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l’albatros editore edizioni di arte cultura economia società 00143 Roma, Via Clemente Rebora, 21 Tel/Fax 065018520 www.lalbatros.it E-mail: info@lalbatros.it L’autore è a disposizione per eventuali diritti involontariamente omessi Tutti i diritti riservati © Alessandro Ghiro Progetto grafico e stampa: System Graphic 00134 Roma, Via di Torre S. Anastasia, 61 Copertina e foto © Annalisa Ghiro, 2016 Alessandro Ghiro Freud in Vygotskij Freud in Vygotskij Indice Premessa ......................................................................................... 7 Gli anni delle gioventù.................................................................... Il liceo ................................................................................ L’università (1913-1917).................................................... La tragedia di Amleto (1915-1916).................................... Il ritorno a Gomel (1917-1924).......................................... 9 9 12 16 19 La svolta di Mosca (1924-25). ........................................................ (1924) Deficit e compensazione ........................................ (1925) La coscienza come problema della psicologia del comportamento .......................................... (1925) Introduzione al volume S. Freud “Al di là del principio di piacere” .................................... 24 26 31 Tre stelle nel dolore. (1925-26) ...................................................... (1925) Psicologia dell’arte ................................................ (1926) Psicologia Pedagogica (Psicologia dell’educazione).... (1927) Il significato storico della crisi in psicologia ........ 36 36 49 59 Il consolidarsi della psicologia di Vygotskij, Le funzioni psichiche superiori. Le critiche. (1927-1931).............. (1928) La dinamica del carattere nell’età evolutiva ........ (1928-9) Strumento e segno nello sviluppo del bambino .. (1930) La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino. Studi sulla storia del comportamento ................................ (1930) Psichismo, coscienza, inconscio ............................ (1930-31) Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori ............................................................ 28 82 84 86 87 93 98 La fine di un percorso di vita ma non di un pensiero (1931-11 giugno 1934).................................................................... 109 (1930-33) La teoria delle emozioni.................................... 112 5 Alessandro Ghiro (1932) Lezioni di Psicologia.............................................. 116 (1934) Pensiero e linguaggio ............................................ 124 Bibliografia .................................................................................... 136 Indice dei nomi................................................................................ 140 6 Premessa Il presente lavoro si propone di ricercare, il più capillarmente possibile, la presenza di Freud nei testi di Vygotskij; è questo un tema pressoché inesplorato. Ricercare il contrario, Vygotskij in Freud, sarebbe impossibile perché, allo stato attuale delle conoscenze e della documentazione, niente lascia intendere la conoscenza di Freud di un qualsiasi scritto di Vygotskij o ad esso relativo. In questo lavoro terremo presente, sostanzialmente, la disponibilità delle traduzioni dei testi in Italiano e le notizie a nostra disposizione sulla vita di Vygotskij. Citeremo solo i testi che, da nostra verifica, contengono riferimenti a Freud e non gli altri. Ci rendiamo conto che tale ricerca non può astrarre da temi fondamentali presenti nella Russia, pre e post rivoluzionaria. In tale periodo si svilupparono dibattiti ancora oggi utili, non solo storicamente, su problematiche quali: una psicologia marxista, il rapporto tra marxismo e psicoanalisi, la critica alla stessa, mossa a partire in particolare dalla metà degli anni venti (1920), fino a diventare vero e proprio ostracismo. Questo si è riverberato spesso con censure e tagli relativi a Freud quando veniva citato. Da ricordare poi l’analisi del freudismo con il libro di Vološinov.1 Vygotskij è stato a pieno titolo autonomamente-interno a questa discussione. Né, tantomeno, si può astrarre dal dibattito sulla linguistica e sui circoli linguistici di Mosca e Leningrado che sempre in quel periodo ebbero il culmine della loro elaborazione e il loro collegamento (loro e di Vygotskij) con le avanguardie letterarie, i futuristi, i formalisti, e i simbolisti 2 e con le moderne scuole di linguistica, russe Aleksandr Afanas´evič Potebnja3 ed europee, Ferdinand de Saussure. Pur tuttavia, se entrassimo in queste problematiche, il lavoro assumerebbe dimensioni e scopi diversi da quelli che ci siamo proposti e cioè la presenza di Freud in Vygotskij. Vološinov (1977). Per documentazione vedasi: Erlich (1996), Trimarchi (2007). 3 «Storicamente si può notare che vi sono dei legami molto forti tra i primi interessi di Vygotskij per linguisti come Potebnja e Špet (e tramite loro per von Hulboldt).» in, Triphon (1998), Piaget Vygotskij, Giunti Barbera, Firenze, p. 52. 1 2 7 Alessandro Ghiro Ci atterremo pertanto metodologicamente a questa impostazione in maniera cronologica nell’analisi dei testi a nostra disposizione e, in questo contesto, richiameremo i necessari riferimenti storici di interesse più generale. Le stesse considerazioni fin qui fatte, valgono anche per il pensiero complessivo di Vygotskij che, anche se solo in relazione a Freud, sarebbe impossibile contenere adeguatamente nell’ottica del presente lavoro, pur tuttavia, dove sono necessari, utili ed interessanti, faremo approfondimenti e richiami ai testi originali. Di contro, come vantaggio, potremo avere rapidamente a disposizione un’antologia di citazioni freudiane nei testi di Vygotskij. Va poi tenuta presente la difficile situazione in cui si sono venute a trovare le traduzioni di Vygotskij, il fatto che ancora oggi molti dei suoi scritti non sono stati pubblicati; questo scritto deve quindi intendersi come ‘un primo’ lavoro sul tema. 8 Gli anni delle gioventù Il liceo. Lev Semënovič Vygotskij (Orša, 5 novembre 1896 - Mosca, 11 giugno 1934) passò la gioventù nella cittadina di Gomel nella quale la famiglia si era trasferita quando lui aveva poco più di un anno. Riportiamo questa descrizione del clima sociale ed economico presente in quella città, assieme ad alcune notizie riguardanti la sua famiglia, all’epoca in cui Lev Semënovič aveva circa 13 anni. L’annuario Il calendario russo del 1909 fornisce alcune statistiche utili a conoscere il mondo in cui viveva Vygotskij. La città di Vygotskij, Gomel, che si trova a circa quattrocento chilometri a sud est di Mosca [nella Bielorussia, n.d.a.], insieme con gli insediamenti e villaggi circostanti, aveva una popolazione di 40.000 abitanti. Tipica città appartenente alla cosiddetta ‘zona di residenza’ degli insediamenti ebraici nella quale agli ebrei era permesso di vivere e svolgere i loro commerci senza alcuna restrizione, la popolazione di Gomel era per la maggioranza ebrea. La città aveva due scuole secondarie: una, il ginnasio, sostenuto dal governo, e l’altra privata, il ginnasio degli ebrei. Il Calendario Russo fornisce informazioni oggettive per quanto riguarda le quote per l’iscrizione di studenti ebrei nelle istituzioni dell’istruzione superiore. Queste quote erano: 3% per San Pietroburgo, 5 % per tutte le altre università al di fuori della ‘zona di residenza’ e il 10% per le città comprese in questa zona. C’erano solo dieci università in tutto l’Impero russo. I giornali ponevano poca attenzione agli eventi internazionali ma molti periodici mensili, come la rivista liberale Russkaja Mysl’ [Il pensiero russo], probabilmente letta nella cerchia di Vygotskij, manifestavano un grande interesse per la cultura occidentale. Il fascicolo dell’ottobre 1909 riportava lunghi articoli sulla filosofia del pragmatismo americano, le idee religiose di Ralph Waldo Emerson, le politiche culturali in Germania e il movimento socialista francese. Coloro che si interessavano di psicologia potevano leggere Problemi di filosofia e psicologia che riferiva sul Sesto Congresso Internazionale di Psicologia tenutosi a Ginevra nel settembre del 1909. Tra i relatori vi erano quelli che dieci anni più tardi avrebbero avuto un posto di primo piano nelle riflessioni di Vygotskij sullo sviluppo del sapere psicologico. Oswald Külpe rap- 9 Alessandro Ghiro presentava la psicologia cognitiva tedesca; Edoardo Claparède rappresentava la scuola svizzera di psicologia evolutiva, indirizzo che sarebbe poi diventato famoso con Piaget; Pierre Janet presentò una relazione sulle teorie della scuola francese di psicopatologia in Francia, una scuola precorritrice-avversaria della psicoanalisi; la psicologia americana era rappresentata da Robert Yerkes, un pioniere della teoria dell’apprendimento animale; e Jacques Loeb discuteva la teoria allora popolare dei tropismi, cioè movimenti semplici simili a riflessi, considerati un meccanismo fondamentale del comportamento. Segno curioso del tempo, il resoconto riporta la presenza al congresso di un folto gruppo di specialisti dell’esperanto, che cercavano di rendere questa lingua artificiale un mezzo per una reale comunicazione internazionale. (Vygotskij era un appassionato dell’esperanto, scrive la figlia «Senza dubbio il suo interesse per l’esperanto e il desiderio di studiarlo ebbe origine con David».4 David I. Vygodskij, il cugino, n.d.a. – Su questo tema vi è anche la testimonianza di Levitin: «Bene, David Vygodskij era, tra le altre cose, un appassionato di Esperanto. Era un ‘delegato’, cioè, un rappresentante locale del movimento dell’Esperanto a Gomel. Ispirato dall’esempio di David, cominciò a studiare l’Esperanto (…).Vygotskij ha scelto un giovane in Islanda come il suo primo amico per la corrispondenza.»5 Vygotskij era il secondo di otto figli. Suo padre aveva avuto posti di dirigenza in compagnie di trasporto e assicurative e allo stesso tempo era dirigente di un dipartimento della banca di Gomel. La sua famiglia era molto rispettata nella città, essendo stata coinvolta in alcune iniziative pubbliche come la fondazione di una biblioteca. La madre di Vygotskij è ricordata come una persona cordiale e intelligente. Conosceva bene il tedesco e il suo amore della poesia tedesca era stato condiviso dai suoi figli. Un evento politico richiamò temporaneamente l’attenzione sulla città di Gomel riflettori ed ebbe certamente un impatto su Vygotskij allora ancora bambino. Nell’autunno del 1903 un banale incidente al mercato degli agricoltori a Gomel innescò un vero e proprio pogrom dei negozi e delle abitazioni degli ebrei nella città. Diversamente dagli ebrei di altri luoghi che non erano riusciti a difendersi, gli ebrei di Gomel resistettero e in alcune occasioni ebbero la meglio sui loro aggressori. Di conseguenza un gran numero di ebrei furono portati in giudizio con l’accusa di aver aggredito i russi. Il processo divenne ben presto il luogo di un forte scontro tra le forze 4 5 Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 56. Levitin (1982), p.13. 10 Freud in Vygotskij democratiche che chiedevano pieni diritti per le minoranze e i gruppi filogovernativi desiderosi di dare la colpa agli ebrei. Il padre di Vygotskij, Simha (Semion in russo), fu chiamato a testimoniare sul clima generale nella città alla vigilia del pogrom. Disse: « (…) finché gli ebrei non parlavano [dei propri diritti umani], tutto andava bene, ma quando hanno cominciato a considerare se stessi come un popolo al pari degli altri e parlare della loro dignità umana, l’atteggiamento verso di loro è cambiato.» Questi eventi non potevano che lasciare un’impressione su Vygotskij che aveva otto anni. Dieci anni più tardi la posizione antisemitica del governo della Russia doveva di nuovo ripresentarsi con forza nella sua vita. Nel 1913, Vygotskij, essendosi diplomato al liceo con onore e con una medaglia d’oro, era ovviamente ottimista sulla possibilità di poter entrare all’Università di Mosca. Naturalmente, egli era consapevole della quota prevista per gli studenti ebrei, ma i suoi ottimi voti avrebbero dovuto essere di garanzia per l’ammissione. Però un nuovo ordine esecutivo del Ministro dell’ Istruzione compromise queste speranze, poiché, pur mantenendo la quota, richiedeva ai candidati ebrei di essere iscritto mediante un’estrazione a sorte. Questa procedura volutamente discriminatoria rendeva l’ammissione degli ebrei una questione di fortuna cieca. Fortunatamente per Vygotskij, egli ebbe fortuna e fu iscritto attraverso l’estrazione. Si può immaginare, però, la sensazione di totale impotenza di fronte a una macchina governativa che ignorava qualsiasi capacità intellettuale ed era solo impaziente di discriminare sulla base della razza (…) La sua educazione non fu convenzionale: studiò con insegnanti privati per molti anni ed entrò nel liceo ebreo solo al livello della scuola secondaria superiore (al quarto livello secondo testimonianza della figlia, n.d.a.). (…) Secondo uno degli amici di scuola di Vygotskij, Hegel fu probabilmente uno dei più importanti interessi intellettuali del giovane Vygotskij, che era coinvolto su domande fondamentali come ‘Cos’è la storia’ e ‘Qual è il ruolo dell’individuo nella storia’.6 Da queste breve note ma in generale dalla documentazione in nostro possesso non appare che Lev Semënovič avesse avuto durante il liceo particolari contati con l’opera di Freud o particolari interessi per la psicologia, se si astrae ovviamente da un possibile coinvolgimento generale su queste tematiche, comunque non documentato. I suoi interessi andavano nettamente alla letteratura, alla storia, alla filosofia e in particolare Hegel. 6 Kozulin A. (1990), pp. 12-15. 11 L’università (1913-1917) La scelta dell’università non fu per Vygotskij né facile né semplice. Tenendo conto della gamma di interessi di Vygotskij, era logico per lui iscriversi a un corso di scienze umane e all’iscrizione in una delle università della capitale. Ma non tanto Vygotskij quanto i genitori videro la scelta del corso in modo più pratico. Il solo lavoro reale per una persona che si fosse laureata in scienze umane era quello di insegnante di liceo. Però la maggioranza dei licei in Russia erano finanziati dal governo e non era permesso agli ebrei di avere una cattedra. Così sembrava molto più pratico studiare legge o medicina; un laureato in una di queste discipline poteva diventare un professionista ed esercitare al di fuori della zona degli insediamenti ebraici.7 Ciò lo si riscontra anche leggendo la testimonianza della figlia. Dopo aver visto svanire il suo sogno sulla filosofia e la letteratura, Lev Semënovič, finì il liceo con una medaglia d’oro e andò a Mosca, entrò nella Facoltà di Medicina dell’Università Imperiale di Mosca. Egli non era entusiasta dei corsi nella Facoltà di Medicina: erano lontani dai suoi veri interessi. Dopo un vero breve intervallo, circa un mese, Lev Semënovič passò alla Facoltà di Giurisprudenza. Perché scelse questa facoltà? Perché il completamento della Facoltà di Giurisprudenza gli offriva la possibilità di accedere alla professione legale, piuttosto che essere impiegato nei servizi statali. Questo gli avrebbe permesso di vivere fuori dalla zona di residenza. Tuttavia, il suo interesse per la filosofia e la letteratura era così grande che allo stesso tempo (1914) Lev Semënovič si iscrisse alla Sezione Accademica della Facoltà di Storia della filosofia dell’Università Popolare Šaniavskij. Che tipo di università era questa? Era un collegio di Mosca aperto per l’iniziativa e con i fondi del generale A. L. Šaniavskij (1837-1905), un liberale che promuoveva l’istruzione popolare. Quest’università accettava persone di entrambi i sessi senza guardare alla loro etnia o alla loro visione politica o religiosa. L’università aveva due dipartimenti: uno scientifico e popolare, che provvedeva all’istruzione secondaria genera7 Kozulin (1990), p. 21. 12 Freud in Vygotskij le, e una sezione accademica che offriva l’istruzione superiore in scienze e storia da una parte e in scienze sociali e filosofia dall’altra. L’Università Šaniavskij era popolare, nel senso migliore del termine, ma allo stesso tempo, era una vera e propria Università, con un’alta qualità in tutti i settori. Questo non solo perché era condotta da persone straordinarie, ma anche per un altro motivo. Nel 1911 erano iniziate delle agitazioni studentesche all’Università Imperiale di Mosca. Su richiesta del Ministro della Pubblica Istruzione la polizia entrò all’Università violandone l’autonomia. Gli studenti protestarono contro questa violazione. Per ordine del ministro molti studenti furono espulsi. Allora i migliori professori e docenti dell’Università, più di un centinaio di persone, diedero le dimissioni, che furono accettate, anche se tutti pensavano che sarebbe stato impossibile che avvenisse questo. L’Università di Mosca perse tutti i suoi migliori insegnanti in un colpo solo. Tra coloro che lasciarono l’Università nel 1911 vi erano studiosi eccellenti come Vernadskij, Čaplygin, Kol’cov, Sakulin e Čebyšev. In una parola, il fior fiore della scienza di Mosca. Molti di questi professori furono accolti nella pubblica Università Šaniavskij. Era diventata la miglior università di quel tempo. (…) P. P. Blonskij insegnò psicologia e educazione in quest’università: «L’atmosfera dell’Università Šaniavskij e la comunicazione con gli studenti e i professori significava molto di più per Lev Semënovič che non le lezioni alla Facoltà di Giurisprudenza.»8 Tuttavia egli studiò con merito anche giurisprudenza. Il suo libretto degli esami dell’Università Imperiale di Mosca, che è stato conservato, indica chiaramente che Vygotskij è sempre stato molto responsabile nel suo studio: nel corso dei suoi anni universitari, gli valse il massimo dei voti ‘molto soddisfacente’. Lo studio all’università ebbe un’enorme influenza sulla visione del mondo e sulla forma scientifica di pensiero del futuro studioso. Lev Semënovič era felice di vivere a Mosca alla presenza di eccezionali insegnanti e grandi scienziati. Così, secondo i ricordi di sua sorella Zinaida Semënovna (che con lui studiò a Mosca nello stesso periodo abitando assieme in via Prečistenka), in pochi anni furono entrambi coinvolti attivamente nel seminario tenuto da Gustav Gustavovič Špet «docente eccezionale, erudito e implacabile oratore e polemista (nonché studioso di psicologia - n.d.a.).» G. G. Špet (1879-1940) è un personaggio autorevole nella storia della Dobkin (Secoli e giorni) citato da Levitin. Non si è una personalità alla nascita. Mosca: Ed. ‘Nauka’, 1990 p. 20. 8 13 Alessandro Ghiro scienza e filosofia russa. Nei primi tre decenni del nostro secolo, egli fu uno dei maggiori promotori della vita culturale della Russia. Secondo quanto ricorda N. P. Timofeev-Resovskij, in quel periodo era attivo all’Università di Mosca un interessante circolo filosofico: «Il cosiddetto Circolo logico e filosofico guidato da Gustav Gustavovič Špet, che coinvolgeva le menti con i suoi inauditi paradossi e scuoteva le fondamenta di un mondo già traballante, e Nikolai Nikolaevič Luzin che, essendo un eccezionale matematico, fu in grado di individuare un pensiero filosofico nella matematica». La sorella di Vygotskij ricordava che nessuno dei due rimase fedele a quanto prescritto dal curriculum dell’area di specializzazione da loro scelta, ma frequentavano pure le lezioni di brillanti insegnati di altre facoltà. Gli studi di Vygotskij di letteratura e storia e l’immersione nel nostro patrimonio filosofico suscitarono il suo interesse per la psicologia. Il suo entusiasmo per questa scienza, che risaliva ai suo anni da studente, lasciò la sua impronta su tutto il destino successivo dello scienziato. Vygotskij stesso su questo punto scrisse: «Mi sono immerso in uno studio specifico della psicologia all’università e ho continuato a farlo lungo tutti quegli anni». Più tardi disse: «I miei studi scientifici di psicologia cominciarono quando era ancora all’università, e da allora non ho mai interrotto il mio lavoro in questa area».9 Abbiamo riportato ampiamente questo passo non solo per la sua curiosità e l’interesse storico ma perché, proprio da qui, dalla Shaniavskij, nascono, anche a detta delle stesso Vygotskij, i suoi interessi per la psicologia e diciamo noi, il suo incontro con Freud; principalmente, pensiamo, tramite due grandi studiosi: Gustav Gustavovich Šhpet e P. P. Blonskij. Prenderemo in considerazione particolarmente il secondo ne che divenne, più in generale, un maestro di riferimento e collaboratore e che, come ci ricorda la Veggetti10, sosteneva che il comportamento umano poteva essere compreso solo come «storia del comportamento». Va fatta ora un breve disgressione sulla psicoanalisi in Russia a quei tempi, per inquadrare il possibile-sicuro, rapporto Vygotskij, Blonskij, Freud, anche se allo stato dell’arte il nome Freud, non appare negli 9 Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 29-31. Vygotskij (2015), p. 7. 10 14 Freud in Vygotskij scritti di Vygotskij a nostra disposizione - in questa fase sono presenti articoli di critica letteraria su giornali di Mosca dove studiava - mentre la psicologia in lui si stava ancora formando. Qual era la situazione della psicoanalisi in Russia prima della rivoluzione? Angelini nel sul documentato La psicoanalisi in Russia, scrive: Va, subito, osservato che la psicoanalisi fu accolta negli ambienti intellettuali russi prima ancora di venire accettata o semplicemente conosciuta in molti paesi occidentali tra cui la Francia e l’Italia e in misura minore la Germania. L’anno cruciale può essere considerato i 1908.11 In relazione al primo periodo postrivoluzionario, anni 1920/1930, Angelini continua: Dai riferimenti fin qui tracciati si può, quindi, dedurre un quadro che conferma come la psicoanalisi avesse trovato nella Russia dei primi 900 una sua precisa presenza operativa.12 D’altro lato come testimonia sempre Angelini con un puntuale elenco13, fino al 1928 praticamente tutte le opere di Freud erano state tradotte in russo. Tornando alla precisa presenza operativa della psicoanalisi in Russia, a P. P. Blonskij e ad una sua possibile primogenitura della psicoanalisi in Vygotskij, lo troviamo nel 1921 membro autorevole della Società Psicoanalitica Moscovita in qualità di pedagogo assieme a Vera Schmidt.14 Tuttavia niente di più ci risulta ad allora su un probabile affaire Freudiano tra Vygotskij e Blonskij. Angelini (1988), p. 39. Angelini (1988), p. 45. 13 Angelini (1988), p. 40. 14 Angelini (1988), p. 47. 11 12 15 Alessandro Ghiro La tragedia di Amleto (1915-1916). Siamo così giunti alla prima e vera opera di Vygotskij: La tragedia di Amleto. Confessiamo essere questo l’unico libro che non siamo riusciti completamente a leggere e ancora ci appare ostico, ciò dipende dal fatto che non conosciamo Shakespeare e l’Amleto, e che la tragedia in se stessa è una forma che non ci è consona ecc. . Sta di fatto che ci esimiamo da dare un giudizio sull’opera, se possa avere o non valenza psicologiche, che sicuramente avrà, e ci soffermiamo semplicemente ad analizzare l’indice dei nomi della stessa nel quale, tuttavia, Freud non appare almeno nella traduzione presente in Italia15. In generale non appaiono nomi di altri psicologi ‘classici’ con un’unica eccezione quella di William James che tuttavia viene richiamato in una sua opera più filosofica che psicologica e cioè Le varie forme dell’esperienza religiosa, Torino, Bocca, 1945. Secondo Kozulin questo è il più bel saggio scritto da Vygotskij prima di immergersi nella psicologia accademica.16 Secondo la figlia, Lev Semënovič scelse La tragedia di Amleto come soggetto per la sua tesi di laurea alla Shaniavskij. Lo studio della tragedia di Shakespeare, per la quale ha riempito dodici blocchi notes, è conservata negli archivi universitari in due versioni. La prima fu scritta tra il 5 agosto e il 12 settembre del 1915 quando Lev Semënovič aveva trascorso le sue vacanze estive con i genitori a Gomel. La versione finale fu scritta a Mosca dal 14 febbraio al 28 marzo 1916. 17 Possiamo dire che La tragedia di Amleto sia opera ancora legata alle passioni del giovane Lev Semënovič per la prosa, la poesia, il teatro e la filosofia, per il dibattito allora esistente nelle avanguardie letterarie e, probabilmente, anche un’anticipazione dello scienziato in psicologia: tutto era in itinere. Rispetto all’economia del nostro lavoro, Freud in Vygotskij, avremmo potuto chiudere qui le riflessioni relative a La tragedia di Amleto, e di fatto, le abbiamo lasciate, fin qui, come apparivano in una prima stesura del nostro lavoro. Vygotskij (1973). Kozulin (1990), p. 50. 17 Notizie tratta da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 33-34. 15 16 16 Freud in Vygotskij Tuttavia la cosa ci sembrava limitativa, ci si poneva una riflessione ‘perturbante’; la riassumiamo così: «Ma se questa è la prima opera di Vygotskij e se è scaturita nel bel mezzo della sua presenza a Mosca nel clima ‘prerivoluzionario’ ivi esistente, se il giovane Lev Semënovič faceva attivamente parte di questo immenso e stupefacente mondo, è mai possibile che il suo primo lavoro non sia un qualche cosa di diverso dalla ‘sola’ opera, seppur importante e innovativa, di analisi e critica letteraria?» Senza fare un’analisi completa di questo aspetto, tuttavia riteniamo di proporre alcune considerazioni basate sostanzialmente sulla prefazione che lo stesso Vygotskij fa al libro. La prima cosa che appare, dalla documentazione, è la coincidenza di ‘scopo’ tra La tragedia di Amleto e Psicologia dell’arte, esse sono infatti due Tesi di laurea. La tragedia di Amleto probabilmente per la sua tesi alla Šaniavskij e Psicologia dell’arte, come in seguito vedremo, per poter avere il titolo ad insegnare psicologia. Quindi due studi accademici nel merito delle questioni dell’arte e non due ‘libere’ riflessioni sull’argomento. La seconda considerazione si accumuna a quella già contenuta nel libro di Trimarchi su Vygotskij18: Vygotskij è un autore ancora molto presente del dibattito pedagogico contemporaneo, ma è noto per lo più al grande pubblico come un cognitivista, dedito al lavoro sperimentale. Una semplice scorsa ai titoli delle sue opere ci offre peraltro l’immagine di un personaggio con un’identità culturale assai complessa: fra le sue opere si trovano, infatti, un saggio sull’Amleto, uno su Spinoza, una Psicologia dell’arte e tanti altri testi, normalmente poco citati dalla critica, che modificano, nell’insieme l’immagine del personaggio. Colpisce il fatto che il suo ultimo scritto, posto a conclusione di ‘Pensiero e linguaggio’, sia dedicato in buona parte a Stanislavskij, Dostoevskij e Tolstoj. Certo, quel patrimonio umano ricavato dalla letteratura, (e dalla sua personale esperienza di vita), presente già ne La tragedia di Amleto resterà sempre come materiale di analisi per la ricerca dei lavori ‘scien18 Trimarchi G. (2007), p. 3. 17 Alessandro Ghiro tifici’ di Vygotskij. Spesso questo materiale gli indicherà la via da seguire per i suoi lavori in psicologia. Ne La tragedia di Amleto troviamo già presente il tema di fondo che sarà svolto in Pensiero e linguaggio: la parola, la sua formazione, il suo significato, la sua comprensione. Tutto questo è qui presente sotto altra forma - per esempio nell’analisi della differenza di approccio alla lettura di un’opera letteraria, tra il critico d’arte e il lettore comune - tutto era già visibile, si comprende essere già presente in Lev Semënovič fin da allora, basti citare per brevità, sempre da La tragedia di Amleto, i versi di V. F. Odoevskij tratti dalle Noti russe: «l’abisso che divide il pensiero dalla parola». In fine, ma solo per le nostre riflessioni, La tragedia di Amleto si presenta come un programma di lavoro che dovrà svilupparsi e sul quale, vengono fissate delle linee generali e lo si lascia depositato nelle note riportate al testo. In un post scritto alla prefazione Vygotskij scrive: PS. In questa prefazione si è parlato d’un tema particolare puramente letterario, di cui, nelle note; vengono abbozzate le linee. E’ un tema che deve servire d’introduzione al nostro studio vero e proprio, e che, insieme con un altro tema, puramente religioso di cui si parlerà oltre (nel primo capitolo), potrà costituite l’argomento di un lavoro ancora di là da venire. Quel secondo tema è direttamente connesso col presente studio, del quale costituisce un seguito immediato, così che questo studio viene a occupare un posto intermedio fra i due, e tuti e tre insieme, se mai un giorno, saranno tradotti in realtà, verranno a formare una trilogia, dedicata al problema artistico-religioso dell’Amleto. Ci viene da pensare che tutto questo nella realtà troverà dimora nella sua psicologia e nel suo metodo di lavoro. 18 Il ritorno a Gomel (dicembre 1917 - metà 1924). Iniziamo questo capitolo partendo cronologicamente dalla fine, con il giudizio che la figlia ci propone su questi sei anni passati dal padre nella ‘natia’ Gomel. Afferma che molto spesso, quando gli studiosi ne analizzano la vita, lo fanno dal 1924 in avanti. Lei ritiene invece che non possano essere sottovalutai gli anni di Gomel con il suo notevole impegno e multiforme orientamento pratico in materia d’istruzione pubblica, cultura e arte. La visione scientifica di Lev Semënovič si consolida in quel periodo. Gli studi fatti da Vygotskij dal 1919 al 1924 nell’educazione psicologica, lo sviluppo dei problemi nella psicologia dell’arte, e i sui lavori sperimentali nel ‘laboratorio’, formano la base di numerosi articoli e del sui primi grandi lavori Psicologia dell’Educazione (Psicologia Pedagogica) e La psicologia dell’arte. Potremmo dire che proseguono e amplificano quel piano previsto ne La tragedia di Amleto. Durante la sua vita e attività a Gomel, Vygotskij divenne studioso capace di condurre un lavoro sia sperimentale che teorico. La figlia sottolinea come questa fase abbia largamente determinato tutta la sua futura carriera, la carriera di uno dei fondatori della moderna psicologia e della psicologia delle anormalità.19 Di questo periodo dobbiamo distinguere due fasi, quella dalla fine del 1917 sino ad una parte del 1919, dove Vygotskij è letteralmente e giornalmente coinvolto nell’assistenza alla madre e in particolare al fratello minore colpiti da tubercolosi. Quest’ultimo morirà a 14 anni dopo un anno di malattia. Nonostante ciò Lev Semënovič trova il tempo per dare alcune lezioni private. L’altra fase inizia quando la sua Gomel (gennaio 1919) viene liberata dalle truppe controrivoluzionarie e dall’occupazione dei Tedeschi; si instaura il governo dei Soviet. E’ allora che Lev Semënovič si lancia anima e corpo negli ideali della rivoluzione per una nuova scuola e, riteniamo, in sintonia con Lenin, per un marxismo militante nel campo scientifico; il suo è quello della psicologia che da allora non abbandonerà più. Gomel era diventato un grande centro provinciale e vi si trovavano 19 Notizie tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 55-56. 19 Alessandro Ghiro numerose istituzioni amministrative. Una rete per la formazione generale e per la scuola professionale, istituti tecnici, erano stati aperti corsi per i lavoratori. Il ripristino del potere Sovietico produsse come reazione un’ondata controrivoluzionaria delle Guardie Bianche, di banditismo, su tutta l’area circostante. In questo scenario molti vecchi specialisti, compresi gli insegnanti sabotavano ogni cosa. La scuola sovietica era coinvolta in queste difficili circostanze. Vygotskij, fin dal primo giorno dell’istaurazione del potere dei Soviet a Gomel, si dedicò completamente a lavorare nell’educazione pubblica. Ha iniziato la sua attività didattica insegnando letteratura nella prima scuola per i lavoratori aperta a Gomel nonostante il sabotaggio dei vecchi insegnati. Quindi cominciò a insegnare non solo letteratura ma anche psicologia. Tenne un corso di psicologia generale sperimentale per un numero d’istituti per l’educazione di Gomel: scuola secondaria, insegnati dei collegi, insegnati di corsi, e quindi ha partecipato alla formazione del ragazzi e alla formazione degli insegnanti. Riportiamo un schema riassuntivo delle lezioni tenute e delle materie insegnate da Vygotskij Prima scuola Sovietica del lavoro - Lingua russa e letteratura Corsi universitari per insegnati - logica e psicologia (generale, del bambino, educativa e sperimentale). Scuola Professionale per Stampatori - Lingua russa e letteratura. Scuola Professionale per i lavoratori dell’acciaio e del metallo - Lingua russa e letteratura. Corsi serali nella scuola Provinciale di Politica Educativa -Lingua russa e letteratura. Corsi in educazione Sovietica (per gli insegnanti dell’ età prescolare) logica e psicologia. Corsi estivi di riqualificazione per gli insegnanti - Logica e psicologia. Corsi per lavoratori - Lingua russa e letteratura. Corsi per operatori culturali rurali - estetica. Conservatorio pubblico - Estetica, teoria dell’arte, introduzione alla filosofia. Inoltre approntò e organizzò un dipartimento di psicologia, con lezioni permanenti e consulenza nelle questioni di psicologia.20 Le attività svolte da Vygotskij in questi anni, sono innumerevoli: 20 Le seguenti notizie sono ricavate da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 36-37. 20 Freud in Vygotskij istituzione del Museo della Stampa di Gomel, responsabile del teatro di Gomel, scrive articoli di critica letteraria nei giornali locali, fonda una rivista di arte, da vita a ‘I lunedì letterari’ dove si presentano nuovi autori e poeti, tiene conferenze pubbliche su temi psicologici, letterari, scientifici ecc. . E’ un punto di riferimento per il partito bolscevico locale. Proprio nelle conferenze pubbliche troviamo testimoniato per la prima volta il suo incontro con la psicanalisi assieme ad altri temi psicologici e pedagogici. Scrive la figlia che, grazie all’ampio campo d’interessi, al suo talento oratorio, e alla sua erudizione sulle scienze e in molte altre aree, suscitava l’interesse di una larga udienza. I temi delle sue lezioni e dei discorsi di letteratura erano Majakovskij e Shakespeare, Čechov e Tolstoj, Puškin e Esenin, Gor’kij e Korolenko. Tenne delle lezioni su Albert Einstein e le sale si riempirono fino a traboccare, quando fece delle conferenze scientifiche su: «La psicoanalisi e il suo metodo scientifico d’investigazione dell’inconscio», «La teoria dei riflessi interni», «Sulla psicologia dell’esame», «Premesse scientifiche della classificazione degli alunni» e «I nuovi libri di pedagogia».21 Non ci è dato conoscere quali libri di Freud avesse fin qui letto, certo è che tramite il Museo della Stampa e della Sezione di psicologia sperimentale, faceva arrivare giornali e pubblicazioni da tutta la Russia e, come abbiamo già sottolineato, allora vi erano molte traduzioni di Freud. Interessante, per dare il quadro dello sviluppo della sua conoscenza in psicologia, è ciò che emerge dal verbale del Consiglio Pedagogico del 3 maggio 1923, quando Vygotskij propose di dare vita ad una Sezione di psicologia sperimentale alla scuola di formazione per insegnati. L’obbiettivo era quello di tracciare le line fondamentali per la definizione di un lavoro a breve prima delle vacanze e durante le stesse. Venivano definiti in oltre spese e attrezzature necessarie con un lavoro minuzioso di organizzazione che sarà un caratteristica del suo operare per tutta la vita. Per esempio, spicca la cifra necessaria alla sistemazione e rammendo delle tende, a dimostrare anche della precarietà in cui a qui tempi si lavorava. La sezione (molto precaria negli spazi, nel personale e nei finanziamenti – la guerra civile e la carestia avevano lasciato il loro tragico segno) aveva i seguenti scopi: 21 Le seguenti notizie sono ricavate da: Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 43. 21 Alessandro Ghiro Compiere dimostrazione di esperimenti psicologici durante i corsi di psicologia (generale e pedagogica). Un Servizio per la scuola di formazione degli insegnanti e per tutti gli Istituti educativi della città. Laboratori per la ricerca scientifica di base e per i problemi pratici nella pedagogia sperimentale e nella psicologia per gli studenti della scuola di formazione per insegnanti. Un dipartimento per la ricerca sperimentale sui ragazzi anormali, forme e metodi scientifici per l’osservazione dei bambini e la compilazione di una sistematica loro caratterizzazione. Sottolineiamo poi altre due finalità della sezione: organizzazione di una biblioteca in psicologia sperimentale (temporaneamente in prestito da altre librerie), partecipazione ai vari congressi di psicologia. Questo seconda finalità risulterà determinante per la sua vita. Il 14 maggio del 1923 in una ulteriore riunione del Consiglio pedagogico si diede di fatto il via alla sezione dando mandato ai dirigenti della scuola di trovare e acquistare la strumentazione e fu deliberato un primo piano di ricerca e sperimentazione. Il tutto tornò poi al Consiglio pedagogico il 10 ottobre per una prima rendicontazione del lavoro svolto anche durante le vacanze, la riportiamo in sintesi. Ventuno dimostrazioni di esperimenti psicologici nei corsi di riqualificazione dei docenti di una scuola di secondo livello, di una scuola pilota, di una scuola per ferrovieri, e corsi pedagogici nell’organizzazione dell’educazione socialista. In aggiunta, dimostrazioni di esperimenti psicologici di sostegno ai percorsi educativi nelle scuole. Le lezioni di laboratorio presso il Dipartimento di psicologia sperimentale sono state fatte in questo periodo non solo con gli studenti presso la scuola di formazione degli insegnanti, ma anche con vari gruppi d’insegnanti che stavano migliorando la loro abilità nei corsi pedagogici affrontando i seguenti argomenti. Sono stati compiuti due studi completi sull’uso del sistema Rosolino. Si è tenuta una lezione psicologica sperimentale nel linguaggio russo usando il metodo Lazurskij. E’ stata studiata la suggestionabilità di alunni di differenti età utilizzando il metodo di Nachaev. Sono stati rilevati gli alunni della scuola comunale, con l’ausilio di due questionari. 22 Freud in Vygotskij Un gruppo di studenti dell’Istituto pedagogico di Mosca, che facevano ricerca usando il metodo Rosolino, hanno lavorato nel dipartimento. Sono state fatte esercitazioni utilizzando il metodo breve del profilo psicologico per un gruppo di studenti della scuola tecnica. Gli allievi per l’insegnamento nella scuola di formazione hanno svolto 22 studi sul sistema di profili psicologici, e sono stati eseguiti 38 brevi studi sugli alunni che entrano nella scuola pilota. L’elaborazione dei risultati del sondaggio fu completata e proposta per una pubblicazione a breve. Questi risultati avrebbero dovuto aiutare a rispondere alle domande: «Quello che abbiamo al momento è vera coeducazione, o abbiamo semplicemente ragazzi e ragazze seduti nelle stesse aule?» . Sono stati studiati un numero di profili di ragazzi anormali, intrapresi studi sull’influenza del ritmo del discorso sulla curva respiratoria e sviluppate nuove procedure per lo studio della memoria. Si presero poi ulteriori decisioni per migliorare il lavoro tra la quali la proposta di delegare il direttore della sezione, Vygotskij, a partecipare al prossimo Congresso Panrusso di neuropsicologia. Il lavoro svolto da Vygotskij fu poi riconosciuto ufficialmente in un certificato rilasciato dal Dipartimento dell’Unione dei Lavoratori di Gomel che alla fine diceva: «In tutti i lavori pedagogici, il Compagno Vygotskij è stato un canale per la contemporanea pedagogia Marxista.» Tutto questo mette un punto fermo su una cosa: il perché e il come Vygotskij poté partecipare al Secondo Congresso Panrusso di Psiconeurologia. A volte questo non risulta chiaro, oltre alla già richiamata complessiva carenza di informazioni sul periodo antecedente il 1924, si va dalle affermazioni quali «apparve come una meteora« oppure «non sono chiari i motivi per cui…». In realtà egli partecipa come qualificato esperto, rappresentante la Bielorussia e in particolare la Provincia di Gomel. Scrive la figlia che proprio i lavori e gli studi compiuti nel periodo di Gomel furono la base di articolo pubblicati più tardi e due di questi di fatto, furono presentati nell’intervento che Vygotskij fece nel gennaio del 1924 al Secondo Congresso Panrusso degli Psiconeurologi a Pietrogrado. 22 Le notizie relativa alla Sezione di psicologia e al lavoro di Vygotskij sono tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 51-54. 22 23 La svolta di Mosca. (1924) Sarebbe ora complesso, nel senso dell’articolazione e dello spazio, descrivere l’‘apparizione’ di Vygotskij a Mosca nel contesto della psicologia ufficiale, ci porterebbe lontano dal nostro oggetto di ricerca. Per gli interessati suggeriamo di leggere quanto scritto in merito da Lurija in Il farsi della mente23 e nella più volte richiamata biografia delle figlia oppure in vari articoli di Mecacci, Veggetti e altri.24 Sappiamo essere stato Lurija ad intervenire presso Korlinov, allora direttore dell’Istituto di Psicologia di Mosca affinché Vygotskij fosse ‘immediatamente’ reclutato nel gruppo dei nuovi psicologi che stavano tentando di costruire, a loro dire, una psicologia marxista. Ciò avvenne dopo la sua relazione al congresso panrusso e di li a poco Vygotskij era a Mosca a lavorare per la nuova psicologia, seguito dalla moglie. Fu probabilmente la conoscenza con Lurija ad avvicinarlo ulteriormente a Freud. A questo periodo risale il suo avvicinamento, probabilmente favorito da Lurija, alla Società Psicoanalitica Moscovita. L’‘Internationale Zeitschrift fűr Psychoanalyse’ ci informa che, nel dicembre 1924, Vygotskij svolse una relazione dedicata all’impegno del metodo psicoanalitico in letteratura. (…) Nel 1925 assieme a Lurija scrisse una breve introduzione all’edizione russa di Al di là del principio del piacere.25 Vale la pena qui ricordare che mentre Lurija già nel 27 si ‘stacca’ dalla psicanalisi dando le dimissioni da Segretario della Società Psicoanalitica Moscovita, senza fornire spiegazioni, e che, nello stesso anno, appare il suo ultimo articolo su L’Internationale Zeitschrift fűr Psychoanalyse 26 , Vygotskij è iscritto alla Società Psicoanalitica Moscovita come membro onorario ancora nel 193027, quando oramai la psicanalisi era generalmente cosa non gradita. Risulta possibile che vi Lurija (1987), pp. 35-36. Per informazioni sulla psicologia russa in quegli anni vedere: Mecacci (1976), Veggetti (1994) (Introduzione), Rahmani (1981), Massucco Costa (1963). 25 Angelini (1998), p. 113 26 Angelini(1998), pp. 102-103. 27 Angelini (1998), p. 116. 23 24 24 Freud in Vygotskij fosse in lui, un permanere concreto del pensiero di Freud. Relativamente al distacco di Lurija dalla psicoanalisi abbiamo anche l’autorevole versione di Michael Cole, colui che ebbe il mandato da Lurija, per portare in occidente la propria biografia scientifica. Cole riporta quanto segue: Durante questo periodo, articoli critici sulla teoria freudiana erano apparsi sulle riviste teoriche e sulla Pravda. Le critiche provenivano sia da amici e colleghi di Lurija, fra cui Sapir, che dai suoi avversari. Come conseguenza nel 1927, Alexandr Romanovich si dimise da segretario della Società Sovietica di Psicoanalisi.28 Torniamo dunque nel 1925 un anno importante per la nostra ricerca. Viene pubblicato il libro coordinato da Korlinov Psicologia e Marxismo dove sono contenuti diversi contributi tra i quali quelli di Lurija La psicoanalisi come sistema di psicologia monistica 29 e l’articolo di Vygotskij La coscienza come problema della psicologia del comportamento.30 Nello stesso anno vi è la traduzione in russo del libro di Freud Al di là del principio del piacere31 di cui Lurija e Vygotskij ne scrivono la presentazione. In relazione all’articolo di Lurija La psicoanalisi come sistema di psicologia monistica che, come vedremo più avanti, fu occasione di un profondo dissenso-teorico sottolineato da Vygotskij, questo probabilmente fu anche una delle ragioni dell’abbandono della psicanalisi da parte di Lurija. Riportiamo l’onesta ‘confessione’ di Lurija nella sua autobiografia che scritta alcuni anni prima della morte. Lurija si riferisce proprio al periodo tra il 1921 e 1925. La filosofia marxista, uno dei sistemi filosofici più complessi del mondo, venne assimilato con lentezza dagli studiosi sovietici, me incluso. Più precisamente, io non giunsi mai, in realtà, a padroneggiare il marxismo così come avrei desiderato. Ancora oggi ritengo che ciò sia stato uno dei limiti maggiori della mia formazione. Pertanto, non Lurija (1987), p. 169 Angelini (2002), pp. 179-213. 30 Vygotskij (1983) , pp. 57-89 31 Vygotskij, Lurija, (1988). 28 29 25 Alessandro Ghiro dovrebbe destare alcuna sorpresa il fatto che le numerose discussioni di quei primi giorni, pur richiamandosi al marxismo, si fondassero tuttavia su un terreno piuttosto incerto. Ciò nonostante l’esplicito obiettivo di Kornilov di costruire una psicologia su basi materialistiche, rappresentava a quel tempo un passo in avanti. Ciò gli consentì di orientare l’istituto verso una direzione più produttiva e di coagulare un gruppo di giovani studiosi intorno al progetto di ricostruzione della psicologia. Dovrebbero pertanto essere chiare le ragioni per cui il mio lavoro aveva destato l’interesse di Kornilov: egli vi intravvedeva un riflesso dei propri pregiudizi.32 Nel 1924 Vygotskij aveva già scritto un altro articolo in cui compariva Freud: Deficit e compensazione. Il nome Freud comincia a materializzarsi negli scritti di Vygotskij. Vygotskij: Deficit e compensazione. (1924) L’articolo Deficit e compensazione fu scritto come base di discussione al II congresso per La Tutela socio-Giuridica dei Minori (non va dimenticato che egli aveva anche una laurea in giurisprudenza - n.d.r.), e pubblicato per la prima volta nel 1927. In questo articolo si riflette il crescente rapporto critico dell’autore nei confronti della teoria di A. Adler pur recuperando alcuni elementi che lo hanno reso famoso.33 Ciò conferma anche una sua larga conoscenza della psicanalisi non solo nel pensiero di Freud ma anche dei suoi ‘dissidenti’. Scrive Vygotskij: Due circostanze ci obbligano a considerare con particolare attenzione questa teoria (di Adler - n.d.r.- ) Primo, il suo accostamento, soprattutto nei circoli socialdemocratici tedeschi, all’insegnamento di K. Marx; secondo, i suoi legami interni con la pedagogia, con la teoria e la pratica dell’educazione. Lasceremo da parte la questione se esiste effettivamente un collegamento fra la psicologia individuale e il marxismo; tale questione richiederebbe uno studio a parte. Diremo soltanto che un tentativo di sintesi tra Marx e Adler, dei tentativi d’includere la teoria della 32 33 Lurija (1987), p. 29. Vygotskij (1986), p. 45. 26 Freud in Vygotskij personalità nel contesto del sistema filosofico e sociologico del materialismo dialettico, sono stati già fatti, e ci sforzeremo di capire quali fondamenti possono aver indotto ad accostare questi due sistemi di idee. Originata dalla differenza delle opinioni politiche e sociali dei rappresentanti della psicanalisi, era sorta una nuova corrente che si distaccava dalla scuola di S. Freud. Anche l’aspetto politico aveva evidentemente un significato, dice Wittels, a proposito dell’abbandono del circolo psicoanalitico da parte di Adler e dei suoi adepti. Adler e i suoi nove amici erano social democratici. Molti dei suoi seguaci amano sottolineare questa circostanza. «Sigmund Freud fino ad oggi ha fatto si che la sua teoria servisse gli interessi della classe dominante. In contrasto con essa la psicologia individuale di A. Adler reca un carattere rivoluzionario e le sue conclusioni coincidono pienamente con le conclusioni della sociologia rivoluzionaria di Marx», dice O. Rùle, il quale mira a una sintesi fra Marx e Adler nella sua Opera sulla psiche del bambino proletario. Tutto questo, come abbiamo già detto, è discutibile, ma meritano attenzione due circostanze che rendono psicologicamente possibile un simile accostamento. La prima è il carattere dialettico della nuova teoria; la seconda è la base sociale della psicologia della personalità. Adler pensa dialetticamente: lo sviluppo della personalità si muove in modo contraddittorio; il deficit, il disadattamento, l’insufficienza non sono un difetto, una carenza, un valore negativo, ma anche uno stimolo all’ipercompensazione. Adler ne deduce la «legge psicologica fondamentale della trasformazione dialettica dell’insufficienza organica attraverso la consapevolezza soggettiva dell’insufficienza nelle tendenze psichiche alla compensazione e all’ipercompensazione». Con questo egli permette di includere la psicologia nell’ampio contesto delle teorie biologiche e sociali; ecco che tutto il pensiero autenticamente scientifico si muove lungo il cammino della dialettica. (…) Anche Marx, a differenza del socialismo utopistico, insegna che lo sviluppo del capitalismo conduce immancabilmente, attraverso il superamento del capitalismo e la dittatura del proletariato, al comunismo e non devia da questo cammino, come può apparire a uno sguardo superficiale. Anche la teoria di Adler vuole dimostrare che ciò che è razionale e superiore nasce necessariamente da ciò che è irrazionale e inferiore. La psicologia della personalità rompe definitivamente con la «staticità biologica della concezione del carattere», come osserva giustamente A. B. Zalkind, e si rivela «una corrente caratteriologica veramente rivoluzionaria», poiché alla teoria di Freud, al determinismo biologico, contrappone le forze motrici e formatrici della storia e della vita sociale. La 27 Alessandro Ghiro storia di Adler si oppone non solo agli schemi «biologico-reazionari» di E. Kretschmer, per il quale la costituzione del corpo, il carattere sono determinati geneticamente e «tutto il successivo sviluppo del carattere umano è l’evoluzione passiva di quel modello biologico fondamentale che è congenito nell’uomo», ma la teoria di Adler si oppone anche alla caratterologia di Freud. Da questo ultimo lo dividono due idee: l’idea della base sociale dello sviluppo della personalità e l’idea dell’orientamento finale di questo processo. La psicologia individuale nega il legame necessario del carattere e in generale dello sviluppo psicologico della personalità con il substrato organico.34 Come si vede gli anni di Gomel lo avevano ben preparato ad affrontare i temi più spinosi presenti nell’allora dibattito tra i vari marxismi e le varie psicanalisi. Sta forse qui la sua autonomia di pensiero: il saper distinguere anche all’interno, in questo caso della psicanalisi e del marxismo, posizioni e correnti senza fare di ogni erba un fascio, cogliendo, si potrebbe dire, dialetticamente, le posizioni utili in ogni formulazione. Era una sua caratteristica rilevata spesso anche dai suoi studenti e amici. Questo tipo di approccio e di dialogo preannuncia già quel grande lavoro che sarà scritto nel 1926-1927 Il significato storico della crisi della psicologia, ma ci permette anche di vedere che, quello di Vygotskij, è uno scrivere continuo, una continua evoluzione del suo pensiero e della sua teoria nel confronto con la pratica concreta, in questo caso quella dei sordi e dei ciechi. Vygotskij: La coscienza come problema della psicologia del comportamento.(1925) Questo articolo è ritenuto da molti il manifesto della psicologia Storico-culturale. Tuttavia pensiamo che, quella di storico-culturale, non sia una definizione prettamente adeguata alla psicologia di Vygotskij, anche se oramai generalmente usata e ‘accettata’. Condivido quanto scritto da Mecacci. «La scuola storico-culturale è stata fondata da Vygotskij (è indubbio), ma, stando a quanto risulta dai soli scritti di psi34 Vygotskij (1986), pp. 47-50. 28 Freud in Vygotskij cologia pubblicati non si potrebbe fare un’affermazione del genere.»35 Nel saggio vengono trattati anche i rapporti della psicologia con Pavlov che troppo sbrigativamente si danno spesso per ‘liquidati’ da parte di Vygotskij. Sarebbe meglio essere più cauti. Per i rapporti tra Vygotskij e Pavlov si può leggere Specchi inconsci,36 mentre per i medesimi sentire tra Freud, Pavlov e Vygotskij si può leggere Il tappeto volante.37 In La coscienza come problema della psicologia del comportamento troviamo Freud citato due volte. La prima come cartina al tornasole, rispetto ad una visione ideologicamente astratta del concetto di riflesso. È evidente che Freud viene citato a testimone di qualche cosa di più complesso. Che cos’è la sensazione? Un riflesso. Che cosa sono il linguaggio, i gesti, la mimica? Pure questi sono riflessi. Tutti i fenomeni che la scuola di Wűrzburg ha scandagliato nei processi superiori del pensiero, l’analisi dei sogni proposta da Freud, sono sempre tutti riflessi. Naturalmente, è proprio così, ma la sterilità scientifica di queste nude constatazioni è assolutamente evidente. (…) Questo è un riflesso ed anche quello è un riflesso, ma che cosa distingue questo da quelli?38 La seconda citazione di Freud la troviamo alla fine dell’articolo, questa volta in una posizione più importante, dirimente, per il discorso di Vygotskij, si cita l’opera di Freud l’Io e l’Es. È questa la prima volta che troviamo nei testi di Vygotskij a nostra disposizione la citazione di un’opera Freudiana. Da qui deriva la duplicità della coscienza: l’idea del sosia è la concezione della coscienza più vicina alla realtà. Siamo vicini a quella divisione della personalità in L’Io e l’Es che Freud scopre analiticamente. L’Io può quindi essere paragonato, nel suo rapporto con l’Es al cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo, con la differenza che il cavaliere cerca di farlo con mezzi propri, mentre l’Io lo fa con mezzi presi a prestito. Si può proseguire nell’analoVygotskij (1983), p. 20. Ghiro (2009). 37 Ghiro (2010). 38 Vygotskij (1983), pp. 63-64. 35 36 29 Alessandro Ghiro gia. Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l’Io ha l’abitudine di trasformare in azione la volontà dell’Es come se si trattasse della volontà propria. (S. Freud L’io e l’Es, cap. II (in Opere , vol. IX, Torino, Boringhieri, 1977, p.488) Come prova eccellente dell’idea dell’identità dei meccanismi della coscienza e del contato sociale con se stessi, può servire la formazione della coscienza del linguaggio nei sordomuti, in parte lo sviluppo delle reazioni tattili nei ciechi.39 Se La coscienza come problema della psicologia del comportamento viene considerato il ‘manifesto della psicologia di Vygotskij’, comunque la si voglia chiamare, Freud vi è dentro a pieno titolo come lo sono le precedenti esperienze di Vygotskij fatte a Gomel con i ciechi e sordi, esperienze che lo seguiranno per tutta la vita. Anzi molto spesso, leggendo Vygotskij, appare che la soluzione di nodi teorici della sua psicologia derivino proprio da riflessioni, come abbiamo già sottolineato, con il materiale artistico letterario e con soggetti, come questi o simili, portatori di difficoltà nel quadro della difettologia. Secondo la figlia fu proprio il 1924 l’anno in cui Vygotskij ha iniziato il suo lavoro in difettologia che lo coinvolgerà fino agli ultimi istanti (è il caso di dirlo) della sua vita. Racconta che dovendo Lev Semënovič compilare un questionario per un suo lavoro al Commissariato del Popolo, alla domanda che chiedeva: «In quale settore ti senti di essere più utile?» egli rispose: «Nella formazione dei bambini sordi e muti.» Fu poi nominato su specifica richiesta di I.I. Daniuševskij, l’organizzatore dell’Istituto Sperimentale di Difettologia, a capo della sottosezione per l’educazione e la formazione degli handicappati fisici e dei ragazzi ritardati mentali del Dipartimento per la Protezione Sociale e Legale dei Minori (SPON) collegata alla Amministrazione dell’ Educazione Socialista del Commissariato del Popolo per l’Educazione della RSFSR (Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa - n.d.r.), dando così avviò il suo lavoro con i portatori di handicap.40 39 40 Vygotskij (1983), p. 86. Le seguenti notizie sono tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 60. 30 Freud in Vygotskij Lurija, Vygotskij: Introduzione al volume. S.Freud “Al di là del principio di piacere”.41 (1925) Siamo giunti al primo lavoro che Lurija e Vygotskij dedicano direttamente a Freud, Lurija probabilmente aveva già avuto occasione di esprimere il suo pensiero avendo scritto fin dal 1922 sulla Internationale Zeitshriƒt fűr Psychoanalyse. Già laureato in psicologia nella facoltà di Kazan’, vi fondò e svolse il ruolo di segretario della Società Psicoanalitica di Kazan’ (1922). In quel tempo era anche segretario dell’Associazione per le Scienze Sociali.42 Questo è uno scritto a due mani. Sono le mani di due persone che, al di la di quello che comunemente spesso appare, avevano visioni diverse della psicologia, anche se ciò non ha mai comportato una radicale rottura tra i due, e tra i quali, la parola amicizia deve aver avuto un significato reale. Forse tale rapporto si era parzialmente incrinato proprio alcuni mesi prima della morte di Vygotskij a ‘causa’ di Leont’ev. Una testimonianza di questo viene dalla descrizione dei funerali di Vygotskij dove, l’altro membro della ‘troika’43 Leont’ev, rimane ‘defilato’ tra la folla e Lurija, quando tenta di avvicinarsi al feretro per fare gli onori, viene allontanato dagli allora allievi di Vygotskij.44 Pur tuttavia se le opere di Lev Semënovič sono disponibili e sparse in tutto il mondo, molto lo si deve a Lurija. Erano due personalità con le rispettive autonomie e si sa, che Vygotskij, dal punto di vista del rigore scientifico, non aveva certo timore di mandarle a dire a nessuno e fare chiarezza. Ci è difficile fare una scelta su quali passi riportare dell’Introduzione al volume Al di là del principio di piacere, l’invito che facciamo è quindi quello di leggerlo, la nostra è una scelta di sensibilità e, ovviamente, ricercando Freud. All’inizio troviamo un elogio di Freud non sempre presente nei vari Vygotskij, Lurija A. R. (1988). Angelini (1988), pp. 95-97. 43 «Riconoscendo le non comuni capacità di Vygotskij, Leont’ev ed io fummo ben lieti di poterlo includere nel nostro gruppo di lavoro, che chiamammo ‘troika’». Lurija (1987), p. 36. «La Troika ha iniziato a riunirsi regolarmente una o due volte alla settimana nell’appartamento di Lev Semënovič dove i partecipanti sviluppavano piani per le loro future ricerche» Vygodskaja, Lifanova (1999). p. 60. 44 Vygodskaya G. L., Lifanova T. M. (1999). 41 42 31 Alessandro Ghiro commentatori di allora: S.Freud è, probabilmente, uno fra i più coraggiosi intellettuali del nostro secolo. (…) Freud ha esordito subito come un rivoluzionario. L’opposizione che la psicoanalisi ha ingenerato contro di sé nei circoli della scienza ufficiale certo deriva dal fatto che qui furono bruscamente infrante tradizioni secolari della scienza e della morale borghese e si fecero passi oltre il confine dell’abituale lecito e concesso. (…) Lo stesso Freud afferma che egli fa parte di quel tipo di persone che, come dice Nobel, rompono la tranquillità del mondo e cosi fu effettivamente. (…). La psicoanalisi da molto tempo ha cessato di essere solo uno dei metodi della psicoterapia, ma appare come uno dei problemi fondamentali di tutta la psicologia e la biologia, della storia della cultura e di tutte le così dette scienze dello spirito.45 Più avanti i due autori entrano nel merito dell’apparato concettuale di Freud, difendendolo e valorizzandolo. Egli definisce il campo della sua ricerca come 1o studio di un’equazione con due incognite, nella quale non è ancora stata data nessuna ipotesi. I suoi strumenti scientifici escludono assolutamente ogni legame con la metafisica in questa speculazione: questa è una speculazione, ciò è del tutto vero, ma è scientifica. Questa è metapsicologia, si, ma non è metafisica. Qui si fanno passi verso il confini della conoscenza sperimentale, ma non verso l’insensibile e l’inintelligibile, solo verso ciò che non è ancora stato studiato e conosciuto. I1 discorso di Freud non verte sull’inconoscibile, ma sul non ancora conosciuto; Freud stesso afferma che egli cerca solo risultati concreti. Volentieri egli cambierebbe il linguaggio psicologico con quello fisiologico, e chimico, se questo non significasse la rinuncia ad ogni indagine su questi fenomeni. La biologia è il regno delle infinite possibilità e lo stesso autore è pronto ad ammettere che queste sue costruzioni possono essere distrutte. Significa questo che la non assoluta fiducia dell’autore verso le sue teorie limita il loro significato e la loro importanza? Assolutamente no.46 Dobbiamo dire con franchezza che a rileggere questi brani poco si 45 46 Vygotskij, Lurija (1988), p. 17. Vygotskij , Lurija (1988), p. 21. 32 Freud in Vygotskij addice la visione spesso ‘negativa’ che si vuole Vygotskij avesse di Freud e meno appare chiaro il prematuro (due anni più tardi) distacco di Lurija dalla psicanalisi. L’incontro con la biologia Ma ancora più possibilità ha la coraggiosa ipotesi di Freud agli effetti della biologia in generale. Essa si separa pienamente e definitivamente da ogni teleologia nel campo dello psichico e del biologico. Qualsiasi tendenza a carattere conservativo porta indietro e non avanti. In questo modo si costruisce il ponte (ipotetico) dalla teoria dell’origine e sviluppo della vita organica alle scienze della materia inorganica. In questa teoria l’organico, per la prima volta, viene introdotto strettamente ne1 contesto generale del mondo. Freud era pronto ad ammettere che in «ogni pezzetto di sostanza viva e in ogni cellula» agiscono due generi di tendenze mischiate in misura diseguale. E solo l’unione di organismi unicellulari elementari in esseri viventi multi cellulari offre la possibilità «di neutralizzare la tendenza alla morte della singola cellula e (...) di distrarre queste tendenze distruttive verso il mondo esterno.» Da questo pensiero emergono grandi possibilità per la teoria della sublimazione sociale di queste tendenze alla morte. L’organismo sociale multicellulare crea grandissime e innumerevoli possibilità per la neutralizzazione della tendenza alla morte e per la loro sublimazione, cioè la trasformazione in impulsi creativi dell’uomo sociale.47 Per concludere questo nostro excursus nel lavoro di Lurija e Vygotskij sottolineiamo come nella prossima citazione essi diano a Freud un riconoscimento, una patente, che non molti in Russia gli avrebbero dato a quei tempi e tanto meno dopo: quella di materialista. Patente che anche nel mondo occidentale pochi si sono avventurati nel riconoscere. Freud materialista. Concetti che ci suonano tanto estranei quali quello di «tendenza alla morte» dobbiamo intenderli come la constatazione dell’eco di più profonde leggi dell’ordine biologico, come un tentativo di superare il 47 Vygotskij, Lurija (1988), p. 23. 33 Alessandro Ghiro concetto psicologico puro di ‘tendenza’ e di ritrovare in esso un aspetto profondamente biologico. Dal puramente psicologico come fondamento della vita psichica andare verso l’aspetto biologico. Ecco il percorso di questo libro che approfondisce le precedenti costruzioni di Freud. D’altronde, se negli strati profondi della vita psichica è racchiusa una tendenza biologica conservativa dell’equilibrio inorganico, come spiegare 1o sviluppo dell’umanità dalle forme inferiori alle superiori? Freud ci offre una interessante risposta che è profondamente materialista: se nell’uomo nelle profondità della sua psiche ancora sono restate tendenze conservative della primitiva biologia, se in fin dei conti ad esse uniamo anche l’eros, allora le sole forze necessarie che ci portino dallo stato conservativo biologico al progresso, all’attività razionale saranno forze esterne, possiamo definirle ‘condizioni esterne’, dell’ambiente materiale nel quale vive un individuo. Proprio queste forze sono il vero fondamento del progresso, proprio esse formario la, personalità reale, imponendole di adattarsi ad esse, di scegliere nuove forme della vita psichica e infine proprio esse spingono indietro e verso il basso il vecchio strato di biologia conservativa. In questo aspetto la psicologia di Freud per le sue tendenze si fa sociologica e compito degli psicologi materialisti che si trovano in miglior condizione di Freud è quello di scoprire e spiegare fino in fondo le basi di questa teoria. Pertanto la storia della psiche umana si gioca, secondo Freud, su due tendenze: una conservativa (biologica), L’altra progressiva (sociologica).48 Nel ribadire essere questo un lavoro a due mani (per esempio, il termine ‘sociologica’ si addice più a Lurija che a Vygotskij - n.d.r. -) appare inequivocabile l’adesione di entrambi alle idee di Freud, adesione dialetticamente critica, infatti più avanti dicono: «In genere non occorre essere d’accordo con tutte le ipotesi di Freud, con tutte le sue opinioni, ma è importante esclusivamente essere capaci attraverso molti dati particolari di scoprire la linea generale ed essere capaci di usarla per una completa spiegazione materialistica del mondo.»49 Ecco, con il procedere del nostro lavoro vedremo che Vygotskij e Lurija a volte divergeranno in questa spiegazione materialista. 48 49 Vygotskij, Lurija (1988), p. 25. Vygotskij, Lurija (1988), p. 26. 34 Freud in Vygotskij Torniamo alla storia. La fine del 1924 e il 1925 fu un periodo strepitoso per Vygotskij, veniva conosciuto e riconosciuto, svolse una mole infinita di lavori e iniziative come era consono allo stile Gomel. Ne riportiamo una breve sintesi: la sua attività didattica nel campo dell’istruzione superiore è iniziata in questo periodo. Il 10 ottobre 1924 Lev Semënovič è stato designato come insegnante presso l’Istituto di Pedologia e difettologia di Mosca, dove teneva un corso intitolato ‘Introduzione alla psicologia’. Più o meno nello stesso tempo, si mise a insegnare psicologia presso l’Accademia di Educazione Comunista (più tardi chiamata Accademia Krupskaja). Nello stesso anno Vygotskij tenne un corso pratico di psicologia sperimentale nei corsi di educazione superiore dei quadri preparati per la scuola e istituti di formazione degli insegnanti; lavoratori altamente qualificati in materia di istruzione pubblica, sia pratici e teorici. Nell’anno scolastico 1924-1925, nell’elenco degli istituti nei quali Lev Semënovič aveva insegnato era cresciuto notevolmente erano inclusi la prima Università di Stato di Mosca, la Facoltà di scienze sociale dove teneva un corso in psicologia pratica e La Facoltà di matematica e Fisica dove ha insegnato psicologia; La Seconda Università di Stato (dove ha tenuto una conferenza; e ha insegnato ‘procedure’ nei reparti di psicologia, pedologia e difettologia); e alla Sezione Pedagogica del Conservatorio, dove teneva un corso di psicologia.50 Tuttavia la sua attenzione e la sua competenza svettavano nel mondo dell’handicap, era questo il suo impegno principale ma come abbiamo visto già insegnava psicologia (ricordiamo che lui non era laureato in questa materia) in diverse realtà. Sempre secondo la figlia, questo suo eccellere nella difettologia fece si che il Governo Sovietico lo inviò nel 1925 a rappresentare la Russia, a cui il Governo britannico, organizzatore, aveva esteso l’invito, ad una conferenza internazionale sull’educazione dei sordi e dei muti. Vygotskij tenne una relazione dal titolo: Principi dell’educazione sociale dei bambini sordi e muti in Russia.51 50 51 Le seguenti notizie sono ricavate da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 64-65. Tratto da: Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 67. 35 Tre stelle nel dolore (1925-27) Quando Lev Semënovič ritornò dal viaggio all’estero, il suo lavoro fu interrotto da un attacco di tubercolosi tanto grave che i medici disperavano per la sua vita. Fu proprio in questo contesto difficile e tragico, anche per la situazione logistica in cui si era venuto a trovare, il sanatorio, che Vygotskij sviluppa le sue tre stelle: La prima, La psicologia dell’arte,52 di fatto la sua tesi che era già pronta per essere sostenuta, in modo da poter avere i titoli per tenere insegnamenti a livelli superiori (lui che la insegnava già dai tempi di Gomel in tutti i livelli possibili). La seconda, un libro, che come Lev Semënovič sottolineava più volte, gli era stato chiesto: Psicologia pedagogica.53 E terza stella, un volume che maturò è scrisse, a quel che risulta, per gran parte in sanatorio e che completò più tardi. Segna il suo ingresso tra gli scienziati della psicologia: Il significato storico della crisi della psicologia.54 Tre stelle indicanti percorsi diversi ma convergenti che, saranno sempre presenti in Vygotskij: quello derivante dalla sua passione per l’arte (letteratura, poesia, teatro), quello della sua pratica giornaliera con i bambini e quello della dissertazione scientifica. Tre filoni uniti in una sintesi teorica che esprime la cifra di Vygotskij. Tre parallele convergenti, come avrebbe potuto dire un politico italiano del secolo scorso. Psicologia dell’arte. (1925) E’ uno dei libri, assieme a Pensiero e linguaggio, tra i più citati e, nostra considerazione, spesso non compreso. Viene a volte usato per far notare le differenza tra Vygotskij e Freud. Ci soffermeremo ora a chiarire quello che potrebbe apparire come un piccolo giallo: la sua mancata pubblicazione ai tempi di Vygotskij. Scritto nel 1926 fu pubblicato per la prima volta nel 1965.55 Il manoscritto era dato per disperso ma fu ritroVygotskij (1972). Vygotskij (2006). 54 Vygotskij (1999). 55 Vygodskaya G. L., Lifanova T. M. (1999), p. 70. 52 53 36 Freud in Vygotskij vato più tardi nella biblioteca personale dell’amico il regista Ejzenštein. La prima cosa da evidenziare è che, come abbiamo già sottolineato, non si trattava di un libro o un saggio scritto per ‘piacere’ o ‘per studio in generale’, ma di una specifica prova, una tesi da sostenere, per poter accedere ad un insegnamento superiore. Scrive la figlia che quando Lev Semënovič tornò dal congresso in Inghilterra, che fu occasione anche per visitare i servizi per i disabili di diversi paesi europei, avrebbe dovuto sostenere la sua tesi che era già stata approvata per la discussione (questo gli avrebbe permesso di poter insegnare psicologia negli istituti superiori –va ricordato che lui era laureato in giurisprudenza e filosofia), l’argomento era La psicologia dell’arte. Ma purtroppo ebbe un pesante attacco di tubercolosi e fu ricoverato in sanatorio. Su pressione di Korlinov il Consiglio degli esperti, decise di dispensare Vygotskij dalla sua presenza alla discussione e approvò comunque il lavoro, tanto che un mese più tardi il Consiglio dell’Istituto di Psicologia Sperimentale confermò questa risoluzione. Gli archivi della famiglia contengono ancora l’ultima pagina (la quinta) della recensione di Korlinov sulla dissertazione di Lev Semënovič. Completata la sua analisi della Psicologia dell’Arte, la valutò molto positivamente e intervenne per garantire a Lev Semënovič il titolo d’insegnante indipendente d’Istituti di Istruzione Superiore e lavoratore scientifico senior.56 Qui inizia il nostro piccolo giallo. Nell’edizione italiana da noi citata e usata per questo nostro lavoro vi è la prefazione di A. N. Leont’ev che, relativamente alla non pubblicazione in quegli anni della Psicologia dell’arte, ritiene, con un discorso molto ‘psicologico’, essere stata una scelta di Vygotskij visto la non completezza dell’opera e la non completa elaborazione dei sui concetti. Scrive Leont’ev. Va detto che non sempre, nel suo libro, per esprimere il suo pensiero, Vygotskij trova i concetti psicologici esatti. All’epoca in cui egli scriveva, tali concetti non erano ancora stati elaborati a fondo; non era stata ancora stabilita la dottrina della natura storico sociale della psiche umana, (…). Com’è noto, la Psicologia dell’arte, è rimasta inedita mentre l’autore era in vita. Si può vedere, in questo soltanto un caso, il semplice risultato di 56 Notizie tratta da: Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 70. 37 Alessandro Ghiro uno sfortunato svolgersi delle circostanze? Non sarebbe molto verosimile. (…) La spiegazione sarà da ricercare, preferibilmente, in quei motivi intimi per cui Vygotskij non tornò quasi più sui temi dell’arte. Duplice dovette essere la causa. Mentre Vygotskij dava gli ultimi tocchi al manoscritto Psicologia dell’arte già al suo occhio si scopriva una via nuova nella psicologia, in quella scienza, cioè, a cui egli attribuiva un importanza grandissima (…) Bisognava percorrerla fino in fondo, quella via per poter completare il lavoro. (…) Di questa incompiutezza, di questo residuo ancora da dire, Vygotskij aveva un senso ben chiaro. (...)57 La figlia nella citata biografia rileva come questi giudizi siano serviti, anche ad altri negli anni successivi, per sminuire il valore dell’opera. Fortunatamente Lei e la Lifanova, con il loro puntuale lavoro di ricerca storica sulla ‘negata’ vita del padre, riportano alla luce documenti che contraddicono tali tesi e ci permettono di dare valutazioni diverse sui personaggi interessati quali Leont’ev, forse ‘meno amico’ di Vygotskij di quanto poi si è spesso creduto. La figlia infatti ci mette a conoscenza che l’otto novembre del 1925 Lev Semënovič concluse un contratto con l’Edizioni di Stato di Leningrado per pubblicare il libro Psicologia dell’arte. Ci dice anche che in una lettera successiva a questa data Lev Semënovič scriva a Sacharov «Tutto è tornato al suo posto con la Psicologia dell’arte. Non so se sia per il meglio, ma il libro, a quanto pare, verrà pubblicato». A suffragare la sua tesi la figlia ha rintracciato un estratto del verbale di una riunione del Comitato di redazione dell’Istituto di Stato per la Psicologia Sperimentale (la tesi era un lavoro accademico e necessitava del permesso per essere pubblicata) da cui risulta evidente che, la richiesta scritta di Lev Semënovič per il permesso di pubblicare la tesi di laurea (Psicologia dell’arte), fu discussa in quella riunione. Una decisione fu presa permettendone la pubblicazione e dicendo: «Tutte le spese del materiale per la pubblicazione sono a carico del Compagno Vygotskij come chiaramente espresso nella sua richiesta». Restano poi ignote le cause del perché La psicologia dell’arte, non sia stata pubblicata negli anni venti.58 Dopo questa breve deviazione torniamo a Freud. 57 58 Vygotskij (1972), p. 12. Notizie tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 70-71. 38 Freud in Vygotskij Come già detto, in quest’opera, lo scienziato viennese trova spazio all’interno di quel grande affresco, puntuale e specifico, rappresentato dal confronto di Vygotskij con tutte le avanguardie sia letterarie che linguistiche allora presenti nel dibattito culturale.59 Questo è il fulcro di Psicologia dell’arte, il tema era proprio l’opera d’arte ma in generale la creatività e le emozioni. Abbiamo consultato l’indice dei nomi presenti nel libro ed abbiano individuato i più citati contandoli: le citazioni più ampie, le abbiamo numerate al doppio. Escluso le prefazione o le note, i nomi più citati, tralasciando Shakespeare poiché il libro riprende il saggio sull’Amleto e La Fontaine per le favole e Krylov suo traduttore o Tolstoj, i più citati, come studiosi, sono: Potebnja n. 31 Freud n.18. Seguono diversi altri rappresentanti della avanguardie letterarie e della psicologia ma, per dirla con un linguaggio sportivo, abbastanza distanziati. Questo può essere un’indicazione, seppur parziale, per comprendere il ruolo di Freud nella Psicologia dell’arte. Nella bibliografia presente nel libro troviamo anche le opere di Freud citate da Vygotskij. Freud S, (1908) Saggi sull’arte, la letteratura ecc.,(1969), Boringhieri, Torino. Freud S. (1912) I motti di spirito e il loro rapporto con l’inconscio,(1971) Newton Compton, Roma. Freud S. (1920) Al di la del principio del piacere, (1971), Newton Compton, Roma. Freud S. (1921) Psicologia di massa e analisi dell’io, in Psicoanalisi e società, (1971) Newton Compton, Roma. Freud S. (1922) Un ricordo d’infanzia di Leonardo Da Vinci (1971), Newton Compton, Roma, Freud S. (1923) Le fondamentali teorie psicologiche nella psicanalisi. (Traduzione dal russo di articoli vari) Freud S. (1921) Psicologia di massa e analisi dell’io, in Psicoanalisi e società (1971) Newton Compton, Roma. Da questo momento, riferendoci a Psicologia dell’arte, quando nel testo di Vygotskij troveremo delle citazioni di Freud, con relative indi59 Per una panoramica delle varie personalità e posizioni espresse vedasi: Erlich (1996). 39 Alessandro Ghiro cazioni del libro e delle pagine, faremo riferimento, per riportarle a edizioni italiane, ai testi qui sopra citati. Per facilitarne l’eventuale consultazione da parte del lettore, li riportiamo anche nella nostra bibliografia a fine volume. Questo è il primo richiamo a Freud che troviamo. Afferma Bekhterev: « ... è evidente che la psicologia dei singoli individui non vale per la spiegazione dei movimenti sociali...». E 1o stesso punto di vista è condiviso da parecchi studiosi di psicologia sociale, come Mc Dougall, Le Bon, Freud e altri, che considerano la vita psichica sociale come qualcosa di secondario, derivante da quella individuale. Si presuppone cosi che esista dapprima una vita psichica individuale, e che poi, dall’azione reciproca di queste individuali psicologie, ne scaturisca una collettiva, - comune a tutti quei dati individui. La psicologia sociale nasce, cosi, come una psicologia di individualità accozzate insieme, allo stesso modo che una folla risulta dal raccogliersi insieme di tante persone isolate, seppure gode poi di una sua particolare psicologia. In tal modo, la psicologia sociale non marxista intende la socialità in maniera rozzamente empirica, semplicemente come folla, come collettivo, come rapporto contingente con gli altri. La società è concepita come un raggruppamento di persone, come una circostanza supplementare dell’attività dell’uomo singolo. Non ammettono, questi psicologi, l’idea che nella più intima, più personale dinamica del pensiero e del sentimento, la vita psichica dell’individuo sia pur sempre sociale e socialmente condizionata. Non ci vuol molto, in realtà, a dimostrare che la psiche dell’individuo costituisce anzi oggetto preciso della psicologia sociale.60 Ci preme ancora una volta sottolineare come il nostro metodo, l’avere scelto di citare i passi di Freud, possa apparire limitato se li si esclude dal contesto generale, d’altra parte si deve avere ben presente che seguire altre vie ci porterebbe ad altro tipo di lavoro. E’ una nostra scelta. Il secondo riferimento a Freud è il seguente: Abbiamo dunque tutte le buone ragioni per sostenere che da un punto di vista psicologico, non c’è differenza di fondo tra i processi della crea- 60 Vygotskij (1972), p. 35. 40 Freud in Vygotskij zione popolare e di quella personale. Ma, se cosi stanno le cose, è perfettamente nel giusto quando Freud afferma che «la psicologia individuale rivela fin dall’inizio d’essere, contemporaneamente, anche una psicologia sociale»61. Pertanto, la psicologia intermentale (o interpsicologia) del Tarde, come anche la psicologia sociale di altri autori, deve assumere tutt’altro significato.62 Passiamo ora al capitolo IV della Psicologia dell’arte, dal titolo L’arte e la psicanalisi, con i seguenti sottotitoli: L’inconscio nella psicologia dell’arte, Psicanalisi dell’arte, Incomprensione della psicologia sociale dell’arte, Critica del pansessualismo e del predominio dato all’infanzia, Funzione dei fattori consapevoli in arte, Applicazione pratica del metodo psicanalitico. In questo capitolo Freud viene citato spesso e vengono richiamati i sui scritti sull’arte dando al concetto di psicanalisi un significato ‘largo’ che va oltre Freud, Ancora una volta ci vediamo nella necessità di rimandare al lettore la lettura dell’intero capitolo (male non sarebbe se già non lo si è fatto), mentre facciamo la scelta di riportare l’ultima parte dello stesso che può essere raccolto nei due sottotitoli: Funzione dei fattori consapevoli in arte, Applicazione pratica del metodo psicoanalitico. Ma la trascuranza di un’analisi della forma è un difetto che si può dire comune a tutte le indagini psicoanalitiche e noi conosciamo soltanto un lavoro che, sotto questo rapporto, si avvicini alla perfezione: è il saggio di Freud sull’arguzia che anch’esso ha come punto di partenza un accostamento tra l’arguzia e il sogno. Purtroppo, questo studio sta soltanto alle soglie della psicologia dell’arte, giacché lo humor e l’arguzia appartengono a rigore piuttosto alla psicologia generale che alla speciale psicologia dell’arte. È tuttavia un lavoro che si può considerare un modello classico di qualsiasi ricerca analitica. Muovendo da un’analisi accuratissima della tecnica dell’arguzia, Freud passa poi, da questa tecnica, cioè dalla forma, alla psicologia impersonale che all’arguzia corrisponde, e in proposito nota che, nonostante ogni somiglianza, tra l’arguzia e il sogno c’è per lo psicologo una diversità radicale. «La differenza più importante verte sul loro rapporto con la società. Il sogno è un prodotto psichico del tutto asociale: esso non ha nulla da dire a un altr’uo61 62 Freud (1921), p. 187. Vygotskij (1972), p. 38. 41 Alessandro Ghiro mo (...) L’arguzia è viceversa il più sociale di tutti i meccanismi psichici, rivolti a produrre il piacere.»63 Questa sottile e precisa analisi permette a Freud di non accatastare in un sol mucchio tutte indiscriminatamente le produzioni dell’arte, ma anzi perfino d’indicare, per tre forme così prossime fra loro come l’arguzia, la comicità e lo humor, tre fonti di piacere completamente diverse. L’unica pecca di Freud sta nel tentativo d’interpretare quei sogni fittizi, in cui appaiono come reali personaggi della letteratura. Qui riaffiora quell’ingenua maniera di accostarsi all’arte, che lo stesso studioso tradiva quando, sulla falsariga del Cavaliere avaro, voleva approfondire l’avarizia com’è in realtà. Cosicché, per concludere, l’applicazione del metodo psicanalitico aspetta ancora d’essere effettuata, e noi possiamo soltanto dire che dovranno risultarne concretati e tradotti in pratica i grandissimi pregi racchiusi in germe in quella teoria. Pregi che, nel complesso, si riassumono in uno solo: la chiamata in causa dell’inconscio, l’ampliamento della sfera delle indagini, l’indicazione del fatto che, nell’arte, l’inconscio diviene sociale. Coi lati positivi della psicanalisi ci avverrà di aver ancora a che fare quando tenteremo di tracciare il sistema dei concetti che debbono stare a fondamento della psicologia dell’arte. Tuttavia, un’applicazione pratica di quella teoria può apportare qualche reale utilità solo a patto che ci si renda indipendenti da alcuni suoi fondamentali peccati d’origine: a patto, cioè, che accanto all’inconscio si voglia tener conto anche del conscio, non come qualcosa di puramente passivo, ma anche come fattore autonomamente attivo; e che si sappia illustrare la dinamica della forma artistica, senza considerare quest’ultima come una facciata, bensì come il meccanismo primario dell’arte, che si ripudi il pansessualismo e il predominio dell’infanzia, e si sia capaci d’abbracciare nel giro delle indagini tutta quanta la vita umana, non già soltanto i suoi conflitti iniziali e schematizzati. E per finire, un’ultima clausola: a patto, ancora, che si riesca a dare un’interpretazione corretta, socio-psicologica, dell’arte, sia per quanto tocca il suo simbolismo, sia il suo sviluppo storico, e si riesca a intendere che mai e poi mai l’arte potrà essere spiegata fino in fondo partendo dal piccolo giro della vita individuale, giacché inderogabilmente essa esige una spiegazione che si riallacci al grande giro della vita associata. L’arte come inconscio è soltanto un problema; l’arte come soluzione sociale dell’inconscio - eccone la più probabile risposta64. Possiamo denunciare come una vera e proprio forma di tortura 63 64 Freud (1912), p. 239. Vygotskij (1972), pp. 125-126-127. 42 Freud in Vygotskij masochistica rispettare il metodo che ci siamo dati, cioè di non entrare nel merito, pur tuttavia la grandezza di questi concetti si conferma da sola. Ci permettiamo ora, come curiosità, di ricordare un aspetto più generale del metodo di lavoro di Vygotskij tratto dalla sua biografia scritta dalla figlia, che in questo capitolo della Psicologia dell’arte appare chiaro nei confronti di Freud. Lo definisco, la dialettica del positivo-negativo. Scrive la figlia nella biografia. Così ricorda A.V. Zaporožec (…) Ricordo quando abbiamo discusso alcuni aspetti di un esperimento di laboratorio, uno dei presenti disse che questo non era un buon studio, che questi erano dati non validi. Vygotskij fece una controreplica che ricorderò per tutta la vita. Egli disse: «Non ci sono cose del tipo ‘dati errati’, ci sono cattive teorie che non corrispondono ai fatti accertati e non sono in grado di spiegarli.» Lev Semënovič insegnò ai suoi compagni di lavoro come registrare le loro osservazioni con precisione. I protocolli di un esperimento o le osservazioni lui pensava dovessero essere analizzate immediatamente dopo l’investigazione. Il protocollo doveva essere rigorosamente conforme ai fatti e basarsi su di essi. Al tempo stesso, l’analisi doveva essere teorica «alla luce delle idee e dei confronti scientifici.» Ogni volta che aveva discusso alcune ricerche, Lev Semënovič avrebbe ricercato, come amava dire: ‘cosa ci fosse dietro’, e poi situate in un contesto più ampio di generalizzazioni scientifiche. Vide ogni fatto alla luce di una teoria derivata da precedenti esperimenti e osservazioni e sulla base della familiarità con il vasto mondo della letteratura. Avrebbe presentato la propria interpretazione di una materia in termini ipotetici, sistematicamente, definendone i risultati per una nuova prospettiva, alla luce di quella teoria, e poi continuato le sue indagini per rafforzare e chiarire i risultati vecchi con quelli nuovi. Era molto rispettoso dei suoi predecessori scientifici (anche se non condivideva le loro opinioni) e ha insegnato ai suoi allievi a fare lo stesso. Morozova ricorda di aver ricevuto un libro di Gross da Lev Semënovič, con questa dedica «Questo è il meglio che ha scritto sul gioco, ma dobbiamo andare oltre, a questa teoria naturalistica del gioco.» Ma più avanti scrisse «Non dimenticate che siamo in piedi sulle sue spalle, siamo più alti, vediamo più lontano. ma vediamo grazie a quello che ha fatto prima di noi.» Questo rispetto per ciò che era stato fatto prima è una parte molto importante della sua relazione con la scienza e con gli 43 Alessandro Ghiro altri scienziati venuti prima di lui, anche se li ha contestati.65 Seguendo le tracce di Freud siamo giunti ad un altro capitolo fondamentale della Psicologia dell’arte, il capitolo XI, L’arte come catarsi. Tema questo, catarsi-emozioni, che ha seguito Lev Semënovič per tutta la vita e che vede oggi la possibilità di leggere anche in italiano il suo saggio Teoria delle emozioni,66 che già in Psicologia dell’arte trova le sue basi, anzi, Teoria delle emozioni, può essere vista, per certi aspetti, come un’erudita specificazione neurofisiologica di una parte della Psicologia dell’arte. A scuola di economia con Freud e Vygotskij: scrive Vygotskij Così, per la psicologia empirica, il sentimento veniva a trovarsi al di fuori del campo della coscienza, dato che, quanto non poteva essere fissato nel fuoco dell’attenzione, era da quella psicologia confinato per intero di là dei limiti del conscio. C’è però un’altra nutrita schiera di studiosi, che indica nel sentimento una diversa, del tutto opposta caratteristica: quella di essere sempre cosciente, cosicché un sentimento inconscio sarebbe una contraddizione in termini. Freud, per esempio, che pure è forse il più grande difensore dell’inconscio, dice testualmente: «L’essenza del sentimento sta nel fatto che esso, appunto, è sentito, ossia è noto alla coscienza. La possibilità dell’inconscio, pertanto, cade del tutto per quanto riguarda il sentimento, le sensazioni e le emozioni.»67 Freud, infatti, combatte senz’altro quella tesi cosi elementare, e cerca di spiegare che, se in essa un senso c’è, dev’essere quello d’una paradossale e inconscia paura. E più innanzi chiarisce che, sebbene la psicanalisi parli, si, di emozioni inconsce, si tratta in tal caso di un’incoscienza diversa da quella delle rappresentazioni, giacché all’emozione inconscia non corrisponde che un embrione di emozione, come pura possibilità senza ulteriori sviluppi. «A rigor di termini ... emozioni inconsce, nel senso in cui possono essere inconsce delle rappresentazioni, non esistono»68 (…). Nel concepire così il sentimento come dispendio d’energia, concordano Nostra traduzione: Vygodskaja, Lifanova (1999), n.3, pp. 77-78. Vygotskij (2015). 67 Freud (1923). 68 Freud (1923). 65 66 44 Freud in Vygotskij più o meno gli studiosi delle più varie tendenze. Nello stesso senso si pronuncia anche Freud, dicendo che le emozioni e i sentimenti corrispondono a processi di spesa dell’energia, l’espressione finale dei quali viene avvertita come sensazione. «L’affettività si esprime, essenzialmente, in un travasamento motorio (secrezionale, regolatore del sistema circolatorio), che sbocca in un mutamento (interno del corpo senza rapporti col mondo esterno); la motricità si esprime in atti, destinati al mutamento del mondo esterno»69 Ovsjaniko-Kulikovskij è completamente nel giusto quando distingue l’emozione lirica da questa o quella emozione applicata, che la lirica possa provocare. A differenza di Petražikij, che ad esempio sostiene che la musica militare venga composta per creare in noi emozioni bellicose, e che il canto ecclesiastico abbia il fine di suscitare emozioni religiose. Ovsjaniko-Kulikovskij indica che la cosa sta alquanto diversamente: confondere un genere di emozioni con l’altro non è assolutamente possibile, giacché «se ammettiamo una confusione simile, risulterebbe che, per esempio, lo scopo delle numerose poesie erotiche sta nell’eccitamento sessuale, o che l’idea e lo scopo del Cavaliere avaro è di dimostrare che l’avarizia è un vizio, e così via.» Se tuttavia, accetteremo questa distinzione tra l’effetto immediato dell’arte e il suo effetto secondario o applicato, tra la sua azione e la sua sub-azione, dovremmo porre due domande del tutto diverse circa l’economia della forze. Dove si celebra, dove si rivela questa economia delle forze, tanto indispensabile a parere di molti per l’esperienza artistica: nell’effetto secondario dell’arte o in quello primario? La risposta a questa prima domanda ci appare chiarissima dopo le indagini critiche e sperimentali su cui ci siamo soffermati nei capitoli precedenti. Abbiamo visto come, nel primario e immediato effetto dell’arte, tutto sta a indicare piuttosto un ostacolo, in confronto all’attività non-artistica: quindi, a voler applicare il principio dell’economia delle forze, dovremo farlo in rapporto all’effetto secondario dell’arte, alle conseguenze di essa, non mai in alcun modo a quella che è la vera e propria reazione estetica a un’opera artistica. In tal senso il principio dell’economia delle forze viene spiegato da Freud, quando rileva che si tratta di un’economia molto lontana da quella ingenua concezione che ne aveva Spencer, e che rammenterebbe (a dire di Freud) la minuta economia d’una massaia, la quale, per comperare con un centesimo di risparmio i legumi per il desinare, si avviasse a un mercato distante parecchie miglia da casa sua e, a tal prezzo, riuscisse a evita69 Freud (1923), p. 137. 45 Alessandro Ghiro re quella minima spesa. «Già da un pezzo - continua Freud - noi ci siamo liberati dalla diffusa, ma ingenua concezione di tale economia come desiderio di rifuggire in genere da ogni dispendio psichico, cosicché essa si realizzerebbe nel limitarsi al massimo quanto a uso di parole e a formulazione di nessi logici. Fin d’allora, abbiamo detto a noi stessi: ciò che è breve, laconico, non per ciò stesso è arguto. La brevità dell’arguzia è d’una specie particolare: è, appunto, la brevità arguta... Possiamo permetterci, in fondo, di paragonare l’economia psichica a un impresa commerciale. Fin tanto che in un’impresa il giro degli affari è modesto, è ovvio che vi si spenda complessivamente poco, e che le spese d’amministrazione si mantengano quanto più possibile limitate. La moderazione si estende ancora fino alla grandezza assoluta della voce ‘uscite’. Col tempo, quando l’impresa si è allargata, l’importanza delle spese di amministrazione passa in secondo piano. Ormai non si dà più peso a quanto sia alto l’indice delle spese, purché il giro degli affari e le entrate siano aumentati in misura apprezzabile. Un’economia delle uscite sarebbe adesso per l’impresa, meschina e anzi, senz’altro, controproducente».70 Ed è innegabile, infatti, che ci apparirebbe ben meschina un’economia come quella che, a parere di Veselovskij, opererebbe il poeta quando, col minor numero possibile di parole, tentasse di comunicare il maggior numero possibile d’idee. Si potrebbe dimostrare che la cosa procede per l’appunto in senso inverso: se fosse possibile ridire con la massima economia e brevità il contenuto d’una tragedia, come fa il libretto di un melodramma, allora si sarebbe in presenza di un’economia ingentissima, in quel senso ingenuo che vi attribuisce Veselovskij. Vedremo invece che il poeta fa ricorso a un dispendio estremamente antieconomico delle nostre forze psichiche, allorché ostacola ad arte il flusso dell’azione, eccita in noi la curiosità, giuoca con le nostre congetture, fa si che la nostra attenzione si sdoppi, e via di questo passo71. Ancora sull’arguzia Ma risultati assai interessanti sono quelli a cui giunge Freud coi suoi studi sull’arguzia, sull’humor e sulla comicità. A noi, veramente, pare alquanto arbitraria la sua interpretazione energetica di tutte e tre le forme di emozione, che le riduce in ultima analisi ad una determinata economia, un dispendio di energia; ma, se si lascia da parte questa 70 71 Freud S. (1912), pp. 211-212. Vygotskij L. S. (1972), pp. 278-279-280. 46 Freud in Vygotskij interpretazione energetica, non si può non convenire con la mirabile esattezza dell’analisi freudiana. Per noi è importante che questa analisi corrisponda in pieno alla formula da noi acquisita della catarsi come fondamento della reazione estetica. L’arguzia, secondo questo autore, è un Giano bifronte, che guida il pensiero contemporaneamente in due direzioni opposte. Anche nell’humor e nella comicità egli nota una simile divaricazione dei nostri sentimenti e il riso che sorge come risultato di un’azione di tal genere, è la miglior prova dell’effetto risolutore che l’arguzia cerca su di noi.72 (...) La stessa cosa è messa in rilievo da Hamann: «Per la comicità, per l’arguzia, si esige anzitutto la novità e l’originalità. Una barzelletta non può quasi mai essere ascoltata due volte e, quando parliamo di persone originali intendiamo specialmente quelle che siano argute. giacché il salto dalla sospensione allo scoppio avviene in modo completamente inatteso, refrattario ad ogni previsione. La brevità è l’anima dell’arguzia; la sua sostanza sta per l’appunto nel repentino passaggio dalla sospensione allo scoppio.»73 La funzione dell’arte: scrive Vygotskij L’arte, perciò, non genera mai di per sé, in modo immediato, un azione pratica qualsiasi: l’arte non fa che predisporre l’organismo a una certa azione. Assai accuratamente Freud rileva che un uomo, quando vede il pericolo, si spaventa e fugge via: ma la cosa utile (dice Freud) è che egli fugga, e non già che si spaventi. Con l’arte avviene tutto il contrario: la cosa utile è lo spavento in se stesso, è in se stessa la scarica della tensione nell’organismo, che dà la possibilità d’una giusta fuga o di un giusto attacco. E in questo, finalmente, consiste quell’economizzazione dei nostri sentimenti, di cui parla Ovsjaniko-Kulikovskij: «L’armonioso ritmo della lirica crea delle emozioni che si distinguono dalla maggior parte delle altre in quanto esse, queste emozioni liriche, economizzano l’energia psichica, apportando un ordine rigoroso nell’economia dell’animo.»74 Forse Freud non andava ai concerti e non pagava le tasse. Quando accogliamo nel nostro intimo una creazione artistica, ci sembra (come si esprime assai bene uno studioso) che in noi si stia compiendo Freud (1912). Vygotskij (1972), pp. 317-318. 74 Vygotskij (1972), p. 338. 72 73 47 Alessandro Ghiro una reazione esclusivamente individuale, legata unicamente alla nostra personalità; ci sembra che, con la psicologia sociale, quest’atto non abbia niente a che fare. Ma è un errore simile a quello di chi, andando a versare una tassa negli uffici governativi, giudicasse quest’atto esclusivamente dal punto di vista del suo bilancio famigliare, senza pensare che, ciò facendo, egli partecipa a sua insaputa alla ben più complessa amministrazione dell’azienda statale, e che, in questo suo atto di pagare una tassa, si concreta la sua collaborazione alle vastissime e complicate intraprese dello stato, di cui egli non ha neanche l’idea. Ecco perché sbaglia Freud, quando sostiene che l’uomo sta a faccia a faccia, senza intermediari, con la realtà della natura, e che l’arte può esser dedotta dalla diversità puramente biologica fra il principio del piacere, verso il quale gravitano le nostre tendenze, e il principio della realtà, che le costringe a rinunciare ad essere soddisfatte. Tra l’uomo e il mondo c’è, ancora, l’ambiente sociale, che a modo suo rifrange ed orienta così ogni stimolo, operante dall’esterno sull’uomo, come ogni reazione, rivolta dall’uomo verso l’esterno. Su questo punto, per una psicologia applicata, è straordinariamente significativo e importante che anche nell’esperienza d’un comunissimo ascoltatore, secondo la testimonianza di Tolstoj, la musica sia una cosa altissima e tremenda. Essa incita all’azione: e, se la marcia militare si risolve nel fatto che i soldati procedono innanzi baldanzosi, in quali mai eccezionali, grandiose azioni dovrà realizzarsi la musica di Beethoven? Torno a ripetere: di per se stessa, e sotto il profilo dell’immediatezza, la musica è come isolata dalla nostra condotta quotidiana, e a nulla, in modo diretto, essa ci sospinge, crea, soltanto un indefinito e immenso bisogno di non si sa quali azioni, e apre la strada e sgombra il cammino alle forze che giacciono nel più profondo di noi: agisce insomma. come un terremoto, denudando e portando a vita nuove stratificazioni.75 Che dire, a ‘difesa’ di Freud, se mai ve ne fosse bisogno? Possiamo ipotizzare che quel sociale che Vygotskij non gli ‘riconosce’, magari sta proprio in quelle dinamiche che Freud chiama Io e Super-Io. (ecco qui può esserci una ‘sottovalutazione’ di stampo strutturalista da parte del viennese, ma anche questa forse è più frutto dei suoi seguaci che sua). Con questo abbiamo terminato la panoramica di citazioni Freudiane in Psicologia dell’arte. Ai lettori la responsabilità di utilizzarle al 75 Vygotskij (1972), pp. 343-344. 48 Freud in Vygotskij meglio e nel frattempo li invitiamo a continuare la lettura del nostro lavoro per passare all’altra opera di Vygotskij: Psicologia Pedagogica. La seconda stella nel dolore. Psicologia Pedagogica (Psicologia dell’educazione) (1926) La figlia sostiene che La psicologia dell’arte e Psicologia Pedagogica nascano direttamente dal lavoro di Vygotskij fatto negli anni di Gomel. Secondo una testimonianza di A. R. Lurija, parte dei testi di Psicologia pedagogica sarebbero di fatto quelle che oggi noi chiamiamo ‘dispense’, preparate da Vygotskij per le sue varie lezioni a Gomel. La fglia ci ricorda in oltre che: «Questo libro è stato pubblicato molto tempo fa, e non è stato più ripubblicato Pochi anni dopo che è uscito, il libro è stato vietato secondo V. V. Davydov «Per puerili ragioni ideologiche», che sono, per il nostro tempo, assurde e quasi incomprensibili. Il divieto non è stato revocato fino alla fine degli anni ottanta»76. Il testo è stato ripubblicato nel 1991 – (n.d.r.) –. Come abbiamo detto il libro è stato completato in sanatorio in una situazioni di estrema difficolta psichica, fisica e ambientale. Di questo ne troviamo testimonianza in una lettera di Vygotskij a un suo collaboratore L. S. Sacharov il 15 febbraio 1926, al quale chiede un aiuto (pensiamo proprio per questo libro – (n.d.r.) –. Caro Leonid Solomonovich, sia in passato e anche più recentemente lei si è offerto di rivedere le mie bozze. Ora ho pensato di trarre vantaggio del suo sacrificio, anche se sono ben consapevole del suo costo e del fatto che non ho assolutamente alcun diritto morale di farlo. Sono costretto a ciò, perché mi manca la capacità fisica di farlo io stesso, e esistono motivi d’urgenza. Sono stato [in ospedale] per una settimana in grandi reparti ognuno con sei pazienti gravemente malati, con il rumore e le grida, senza qualsiasi tavolo, e così via. I letti sono disposti affiancati senza spazio in mezzo, come in una caserma. Inoltre, mi sento malissimo fisicamente e sono depresso e sfiduciato psicologicamente. In breve, io semplicemente non posso farlo in questo momento, 76 Nostra traduzione: Vygodskaja, Lifanova T. M. (1999), p. 72. 49 Alessandro Ghiro e non ho nessuno a cui potrei affidare questo compito, se non voi. Dopo tutto, lei ed io abbiamo formato un rapporto più stretto, all’istituto, tra di noi più che con chiunque altro. Lo stesso vale a L. V. [Zankov] e I. M. [Solov’ev], che saranno ovviamente d’accordo per condividere questo lavoro con lei (una revisione è necessaria). Ecco quello che le chiedo di fare…77 Fu pensato come un manuale per gli insegnanti e agli insegnati pensiamo possa ancora essere utile. Il volume è stato tradotto in Italia con il titolo Psicologia Pedagogica78 e con sottotitolo Manuale di psicologia applicata all’insegnamento e all’educazione. Nel libro troviamo una bibliografia che ci permette di fare un ulteriore passo in avanti sulla conoscenza di Freud da parte di Vygotskij. Oltre al già richiamato L’Io e l’Es, vi sono riportati (riportiamo testualmente) Lezioni di introduzione alla psicoanalisi e Pulsioni e loro destini (manca un riferimento ai titoli nelle relative edizioni in italiano). Purtroppo non c’è un indice dei nomi e quindi la nostra ricerca su Freud risulta più ardua (trattasi di 384 pagine), speriamo quindi di non aver dimenticato qualche citazione. Prima di iniziare il nostro lavoro di ricerca ci piace ricordare una frase di Vygotskij che Maria Serena Veggetti riporta nella su introduzione al volume. Scriveva Vygotskij in un lavoro successivo a Psicologia Pedagogica. «essere materialisti in fisiologia non è difficile, ma provate ad esserlo in psicologia»79 e una qualche ragione ce l’aveva. È poi la stessa Veggetti che ci da i primi riscontri su Freud riportando la presenza della psicoanalisi nel volume con particolare riguardo al processo di sublimazione. Leggendo il volume, dal punto di vista della presenza di Freud vi è uno strano fatto, fino a pagina 193, il nome di Freud non appare (al di la di possibili nostre sviste) mentre sono molto presenti le tematiche psicoanalitiche e il nome psicoanalisi che, pur tuttavia, sappiamo avere allora in Russia significati più larghi di quelli prettamente freudiani. Pertanto fino a pagine 193 andremo ad ‘intuito’, associando brani, che a noi sembrano poter appartenere al pensiero di Freud, anche se ufficialVygotskij (2007), p. 15. Vygotskij (2006). 79 Vygotskij (2006), p 21. 77 78 50 Freud in Vygotskij mente non è citato. Il primo possibile riferimento, non citazione , a Freud lo troviamo nel capitolo intitolato Il concetto di sublimazione, concetto verso il quale Vygotskij nutre interesse. Lo abbiamo già trovato nella sua e di Lurija Introduzione di Al di la del principio di piacere.80 In Psicologia Pedagogica troviamo scritto. La psicologia precedente ha ritenuto che la psiche dell’uomo si limiti alla ristretta cerchia delle sue esperienze coscienti. Perciò ad essa sono rimasti incompresi ed enigmatici tutti quei fenomeni psichici che non sono conosciuti all’uomo, ma che comunque si manifestano con prepotenza e insistenza nell’ambito del comportamento. Gli psicologi propongono di chiamare questa sfera di relazioni, che determina il nostro comportamento, sfera inconscia o che si trova fuori della soglia della coscienza: subliminale (limen, ‘soglia’). La ricerca ha mostrato che alla base della sfera inconscia ci sono certe tendenze, impulsi istintivi che, per qualche motivo, non sono stati soddisfatti essendo entrati in conflitto con altre forze psichiche e quindi respinti in una regione inconscia. In questo modo sono stati esclusi dall’influsso sul nostro comportamento, ma non sono stati eliminati completamente. Dopo essere stati accantonati, hanno tuttavia continuato a esistere e a esercitare la propria azione sul processo di svolgimento delle reazioni. Tale azione può essere di carattere duplice a seconda dell’esito del conflitto con le altre forze psichiche. (…) Il conflitto può assumere un’altra forma quando le pulsioni eliminate dalla sfera della coscienza si trasformano in forme più elevate di energia psichica. in questo caso si parla di sublimazione.81 Come si può notare il linguaggio tende a spiegare i processi e dare un’informazione tecnica. Diversa e più coinvolgente è l’espressione in altre parti del volume. Dal capitolo: educazione all’istinto sessuale. A questo proposito dobbiamo muovere alla vecchia scuola due obiezioni 80 81 Lurija, Vygotskij (1988), p. 23. Vygotskij (2006), pp. 116-117. 51 Alessandro Ghiro fondamentali, in primo luogo, respingiamo il punto di vista secondo cui l’infanzia sarebbe un’età asessuata simile a quella degli angeli e, di conseguenza, l’idea che non esista il problema sessuale in tale periodo della vita; in secondo luogo riteniamo che l’eliminazione dell’educazione sessuale dall’intero sistema degli interventi educativi, la completa cancellazione di questa sfera dalla vita dell’adolescenza, la proibizione burocratica sia la peggiore delle soluzioni. Prima di tutto la nuova concezione ci obbliga a riconoscere che la condizione dell’infanzia non può essere considerata del tutto asessuata fino al momento chiamato ‘maturazione sessuale’; al contrario, le ricerche psicologiche mostrano che nell’età più precoce e persino nel lattante, ci imbattiamo nella sessualità infantile e nelle sue più svariate manifestazioni patologiche e normali. L’onanismo, nell’età più precoce e addirittura nel neonato è un fenomeno accertato da tempo nella pratica medica. La psicoanalisi e la ricerca in ambito psichiatrico rilevano, in adulti con problemi psichici, conflitti che riguardano le esperienze sessuali dell’infanzia più remota e precoce.82 Più avanti, nello stesso capitolo, Vygotskij relaziona i problemi della sessualità con la sublimazione, avvicinandosi fortemente a Freud ma al contempo, mettendo maggiormente in risalto le relazioni sociali come fattori subliminali. La chiama la seconda fonte di sublimazione. Pertanto non sorprende che l’età più creativa dell’uomo sia quella dello sbocciare della sessualità. Ecco allora che la sublimazione dell’istinto sessuale, cioè il trasferimento nel subconscio degli interessi più elevati, affinché la creatività possa alimentarsi, sono la linea principale dell’educazione sessuale. Ognuno sa quanto essa sia esemplificata da quella particolare condizione di tempesta e assalto, da quella sete di eroismo, da quell’enorme quantità di aspirazioni che l’adolescente trova in sé. Il pedagogo, in questi casi, non dovrà creare artificialmente uno scopo per la sublimazione, perché l’adolescenza è l’età della creatività naturale, ed egli deve soltanto scegliere la direzione verso cui avviarla. Seconda fonte di sublimazione, non meno ricca rispetto alla creatività personale, sono i rapporti sociali, che costituiscono quei canali naturali lungo i quali è diretto l’istinto sessuale sublimato. L’amicizia e il cameratismo, gli affetti profondi e i rapporti sinceri che uniscono i giovani in quest’età hanno caratteri unici rispetto alle altre fasi della vita umana. 82 52 Vygotskij (2006), p. 118. Freud in Vygotskij Un’amicizia quale quella adolescenziale non la conosce nessun’altra età. E sicuramente anche questi rapporti sociali si alimentano, in fin dei conti dalla stessa fonte della creatività giovanile. Per di più bisogna tenere presente che la sublimazione è il processo interno, profondamente intimo, della decadenza del grano per la sua germogliazione futura.83 Il prossimo passo, non possiamo dire sia prettamente freudiano; lo riportiamo come esempio di un dibattito in corso in quegli anni che sicuramente coinvolgeva anche la teoria psicoanalitica. Si parla di emozioni, di piacere e di dolore come base dell’origine della psiche. Troviamo ancora una volta il fondersi di due linguaggi, due modi di vedere la psiche, quello Pavloviano e quello che potrebbe essere freudiano anche se, in Teoria delle Emozioni, Vygotskij specificherà le sue posizioni in merito. È sbagliato pensare che l’emozione rappresenti l’esperienza passiva dell’organismo e che da sé non porti ad alcuna attività. Al contrario, ci sono tutte le basi per supporre che è più attendibile la teoria che collega l’origine della psiche alla cosiddetta coscienza edonistica, cioè alla sensazione iniziale di piacere e dolore che, come momento secondario della reazione circolare, influisce in modo inibente o stimolante sulla reazione. In questo modo la direzione iniziale delle reazioni proviene dalle emozioni. L’emozione, collegata alla reazione, reagisce e dirige se stessa in base alla condizione generale dell’organismo. Il passaggio a un comportamento di tipo psichico è indubbiamente nato sulla base delle emozioni. Ugualmente ci sono tutte le basi per supporre che le forme iniziali della struttura psichica del bambino siano le reazioni di piacere e dispiacere, nate prima delle altre.84 Vediamo ora il capitolo di Psicologia pedagogica, in cui si parla della memoria, La composizione del processo della memoria. Riporteremo due brani collegabili alla psicoanalisi. Gli studi sulla sfera inconscia dei nostri sogni, delle nostre fantasie e così via, hanno mostrato che nessuna delle rappresentazioni e delle 83 84 Vygotskij (2006), p. 122. Vygotskij (2006), p. 147. 53 Alessandro Ghiro impressioni da noi percepite scompare senza lasciare traccia: è come se tutto si conservasse da qualche parte nell’inconscio e, in questa diversa forma, di nuovo penetrasse nella coscienza. E noto un racconto, spesso riportato come esempio dagli psicologi: una donna analfabeta in delirio aveva cominciato a pronunciare lunghe citazioni in ebraico e in greco antico, lingue delle quali non aveva la minima conoscenza. Si scoprì che la donna, prima della malattia, aveva prestato servizio da un prete come domestica e talvolta, spazzando la stanza, aveva sentito, per caso e senza prestare attenzione, il pastore che leggeva la Bibbia in queste lingue. È certo che in uno stato normale non sarebbe mai riuscita a ripetere neppure una parola dopo aver ascoltato il pastore, talmente erano insignificanti e deboli le tracce lasciate da quegli stimoli. Tuttavia esse si erano conservate ed erano risultate abbastanza forti da essere prodotte nel delirio.85 In generale bisogna dire che la memoria è collegata profondamente con l’inconscio e, essenzialmente rappresenta quelle parti del comportamento che non si manifestano solo nella sfera delle coscienza. Tali sono i ricordi dell’infanzia che, come mostra la teoria psicanalitica, rappresentano forme di semi fantasia, di semi memoria.86 Siamo così giunti ai brani in cui Freud è citato specificatamente con il nome. Si tratta del capitolo Il pensiero come forma di comportamento particolarmente complesso. Il titolo è significativo di un modo diverso, nuovo, di vedere sia il comportamento che il pensiero. Potremmo definirlo ‘da podologo’, dove tutte le conoscenze concorrono a specificare lo sviluppo del bambino. Si è parlato di comportamentismo russo, non certo riferendosi a Vygotskij ma per certi aspetti Psicologia pedagogica, lo potrebbe lasciare ad intendere; tuttavia ciò non è. Il titolo del capitolo qui riportato mostra la dialettica di Vygotskij e la novità già presente con lo ‘storico’ (magari frutto ancora di una visione fisiologica, ma ciò non guasta ed è una via che egli sempre percorrerà senza confusioni). Anzi ribadisce la funzione di quest’ultimo nella formazione delle funzioni superiori che peraltro, trovano sede appunto, nella parte superiore del cervello. 85 86 Vygotskij (2006), p. 182. Vygotskij (2006), p. 193. 54 Freud in Vygotskij Il passo che riportiamo è contenuto nel titolo L’Io e L’es (tema questo che abbiamo già trovato in: La coscienza come problema della psicologia del comportamento dove viene riproposto l’esempio del cavaliere). Il passo è importante perché sembra definire un quadro preciso della svolta di Lev Semënovič quando afferma che: «Cominciamo a capire che il pensiero nasce soltanto su base istintiva ed emotiva.» Ancora una volta troviamo un’adesione al pensiero freudiano e al contempo una sua evoluzione in un quadro più ampio di riferimento psicologico: la psicologia di Vygotskij. Perfino la lingua comune rileva, con facilità, una differenza fra ciò che io voglio o faccio e quello che vorrei fare, ed è come se si stabilisse una distinzione fra i due cardini principali della nostra personalità, quelli che convenzionalmente, nella nuova psicologia, sono indicati come l’lo e l’Es. In questo modo, si manifesta molto precisamente il duplice carattere del nostro pensiero come collisione continua fra l’Es e l’lo. Freud afferma che l’Io è analogo al cavaliere, mentre L’Es è analogo al cavallo, e se il cavaliere non vuole essere disarcionato dal cavallo deve, spesso, guidarlo dove esso desidera. Similmente, anche il nostro Io deve, molto spesso, seguire le inclinazioni poste negli strati più profondi della personalità, altrimenti nasce un conflitto importante e serio che finisce o con un’infermità temporanea o con malattie più prolungate. Le psicosi e le nevrosi, come mostrano le ricerche, costituiscono forme di malattia nate sul terreno del conflitto interno fra i diversi strati della personalità. L’Io è anche il nucleo che forma e organizza quel comportamento che indichiamo di solito come pensiero. L’Io è il lato pensante della nostra personalità: da ciò deriva l’evidente dipendenza del pensiero da aspirazioni più radicali e fondamentali dell’organismo. Cominciamo a capire che il pensiero stesso nasce soltanto su base istintiva ed emotiva ed è diretto proprio dalle forze di quest’ultima. Il riconoscimento del carattere emotivo e attivo del pensiero rappresenta quasi la conquista più importante della psicologia degli ultimi decenni. Particolare accento è posto sul fatto che il pensiero indica sempre un singolare interesse dell’organismo verso certi fenomeni, che ha un carattere attivo e volitivo, e che nel suo corso non è subordinato alla legge meccanica dell’associazione o a quella logica dell’autenticità, ma alla legge psicologica dell’emozione. In questo senso esso va inteso come attività particolare, inedita del comportamento o dell’orientamento in nuove circostanze. Il pensiero 55 Alessandro Ghiro nasce sempre da una difficoltà. Laddove tutto scorre facilmente e niente è trattenuto, non c’è ancora motivo per la sua nascita: esso ha origine dove il comportamento incontra un ostacolo. La difficolta, intesa come fonte particolare del pensiero, ha anche fornito il pretesto per tutte quelle analisi psicologiche che stabiliscono la dipendenza dei nostri pensieri dalla tendenza determinata, cioè da quel compito principale che deve essere stabilito ogni volta. Da ciò derivano anche quegli elementi di sforzo, di ricerca, di orientamento e tutti gli altri residui non regolarizzati e caotici dell’attività, che nascono durante il pensiero.87 Sempre dal capitolo Il pensiero come forma di comportamento particolarmente complesso, troviamo due titoli nei quali Freud viene citato tre volte, Il bambino e l’ambiente, e L’ambiente contemporaneo e l’educazione. Lo riporteremo ampiamente per dare spazio anche alle considerazioni di Vygotskij, o meglio di Zalkind, sul rapporto Pavlov Freud. Zalkind evidenzia il senso obiettivo e materialistico della teoria di Freud nel modo seguente. Freud stabilisce due principi ai quali sottostà l’attività dell’uomo: il principio del piacere e il principio di realtà. Le pulsioni e i desideri, come fonti della psiche umana, sono profondamente radicate nell’uomo nella sua interazione con l’ambiente: tutta la vita spirituale è rivolta al desiderio del piacere e all’avversione per la sofferenza. Queste pulsioni verso il piacere organizzano la disposizione della personalità, riempiendo l’attenzione, la memoria e il pensiero di un determinato contenuto. Tutto il mondo psichico dell’uomo è la somma dei suoi desideri e l’esperienza è la lotta per la loro realizzazione. Ma il desiderio del piacere si scontra con le esigenze dell’ambiente reale, al quale è necessario adattarsi e, in questo modo, si pone in contrasto con il principio di realtà. L’organismo deve rinunciare a molti desideri. Un desiderio inappagato è relegato nella sfera inconscia e là continua a esistere in modo latente, penetrando nella vita psichica, volgendola secondo la propria strada, subordinandola ai suoi influssi.88 Freud ritiene che la maggior parte di questi desideri repressi sia di origine sessuale. Riconduce lo sviluppo dell’istinto sessuale alla primissima infanzia. 87 88 Vygotskij (2006), pp. 217-218. Vygotskij (2006), p. 248. 56 Freud in Vygotskij Nel far ciò, certamente, non intende un sentimento sessuale immediato e definito nel bambino. Il discorso riguarda, piuttosto, elementi iniziali e particolari, sensazioni isolate che provengono dalle mucose, dal funzionamento dei diversi organi e che formano gli embrioni del futuro sentimento sessuale, la cosiddetta libido. L’esperienza istintiva preliminare e le prime abilità del bambino, il cosiddetto comportamento infantile, si compiono principalmente sotto l’influsso del principio di piacere. Preoccuparsi del loro adattamento all’ambiente è a carico degli adulti. Sono proprio loro che facilitano il bambino nelle sue prime interazioni con l’ambiente. Questo lascia anche un’impronta particolare sul comportamento della prima infanzia, che si sviluppa in primo luogo dalle reazioni incondizionate preformate e in secondo luogo dai riflessi condizionati di primo grado più vicini ad esse. Con ciò si spiega anche la tragica contraddizione fra il patrimonio congenito, l’esperienza infantile precoce e le sue acquisizioni posteriori. Verificandosi un grandissimo disaccordo fra l’esperienza infantile, scaturita sulla base delle esperienze biologiche, e l’ambiente con tutte le sue esigenze oggettive, nasce la disorganizzazione biologica dell’uomo e il passaggio dal comportamento infantile a quello adulto rappresenta sempre un duro ostacolo che Freud chiama lotta tra il principio di piacere e il principio di realtà. Queste conclusioni coincidono interamente, come indica A. Zalkind, con gli esperimenti dei laboratori pavloviani. Qui, in forma sperimentale, si riproduce l’esperienza infantile durante l’ingresso nella vita. Al cane si offre della fragrante carne in polvere, alla quale esso risponde con riflessi prensili e di salivazione. Tuttavia gli viene data la polvere soltanto quando questa è preceduta da un segnale qualsiasi, luminoso o sonoro. Senza questo, al cane non viene somministrato cibo. Egli all’inizio si lancia verso la polvere in tutti i casi, emette saliva e così via. Ma dopo un’insistente ripetizione dell’esperimento inizia a inibire il proprio riflesso principale. Senza ricevere il permesso, senza il segnale prestabilito, semplicemente non è biochimicamente in grado di mangiare (non ci sono saliva e gli altri succhi), non ha appetito, non vuole nutrirsi.89 Vale la pena di sottolineare che questo passo si riferisce a ciò che dice Zalkind il quale si appoggia sulle ipotesi freudiane antecedenti il 89 Vygotskij (2006), pp. 249-250. 57 Alessandro Ghiro 1920 cioè prima di Al di là del principio del piacere. Più avanti, sempre nello stesso capitolo vi è un brevissimo richiamo alla catarsi freudiana. Più oltre un capitolo dal titolo Il comportamento anormale in un sotto capitolo denominato La psicologia della vita quotidiana viene richiamato Freud in maniera ancora descrittiva.90 D’altro lato va ricordato come Psicologia pedagogica fosse eminentemente scritto come un manuale per gli insegnati ed è comprensibile che alcune sue parti siano appunto descrittive di teorie allora esistenti. Siamo così giunti alla fine del nostro viaggio nella Psicologia Pedagogica con l’ultimo capitolo dal titolo La psicologia del maestro. Troviamo qui gli ultimi due richiami alla psicanalisi più che a Freud. Da nessuna parte la malattia della nostra vecchia pedagogia si delineava con tale particolare chiarezza che nei casi in cui, al posto di una guerra aperta fra alunno e maestro, nascevano rapporti amichevoli. Questa deificazione dell’insegnante amato, che assumeva le forme dell’adorazione, rappresenta concretamente un serio problema psicologico, che ricorda ciò che in psicanalisi si chiama transfert con questo nome gli psicanalisti indicano quel rapporto fittizio che nasce fra il nevrotico e il dottore che lo cura, quando sulla persona del dottore si concentra l’interesse nevrotico patologico, quando ad esso sono collegati gli interessi che alimentano la nevrosi e quando questa persona crea uno schermo fra l’ambiente circostante e il microcosmo interiore del malato. Il punto sta nel suscitare nell’alunno la sua passione e non nell’ordinare al maestro, come succedeva, pare, nelle circolari del ministero prussiano, di giungere all’entusiasmo esponendo la storia nazionale.91 Alla luce della psicanalisi noi possiamo ritenere, a buon diritto, che il sistema pedagogico organizzato nel modo precedente era un luogo per l’educazione di tutte le possibili anormalità del maestro e creava una nevrosi da docente, nel pieno senso di questo termine.92 Vygotskij (2006), p. 330. Vygotskij (2006), p. 376. 92 Vygotskij (2006), p. 378. 90 91 58 Freud in Vygotskij Il significato storico della crisi in psicologia.(1927) Riteniamo questo un pilastro fondamentale del pensiero di Lev Semënovič, una specie di nodo cruciale, che da una parte raccoglie tutte le sue idee, conoscenze, e convinzioni in un’analisi puntuale della crisi nella psicologia di allora, e di oggi diciamo noi, e dall’altra individua le linee o i paradigmi, per un possibile superamento della stessa. Il numero di citazioni di Freud è ancora importante anche se in questo caso, essendo l’opera una panoramica della psicologia europea e mondiale allora esistente, vengono richiamati più frequentemente tutti i grandi psicologi e tra i filosofi Marx, Hegel, Engels, Husserl ecc. I libri di Freud citati nella bibliografia del volume sono: Al di là del principio del piacere, Totem e tabù. Jaen-Paul Bronckart e Janette Friedriick nella loro presentazione alla traduzione francese del volume93 ci informano che: Al ritorno dall’unico viaggio effettuato in Europa occidentale nel 1925, viaggio che gli aveva permesso di approfondire la sua conoscenza delle diverse tendenze della psicologia mondiale, Vygotskij aveva deciso di redigere, come i suoi colleghi sovietici, una Rivista delle correnti psicologiche contemporanee del mondo occidentale. Questo progetto doveva tuttavia essere aggiornato, specialmente in ragione dell’intensa attività scientifica ed amministrativa che egli svolgeva allora per mettere in opera un Istituto di Difettologia. Alla fine dell’anno 1926 (in realtà 1925, secondo la figlia -n.d.r.-), un nuovo e serio attacco della tubercolosi di cui soffriva dal 191994 lo costrinse ad una lunga ospedalizzazione; i medici reputavano che fosse allo stadio terminale della malattia e lui stesso aveva mormorato a A. R. Lurija che non gli restavano che pochi mesi di vita. La malattia gli accordò per fortuna otto anni di dilazione, e nel corso della convalescenza, sul letto di un ospedale-sanatorio nelle vicinanze di Mosca, egli redasse tra il 1926 e il 1927 una versione ampliata del suo progetto iniziale, con il titolo Il significato storico della crisi in psicologia . Anche se conosciuto e sfruttato da numerosi collaboratori di Vygotskij, 93 94 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 7. Sulla presenza della malattia in giovane età vi sono notizie diverse. - n.d.r. - . 59 Alessandro Ghiro questo manoscritto non fu tuttavia pubblicato da vivente dal suo autore, verosimilmente per ragioni di (in) opportunità politica. Messo in seguito all’indice come l’insieme dell’opera a partire dalla metà degli anni trenta, fu per lungo tempo considerato come perso, poi ritrovato nel 1960, ed infine edito in Russia nel 1982, nel primo volume di Raccolta delle Opere di L. S. Vygotskij. La figlia nella biografia scrive: Le sfavorevoli condizioni interne ed esterne avrebbero dovuto probabilmente impedirgli di intraprendere qualsiasi tipo di lavoro. Tuttavia Lev Semënovič non perse nulla del suo interesse per la scienza e ha trovato dentro di sé le forze interiori e fisiche per leggere molte opere psicologiche, scrivere articoli critici e loro prefazioni. Ho in mente i libri di Thorndike, Schultz, Ruele, Freud, Kafka e altri. Come M. L. Lozinsckij, il famoso traduttore, scrisse ai tempi di Anna Andreevna Akmatova, «Un ospedale è un piacere monastico». Forse questa solitudine monastica aiutò Vygotskij in qualche misura a digerire ciò che leggeva. In ogni caso, qui, in queste condizioni, è stata concepita e scritta una grande opera di carattere metodologico. Lev Vygotskij l’ha chiamata Il significato storico della crisi della psicologia.95 Ripartiamo quindi con la nostra ricerca sulla presenza di Freud riportandone le citazioni e, ove necessita o ci sembra interessante e curioso, anche in maniera più estesa. Nei sistemi96 psicologici che sviluppano il concetto di inconscio, è la psicopatologia che gioca il ruolo di disciplina maestra, nella misura in cui i suoi concetti di base servono come punti di partenza per le discipline imparentate. E’ il caso delle discipline proposte da Freud, Adler e Kretschmer. Per quest’ultimo autore, il ruolo determinante della psicopatologia non è più legato al concetto centrale di inconscio, come nel caso di Freud e Adler. (Questo ruolo determinante) non attiene all’effettiva proprietà che ha questa disciplina per quanto concerne l’elaborazione dell’idea di base, ma è legato piuttosto ad una concezione essenzialmente metodologica, secondo la quale l’essenza e la natura dei fenome95 96 Nostra traduzione: Vygodskaja, Lifanova (1999), p. 75. Sistemi: più correttamente, ciò che noi oggi intendiamo con paradigmi - n.d.r. - . 60 Freud in Vygotskij ni studiati dalla psicologia si rivelano nel loro stato più puro nelle espressioni estreme, patologiche. Di conseguenza bisogna andare dalla patologia alla norma, spiegare e comprendere l’uomo normale fondandosi sulla patologia, e non l’inverso, come si faceva fino ad ora. La chiave dalla psicologia si trova nella patologia; ciò non è dovuto solamente al fatto che quest’ultima ha scoperto e studiato le radici del fisicismo prima delle altre discipline, ma soprattutto perché tale è la natura delle cose che condiziona essa stessa la natura della conoscenza scientifica relativa a queste cose. Per la psicologia tradizionale, ogni psicopatico è, in quanto oggetto di studio – un umano più o meno normale, e deve essere definito in rapporto a questa normalità Secondo i nuovi sistemi per contro, ogni umano normale è più o meno alienato e deve essere considerato, da un punto di vista psicologico, come una variante di questo o quel tipo patologico. Per dirla più semplicemente, in certi sistemi l’uomo nomale è considerato come un tipo e la personalità patologica come una varietà o una variante di questo tipo di base, mentre in altri sistemi al contrario, il fenomeno patologico è considerato come un tipo, mentre il fenomeno normale è considerato come una o l’altra delle sue varianti. E chi può prevedere come la futura psicologia generale metterà fine a questo dibattito?97 La prossima citazione non riguarda direttamente Freud ma la psicoanalisi in generale e, dobbiamo ricordare come già fatto in precedenza, che questo ha una certa rilevanza nel dibattito allora presente in Russia. Lo riportiamo perché riassume quelle che Vygotskij definisce le quattro idee (paradigmi) su cui si svolgeva l’allora psicologia. Queste quattro idee sono quelle della psicanalisi, della riflessologia, della psicologia della Gestalt e del personalismo98. Le idee della psicanalisi sono nate, scoperte e isolate nel campo delle nevrosi. E’ stato stabilito in modo indubitabile che una serie di fenomeni psichici erano determinati in maniera inconscia, e che una dimensione sessuale si nascondeva sotto una serie di attività e di forme non erano state fino ad allora considerate sotto il dominio dei fenomeni eroNostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 77. Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 101. Personalismo: corrente della psicologia fondata sul concetto di personalità (persona) in quanto sistema unico, le cui cause dell’attività sono nascoste all’interno del sistema stesso. Il principale rappresentante di questa corrente è W. Stern (n.d.r.) 97 98 61 Alessandro Ghiro tici. Poco a poco questa scoperta particolare, confortata dal successo delle pratiche terapeutiche basate su questa concezione - e la cui validità era dunque sanzionata dalla pratica - è stata trasferita ad una serie di ambiti vicini, (come) la psicopatologia della vita quotidiana o la psicologia del bambino, ed essa si è impadronita dell’insieme del campo della teoria delle nevrosi. Nella lotta tra discipline, questa idea ha assoggettato le branche più distanti della psicologia; ha dimostrato che esplorandola, si poteva elaborare una psicologia dell’arte e una psicologia dei popoli. Ma nello stesso tempo, la psicanalisi usciva dai limiti della psicologia: la sessualità si trasformava in principio metafisico tra le altre idee metafisiche; la psicanalisi si trasformava in visione del mondo e la psicologia in metapsicologia. La psicanalisi ha la sua propria teoria della conoscenza e la sua propria metafisica, la sua propria sociologia e la sua matematica. Il comunismo e il totem99, la chiesa e l’opera di Dostoevskij, l’occultismo e la pubblicità, il mito e le invenzioni di Leonardo da Vinci, tutto ciò è sessualità travestita e mascherata del sesso e niente più.100 Vygotskij riconosce in queste quattro impostazioni destini comuni. Questi destini, che si assomigliano come quattro gocce della stessa pioggia, trascinando le idee sullo stesso cammino. L’estensione del concetto si accresce e tende all’infinito, e conformemente alla celebre legge logica, il suo contenuto, con la stessa celerità cade a zero. Ognuna delle quattro idee è, nel posto che è a loro attribuito, estremamente ricca, piena di senso e significato, piena di valore e feconda. Ma quando esse sono elevate a leggi universali, (queste idee) si valgono le une delle altre; sono assolutamente uguali tra loro, come degli zero, rotondi e vuoti: il concetto di persona in Stern, secondo Bekterev, è un complesso di riflessi, una Gestalt secondo Wertheimer, sessualità secondo Freud. Ed al quinto stadio dello sviluppo, queste idee suscitano esattamente la stessa critica, che si può riassumere in una formula. Si dice della psicanalisi: per spiegare le nevrosi isteriche, il principio della sessualità inconscia è insostituibile, ma non spiega niente, né della struttura del mondo, né del corso della storia. Si dice della riflessologia: non bisogna commetter l’errore logico; il riflesso non è che un capitolo particolare 99 La nota originale richiama essere questo un argomento nel libro di Freud Totem e Tabù. - n.d.r. 100 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), pp. 101-102. 62 Freud in Vygotskij della psicologia, non la psicologia tutta intera, e meno ancora, certamente, il mondo nella sua totalità. Si dice della psicologia della Gestalt: avete scoperto un principio molto prezioso nel vostro campo; ma se il pensiero non consiste in nient’altro che un momento di unità e di totalità, cioè in nient’altro che la formula della gestaltità e che questa formula stessa esprime l’essenza di ogni processo organico e anche fisico, allora ne disegna, certamente, un quadro del mondo di una completezza e di una semplicità sorprendenti - l’elettricità, la forza di attrazione e il pensiero umano sono ridotti ad un comune denominatore. Non si può buttare in un unico sacco di strutture il pensiero e la relazione; che ci provano prima di tutto che il loro posto è nello stesso sacco delle funzioni strutturali. Il nuovo fattore regge un campo che è vasto ma comunque limitato; e come principio universale, non resiste alla critica. Anche se i teorici più audaci procedono con ‘tutto o niente’ nella loro teoria esplicativa, i ricercatori prudenti devono, essi, tenere conto del carattere ostinato dei fatti, a titolo di saggio contrappeso. In effetti, voler spiegare tutto significa non spiegare niente. Questa tendenza cha ogni nuova idea ha, in psicologia, nel trasformarsi in legge universale, non ci mostra forse che la psicologia deve effettivamente basarsi su leggi universali, che tutte queste idee sono in attesa di una idea principale che metterebbe ogni idea particolare al suo posto e che le darebbe significo? La regolarità del cammino percorso con una sorprendente costanza dalle idee più varie, testimonia sicuramente il fatto che questo cammino è predeterminato da un bisogno oggettivo di principio esplicativo; ed e proprio perché manca un tale principio necessario, che differenti principi particolari prendono il suo posto. La psicologia si è resa conto che per lei, trovare un principio esplicativo generale, è questione di vita o di morte; è per questo che essa si aggrappa a qualsiasi idea. Spinoza, nel Trattato della riforma dell’intendimento, descrive un tale stato di conoscenza: «come un malato colpito mortalmente e che sente arrivare la morte certa, se non gli si applica un rimedio, è costretto a cercarlo con tutte le sue forze, per quanto incerto sia, perché ripone in lui tutte le sue speranze».101 Siamo giunti al capitolo settimo dal titolo I tentativi di fusione di sistemi psicologici, Vygotskij si richiama all’ecclettismo, particolar101 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), pp. 104-105. 63 Alessandro Ghiro mente americano, dove il tutto può essere associato al tutto formando quegli che egli definisce ‘dei mostri’. È questo apprendere (dell’esistenza) di un sistema, di uno stile (comune), questa comprensione del fatto che ogni tesi particolare è legata a - e dipendente da - l’idea centrale del sistema di cui essa fa parte, (è questo che) manca a tutti i tentativi, essenzialmente eclettici, di combinazioni di parti di due o più sistemi, diversi ed eterogenei per la loro propria origine ed il loro contenuto scientifico. E’ così che si presentano, per esempio, la sintesi del behaviorismo e del freudismo nella letteratura americana, il freudismo senza Freud nel sistema di Adler e di Jung, il freudismo riflessiologico di Bekhterev e di Zalkind, ed infine i tentativi di combinazione del freudismo e del marxismo (anche Lurija – n.d.r.). Che esempi, restando alla sola problematica del subcosciente! In tutti questi tentativi, si prende la coda di un sistema, la si mette al posto della testa di un secondo e si innesta tra loro il corpo di un terzo. Non che queste combinazioni mostruose siano false; sono anche giuste fino all’ultimo decimale, ma la domanda alla quale esse pretendono di rispondere è posta in modo scorretto. Si può moltiplicare il numero degli abitanti del Paraguay per il numero delle verstre102 comprese tra la terra ed il sole, dividere il risultato per l’aspettativa di vita media dell’elefante, effettuare tutte le operazioni in modo irreprensibile, senza alcun errore di calcolo, e tuttavia il risultato così ottenuto potrà indurre in errore chi vuole conoscere il reddito nazionale di questo paese. Ciò che fanno gli eclettici ritorna a dare risposta ad una questione posta dalla filosofia marxista, una risposta suggerita dalla metapsicologia freudiana.103 Troviamo qui Freud, la sua metapsicologia, come una via percorribile per suggerire anche al marxismo la strada nella ricerca di una psicologia. La cosa appare notevole, sopra tutto se, lo vedremo tra poco, in qualche modo la paragona al pensiero di Hegel! Riporteremo per esteso il prossimo passo, che segue praticamente quello che abbiamo sopra riportato, perché la psicoanalisi e quindi Freud si intrecciano alle altre psicologie, in un contesto generale che potremmo definire di ‘confusione-approssimazione-metodologica’ che 102 E’ un’antica unità di misura dell’impero russo. La lunghezza di una versta è pari a 1066,8 metri. - n.d.r. - . 103 Vygotskij (1999), pp. 132-133. 64 Freud in Vygotskij Vygotskij descrive magistralmente. Vi troviamo anche una critica all’amico Lurija, forse una di quelle critiche che secondo Cole, lo hanno portato ad abbandonare la psicanalisi. Riteniamo inoltre questa lunga citazione, un vero manuale di riflessione sullo stato della psicologia e un passo dirimente per comprender Freud in Vygotskij. Per non riportare un passo troppo lungo nell’economia del nostro lavoro, effettueremo dei tagli che evidenzieremo con le parentesi, rimandando al lettore la gioia di poterlo leggere completamente e assaporane l’estrema attualità. Per dimostrare l’illegittimità metodologica di tali tentativi, fermiamoci a tre tipi di associazioni di domande e di risposte incompatibili, senza pensare per un solo istante che questi tre tipi esauriscano la diversità di tali tentativi. La prima forma di assimilazione di una data scuola di prodotti scientifici derivata da un altro ambito consiste in un transfert diretto di leggi, di fatti, di teorie, di idee, etc., nella conquista di una campo più o meno vasto occupato da altri ricercatori, nell’annessione di un territorio straniero. Una tale politica di annessione diretta è in generale caratteristica di ogni nuovo sistema scientifico che estende la sua influenza sulle discipline vicine e che ambisce al ruolo dirigente di scienza generale. Essendo il suo proprio materiale insufficiente, un tale sistema assorbe i copri eterogenei e se li sottomette, senza grande rimaneggiamento critico, rimpiazzando ad ogni costo il vuoto provocato dall’estensione delle sue frontiere. Questo porta generalmente ad un conglomerato di teorie, di fatti scientifici, etc. che si trovano inseriti nel quadro dell’idea unificatrice con un’arbitrarietà sconvolgente. E’ così che si presenta il sistema di riflessologia di Bekhterev. Per lui è bene prendere tutto anche la teoria di Vvedensky sul carattere non conoscibile dell’io straniero, cioè l’espressione estrema del solipsismo e dell’idealismo in psicologia, per quanto questa teoria corrobori, non fosse che approssimativamente, la sua propria tesi sulla necessità di un metodo oggettivo. Che questo apra una breccia profonda nel significato generale e che questo mini le fondamenta dell’approccio realista della personalità, l’insieme del sistema, l’autore non se ne cura. (…). Il principio della relatività di Einstein ed i principi della meccanica newtoniana, incompatibili per natura, si accordano molto bene in un tale sistema eclettico. La ‘riflessologia collettiva’ di Bekhterev costituisce un vero catalogo di leggi universali. È caratteristico della metodolo- 65 Alessandro Ghiro gia del sistema il modo in cui l’immaginazione si da libero corso, questa inerzia fondamentale dell’idea che, per diffusione diretta, trascurando ogni tappa intermediaria, ci conduce dalla legge di correlazione proporzionale tra velocità del movimento e la forza motrice, stabilita in meccanica, all’impegno degli Stati Uniti d’America nella Grande Guerra europea e reciprocamente, - dall’esperienza di un certo Dr. Schwarzmann sui limiti di frequenza delle eccitazioni elettrocutanee che conducono alla formazione di un riflesso associato, alla «legge universale della relatività che si manifesta ovunque e che ha conosciuto il suo compimento definitivo a proposito dei corpi celesti e dei pianeti nelle brillanti ricerche di Einstein» (Bekhterev). (…) Il territorio della psicanalisi si trova anch’esso annesso con la stessa leggerezza. Per far ciò, è sufficiente affermare che «nella dottrina di Jung sui complessi, troviamo una corrispondenza totale con i dati della riflessologia». E tuttavia, in un passaggio anteriore, si affermava che questa dottrina è fondata su un’analisi soggettiva, che Bekhterev rifiuta. Poco importa: viviamo in un mondo di armonia prestabilita, di corrispondenza miracolosa, di sorprendente convergenza tra dottrine fondate su delle analisi fallaci e (dottrine fondate) su dati di scienze esatte; più precisamente, viviamo nel mondo delle ‘rivoluzioni terminologiche’, secondo la formula di Blonskij. Tutta la nostra epoca elettrica abbonda in convergenze di questo genere. Zalkind, per esempio, annette questi stessi campi della psicanalisi e della teoria dei complessi al nome (del concetto) di dominante. Gli (a lui) sembrava che la scuola psicanalitica ha sviluppato lo stesso concetto di dominante, in modo totalmente indipendente dalla scuola di riflessologia, ma «nei (suoi) termini e con un altro metodo». L’«orientamento dei complessi» degli psicanalisti, l’‘attitudine strategica’ degli adleriani, costituiscono essi stessi delle dominanti, espresse non con formule di psicologia generale, ma con formule cliniche, di terapeutica generale L’annessione - il transfert meccanico di particelle di un sistema straniero nel proprio seno - sembra qui, come sempre d’altronde, come quasi miracoloso e testimonia la verità. Una tale convergenza teorica e pratica, ‘quasi miracolosa’ delle due dottrine che lavorano su materiali totalmente diversi, con dei metodi assolutamente distanti, costituisce una conferma convincente della giustezza della direzione generale che ha preso la riflessologia contemporanea. (…) Infatti, questa convergenza non fa che attestare l’assenza di un principio metodologico e l’eclettismo del sistema in seno al quale una tale convergenza è stabilità. Chi prende in prestito il fazzoletto altrui, prende in 66 Freud in Vygotskij prestito anche il suo odore, dice un proverbio dell’Est; chi si rifà agli psicanalisti (teoria dei complessi di Jung, catarsi di Freud, attitudine strategica di Adler) si rifà ugualmente in buona parte all’odore di questi sistemi, cioè allo spirito filosofico di questi autori. Se il primo processo di transfert di idee estranee da una scuola ad un’altra fa pensare all’annessione di un territorio straniero, il secondo processo di avvicinamento delle idee eterogenee è simile ad un trattato d’alleanza tra due paesi, grazie al quale nessuno dei due perde la sua indipendenza: questi convengono di agire insieme in funzione di interessi comuni. Questo processo è abitualmente applicato per la fusione del marxismo e del freudismo. Per far ciò, gli autori utilizzano un metodo che si potrebbe dire, per analogia con la geometria, di superposizione logica dei concetti. Il sistema marxista è definito come marxista, è definito come monista, materialista, dialettico, etc. Poi si stabilisce il monismo, il materialismo, etc. del sistema di Freud; sovrapponendo i concetti, questi coincidono, ed i sistemi sono stati dichiarati fusi. Le contraddizioni più grossolane, più flagranti, che saltano agli occhi, sono scartate in modo rudimentale: sono semplicemente rigettate fuori dal sistema, considerate come esagerazioni, etc. E’ così che il freudismo è desessualizzato, dato che il pansessualismo non si accorda evidentemente con la filosofia di Marx. «Va bene!», ci si dice, «prendiamo il freudismo senza la teoria della sessualità». Ma è giustamente questa teoria che costituisce il nervo, l’anima, il centro di tutto il sistema. Si può prendere un sistema senza il suo centro? Il freudismo senza la dottrina della natura sessuale dell’inconscio equivale al cristianesimo senza Cristo o al buddismo con Allah. E’ stato sicuramente un miracolo storico, se un sistema completo di psicologia marxista era apparso e si era sviluppato in Occidente, a partire da radici filosofiche totalmente differenti, e in tutt’altra situazione culturale. Questo significa che la filosofia non determina assolutamente lo sviluppo della scienza. Constatate voi stessi: essi sono partiti da Schopenhauer ed hanno creato la psicologia marxista!. (…) Se Freud, senza saperlo, pensando ad altri sistemi filosofici ed aderendovi coscientemente, aveva tuttavia fondato una teoria marxista dello psichismo, allora ci si può domandare in nome di cosa rifiutare un errore così fecondo. Secondo questi autori in effetti, non si può cambiare niente in Freud; a che serve allora fondere la psicanalisi col marxismo? Sorge inoltre un’altra curiosa domanda: come è possibile che questo sistema che coincide in tutti i punti col marxismo abbia, evolvendo logicamente, eretto a pietra angolare l’idea di sessualità che è chiara- 67 Alessandro Ghiro mente incompatibile con il marxismo? Il metodo non sarà un po’ responsabile delle conclusioni alle quali ha dato luogo? E come un metodo veridico, all’origine di un sistema veridico, basato su premesse veridiche, ha potuto condurre gli autori ad una teoria fallace, ad un’idea centrale falsa? Ci vuole una buona dose di leggerezza metodologica per non vedere questi problemi, che appaiono inevitabilmente ad ogni tentativo meccanico di spostamento del centro di qualsiasi sistema scientifico, nel presente caso della teoria di Schopenhauer sulla volontà come fondamento del mondo verso la teoria di Marx sullo sviluppo dialettico della materia. Ma il peggio deve ancora venire. Al momento per questi tentativi, è sufficiente semplicemente chiudere gli occhi sui fatti contraddittori, non prestare alcuna attenzione a vasti ambiti e principi essenziali e introdurre mostruose alterazioni nei due sistemi destinati alla fusione. Facendo così, si è costretti ad introdurre nei due sistemi delle trasformazioni analoghe a quelle che fa l’algebra per provare l’identità di due espressioni. Ma la trasformazione dei sistemi destinati alla fusione opera su unità assolutamente differenti dalle unità algebriche, e questo porta infatti sempre ad un’alterazione dell’essenza di questi sistemi. Per esempio nell’articolo di Lurija,104 la psicanalisi è presentata come un ‘sistema psicologico monista’ la cui metodologia ‘coincide con la metodologia’ del marxismo. Per provarlo, si opera un insieme di trasformazioni le più semplici dei due sistemi, in seguito alle quali essi ‘coincidono’. Esaminiamo brevemente queste trasformazioni. All’inizio, il marxismo si situa nella metodologia generale della sua epoca, allo stesso titolo di Darwin, Kant, Pavlov, Einstein, che, insieme, hanno stabilito i fondamenti metodologici generali della loro epoca. Ma il ruolo e l’importanza di ciascuno di questi autori sono profondamente e fondamentalmente differenti, come il ruolo del materialismo dialettico, che per sua stessa natura, lo è assolutamente da loro. Non vedere ciò significa estrarre meccanicamente una metodologia dalla somma delle ‘grandi riuscite scientifiche’. Poiché si riporta ad un comune denominatore tutti questi nomi ed il marxismo, non è difficile unire il marxismo a qualsiasi ‘grande riuscita scientifica’, perché tale è giustamente la premessa: è in essa che si trova giustamente la ‘convergenza’ ricercata, e non la conclusione. La ‘metodologia fondamentale dell’epoca’ consiste nella somma delle scoperte di Pavlov, Einstein, etc.; il marxismo è una di queste scoperte che appartiene al «gruppo dei principi indispensabili per tutte le 104 68 La psicoanalisi come sistema di psicologia monistica. Freud in Vygotskij scienze vicine». Su questa considerazione, altrimenti detta già dalla prima pagina, si sarebbe potuto anche concludere tutta l’argomentazione: sarebbe stato sufficiente aggiungere il nome di Freud a fianco di quello di Einstein. In effetti, anche lui è una ‘grande riuscita scientifica’ e di conseguenza un contributo al ‘fondamento metodologico generale dell’epoca’. Ma che fiducia ingenua bisogna avere verso i ‘nomi’ scientifici per dedurre la metodologia di un’epoca dalla somma delle famiglie celebri! Non esiste metodologia di base unica per un’epoca, ma si osserva in realtà un sistema di principi metodologici in competizione, profondamente ostili e reciprocamente esclusivi. Ogni teoria (quella di Pavlov, quella di Einstein) ha il suo valore metodologico proprio; far emergere la metodologia generale dell’epoca e dissolvere il marxismo è come modificare non solamente l’apparenza, ma anche l’essenza del marxismo. Ma il freudismo è anch’esso inevitabilmente la somma di tali trasformazioni. Freud stesso sarebbe stato sorpreso di apprendere che la psicanalisi è un sistema psicologico monista e che esso «prolunga metodologicamente … il materialismo storico» (Fridman). Nessuna rivista di psicanalisi avrebbe sicuramente pubblicato gli articoli di Lurija e Fridman.105 Questo è estremamente importante, ne risulta dunque una situazione molto strana: Freud e la sua scuola non si sono mai proclamati né monisti, né materialisti, né dialettici, né continuatori del materialismo storico. Per contro gli si dice: «voi siete così, voi siete cosà, e cosà ancora, voi stessi non sapete cosa siete». Sicuramente, una tale situazione è immaginabile, non ha niente dell’impossibile. Ma in questo caso è indispensabile dare una spiegazione precisa dei fondamenti metodologici della teoria in questione, come sono stati concepiti e sviluppati dai suoi autori; ed è indispensabile in seguito fornire una confutazione probante di questi fondamenti e spiegare grazie a quale miracolo e su quali basi la psicanalisi ha sviluppato un sistema metodologico che è estraneo ai suoi autori. Al posto di questo, senza la minima analisi dei concetti di base di Freud, senza giudizio critico e spiegazione delle premesse dei suoi punti di partenza, senza esame critico della genesi delle sue idee e anche senza la minima informazione sul modo in cui lui stesso si rappresenta le basi filosofiche del suo sistema, è per mezzo di una semplice sovrapposizione logico-formale di proprietà che è stabilita 105 Gli articoli di A.R. Lurija La psicoanalisi come sistema di psicologia monistica e quello di Fridman B.D. Le principali conoscenze di Freud e la teoria del materialismo storico, possono essere letti in Angelini A. (2002). 69 Alessandro Ghiro l’identità dei due sistemi. Ma, forse, questa caratterizzazione logico-formale dei due sistemi è pertinente? Abbiamo già visto come si estraggano dal marxismo i suoi apporti alla metodologia generale dell’epoca, nella quale tutto è ridotto in modo approssimativo e naif ad un comune denominatore: poiché sia Einstein che Pavlov e Marx derivano (dipendono) dalla scienza, ci deve essere tra loro un fondamento comune. Ma, in questo processo, è ancora la teoria freudiana che subisce le più nette alterazioni. Io non dico che la si privi in modo meccanico della sua idea centrale, come lo fa Zalkind; nel suo articolo, (questa idea) è passata sotto silenzio, e ciò è abbastanza curioso. Quanto al monismo della psicanalisi, Freud l’avrebbe senza dubbio contestato. O, in quali termini, a quale proposito ne sarebbe arrivato al monismo filosofico di cui parla l’articolo? Ogni riduzione di un certo gruppo di fatti a un’unità empirica implica il monismo? Al contrario, Freud si situa sempre un una prospettiva che considera lo psichico, l’inconscio, come una forza particolare, irriducibile ad ogni altra cosa. E poi, perché il monismo sarebbe materialista, nel senso filosofico? Dopo tutto, il materialismo medico, che riconosce l’influenza di differenti organi, etc., sulle strutture psichiche è ancora molto lontano dal materialismo filosofico. Nella filosofia del marxismo, questo concetto ha un senso specifico, prima di tutto epistemologico; e da un punto di vista epistemologico giustamente, Freud si colloca sul terreno della filosofia idealista. Perché è un fatto (che non è contestato e anche non preso in considerazione da chi parteggia per la ‘convergenza’) che la teoria di Freud sul ruolo primario delle pulsioni cieche, dell’inconscio come riflettentesi nella coscienza in modo distorto, risale direttamente alla metafisica idealista della volontà e dalla rappresentazione di Schopenhauer. Nelle sue conclusioni estreme, Freud stesso fa notare che si bagna nel porto di Schopenhauer; ma anche le su premesse di base, come le linee di forza del suo sistema, sono articolate alla filosofia del grande pessimista, come la più elementare delle analisi lo può dimostrare. Anche nei suoi lavori ‘pratici’, la psicanalisi manifesta delle tendenze profondamente statiche, non dinamiche, conservatrici, antidialettiche ed antistoriche. Essa riduce in modo immediato i processi psichici superiori - nello stesso tempo individuali e collettivi - a delle radici rudimentali, primitive, essenzialmente pre-storiche, pre-umane, senza lasciare posto alla storia. L’opera di Dostoevskij si apre con la stessa chiave e cioè che i totem e i tabù delle tribù primitive, la chiesa cristiana, il comunismo e l’orda primitiva: tutto in psicanalisi deriva da una stessa 70 Freud in Vygotskij fonte. Tutti i lavori di questa scuola trattano problemi di cultura, di sociologia, di storia, testimoniamo del fatto che sono queste tendenze alla base della psicanalisi. Noi vediamo in questo che essa non prolunga la metodologia del marxismo, ma che essa lo nega. Ma a questo soggetto, non una parola. Ed infine, il terzo metodo. Tutto il sistema psicologico dei concetti di base di Freud risale a Lipps: i concetti di inconscio, di energia psichica associata a determinate rappresentazioni, di pulsione come base dello psichismo, di lotta tra pulsioni e rimozioni, della natura affettiva della coscienza, etc. In altre parole, le radici psicologiche di Freud si ancorano negli strati spiritualisti della psicologia di Lipps. Come si può, parlando della metodologia di Freud, non tenerne conto? Così, vediamo da dove viene Freud e in quale direzione evolve il suo sistema: da Schopenhauer e Lipps verso Kolnay e la psicologia delle masse. Ma bisogna essere veramente molto tolleranti, quando ci si riferisce al sistema della psicanalisi, per passare sotto silenzio la metapsicologia, la psicologia sociale, la teoria della sessualità di Freud. Ne risulta che, sulla base si un tale esposto del suo sistema, quello che Freud non riconosce sarebbe di lui una rappresentazione totalmente erronea. Freud stesso avrebbe protestato prima di tutto contro la qualifica stessa di sistema. Secondo lui, una delle più grandi riuscite della psicanalisi e del suo autore risiede nel fatto che essi evitano deliberatamente tutto il sistema. Freud stesso rifiuta il ‘monismo’ della psicanalisi: egli non rivendica un carattere esclusivo o primario per i fattori che egli ha scoperto; egli non aspira per niente a ‘fornire una teoria esaustiva della vita psichica dell’uomo’, ma egli esige solamente che le sue teorie siano sfruttate per completare e correggere le nostre conoscenze, acquisite per qualche altra via. In un altro posto, egli afferma che la psicanalisi si caratterizza per la sua tecnica, e non per il suo oggetto. Altrove, egli dichiara che la teoria psicologica ha un carattere temporaneo, e che essa sarà sostituita da una teoria organica. Tutto questo può facilmente indurre in errore: può sembrare che la psicanalisi non ha effettivamente un sistema e che si possono iniettare i suoi dati in ogni sistema di sapere, acquisito grazie a non importa quale mezzo, per correggerlo e completarlo. Ma questo è profondamente sbagliato. La psicanalisi non ha una teoria-sistema apriorista, cosciente; come Pavlov, Freud ha fatto troppe scoperte per fondare un sistema astratto. Ma come l’eroe di Molière che, senza sospettarlo, parlato per tutta la vita in prosa, Freud, il ricercatore, ha creato un sistema: introducendo una nuova parola, associando un termine ad un altro, descrivendo 71 Alessandro Ghiro un nuovo fatto, traendo una nuova conclusione, ha costruito un sistema passo passo, strada facendo. Ne risulta che la struttura del suo sistema è profondamente originale, molto oscura e complessa, e che è molto difficile vederci chiaro. E’ molto facile orientarsi nei sistemi metodologici coscienti, precisi, privi di contraddizioni, che hanno riconosciuto i loro maestri e che sono stati condotti all’unità e all’armonia logica; è molto più arduo valutare correttamente e scoprire la vera natura delle metodologie inconsce, che si formano spontaneamente, in modo contraddittorio. Sotto le influenze le più diverse; ed è precisamente a queste ultime che appartiene la psicanalisi. Perciò la psicanalisi richiede un’analisi metodologica estremamente accurata e critica, e non una sovrapposizione ingenua delle proprietà dei due diversi sistemi. Ivanovsky ci dice che «per una persona che non ha esperienza delle questioni di metodologia scientifica, il metodo di tutte le scienze sembra essere lo stesso». E’ la psicologia che ha sofferto di più di questo stato di incomprensione. La si è sempre rinviata talvolta alla biologia, talvolta alla sociologia, ma rari sono quelli che hanno affrontato la valutazione delle leggi, dei metodi psicologici, ecc., avendo per criterio la metodologia psicologica stessa, cioè interessandosi al pensiero psicologico scientifico in quanto tale, alla sua teoria, alla sua metodologia, alle sue fonti alle sue forme e argomentazioni. Ed è per questo, nella nostra critica dei sistemi estranei, nella valutazione della loro validità, che ci manca il più importante: in effetti è solo sulla base di una comprensione dei suoi fondamenti metodologici che si può fornire una valutazione corretta della conoscenza del suo carattere dimostrabile ed indubitabile. Ecco perché la regola che consiste nel dubitare di tutto, di non accettare niente senza prove, a interrogare ogni tesi sui suoi fondamenti e le sue fonti, costituisce la prima regola e la metodologia della scienza. Essa ci preserva da un errore più grossolano: non solamente considerare che il metodo di ogni scienza è simile, ma soprattutto immaginare che la qualità di ogni scienza è equivalente. (…) Perciò, 1) la mescolanza di metodi di tutte le scienze (Einstein, Pavlov, Comte, Marx) e, 2) la riduzione della totalità della struttura eterogenea del sistema scientifico ad un solo piano, «a una sola superficie compatta ed omogenea», costituiscono gli errori principali del secondo procedimento di fusione dei sistemi. Ridurre la personalità alla ricchezza, alla probità, all’ostinazione e (ridurre) mille altre cose distinte ancora all’erotismo anale (Lurija) non è ancora il monismo; e tenuto conto della sua natura e del suo grado di affidabilità, confondere questa tesi con i principi del materialismo costituisce un grave errore. Il principio che deriva 72 Freud in Vygotskij da questa tesi, l’idea generale che la sottende, il suo significato metodologico, il metodo di ricerca che essa prescrive, sono profondamente conservatori. In psicanalisi, il carattere è incatenato all’erotismo infantile come un forzato alla sua cariola; la vita umana è, nella sua stessa essenza, predeterminata dai conflitti dell’infanzia, ed è l’intero superamento del complesso di Edipo, etc.; la cultura e la vita dell’umanità sono di nuovo strettamente avvicinati alla vita primitiva. Ora, la prima condizione indispensabile per l’analisi consiste nella capacità di distinguere il significato più immediatamente evidente di un fatto del suo vero significato. Non voglio assolutamente dire che tutto in psicanalisi contraddice il marxismo, voglio semplicemente dire che, in fondo, non tratto assolutamente questa questione. Indico solamente come si devono riunire due sistemi di idee (metodologicamente) e come non lo si deve fare (in maniera non critica). Nel caso dell’approccio non critico, ciascuno vede quel che vuol vedere, e non ciò che è: il marxista scopre nella psicanalisi un monismo, un materialismo, una dialettica che non vi si trovano; il fisiologista, come Lenz, pensa che «la psicanalisi è un sistema che è psicologico solo nel nome; infatti essa è oggettiva e psicologica». Quanto al metodologo Binswanger, sembra che sia il solo tra gli psicanalisti a notare, nel suo lavoro dedicato a Freud, che è precisamente ciò che c’è di psicologico nella sua concezione, cioè l’antifisiologico, che costituisce l’apporto di (questo autore) alla psichiatria. «Ma, egli aggiunge – questo sapere ancora non conosce sé stesso, cioè non ha alcun accesso ai suoi concetti di base, al suo proprio logos». Per questo è particolarmente difficile studiare un sapere che non ha ancora preso coscienza del suo proprio logos. Questo non implica assolutamente, di sicuro, che i marxisti non devono studiare l’inconscio perché le concezioni principali di Freud contraddicono il materialismo dialettico; al contrario, è proprio perché l’ambito elaborato dalla psicanalisi è stato affrontato con metodi inadeguati che bisogna conquistarlo per il marxismo, che bisogna studiare almeno una metodologia veridica. Perché altrimenti, se in psicanalisi tutto coincidesse con il marxismo, non ci sarebbe niente da cambiare, gli psicologia potrebbero svilupparla nella loro qualità di psicanalisti, e non in quanto marxisti. E per questa elaborazione conviene prima di tutto tener conto della natura metodologica di ogni idea, di ogni posizione. A questa condizione, le idee più metapsicologiche possono essere interessanti ed istruttive come per esempio la teoria di Freud sulla pulsione di morte. Nella prefazione che ho scritto per la traduzione del libro di Freud su 73 Alessandro Ghiro questo tema, ho tentato di dimostrare che, a dispetto della natura totalmente speculativa di questa posizione, (a dispetto del carattere poco convincente della sua puntellatura fattuale, la nevrosi traumatica nella ripetizione delle esperienze gradevoli nel gioco infantile), [a dispetto] del suo carattere paradossale fino alle vertigini e della contraddizione [che esso genera] con le idee generalmente ammesse in biologia, [a dispetto] del fatto che le sue conclusioni convergono chiaramente con la filosofia del nirvana, a dispetto di tutto ciò e a dispetto del carattere totalmente artificiale del concetto stesso, l’apparente costrutto di pulsione di morte corrisponde al bisogno della biologia contemporanea di mostrare l’idea di morte, come la matematica a suo tempo aveva avuto bisogno del concetto di numero negativo. Ho emesso la tesi che il concetto di vita ha raggiunto una grande chiarezza in biologia: la scienza l’ha padroneggiato, essa sa come operare con lui, come studiare e comprendere il vivente. Ma essa non ha saputo cosa fare col concetto di morte; al posto di questo concetto abbiamo avuto un vuoto, un buco spalancato. La morte non è compresa che come l’opposto contraddittorio della vita, come una non vita, insomma come un non essere. Ma la morte è un fatto, che ha anche il suo significato positivo; è un aspetto particolare dell’essere, e non solamente il non-essere, è un certo qualcosa, e non un niente totale. E la biologia non conosce questo senso positivo della morte. Infatti, la morte costituisce una legge universale del vivente. Non si può immaginare che questo fenomeno non sia assolutamente rappresentato nell’organismo, cioè nei processi di vita. E’ difficile credere che la morte non abbia un senso o che ne abbia solo uno negativo. Engels esprime un’opinione analoga. Egli si riferisce alla posizione di Hegel secondo la quale nessuna psicologia può essere scientifica se essa non considera la morte come un momento essenziale della vita, e se essa non comprende che la negazione della vita è per essenza contenuta nella vita stessa, così che la vita è sempre pensata in correlazione con il suo risultato necessario, la morte, costantemente incluso in essa allo stato embrionale. La comprensione dialettica della vita si riconduce precisamente a questo ‘Vivere è morire’. E’ proprio questa idea che ho difeso nella prefazione al libro di Freud: la necessità, per la biologia, di adottare un punto di vista fondamentale che permette di trattare il concetto di morte, e di designare, anche se solo per il momento con una ‘X’ algebrica o per ‘una attrattiva’ paradossale ‘per la morte’, questa entità ancora sconosciuta ma che esiste indubitabilmente, per la quale la tendenza alla morte è rappresentata nei 74 Freud in Vygotskij processi dell’organismo. Ciò malgrado, non ho affermato che la soluzione apportata da Freud a questa equazione costituisce una grande strada della scienza o una strada aperta per tutti, ma (che essa costituisce) un sentiero alpino sopra i precipizi, per quelli che non sono soggetti a vertigini. Ho dichiarato che la scienza aveva anche bisogno di questi libri; essi non scoprono la verità, ma ci informano sulla ricerca della verità, anche se essi non la hanno ancora scoperta. Ho anche dichiarato con grande fermezza in questa prefazione che l’importanza di questo libro non dipende dalla verifica empirica della sua validità: sul piano dei principi, pone la questione correttamente. E per porre tali questioni, dicevo, bisogna testimoniare di più la creatività per procedere, non importa in quale scienza, ad un’osservazione ordinaria in riferimento ad un modello stabilito. Il giudizio di uno dei critici di questo libro ha testimoniato una profonda incomprensione del problema metodologico implicato da questa valutazione, di un’intera fiducia nelle proprietà esteriori delle idee, di una paura ingenua e non critica della psicologia del pessimismo; egli ha deciso senza riflettere che poiché si tratta di Schopenhauer, deve trattarsi di pessimismo. Non ha capito che esistono dei problemi che non si possono affrontare volando, ma che bisogna affrontarli a piedi, zoppicando, e che in questo caso, zoppicare non è male, come lo dice apertamente Freud. Ora chi non vede qui che claudicazione è metodologicamente cieco. Non è affatto difficile mostrare che Hegel è un idealista; i passeri lo pigolano sui tetti; ma ci è voluto del genio per vedere in questo sistema un idealismo che è un materialismo che marcia sulla testa, cioè separare la verità metodologica (la dialettica) dalla menzogna effettiva e vedere che Hegel, zoppicando, camminava verso la verità. Questo non è che un esempio particolare della via che conduce alla padronanza delle idee scientifiche: bisogna elevarsi al di sopra del loro contenuto effettivo e testare la loro natura fondamentale. Ma per far ciò, bisogna avere un punto d’appoggio al di fuori di queste idee. Quando si tengono i piedi sul terreno di queste idee, quando si opera con i concetti contenuti grazie ad esse, è impossibile situarsi al di fuori di esse. Per gettare uno sguardo critico su un sistema estraneo, bisogna prima di tutto disporre di un proprio sistema psicologico di principi. Giudicare Freud alla luce dei principi ottenuti da Freud stesso significa giustificarlo in anticipo. E questo procedimento di assimilazione di idee estranee costituisce il terzo tipo di unificazione delle idee che affronteremo adesso. E’ di nuovo più semplice utilizzare un esempio particolare per scoprire 75 Alessandro Ghiro e analizzare le caratteristiche di (questo) nuovo approccio metodologico. Nel laboratorio di Pavlov, si è tentato di risolvere sperimentalmente il problema della trasformazione degli stimoli condizionali residuali e degli inibitori condizionali residuali in stimoli condizionali effettivi. Per questo, bisogna ‘espellere l’inibizione’ stabilita dal riflesso residuale. Come fare questo? Per arrivare a questo fine, Frolov (1926) ha fatto ricorso ad un’analogia con certe impostazioni della scuola di Freud. Distruggendo i complessi inibitori stabili, egli ha ricreato con precisione la situazione nella quale questi complessi erano stati formati prima. E l’esperimento ha avuto esito positivo. Io considero che l’impostazione metodologica che è alla base di questa esperienza costituisce un esempio di buon approccio della tesi di Freud e delle tesi estranee in generale. Cerchiamo di descrivere questa impostazione. In primo luogo, il problema è stato posto nel quadro delle ricerche proprie (di Frolov) sulla natura della inibizioni interna; il compito è stato costruito, formulato e interpretato alla luce dei suoi propri principi; il tema teorico di questo lavoro sperimentale così come il suo significato sono stati pensati nei concetti della scuola di Pavlov: sappiamo che è un riflesso residuale; sappiamo ugualmente che è un riflesso effettivo; trasformare l’uno e l’altro significa espellere l’inibizione, etc. cioè tutto il meccanismo di questo processo noi lo concepiamo in categoria totalmente definite ed omogenee. L’analogia con la catarsi non aveva che un valore euristico: essa ha accorciato il cammini della ricerca propria (di Frolov) e ha portato al fine per la via più corta. Ma essa non è stata utilizzata che a titolo di ipotesi, che è stato immediatamente verificato empiricamente. E dopo aver compiuto il proprio compito, l’autore è arrivato alla terza e ultima conclusione, a sapere che i fenomeni descritti da Freud possono essere convalidati sperimentalmente sugli animali e richiedono la messa in opera di un’analisi dettagliata, che utilizza i metodi dei riflessi condizionali di salivazione. Convalidare Freud tramite le idee di Pavlov non è esattamente la stessa cosa che convalidarle tramite le proprie idee; e questa convalida d’altronde è stata ottenuta non con l’analisi (teorica), ma con la sperimentazione. La cosa più importante è che l’autore, quando è stato confrontato nel corso delle sue ricerche a fenomeni analoghi a quelli descritti dalla scuola di Freud, non è mai passato in territorio estraneo, non si è mai fidato di dati estranei, ma li ha utilizzati per avanzare nella sua propria ricerca. La sua scoperta ha il suo senso, il suo valore. Il suo posto e il suo significato nel sistema di Pavlov, e non in quello di Freud. Al punto di intersezione dei due sistemi, al punto del loro incontro, i due cerchi si toccano, e uno dei loro 76 Freud in Vygotskij punti appartiene simultaneamente ai due sistemi, ma il suo posto, il suo senso e il suo valore sono determinati dalla sua posizione nel primo sistema. Grazie a questa ricerca è stata fatta una nuova scoperta, è stato ottenuto un fatto nuovo, è stata studiata una nuova idea, ma tutto questo nel quadro dello studio dei riflessi condizionati, e non in quello della psicanalisi. E, grazie a questa impostazione è sparita ogni convergenza ‘quasi miracolosa’! (…) Il più importante resta che la questione fondamentale non è stata affrontata: Lenz e Lurija assicurano a Freud che la psicanalisi è un sistema fisiologico; ora Freud stesso fa parte degli oppositori alla concezione fisiologica dell’inconscio. Dale ha assolutamente ragione di affermare che la questione della natura psicologica o fisiologica dell’inconscio è la questione primaria, la più importante di ogni problema. Prima di descrivere e classificare i fenomeni del subcosciente a fini psicologici, dobbiamo sapere se trattiamo questo facendo qualcosa di psicologico o di psichico; è indispensabile provare che l’inconscio è in fin dei conti una realtà psichica. In altre parole, prima che di risolvere il problema dell’inconscio in quanto questione psicologica, bisogna risolverlo in quanto questione della psicologia stessa.106 Pensiamo che il brano riportato possa essere uno dei dirimenti per definire l’atteggiamento di Vygotskij nei confronti de Freud. Siamo giunti al capitolo ottavo I metodi della psicologia. E’ evidente che se il tema che Lev Semënovič affronta è quello della psicologia e quindi del suo rapporto con l’inconscio, definire i metodi della stessa diventa essenziale. La metodologia, quindi, della scienza della psicologia. Ricerchiamo ancora Freud. La necessità di una elaborazione fondamentale dei concetti della scienza generale - questa algebra delle scienze particolari -, così come il ruolo che gioca quest’ultima riguardo le scienze particolari, si manifestano con ancora più chiarezza nel processo di rifarsi corpo teorico di altre scienze. Da una parte, può sembrare che in questo caso noi siamo nelle migliori condizioni di trasferire dei risultati di una scienza nel sistema di un’al106 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), pp. 133-153. 77 Alessandro Ghiro tra, nella misura in cui l’affidabilità, la chiarezza ed il livello di elaborazione fondamentale delle tesi o delle leggi prese in prestito sono generalmente molto più elevate che nei casi descritti (sopra). Possiamo per esempio introdurre nel sistema di spiegazione psicologica una legge stabilita in psicologia o in embriologia, un principio biologico, un’ipotesi anatomica, un esempio etnologico, una classificazione storica, etc. Indubbiamente, le tesi e le costruzioni sui fondamenti solidi sono metodologicamente elaborate in modo molto più preciso che le tesi di una scuola psicologica che, con l’aiuto di concetti recentemente creati e non ancora sistematizzati, tratta di campi completamente nuovi (come il fatto, per esempio, della scuola di Freud che non ha ancora preso coscienza di ciò che essa è). In questo caso, noi prendiamo a prestito un prodotto più elaborato, operiamo con unità meglio definite, più precise e più chiare; i rischi di errore si riducono e la probabilità di successo accresce.107 Ricordiamoci di Műnsterberg e della sua nota a proposito dell’ultima decimale fornita in risposta ad una domanda mal posta. In biologia, spiega l’autore, la legge biogenetica è una generalizzazione teorica di un insieme di fatti, ma la sua applicazione in psicologia dipende da una speculazione superficiale, esclusivamente basata su una analogia tra ambiti di fatti diversi. (La riflessologia non procede in questo modo? Senza ricerche proprie, attraverso una speculazione analogica, essa prende a prestito per le sue proprie costruzioni di modelli del vivente e della morte, - di Einstein e di Freud ). In seguito, il principio è applicato, non a titolo di ipotesi di lavoro, ma in quanto teoria compiuta, come se fosse stata scientificamente elaborata per il campo dei fatti concernenti, in qualità di principio esplicativo che coronano questa piramide di errori108 Nel capitolo nono troviamo il titolo Il linguaggio della psicologia ancora una volta viene citato Freud. Non possiamo fare a meno di notare che qui troviamo concetti che ritroveremo in Pensiero e linguaggio a ‘dimostrazione’, dell’unità dialettica del pensiero di Vygotskij e della sua permanenza. Riassumiamo. Abbiamo visto dappertutto che la parola, come il sole in 107 108 78 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 156. Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 157. Freud in Vygotskij una piccola goccia d’acqua, riflette integralmente i processi e le tendenze dello sviluppo della scienza. Una certa unità fondamentale del sapere scientifico sta emergendo, che va dai principi più elevati fino alla scelta della parola. Cosa garantisce questa unità di tutto il sistema scientifico, il suo scheletro metodologico fondamentale? Il ricercatore, nella misura in cui non è che un tecnico, un registratore o un esecutore, è sempre un filosofo che, durante la ricerca e la descrizione, pensa il fenomeno; ed il suo modo di pensare si fa sentire nelle parole che egli utilizza. E’ la più stretta disciplina di pensiero che è alla base della multa109 di Pavlov; è una disciplina di spirito simile al sistema monastico che fonda la comprensione religiosa del mondo che è alla base della comprensione scientifica dal mondo. Chiunque entri in un laboratorio con le sue proprie parole, sarà costretto a seguire l’esempio di Pavlov. La parola è la filosofia del fatto; può essere la sua mitologia o la sua teoria scientifica. Quando Lichtenberg affermava: «Es denkt sollte man sagen, so wie man sagt: es blitzt»,110 egli combatteva la mitologia nel linguaggio. E’ troppo dire cogito se si vuol dire ‘io penso’; il fisiologista sarebbe d’accordo nel dire ‘io trasmetto un’eccitazione al nervo’. Dire ‘io penso’ o ‘questo mi viene dallo spirito’ significa che ci convocano due categorie opposte del pensiero: tutta la teoria delle attitudini mentali di Binet esige la prima espressione; la teoria di Freud, la seconda; mentre la teoria di Kulpe (esige) talvolta l’una, talvolta l’altra. Höffding (1900) cita con simpatia il fisiologista Foster che dice delle impressioni di un animale privato di uno degli emisferi cerebrali, che dobbiamo sia «chiamarle sensazioni, sia dobbiamo inventare per esse una parola completamente nuova», perché siamo caduti su una nuova categoria di fatti e dobbiamo scegliere la maniera di pensarla: secondo la vecchia categoria o in modo nuovo.111 Siano giunti al capitolo tredicesimo: I compiti di una psicologia materialista e... ancora ritroviamo le emozioni, il loro ruolo già richia- 109 La multa: si riferisce al fatto che Pavlov multava i suoi studenti e collaboratori, se durante gli esperimenti usavano linguaggi psicologici come: il cane pensa e non invece linguaggi descrittivi che permettessero di comprendere cosa succedesse ‘nel cervellofisiologicamente’ quando essi stavano pensando il concetto che, il cane pensa. -n.d.r.-. 110 «Si pensa si debba dire, così come si dice: si illumina». (Noi diremmo che ‘si accende una lampadina’ - n.d.r. -. 111 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), pp. 195-196. 79 mate in Psicologia dell’arte. Il metodo oggettivo-analitico si rivela molto vicino alla sperimentazione: il suo significato va ben al di là del suo campo di osservazione. Evidentemente, anche il principio dell’arte ci evoca una reazione che in realtà non si manifesta mai sotto una forma pura, ma sempre con il suo ‘coefficiente di specificazione’. Trovare le frontiere effettive, i gradi e le forme di applicabilità di un principio è fare delle ricerche empiriche. Sta alla storia mostrare quali sentimenti - in quali epoche e attraverso quali forme - sono andati in disuso in arte; il mio campito era mostrare come questo si produce in generale. E questo costituisce la posizione metodologica generale della teoria dell’arte contemporanea: essa studia l’essenza della reazione, sapendo che questa non si manifesta mai sotto una forma pura; ma questo tipo, questa norma, questo limite sono sempre implicati in una reazione concreta e determinano il suo carattere specifico. E’ così che non c’è mai una reazione puramente estetica nell’arte: infatti, la reazione è sempre combinata alle forme ideologiche le più complesse e le più diverse (la morale, la politica, etc.). Molti pensano anche che gli elementi estetici non sono più essenziali all’arte che la civetteria alla riproduzione della specie: è una facciata, una ‘Vorlust’, una lusinga, ma il senso dell’atto è altrove (cf. Freud e la sua scuola).112 Più avanti sullo stesso capitolo viene richiamato Freud. Le due tendenze - quella della filosofia e quella della scienza particolare - conducono nello stesso modo alla metodologia, alla scienza generale. Ma questa idea di scala, l’idea di scienza generale, oggi è ancora estranea alla ‘psicologia marxista’, e ed è questo il suo punto debole. Questa ultima tenta di trovare una misura diretta degli elementi psicologici delle reazioni - nei principi universali: la legge del passaggio dalla quantità alla qualità; «l’oblio delle sfumature del grigio» per Lehmann; il passaggio dalla parsimonia all’avarizia; la triade di Hegel e la psicologia di Freud.113 Siamo giunti all’ultimo capito de Il significato storico della crisi 112 113 80 Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 264. Nostra traduzione: Vygotskij (1999), pp. 282-283. Freud in Vygotskij della psicologia; il capitolo quattordicesimo dal titolo Quale nome per la nostra scienza? Ritroviamo per l’ultima volta Freud. Vygotskij dice: Mi ricordo di essere stato estremamente sorpreso quando mi sono reso conto di questo nel corso di una discussione innocente. Sono stato interpellato da uno psicologo dei più famosi114 in questo modo: «Quale genere di psicologia praticate in Russia? Il fatto che siete marxisti non ci dice ancora che tipo di psicologi voi siete. Conoscendo la popolarità di Freud in Russia, ho pensato dapprima agli adleriani: dopo tutto anche loro sono marxisti, ma avete una psicologia totalmente differente. Noi siamo anche socialdemocratici e marxisti, ma siamo ugualmente darwinisti e inoltre copernicani». Una considerazione, decisiva ai miei occhi, mi persuase che aveva ragione. Dopo tutto non definiamo la nostra biologia ‘darwiniana’. Questo è in qualche modo incluso nel concetto stesso di scienza, che implica l’adesione alle concezioni più importanti. Uno storico marxista non sceglierebbe mai un titolo tipo ‘Storia marxista della Russia’. Considererebbe questo evidente in sé ‘marxista’ è per lui sinonimo di ‘veritiero’, ‘scientifico’; egli non riconosce nessuna altra storia che marxista. E per noi, deve essere lo stesso: la nostra scienza diventerà marxista nella misura in cui essa diventerà veritiera, scientifica; e giustamente lavoreremo alla sua trasformazione in scienza veritiera, e non alla sua concordanza con la teoria di Marx.115 114 115 Nella nota al testo si ipotizza essere Koffka o Lewin. - n.d.r. -. Nostra traduzione: Vygotskij (1999), p. 264. 81 Il consolidarsi della psicologia di Vygotskij, Le funzioni psichiche superiori. Le critiche. (1927-1931) Possiamo idealmente aprire questo capitolo con la stesura del Il significato storico della crisi della psicologia e chiuderlo con quella di Storia delle funzioni psichiche superiori, due capisaldi della riflessione epistemologico-storica di Vygotskij. E’ un periodo intenso per il lavoro di Lev Semënovič pieno di soddisfazioni ma anche con la presenza delle prime critiche e amarezze. La figlia ci ricorda che, dal 1927 in poi, la vita di Vygotskij non si può dire sia stata riempita di eventi esterni, tutti i suoi viaggi sono stati limitati al triangolo Mosca, Leningrado, Charkov. Unica eccezione un lungo viaggio a Taškent nel 1929. Fu impegnato intensamente in numerosi istituti di insegnamento superiore, fece il suo lavoro teorico e di ricerca, raccolse intorno a sé scienziati neofiti ai quali trasferì le sue conoscente e tuttavia scrisse in quantità enorme. L’obiettivo di Vygotskij si volgeva verso la prospettiva dello sviluppo storico della mente con la ricerca sulla natura sociale di quelle che sono le caratteristiche specificatamente umane: le funzioni mentali superiori. Tentò di comprendere la relazione tra il sociale (culturale, superiore) e biologico (naturale, più basso) nello sviluppo della mente umana. Questo obiettivo ha inoltre sostanziato le opere principali di Lev Semënovič in questi anni (Il problema dello sviluppo culturale dei bambini, Il metodo strumentale in psicologia, Strumento e segno nello sviluppo dei bambini, Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, Pensiero e linguaggio). Trovò in questo l’aiuto dei lavori dei sui colleghi A. N. Leont’ev lavorò sul problema della memoria; L. S. Sacharov sul problema della formazione dei concetti; e A. R. Lurija sullo studio delle emozioni. In questo periodo, tramite Lurija furono coinvolti nelle sue ricerche gli studenti più attivi nella Seconda Università Statale di Mosca: essi includevano A. V. Zaporožec, L. I. Boskovič, R. E. Levina, N. G. Morozova e L. S. Slavina. Il loro compito era di ricercare sui temi fondamentale del piano di lavoro di Lev Semënovič: ‘Padronanza dei movimenti’ (A. V. Zaporožec), ‘Il ruolo delle operazioni di segno e segnale in una risposta da scegliere’ (N. G. Morozova), ‘Il ruolo di pianificazione del discorso’ (R. E. Levina), ‘Lo sviluppo dell’imitazione nel bambino’ (L. I. 82 Freud in Vygotskij Boskovič e L. S. Slavina) Queste persone sono quelle poi conosciute come ‘i cinque’, ciascuno dei quali era destinato diventare un noto scienziato.116. Fu un periodo estremamente proficuo, ricco di scritti, nuove idee, esperienze del suo immergersi nella difettologia117. Rintracciare Freud non è cosa semplice. Ci siamo fatti l’idea che quanto più Vygotskij approfondisce la parte, passateci il termine, ‘cognitiva’ del cervello (funzioni superiori, funzionamento dello stesso, plasticità ecc.), tanto più Freud è assente o rimane nello sfondo teorico. Quando invece Vygotskij affronta la vita affettiva, le emozioni, e i temi teorici generali, Freud riappare. Può essere una visione schematica ma questo ci sembra. Riportiamo come documentazione i libri, in italiano, che contengono le opere di Vygotsskij relative al periodo 1927/31. Molti articoli interessanti e concreti (non solo di questi anni) sui lavori di Vygotskij con i bambini e in generale con le diversità e la pedologia, sono raccolti in Fondamenti di Difettologia118, Strumento e segno nello sviluppo del bambino119, La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino120, Lo sviluppo delle forme superiori dell’attenzione nell’età infantile121, Il processo cognitivo122, Storia delle funzioni psichiche superiori123. Notizie tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 77-78. Vygotskij (1986), p. 310. «I primi lavori pubblicati da Vygotskij sulla difettologia risalgono al 1924, quando egli mise insieme le ricerche scientifiche dell’Istituto di Psicologia con il lavoro del Narkompros (Ufficio della Istruzione Popolare), nella sottosezione per l’educazione dei bambini deficitari. Le ricerche di difettologia s’inseriscono ampiamente nella sfera della sua attività scientifica. Nell’anno dal1925 al1926, Vygotskij organizzò un laboratorio di psicologia sulle anomalie infantili a Mosca (in via Pogodin, 8), dove allora si trovava il Centro Medico-pedagogico del Narkompros della Repubblica russa sovietica, che venne patrocinato nel 1929 dall’Istituto di Difettologia Sperimentale del Narkompros (ora Istituto Scientifico di Ricerca Difettologica dell’Accademia delle Scienze Pedagogiche dell’URSS). Negli ultimi anni della sua vita, Vygotskij fu il direttore scientifico di questo istituto.» 118 Vygotskij (1986). 119 Vygotskij, Lurija (1977). 120 Vygotskij, Lurija (1978). 121 In: Vygotskij (1975). 122 Vygotskij (1978). 123 Vygotskij (1974). 116 117 83 Alessandro Ghiro La dinamica del carattere nell’età evolutiva124 (1927) La nostra ricerca, riparte non senza qualche difficoltà e con la necessità a volte di ampliarla verso i termini la psicoanalisi o inconscio. Il Freud che troviamo in La dinamica del carattere nell’età evolutiva, è un Freud presente con le tematiche dei Tre saggi sulla teoria sessuale anche se nel testo non viene indicata la bibliografia di riferimento. S. Freud ha avanzato la nota tesi della triade caratterologica (accuratezza, avarizia, ostinazione) e del suo rapporto con l’erotismo anale. Oppure un’altra tesi: «I soggetti che soffrono d’incontinenza urinaria si distinguono per la loro smisurata e ardente ambizione» «La necessità interiore di una simile relazione di fenomeni» non è affatto chiara e comprensibile neanche per l’autore stesso di questa teoria. Abbiamo il diritto di chiederci quale significato per la vita futura possono avere questi tratti caratteriali. Che relazione c’è fra questa triade e l’erotismo anale? Perché per tutta la vita il comportamento è determinato da questo tratto, che cosa lo aiuta a non atrofizzarsi, dì che cosa si nutre? Qual è il suo ruolo nel sistema delle funzioni psicologiche della personalità? Viceversa succede, se ci viene dimostrato come dall’insufficienza della funzione uditiva (udito ridotto) nel bambino si sviluppa, per mezzo di formazioni e compensazioni reattive una sensibilità, una diffidenza, un’agitazione, una curiosità, ecc. accentuate, funzioni che tendono a compensare il deficit, a creare su di esso una sovrastruttura psicologica di difesa, per noi la logica del carattere, la sua regolarità socio-psicologica diventano sensate e comprensibili. Per Freud, nelle particolarità del carattere si celano le inclinazioni primarie che prolungano immancabilmente la propria esistenza, il carattere è radicato nel passato remoto. Per Adler il carattere è l’aspetto della personalità che è rivolto verso il futuro. Come nell’interpretazione dei sogni Freud parte dai residui del giorno precedente e dalle remote esperienze dell’infanzia e Adler dal fatto che il sogno è una ricognizione bellica, un sondaggio nel futuro, una preparazione alle azioni future nello stesso modo, nella teoria della struttura della personalità, del carattere, la nuova teoria introduce una prospettiva futura di estremo valore per lo psicologo. Essa ci libera dal potere delle teorie conservatrici, arretrate. In effetti, per Freud l’uomo è incatenato al proprio passa124 84 Vygotskij (1986). Freud in Vygotskij to, come il forzato ai ferri. Tutta la vita è determinata nella prima infanzia da combinazioni elementari e si riduce alla pura eliminazione dei conflitti infantili, che costituiscono l’asse e il perno di tutta la vita. Nella nuova teoria, la, rivoluzionaria prospettiva del futuro permette di conoscere lo sviluppo e la vita della personalità come un processo unico, che tende in avanti e con necessità oggettiva è indirizzato verso il punto finale indicato dalle esigenze dell’essere sociale. La prospettiva psicologica del futuro è anche una possibilità teorica di educazione. Il bambino per la sua natura rivela sempre una insufficienza rispetto alla società degli adulti; la sua posizione fin dall’inizio gli dà il motivo per sviluppare in lui dei sentimenti di debolezza, d’insicurezza e di difficoltà. Il bambino resta per lunghi anni incapace di un’esistenza autonoma e in questa incapacità, in questo disagio dell’infanzia sta la radice dello sviluppo. L’infanzia è il periodo dell’insufficienza e della compensazione per eccellenza, cioè della conquista di una posizione in relazione all’insieme sociale. Nel processo di questa conquista l’uomo, come biotipo determinato, si trasforma in uomo come sociotipo, l’organismo animale diventa una personalità umana. La conquista sociale di questo processo naturale si chiama educazione. Essa non sarebbe possibile se nello stesso processo naturale dello sviluppo e della formazione del bambino non fosse insita la prospettiva del futuro, determinata dalle esigenze dell’essere sociale. La stessa possibilità di un obbiettivo unico nell’educazione, il suo orientamento verso il futuro testimoniano della presenza di questo obbiettivo nel processo dello sviluppo, al cui possesso mira l’educazione. In sostanza questo significa solo una cosa: lo sviluppo e la formazione del bambino sono un processo socialmente guidato.125 E’ un passo di notevole interesse dove ancora una volta il saper cogliere, da parte di Vygotskij, le diverse positività contenute nei singoli autori, lo porta ad una sintesi più generale, sintesi che ancora non appare completamente ma che appunto è in itinere e che maturerà, per quanto potrà, nei successivi, purtroppo, brevi anni. Un esempio di questo intrecciarsi di piani diversi, intesi come apporti di vari studiosi, lo troviamo nei prossimi brani, dove, la nostra ricerca di Freud, non avviene attraverso il nome, mai richiamato nel volume in oggetto, ma attraverso il concetto di inconscio nel quale, appunto, possiamo ritrovare ‘tranquillamente’ Freud e quella visione per cui sembre125 Vygotskij (1986), pp. 272-273. 85 Alessandro Ghiro rebbe che : «In effetti, per Freud l’uomo è incatenato al proprio passato, come il forzato ai ferri», ma che, praticamente, pone problemi di reali processi in movimento. Strumento e segno nello sviluppo del bambino126 (1928-1929) Ancora un libro scritto a due mani, dove però, maggiore sembra essere la presenza del pensiero in evoluzione di Vygotskij. Negli esperimenti relativi allo studio della motricità legata ai processi affettivi interni abbiamo dimostrato che la reazione motoria è così fusa ed è una parte così inseparabile del processo affettivo che può servire da specchio riflettente in cui leggere letteralmente la struttura del processo affettivo, celata all’osservazione diretta. Proprio questo fatto di fondamentale importanza ci permette di trarre dalla riflessione motoria involontaria correlata un ottimo mezzo sintomatologico per constatare oggettivamente sia i vissuti segreti del soggetto (esperimenti sull’esame diagnostico del crimine)127, sia i suoi complessi segreti e repressi (suggestione post-ipnotica, tracce affettive inconsce, ecc.). Come indicano le ricerche genetico-sperimentali, la relazione naturale primaria tra percezione e movimento, la loro inclusione in un unico sistema psicologico, si disintegra nel processo dello sviluppo culturale ed è sostituita da relazioni di struttura completamente diversa, a cominciare da quando la parola o qualsiasi altro segno sono introdotti tra le tappe iniziali e conclusive di questo processo e tutta l’operazione acquista un carattere indiretto e privo di mediazioni, proprio per questa sorte delle strutture psicologiche e per l’eliminazione della relazione primaria tra percezione e movimento. Eliminazione che si verifica sulla base dell’introduzione nella struttura psicologica di nuovi, in termini funzionali, stimolo-segno, diviene allora possibile il superamento delle forme primitive di comportamento, cioè la condizione necessaria per lo sviluppo di tutte le funzioni psichiche superiori specificatamente umane.128 Vygotskij L. S. Lurija A. R. (1977). Studi sul crimine e sulle risposte emotive erano già stati condotti da Lurija prima della conoscenza di Vygotskij e diedero ita al libro The Nature of Human Conflicts, tradotto negli stati uniti nel 1932. Lurija (1987), p. 33. 128 Vygotskij, Lurija (1977), p. 52. 126 127 86 Freud in Vygotskij Ci troviamo di fronte ad un linguaggio diverso, a ipotesi diverse e ad analisi diverse, ma quel ‘retrogusto’ di psicanalisi rimane. L’esperimento è l’unica via attraverso la quale possiamo penetrare in modo sufficientemente approfondito nelle leggi dei processi superiori; proprio attraverso l’sperimento possiamo suscitare, in un processo creato artificialmente, i più complessi cambiamenti distanti nel tempo, spesso rimasti latenti per anni, che nella genesi normale del bambino non sono mai osservabili in tutta la loro reale totalità, possono essere immediatamente colti con un’unica occhiata e correlati l’uno con l’altro. Il ricercatore, che cerca di comprendere le leggi dell’insieme e desidera penetrare nelle manifestazioni esterne per arrivare al legame causale genetico di questi momenti, deve ricorrere ad una forma peculiare di esperimento, la cui metodologia sarà esaminata più avanti, e che consiste essenzialmente nella creazione di processi che svelino il decorso reale dello sviluppo delle funzioni che interessano. La ricerca genetico-sperimentale ci dà la possibilità di studiare il problema sotto tre aspetti interconnessi: descriveremo la struttura, l’origine e il destino futuro delle operazioni segniche nel bambino, portandoci vicino alla comprensione della sostanza interna dei processi psichici superiori.129 La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino. Studi sulla storia del comportamento.130 (1930) Riportiamo alcuni passi non perché in essi sia citato Freud ma per due ragioni: la prima è che con questo testo si palesano per iscritto le critiche alla così detta teoria storico culturale, la seconda è che Freud lo ritroviamo citato nel contesto di questo lavoro. Il libro esce nel 1930 ed è scritto in parte da Vygotskij, sembra primo e secondo capitolo, e in parte dal Lurija, il terzo capitolo. Ancora una volta vedremo che i due ‘amici’ proprio tali non siano nel loro pensiero psicologico. Partiamo dalle critiche che si mossero contro questo scritto. Scrive 129 130 Vygotskij, Lurija (1977), pp. 73-74. Vygotskij, Lurija (1978). 87 Alessandro Ghiro la figlia che queste derivarono da varie opere di carattere tendenzioso contro la teoria storico-culturale. Una di queste fu l’articolo di P.I. Razmyslov. Per documentarlo ne proponiamo alcuni passi: La teoria storico culturale della psicologia non è stata ancora ben costruita, ma è già stata in grado di fare del male alla parte psicologica sul fronte teorico, nasconde senza difficoltà la sua pseudo-scientificità e gli aspetti anti-Marxisti con le citazioni dalle opere dei fondatori del Marxismo. Questa teoria è militante nel senso che cerca un posto per se stessa nella pratica pedagogica. Ovunque, dove si poteva, a nostro avviso, si parla sulla classe e l’ambiente produttivo del bambino, sull’influenza della scuola sulle brigate dei Pionieri e sul movimento Komsomol come se i bambini fossero condotti sotto l’influenza del partito e del proletariato, circa il fatto che le categorie di pensiero riflettono e riassumono la pratica sociale industriale, e che sono fasi nella comprensione del mondo, Vygotskij parla semplicemente d’influenza del collettivo, senza rivelare di quale collettivo sta parlando, e che cosa egli intenda per collettivo. Invece di esplorare la forma dei processi di obsolescenza del pensiero egocentrico nel bambino in condizioni di dittatura del proletariato e nella costruzione del socialismo, Vygotskij e Lurija nei loro saggi, derivano questo egocentrismo non dall’ambiente sociale del bambino, ma dalla sua natura biologica… Vygotskij e Lurija sono molto vanagloriosi del fatto che stanno sviluppando il problema del pensiero nel suo divenire. (…) A quale conclusione dobbiamo arrivare? Senza dubbio, Vygotskij e Lurija appaiono oggettivamente come guide di un’influenza borghese sul proletariato. Non conoscendo il marxismo non hanno imparato il metodo del materialismo dialettico, sono stati costantemente affascinati da una o l’altra tendenza ‘popolare’ psicologica borghese, distorcendo e mistificando le posizioni del marxismo.131 Critiche pesanti, allora si sarebbero dette infamanti, di carattere politico concreto. Li si accusa di essere contro il comunismo e quindi contro il partito anche se non era espresso con le parole ma, a quei tempi. era già sufficiente per dover temere. Naturalmente basta leggere una sola pagina di Vygotskij per capire che non è vero, ma questo era il clima che si andava instaurando anche se Vygotskij rappresentava pur 131 Nostra 88 traduzione: Vygodskaja, Lifanova (1999), pp. 80-81 Freud in Vygotskij sempre un tecnico qualificato e di riferimento almeno per una parte del partito. E, forse, proprio qui stava il problema. Riportiamo ora brani della puntuale risposta che Vygotskij aveva preparato alle critiche che gli venivano mosse su La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino.. Le riportiamo perché ci danno un quadro preciso della riflessione e degli sviluppi che Lev Semënovič stava dando in quel periodo al suo pensiero. Sono di estrema importanza, scrive la figlia: In disaccordo con una serie di accuse e denunce contro il libro Saggi sulla storia del comportamento, Vygotskij a quanto pare si era preparato a rispondere ai suoi critici. Ci sono delle note scritte nel suo archivio nelle quali, in forma astratta, confuta le affermazioni errate del recensore. La note sono intitolate «Distorsioni nella revisione» organizzate come segue: primo, Lev Semënovič cita il commento della critica, e quindi, sulla riga successiva, da la sua risposta. Ecco alcuni dei punti del manoscritto 2) «I primitivi… Inoltre, non sono ancora una persona». Nel libro, al contrario: «Il primitivo è un essere umano in piena misura». 5) «Nei primitivi (tutto è debole): anche la memoria è debole, ecc.». Nel libro al contrario «L’eccezionale memoria naturale del primitivo». 6) «Ci sono molti stadi ancora davanti al primitivo prima che diventi una persona reale.» Nel libro al contrario non c’è nulla del genere. 7) L’accusa di biogenetica. Nel libro: «Un bambino è qualitativamente diverso da un adulto» C’è qualche biogeneticismo qui? C’è solo un riferimento all’unicità qualitativa del bambino. 9) «Il fatto che il pensiero del bambino sia unico supporta l’idea, che ci sia un’analogia anche il bambino è un primitivo.» Dove si trova questo? Nel testo c’è un riferimento alla concretezza del pensiero dei bambini. 10) citazione dal libro «Il bambino è in una fase di profondo ritardo intellettuale.» Dal testo è chiaro che stiamo parlando del protocollo di un esperimento con un bambino ritardato (Bogen esperimento sulla 89 Alessandro Ghiro mente debole). Il recensore semplicemente non sa di cosa parla. 11) «quando il bambino lascia lo stadio del primate, si passa alla fase del primitivo.» Dove è questo? E’ una semplice invenzione del recensore. A pagina 166 non c’è niente del genere! 13) Il riferimento agli stadi è completamente confuso da parte del recensore. Camminare non è uno stadio, ma un semplice esempio dello sviluppo naturale che non ha niente a che fare con lo sviluppo culturale. 14) «il prossimo stadio dello sviluppo infantile è l’uomo primitivo.» L’autore non ha capito. Il libro parla della primitiva natura del comportamento, in nessun luogo esiste una dichiarazione da cui risulti che «il primitivo non è un essere umano.» Questa è una semplice mistificazione del recensore. 16) «Arretratezza culturale non è l’insufficienza biologica come l’autore pensa.» Nel libro è affermato esattamente il contrario e in tutto il libro. Riassumendo questi commenti, prepara una risposta al recensore, Lev Semënovič sintetizza: Lo sviluppo storico è un tipo differente di sviluppo dallo sviluppo biologico. L’uomo primitivo è al minimo dello sviluppo culturale. Questa è una convenzione. Uomo primitivo in senso stretto non esiste. Uomo primitivo è lo stadio più basso e il punto di partenza dello sviluppo storico. Il biologicamente primitivo non è inferiore (talvolta è superiore) all’uomo culturale (a riguardo delle funzioni naturali). Non vi sono differenze tra uomo primitivo e uomo culturale in termini di funzioni organiche. L’uomo primitivo è un essere umano in piena misura. Lo sviluppo umano è, fin dall’inizio, uno sviluppo sociale. Non vi è un rifermento al ‘parallelismo’ tra lo storico e il biologico in questo libro, vi è una dichiarazione sul fatto che i due processi non coincidono.132 132 Nostra 90 traduzione di brani tratti da: Vygodskaja, Lifanova (1999), n.3, pp. 3-4-5. Freud in Vygotskij Le posizioni di Vygotskij sono chiare, illuminanti ancora oggi, pur tuttavia egli non era soddisfatto del libro. Troviamo questo suo stato in una lettera che invia in quel periodo a Leont’ev dove mette in risalto alcuni limiti teorici di fondo della pubblicazione che, ricordiamo, è stata scritta a due mani con Lurija. E’ in questa lettera che ritroviamo Freud. Ancora una volta la figura del vecchio viennese è considerata a parte, protetta, da un giudizio più generale sulla psicoanalisi e i suoi intellettuali. La critica poi è chiara verso altre correnti della psicologia così come Vygotskij sempre farà, utilizzandone al contempo gli elementi innovativi ma non cedendo nulla sul piano ideologico. La lettera a Leont’ev porta la data del 23 giugno 1929 Caro Aleksej Nicolaevič, grazie per la lettera. Con tutto il cuore condivido i tuoi sentimenti. C’è qualche vantaggio ad una situazione in cui la P[sicologia] S[trumentale]133 finisce nella categoria delle ricerche disinteressate. In particolare, non posso dire mai abbastanza di come apprezzi altamente (in termini anche etici) il pensiero che l’idea deve essere la più pura e rigorosa possibile. Questo è il nostro compito principale per la lotta contro le idee confuse e ciò che può farci comodo. Ho modificato la s[econda] parte della ‘scimmia’.134 Ahimè! Il primo capitolo135 è scritto interamente in base ai Freudisti (e non secondo Freud, ma secondo V. F. Schmidt (i suoi materiali), M. Klein e altre stelle di seconda grandezza); così l’impenetrabile Piaget si è trasformato in un assoluto oltre ogni misura; strumento e segno sono ancor più mescolati insieme. Questo non è una colpa personale di A. R. [Lurija], ma del nostro pensiero di un’intera epoca. Dobbiamo porre inesorabilmente fine a questo. Cose che, dal nostro punto di vista, non sono ancora chiare in termini di come dovrebbero essere perfezionate per diventare una parte organica della nostra teoria non dovrebbero essere incluse a tutti i costi nel sistema. Cerchiamo di ricordarcelo. Ci sia il più rigoroso, regime monastico del pensiero; isolamento ideologico, se necessario. E dobbiamo chiedere lo stesso agli altri. Cerchiamo di spiegare che studiare psicologia culturale non è uno scherzo, non qualcosa da fare nei Così nel testo - n.d.r.-. Il riferimento è al manoscritto del libro che stava scrivendo con Lurija. 135 Nella prefazione degli Studi sulla storia del comportamento si afferma che i capitoli 1 e 2 sono stati scritti da Vygotskij e il capitolo 3 da Lurija. Si può presumere che l’originale ordine delle parti nel libro erano diverse. (nota nel testo) 133 134 91 Alessandro Ghiro giorni dispari o tra le altre cose, e non vi sono motivi per cui ogni nuova persona faccia le sue congetture. Allo stesso modo deve essere il programma organizzativo esterno. Dobbiamo affrontare le cose in modo che gli errori dell’articolo della ‘scimmia’, di A. R. [Lurija], del parallelismo di Zankov, siano impossibili. Sarò felice se siamo in grado di ottenere la massima chiarezza e precisione in questa materia. Conto saldamente sulla vostra iniziativa e sul vostro ruolo per evitare questo.136 Una considerazione generale ci viene da fare e cioè, che si individua, già allora, la teoria di Vygotskij come storico culturale, quando lo stesso Vygotskij non l’ha ancora ben definita e mette in guardia da qualsiasi pressapochismo: «studiare psicologia culturale non è uno scherzo». Troviamo l’eco di queste problematiche anche in un’altra lettera sempre inviata e Leont’ev il 15 aprile del 1929, quando Vygotskij si trovava a Taskent per delle lezioni all’Università dall’Asia Centrale. Caro Aleksej Nikolaevic, la ringrazio molto per la lettera. Primo e più importante, dobbiamo conquistare la percezione; dobbiamo concettualizzare e cogliere la natura della percezione degli uomini colti; di caparbia volontà di percezione (confrontare con l’eccellente articolo Jaensch sul perché i verbi di vedere, di sentire, e gli altri sono seguiti dal caso accusativo, cioè come con verbi di moto). Per la maggior parte, ciò che scrivi su di essa è corretto, ma le 1.001 domande e la mancanza di chiarezza ancora prevalgono a questo proposito, anche se questo è fondamentalmente ed è ciò che dovremo chiarire teoricamente e euristicamente entro l’estate. La cosa più importante che dobbiamo ancora fare è che non vi è ancora connessione; l’integrazione delle funzioni in senso culturale non è la stessa che in senso naturale: attenzione + ricordo + percezione, e così via. Il percorso stesso, ripeto, è corretto, e l’idea è corretta, sia in teoria che in pratica: sia nel senso della Montessori o nella cultura del S[enso] M[otorio Sistema] o nel senso proprio della parola (c-u-l-t-u-r-a).137 Più avanti la lettera dopo una serie di osservazioni critiche continua: La cosa più importante, voglio convocare una ‘conferenza’ in primave- 136 137 92 Nostra traduzione: Vygotskij (2007), pp. 25-26. Nostra traduzione: Vygotskij (2007), p. 22. Freud in Vygotskij ra o l’estate di persone che lavorano con il metodo strumentale.138 Ho scritto a A. R. [Luria] in modo più dettagliato, e vi chiedo di leggere anche voi e discutere con lui prima che io arrivi. Voglio organizzazione e chiarezza (a) nelle questioni di organizzazione, (b) nelle questioni di principio, e (c) nelle questioni programmatiche. Il paradosso della nostra situazione è che i temi che, in termini di portata e di contenuto, hanno bisogno di un istituto, siano studiati da una ristretta cerchia.139 Come si può vedere in quel periodo, almeno ci sembra, si era ben lontani dalla definire un teoria specifica eppure la si chiamava già ‘storico-culturale’, pur tuttavia ciò non era nei fatti: «studiare psicologia culturale non è uno scherzo», per quanto riguarda la percezione, che sappiamo sarà punto cardine per le funzioni psichiche superiori e per la formazione della coscienza. Psichismo, coscienza. inconscio. (1930)140 La data di redazione di questo articolo non è conosciuta. E’ stato pubblicato per la prima volta nel 1930 nella raccolta Elementi di psicologia generale, Mosca.141 E’ un articolo che sembra riprendere, sistematizzando ulteriormente attorno al concetto di inconscio, alcune idee già espressi nel Significato storico della crisi della psicologia. Riportiamo l’inizio del capitolo. Le tre parole messe nel titolo del nostro lavoro - psichismo, coscienza, inconscio – non indicano solamente tre questioni psicologiche fondamentali e centrali, ma sono a livello molto più alto delle questioni metodologiche, cioè delle questioni che toccano dei principi di costituzione della scienza psicologica stessa. È ciò che ha in modo eccellente espres- 138 Conferenza ‘sul metodo strumentale?: uno delle cosiddette conferenze interne che si è regolarmente tenuta dal gruppo di Vygotskij. Probabilmente si riferisce alla conferenza tenuta presso l’Accademia per l’Educazione Comunista N.K. Krupskaja, nel 1930. La relazione è contenuta in Vygotskij (1975), pp. 227-233. (n.d.r.) 139 Vygotskij (2007), p. 23. 140 Vygotskij (2003). pp. 95-122. 141 Vygotskij (2003). p. 95. 93 Alessandro Ghiro so Theodor Lipps nella sua definizione del problema del subconscio: il subconscio non è una questione psicologica ma la questione della psicologia stessa. Harald Hőffding aveva in mente la stessa idea quando attribuiva all’introduzione del concetto di inconscio in psicologia la stessa portata che a quella del concetto di energia potenziale in fisica. È solamente con l’introduzione di questo concetto che la psicologia diventa possibile in modo generale in quanto scienza indipendente, capace di riunire e coordinare i fatti dell’esperienza in un sistema sottomesso a delle leggi particolari. H. Műnsterberg, riflettendo sulla stessa questione, stabilisce una analogia tra il problema dell’inconscio in psicologia e il problema dell’esistenza di una coscienza negli animali. Sulla base delle sole osservazioni, egli dice, non si può decidere quali delle differenti interpretazioni di questi problemi è giusta. Dobbiamo prendere una decisione prima di metterci allo studio dei fatti.142 Questo è il livello e il tono dell’articolo nel quale andiamo alla ricerca di Freud. L’articolo non ha paragrafi o discontinuità di nessun tipo. Ecco il primo riferimento. Così la psicologia in quanto scienza particolare resta possibile. Ma questo tentativo è piuttosto ambiguo perché esso comporta due tendenze in fondo eterogenee. Spranger dice a giusto titolo che Freud, principale rappresentante di questa teoria, parte implicitamente dallo stesso principio della psicologia comprensiva: nel campo della psicologia bisogna organizzare il processo di cognizione di funzione puramente psicologica, sempre che sia possibile. Anche se delle incursioni premature o fortuite nel campo dell’anatomico e dello psichico possono far scoprire dei legami psicofisici che siano dei fatti, essi non ci aiuteranno in nessun modo a comprendere cosa sono. Il tentativo di Freud consiste nella tendenza a prolungare nel campo dell’inconscio i legami e dipendenze chiaramente afferrate dei fenomeni psichici, a supporre che dietro i fenomeni coscienti ci sono degli inconsci che li condizionano e che possono essere ricostituiti dall’analisi delle tracce e dall’interpretazioni delle loro manifestazioni. Ma lo stesso Spranger fa a Freud un severo rimprovero: egli rileva nella sua teoria un errore teorico particolare. Se in Freud, egli dice, il materialismo fisiologico è superato, sussiste il materialismo psicologico, la premessa meta142 94 Nostra traduzione: Vygotskij (2003). pp. 95-96. Freud in Vygotskij fisica tacita che l’esistenza della pulsione sessuale va da sé e che è che a partire da essa tutte le altre devono essere comprese. E, in effetti, il tentativo di creare una psicologia utilizzando il concetto di inconscio e qui proprio un tentativo ambiguo: da una parte, essa è parente della psicologia idealista nella misura in cui si osserva il precetto della spiegazione dei fenomeni essi stessi psichici; dall’altra parte, nella misura in cui si introduce l’idea di un determinismo molto stretto di tutte le manifestazioni psichiche e ciò che è alla base si queste si riconduce a una pulsione biologica, organica, cioè l’istinto di perpetuazione della specie, allora Freud di colloca sul terreno del materialismo. Queste sono le tre vie: il rifiuto di studiare lo psichismo (riflessologia), lo ‘studio’ dello psichismo attraverso lo psichico (psicologia descrittiva) e la conoscenza dello psichismo attraverso l’inconscio (Freud). Come si vede, si è in presenza di tre sistemi di psicologia assolutamente differenti, secondo il modo in cui ognuno di essi risolve la questione capitale della comprensione dello psichismo. Abbiamo già detto che lo sviluppo storico della nostra scienza ha condotto questo problema a un impasse da dove si può uscire solo rinunciando al fondamento filosofico della vecchia psicologia. Solo una concezione dialettica di questo problema fa apparire che dipende dalla maniera in cui sono poste assolutamente tutte le questioni legate allo psichismo, alla coscienza e all’inconscio, era stato commesso un errore. Questi problemi sono sempre stati posti in maniera sbagliata, perciò sono insolubili. Ciò che è fondamentalmente insormontabile per il pensiero metafisico, cioè la profonda differenza esistente tra i processi psichici e i problemi psicologici, l’impossibilità di riportare gli uni sugli altri non è una pietra d’inciampo per un pensiero dialettico, che è abituato a considerare i processi di sviluppo come dei processi ininterrotti, da una parte, e, dall’altra, come dei processi che si accompagnano a salti, alla comparsa di nuove qualità.143 Più avanti Un altro fattore (nel concetto di inconscio - n.d.r. -) era che in seno alla stessa vita psichica vi è un concorrere di diversi elementi, una lotta tra loro per entrare nel campo della coscienza, la rimozione di certi elementi per altri, una tendenza al loro rinnovamento, a volte una riprodu- 143 Nostra traduzione: Vygotskij (2003). pp. 101-102. 95 Alessandro Ghiro zione inopportuna, ecc. . Johann F. Herbart, che ha ricondotto tutta la vita psichica ad una meccanica complessa di rappresentazioni, distingueva anche delle rappresentazioni oscurate o inconsce, che appiano in seguito alla loro rimozione dal campo della coscienza chiara e continuano ad esistere sotto la soglia della coscienza come desiderio di rappresentazione. C’è già qua in germe, da una parte, la teoria di S. Freud, secondo cui l’inconscio nasce dalla rimozione, e, dall’altra parte, la teoria di Hőffding, per cui l’inconscio corrisponde all’energia potenziale in fisica.144 (…) Perché il nostro giro di orizzonte sia completo e che la valutazione della soluzione nuova apportata alla questione sia sufficientemente chiara, dobbiamo dire che esiste ancora nella vecchia psicologia una terza via che ha scelto Freud. Abbiamo già sottolineato l’ambiguità di questa via. Freud non risolve la questione essenziale, che è in fondo insolubile: l’inconscio è psichico o non psichico? Egli dice che studiando il comportamento e le esperienze vissute dei neuropatici, ha riscontrato delle lacune, dei collegamenti omessi, delle dimenticanze che ha ristabilito mediante l’analisi. Freud parla di una paziente che compiva azioni ossessive, il suo senso inoltre gli sfuggiva. L’analisi fece scoprire le premesse da cui derivavano queste azioni inconsce. Secondo Freud, essa si comportava esattamente come l’ipnotizzato cui Hippolyte Bernheim suggeriva di aprire un ombrello nella sua camera d’ospedale cinque minuti dopo essersi svegliato e che in stato di veglia obbediva a questo suggerimento, senza poter spiegare il motivo della sua azione. In un tale stato di cose Freud parla dell’esistenza di processi psichici inconsci. Non è pronto ad abbandonare l’ipotesi della loro esistenza che quando qualcuno descrive questi fatti in modo scientifico e più concreto, ma fin là persiste nella sua tesi e alza le spalle con sorpresa, rinunciando a comprendere, quando gli si obbietta che l’inconscio non rappresenta in questo caso niente di reale in senso scientifico. Non si comprende come questo qualcosa di non reale ha nello stesso tempo un effetto così realmente tangibile come un atto ossessivo. Bisogna chiarirlo perché la teoria di Freud è una delle concezioni dell’inconscio più complesse di tutte. Per Freud, si vede, da una parte che l’inconscio è qualcosa di reale, provoca effettivamente un atto ossessivo, e non solamente un’etichetta o una modalità di espressione. In que144 96 Nostra traduzione: Vygotskij (2003). p. 112. Freud in Vygotskij sto modo egli replica alla tesi di Műnsterberg, ma, d’altra parte, su quale sia veramente la natura di questo inconscio, Freud non fornisce chiarimenti. A nostro avviso, Freud crea qui un concetto che è difficile da rappresentare concretamente ma che si racconta spesso anche nelle teorie della fisica. Un’idea inconscia, egli dice, è impossibile come lo è l’etere imponderabile, che non produce disaccordo. Essa è né più né meno impensabile che il concetto matematico di –1. Si può, d’accordo con l’autore, utilizzare tali concetti: bisogna solamente comprendere che si parla di concetti astratti e non di fatti. È proprio là il punto debole della psicanalisi che indicava Spranger. Da una parte, l’inconscio per Freud è una modalità di descrizione di certi fatti, cioè un sistema di concetti convenzionali, d’altra parte egli sottolinea ostinatamente che l’inconscio è un fatto che ha un effetto così manifesto che un atto ossessivo. Freud stesso dice in un altro libro145 che egli sostituirebbe volentieri tutti questi termini psicologici con termini fisiologici ma la fisiologia attuale non mete a sua disposizione tali concetti.146 L’ultima citazione di Freud la troviamo alla fine dell’articolo in cui ancora una volta Vygotskij chiude in maniera aperta e dialettica. Prendiamo, al polo opposto della psicologia, un altro elemento che mostra la stessa cosa con meno chiarezza. La psicologia oggettiva, nella persona di John B. Watson, ha tentato di affrontare il problema dell’inconscio. Questo autore distingue il comportamento verbalizzato e il comportamento non verbalizzato, indicando che una parte dei processi del comportamento è già dall’inizio accompagnata da parole, che può essere suscitata o rimpiazzata da processi verbali. Essa deve dunque renderci conto, come diceva Bekhterev. L’altra parte è non verbale, essa non è legata alle parole, e non ci deve rendere conto. Il criterio di legame con le parole è stato avanzato a suo tempo anche da Freud, che notava che sono inconsce giustamente le rappresentazioni che sono dissociate dalle parole. Lo stretto legame tra la verbalizzazione e il carattere cosciente di tale o tal altro processo è stato citato anche dai critici di Freud, che sono inclini ad assimilare l’inconscio al non-sociale e il non-sociale al non-verba145 146 Si riferisce sicuramente a Al di là del principio del piacere. - n.d.r. - . Nostra traduzione: Vygotskij (2003). p. 112. pp. 115-116. 97 Alessandro Ghiro le. Watson vede anche nella verbalizzazione il segno distintivo del conscio. Egli afferma senza mezzi termini: tutto ciò che Freud chiama inconscio è in fondo non-verbale. Da questa tesi egli trae due conclusioni molto interessanti: dalla prima, noi non possiamo ricordarci di tutti i primi avvenimenti della nostra infanzia perché si sono prodotti in un’epoca in cui il nostro comportamento non era ancora verbalizzato, perciò tutta la prima parte della nostra vita resta per noi per sempre inconscia. La seconda conclusione sottolinea il punto debole della psicanalisi: è proprio per mezzo di un colloquio, cioè reazioni verbali, che il medico tenta di agire sui processi inconsci, cioè non verbalizzati. Non volgiamo dire qui che queste tesi di Watson sono assolutamente giuste o che esse devono essere il punto di partenza per un’analisi del problema dell’inconscio, noi vogliamo solamente dire che il grano di verità che contiene questa relazione stabilita tra inconscio e non-verbale (anche altri autori lo rilevano) non può realmente avere effetto e svilupparsi che sul terreno di una psicologia dialettica.147 Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori (1931) Questo libro lo potremmo definire di svolta. Vygotskij fa il punto e rielabora teoricamente, attorno al concetto di funzioni psichiche superiori, tutte le sue esperienze fatte negli istituti e le idee che aveva maturato nel confronto con le altre correnti della psicologia a partire del Significato storico della crisi della psicologia. Semmai sia possibile indicare una data di avvio della sua psicologia, la potremmo individuare in questo libro dove per altro, il termine storico-culturale non compare mentre è presente, in maniera specifica e associato alla psicologia, quello di storico. Anche qui cercheremo la presenza di Freud attraverso due indici, il suo nome e i richiami alla psicoanalisi. Nella bibliografia troviamo due libri di Freud: Psicopatologia della vita quotidiana (1911) e L’inconscio (1915). L’unica osservazione che ci sentiamo di fare è che entrambi sono libri scritti prima della svolta Freudiana di Al di là del principio del piacere. Non che questo sminuisca l’interesse dei due volumi, ma è certo che, nel ragionamento a tutto 147 98 Nostra traduzione: Vygotskij (2003). p. 112. pp. 120-121. Freud in Vygotskij campo di Vygotskij, la diversa teorizzazione presente in Al di là del principio del piacere, dovrebbe trovare una sua significanza. Non sempre sembra sia così. Con i due succitati volumi di Freud ci troviamo ancora nella fase in cui egli ‘ritenta’ di scrivere un quadro completo della sua metapsicologia ma ci rinuncia ancora una volta. Entra nella crisi e nella riflessione dovuta anche alla guerra mondiale e si ‘prepara’ al grande salto biologico o meglio dell’incontro della cultura con la biologia. Forse è una nostra forzatura nei termini ma così la pensiamo. Freud in Storia delle funzioni psichiche superiori, non è molto citato, potremmo dire che lo è nella media, tre volte. Molto di più lo sono Köhler, Koffka, Kretschemer, Werner H, Piaget. Ovviamente citarli non vuol dire aderire completamente o in egual misura al loro pensiero, ma indagare questo, non è oggi il nostro scopo. Le prime citazioni di Freud e della psicoanalisi la troviamo nel primo capitolo del libro dal titolo Sul problema dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori. Queste ultime per Vygotskij, non devono intendersi come funzioni cognitive o quelle funzioni che generalmente chiamiamo come cognitive, ma tutto ciò che l’uomo nella sua ontogenesi storica ha prodotto come strumento psichico: coscienza, intelligenza, memoria, percezione, la psiche stessa ecc.. Il problema del ‘soggettivo’ risulta poi, da come questo patrimonio ontogenetico di conoscenze generalmente e a volte genericamente chiamato cultura, si incontri con la singola filogenesi: la persona con il suo patrimonio ontogenetico-biologico che a sua volta andrà a formare una nuova conoscenza ontogenetica. Ci scusiamo per questo estremo sintetizzare ma quello che all’oggi ci interessa sottolineare è che parlare di funzioni psichiche superiori, per Vygotskij, è cosa più pregnante e strategica di quello che a volte , nella vulgata, si è portati a pensare. Riporteremo per esteso alcuni brani per dare a chi legge, il quadro generale su cui si ritroveranno le singole citazioni sia su Freud che sulla psicoanalisi. Potremmo simbolicamente riunire le prossime citazioni in un unico titolo. ‘La psicologia storica’. Anche nei migliori esperimenti di questo tipo, dedicati allo sviluppo del linguaggio e del pensiero nel bambino di età scolare o prescolare, allo sviluppo del giudizio e del ragionamento, della concezione del mondo, della rappresentazione del mondo e della causalità e allo sviluppo di 99 Alessandro Ghiro altre e più complesse funzioni superiori, come la formazione e gli aspetti della personalità infantile, tutti questi problemi vengono studiati con lo stesso metodo con cui si indagano categorie psichiche-naturali, al di fuori di una dimensione storica. La rappresentazione del mondo e la causalità del bambino europeo dei nostri giorni, di un ambiente culturalmente elevato e la stessa rappresentazione del bambino di una qualsiasi tribù primitiva, la concezione del mondo di un bambino dell’età della pietra, del medioevo e del XX secolo vengono in tal modo considerati come fenomeni affatto uguali, identici, statici. Lo sviluppo culturale viene separato da quello storico e considerato come un processo indipendente da quest’ultimo, regolato da forze interiori e sottoposto a una sua logica immanente. Lo sviluppo culturale viene considerato come uno sviluppo spontaneo. Da ciò consegue il carattere incondizionato di tutte le leggi che dirigono 1o sviluppo del pensiero e della concezione del mondo infantili. Abbiamo, cioè, nuovamente a che fare con le leggi eterne della natura. L’animismo e l’egocentrismo infantili, il pensiero magico basato sulla partecipazione (rappresentazione delle somiglianze o identità di fenomeni affatto eterogenei) e l’artificialismo (rappresentazione dei fenomeni naturali .come fenomeni artificiali, intenzionalmente prodotti) e molti altri fenomeni psichici ci vengono presentati come forme psicologiche congenite, proprie dello sviluppo infantile, mentre il bambino, e così lo sviluppo, in lui, delle funzioni psichiche superiori sono considerati ‘in abstracto’ fuori dall’ambiente sociale e culturale e dalle forme di pensiero logico, dalla concezione del mondo, dalla rappresentazione causale ad esso propri. In sostanza si è ottenuta una piccola vittoria sulla teoria del parallelismo tra lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori e l’accrescimento del cervello. Non ci moviamo più davanti a degli embrioni, bensì a delle forme sviluppate ed estremamente complesse, ma quale può mai essere il vantaggio se nella psicologia infantile al metodo realisticonaturalistico si sostituisce quello naturalistico condizionato? Con il primo si considerava lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori nel suo solo aspetto naturale in quanto processi naturali; col secondo si prendono in esame fenomeni dello stesso ordine, molto più complessi, nel loro aspetto culturale, ma come se fossero fatti naturali. Né l’odierno funzionalismo dell’‘Als ob’ 148 migliora sostanzialmente le 148 L’autore si riferisce alla teoria del Vaihinger, diffusa al tempo in cui scriveva, conosciuta appunto come Philosophie des «Als ob ». (nota in origine. - n.d.r. -) 100 Freud in Vygotskij cose, e non ci avvicina di un passo ad una metodologia adeguata allo studio dell’aspetto culturale del comportamento, poiché conserva sostanzialmente una metodologia naturalistica inadeguata a cogliere la natura dei fenomeni culturali. Rimane oscura la natura dei fenomeni studiati. Quello che poteva essere un progresso per la psicologia tradizionale, e cioè l’introdurre tutta una serie di nuovi problemi nella psicologia infantile, si trasforma in realtà in un regresso se questi stessi problemi vengono studiati mantenendo fermo il vecchio metodo e la vecchia impostazione. L’analisi naturalistica dei problemi psicologici culturali era insufficiente, unilaterale, in parte manchevole, ma entro certi limiti affatto compiuta e verificata nella psicologia della primissima e della prima infanzia orientata biologicamente. Questo metodo era verificato poiché tutti gli scopi degli esperimenti di tal genere si fondavano sulla psicologia biologica e perché lo studio della componente naturale di ogni funzione psichica superiore, o di ogni operazione psichica, costituisce un passaggio obbligato e di grande importanza per ogni successiva indagine. L’errore era un altro, e consisteva nel fatto che si spacciava un anello transitorio per tutta la catena, e nel pensare che l’analisi della sola composizione delle forme culturali del comportamento potesse sostituirsi all’ indagine genetica e strutturale di queste stesse forme. Nei nuovi esperimenti, in cui ci si è posti su basi nuove considerando le forme culturali del comportamento per ciò che esse sono, ma si è al tempo stesso mantenuta interamente una metodologia naturalistica, si verificano forti contraddizioni interne. Se infatti il metodo d’indagine corrispondeva ai fini, ora, mutati i fini, diviene contraddittorio; prima inadeguato al fenomeno da indagare; ora decisamente falso e in contraddizione con la natura di questo fenomeno stesso. Trionfa nuovamente la regola aurea della meccanica psicologica: quello che si è guadagnato nel modo di porre il problema, lo si è perso nel metodo adottato per la sua soluzione. Abbiamo giocato il nostro gioco senz’alcun risultato. Le cose sono ritornate allo stesso punto al quale le abbiamo lasciate in alcune pagine precedenti. Se poi si passa a considerare una fase superiore, e cioè non l’età scolare ma quella dello sviluppo sessuale, e infine la prima giovinezza, avremo la stessa breve illusione di poc’anzi; ci sembrerà, come quando esaminavamo il passaggio dalla prima infanzia all’età prescolare e poi a quella scolare, di allontanarci sempre più da forme embrionali; ma ad un attento esame ci accorgeremo di essere in realtà al punto di prima. 101 Alessandro Ghiro L’illusione è data dal fatto che nello studio del comportamento dell’adolescente e del giovane hanno chiaramente il sopravvento i problemi culturali; alcuni studiosi operano anzi una distinzione tra due forme di sviluppo, una primitiva e una culturale. Altri individuano nella crescita culturale il tratto psicologico fondamentale dell’adolescenza. I problemi di questa età poi sono molto più complessi rispetto a quelli che può presentare il comportamento di un bambino che attraversi la prima infanzia. A questo punto, infatti, nulla può essere più spiegato con il solo accrescimento del cervello; le ricerche prendono una via molto più complessa. Si fa strada l’impressione che qui nasca e si costituisca una psicologia genetica delle funzioni superiori; una psicologia dello sviluppo culturale del bambino e dell’adolescente per noi l’una e l’altra sono sinonimi. Ma ad una attenta osservazione ci si renderà conto che siamo davanti ancora una volta a quelle due fondamentali impostazioni del problema dello sviluppo psicologico culturale; l’unica novità è data dalla forma, la sostanza è quella di prima. Il metodo naturalistico, proprio della psicologia orientata biologicamente, è rappresentato stavolta dalla teoria psicoanalitica della metafisica ‘psicologia della comprensione’149, ispirantesi alla filosofia idealistica. Per l’una tutto 1o sviluppo delle funzioni psichiche superiori consiste nel solo studio dell’istinto sessuale, nella metamorfosi delle pulsioni sessuali: è lo sviluppo del sesso mascherato e sublimato. Per l’altra lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori è un processo meramente spirituale, del quale si può solo affermare che coincide cronologicamente, più o meno, con alcuni processi che hanno luogo nel corpo, ma che non può essere accessibile ad una considerazione casuale e che richiede, non già esplicazione, ma comprensione. Per la psicoanalisi tutto l’aspetto nella psicologia della personalità è l’altra faccia del sesso, l’indiretta manifestazione delle pulsioni. Tutto il significato del metodo psicoanalitico applicato ai problemi della psicologia della cultura, si lascia ricondurre, nelle sue estreme conseguenze, ad una delle due tendenze fondamentali della moderna psicologia, consistente nel portare allo scoperto le tendenze biologiche mascherate, nello scoprire il nucleo naturale contenuto in ogni forma culturale del 149 Per ‘psicologia della comprensione’ (Verstehende Psycbologie) I’autore intende quell’indirizzo idealistico nella psicologia tedesca, rappresentato soprattutto da E. Spranger e opponentesi alla naturalistica «psicologia esplicativa» (Erkländer Psychologie). (n.d.r. – nel testo -). 102 Freud in Vygotskij comportamento, nell’ interpretare in chiave biologica le formazioni storiche della psicologia umana, nello scavare il substrato inconscio della cultura, della personalità e della società e nel ricondurre questo alle forme primarie arcaiche della vita psichica, nel tradurre la cultura in termini di natura e nel cercare l’equivalente, sul piano naturale, delle funzioni psicologiche culturali: tutto ciò costituisce nel complesso la sostanza dell’accostamento psicoanalitico ai problemi della psicologia culturale, e porta alle estreme conseguenze una delle due tendenze della psicologia contemporanea nei confronti dei problemi connessi con le funzioni psichiche superiori. L’ignoranza per principio della natura peculiare delle funzioni superiori si unisce, logicamente, con un’importanza esasperata che si assegna all’analisi dei fondamenti biologici della cultura che una determinata formazione psicologica ha originato.150 Supremo ideale di un’indagine concepita in questi termini è il tentativo di presentare una tragedia di Shakespeare, un romanzo di Dostoevskij o la pittura di Leonardo da Vinci, nel loro aspetto psicologico, come fatti della storia dello sviluppo sessuale dell’autore e come sogni sessuali del lettore e dello spettatore tradotti in immagini artistiche. Le formazioni culturali nella psicologia umana non sono altro, sotto questa luce, che caratteri sessuali terziari, rappresentati nella psiche. Se abbiamo prima designato come naturalistico il metodo che, in psicologia, assegna il predominio ai canoni biologici nello studio dei fatti culturali, dovremmo ora, per esattezza, chiamare quello psicoanalitico un metodo ultranaturalistico. La ‘psicologia della comprensione’ dell’età di transizione è al tempo stesso agli antipodi ed è paradossalmente il completamento di questa teoria dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori. Attraverso le affermazioni del suo più brillante rappresentante, essa dichiara un’opposizione inconciliabile e al tempo stesso la parziale coincidenza di ambedue le teorie. Queste due concezioni coincidono per la comune esigenza metodologica, sostenuta da E. Spranger: ‘Psychologica-psychological’, con la quale si vuol affermare che i fenomeni e i fatti psicologici vanno spiegati e compresi con fatti psicologici, cioè psicologicamente. Nel capitolo successivo, dedicato al metodo della nostra ricerca, ritorneremo sulla 150 Riteniamo, da parte nostra, che questa precisa descrizione della psicoanalisi si addica maggiormente ad una forma di psicologia, spesso definita come psicoanalisi, e che fa riferimento a Jung la così definita ‘psicologia del profondo. Lasciamo comunque la lettore in compito di farsene un’idea. - n.d.r. -. 103 Alessandro Ghiro critica di questa metodologia e tenteremo di porre in evidenza due diversi significati in essa racchiusi e non coincidenti. Per ora diremo solo che è comune sia alla psicoanalisi che alla ‘psicologia della comprensione’ questo principio: accostarsi a ciò che è psicologico psicologicamente, in sostanza non significa ciò che è immediatamente racchiuso in queste parole: per ambedue queste teorie significa: ciò che è psichico è psicologico, cioè fenomeni e fatti psichici vanno spiegati con gli stessi fatti psichici. Questa formula così intesa può essere considerata come l’uniforme della psicologia idealistica. E. Spranger loda S. Freud per aver superato il materialismo fisiologico della precedente scuola psicologica. Ma la divergenza profonda tra le due teorie ha inizio quando si giunge al problema centrale di tutta la psicologia empirica di spiegare dove la psicologia stessa comincia a scindersi in due. La psicoanalisi invero cerca nella sfera stessa dello psichico la spiegazione dei fenomeni psichici, e introduce il concetto di inconscio, instaurando in tal modo la continuità della vita psichica e tormentandosi per la necessità di ricorrere a concetti fisiologici. Ma con tutto questo la psicoanalisi non ha saputo superare in psicologia un volgare biologismo. Essa considera primarie le pulsioni organiche e il sesso come sostrato biologico di ogni successiva metamorfosi. I fatti culturali nella psicologia dell’uomo costituiscono un fenomeno spontaneo secondario, sempre un prodotto causato e mai causante. La teoria psicoanalitica, inoltre, incorre in un’insanabile contraddizione interna con se stessa, cosa di cui si è già fatto cenno; essa spiega infatti la sublimazione delle pulsioni e delle rappresentazioni ad esse collegate con l’azione di quelle forze che, d’altro canto, secondo la stessa teoria, sorgono solo come risultato di questa sublimazione; le esigenze e i motivi culturali sarebbero così ad un tempo e l’effetto e la causa di questa sublimazione. Questa contraddizione è condizionata dalla considerazione naturalistica dello sviluppo psichico culturale e dal tentativo di spiegare ad ogni costo ogni fenomeno della psicologia dell’uomo con un’unica argomentazione. Per la ‘psicologia della comprensione’ sono i fenomeni spirituali ad essere considerati primari. Persino gli stessi fenomeni erotici e sessuali, in quanto sono presenti nell’esperienza e costituiscono un oggetto di considerazione psicologica, non hanno niente in comune con la maturazione delle ghiandole endocrine genitali. Gli uni e le altre coincidono soltanto approssimativamente nel tempo. In questo essere, ideale e chiuso, si confondono e l’aspetto naturale e quello culturale della personalità. 104 Freud in Vygotskij Così proprio la ‘psicologia della comprensione’, che pure ha posto in primo piano il problema dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori e che è stata fra le prime scuole a introdurre un metodo storico nella scienza psicologica e ad usarlo in alcune ricerche, sviluppando alcune questioni di psicologia dell’età giovanile, mantiene la tradizionale confusione tra i due aspetti naturale e culturale nello sviluppo psichico del bambino. Ignorando la differenza tra natura e cultura, essa immerge l’una e l’altra nello spirito. Sarebbe più esatto dire che tale psicologia sta al di là della natura e della storia. È metafisica.151 Più avanti Vygotskij scrive: Non è quindi sufficiente avvicinare soltanto formalmente psicologia e storia; è anche necessario chiedersi quale storia e quale psicologia si accostano.152 (…) Definire quelli che sono gli scopi della nostra ricerca mediante una contrapposizione con le posizioni tradizionali del problema dello sviluppo culturale nella psicologia infantile ci è sembrato il modo più rispondente allo stato attuale del problema stesso.153 Anche il prossino brano, in cui ritroviamo Freud, avrebbe bisogno di una inquadratura più generale: tuttavia pensiamo che il testo qui riportato contenga già riferimenti utili per una sua comprensione approfondita. Siamo sempre nel capitolo primo della Storia delle funzioni psichiche superiori. Ma il valore pratico di un qualsiasi fenomeno non sempre coincide con la sua importanza scientifica, e soprattutto non possono i due valori coincidere immediatamente e direttamente nel caso in cui lo studioso voglia considerare il fenomeno in questione come una documentazione e una prova indiretta una impronta o un sintomo di qualche grande e importante processo o avvenimento, che possa essere ricostruito sulla base dello studio e dell’indagine, della ricerca e dell’interpretazione dei resti che si rinvengono, i quali diventano così uno strumento prezioso per l’indagine scientifica. Lo studioso di zoologia ricostruisce lo scheleVygotskij (1974), pp. 56-57-58. Vygotskij (1974), p. 60. 153 Vygotskij (1974), p. 61. 151 152 105 Alessandro Ghiro tro di un animale, e talvolta anche il suo modo di vivere, sulla base anche dei più piccoli frammenti di osso che possano venire alla luce. La moneta antica, che non ha in se stessa alcun valore reale, costituisce spesso per l’archeologo un problema storico di natura complessa. Lo storico decifrando i geroglifici incisi sulla pietra, penetra nel cuore di epoche ormai scomparse Il medico compie la diagnosi di una malattia sulla base dei sintomi più insignificanti. Soltanto negli ultimi tempi la psicologia ha superato il terrore davanti alla valutazione pratica dei fenomeni ed ha imparato a vedere in certi fatti di per sé insignificanti, in rifiuti del mondo dei fenomeni, per usare una espressione. di S. Freud, il quale rivolse la sua attenzione alla psicologia della vita quotidiana, dei documenti psicologici spesso di una grande importanza. Vorremmo seguire lo stesso cammino e dimostrare nel campo che ci interessa, come a volte le cose più grandi, secondo la stessa idea di Freud, si manifestino nelle più piccole. In questo senso quei «rifiuti del mondo dei fenomeni», che abbiamo scelto, rappresentano il materiale più adatto, da tutti i punti di vista. Nel campo dei fenomeni psicologici essi occupano una posizione affatto particolare, anche se al sommo grado impercettibile. Quanto poi ai nessi che hanno con il nostro problema e con la invenzione di un metodo adeguato, essi hanno una importanza non paragonabile né ai dati sperimentali né a quelli della psicologia dell’uomo primitivo, che sono molto più carichi di significato, di valore e di complessità. Questi fenomeni banali, ma al tempo stesso profondamente significavi, potrebbero essere con diritto definiti come delle funzioni psichiche rudimentali, per analogia con quegli organi rudimentali che, come è noto, sono assai diffusi, e si incontrano molto spesso nel mondo organico. (…) Le funzioni rudimentali, così come gli organi, sono dei documenti dello sviluppo, dei testimoni viventi di antiche epoche, sintomi storici di enorme importanza. In questo senso la biologia e la teoria evoluzionistica hanno già da molto tempo preso coscienza dell’ «importanza degli organi rudimentali, in quanto documenti che possono servire a ricostruire la genealogia degli organismi. Questi organi, inutili ormai, sono i resti di organi simili, ma molto più sviluppati che, presso i nostri antenati, svolgevano funzioni utili. La quantità insolitamente grande di organi rudimentali nell’uomo dimostra ancora più chiaramente la sua origine animale, e offre alla scienza dati essenziali per una comprensione filosofica della natura umana.154» 154 Il testo tra virgolette si riferisce a d’una citazione di I. I. Mečnikov - n.d.r. - . 106 Freud in Vygotskij Queste stesse parole del Mečnikov potrebbero essere utilizzate dallo psicologo a proposito delle funzioni rudimentali, con la sola differenza che le funzioni oggi inutili, di cui parliamo, sono resti viventi non di una evoluzione biologica, ma dello sviluppo storico del comportamento. Perciò proprio lo studio delle funzioni rudimentali deve costituire l’avvio per lo sviluppo di una prospettiva storica nella ricerca psicologica. In essa, intatti, il presente è indissolubilmente unito al passato e ci si presenta sotto una luce storica: ci troviamo contemporaneamente sui due piani, di quello che è e di quello che è stato. Essa rappresenta il capo del filo che collega il presente con il passato, gradi di sviluppo superiori con i più primitivi. Le funzioni rudimentali che noi possiamo rinvenire in qualsiasi sistema di comportamento sono resti di funzioni analoghe che, in altri tempi e nel contesto. di alti sistemi comportamentali, erano più perfezionate, quindi rappresentano anche la prova vivente della derivazione di questi sistemi superiori e del loro nesso storico con questi strati più antichi nello sviluppo del comportamento. Per questo stesso motivo il nostro studio può arrecare nuovi dati fondamentali per la comprensione del comportamento umano e per la fondazione di un nuovo metodo. Ecco perché abbiamo deciso di cominciare proprio dai fatti più piccoli e insignificanti per poi mostrare come attraverso di essi si rivelino i più importanti. L’analisi di queste forme psicologiche ci dovrà rivelare che cosa erano prima le funzioni psichiche superiori, incluse, con esse, in un unico sistema di comportamento; come era questo sistema stesso nel quale coesistono funzioni rudimentali e funzioni effettive. Tale analisi costituirà il punto di partenza per accertare la loro genesi e al tempo stesso l’avvio per la formulazione del nostro metodo. Ma non sarà che un avvio. Non dobbiamo dimenticare neanche per un secondo la loro diversità dalle funzioni effettive. La conoscenza della struttura delle funzioni rudimentali non potrà aiutarci a conoscere la struttura e il carattere dell’attività delle funzioni superiori viventi, né tutto il corso del loro sviluppo. Ci darà soltanto un orientamento per l’esposizione successiva, lungi dal renderla soverchia o dal sostituirla. D’altro canto è appunto questo che ci aspettiamo dalla nostra analisi. Abbiamo bisogno di un metodo. Che dire, non solo abbiamo ritrovato Freud citato ma tutto il passo potrebbe far parte dell’Interpretazione dei sogni, dell’analisi del linguaggio primario e del suo traslare gli affetti da una situazione ad un’altra, dove il significato che un sogno ci può dare, o per meglio dire, una 107 Alessandro Ghiro ristrutturazione a posteriori del materiale onirico, fa i conti con la complessità del suo linguaggio in cui, appunto, affetti e loro espressone onirica hanno rapporti assai complessi e dove le energie del giorno precedente, innescano, elementi ‘rudimentali’, rimasti fino ad allora sconosciuti, inconsci. Ricordiamo inoltre che lo scopo del presente lavoro è anche quello di stimolare a leggere. per chi non lo avesse già fatto, Storia delle funzioni psichiche superiori. 108 La fine di un percorso di vita ma non di un pensiero (1931-11 giugno 1934). Vogliamo inquadrare questo periodo ricordando in estrema sintesi alcuni sviluppi del pensiero di Vygotskij e gli innumerevoli incarichi avuti dal 1929 al 1934. Essi danno l’idea dei sui interessi e del prestigio raggiunto in vari istituti pubblici statali e universitari. Ci serviremo ancora una volta della biografia scritta dalla figlia la quale dice che dal 1930 Lev Semënovič si interessò della clinica in particolare sull’idea che l’affetto e l’intelligenza formino una unità. Vygotskij definì questa come la pietra angolare dello sviluppo sia dei bambini normali che ritardati. Lev Semënovič pensava che «l’unità di intelligenza ed affetti è fondamentale nella regolazione e nella mediazione del nostro comportamento.» Tornò di nuovo allo studio sperimentale dei processi fondamentali di pensiero, di come, le funzioni mentali superiori, si formano e si disintegrano negli stati patologici del cervello. Negli anni trenta attribuì fondamentale importanza allo studio dello sviluppo e della patologia del linguaggio. Egli usò un metodo investigativo di psicologia sperimentale sul concetto di sviluppo (il metodo Vygotskij-Sacharov) anche nello studio dei cambiamenti nel pensiero acquisiti nella schizofrenia. Gli studi portarono un importante contributo alla teoria della schizofrenia e dimostrarono la possibilità di un approccio psicologico sperimentale ai molti problemi del cambiamento patologico della coscienza. Cominciò a studiare il problema della patologia del linguaggio da quando è stato Direttore della Scuola per la Correzione del Linguaggio della EDI. In particolare con la sua allieva, Rosa Evegn’evna Levina, si concentrò su questioni di difficoltà della parola dei bambini nel 933-34, provò a fare un’attenta analisi psicologica delle alterazioni del linguaggio e del pensiero nell’afasia. (Questa idea verrà più tardi sviluppata e elaborata nel dettaglio da A.R. Lurija). Gli studi di Lev Semënovič sulle caratteristiche comportamentali delle persone con il Parkinson sono di considerevole interesse. L’interesse per la psicologia clinica e la neuropsicologia nascono in Vygotskij dalla consapevole necessità di ottenere una formazione medica. Lui era sempre desideroso di migliorare la sua conoscenza. Nel 1931 Vygotskij entrò nella facoltà medica dell’Istituto Psiconeurologico di Charkov. Egli completò solo tre corsi 109 Alessandro Ghiro perché giunse la morte. Nel 1930 lavorò produttivamente nel sistema della sanità pubblica, e dal 1929 al 1931, fu assistente, e poi responsabile della Seppa, Clinica per i disturbi mentali collegata con la prima università di Mosca. Nel febbraio 1931 il Professore Vygotskij fu nominato vice direttore nella Sezione Scientifica dell’Istituto della Sanità per Bambini e Adolescenti (OZDIP). Agli inizi degli anni trenta, Vygotskij, Lurija e Leont’ev, e Lebedinskij proposero al Dipartimento di Psicologia di stabilirsi all’Accademia di psiconeurologia dell’Ucraina a Charkov. Il nucleo del gruppo di Kharkov consisteva nei giovani studiosi venuti da Mosca: L.I. Božovič, A.V. Zaporožec, e A. N. Leont’ev. Poco dopo alcuni psicologi di Charkov si sono uniti a loro: V. I. Asnin, P. Ia. Gal’perin, V. P. Zinčenko, G. D. Ukov e altri. Questo gruppo è stato di fatto guidato da A.N. Leont’ev, che aveva deciso «di sviluppare la sua variante della teoria».155 Nel novembre del 1931 Lev Semënovič è stato insediato come dirigente del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo dell’Istituto di Stato per la formazione dei quadri collegato al Commissariato del Popolo della Sanità Pubblica dell’Ucraina. All’inizio del 1934 a Vygotskij è stato chiesto di dirigere il Dipartimento di Psicologia presso l’Istituto di Medicina Sperimentale. Di questo era veramnete entusiasta.156 Relativamente alle monografie di Vygotskij in questi ultimi anni ricordiamo: La teoria delle emozioni (1930-33).157 Lezioni di psicologia (1932).158 Pensiero e linguaggio (1934).159 Il libro rimasto incompiuto causa la morte Sullo sviluppo del bambino.160 155 Proprio qui nasce la rottura Vygotskij-Leont’ev e quindi, il mancato arrivo di Lev Semënovič a Charkov. Una rotura che sembra non sia stata solo scientifica, ma anche con aspetti prettamente politici nell’ambito della situazione all’ora presente in Russia. – n.d.r.-. 156 Notizie tratte da: Vygodskaja, Lifanova (1999), n.3, pp. 15-16-17-18. 157 Vygotskij (2015). 158 Vygotskij (1986 b). 159 Vygotskij (2004). 160 Ciò che è rimasto del libro, alcuni capitoli ed appunti, può essere letto in: Andy Blunden, July (2008), Vygotsky’s unfinished theory of child development. https://www.google.com/search?q=Andy+Blunden+July+2008Vygotsky’s+unfinished+theory+of+child+development. 110 Freud in Vygotskij Sempre di questi anni, di estremo interesse, sono gli articoli in parte da lui scritti, in parte dattiloscritti dai suoi allievi da sue conferenze o trascritti da suoi appunti. Li ricordiamo indicando in quali volumi in Italia possono essere rintracciati. Vanno tutti dal 1931 al 1934. Alcuni articolo sono poi compresi in più pubblicazioni. In, Lo sviluppo psichico del bambino161 possono essere ritrovati i seguenti articoli: La disgregazione dei concetti nella schizofrenia (1932), Sul problema dell’insegnamento e dello sviluppo mentale nell’età scolare (1934), Il problema del ritardo mentale (1935), Apprendimento e sviluppo nell’età prescolare (1935). E’ proprio in questo cotesto che ritroviamo le varie ipotesi sulle Zona di sviluppo prossimale. In Il processo cognitivo, 162 sono contenuti gli articoli: Deterioramento dei concetti nella schizofrenia (1932), Il ruolo del gioco nello sviluppo (1933), Interazione tra apprendimento e sviluppo (1935), La preistoria della lingua (1935). In Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, troviamo: L’educazione delle forme superiori del comportamento (1931), Il ritardo mentale (1935). Il metodo strumentale in psicologia (1930). In Fondamenti di difettologia163 troviamo anche gli articoli: Sul ritardo mentale (1935), La collettività come fattore di sviluppo del bambino deficitario (1931), Diagnostica dello sviluppo e clinica pedologica del disadattamento infantile (1931), Teoria e pratica dell’educazione dei bambini ritardati di grado profondo (1932). In Antologia di scritti. 164 Possiamo trovare: Il pensiero nella schizofrenia (1934), La psicologia e la teoria della dislocazione delle funzioni psichiche (1934), Il giuoco e la sua funzione nello sviluppo psichico del bambino (1933). Dopo queste, ci auguriamo, utili indicazioni, riprendiamo il nostro percorso alla ricerca di Freud. Vygotskij (1975). Vygotskij (1987). 163 Vygotskij (1986). 164 Vygotskij (1983). 161 162 111 Alessandro Ghiro La teoria delle emozioni (1930-33) E’ un’opera ‘ciclopica’ nella quale Vygotskij contesta l’allora imperante teoria delle emozioni di James-Lang contrapponendole in maniera dialettica, come lui sa fare, ai risultati delle nuove ricerche fisiologiche derivanti dalla teoria del doppio controllo emotivo, corticale-sottocorticale di Sherrington e Cannon. Il ragionamento spazia anche nella sua amata filosofia e tende a rivalutare un autonomo pensiero di Spinoza rispetto al dualismo di Cartesio. Nelle bibliografia originale non viene citato alcun testo di Freud, mentre leggendo il volume, ritroviamo ancora una volta Il moto di spirito. Sigmund Freud lo troviamo al capitolo diciottesimo: Per regola generale, il problema delle sensibilità superiori, associato allo studio dei valori, si considera un ambito completamente inaccessibile alla psicologia che si occupa dello studio psicofisico e psicofisiologico dei processi elementari della coscienza e del suo substrato corporale. Così sorge una psicologia teleologica che descrive le sensibilità superiori, direttamente concentrata nell’assoluta incoscienza dell’attuale psicologia esplicativa delle emozioni. Se è vero che, come afferma uno dei più eminenti ricercatori contemporanei in psicologia comparata, le emozioni raggiungono nell’uomo il più alto grado di complessità, finezza e variabilità di forma che la loro genesi, la loro evoluzione e la loro natura psicologica rimangono le stesse che negli animali superiori, allora la necessità di un’altra psicologia non esplicativa è effettivamente inevitabile. Anche dalla prospettiva dell’affetto più complesso della scimmia antropoide più vicina all’uomo, non si possono spiegare le passioni umane più elementari. Perciò la grande psicologia deve rompere drasticamente la psicologia naturalista, causale, e cercare il suo cammino da un’altra parte, al margine di questa. Per questa psicologia, come afferma Sigmund Freud, si impone una messa a fuoco molto diversa dal problema delle sensibilità, di quella che si costituì durante i secoli nella psicologia scolastica ufficiale, in particolare nella psicologia medica. Apparentemente - afferma Freud -, quello che interessa anzitutto di quest’ultima è sapere quali sono le vie anatomiche attraverso le quali corre lo stato di paura. Nel dire che aveva consacrato molto tempo e lavoro allo studio della paura, Freud afferma che non conosce nulla di più indifferente alla comprensione psicologica della paura, che la conoscen112 Freud in Vygotskij za della via nervosa attraverso la quale corre la sua stimolazione. Cosa rappresenta l’affetto sul piano dinamico? -prosegue. In primo luogo, l’affetto include certe innervazioni motorie, già fossero reflussi o energie, e, in secondo luogo, una certa sensazione di doppia natura: la percezione delle attività che hanno luogo e la sensazione immediata di piacere o dispiacere che conferiscono, come si dice, all’affetto il suo tono fondamentale. però da ciò non si evince che quello che è stato esposto è la sostanza dell’affetto. In altri affetti sembra che si possa guardare più in profondità e scoprire il nucleo che unisce l’insieme di quanto esposto. Così nasce una psicologia del ‘profondo’ degli affetti che si sforza di descrivere il suo nucleo interno e tenta eroicamente di preservare una psicologia causale degli affetti rigorosamente determinista, rinchiudendosi completamente nella sfera di causalità puramente psichica. Questo ramo particolare e originale della psicologia pura, che penetra nelle profondità, appare come una reazione necessaria del pensiero scientifico alla inconsistenza di una psicologia accademica, che elabora soltanto la mera superficialità dei fenomeni. È naturale che questa non trovi un linguaggio comune con la psicologia fisiologica. Non crediate - afferma Freud - che ciò che si è appena detto dell’affetto sia patrimonio della psicologia normale, universalmente riconosciuta. Al contrario, sono punti di vista che sono apparsi sul terreno della psicoanalisi e che sono riconosciuti solamente al suo interno. Ciò che potreste apprendere sugli affetti in psicologia, per esempio nella teoria James-Lange, per noi, gli psicanalisti, è qualcosa di veramente incomprensibile che non può essere oggetto di un dibattito. Così, il tentativo di preservare un esame puramente causale dei fatti psicologici e, allo stesso tempo, di non portare alla rovina la psicologia considerata una scienza autonoma e di non mettere i suoi problemi nelle mani della fisiologia, obbliga la psicologia profonda a riconoscere l’assoluta indipendenza sostanziale dei processi psichici e l’autonomia della causalità psichica.165 La seconda citazione di Freud presente nel volume, assume un funzione meramente descrittiva di un situazione nello studio della psicologia: Così, la mescola delle tre affermazioni diverse in quanto al loro contenuto ricorda in modo sorprendente la logica dell’aneddoto che riporta Freud nel suo studio sul motto di spirito. Una signora accusata dalla sua vicina 165 Vygotskij (2015), pp. 296-297. 113 Alessandro Ghiro di averle rotto un vaso che le aveva prestato, espone, per giustificarsi e per essere più convincente, tre argomenti contemporaneamente: in primo luogo, afferma, non ti ho chiesto in prestito alcun vaso; secondo, quando l’ho preso era già rotto; e terzo, te l’ho ridato perfettamente integro. W. Dilthey afferma: in primo luogo, la psicologia esplicativa non ha dato, finora, una spiegazione soddisfacente della vita dei nostri sentimenti; secondo, una simile spiegazione è completamente inutile, non è necessaria e, per regola generale, non si può dare; terzo, la psicologia esplicativa saprà dare questa spiegazione quando la psicologia descrittiva avrà, realizzato il suo compito di scomposizione e di analisi.166 Come più volte ricordato, gli intrecci tra Vygotskij e Freud sono molteplici e la scelta da noi fatta di ritrovarli attraverso in ‘nome Freud’ a volte non fa loro giustizia. Per questo motivo ci sentiamo di fare ancora un’eccezione con la prossima citazione. Qui il nome di Freud non appare ma il collegamento con la sua impostazione è evidente e, vorremmo sottolineare, fondamentale per i due pensatori, anche se, il Freud che qui appare, è, in generale, misconosciuto o sottovalutato. Vi proponiamo un passo della Teoria delle emozioni riguardante uno studioso che influenzò sia Freud che Vygotskij: si tratta di J. H. Jackson. Tutti i dati sperimentali, clinici e farmacologici, che abbiamo descritto, portano prima a riconoscere la localizzazione delle manifestazioni emozionali nella regione talamo ottico, e poi a porre l’ipotesi che tenta di spiegare tutti questi fenomeni a partire dalla rappresentazione dell’organizzazione dell’attività cerebrale, che ha sviluppato a suo tempo Jackson. Secondo J. H. Jackson, l’organizzazione del sistema nervoso rappresenta una gerarchia complessa dei centri superiori e inferiori, dove le reazioni primitive, arcaiche, delle parti vecchie del cervello, che potrebbero perturbare le forme più differenziate e più sottili dell’attività dei centri superiori, trovano un’influenza inibitrice della parte di questi ultimi, ed è la ragione per la quale, in condizioni normali, esse non possono manifestarsi liberamente e giocare un ruolo dominante nel comportamento. Quando, in virtù di queste o quelle condizioni, il controllo da parte della corteccia, dei centri inferiori si indebolisce o è completamente eliminato, questi ultimi – fino ad allora sottomessi ad una istanza – diventano indipendenti e agiscono in tutta libertà, ciò che conduce 166 Vygotskij (2015), p. 311. 114 Freud in Vygotskij alla manifestazione di una attività involontaria e estremamente intensa. Gli stimoli più deboli possono, in queste condizioni, provocare delle reazioni assolutamente eccessive. Le manifestazioni emozionali rappresentano, secondo la nuova ipotesi, il prodotto dell’attività dei centri inferiori sottocorticali organizzati conformemente all’idea di Jackson (…). 167 Su questo tema Freud, nello studio sulle afasie, concorda, tanto che Ernest Jons, il suo biografo ed amico, scrive: Al posto della localizzazione schematica di cui si è detto, Freud avanzò una spiegazione funzionale completamente diversa. (…) In questo senso egli si rifaceva alla teoria della disinvolution di Hughlings Jackson, secondo la quale, le funzioni di più recente acquisizione o meno importanti sono più fragili di quelle fondamentali (…). Egli spogliava i ‘centri’ di Broca e Wernicke del loro significato, quasi magico, e metteva in evidenza il loro significato anatomico, non fisiologico… (…). Tutto ciò rappresentava uno stadio di emancipazione di Freud dagli aspetti più meccanicistici della scuola di Helmholtz alla quale era cresciuto, ma egli andava anche oltre all’insegnamento di Meynert, che le idee e i ricordi dovessero immaginarsi ancorati alle varie cellule nervose. 168 Nel libro, Come intendere le afasie, Freud scrive: Per giudicare la funzione dell’apparato linguistico, in condizioni patologiche, proponiamo la frase di Hughlings Jackson, secondo cui tutti questi modi di reazione rappresentano casi d’involuzione (Dis-involution) funzionale di un apparato altamente organizzato e, così, corrispondono a stati precedenti del suo sviluppo funzionale, perciò, in ogni circostanza, un ordinamento associativo sviluppato tardi, che sta più in alto, andrà perduto e se ne manterrà uno acquisito prima, più semplice.169 Alla fine Freud conclude: Vygotskij (2015), p. 121. Jons (1953), p. 265. 169 Freud (1990), p. 198. 167 168 115 Alessandro Ghiro So bene che le precedenti disquisizioni non possono avere lasciato al lettore un’impressione soddisfacente. Ho tentato di scuotere una teoria, comoda e gradita, dei disturbi linguistici e, se mi è riuscito, solo cose meno evidenti e meno complete ho potuto portare al posto di quella liquidata. Spero solo che il modo d’intendere che ho sostenuto renda meglio ragione dei reali rapporti e metta meglio in luce le reali difficoltà esistenti. A tali problemi, chiaramente segnalati, si annoda, infatti, l’ulteriore chiarimento di un tema scientifico. Vorrei esprimere ancora una volta il nucleo del mio pensiero, in poche brevi frasi: i primi autori di afasia, cui era nota solo una particolare relazione tra una posizione della corteccia cerebrale e un disturbo linguistico, si vedevano spinti, da quest’incompletezza del loro sapere, a cercare nelle particolarità funzionali dell’apparato linguistico la spiegazione della molteplicità dei disturbi linguistici. Dopo che Wernicke ebbe scoperto la relazione fra la posizione che da lui ebbe nome e l’afasia sensoria, dovette darsi la speranza di capire tale molteplicità con i soli rapporti di localizzazione. Ci sembra ora che, in quellì’occasione, sia stata sopravalutata l’importanza del momento della localizzazione per l’afasia e che faremo bene a curarci di nuovo delle condizioni funzionali dell’apparato linguistico.170 Ora, si dirà, che potremo aprire un ricerca in Freud e Vygotskij sul concetto di funzione e sistemi funzionali… ma non basterebbe il presenta lavoro moltiplicato per tre. Lezioni di Psicologia (1932) Le lezioni derivano dal manoscritto di Vygotskij preparato per un corso di laurea tenuto nel marzo-aprile 1932 all’Istituto di pedagogia A.I. Herzen di Leningrado. Furono pubblicate per la prima volta nel 1960.171 Ancora una volta, seguendo l’indice del libro, Freud appare come il più citato e la cosa ha un suo significato, al di là del merito che poi indagheremo. Siamo nel 1922 a soli due anni della sua morte, la psicoanalisi in Russia non è più ‘gradita’ e ci troviamo nel contesto di un 170 171 Freud (1990), p. 216. Vygotskij (1986 b), p. 14. 116 Freud in Vygotskij corso universitario; se Freud viene richiamato significa che, per Vygotskij, ha una valenza importante. Troviamo Freud per la prima volta nel capitolo: Il pensiero e il suo sviluppo nell’età infantile. Siamo nel mezzo del dibatto cruciale su come nasca e cosa sia il pensiero infantile. Riporteremo dei brani abbastanza ampi proprio per non perdere il giudizio che nel complesso emerge su Freud ed anche per avere, ancora una volta, un panoramica del metodo-pensiero di Vygotskij. Nella psicologia infantile, come è noto un largo sviluppo di queste idee si trova nei lavori di Karl Bühler, il quale dice apertamente che il punto di vista biologico e l’infanzia furono la via di salvezza dalla crisi che strozzava la teoria del pensiero nella scuola di Wűrzburg. Questa via di uscita fu indicata nei lavori di Bühler, per il quale l’attività di pensiero del bambino va considerata anzitutto sul piano biologico e per il quale essa rappresenta l’anello mancante tra il pensiero della scimmia superiore e il pensiero dell’uomo storicamente sviluppato. Così, situando il pensiero infantile tra questi due anelli estremi e considerandolo una forma biologica di passaggio dalle forme di pensiero puramente animali a quelle puramente umane, questi autori hanno cercato di dedurre dalle peculiarità biologiche dell’età infantile le peculiarità specifiche del suo pensiero. Per quanto ciò possa parere strano a prima vista, mi sembra che allo stesso ramo storico o allo steso gruppo storico appartenga anche la teoria di Piaget, sufficientemente nota da noi perché ci sia bisogno di soffermarsi. Questa teoria, però, deve assolutamente essere ricordata non solo perché è legata al ricchissimo patrimonio di fatti che ha introdotto nella moderna teoria del pensiero infantile, ma anche perché alcuni problemi che in una serie di teorie affini sono stati appena toccati in forma embrionale, qui sono stati audacemente condotti alla loro conclusione logica. L’idea del rapporto tra elementi biologici ed elementi sociali nello sviluppo del pensiero infantile occupa un posto fondamentale in questa teoria. Come è noto, la concezione di Piaget sotto questo aspetto è estremamente semplice. Piaget ammette, insieme con la psicoanalisi di Freud e con Bleuler che a lui si avvicina, che il grado primario nell’evoluzione del pensiero del bambino è il pensiero guidato dal principio del piacere, in altre parole che il bambino nella prima infanzia pensa moti- 117 Alessandro Ghiro vato dagli stessi motivi che lo spingono verso ogni altra attività: per ottenere un piacere.172 La seconda citazione di Freud la troviamo nel capitolo Le emozioni e il loro sviluppo nell’età infantile. Ricordiamo che nel periodo in cui tiene queste lezioni, Vygotskij sta scrivendo il libro sulle emozioni e ovviamente ne riprende i temi ivi presenti ma dando ad essi una maggiore connotazione psicologica. Sembra quasi che la Teoria delle emozioni sia stata scritta per certificare dal punto di vista fisiologico, ciò che Lev Semënovič andava maturando attorno allo sviluppo del bambino e delle su funziono superiori. Quando si abbraccia la teoria delle emozioni tn tutta la pienezza del suo sviluppo storico, si vede subito che, pur incominciando da diversi lati, lo sviluppo storico ha seguito una stessa direzione. Le ricerche psicologiche della vita emotiva hanno portato allo stesso risultato al quale hanno portato le ricerche sperimentali nel campo della psicofisiologia. La più importante conclusione di principio che si desume dai lavori dell’indirizzo di cui ho parlato è un originale spostamento del centro della vita emotiva. Cannon ha detto che il risultato principale di questi lavori è di aver spostato il centro della vita emotiva dalla periferia al centro. Egli ha mostrato che il vero substrato, i veri portatori dei processi emotivi non sono affatto gli organi interni della vita vegetativa, né gli organi più antichi in senso biologico; egli ha mostrato che il substrato materiale delle emozioni non è un meccanismo extracerebrale che si trova al di fuori del cervello umano e grazie al quale è sorta la teoria delle emozioni intese come stato separato all’interno della psiche, ma è un meccanismo cerebrale. Egli legò il meccanicismo delle emozioni al cervello e questo spostamento del centro della vita emotiva dagli organi della periferia al centro inserisce le reazioni emotive nel generale contesto anatomo-fisiologico di tutti i concetti anatomo-fisiologici che le collegano nel modo più stretto a tutta la restante psiche dell’uomo. (…) Si è incominciato a considerare il meccanismo delle emozioni non come extracerebrale, ma come cerebrale; era stata mostrata la dipendenza delle reazioni emotive dall’organo che dirige tutti le altre reazioni legate alla psiche dell’uomo. Anche in questo lavoro si è messo fine alla teoria della vita emotiva nella psiche dell’uomo come «stato nello 172 Vygotskij (1986 b), pp. 66-67. 118 Freud in Vygotskij stato». Una serie di connessioni e di dipendenze comparate incominciò a sorgere negli esperimenti dinanzi ai ricercatori quando, studiando la vita emotiva, incominciarono a capire quanto fosse impossibile la situazione creatasi nella teoria di James e di Lang, i quali dividevano le emozioni in due classi che non avevano nulla in comune fra loro: le emozioni superiori e quelle inferiori. Se si procede per via cronologica bisogna anzitutto menzionare Freud poiché egli fu uno dei primi ricercatori che si avvicinò, non sperimentalmente, ma clinicamente, sul piano teorico, a quello che fu il tratto principale delle successive ricerche in questo campo. Come è noto, Freud intervenne dal punto di vista dell’analisi della psicopatologia della vita emotiva, negando che l’elemento più importante per lo studio dell’emozione fosse lo studio dei componenti organici che l’accompagnano. Egli diceva, come è noto: «Non conosco nulla di più indifferente, per definire la natura psicologica della paura, della conoscenza delle modificazioni organiche che l’accompagnano.» Freud rimproverava la vecchia psicologia organica unilaterale di James e di Lang perché essa studia il guscio e lascia inesplorato proprio il nucleo psicologico, in altre parole, perché, studiando il funzionamento degli organi nei quali si esprime l’emozione, essa non fa nulla per studiare l’emozione in quanto tale. Freud mostrò la straordinaria dinamica della vita emotiva. Se si esprime in termini puramente formali la conclusione delle sue ricerche, mi sembra che essa rimanga giusta, nonostante la sostanziale erroneità della affermazione fondamentale di Freud. In particolare, la paura, secondo Freud, si spiega col fatto che in una serie di alterazioni nevrotiche la pulsione sessuale repressa si trasforma in paura, la paura diventa uno stato nevrotico, l’equivalente. di una serie di desideri repressi senza successo, rimossi dal bambino. Egli dimostrò quanto sia ambivalente l’emozione nei primi gradi dello sviluppo e, per quanto sia falsa la spiegazione dello sviluppo di questa emozione ambivalente che dà Freud, questo fatto è stabilmente entrato nella teoria che l’emozione non esiste all’inizio, che all’inizio avviene una certa differenziazione di un nucleo nel quale sono contenuti sentimenti contrapposti Questa tesi è stata importante sotto un altro aspetto perché ha delineato delle possibilità sia pure semplicissime di comprendere il movimento nel campo della vita emotiva. Ma il merito principale di Freud in questo campo è stato di aver mostrato che le emozioni non sono sempre state come sono ora, che un tempo, nelle prime fasi dello sviluppo infantile, esse sono state diverse da quelle dell’uomo adulto. Egli ha 119 Alessandro Ghiro dimostrato che le emozioni non sono uno «stato nello stato», e non possono essere comprese se non nel contesto di tutta la dinamica della vita umana. In tutto ciò i processi emotivi ricevono il loro significato e il loro senso. Altra cosa è che poi Freud sia rimasto, come era anche James, un naturalista, che trattava la psiche dell’uomo come processo puramente naturale, e che affrontava le dinamiche della emozioni soltanto entro determinati limiti naturalistici.173 Pur non concordando con quest’ultimo giudizio di Vygotskij su Freud, non possiamo notare come nelle questioni importanti vi sia una sintonia tra i due pensieri. Il nostro giudizio si basa invece sul fatto che anche in Freud vi è un salto di qualità verso la storia, in questo caso le sintonie sarebbero vere e proprie concordanze. Sempre all’interno del capitolo Il pensiero e il suo sviluppo nell’età infantile troviamo altre due citazioni di Freud. Come è noto, Freud per primo pose il problema che la teoria tradizionale dell’utilità biologica delle emozioni deve essere messa in dubbio. Osservando lo stato nevrotico dell’età infantile e di quella adulta, egli vede ad ogni passo un fatto sorprendente al quale non può sfuggire nessun psicologo: l’adulto e il bambino nevrotico presentano un modello di vita psichica disturbata in seguito a una alterazione dell’attività emotiva. Se fosse vera la vecchia tesi che afferma che le emozioni sono un adattamento biologicamente utile, non si capirebbe perché le emozioni siano causa di disturbi cosi profondi e prolungati di tutto il comportamento, perché, trovandoci in stato di agitazione, noi non siamo in grado di pensare coerentemente, perché, quando i nostri sentimenti sono turbati, non siamo in grado di agire in modo coerente e conforme ad un piano, perché negli stati di forte affetto siamo incapaci di renderci conto del nostro comportamento, di controllare le nostre azioni, in altre parole perché i movimenti violenti dei processi emotivi conducano a tali modificazioni della coscienza che spostano in secondo piano il corso di una serie di funzioni che assicurano la vita normale della coscienza. Infatti con una interpretazione biologica e naturalistica primitiva delle emozioni umane diventa del tutto incomprensibile perché questi adattamenti biologici, che sono antichi come l’uomo è indispensabili come il biso173 Vygotskij (1986 b), pp. 97-98-99, 120 Freud in Vygotskij gno di cibo, e di acqua, siano fonte di perturbazioni cosi complesse nella coscienza umana.174 Più avanti troviamo: Occorre menzionare infine anche i lavori di Lewin che hanno dimostrato sperimentalmente la dinamica assai complessa delle reazioni emotive nel sistema degli altri processi psichici. In particolare, il suo lavoro conclude la prima ricerca sperimentale di un processo che, per felice iniziativa di Freud e di Adler, era considerato inaccessibile alla ricerca sperimentale e che era chiamato col nome eloquente di ‘psicologia del profondo’. Lewin mostrò come uno stato emotivo si trasformi in un altro, come sorga la sostituzione delle emozioni, come l’emozione non risolta, non portata a termine continui a esistere, spesso in forma latente. Egli mostrò che l’affetto entra in qualunque struttura alla quale sia legato. L’idea fondamentale di Lewin è che le reazioni affettive e emotive non si possano incontrare in forma isolata, come elementi particolari della vita psichica, che soltanto più tardi si combinano con altri elementi. La reazione emotiva è un particolare risultato di una determinata struttura del processo psichico. Egli ha fatto vedere che le reazioni emotive iniziali possono sorgere sia nell’attività sportiva che si svolge in movimenti esterni, sia nell’attività sportiva che si svolge nel cervello, come, per esempio, nel gioco degli scacchi. Egli ha fatto vedere che in questi casi sorgono contenuti diversi che corrispondono a diverse reazioni, ma il posto strutturalistico dei processi emotivi resta la stesso.175 Il capitolo quinto delle Lezioni di psicologia, porta come titolo: L’immaginazione e il suo sviluppo nell’età infantile e qui ritroviamo Freud citato come uno dei precursori di questo tema, seppur nell’ambito della visione di Vygotskij. Nella psicologia infantile questo problema ha incominciato a trovare la propria soluzione. Adesso in psicologia generale non è possibile affrontare sperimentalmente il problema dell’immaginazione ignorando il 174 175 Vygotskij (1986 b), pp. 102-103. Vygotskij (1986 b), p. 104. 121 Alessandro Ghiro materiale che è stato accumulato in questo campo nella psicologia infantile. Vediamo quali nuovi spostamenti abbiamo nella psicologia infantile su questo problema. Il mio compito non è certo di tracciare il corso della soluzione di questo problema in tutta la sua pienezza storica, ma dovrò toccare anche la storia del problema. Rappresentanti dell’idea che l’immaginazione sia primaria, che essa sia la forma originaria della coscienza infantile, dalla quale sorge tutta la restante coscienza della personalità, sono la psicoanalisi e il suo creatore Sigmund Freud. Secondo la sua teoria, due principi regolano l’attività del bambino: il principio del piacere e il principio della realtà. Il bambino cerca dapprima di ottenere piacere e soddisfazione; nella prima infanzia questo principio è dominante. I1 bambino è un essere le cui esigenze biologiche sono sufficientemente protette dagli adulti. Egli non si procura il cibo, gli abiti; l’adulto lo fa per lui. E l’unico essere, secondo Freud pienamente emancipato dalla realtà. Questo essere è immerso nel piacere perciò la coscienza del bambino si sviluppa come coscienza fantastica, una coscienza, cioè, la cui funzione fondamentale non è il riflesso della realtà in cui egli vive, e non è l’attività nel senso dell’elaborazione di questa o quella impressione, ma è soltanto il servizio dei suoi desideri e delle sue tendenze sensuali; questa coscienza è fantastica. Egli non ha percezione della realtà effettiva, ha una coscienza allucinatoria.176 Più avanti Freud viene citato in un terreno molto particolare e innovativo e cioè quello della coscienza e del suo rapporto con la fantasia e il linguaggio. Rammentiamo ancora una volta come il nostro metodo di procedere possa risultare limitativo quando le citazioni assumono un ruolo a questi livelli ma, invitiamo sempre i lettori ad approfondire personalmente le tematiche, accettando da noi il ruolo di utili testimoni di proficue provocazioni e loro future letture. Per passare da ciò che abbiamo esposto alla teoria dell’immaginazione nell’età infantile occorre elencare brevemente i momenti fondamentali dello sviluppo della coscienza del bambino, incominciando dalla prima infanzia, e seguire come essa si sviluppi. Questi momenti sono parecchi. Piaget, come tutti gli altri studiosi, deve molto a Freud. Secondo 176 Vygotskij (1986 b), pp. 114-115. 122 Freud in Vygotskij questo punto di vista, la forma primaria dell’immaginazione ne è un’attività inconscia, diversa dal pensiero realistico che è un attività cosciente. Gli autori scorgono questa differenza anzi tutto nel fatto che nel pensiero realistico ci si rende conto degli scopi, dei motivi che lo mettono in luce. Il pensiero diretto della fantasia, invece, non ha coscienza dei compiti, degli scopi e dei motivi fondamentali, tutto ciò resta nella sfera dell’inconscio. La prima differenza consiste, quindi nel fatto che il pensiero realistico è cosciente, mentre là fantasia è fondamentalmente inconscia. La seconda differenza sta nell’atteggiamento verso la realtà. La coscienza realistica sviluppata prepara la nostra attività legata alla realtà. L’immaginazione è un’attività che sotto questo aspetto rivela esclusivamente il principio del piacere, cioè la sua funzione è un’altra. Questi autori vedono una terza differenza nel fatto che il pensiero realistico può essere comunicato con le parole, esso è sociale e verbale. (…) Tra le ricerche che confutano di fatto la tesi della forma onirica del pensiero infantile vanno poste in primo piano, mi sembra, quelle che hanno spiegato il rapporto effettivo che esiste tra lo sviluppo del linguaggio del bambino e lo sviluppo della sua immaginazione. Dal punto di vista di Freud e dal punto di vista di Piaget una particolarità essenziale della fantasia primaria infantile è che ci troviamo di fronte a un pensiero non verbale, e quindi non comunicabile. In tal modo tra il pensiero verbale e il pensiero autistico si presenta una contrapposizione data dal carattere verbale e non verbale di questi due tipi di pensiero. In realtà le ricerche hanno mostrato che un passo molto importante nello sviluppo dell’immaginazione infantile si compie proprio in diretta connessione con l’apprendimento del linguaggio. Le ricerche mostrano che i bambini ritardati nello sviluppo verbale sono molto arretrati anche nello sviluppo dell’immaginazione. I bambini il cui sviluppo verbale segue una via abnorme, come per esempio i bambini sordi che, per questa ragione, restano completamente o parzialmente muti, privi di comunicazione verbale, sono nello stesso tempo bambini con una straordinaria povertà, limitatezza e talvolta addirittura con forme rudimentali di immaginazione. Eppure, partendo dalla tesi di Freud e di altri ci si dovrebbe aspettare che quando nel bambino il linguaggio è poco sviluppato, quando esso manca o è ritardato, si creino condizioni particolarmente favorevoli per lo sviluppo di queste forme primarie, non comunicabili, non verbali di comunicazione. (…) Dobbiamo a Bleuler e alla sua scuola la conoscenza di fatti che gettano 123 Alessandro Ghiro luce su questo problema; essi fanno vedere perché lo sviluppo del linguaggio sia una spinta potente per lo sviluppo dell’immaginazione. Il linguaggio libera il bambino dalle impressioni immediate, contribuisce a formare le sue idee sull’oggetto, gli dà la possibilità di figurarsi questo o quell’oggetto che non ha visto e di pensare ad esso.177 Siamo così giunti all’ultimo capitolo delle Lezioni di psicologia dal titolo: La volontà e il suo sviluppo nell’età infantile, ritrovando l’ultima citazione di Freud. È un passo in cui ancora una volta Vygotskij propone una panoramica storica su di un argomento, in questo caso la volontà. Le teorie della volontà autonoma, alle quali ora passiamo, prendono le mosse dal fatto che la via per spiegare la volontà non passa attraverso la memoria né attraverso l’intelletto, né attraverso l’affetto, ma attraverso la volontà stessa. Per esse l’attività è un principio primario. Rappresentanti di questa teoria sono Hartmann e Schopenhauer i quali ritengono che la volontà sia guidata da un principio sovrumano, da una sorta di attività universale che agisce costantemente e che subordina a sé tutte le forze dell’uomo, che tende, indipendentemente dalla ragione, verso determinati scopi. Come è noto, insieme con questa concezione della volontà entrò in psicologia il concetto di inconscio. E questo è un fatto che frenò a lungo l’ulteriore sviluppo della teoria della volontà. L’introduzione del concetto di inconscio nella psicologia moderna fu il superamento di quel tipo di idealismo che consisteva nell’intellettualismo. Quasi tutti i rappresentanti della teoria dell’inconscio sono in maggiore o minor misura schopenhaueriani, cioè partono da una concezione volontaristica della natura della psiche umana, alla quale. negli ultimi tempi giungono anche scienziati come Freud.178 Pensiero e linguaggio (1934) E’ ritenuto da molti; forse in maniera affettiva, il testamento di Vygotskij. In realtà sappiamo che proprio prima della sua morte, nelle ore antecedenti potremmo dire, egli stava lavorando anche ad altre pub177 178 Vygotskij (1986 b), pp. 117-121. Vygotskij (1986 b), pp. 134-135. 124 Freud in Vygotskij blicazioni. Resta comunque un libro fondamentale, quello in cui, forse più di altri, le sue passioni e conoscenze per la poesia e letteratura, si trasformano in atti scientifici, almeno in alcune sue parti. Riteniamo giusto quindi dedicare maggiore attenzione alla presentazione del volume. Luciano Mecacci nell’introduzione all’edizione italiana del 2004 di Pensiero e linguaggio, la prima traduzione integrale in Italiano, ci ricorda le traversie e le censure subite dalle opere di Vygotskij, sia nel suo paese che all’estero, e come la prima edizione occidentale di Pensiero e Linguaggio apparsa in America nel 1962 fosse in molte parti letteralmente mutilata. Riportiamo per esteso questa inquadratura che Mecacci ci propone. Con la pubblicazione di Pensiero e linguaggio nel dicembre 1934, si comincia ad accreditare la figura di Vygotskij come psicologo più che pedagogista e studioso degli handicap mentali nei bambini (Vygotskij non ebbe mai cariche istituzionali nel campo della psicologia ma solo in pedologia e difettologia). A curare il libro è Kolbanovskij, allora direttore dell’Istituto di Psicologia di Mosca. Sono messi insieme sette capitoli derivati, eccetto il primo e il settimo, da saggi precedenti (ma non si dirà mai, anche nelle ristampe successive che il quinto è tratto dalla Pedologia dell’adolescente, a nostro l’opera più organica di Vygotskij, da lui pubblicata trail 1929 e il 1931: un volume di ben 496 pagine, proibito nel 1936 con il decreto del PCUS contro la pedologia). Nella prefazione del libro Kolbanovskij, come precisava nella prefazione era stato aiutato dalla moglie di Vygotskij, Roza Smehova, e da Leonid V. Zankov e Žosefina I. Šif (allievi di Vygotskij, meno noti, ma vicini a lui molto più di altri divenuti più famosi). Si scriverà in seguito che Pensiero e linguaggio contiene ripetizioni e contraddizioni. In effetti si tratta di capitoli pubblicati in anni diversi, ma assemblati come se rispecchiassero un disegno organico. Che Vygotskij abbia scritto poco prima di morire l’ultimo capitolo è un fatto su cui molti concordano, ma che egli stesso abbia affrettatamente preparato tutto il libro - come spesso di afferma - non lo diremmo con tanta sicurezza. Perché pubblicare questi saggi, quando nel cassetto c’erano inedite opere come quelle sulla crisi nella psicologia contemporanea, sulla storia delle funzioni psichiche superiori, su Spinoza? Certo è che sulla base di Pensiero e linguaggio Vygotskij può essere considerato uno psicologo (e non uno psicopedagogista e pedologo), un teorico (e non uno sperimentalista ed operare sul campo ed operatore 125 Alessandro Ghiro sul campo) un idealista attento al livello semiotico (e non un- marxista fermo alla prassi): così sosteranno in parte o in tutto lo stesso Kolbanovskij nella sua introduzione critica al libro e, i vari denigratori di Vygotskij dell’epoca e così pure - va ormai apertamente detto – i «fedeli» collaboratori Leont’ev e Lurija prenderanno prudentemente le distanze dal ‘maestro’ (e già prima della sua morte). Quando nel 1956 si ristampa Pensiero e linguaggio, la prudenza di Leont’ev e Lurija nel riproporlo ai lettori russi si manifesta non solo nelle riserve critiche contenute nella loro introduzione (che rimpiazza quella di Kolbanovskij), ma anche nella censura del testo che ha un compito preciso: eliminare i riferimenti a Freud, a Sapir, a pedologi come Blonskij, cambiare la parola pedologia in pedagogia, sostituire la parola «test» (usata nelle ricerche di pedologia) con ‘compito’, introdurre corsivi dove Vygotskij non li aveva previsti, eliminarli dove c’erano, e così via. Negli anni del disgelo era venuto il momento di far sapere all’Occidente che era esistito Vygotskij, che in Unione Sovietica c’era una scuola autonoma di psicologia. Ma, si è detto, i nemici della parola sono anche fuori, oltre che in casa. Così si confeziona un «altro» Vygotskij, su misura per gli americani, ed esce la traduzione americana del 1962, che egregiamente assolve quanto dovuto: eliminare i riferimenti a Marx, Engels e Lenin, semplificare i passi troppo filosofici, tagliare e riassumere (così da 300 pagine si passa a 150). Dov’è ormai, sia per i russi che per gli americani (e per i tedeschi, gli italiani, ecc., che li seguiranno a ruota) il Vygotskij fine scrittore di critica letteraria, l’amico di Ejzenštejn, Ehrenburg, Mandel’štam, Pasternak, Stanislavskij, il commissario del popolo (e collaboratore di Lunačarskij), il pedagogista rispettoso del diritto delle minoranze nazionali a conservare la propria cultura, il riabilitatore dei bambini ciechi e sordomuti?179 Ma degli aspetti, dei contenuti e delle finalità di Pensiero e linguaggio ne abbiamo anche un’altra interessante testimonianza proveniente ancora una volta dalla biografia della figlia. Poco prima della sua morte, ha completato il suo lavoro sulla monografia Pensiero e linguaggio. In essa egli riassume i risultati degli studi condotti insieme al sui collaboratori, nei precedenti decennio. I risultati di 179 Vygotskij (2004), PP. VI-VII. 126 Freud in Vygotskij questi studi hanno incorporato lavori precedentemente pubblicati.180 Le tesi della monografia sono state discusse nella sezione dell’Istituto di Pedagogia Scientifica. (una copia è conservata nell’archivio famigliare) Abbiamo pensato che sia interessante portare a conoscenza dei lettori queste tesi perché prima non sono mai state pubblicate. Pensiero e linguaggio Tesi L. S. Vygotskij Ricerca psicologica. 1) Il libro contiene uno studio sistematico del pensiero e del linguaggio condotti nell’ambito della ricerca sullo sviluppo della parola e del pensiero nel bambino, nella disgregazione delle funzioni mentali nelle malattie o nervose, e sul corso di questi processi nell’adulto nella loro forma altamente sviluppata. Questa è una ricerca comparativa. Nella parte teorica, abbiamo richiamato il materiale di ricerca presente nei domini della zoopsicologia e etnopsicologia per chiarire il problemi filogenetici del linguaggio e del pensiero 2) Il libro consiste nelle seguenti parti principali a. Impostazione del problema b. Studi critici della varie teorie del pensiero e del linguaggio. c. Studi sperimentali. d. Conclusioni teoriche. 3) Una ricerca e dimostrazione sperimentale del punto di vista che lo sviluppo del significato e della parola e il percorso del loro sviluppo è quello dello sviluppo dei concetti nel pensiero umano; qui sta la novità di questo libro rispetto ad altri scritti simili nella 180 Nel testo viene riportata la seguente nota: Vedere le opere di L. S. Vygotskij: Le radici genetiche del linguaggio e del pensiero. In, Le scienze naturali e il marxismo, 1929, n°.1 (leggermente abbreviata, riporta il quarto capitolo del libro Pensiero e linguaggio); Il problema del pensiero e del linguaggio del bambino nella teoria di Piaget. Articolo introduttivo, J. Piaget, La lingua e la il pensiero del bambino. MoscaLeningrado 1932 (secondo capitolo del libro Pensiero e linguaggio); Psicologia dell’adolescente. In La pedologia dell’adolescente. Mosca-Leningrado 1931 (decimo capitolo de Lo sviluppo del pensiero e la formazione del concetto nell’adolescente) che in seguito divenne il quinto capitolo del libro Pensiero e linguaggio; Prefazione, Zh. Šif, Lo sviluppo dei concetti scientifici negli scolari. Mosca-Leningrado 1935 (sesto capitolo del libro Pensiero e Linguaggio). 127 Alessandro Ghiro letteratura russa e straniera 4) Le principali conclusioni teoriche dello studio sono le seguenti: a. Tutti i tentativi di stabilire una relazione costante tra i processi del pensiero e del linguaggio sono errati in quanto questa relazione è una variabile storica e pratica che è diversa nei vari stadi si sviluppo. b. Le specifiche strutture funzionali del linguaggio e del pensiero, in ogni fase di sviluppo determinano, in primo luogo, la struttura dei significati delle parole, vale a dire il livello specifico nello sviluppo di un concetto c. Le forme dominanti del pensiero concettuale in una determinata fase determinano l’intera struttura della coscienza e delle sue funzioni. 5) Il significato pratico e teorico della ricerca - nella visione dell’autore - consiste nel fatto che i risultati sperimentali hanno dimostrato che è possibile presentare il problema del linguaggio e del pensiero in una nuova luce dal punto di vista dello sviluppo storico e segnare i punti di riferimento principali lungo la strada verso la loro risoluzione, che a sua volta, vedere in una nuova prospettiva numerosi problemi di psicologia, di psicotecnica e di problemi psicologici pratici in maniera nuova.181 Lev Semënovič non fu destinato a vedere pubblicato il suo libro Pensiero e Linguaggio - non era pronto per la stampa fino alla fine del 1934, dopo la sua morte. Il destino ulteriore di questo libro è stato unico. Pubblicato postumo, essenzialmente senza il tempo di ricevere un’oggettiva valutazione critica prima che fosse vietato, la monografia di Vygotskij fu una delle prime pubblicazioni dopo il 4 giugno 1936 ad essere il bersaglio di aspre e ingiustificate critiche. In seguito non è stato quasi mai menzionato nella letteratura psicologica. Cominciamo il nostro viaggio all’interno di Pensiero e linguaggio. L’indice dei nomi trova ancora Freud tra i più citati anche se il primo è sicuramente Piaget al centro della critica mossagli da Vygotskij. Nella bibliografia non sono riportati libri di Freud mentre, in una nota182, 181 182 Nostra traduzione: Vygodskaja, Lifanova (1999), n.2, pp. 22-23. Vygotskij (2004), p. 400, nota n.3. 128 Freud in Vygotskij Mecacci ci fa capire che un libro di Freud, L’interpretazione dei sogni, è presente anche se indicazioni specifica della sua lettura non ve ne sono. All’inizio del primo capitolo, cui si riferisce la nota sopra citata, Freud viene richiamato due volte dal punto di vista storico.183 Più avanti troviamo Freud in un passo sulla crisi della psicologia. Ma la crisi assai profonda che attraversa il pensiero psicologico contemporaneo non poteva non manifestarsi nella nuova direzione delle ricerche sul problema della logica infantile. Ha lasciato l’impronta dell’ambiguità su queste ricerche, come pure su tutte le vie eminenti e realmente nuove delle opere psicologiche di un’epoca di crisi. In questo senso i libri di Piaget possono essere confrontati a pieno titolo con i lavori di Freud, Blondel e Lévy-Bruhl, di cui abbiamo detto sopra. Gli uni e gli altri sono l’opera della crisi che ha avvolto le basi stesse della nostra scienza, indicando la trasformazione della psicologia in scienza nel senso esatto e veritiero di questa parola e dando luogo ad una acuta contraddizione tra il materiale fattuale della scienza e le sue fondamenta metodologiche. La crisi in psicologia è anzitutto la crisi delle basi metodologiche di questa scienza. Le sue radici affondano nella sua storia. La sua essenza risiede nella lotta fra tendenze materialistiche e idealistiche, che si sono urtate in questo campo del conoscere con una acutezza e una forza che oggi non si trovano, sembra, in nessun’altra scienza. Lo stato storico della nostra scienza è tale che, per dirla con Brentano, «vi sono molte psicologie, ma non vi è un’unica psicologia». Potremmo dire che, proprio perché ci sono molte psicologie, non vi è una psicologia unica, comune. Ciò significa che l’assenza di un sistema scientifico unico, che abbracci ed unifichi tutto il sapere psicologico contemporaneo, fa sì che ogni nuova scoperta fattuale in qualsiasi campo della psicologia, oltrepassando i confini della semplice accumulazione dei fatti, forza a creare una teoria sua propria, un suo sistema per la spiegazione e interpretazione di nuovi fatti scoperti e delle loro dipendenze, forza a creare una nuova psicologia, una delle molte psicologie.184 Più avanti troviamo Freud citato da uno scritto di Piaget nell’ambito della discussione sul linguaggio egocentrico. Il riferimento è ai mecca183 184 Vygotskij (2004), p. 23. Vygotskij (2004), p. 25. 129 Alessandro Ghiro nismi del sogno: la condensazione e lo spostamento.185 Questo succede ancora poco più avanti dove, sempre tramite Piaget, vengono richiamati il principio di piacere e il principio di realtà di Freud.186 Siamo sempre all’interno del percorso Vygotskiano di ‘superamento’ del concetto di egocentrismo così come proposto da Piaget e quindi di una riflessione sul linguaggio autistico. Dice Vygotskij: Il pensiero autistico, considerato dal punto di vista filogenetico e ontogenetico, non è affatto lo stadio primario nello sviluppo intellettivo del bambino e dell’umanità. Non è affatto la funzione primitiva, il punto di partenza di tutto il processo di sviluppo, la forma iniziale e generale, da cui hanno origine tutte le rimanenti. Anche se lo si esamina dal punto di vista dell’evoluzione biologica e dal punto di vista dell’analisi biologica del comportamento del bambino piccolo, il pensiero autistico non giustifica la tesi fondamentale, proposta da Freud e ripresa da Piaget, la posizione per cui l’autismo è lo stadio primario e fondamentale su cui sovrinnalzano tutti gli stadi ulteriori nello sviluppo del pensiero; il pensiero che compare prima è, detto con le parole di Piaget, «l’immaginazione quasi allucinatoria»; il principio di piacere, che governa il pensiero autistico, precede il principio di realtà che governa il pensiero logico razionale. E ciò che è più notevole è il fatto che a questa conclusione arrivino gli psicologi di orientamento biologico e in particolare l’autore di uno studio sul pensiero autistico, E. Bleuler. (…) Tuttavia solo Freud prende a questo proposito una posizione chiara. Egli dice senza rigiri che nel corso dello sviluppo i meccanismi del piacere sono primari. Egli può concepire che il neonato, i cui bisogni reali sono interamente soddisfatti dalla madre senza che egli ne sappia niente, ed il pulcino, che si sviluppa nell’uovo e che il guscio separa dal mondo esterno, vivano ancora in un mondo autistico. Il neonato ‘allucina’ verosimilmente la soddisfazione dei suoi bisogni interni, manifesta il suo dispiacere, a misura che l’eccitazione cresce e che la soddisfazione si fa attendere, attraverso un scarica motoria di crisi e agitazione e prova allora una soddisfazione allucinatoria. (Bleuler - Il pensiero autistico - Odessa, 1927.)187 185 186 Vygotskij (2004), p. 32. Vygotskij (2004), p. 33. 130 Freud in Vygotskij Più avanti vi sono altri due richiami a Freud ma sempre visti tramite il pensiero di altri, non direttamente. In questo caso è Piaget Se però si chiarisce così il problema della natura genetica della funzione autistica, la nuova comprensione della sua natura comporta la necessita di un riesame in relazione ai suoi elementi funzionali e strutturali. Da questo punto di vista ci sembra centrale il problema della non coscienza del pensiero autistico. «Il pensiero autistico è subcosciente»188, da questa definizione partono ugualmente e Freud e Piaget. Il pensiero egocentrico, sostiene Piaget, non è ancora pienamente cosciente e sotto questo riguardo occupa un posto medio, intermedio tra il ragionamento cosciente dell’uomo adulto e l’attività inconscia del sogno.189 Ora invece troviamo Freud in Bleuler. A rigore di termine, l’idea del carattere inconscio del pensiero autistico ed egocentrico sta alla base stessa della concezione di Piaget perché, secondo la sua definizione fondamentale, il pensiero egocentrico è un pensiero che non è cosciente né dei suoi fini, né dei suoi compiti; è un pensiero che soddisfa le aspirazioni di cui non ha preso coscienza. Ma questa tesi della non coscienza del pensiero autistico risulta scossa dalle nuove ricerche. «In Freud - dice Bleuler – il pensiero autistico ha un rapporto così stretto con l’inconscio che i due concetti si confondono facilmente tra di loro per il profano» Riportiamo ora le ultime frasi del sotto capitolo da cui sono stati tratti i due ultimi riferimenti a Freud, trattasi della parte II del capitolo intitolato Il linguaggio e il pensiero del bambino nella teoria del Piaget, dal quale sono stati tratti anche tutti i rifermenti fin qui riportati da Pensiero e linguaggio. Questo nuovo passo indica chiaramente la differenza tra Vygotskij e Piaget, o almeno, in questa circostanza, i motivi di tale differenziazione. Vediamo in questo modo che il pensiero autistico, sotto l’aspetto genetico, strutturale e funzionale, non è lo stadio primario, la base da cui si Vygotskij (2004), pp. 36-37. Si riferisce a Piaget. - n.d.r. - . 189 Vygotskij (2004), p. 41. 187 188 131 Alessandro Ghiro sviluppano le forme successive del pensiero; va rivista quindi la tesi dell’egocentrismo del pensiero infantile come stadio intermedio, transitorio tra questa forma primaria, fondamentale, e le forme superiori del pensiero.190 Più avanti, sempre sull’autismo Vygotskij continua: Lo stesso distacco dalla realtà che si osserva nel pensiero autistico sviluppato, tendente a trovare nella immaginazione la soddisfazione alle aspirazioni non soddisfatte nella vita, è un prodotto di uno sviluppo successivo. Il pensiero autistico ha la sua origine nel pensiero realistico e il suo effetto principale è il pensiero per concetti. Piaget, però, prende in prestito da Freud non solo la sua tesi che il principio di piacere precede il principio di realtà, ma assieme ad essa anche tutta la metafisica del principio di piacere, che è trasformato da elemento ausiliario e biologicamente subordinato in qualche cosa di indipendente e vitale, in un primum movens, il primo motore di tutto lo sviluppo psichico.191 Come vediamo, l’originalità del pensiero del bambino sta nel fatto, per la teoria di Piaget, che la sua mente si tesse su due telai e che il primo telaio, che tesse sul piano della soggettività, dei desideri e dei capricci, è il più importante poiché è opera del bambino stesso. Anche se gli stessi Piaget e Claparède non hanno nominato Freud e il suo principio di piacere, nessuno potrebbe dubitare che abbiano una concezione puramente biologica, che cerca di dedurre l’originalità del pensiero infantile dalle particolarità biologiche della sua natura.192 Vediamo il prossimo passo in maniera un poco più ampia perché ci aiuta a fare sintesi di ciò che fino ad ora abbiamo richiamato nell’egocentrismo infantile. Perciò, in relazione al problema dell’egocentrismo infantile, Piaget pone un altro problema: «Non esiste che una realtà per il bambino [...], pietra di paragone per tutte le altre [...] oppure, secondo i suoi stati di egocentrismo o di socializzazione, il bambino si troverà in presenza di Vygotskij (2004), p. 43. Vygotskij (2004), p. 62. 192 Vygotskij (2004), p. 71. 190 191 132 Freud in Vygotskij due mondi ugualmente reali e ciascuno dei quali non riesce a soppiantare l’altro. È evidente che quest’ultima ipotesi è la più probabile». Piaget crede che non sia provato che il bambino soffre di questa bipolarità del mondo reale. Ed ammette l’idea che nel bambino vi siano due o più realtà e che queste realtà siano reali a turno, invece di essere in una relazione gerarchica, come in noi. In particolare, in un primo stadio, che dura fino ai 2-3 anni, «il reale è puramente e semplicemente quello che è desiderato». «Il ‘principio’ di piacere di cui parla Freud, deforma e modella il mondo a suo piacimento. Il secondo [stadio] segna l’apparizione di due realtà eterogenee ed ugualmente reali: il mondo del giuoco e quello dell’osservazione». «Va quindi detto del giuoco infantile che esso costituisce una realtà autonoma, intendendo con questo che la realtà vera, alla quale esso (giuoco) si oppone, è molto meno ‘vera’ per il bambino che per noi». Questa idea non è propria esclusivamente di Piaget. Tutte le teorie di psicologia-infantile, che partono dalle stesse posizioni di principio della teoria di Piaget, sono compenetrate di quest’idea. Il bambino vive in due mondi. Tutto il sociale è estraneo al bambino, gli è imposto dall’esterno. (…) due anime abitano nel bambino: l’anima infantile originaria, ricca di legami e la seconda, apparsa sotto l’influenza degli adulti, che vive il mondo in categorie. Due anime: due mondi, due realtà. Questa conclusione è la conseguenza logica inevitabile che deriva dalla tesi fondamentale del biologico e del sociale che agiscono come due fattori esterni l’uno all’altro e estranei fin dall’inizio.193 Riportiamo ora come documentazione la fine del capitolo su Il linguaggio e il, pensiero del bambino nella teoria del Piaget perché rende conto del pensiero di Vygotskij e del dibattito aperto, ma per i freudiani permette di confrontare meglio le tesi di Vygotskij con quelle di Freud. Come è noto, Goethe nella chiusura del Faust ha celebrato attraverso la voce del coro l’eterno femminino che ci porta in alto. Negli ultimi tempi la psicologia infantile ha celebrato attraverso la voce di Volkelt «le totalità primitive che distinguono la vita psichica normale del bambino dagli altri tipi umani e formano l’essenza stessa e il valore dell’eterno infantile». Volkelt ha espresso qui non solo il suo pensiero individuale, ma l’aspirazione fondamentale di tutta la psicologia infantile e 193 Vygotskij (2004), pp. 72-73. 133 Alessandro Ghiro contemporanea, desiderosa di scoprire l’eterno infantile. Ma il compito della psicologia sta nello scoprire non l’eterno infantile, ma lo storico infantile o, per riprendere le parole di Goethe, il transitorio infantile. La pietra, che hanno disprezzato i costruttori, deve essere considerata la più importante.194 Ora…l’ultima citazione di Freud in Pensiero e linguaggio, la troviamo nel capitolo Ricerca sullo sviluppo dei concetti scientifici nell’età scolare e in particolare quando si incontra un tema caro a Vygotskij, quello della coscienza. Ma dobbiamo dire che è caro anche a Freud che ben prima dell’Interpretazione dei sogni, in quella che possiamo definire una sua incompiuta sempre presente, Il progetto per una psicologia, lo aveva affrontato come tema cardine. La ricerca dice che la presa di coscienza è un processo di tipo del tutto particolare, che cercheremo ora di chiarire nei suoi tratti più generali. Bisogna porre una domanda iniziale fondamentale: che cosa significa prendere coscienza? Questa espressione ha due sensi; proprio perché ha due sensi, Claparède e Piaget mescolano la terminologia di Freud e quella della psicologia generale, vi è confusione. Quando Piaget parla della non presa di coscienza nel pensiero infantile, egli non pensa che il bambino non abbia coscienza di ciò che passa nella sua coscienza, che il pensiero del bambino non sia cosciente. Pensa che la coscienza prenda parte al pensiero del bambino, ma non completamente. All’inizio vi è il pensiero non cosciente, il solipsismo del bambino piccolo, alla fine il pensiero cosciente socializzato, e in mezzo una serie di tappe indicate da Piaget come il declino progressivo dell’egocentrismo e la crescita delle forme sociali del pensiero. Ogni tappa intermedia rappresenta in sé un certo compromesso tra il pensiero non cosciente autistico del bambino piccolo e il pensiero cosciente sociale dell’adulto. Ma questo significa che il pensiero dello scolaro non è cosciente? Ciò significa che l’egocentrismo del bambino si accompagna ad una certa non coscienza, che il pensiero non è completamente cosciente e contiene degli elementi coscienti e degli elementi non coscienti. Ecco perché lo stesso Piaget afferma che la nozione di ‘ragionamento incosciente’ è molto sfuggevole. Se si considera lo sviluppo della coscienza come un passaggio progressivo dall’inconscio nel senso di Freud alla piena coscienza, tale idea 194 Vygotskij (2004), p. 83. 134 Freud in Vygotskij è giusta. Ma le stesse ricerche di Freud hanno stabilito che l’inconscio come un qualche cosa rimosso dalla coscienza appare tardi ed è in un certo senso una grandezza derivata dallo sviluppo e dalla differenziazione della coscienza. Ecco perché vi è una grande differenza tra inconscio e ciò di cui non si è preso coscienza. Ciò di cui non si è preso coscienza non è affatto in parte inconscio, in parte conscio. Non indica il grado di coscienza, ma un’altra direzione dell’attività della coscienza. Faccio un nodo. Lo faccio coscientemente. Però non posso dire come precisamente l’ho fatto. Della mia azione cosciente non ho preso coscienza, perché la mia attenzione era diretta sull’atto stesso di annodare, ma non su come lo facevo. La coscienza rappresenta sempre un qualche pezzo di realtà. L’oggetto della mia coscienza è il fare il nodo, il nodo è ciò che ne deriva, ma non l’azione che compio nell’annodare, non come l’ho fatto. Ma l’oggetto della coscienza può essere proprio questo: allora questa sarà la presa di coscienza. La presa di coscienza è un atto della coscienza, il cui oggetto è l’attività stessa della coscienza.195 195 Vygotskij (2004), pp. 237-238. 135 Alessandro Ghiro Bibliografia Angelini A. (1988), La psicoanalisi in Russia, Liguori Editore, Napoli. Angelini A. (2002), I pionieri dell’inconscio in Russia, Liguori Editore, Napoli. Erlich V. (1996), Il formalismo russo, Milano, Bompiani. Freud S. (1908), Saggi sull’arte, la letteratura ecc.,(1969) Boringhieri, Torino. Freud S. 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(1931) Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori. Freud S. (1911), Psicopatologia delle vita quotidiana. Freud S. (1915), L’inconscio. 139 Alessandro Ghiro Indice dei nomi ADLER, ALFRED 26, 27, 28, 60, 64, 67, 84, 121. AKMATOVA, ANDREEVNA 60. ALLAH 67. ANGELINI, ALBERTO 15, 24, 69, 136. ASNIN, V. I. 110. BEETHOVEN, LUDWIG 48. BEKHTEREV, VLADIMIR MIKHAILOVICH 40, 64, 65, 66, 97, BERNHEIM, HIPPOLYTE 96. BLEULER, EUGEN 117, 123, 130, 131. BLONDEL, MAURICE 129. BLONSKIJ, PAVEL PETROVIČ 14, 15, 126. BLUNDEN, ANDY 110. BOGEN 89. BOSKOVIČ, L. I. 82, 83. BOŽOVIČ L.I. 110. BRENTANO, FRANZ 129. BROCA, PAUL 115. BRONCKART, JAEN-PAUL 59. BüHLER, KARL 117. CANNON, WALTER BRADFORD 112, 118. ČAPLYGIN 13. CARTESIO 112. ČEBYŠEV, PAFNUTIJ L´VOVIČ 13 ČECHOV, ANTON 21. CLAPARÈDE, ÉDOUARD 10, 132, 134. COLE, MICHAEL 25, 65. COMTE, AUGUSTE 72. CRISTO (GESù) 67. DANIUŠEVSKIJ I.I. 30. DA VINCI, LEONARDO 39, 62, 103, 136, 139. DARWIN, CHARLES 68, 81, DAVYDOV, V.V. 49. DILTHEY W. 114. DOBKIN 13N. 140 Freud in Vygotskij DOSTOEVSKIJ, FëDOR MICHAJLOVIČ 17,62, 70, 103. EHRENBURG, IL’JA GRIGOR’EVIČ 126. EINSTEIN, ALBERT 21, 65, 70, 78. EJZENŠTEJN, SERGEJ MICHAJLOVIČ 37, 126. EMERSON, RALPH WALDO 9. ENGELS, FRIEDRICH 59, 74, 126. ERLICH,VICTOR 7, 39, 136. ESENIN, SERGÉJ ALEKSáNDROVIČ 21. FOSTER 79. FREUD, SIGMUND 5, 7, 8, 11, 14, 15, 16, 21, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 50, 51, 52, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 64, 65, 67, 69, 70, 71, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 83, 84, 85, 86, 87, 91, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 104, 105, 106, 107, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 126, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135,. 136, 137, 139. FRIDMAN. B. D. 69. FRIEDRIICK, JANETTE 59. FROLOV. Y. P. 76. GAL’PERIN, P. IA. 110. GHIRO, ALESSANDRO 29. GOETHE, JOHANN WOLFGANG 133, 134. GOR’KIJ, MAKSIM 21. GROSS, KARL 43. HAMMAN 47 HARTMANN 124. HEGEL, GEORG WILHELM FRIEDRICH 11, 59, 64, 74, 75, 80. HERBART, JOHANN F. 96. HERZEN, A.I. 116. HőFFDING, HARALD 79, 94, 96. HUSSERL, EDMUND 59. IVANOVSKY 72. JACKSON, J. H. 114, 115. JAMES, WILLIAM 16, 113, 119. JANET, PIERRE 10, 59. JONS, ERNEST 115. JUNG, CARL GUSTAV 64, 66, 67, 103N. . 141 Alessandro Ghiro KAFKA, FRANZ 60. KANT, IMMANUEL 68. KLEIN, MELANIE 91. KOFFKA, KURT 81, 99, KöHLER, WOLFGANG 99. KOL’COV 13. KOLBANOVSKIJ 125, 126. KOLNAY 71. KORLINOV, KONSTANTIN NIKOLAYEVICH 24, 25, 37. KOROLENKO, VLADIMIR GALAKTIONOVIČ 21. KOZULIN, ALEX 11, 16, 136, KRETSCHMER, ERNEST 28, 60. KRUPSKAJA, NADEŽDA KONSTANTINOVNA 35, 93. KRYLOV, IVAN ANDREEVIČ 39. KüLPE, OSWALD 9, 79. LA FONTAINE, JEAN 39. LANGE, CARL 113, 119. LAZURSKIJ 22. LE BON, GUSTAVE 40. LEBEDINSKIJ 110. LEHMANN 80. LENIN 19, 126. LENZ 77. LEONT’EV, ALEXEI NIKOLAEVICH 31, 37, 38, 82, 91, 92, 110, 126, 126N. LEVINA ROSA EVEGN’EVNA 82, 109. LEVITIN, KARL 10, 13, 136. LÉVY-BRUHL, LUCIEN 129. LEWIN, KURT 81, 121. LICHTENBERG, GEORG CHRISTOPH 79. LIFANOVA, T. M. 10, 16, 19, 20, 21, 23, 30, 31, 35, 37, 38, 44, 49, 60, 83, 88, 91, 110, 137. LIPPS, THEODOR 71, 94. LOEB, JACQUES 10. LOZINSCKIJ K.L. 60. LUNAČARSKIJ, ANATOLIJ VASIL’EVIČ 126. LURIJA, ALEXANDER ROMANOVIČ 24, 25, 31, 32, 33, 34, 49, 59, 64, 65, 142 Freud in Vygotskij 68, 69, 72, 77, 82, 83, 86, 87, 88, 91, 92, 109, 110, 126, 136, 137. LUZIN, NIKOLAI NIKOLAEVIČ 14. MAJAKOVSKIJ, VLADíMIR VLADíMIROVIČ 21. MANDEL’ŠTAM, OSIP 126. MARX, KARL 26, 27, 59, 67, 68, 70, 72, 81, 126. MASSUCCO COSTA, ANGIOLA 24, 136. MC DOUGALL, WILLIAM 40. MECACCI, LUCIANO 24, 28, 125, 129, 136. MEČNIKOV, I. I. 106. MOLIÈRE 71. MONTESSORI MARIA 92. MOROZOVA 43, 82. MűNSTERBERG, HUGO 78, 94, 97. NACHAEV 22. NOBEL 32. ODOEVSKIJ, VLADIMIR FëDOROVIČ 18. OVSJANIKO-KULIKOVSKIJ 45, 47. PASTERNAK, BORIS 126. PAVLOV, IVAN PETROVIČ 29, 56, 68. 69, 70, 71, 72, 76, 79. PETRAŽIKIJ 45. PIAGET, JEAN 7N. 10, 91, 99, 117, 122, 123, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 136. POTEBNJA, ALEKSANDR AFANAS´EVIČ 7, 7N. 39. PUŠKIN, ALEKSANDR SERGEEVIČ 21. RAHMANI, LEVY 24, 136. RAZMYSLOV, P. I. 88. ROSOLINO 23. RUELE 60. RùLE, O. 27. SACHAROV, L. S 49, 82, 109. SAKULIN, PAVEL NIKITIČ 13. ŠANIAVSKI, A. L. 12, 13, 17. SAPIR 25, 126. SAUSSURE, FERDINAND (DE SAUSSURE) 7. SCHMIDT, VERA F. 5, 89. SCHOPENHAUER, ARTHUR 67, 68, 70, 71, 75, 124. 143 Alessandro Ghiro SCHULTZ 60. SHWARZMANN 66. SHAKESPEARE, WILLIAM 16, 21, 39, 103. SHERRINGTON, CHARLES SCOTT 112. ŠIF, ŽOSEFINA I. 125. SIMHA 11. SLAVINA. L. S. 82. SMEHOVA, ROZA 125. SOLOV’EV, I. M. 50. SPENCER 45. ŠPET, GUSTAV GUSTAVOVIČ 7N. 10, 13, 14. SPINOZA, BARUCH 17, 63, 112, 125, 63. SPRANGER, EDUARD 94, 97, 102, 103, 104. STANISLAVSKIJ, KONSTANTIN SERGEEVIČ 17,126. STERN 62. TARDE, GABRIEL 41. THORNDIKE, EDWARD LEE 60. TIMOFEEV-RESOVSKIJ, N. P. 14. TOLSTOJ, LEV NIKOLàEVIČ 17, 21, 39, 48. TRIMARCHI, GIANNI 7, 17, 136. TRIPHON, ANASTASIA 7. UKOV, G. D. 110. VAIHINGER, HANS 100. VEGGETTI, SERENA 24, 50, 142, VERNADSKIJ, VLADIMIR IVANOVIČ 13. VESELOVSKIJ 46. VOLKELT 133. VOLOŠINOV, VALENTIN NIKOLAEVICH 7. VVEDENSKY 65. VYGODSKAJA, G. L. 10, 16, 19, 20, 21, 23, 30, 31, 35, 37, 38, 44, 49, 60, 83, 88, 91, 110, 137. VYGODSKIJ, DAVID I. 10, VYGODSKIJ, ZINAIDA SEMëNOVNA 13. VYGOTSKIJ, LEV SEMëNOVIČ 5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 21, 19, 20, 21, 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 144 Freud in Vygotskij 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 105, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 118, 120, 121, 122, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 138, 139. WATSON, JOHN B. 97, 98. WERNER, H. 99. WERNICKE, CARL 115, 116. WERTHEIMER, MAX 62. WITTELS 27. YERKES, ROBERT 10. ZALKIND, B. 27, 56, 57, 64, 66, 70. ZANKOV, LEONID V. 50, 92, 125. ZAPOROŽHEC, A.V. 43, 82, 110. ZINČENKO, V. P. 110. 145 Finito di stampare nel mese di Giugno 2016 negli stabilimenti System Graphic srl di Roma