CRITERIA
FOR OPTIMIZING STRUCTURAL SAFETY THROUGH THE PRINCIPLES OF
ENVIRONMENTAL COMPATIBILITY
Concetta Cusano1
PhD Architect, Department of Architecture and Industrial Design, University of Campania “Luigi
Vanvitelli”, Aversa, Italy, concetta.cusano@unicampania.it
Claudia Cennamo
Professor, Department of Architecture and Industrial Design, University of Campania “Luigi
Vanvitelli”, Aversa, Italy, claudia.cennamo@unicampania.it
ABSTRACT
In recent years, the debate on environmental issues has also extended to constructive
principles, evolving into the discussion on the quality of the built environment. It is the
opinion of the author that the development of sustainability criteria, drawn up by experts in
the field, in the majority of cases can also be functional to the optimization of the basic
parameters concerning structural safety. This work examines some of the "natural" methods
for increasing structural efficiency, taken from case studies of antiquity.
In fact, focusing observations only on the field of seismic activity, it is well known that
passive isolation for existing buildings appears to be utopian, too laborious and expensive, as
well as having an enormous environmental impact.
But the study of certain architectural typologies of antiquity suggests a solution, i.e. an antiseismic strategy, realized in an intuitive way, through simple devices such as the geometry of
the plan, the proportions of the sections and constraints, the distribution of the openings,
etc., which do not impose themselves with respect to the architectural and functional
harmonies, but which nevertheless perform the task for which they are designed. “Unusual"
anti-seismic solutions, coming from the constructive experience of different countries, with
constructive methods and traditions that would seem to have nothing similar to each other,
but joined by the common denominator of not being regulated, apparently unaware of
phenomena such as hysteresis, dissipation, isolation, and born from a "popular" culture,
born from the observation of nature, or from the experience handed down.
From the examination of the past, it is hoped that the seed of a new philosophy of
intervention for safety can emerge: the use of simple and "ancient" ideas, alternatives,
translated into modern technology, methods that cannot be generalized, to be developed
each time for each individual case.
Keywords: sustainability, anti-seismic criteria, structural compatibility, seismic safety.
1
Corresponding author
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ARCHETIPI DI STRATEGIE ANTISISMICHE NELL’ANTICHITÀ: ISOLAMENTO, DISSIPAZIONE E DUTTILITÀ
Sin dai tempi più remoti, il problema di attenuare la risposta delle strutture soggette a
carichi dinamici appare uno dei temi sostanziali del costruire (Cennamo et al., 2018(a);
Cennamo et al., 2018(c); Cennamo et al., 2017); in particolare, archetipi d’isolamento
sismico, dissipazione e duttilità sono stati utilizzati già per alcuni templi greci e costruzioni
arabe. Si descrivono di seguito alcune realizzazioni di strategie antisismiche in costruzioni
antiche, inquadrabili nelle tre categorie generali dell'isolamento alla base, della dissipazione
isteretica e della deformabilità duttile. Gli esempi riportati, ascrivibili a culture e tradizioni
anche molto distanti tra loro, mostrano la sensibilità e l'intuizione degli antichi costruttori,
che pur in assenza di teorie definite e tecnologie di mercato, furono in grado di fornire alle
proprie realizzazioni notevoli capacità di resistenza nei confronti dei terremoti (Carpani 2003,
Carpani 2005).
L’ISOLAMENTO
Soluzioni antisismiche, di notevole efficacia ed interesse, si ritrovano in molte tipologie
architettoniche dell’Alhambra nella città di Granada in Spagna, concentrazione di opere
affascinanti (quali la fortezza, le torri, le muraglie, i palazzi, i giardini) e sodalizio tra l’arte
musulmana, delicata e fragile, e l’arte cristiana, robusta e strabordante di equilibrio
rinascimentale. In particolare, uno studio condotto sulla capacità sismo-resistente del
colonnato del Patio de Los Leones (costruito nel periodo dal 1354 al 1391) dimostra che le
sottili piastre di piombo inserite negli elementi verticali degli edifici dagli architetti nasrīdi,
apportano un’effettiva riduzione della risposta all’azione sismica strutturale, oltre ad
agevolare la ripartizione dei carichi verticali. Le piastre, nonostante l'esiguo spessore di 2
mm, consentono in generale una maggior flessibilità e diminuiscono la tensione nelle zone
limitrofe grazie al superamento del limite elastico. Nei secoli passati si sono verificati nella
città di Granada e nelle zone limitrofe terremoti d’intensità molto superiore, in particolare
un terremoto distruttivo d’intensità 9-10 della scala Mercalli, tra l’aprile ed il luglio del 1431.
Il colonnato ha superato egregiamente tutte le sollecitazioni. Oggi, a più di 750 anni di
distanza dalla costruzione dell’Alhambra, l’utilizzo di elementi di piombo nell’isolamento
sismico di strutture è ancora attuale, in particolare per quanto concerne la progettazione di
isolatori. infatti, gli isolatori antisismici che utilizzano le proprietà tenso-deformative del
piombo sono i cosiddetti LRB-Laminated rubber bearings, in cui l’utilizzo di gomma a basso
smorzamento fa sì che le deformazioni massime siano raramente superiori al 200% e dove la
presenza del nucleo cilindrico di piombo migliora notevolmente le capacità dissipative
dell’energia sismica. L’elemento di piombo è a stretto contatto con le lamine d’acciaio che lo
forzano a deformarsi a taglio, dissipando energia. Il piombo non ha solo una funzione
dissipativa ma, in virtù del comportamento elasto-plastico, conferisce una rigidezza
aggiuntiva all’isolatore. Tale comportamento può essere utilizzato per accrescere la soglia di
attivazione degli isolatori, che così possono migliorare le prestazioni del sistema nei
confronti delle azioni di servizio (vento, sismi di bassa intensità, vibrazioni ambientali).
LA DISSIPAZIONE
Intorno al 3000 a.C., le popolazioni dell'Asia minore costruivano edifici di tipo pluricellulare,
formati da più pareti i cui muri erano, di solito, costituiti da blocchi di pietra calcarea disposti
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ordinatamente e collegati internamente da spinotti in legno, che conferivano alla tessitura
una certa capacità dissipativa in caso di oscillazioni orizzontali. Il sistema dei blocchi
squadrati perimetrati da intelaiature in legno (opus craticium), nei secoli successivi si
sviluppò e trovò numerose applicazioni in campo antisismico: con la denominazione di muro
baraccato si indica oggi un apparato di tipo misto, costituito da una intelaiatura in legno
(generalmente a maglie rettangolari con pali e correnti, ma dotata anche di diagonali nelle
zone sismiche), i cui riquadri sono riempiti con piccole pietre e malta. Il legno, utilizzato
come “armatura” all’interno del sistema strutturale, garantisce una certa elasticità per
resistere alle sollecitazioni, anche se il contributo fondamentale in ottica antisismica è
rappresentato dalla capacità di dissipazione isteretica realizzata dall'attrito generato dai
movimenti relativi legno-pietra in occasione delle oscillazioni sismiche. In Italia la tecnica
costruttiva delle case baraccate fu adottata in pieno a seguito del sisma del 1783 durante il
quale gran parte degli edifici costruiti nella regione, e costituiti da pietrame sbozzato o
blocchi di conglomerato povero, crollarono rovinosamente. Tali strutture vennero
successivamente denominate “case alla Calabrese” o anche “alla Beneventana”, per la
diffusione in zone ritenute ad alto rischio sismico. Le tipologie strutturali di intelaiatura
lignea per il sistema baraccato si possono ridurre essenzialmente a tre, a seconda della
rilevanza statica da attribuire allo spessore murario: la prima, semplice, costituita da ritti e
traversi, una seconda composta da ritti, traversi ed uno o due elementi controventati, ed
una terza, successiva, caratterizzata da due elementi controventati per ogni campitura.
LA DUTTILITÀ
Archetipi di deformabilità e duttilità, possono considerarsi i templi lignei giapponesi. Le
strutture portanti delle classiche pagode giapponesi sono realizzate interamente in legno e
presentano una forma scalata ad ali dovuta alle travi a sbalzo che sostengono le grondaie di
bordo; tale forma ha un funzionamento statico particolare. Il tronco centrale - shinbashira passante lungo tutta l’altezza dalla costruzione, ricopre il doppio ruolo di principio mistico
nel credo Buddista e di elemento antisismico all’interno della costruzione: sospeso all’ultimo
dei piani come un grande pendolo stazionario con la base annegata nel terreno, non
interagisce con esso (non trasmette reazioni vincolari) se non costituendo una massa in
controfase efficace. L’effetto osservato su tali costruzioni durante un evento sismico o
durante un tifone è quello di una oscillazione a “danza di serpente” del tronco centrale, cui
si deve gran parte del merito dell’attenuazione degli effetti dinamici e dell’assorbimento di
energia. L'antico shinbashira di legno ha ispirato l'installazione di pilastri flessibili riempiti di
liquido ammortizzante nella moderna concezione di strutture antisismiche.
LE ARCHITETTURE RURALI NELL’ENTROTERRA VESUVIANO
L’area Vesuviana comprende, oltre ai siti archeologici di Pompei ed Ercolano e alle splendide
ville settecentesche situate sulla strada “regia” che da Napoli conduce ai centri costieri,
alcuni elementi di architettura rurale, già in passato oggetto di studio da parte di diversi
autori (Cennamo 2006). Infatti, l’entroterra dell’area Vesuviana, una realtà fortemente a
rischio e notevolmente degradata, a differenza della parte costiera, è stata interessata
dall’edificazione delle Masserie. Le masserie vesuviane che sorgono fin dall’inizio del XV sec.
alle pendici del Vesuvio, di difficile ubicazione sia territoriale che sociale, offrono un
panorama tipologico vasto. Si tratta di insediamenti agricoli sul doppio versante, cioè quello
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Sommese, che il Monte Somma protegge dalla furia eruttiva del Vesuvio, e quelle ubicate sul
versante opposto che, proprio per la loro localizzazione, presentano caratteristiche
costruttive spesso occasionali non scaturite da alcun progetto organico. Data la loro
particolare ubicazione, non si può parlare delle masserie senza correlare la tematica al
rischio vulcanico e sismico. Sembrerebbe che tale pericolo fosse ignorato dagli antichi
costruttori ma, in realtà, da un’analisi minuziosa emerge che l’incombere del pericolo abbia
condizionato molto l’architettura rurale. La presenza sul territorio delle Masserie, che
risalgono al XVIII e XIX secolo dimostra che, risparmiate dalla lava probabilmente per caso,
esse hanno invece resistito certamente per ingegno ai frequenti terremoti generati dal
vulcano. Differenti concezioni antisismiche vengono fuori analizzando le masserie: l’una
basata sull’espediente e sulla cultura popolare, e l’altra basata su primissimi concetti di
controllo sismico che si possono ritrovare già in molte strutture del passato (Cennamo, et al
2009).
LE STRATEGIE ANTISISMICHE NELLE MASSERIE VESUVIANE
Occorre preliminarmente accennare ad una fondamentale divisione esistente tra gli edifici
rurali del versante litoraneo (area vesuviana propriamente detta) e quelli del versante
interno, realizzati alle pendici del Monte Somma ovvero nell’ampia piana antistante (area
sommese). La concomitanza di molti fattori ha infatti concorso a creare una sostanziale
differenziazione tra le dimore rurali vesuviane e quelle del versante sommese. Le prime sono
sopravvissute in numero piuttosto limitato soprattutto a causa delle cicliche e devastanti
colate laviche originatesi dal vulcano che, invece, non investivano il versante opposto per la
naturale difesa costituita dal crinale del Monte Somma. Nel versante sommese, la maggiore
disponibilità di terreni pianeggianti e la concomitante presenza di una vasta vegetazione
arborea, hanno favorito, a differenza di quanto è accaduto nell’area vesuviana, la
realizzazione di grandi costruzioni, con ampia corte centrale di forma quadrata o
rettangolare, solai piani di legno, muratura in tufo e tetti a doppia falda di legno e tegole.
Nella presente trattazione, però, si analizzeranno nello specifico solo i caratteri delle
masserie dell’area vesuviana per le quali, grazie agli edifici superstiti, è stato possibile
ricostruirne le peculiarità.
Figura 1: a) Individuazione delle masserie vesuviane internamente alla zona rossa. b) Vista aerea della densità
abitativa alle pendici del Vesuvio
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Le Masserie che sorgono sul versante Vesuviano, nonostante la discussa apparenza
occasionale, sembrerebbero basarsi su vere e proprie “intuizioni” strutturali antisismiche,
distanti dal semplice “espediente” (Cennamo, 2004). La maggior parte delle Masserie
Vesuviane sono di origine contadina e, nonostante non si possa parlare di vero e proprio
insediamento programmato (benché la nascita delle singole costruzioni rispecchi uno
schema di inserimento non del tutto casuale), alcuni accorgimenti nelle tecniche costruttive
che si evidenziano nelle differenti strutture in maniera ricorrente, sono stati approfonditi sia
per contrastare l’attuale politica di abbandono sia per comprendere i segreti di tanta
resistenza ai terremoti e di tanta longevità (Cennamo, et al 2009). Anzitutto, tali masserie
presentano caratteri specifici comuni: la costruzione secondo una tipologia prevalentemente
lineare senza corte interna, a causa della natura accidentata ed acclive dei terreni; l'utilizzo
delle volte per le coperture, a seguito soprattutto (ma non solo) della carenza di vegetazione
arborea da cui ottenere travi per solai e capriate; l'utilizzo di pietra lavica compatta per la
costruzione dei muri perimetrali, sostituita da pietra lavica più porosa e leggera (schiuma di
lava) per gli archi e le volte, in modo da ridurre le spinte trasversali sui muri e prolungare la
durata dei fabbricati.
Figura 2: a) Masseria Massa, Boscoreale. Veduta fotografica del corpo principale, sezioni, prospetto cappella.
b) Masseria Di Lauro, Boscoreale. Veduta fotografica laterale, Pianta piano terra c) Masseria Rosa, Boscoreale.
Veduta fotografica generale, Pianta piano terra, Sezioni (Cennamo 2006)
Figura 3: a) Masseria Carotenuto, Boscoreale. Veduta fotografica dell’ingresso principale, Pianta, Sezione
longitudinale. b) Masseria Orefice, Boscoreale. Veduta fotografica lato ingresso, Pianta piano terra, Sezione
trasversale. c) Masseria Pennino, Boscoreale. Veduta fotografica generale, Pianta piano terra, Sezione
longitudinale (Cennamo 2006).
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In seguito ad analisi più dettagliate condotte sulle masserie vesuviane, emergono anche
alcuni “espedienti antisismici” utilizzati, naturalmente, correlando il discorso all’epoca ed
alla cultura locale:
- Simmetria d’impianto o regolarità geometrica degli elementi strutturali. Si nota,
infatti, che la maggior parte delle masserie esaminate sono edifici bassi e tozzi, a
pianta principalmente simmetrica, testimonianza di una corretta interpretazione
della concezione antisismica. Laddove è impossibile rispettare la simmetria
d’impianto, per i continui sviluppi costruttivi a cui si è accennato precedentemente,
è visibile comunque l’attenzione e la propensione verso tale geometria.
- Cura per le ammorsature d’angolo e connessioni tra le pietre che rivela un grado di
consapevolezza che va oltre la semplice regola d’arte.
- Dimensione e distribuzione delle aperture. Le aperture, oltre ad essere di dimensioni
sempre estremamente contenute, difficilmente sono disposte in maniera
asimmetrica rispetto alla duale sul lato opposto dell’edificio o non in linea con quella
del piano superiore.
- Tessitura del solaio ortogonale alla facciata. Si fa riferimento a particolari
accorgimenti tesi ad evitare che una porzione di parete compresa tra due finestre
risulti poco trattenuta e ribalti verso l’esterno.
- Attenzione ai parapetti delle finestre. L’attenzione a questi punti deboli nei quali si
concentrano le lesioni dovute agli assestamenti fondali, indicano una conoscenza
quanto meno intuitiva del quadro fessurativo e dei meccanismi di collasso delle
pareti.
- Locali voltati. La presenza quasi costante di locali voltati, invece, dove sarebbe stato
più semplice, nell’economia della concezione rurale, ideare coperture piane,
economicamente meno dispendiose, fruibili con materiali più leggeri, disponibili in
seguito a modifiche, probabilmente non deriva soltanto, come si è detto, dalla
carenza di vegetazione che comunque cresceva rigogliosa a non troppa distanza, ma
piuttosto da una antica cultura che trae le sue origini addirittura da Plinio Caio
Secondo. Infatti, forse non era andata persa del tutto, nei secoli, l’idea di Plinio che,
nella sua Historia Naturalis del I sec. d. C., (Plinio il Vecchio) afferma che gli edifici in
pietra e voltati sarebbero più sicuri contro i terremoti, basando le proprie
affermazioni sulle poche notizie disponibili all’epoca, laddove si trattava
probabilmente soltanto di costruzioni con una fattura più pregiata rispetto ad altre.
Si confondono, dunque, nelle Masserie Vesuviane, vere e proprie intuizioni antisismiche con
superstizioni e credenze locali, antichi rimedi senza efficacia con espedienti dettati
dall’esperienza. In sostanza, però, la resistenza sismica è affidata sia alla simmetrica e
massiccia tipologia, sia alla perfetta incastratura dei massi di pietra che la compongono.
Si denota, infatti, una capacità auto-assestante degli edifici rurali vesuviani sottoposti a
sollecitazioni sismiche generate dal vulcano.
CONCLUSIONI
L’utilizzo di metodologie antisismiche “non invasive”, come ad esempio l’aumento delle
capacità dissipative delle murature, o della duttilità attraverso il controllo degli spostamenti
(inserimento di catene), si rivela un sistema sorprendente e vantaggioso spesso utilizzato
nelle strutture antiche.
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Gli esempi di Alhambra, delle case baraccate in Italia e dei templi in Giappone, ciascuno sito
ad una diversa latitudine, dimostrano che è sempre esistita una attenzione al problema
sismico, culturalmente consapevole o meno, in ogni caso non tale da rendersi protagonista
del progetto architettonico, bensì integrata con esso in maniera quasi discreta.
Parallelamente, l’analisi condotta nel merito delle tipologie costruttive concernenti
l’architettura minore realizzate nell’area Vesuviana, ha consentito di valutare l’efficienza
intrinseca del comportamento di tale tipologia strutturale nei confronti del sisma. Infatti
questi edifici, sia pure per merito di superstizioni e credenze locali, sia per vere e proprie
intuizioni antisismiche realizzate con espedienti dettati dall’esperienza, appaiono senza
dubbio concepiti in modo che le azioni orizzontali indotte dagli eventi sismici siano
immediatamente assorbite e trasferite alle fondazioni, con un comportamento che ha
garantito fino ai giorni nostri un buon funzionamento dinamico.
Scopo di queste pagine non è dunque in nessun caso la negazione di quanto di importante e
risolutivo la tecnologia moderna ha prodotto in campo antisismico nell’era moderna, ma
anzi è il trasferimento di tali concetti al campo esteso dell’Architectural Heritage, tramite
una riflessione sull’inapplicabilità in questo caso della maggior parte delle tecniche moderne
concepite per l’architettura contemporanea - si rimanda a precedenti studi sul tema
dell’approccio all’analisi del patrimonio costruito effettuato dagli autori (Cennamo et al.,
2018(b); Cennamo et al., 2019) e quindi sulla riscoperta-rimessa in campo degli eventuali
presìdi strategici già in essere dall’epoca della costruzione del manufatto antico che si va
esaminando.
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