1. ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE IN ITALIA
Schede
a cura di
Marco Milanese
Schede di:
Nicodemo Abate (N.A.); Giorgio Battaglia (G.B.); Simona
Catacchio (S.S.); Dario Ciminale (D.C.); Giuseppe
Clemente (G.C.); Marta Conventi (M.C.); Elvira D’Amico
(E.D.A.); Elena Dellù (E.D.); Maria Rosaria Depalo
(M.R.D.); Luigi Di Cosmo (L.D.C.); Simone Di Mauro
(S.D.M.); Salvina Fiorilla (S.F.); Alessia Frisetti (A.F.);
Silvana Gavagnin (S.G.); Fabrizio Geltrudini (F.G.);
Giancarlo Germanà (G.G.); Lester Lonardo (L.L.); Federico
Marazzi (F.M.); Davide Mastroianni (D.M.), Francesca
Radina (F.R.); Simona Sironi (S.S.); Marcello Rotili (M.R.).
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Archeologia Postmedievale
20, 2016, pp. 00-00
Schede
ig. 12 – Struttura muraria con funzione idraulica ad ovest della
Fonderia (Palazzina delle Conchiglie).
iorentina che provocò la distruzione delle strutture produttive e abitative e lo spopolamento dell’area.
Tracce dell’insediamento medievale sono emersi in un
carotaggio, che ha restituito (a -1,30 m) il pavimento in
laterizi di un’abitazione. Lo scavo della vasca di accumulo, alla medesima profondità, ha messo in luce, invece,
la struttura di un ediicio con base in pietra e alzato in
mattoni databile per i materiali rinvenuti nella fossa di
fondazione alla ine del XII secolo (ig. 10). L’ediicio viene
abbandonato e demolito agli inizi del XV secolo e alla ine
del Quattrocento l’intera area doveva risultare sgombra di
abitazioni e destinata a scopi agricoli. Tale situazione restò
inalterata ino al 1591 quando venne creato il nuovo Orto
Botanico, prima situato nei pressi degli Arsenali medicei
e della chiesa di S. Vito e poi nel 1563 trasferito presso il
convento di Santa Marta (Garbari, Tongiorgi Tomasi
1991, pp. 15-27).
L’Orto, circondato da alte mura, aveva forma quadrangolare e dopo pochi anni fu raddoppiato divenendo
rettangolare per ospitare grandi aiuole in ‘calcestruzzo’
per la coltivazione delle piante (Tongiorgi Tomasi 1991,
pp. 116-126).
Negli stessi anni venne costruito l’ediicio detto della
‘Fonderia’ destinato alle sperimentazioni e alle produzioni chimico-farmaceutiche. Successivamente, intorno
al 1610, la facciata venne abbellita con l’aggiunta di un
portico e rivestita di conchiglie secondo il gusto del tempo
(Tongiorgi Tomasi 1991, pp. 155-182). Le indagini
archeologiche hanno interessato anche questa struttura,
riportando alla luce la pavimentazione originaria dell’ediicio tardo cinquecentesco che si è andato a collocare in
un’area aperta, in parte drenata con scarti di produzione
ceramica. Attorno al primo impianto della ‘Fonderia’ gli
spazi restarono privi di ediici sino almeno alla prima
metà del XVIII sec., quando venne efettuato uno scarico
di oggetti domestici e resti di pasto (ig. 11) (Clemente,
Giorgio 2016, pp. 235-236).
Nel 1822 venne progettato l’ampliamento della ‘Fonderia’
e già negli anni ’30 del XIX sec. l’ediicio ingrandito appare
nelle raigurazioni a stampa (Tosi 1991, pp. 240-252).
Questo ampliamento è documentato anche dalle indagini archeologiche: l’area aperta precedentemente citata,
infatti, viene livellata e due corpi di fabbrica si aiancano
al precedente.
L’ultima grande trasformazione dell’Orto avvenne nel 1841
con l’acquisto di un appezzamento di terreno coninante
verso nord che ne raddoppiò la supericie (Tosi 1991,
p. 260). Inine, nell’ultimo quarto del XIX sec. la parte
meridionale venne spianata per far posto al nuovo istituto
di zoologia (Garbari 1991, pp. 94-95).
Nello stesso periodo venne rifatto l’impianto idrico del
giardino che viene dotato da grandi strutture di raccolta
delle acque e di condotte di scarico. Tali impianti sono
stati in parte intercettati nel corso dei recenti scavi: nella
parte sud dell’Orto è stato ritrovato uno scolo in muratura
(largo circa 1,10 m) con andamento E-O, mentre uno più
piccolo (largo 0,50 m) con andamento N-S è stato rinvenuto subito ad ovest della ‘Fonderia’ (ig. 12) (Clemente,
Giorgio 2016, p. 236).
Bibl.: Alberti A., Baldassarri B., Stratta F. 2016,
Pisa. Indagine in via Roma: la chiesa di S. Lorenzo dei
Pellicciai, «Notiziario della Soprintendenza Archeologica
della Toscana», 11/2016, pp. 244-246; Clemente G.,
Giorgio M. 2016, Pisa: indagini archeologiche nell’Orto
Botanico, «Notiziario della Soprintendenza Archeologica
della Toscana», 11/2016, pp. 233-237; Garbari F. 1991, I
prefetti del Giardino dalle origini, in Garbari, Tongiorgi
Tomasi, Tosi 1991, pp. 27-114; Garbari F., Tongiorgi
Tomasi 1991, Le origini del giardino dei Semplici: dall’Orto
dell’Arsenale all’Orto novo di via Santa Maria, in Garbari,
Tongiorgi Tomasi, Tosi 1991, pp. 15-27; Garbari F.,
Tongiorgi Tomasi L., Tosi A. 1991, Giardino dei Semplici. L’Orto botanico di Pisa dal XVI al XX secolo, Pisa;
Garzella G. 1990, Pisa com’era: topograia e insediamento
dall’impianto tardo antico alla città murata del secolo XII,
Napoli; Redi F. 1991, Pisa com’era: archeologia, urbanistica
e strutture medievali (secoli V-XIV), Napoli; Tongiorgi
Tomasi L. 1991, Arte e natura nel Giardino dei Semplici:
Dalle origini alla ine dell’età Medicea, in Garbari, Tongiorgi Tomasi, Tosi 1991, pp. 115-212; Tosi A. 1991,
Arte e scienza tra neoclassicismo e romanticismo: il giardino
in età moderna, in Garbari, Tongiorgi Tomasi, Tosi
1991, pp. 213-270.
(G.C.)
ABRUZZO
Provincia di TERAMO
Campli (TE)
La Storia Ecclesiastica e Civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) di
Niccola Palma (1832-1836). Uno strumento di ricerca
archeologica territoriale
La Carta Archeologica di Campli (TE) e le fonti antiquarie:
l’esempio di Niccola Palma
La ricognizione di supericie, nella redazione di una carta
archeologica, è la metodologia per eccellenza per l’acquisizione di nuovi dati materiali utili alla ricostruzione del
tessuto topograico del paesaggio. Sebbene lo studio del
materiale ceramico contribuisca ad inquadrare cronologicamente la presenza antropica di un dato territorio, in alcuni casi, le fonti moderne consentono di contestualizzare
questa “presenza”; questo vale molto spesso per il periodo
compreso tra l’età medievale e l’età post-medievale.
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Schede
La Storia Ecclesiastica e Civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) di Niccola
Palma, realizzata tra il 1832 e il 1836 in cinque volumi,
è l’opera massima per la storia e la cultura del territorio
teramano; l’autore, con le sue ricognizioni, realizza, non
volendo, uno strumento utilissimo per la ricerca archeologico-topograica, veriicando quanto riportato nelle fonti
medievali (Palma 1832°, 1832b, 1833, 1834, 1835-1836).
Le chiese ritrovate: dalla fonte scritta al dato archeologico
Nella redazione della Carta Archeologica del Comune di
Campli (TE) (Mastroianni 2017), l’opera di Palma si è
rivelata basilare per la collocazione spaziale di chiese rurali
di età medievale e in uso ino al XV-XVI secolo d.C.: la
chiesa di S. Teodoro di Piedimonte in località S. Todaro
(Palma 1834, p. 265), la grotta o la chiesa di S. Eramo o
S. Erasmo di Melatino (Id. 1832b, p. 62, 74), la chiesa di
S. Vittoria in località Battaglia (Id. 1832b, pp. 74-75; Id.
1834, p. 103), di S. Angelo in località Guazzano (ibid., p.
109), di S. Vito in località Campiglio (Id. 1832a, p. 152;
Id. 1832b, p. 243), di S. Cristante a Gagliano in località
Gagliano (ibid., p. 253) e la chiesa di S. Maria de Montino
(Id. 1832a, p. 168; Id. 1834, p. 163) sono solo alcune.
Chiesa di S. Teodoro di Piedimonte (ig. 13): è menzionata
come l’Ecclesia S. heodori Pedemontis de pertinetiis Terra
Campli, nel Caternus territorium pertinentium ad Ecclesiam
vel Monasterium Sancti Eleutherii ad Campora pertinentiis
Terami. Palma la riconosce, «diruta nelle pertinenze medie
fra Piedimonti e Battaglia, e che da Corsiglia ha in Santo
Totoro alterato il nome della contrada» (Mastroianni
2017, sito 42, p. 42).
Grotta di S. Eramo o chiesa di S. Erasmo di Melatino: un
documento del Liber Censualis del 1348 riporta i censi e i
beni comuni suddivisi tra il Capitolo Aprutino e il Vescovo
di Teramo, riguardo i possedimenti della famiglia Melatino.
Tra questi si fa menzione della suddivisione dei beni del
patronato di S. Erasmo de Melatino. Palma la individua nei
pressi della chiesa diruta di S. Mariano, lungo il versante
della Montagna di Campli che afaccia su Battaglia, anticamente detta Montagna di Melatino (ibid., sito 73, p. 54).
Chiesa di S. Vittoria: chiamata, meno comunemente,
S. Vittoria di Melatino, sorgeva ai piedi della Montagna
di Campli. Palma localizza la chiesa poco sopra località
Battaglia «della quale, ad un terzo di miglio a ponente
di Battaglia ancora rimane la parte bassa delle mura e del
coro ricurvo» (ibid., sito 76, p. 55).
Chiesa di S. Angelo (ig. 14): Palma ne riconosce i ruderi
al di là di un fosso e dà notizia della scomparsa, nel 1577,
di due colonne di marmo sulle quali poggiava l’altare della
chiesa. Un sentiero, che si trova in prossimità di un ponte
che collega le località di Guazzano e Garrufo, conduce
verso il Fosso del Peccato. Qui si scorgono i ruderi di una
struttura. Molto probabilmente Palma si trovò ad osservare
i ruderi della chiesa di S. Angelo, proprio mentre percorreva il sentiero e come lui stesso aferma, “oltre il fosso”, che
oggi conserva il nome di Fosso del Peccato (Mastroianni
2017, sito 80, p. 57).
Chiesa di S. Vito: Palma vede i ruderi nei pressi del colle
omonimo, mezzo miglio a ponente di Villa Campiglio
(ibid., sito 90, p. 61).
Chiesa di S. Cristante a Gagliano: Palma segnala i resti
dell’ediicio a nord di località Fichieri, in contrada degli
Stupi (ibid., sito 93, p. 62).
ig. 13 – Particolare dell’abside della chiesa di S. Teodoro di Piedimonte, in località S. Todaro di Campovalano (Mastroianni
2017, p. 109, ig. 59).
ig. 14 – I ruderi della chiesa di S. Angelo, in località Guazzano,
osservati dal sentiero lungo il Fosso del Peccato (Mastroianni
2017, p. 106, ig. 38).
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Schede
Chiesa di S. Maria de Montino: Palma localizza i ruderi
della chiesa di S. Maria a Montino nelle pertinenze di
località Il Colle di Floriano, insieme ai ruderi di castrum
Montini (ibid., sito 115, p. 72).
Bibl.: Mastroianni D. 2017, I dati archeologici, in Topograia dell’Abruzzo Teramano. Il Territorio di Campli dalla
Preistoria al Medioevo, Carta Archeologica d’Italia - Abruzzo,
Roma, pp. 20-81. Mastroianni D. 2017, Topograia
dell’Abruzzo Teramano. Il Territorio di Campli dalla Preistoria al Medioevo, Carta Archeologica d’Italia - Abruzzo,
Roma. Palma N. 1832a, Storia Ecclesiastica e Civile della
Regione più settentrionale del Regno di Napoli, Detta dagli
antichi Praetutium; né bassi tempi Aprutium. Oggi città
di Teramo e Diocesi Aprutina, I, 1832. Palma N. 1832b,
Storia Ecclesiastica e Civile della Regione più settentrionale
del Regno di Napoli, Detta dagli antichi Praetutium; né bassi
tempi Aprutium. Oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina, II,
Teramo. Palma N. 1833, Storia Ecclesiastica e Civile della
Regione più settentrionale del Regno di Napoli, Detta dagli
antichi Praetutium; né bassi tempi Aprutium. Oggi città di
Teramo e Diocesi Aprutina, III, Teramo. Palma N. 1834,
Storia Ecclesiastica e Civile della Regione più settentrionale
del Regno di Napoli, Detta dagli antichi Praetutium; né bassi
tempi Aprutium. Oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina,
IV, Teramo. Palma N. 1835-1836, Storia Ecclesiastica e
Civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli,
Detta dagli antichi Praetutium; né bassi tempi Aprutium.
Oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina, V, Teramo.
(D.M.)
CAMPANIA
Provincia di CASERTA
Sessa Aurunca (CE), Indagini archeologiche nella Chiesa
di San Leo
La chiesa di S. Leo, sita nell’omonima strada del centro
storico di Sessa Aurunca, è conosciuta dalle fonti scritte
a partire dall’XI secolo, per poi comparire nel 1326 nelle
Rationes Decimarum (RDC 1328). Al momento dell’avvio
delle indagini l’ediicio, a seguito di alcune operazioni di
restauro si presenta come una struttura del tutto integra
ig. 15 – Planimetria dell’ediicio (A. Frisetti) con indicazione dei saggi di approfondimento e rilievo 3d (N. Abate).
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