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2018, ildeutschitalia.com
Queste terre furono abitate già 80 mila anni fa dall'uomo di Neanderthal, come testimoniano alcuni ritrovamenti custoditi nel Museo Carlo Conti.
La Via Sacra del Sempione
La Via Sacra del Sempione 1500 anni di storia mauriziana2015 •
Pubblicazione che rilegge in chiave moderna il tracciato ora stradale di itinerari di pellegrinaggi votivi che nel tempo si sono sviluppati tra Svizzera e Italia per devozione delle reliquie del Santo protettore delle Alpi. Un viaggio avvincente con analisi di centinaia di monumenti per lo più sconosciuti ma spesso che celano tesori di arte antica, medievale, rinascimentale e moderna.
F. M. Giani, "Ricerche per l'altare di San Giuseppe nel Duomo di Milano", in «Concorso. Arti e lettere», VII, 2015, pp. 5-65
Ricerche per l’altare di San Giuseppe nel Duomo di MilanoQuesto numero monografico ospita una ricerca sul perduto altare di San Giuseppe nel Duomo di Milano, ritenuto uno dei “key monuments” grazie al quale oggi sarebbe forse possibile riportare in squadra tanti aspetti della scultura lombarda che paiono ancora eccessivamente poco chiari. La ricerca è stata condotta attraverso il riesame e l’incremento delle fonti documentarie, evidenziando alcuni snodi problematici relativi allo svolgimento del cantiere, al contesto della committenza e agli aspetti liturgici e devozionali. Le conclusioni non sono sconvolgenti: l’altare, costruito fra il 1472 e il 1499, era e resta perduto, demolito entro il novembre del 1595. Oltre a riconfermare cose che già sappiamo, per esempio che la scultura lombarda è spesso una questione di botteghe, questa ricerca rilancia uno degli interrogativi fondamentali per questo tratto della storia dell’arte: dove e quando nasce quella cifra espressionistica che da Lanzi in poi è riconosciuta come elemento distintivo della scultura lombarda di metà Quattrocento? This monographic issue is about a research on the lost altar of Saint Joseph in the Cathedral of Milan, considered one of the key monuments thanks to which it would perhaps have been possible to unravel many aspects of Lombard sculpture, those even now too obscure. The research has been conducted through the review and the increase of documentary sources, focusing on some problematic joints relating to the development of the construction, the context of the client, the liturgical and devotional matters. Results are not unexpected: the altar, built between 1472 and 1499, was and remains lost, demolished by November 1595. In addition to reconfirm things we already know – e.g. Lombard sculpture is often a matter of workshops – this research raises one of the fundamental questions related to this segment of art history: when and where does arise that expressionistic style recognized – from Lanzi onwards – as a distinctive element of Lombard sculpture of the mid-15th century?
Mancava uno studio che lasciasse emergere l’antichità e la rilevanza della ritualità drammatica e penitenziale della Quaresima e della Settimana Santa a Terlizzi. Il volume colma la lacuna, indagando scientificamente i riti sotto l’aspetto storico, artistico ed etnoantropologico-cultuale. Il costante rapporto fra il contesto generale e particolare, rende organica la trattazione e apprezzabile il metodo adottato. Il lavoro si configura come un viaggio alla riscoperta della storia, delle tradizioni, della pietà popolare, dei canti e della musica, della gastronomia e dell’arte che caratterizzano la Quaresima e la Settimana Santa nella “Città dei fiori, dell’olio e della ceramica”. La scrupolosa ricerca archivistica compiuta dall’Autore consente di annoverare i riti penitenziali terlizzesi tra i più antichi di Puglia. Il viaggio è in quattro tappe o capitoli. Nel primo, di carattere storico, viene evidenziato lo scenario complessivo, l’humus culturale dei rituali e delle “primordiali” processioni della Settimana Santa. Il secondo, di carattere descrittivo/analitico, riguarda lo studio strutturale del tempo quaresimale, dei singoli giorni della Settimana e della Pasqua, con ampio spazio dedicato alle ritualità scomparse. Nel terzo vi è la lettura delle immagini della Passione a Terlizzi. Fulcro del compendio iconografico sono i simulacri processionali, prodotti da abilità artistiche differenti e indagati con spirito critico, ora con audaci raffronti ora con accostamenti a prototipi emblematici della statuaria locale e regnicola. L’ultimo capitolo è dedicato ai suoni e ai canti che costituiscono la colonna sonora dei riti liturgici e paraliturgici della Settimana più importante dell’anno, definita altrimenti come “Settimana Maggiore” o “Grande Settimana” nell’introduzione di don Michele Amorosini, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Arte Sacra e i Beni Culturali. L’appendice raccoglie i più importanti documenti inediti rintracciati dall’Autore. L’Opera è impreziosita dalla fotografia di Francesco Rubini.
Storia di Vercelli in età moderna
Storia di VC_Il paesaggio urbano in età moderna2011 •
1.1 L'assetto territoriale e l'ambiente naturale Durante la prima metà del Cinquecento l'Italia fu il terreno di scontro tra le monarchie di Fran-cia e Spagna. Anche il Vercellese subì il duro impatto degli eserciti stranieri di passaggio nella Pe-nisola e fu immiserito sia dall'incapacità del potere centrale di contenere i soprusi dei feudatari locali sia dalle continue battaglie e dai ripetuti saccheggi delle truppe francesi e spagnole. Se il Pie-monte era «il tavolero sul quale ognun zoga», come aveva affermato Giangaleazzo Visconti, si-gnore di Milano, questo era tanto più vero per il territorio circostante Vercelli 1. La situazione di degrado perdurò fino alla pace di Cateau-Cambrésis del 1559, quando il duca Emanuele Filiber-to, con il suo programma di riorganizzazione dello Stato sabaudo, s'impose come sovrano auto-revole, deciso a ostacolare qualsiasi forma di autonomia locale. In particolare, il duca rafforzò il ruolo difensivo di una città di frontiera come Vercelli, avviando importanti opere di fortificazio-ne che la resero una delle più considerevoli piazzeforti dei suoi domini, a difesa del confine orien-tale segnato dal fiume Sesia. A metà Cinquecento la provincia vercellese confinava a nord con la Valsesia e col Biellese, a sud-ovest con le province di Torino, di Casale e d'Ivrea, a est con lo Stato di Milano. Nel corso della storia, sempre e ovunque i fiumi contribuirono a definire la geografia di un territorio, poi-ché rappresentavano tangibili e materiali linee di demarcazione che segnavano i confini tra i di-versi paesi e, soprattutto, si potevano sorvegliare con maggiore facilità rispetto a limiti tracciati su terreni uniformi. Nel caso del Vercellese,
SAGEP GENOVA
IL TEATRO DEI CARTELAMI2012 •
E f f i m e r i p e r l a d e v o z i o n e i n a r e a m e d i t e r r a n e a a cura di Franco Boggero e Alfonso Sista con la collaborazione di Chiara Masi e con un contributo di Marcello Fagiolo Il teatro deI
2009 •
2019 •
Rivista Archeologica dell'Antica Diocesi e Provincia di Como
Il Maestro dei santi Cosma e Damiano2017 •
2012 •
Piermatteo d'Amelia e il Rinascimento. Itinerari in Umbria
Piermatteo d'Amelia e il Rinascimento. Itinerari in Umbria2009 •
2016 •