent’anni trascorsi dalla catastrofe del 472 ci siano
ǡ ϐǡ
riassoggettato alle attività produttive, che non possono essersi realizzate disgiuntamente da quelle della stessa città di
Per tutti i casi citati cfr. ĊĘĆėĆēĔ 2018, pp. 9-44.
ĊĎĒĔēĊ et alii 2013, pp. 68-69.
46
47
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Mario Cesarano
Nola e dei suoi abitanti. L’unica notizia che dalle fonti scritte abbiamo di una presenza di persone nel cuore della città è la
menzione in una lettera di Gregorio Magno del 591 di un monastero femminile Nolanae civitatis in Aboridana domo48, ad
Ǥ ϐ ǡǡ segna, invece, la sequenza ininterrotta dei vescovi lungo tutta la storia della diocesi nolana49ǡϐ 50.
Malgrado la possibile presenza della cathedra episcopalis proprio a Cimitile in un momento dell’alto medioevo, il centro
politico e amministrativo rimane sempre Nola e sempre sua la diocesi, sì presente nella storia sociopolitica della regione
da assumere negli anni 558-560 la cura dei possedimenti fondiari della vicina diocesi di Suessula e nel 594 spingere papa
ϐ ǡ ǡ 51. L’estensione che viene
riconosciuta a questa diocesi nella bolla di Innocenzo III del 121552ǡ ϐǡ
ϐǯ ǡ ¿
all’indomani dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. con la scomparsa di Pompei come centro amministrativo del territorio ad
essa afferente. Ciò può essere accaduto soltanto se Nola ha attraversato i lunghi e critici secoli dell’alto medioevo senza
ǯǯϐ ǡ ǡ
una crisi condivisa, deve aver mantenuto inalterati gli equilibri e i rapporti di forza tra i diversi centri di potere, malgrado
lo spazio urbano si riduca notevolmente rispetto alla città di età romana, forse agglutinandosi intorno all’insula episcopalis e da questa man mano evolvendosi con lo scorrere dei secoli.
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51
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69
INDICE
Presentazione di ĆĊęĆēĔĆēċėĊĉĎ
pag. 7
Prefazione di ĊđĎĈĊĆĕĔđĎęĆēĔ
pag. 9
đĎĆđĆĎĆǡ ėĆēĈĊĘĈĔĆėĎēĔ
pag. 10
Saluti istituzionali diĚĎČĎĉĊĆČĎĘęėĎĘǡĚēğĎĔėĔěěĎĘĎĊėĔǡ
Storia
ĊđĎĈĊĆĕĔđĎęĆēĔǡIl Premio Cimitile: bilanci, traguardi e obiettivi
pag. 23
pag. 25
ėĒĆēēĔĔėĘĎǡPremio Cimitile 1996-2020: un quarto di secolo con una “luce nuova”
ĎĊČĔ ĚĎĉĆǡUn premio e un impegno di caratura nazionale
pag. 33
Immagini
pag. 37
Cimitile e l’archeologia
pag. 53
ĆėĎĔĊĘĆėĆēĔ, Nola all’alba delle basiliche paleocristiane di Cimitile
pag. 55
nuovi dati dai recenti scavi nella basilica nova a Cimitile
pag. 71
ĆėđĔćĆēĎĘęĆǡPaolino di Nola e il santuario martiriale di S. Felice:
pag. 29
ĔđĆēĉĆĔēēĆėĚĒĒĆǡRicerca, formazione e promozione culturale:
il contributo dei Convegni internazionali sulla tarda antichità e il medioevo
(Cimitile, Nola e Santa Maria Capua Vetere 2015-2019)
pag. 91
Restauri
pag. 111
ĊđĎĈĊĆĕĔđĎęĆēĔ, Dalla letteratura al restauro: un impegno costante
ĚēğĎĔėĔěěĎĘĎĊėĔ, La promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale di Cimitile
ĆėĎĔĊĘĆėĆēĔĊĆđĒĆĊĈĈčĎĆ, Tutela e conservazione: un binomio inscindibile
pag. 113
pag. 114
pag. 115
ēęĔēĎĆĔđĕĎĊęėĔ, L’apporto delle istituzioni e delle associazioni locali
pag. 118
ĆėđĔćĆēĎĘęĆ, La cappella di S. Maria della Sanità nella basilica di S. Felice a Cimitile:
nuovi dati dai recenti restauri
pag. 119
Indice
pag. 135
ĎĆēĈĆėđĔĆĕĔđĎĊ ėĆēĈĊĘĈĆĆĕĔđĎ, L’intervento conservativo: primi dati
pag. 117